lunedì 24 ottobre 2022

Yanis Varoufakis - Il modello economico tedesco è al capolinea

"...il modello economico tedesco sta crollando. Questo modello si basava sull'energia a basso costo proveniente dalla Russia, sulla vendita di prodotti alla Cina e sui bassi salari in Germania. Ma la situazione attuale è questa: l'inflazione ha reso impossibile comprimere i salari, il gas è diventato costoso e la Cina come mercato di sbocco per la Germania sta perdendo importanza..." cosi' risponde il grande economista e politico greco Yanis Varoufakis intervistato da N-TV.



tv.de: Come descriverebbe il ruolo della Germania all'interno dell'Unione Europea in questo momento?

Yanis Varoufakis: C'è un grande cambiamento: il modello economico tedesco sta crollando. Questo modello si basava sull'energia a basso costo proveniente dalla Russia, sulla vendita di prodotti alla Cina e sui bassi salari in Germania. Ma la situazione attuale è questa: l'inflazione ha reso impossibile comprimere i salari, il gas è diventato costoso e la Cina come mercato di sbocco per la Germania sta perdendo importanza a causa di una nuova guerra fredda tra Cina e Stati Uniti che l'amministrazione Biden sta intensificando

E che cosa è rimasto uguale in Germania?

La costante insistenza dell'attuale governo tedesco - e di quelli precedenti - nell'agire unilateralmente, sostenendo così la strategia fiscale di un surplus delle esportazioni - in sostanza il neo-mercantilismo. D'altra parte, la Germania si rifiuta di permettere al resto dell'Eurozona di agire allo stesso modo e di attuare misure equivalenti.

La Germania si comporta da bullo?


Non mi piace questa parola. Ma la Germania insiste solo sul suo potere in termini di politica fiscale, che gli altri paesi dell'UE non hanno. Per dirla in altro modo: la Germania non rispetta le condizioni di parità all'interno dell'Unione europea.

Condivide e capisce le critiche al pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro della Germania? Altri paesi dell'UE vi vedono una mancanza di solidarietà...

Posso benissimo capire le critiche, certo. Si tratta di un doppio standard. La Germania insiste sul mercato unico e su una presunta parità di condizioni, ma allo stesso tempo spinge in favore di aiuti di Stato per l'industria e i consumatori. Aiuti di Stato che il resto dell'UE non può introdurre a causa delle regole fiscali che si applicano a tutti tranne che alla Germania.

L'Unione Europea dovrebbe decidere un vero e proprio tetto al prezzo del gas a livello europeo oppure condivide l'avvertimento di Olaf Scholz su questo punto, secondo il quale ciò potrebbe portare a una minore quantità di gas venduta all'UE?

Capisco l'argomentazione di Olaf Scholz. Ma ancora una volta dimostra che Scholz non è in grado di concepire una linea politica europea comune. Altrimenti capirebbe che l'UE potrebbe procurarsi il gas in maniera comune sfruttando il suo immenso potere monopolistico sulla domanda. In questo caso non ci sarebbero problemi di approvvigionamento. Naturalmente, se si introduce un semplice tetto al prezzo del gas senza utilizzare il potere d'acquisto collettivo dell'UE, allora Scholz ha ragione. Quindi Scholz fa un'osservazione giusta, ma poi persegue una politica sbagliata.

In questi tempi di crisi l'UE è unita oppure sta fallendo?

Io la metterei in maniera un po' piu' chiara: il problema dell'Unione europea è che non esiste un'Unione europea. Di nome sì, ma non di fatto. Quando si tratta di rifugiati o migranti, ognuno fa come vuole. Anche per quanto riguarda il gas. Per quanto riguarda il passaggio alle tecnologie verdi, non abbiamo nemmeno un Unione Verde. Nel settore bancario, non abbiamo ancora una garanzia comune sui depositi e non c'è nemmeno l'Eurobond. Mancano tutti gli elementi che renderebbero reale l'Unione europea. E naturalmente questo tipo di cose si vedono ancora più chiaramente in tempi di crisi.



Crede che l'UE riuscirà a superare questa crisi energetica? Molte persone sono preoccupate in vista dell'inverno.

Il fallimento è garantito. In Europa stiamo già assistendo a una rapida deindustrializzazione. Le aziende dell'UE pagano il gas dieci volte più dei loro concorrenti negli Stati Uniti o in Cina. Si sta già verificando un'interruzione della produzione e molto presto vedremo le fabbriche cercare nuove sedi negli Stati Uniti o in altri Paesi. L'UE è in profonda crisi. Probabilmente non si vedrà quest'inverno, ma il prossimo. Gli impianti di stoccaggio del gas sono stati riempiti in estate, ma ciò potrà essere rifatto solo la prossima estate a costi molto più elevati.

Lei ha già citato la Cina. Anche in Germania è in corso un dibattito controverso: il cancelliere Scholz pare voglia consentire la vendita di una parte del porto di Amburgo ai cinesi. La Germania non ha imparato nulla dal passato e dal pericolo della dipendenza? Cosa ne pensa?

La situazione è complessa e non è semplicemente bianca o nera. Il modello commerciale tedesco si basa, almeno per un terzo, sulla vendita di prodotti alla Cina. Mi sembra tuttavia che Berlino stia ovviamente chiudendo un occhio, proprio come ha fatto con il gas russo. In questo caso, ignorano la nuova guerra fredda che si sta sviluppando tra Stati Uniti e Cina e si limitano a fare quello che facevano prima.

Per quanto riguarda Scholz e il porto: se Scholz dovesse svolgere il ruolo di mediatore tra Washington, Pechino e Berlino, e la vendita a Cosco fosse parte di questo processo di pace, allora sarei favorevole. Ma sono dell'opinione che Olaf Scholz politicamente sia un nano che non ha affatto la capacità di pensare in questo modo. Ecco perché la cessione a Cosco non sarebbe una strategia per rendere il mondo più stabile, ma in definitiva solo un altro caso di miopia.

Infine, le faccio questa domanda: come vede l'eredità di Angela Merkel oggi?

Era una negoziatrice straordinariamente abile e un gestore di crisi che pensava nel breve termine, con l'abilità unica di assicurarsi che nulla cambiasse, anche quando le cose dovevano essere cambiate. In questo senso, ha sprecato un'enorme quantità di capitale politico. Nessun altro cancelliere avrà mai più la capacità di creare un simile capitale politico per far progredire l'Europa. Per questo motivo dobbiamo criticarla per aver sprecato questo capitale.


sabato 22 ottobre 2022

Il silenzio del governo tedesco sugli attacchi ai gasdotti Nord Stream

Svezia, Danimarca e soprattutto Germania si rifiutano di cooperare nelle indagini sugli attacchi ai gasdotti Nord Stream e portano avanti delle inchieste separate nazionali. Il governo tedesco non risponde alle interrogazioni parlamentari del Bundestag e si trincera dietro il segreto di stato. Eppure ormai è di dominio pubblico che ad agosto e settembre nelle acque del Mar Baltico, non lontano dall'isola svedese di Bornholm, si sono svolte esercitazioni navali e sottomarine della Nato. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

Attentato del 29 settembre ai gasdotti Nord Stream davanti all'isola svedese di Bornholm


"Troppo delicato"

Gli sforzi per chiarire la natura degli attacchi ai due gasdotti Nord Stream suscitano un certo scalpore in seguito alla decisione della Svezia di rifiutare l'indagine congiunta inizialmente prevista insieme a Danimarca e Germania. Il governo svedese, infatti, ha respinto l'istituzione di una squadra investigativa comune (JIT): il motivo addotto è che il livello di segretezza delle conoscenze acquisite nel frattempo è diventato troppo alto per essere condiviso con altri Stati. [1] E questo è alquanto sorprendente, anche perché tutti e tre gli Stati cooperano in maniera stretta nell'UE e la Svezia si sta preparando per l'adesione alla NATO. Già il 6 ottobre, la Procura di Stoccolma si era rifiutata di rivelare alcuni dettagli della sua indagine: la Danimarca, a sua volta, ha colto al volo il rifiuto svedese di avviare un'inchiesta congiunta considerandola un'opportunità per dire addio, da parte sua, alla cooperazione sul caso con la Germania. [3] Da quel momento, infatti, tutti e tre i Paesi stanno portanto avanti in maniera separata le indagini a livello esclusivamente nazionale.

"Sabotaggio anticostituzionale"

In Germania, la Procura federale nel frattempo ha avviato le indagini. Una delle ragioni addotte è che gli attacchi rappresentano un "grave e violento attacco all'approvvigionamento energetico"; è forte il sospetto di un "sabotaggio anticostituzionale". [4] Non è del tutto chiaro, tuttavia, per quale motivo le autorità tedesche dovrebbero essere responsabili dello svolgimento delle indagini su attacchi avvenuti in acque danesi o svedesi. La scorsa settimana la Polizia Federale e la Marina Militare Tedesca hanno avviato le indagini sul luogo delle esplosioni. Secondo quanto riferito, la nave antimine "Dillingen" e la nave multiuso "Mittelgrund" sono state inviate nelle acque delle esplosioni per scattare delle foto con un drone subacqueo "Sea Cat". [5] Le foto mostrerebbero dei crateri e, almeno in un punto, una falla lunga otto metri; la forza esplosiva necessaria per causare un danno così grave viene stimata dalle autorità in 500 chilogrammi di TNT. Non si conoscono ulteriori dettagli.



"Nessuna informazione"

Nel frattempo il governo federale sul tema si rifiuta persino di fornire informazioni pubbliche, come si evince dalle risposte date dal Ministero federale dell'Economia e dal Ministero federale degli Esteri alle interrogazioni del Bundestag. Ad esempio, il Ministero dell'Economia ha affermato: "Finora non è stato possibile effettuare indagini sul campo". Il governo federale pertanto "non dispone di informazioni affidabili sulle possibili cause dell'attentato" [6]. Non è chiaro come questa affermazione si colleghi alle attività della Polizia federale e della Marina militare sulla scena del crimine. Il governo federale non ha ancora riverlato nulla sulle misure adottate per indagare sugli attacchi.

Interesse alla segretezza

Per giustificare il suo ferreo silenzio, il governo federale afferma che "dopo un'attenta considerazione è giunto alla conclusione che ulteriori informazioni non possano essere fornite per motivi di sicurezza dello Stato". [7] "Le informazioni richieste", si legge in merito alla interrogazione parlamentare della deputata Sahra Wagenknecht (Die Linke), "toccano ... interessi di riservatezza tali che ... il diritto dei deputati di porre interrogazioni deve eccezionalmente passare in secondo piano rispetto all'interesse del governo federale alla segretezza". Anche semplici informazioni in merito a "quali navi e quali unità di truppe della NATO" si trovassero nelle zone di mare vicine alla scena del crimine nei giorni immediatamente precedenti agli attacchi "comporterebbe la divulgazione di informazioni che riguardano in particolare il benessere e la sicurezza dello Stato", sostiene il Ministero dell'Economia guidato dai Verdi. Le informazioni non possono essere fornite in nessun modo, né pubblicamente né al Parlamento, "poiché anche il minimo rischio che vengano rese note è da considerarsi inaccettabile".

Esplosivi fittizi al largo di Bornholm

La risposta è ancora più irritante in quanto la presenza di diverse navi da guerra nel periodo in questione, non lontano dalla scena del crimine, è da tempo di dominio pubblico. Ad esempio, dall'inizio di agosto al 22 settembre, un'unità della flotta statunitense è stata in navigazione nel Mar Baltico - "la più grande unità da combattimento della Marina statunitense dalla fine della Guerra Fredda", come riportano i media. [8] Pochi giorni prima di lasciare il Mar Baltico, l'unità vicina alla nave da sbarco anfibio USS Kearsarge era ancora al largo di Bornholm. La USS Kearsarge aveva già preso parte alla manovra BALTOPS (Baltic Operations) nel giugno di quest'anno, operazione che ha coinvolto più di 45 navi, oltre 75 aerei e 7.000 soldati di 14 Paesi NATO e di due futuri Paesi della NATO (Finlandia e Svezia) e viene interpretata come un gesto di minaccia nei confronti della Russia. [9] Nell'ambito della BALTOPS, le unità statunitensi si sono esercitate al largo di Bornholm nello sminamento, con dei sommozzatori che hanno piazzato ordigni esplosivi fittizi che poi sono stati disinnescati. Secondo la NATO, le operazioni hanno testato gli ultimi sviluppi tecnologici nella guerra con i droni subacquei. L'obiettivo dell'esercitazione, si dice, è stato anche quello di aumentare la portata della trasmissione dei dati ai droni per ottenere una maggiore flessibilità nel loro utilizzo. [10] Gli esperti hanno ripetutamente affermato che gli ordigni esplosivi potrebbero essere stati piazzati sui gasdotti Nord Stream anche da navi civili. L'eccessiva segretezza del governo tedesco tuttavia sulla questione solleva dei dubbi sulle sue origini.





[1] Schweden lässt gemeinsame Pipeline-Ermittlungen platzen. spiegel.de 14.10.2022.

[2] Malte Kirchner: Nord Stream 1 und 2: Ermittlungen am Tatort erhärten Sabotageverdacht. heise.de 06.10.2022.

[3] Michael Götschenberg: Keine gemeinsamen Ermittlungen. tagesschau.de 14.10.2022.

[4] Bundesanwaltschaft leitet Ermittlungen ein. tagesschau.de 10.10.2022.

[5] Deutsche Marine: Boote zurück von Nord-Stream-Aufklärungsmission. handelsblatt.com 14.10.2022.

[6], [7] Christine Dankbar: Sahra Wagenknecht: Regierung verweigert Informationen zu Pipeline-Anschlägen. berliner-zeitung.de 16.10.2022.

[8] US Navy zeigt Flagge in der östlichen Ostsee. ndr.de 03.08.2022.

[9] Manöver BALTOPS 22 startet im Juni. marineforum.online 07.06.2022.

[10] BALTOPS 22: A perfect opportunity for research and testing new technology. sfn.nato.int 12.06.2022.


giovedì 20 ottobre 2022

Martin Hoepner - Perché le ingerenze tedesche nella formazione del governo italiano non sono accettabili

"In sostanza, tre politici tedeschi chiedono di non tenere conto del risultato elettorale italiano. È intollerabile. Ogni italiano di buon senso non può che respingere con indignazione l'invasione di campo degli scriventi tedeschi e difendere il mandato democratico della Meloni. I mittenti della lettera confermano così tutti i pregiudizi popolari sull'arroganza dei tedeschi nei confronti dei loro vicini" scrive il grande intellettuale tedesco Martin Hoepner in merito alla lettera di 3 importanti eurodeputati tedeschi inviata al capogruppo del PPE Weber. Da Makroskop.eu


Il 4 ottobre, tre eurodeputati tedeschi, Katarina Barley, Daniel Freund e Moritz Körner, hanno scritto una lettera aperta al Presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, invitandolo a intervenire nella formazione del governo italiano.(...)

In Italia, tuttavia nessuno dubita che Meloni, e con lei i partiti dell'alleanza di destra, abbiano ricevuto dagli elettori un mandato chiaro per formare il nuovo governo. Tre eurodeputati tedeschi, tuttavia, pensano di saperne di più. Si tratta di Katarina Barley del gruppo socialdemocratico S&D, che è anche vicepresidente del Parlamento europeo, Daniel Freund del gruppo dei Verdi (Greens/EFA) e Moritz Körner del gruppo liberale (Renew) - non a caso sono rappresentanti proprio dei partiti che attualmente formano il governo tedesco.

Cosa vogliono gli autori

In una lettera aperta datata 4 ottobre, i tre eurodeputati chiedono a Manfred Weber, anch'egli leader tedesco del gruppo cristiano-democratico del PPE, di utilizzare le sue risorse di potere per garantire che Meloni non venga eletta Presidente del consiglio italiano. Secondo la lettera, infatti, Weber dovrebbe minacciare Forza Italia di essere espulsa dal gruppo del PPE se dovesse formare un governo con la Meloni. La lettera è così fuori luogo, strana, goffa e inquietante che vale la pena di dargli un'occhiata da vicino.

La lettera aperta è disponibile qui. I lettori possono essere certi che la riassumo in modo coerente ed equo nella maniera seguente: la signora Meloni ha posizioni che non sono compatibili con i valori fondanti europei. In particolare, nega i crimini più atroci della storia europea (lo si legge nel primo dei sei paragrafi). Se Forza Italia, che fa parte del PPE, formerà un governo con lei, il risultato sarà un governo di estrema destra. In questo caso, il partito di Berlusconi sacrificherebbe i valori europei fondanti (paragrafi 2 e 3). L'Italia dovrebbe prendere a modello la Germania, dove AfD viene esclusa dalla formazione dei governi (paragrafo 4). Se Forza Italia non seguisse l'esempio, non dovrebbe più avere un posto nel PPE (paragrafo 5). Il PPE deve essere un elemento essenziale di difesa contro i nemici della democrazia di destra (paragrafo 6).



Interferenze nel processo democratico

Tra le obiezioni che emergono, quella strategica è ancora la più innocua: durante la campagna elettorale, Meloni aveva chiaramente attenuato le sue critiche all'Unione europea, presentandosi invece come sostenitrice dell'UE. Certamente, potrebbe essersi trattenuta deliberatamente. Forse la sua avversione all'UE è più profonda di quanto abbia mostrato di recente. Tuttavia, la lettera aperta è un'opportunità per una maggiore, non minore, dissociazione. Gli autori non rappresentano solo il loro Paese d'origine e le rispettive famiglie politiche, ma anche il Parlamento europeo in quanto una delle tre principali istituzioni della legislazione dell'Unione. Spingere verso un maggiore distanziamento prima ancora che il nuovo governo italiano sia riuscito a presentare un programma di governo che possa essere valutato in termini di compatibilità con l'Europa è strategicamente poco saggio.

L'interferenza nelle procedure democratiche è molto più grave. Anch'io credo che ai politici non dovrebbe essere impedito di sostenere i rappresentanti dei loro partiti gemelli europei nelle campagne elettorali, altrimenti come sarebbe possibile stringere dei legami fra i gruppi dei partiti europei? Ma una cosa è la campagna elettorale, un'altra è la gestione dei risultati elettorali e dei processi di formazione del governo che ne seguono. In sostanza, tre politici tedeschi chiedono di non tenere conto del risultato elettorale italiano. È intollerabile. Ogni italiano di buon senso non può che respingere con indignazione l'invasione di campo degli scriventi tedeschi e difendere il mandato democratico della Meloni. I mittenti della lettera confermano così tutti i pregiudizi popolari sull'arroganza dei tedeschi nei confronti dei loro vicini.

Per gli scienziati politici, inoltre, è tutt'altro che chiaro se esiste o meno una strategia ottimale per combattere il populismo di destra e in caso affermativo, quale sia: escluderlo o fargli perdere attrattività attraverso l'inclusione. In Germania si è optato per l'esclusione, in altri casi si è agito diversamente: si pensi all'Austria e alla Svizzera, ai Paesi Bassi, alla Finlandia e alla Danimarca. A volte si è trattato di partecipazione al governo, altre volte di accordi per sostenere governi di minoranza. I nostri vicini europei hanno il diritto di trovare il proprio modo per affrontare i partiti di destra, senza tuttavia dover ricevere istruzioni dalla Germania. A proposito, anche i Democratici di Svezia stanno diventando un partito di governo: la Barley e il co-autore Manfred Weber chiederanno che anche i moderati svedesi siano cacciati dal PPE?

L'Italia non ristagna per sua volontà

Nella lettera dei tre tedeschi manca anche la sensibilità verso le vere ragioni della situazione politica italiana. Invece delle accuse, sarebbe auspicabile un gesto di auto-analisi. Recentemente, Lucio Baccaro ha descritto la politica italiana degli ultimi due o tre decenni come uno stato di emergenza permanente, in cui governi d'emergenza composti da tecnocrati e gabinetti politici di emergenza sembrano alternarsi in un ciclo senza fine: da un governo di esperti che prescrive pillole amare sotto forma di liberalizzazione e austerità al populismo anti-elitario che pone le basi per il prossimo governo di tecnocrati - e così via.



Che questo accada non ha certo solo, ma anche a che fare con il fatto che l'economia italiana dall'introduzione dell'euro praticamente ha smesso di crescere e una delusione ha seguito l'altra. L'UE e in particolare la Germania in questa situazione non sono innocenti. Costringono l'Italia a un corsetto fiscale che spinge la politica di bilancio verso dei costanti avanzi primari. Ciò può essere compatibile con la crescita se allo stesso tempo si registrano anche degli elevati avanzi delle partite correnti. Ma l'Italia, a differenza della Germania, non si trova in una costellazione di sottovalutazione che glielo rende possibile.

Di conseguenza, la combinazione fra svalutazione bloccata e austerità forzata sul bilancio pubblico inibisce l'afflusso di domanda dall'interno e dall'esterno. Chi vuole spezzare il ciclo italiano di tecnocrazia-populismo dovrebbe considerare quali condizioni quadro europee sarebbero necessarie per aiutare l'Italia a imboccare un percorso di crescita sano. E chi come tedesco vuole sostenere l'Italia in questo cammino, dovrebbe prima di tutto riconoscere il proprio contributo alla soppressione degli impulsi di crescita economica in Italia, cioè ammettere e riflettere sui propri errori. Non una parola in questo senso da parte della signora Barley e dei 2 coautori.

Un orrendo fallimento

Come se tutto ciò non bastasse, gli autori della lettera coronano la loro esposizione con un'accusa particolarmente oscura, addirittura ignobile, senza alcuna prova a sostegno: la signora Meloni nega i crimini più atroci della storia europea. Quali siano stati i crimini più atroci della storia d'Europa è fuori discussione. Si tratta dei crimini tedeschi dell'era nazista, culminati nella Shoah. Il futuro capo di governo italiano sarebbe quindi un negazionista dell'Olocausto - chiunque ritenga appropriata, o addirittura possibile, un'interpretazione diversa di questo passaggio della lettera aperta è pregato di farcelo sapere.

Il fatto che la negazione dei crimini nazisti non solo in Germania sia giustamente considerata moralmente riprovevole, ma sia anche un reato penale (si veda il paragrafo 3 del §130 del Codice Penale), conferisce un ulteriore peso all'affermazione. Chissà cosa pensavano gli autori quando hanno formulato la loro accusa (confrontate l'accusa, per esempio, con il contenuto di questa lunga intervista che il giornale israeliano Israel Haymon ha condotto con la signora Meloni). È evidente che i tre eurodeputati tedeschi non hanno il controllo né della loro bocca né della loro scrittura. Si può solo sperare che si scusino formalmente per il loro grossolano errore e che gli italiani sappiano che i tre autori non parlano in nome del popolo tedesco.

mercoledì 19 ottobre 2022

Situazione difficile per le Tafel tedesche a causa dei troppi utenti

A causa dell'inflazione e dell'economia di guerra un numero sempre piu' elevato di persone bisognose si rivolga alle Tafel tedesche (banchi alimentari): ormai si parla di oltre 2 milioni di utenti, non ci sono solo profughi ed emarginati ma anche molte persone con un lavoro. Ne scrive Die Welt


Secondo una recende indagine, in Germania più di un milione di persone è costretta a rifornirsi di generi alimentari presso le Tafel. L'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW) nei giorni scorsi ha indicato un numero di utenti pari a circa 1,1 milioni, facendo però riferimento a un'indagine del 2020.

I banchi alimentari stessi, tuttavia, ipotizzano numeri significativamente più alti. "La situazione è estremamente tesa in tutte le Tafel", ha dichiarato una portavoce dell'organizzazione nazionale Tafel Deutschland. L'organizzazione infatti ritiene di avere ormai ben più di due milioni di utenti, un numero mai visto prima. Sullo sfondo ci sono la guerra in Ucraina e l'aumento dei prezzi. "Arrivano anche molte persone con un lavoro".

I circa 960 banchi alimentari presenti sul territorio nazionale distribuiscono ai bisognosi alimenti che non possono più essere messi in commercio. Le associazioni locali hanno ripetutamente lanciato l'allarme: i rifornimenti stanno diventando difficili perché i negozi di alimentari sprecano meno cibo che altrimenti sarebbe andato alle Tafel. Ne sono un esempio le offerte di "cibo in scadenza" sugli scaffali dei negozi. Di recente si è discusso anche di acquisti provenienti da donazioni per sostenere i piu' bisognosi.

Il DIW ha chiesto ai partecipanti alla serie di indagini del Socio-Economic Panel 2020 se qualcuno della loro famiglia nell'anno precedente si fosse rivolto a un banco alimentare. Sono arrivati cosi' a stimare poco meno di 1,1 milioni di persone che hanno usufruito dei servizi.

"Naturalmente, l'attuale situazione di alta inflazione sta avendo un impatto anche sugli utenti dei banchi alimentari", ha spiegato Markus Grabka, ricercatore del DIW, a proposito della situazione attuale. I costi elevati per l'energia portano anche persone con un reddito non proprio basso ad accedere alle strutture. Ci sono inoltre molti rifugiati arrivati dall'Ucraina.



Il mito del disoccupato pigro

Secondo le Tafel dall'inizio dell'anno a livello nazionale il numero di visitatori è aumentato di circa la metà. A Berlino, dove sono arrivati molti rifugiati ucraini, il numero è ancora più alto. All'inizio dell'anno, circa 40.000 persone al mese si rivolgeva ad uno dei 47 banchi alimentari di Berlino, mentre ora sono ben più di 70.000, come ha dichiarato la direttrice Antje Trölsch. Molti di questi sono fuggiti dalla guerra in Ucraina. Ci sono poi molti tedeschi che non riescono più a far fronte al forte aumento dei prezzi. "Anche le persone che in qualche modo prima ce la facevano, ora vengono da noi".

Tre quarti delle persone che hanno utilizzato le Tafel nel 2019 vivevano con un'assistenza sociale di base (Hartz IV), ha rilevato il DIW. Molti erano a rischio povertà e avevano problemi di salute. Anche i genitori single e le coppie con figli ricorrono sempre piu' spesso alle Tafel. Un quarto delle persone che beneficiano dei banchi alimentari sono bambini.

"Ogni settimana dobbiamo mandare a casa delle persone"

Secondo il DIW, gli utenti dei banchi alimentari spendono circa 210 euro al mese pro capite per l'alimentazione - 30 euro in meno rispetto a chi non ne usufruisce. In termini di reddito netto, invece, è  quasi il doppio. I ricercatori concludono che i banchi alimentari vengono utilizzati principalmente per compensare un reddito insufficiente.

La sofferenza invisibile dei pensionati vicini alla soglia di povertà

A causa dell'aumento dei prezzi, per un numero sempre maggiore di persone il reddito disponibile è diventato insufficiente, dicono dalle Tafel. "Mandiamo a casa persone ogni settimana", ha riferito recentemente la struttura di Potsdam, considerando l'aumento delle richieste. Secondo l'organizzazione nazionale, infatti, in Germania un banco alimentare su tre entro la fine dell'estate ha smesso di accogliere persone nuove per mancanza di cibo o di personale.

Finora Berlino è riuscita a impedire il blocco delle Tafel. Sono stati aperti invece nuovi punti di distribuzione dove i bisognosi possono ritirare i sacchetti del cibo.

Servono tuttavia dei volontari. "Siamo sempre alla ricerca di persone che ci supportino: che guidino per fare le consegne, che preparino le borse e che le distribuiscano", ha detto Trölsch.

Secondo il ricercatore del DIW Jürgen Schupp, i banchi alimentari non possono sostituire la lotta dello Stato contro la povertà. "Il fatto che le famiglie in particolare debbano ricorrere ai banchi alimentari non mette in buona luce le condizioni di sicurezza sociale per i bambini", ha detto Schupp. "La Ampel Koalition dovrà far decollare in maniera rapida lo schema di base degli assegni familiari".



giovedì 13 ottobre 2022

Dal primo ottobre 6,6 milioni di occupati beneficiano del salario minimo a 12 euro lordi l'ora

Il primo di ottobre in Germania è entrato in vigore il salario minimo di 12 euro lordi l'ora, a beneficiarne sono stati circa 6.6 milioni di lavoratori che fino al 30 settembre guadagnavano meno di quella somma. A conti fatti è molto probabile che chi in Germania va a pulire i pavimenti con un salario minimo di 12 euro lordi l'ora a fine mese guadagni di piu' di un impiegato di concetto italiano dipendente di una delle tante piccole e medie aziende del nostro belpaese. Ne scrive la Hans Böckler Stiftung

Il primo ottobre è entrato in vigore il salario minimo a 12 euro lordi l'ora


Sono circa 6,64 milioni i lavoratori che hanno beneficiato dell'aumento del salario minimo entrato in vigore il 1° ottobre 2022 e che quindi fino al 30 settembre guadagnavano meno di 12 euro lordi l'ora. Ciò corrisponde al 17,8% di tutti i dipendenti (esclusi quindi gli apprendisti e gli studenti con un mini-jobs, esentati dalla legge sul salario minimo). Nella Germania orientale il tasso è del 29,1%, in quella occidentale, compresa Berlino, del 16,1%. In un confronto nazionale, la percentuale più alta di dipendenti che hanno avuto diritto ad un aumento della retribuzione nell'ambito dell'aumento del salario minimo è quella registrata nei distretti di Sonneberg in Turingia (44,0%), Teltow-Fläming (Brandeburgo; 43,1%), Saale-Orla (Turingia; 40,0%) e Vorpommern-Rügen (39,0%). La percentuale più bassa di dipendenti che attualmente guadagnano meno di 12 euro lordi l'ora si trova a Wolfsburg (7,9%), Erlangen (8,1%), nel distretto di Monaco (9,7%) e Stoccarda (10,3%). E' il risultato che emerge da un nuovo studio realizzato dall'Istituto per la Ricerca Economica e Sociale (WSI) della Fondazione Hans Böckler, e che fornisce dati dettagliati per tutte le regioni federali e per circa 400 distretti tedeschi e le relative città capoluogo. La distribuzione regionale è in linea con i risultati di uno studio WSI del 2021, il quale dimostrava che l'aumento del salario minimo avrebbe migliorato in primo luogo la retribuzione dei lavoratori senza contratto collettivo. Tra i 6,64 milioni di persone con una retribuzione oraria inferiore ai 12 euro ci sono poco meno di 2,55 milioni di lavoratori a tempo pieno, 1,81 milioni di lavoratori a tempo parziale e poco meno di 2,29 milioni di persone il cui unico impiego è un mini-job.



"Il salario minimo di 12 euro ha garantito a molti lavoratori un sensibile aumento salariale in un momento in cui questo si è rilevato particolarmente importante a causa dei prezzi elevati di energia e cibo. E questo senza alcun prevedibile impatto sull'occupazione, come dimostra, ad esempio, un recente sondaggio tra i centri per l'impiego", afferma l'esperto di mercato del lavoro del WSI Dr. Eric Seils, autore dello studio insieme al collega Dr. Toralf Pusch. "L'aumento del salario minimo contribuisce alla stabilizzazione del potere d'acquisto in un'ampia gamma di regioni", aggiunge Pusch. Si tratta della continuazione di un effetto che il WSI aveva già dimostrato in uno studio recentemente pubblicato e richiesto dalla Commissione per il salario minimo in merito agli anni successivi all'introduzione del limite inferiore per legge: sono evidenti miglioramenti sensibili del reddito che hanno un effetto soprattutto nelle regioni più povere, vale a dire dove il salario minimo è molto significativo e quindi contribuisce a rafforzare i consumi.

Nel loro studio, Pusch e Seils hanno utilizzato il Socio-Economic Panel (SOEP) e gli ultimi dati disponibili dell'Ufficio Federale di Statistica e dell'Agenzia Federale del Lavoro, estrapolandoli fino a settembre 2022. Ciò ha consentito ai ricercatori del WSI di presentare una proiezione del numero di dipendenti che attualmente lavorano per meno di 12 euro e di ripartirlo a livello di Stati federali, città indipendenti e distretti.

Per quanto riguarda le regioni federali, il Meclemburgo-Pomerania Occidentale ha la quota più alta di dipendenti che beneficiano del salario minimo di 12 euro l'ora, il 31,2%, seguito dalla Turingia (30,8%). In cifre assolute, e non sorprende, il numero più alto riguarda gli stati federali più popolosi della Renania Settentrionale-Vestfalia (circa 1,3 milioni di dipendenti; tasso del 16,8%) e della Baviera (ben 930.000, tasso del 14,7%). Tra le città tedesche, Berlino ha in assoluto il numero più alto di persone che beneficiano dell'aumento, con il 17,8% e poco meno di 305.000 persone. In termini di proporzione, seguono Amburgo (14,7%; ben 160.000), Colonia (14,5%; ben 94.000 persone) e Monaco (11,1%; ben 107.000).

L'analisi mostra anche che l'applicazione di un basso salario varia notevolmente in base al tipo di occupazione e all'orario di lavoro: la quota di gran lunga maggiore è quella dei mini-jobber senza altri rapporti di lavoro: quasi l'80% di loro guadagnava meno di 12 euro lordi l'ora. Tra i lavoratori part-time è del 20,1% e tra i lavoratori a tempo pieno del 9,9%.


martedì 11 ottobre 2022

"La crisi energetica segna l'inizio della deindustrializzazione tedesca"

Secondo una recente analisi condotta da Deutsche Bank, l'attuale crisi energetica potrebbe segnare la fine del modello di sviluppo tedesco caratterizzato da energia abbondante e a basso costo e l'inzio della deindustrializzazione della prima potenza manifatturiera d'Europa. Ne scrive Business Insider


Nell'analisi dal titolo "La crisi energetica colpisce nel profondo l'industria tedesca", l'autore Eric Heymann scrive: "Quando tra una decina d'anni guarderemo indietro all'attuale crisi energetica, potremmo individuare in questo periodo storico il punto di partenza per l'accelerazione della deindustrializzazione tedesca".

La crisi del gas mette fine al modello economico tedesco

Per decenni l'accesso all'energia a basso costo è stato un fattore di successo fondamentale per l'industria tedesca. Prima il carbone nazionale, poi - fino alla crisi petrolifera - il petrolio a basso costo e infine l'allettante gas russo a basso prezzo. Energia abbondante e a basso costo, ingegneri di prima classe e lavoratori qualificati hanno reso i prodotti "Made in Germany" un successo globale. Ma questo modello commerciale tedesco sta cominciando a vacillare. L'attuale crisi del gas potrebbe rappresentare un "cambiamento strutturale per la Germania in quanto paese manifatturiero e per il modello commerciale tedesco orientato all'export", scrive Heymann.

Secondo le stime di DB Research, quest'anno la produzione industriale tedesca dovrebbe ridursi del 2,5%. L'anno prossimo la tendenza al ribasso si accelererà fino a raggiungere il cinque per cento. I cali maggiori sono previsti nelle industrie ad alta intensità energetica. Questi settori includono i prodotti chimici, i materiali da costruzione, la carta e i metalli. "Le aziende del settore hanno colto la maggior parte delle opportunità di breve termine per passare dal gas ad altre fonti energetiche o per aumentare ulteriormente l'efficienza energetica", afferma Heymann. "Altri passi hanno riguardato il ridimensionamento della produzione, la chiusura di singoli impianti e/o il trasferimento della produzione in stabilimenti all'estero".

L'entità di questa riduzione dipenderà dalla disponibilità di gas per il prossimo inverno e dall'andamento del gas e dell'elettricità. Gli economisti di Deutsche Bank si aspettano che il prezzo del gas resti elevato, e che non torni ai livelli prebellici. Con gli impianti di stoccaggio del gas in gran parte vuoti a fine inverno 2022/23 e senza il gas russo, l'UE e la Germania dovranno pagare il prezzo piu' alto rispetto agli altri Paesi importatori di gas per riempire di nuovo gli impianti di stoccaggio prima dell'inverno 2023/34".



Lo Stato non può ridurre in modo permanente i prezzi dell'energia

Il freno al prezzo del gas e dell'elettricità potrà attenuare le conseguenze negative, ma solo temporaneamente. "Lo Stato anche se volesse sovvenzionare sensibilmente i prezzi dell'energia per i clienti finali industriali, anche nel medio termine, ne uscirebbe pesantemente sovraccaricato dal punto di vista finanziario". In Germania, quindi, la quota dell'industria nella creazione di valore ne uscirebbe pesantemente ridimensionata.

La deindustrializzazione colpirebbe in maniera particolare proprio la Germania, perché in questo Paese, oltre alla quota sul totale della produzione economica, risulta essere elevata anche la quota di occupati nel settore industriale. In Germania circa 5,5 milioni di persone lavorano direttamente nel settore manifatturiero. Altri milioni di posti di lavoro dipendono direttamente o indirettamente da questa macchina della prosperità. L'industria, inoltre, è anche responsabile della quota maggiore di spesa delle aziende tedesche in ricerca e sviluppo.

"Pessimismo per la Germania come sede industriale".

"Siamo molto più pessimisti per la Germania in quanto paese industriale e manifatturiero che per le grandi industrie tedesche", afferma Heymann. Le grandi imprese e società potrebbero internazionalizzare ulteriormente le loro attività. Potrebbero allineare le sedi di produzione ai costi e ai clienti. "Per le PMI tedesche, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica, adattarsi al nuovo mondo dell'energia sarà più impegnativo e alcune aziende falliranno".

Gli ultimi dati sulla produzione nazionale hanno mostrato che la prossima flessione ciclica dopo lo shock pandemico nella maggior parte dei settori industriali tedeschi è già iniziata. Le bollette elevate del gas e dell'elettricità, il rallentamento globale e un clima economico negativo sono i principali fattori alla base del crollo previsto. Si profila un'altra recessione in un momento in cui le conseguenze della crisi pandemica non sono state ancora superate.

sabato 8 ottobre 2022

Heiner Flassbeck - Berlino ha preparato il terreno

Per il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, Berlino e i governi tedeschi degli ultimi anni non hanno fatto altro che preparare il terreno per questa ennesima vittoria della destra in un paese europeo. Un commento di Heiner Flassbeck su Junge Welt


Le elezioni italiane del 25 settembre, il cui risultato sembra aver scioccato molti, si inseriscono senza soluzione di continuità in una serie di elezioni in cui gli elettori hanno espresso la loro frustrazione per la situazione economica complessiva e per il ruolo dell'UE in particolare. L'unica cosa davvero sorprendente è che dopo ognuno di questi eventi, l'opinione pubblica in Germania finge di essere stupita - per poi tornare a farsi gli affari di sempre.

Naturalmente nessuno può o vuole arrivare a pensare che il governo tedesco possa aver contribuito ad una crescente frustrazione in gran parte d'Europa. Berlino fa sempre tutto bene e se la Germania può essere accusata di qualcosa, è solo di essersi messa troppo in secondo piano invece di aver assunto il "ruolo di guida" che in Europa le spetterebbe.


La Commissione europea ama essere considerata un combattente che difende ad ogni costo i "valori e le leggi europee" quando si tratta di Paesi relativamente piccoli dell'Europa centrale e orientale e delle loro relativamente piccole trasgressioni. La cattiva condotta della Germania (e dei Paesi Bassi), decisiva per il destino dell'Europa e che si esprime nelle enormi eccedenze delle partite correnti di questi due Paesi del Nord, non merita di essere menzionata. La Commissione non dice nulla nemmeno sulle conseguenze dei surplus tedeschi sul debito pubblico italiano.

Non c'è da stupirsi dunque che la frustrazione si stia diffondendo nei Paesi del Sud colpiti da questa condotta, soprattutto tra quei politici che non sono disposti ad affrontare di petto i Paesi del Nord. In Italia, la sinistra politica per molto tempo è stata troppo elegante, troppo diplomatica e troppo "europeista" per affrontare in maniera diretta le rimostranze dell'UE. Enrico Letta, leader del Partito Democratico (socialdemocratico), preferisce mordersi la lingua piuttosto che esprimere posizioni che potrebbero essere intese come critiche alle condizioni europee. Non vuole certo dimostrare che la destra ha ragione. Ma  proprio comportandosi in questo modo, rafforza immensamente la destra.

In Germania, qualsiasi politico italiano che osi criticare apertamente Berlino, come il futuro primo ministro Giorgia Meloni, viene stroncato senza pietà dalla stampa e dai politici. Chiunque dica qualcosa di critico sulla Repubblica Federale è un "odiatore della Germania". In questo modo viene stroncata sul nascere qualsiasi discussione obiettiva e si contribuisce direttamente a far vincere il prossimo governo nazionalista nel prossimo Paese che andrà a votare.