venerdì 30 giugno 2023

Così l'estremismo green dei Verdi tedeschi sta alimentando il successo di AfD

Domenica scorsa per la prima volta nella sua storia AfD è riuscita ad eleggere un amministratore distrettuale (Landrat). E’ accaduto a Sonneberg in Turingia e a quanto pare non resterà un caso isolato, perché l’estremismo green dei Verdi, l’inflazione e il nuovo militarismo tedesco stanno alimentando lo straordinario successo di Alternative fuer Deutschland che negli ultimi sondaggi viene data stabilmente sopra la SPD. Ne scrive Maritta Adam-Tkalec sulla Berliner Zeitung

"Oggi non c'è più una Turingia rossa (...), la gente lì vuole il nazionalismo e il socialismo", così parlava nel 1932 Fritz Sauckel, un impiegato postale generico della Bassa Franconia. Il suo partito, la NSDAP, aveva vinto le elezioni regionali in Turingia del 31 luglio 1932 con il 42,5% dei voti. Sauckel era diventato così il capo del governo del Land della Turingia. La presa di potere in quel Land aveva anticipato quella in Germania.

La Alternative für Deutschland del 2023, tuttavia, non è il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi di 90 anni fa e la Repubblica Federale non è la Repubblica di Weimar, ma la premessa storica non deve passare inosservata dopo che l'avvocato Robert Sesselmann, originario di Sonneberg, è diventato il primo amministratore distrettuale tedesco eletto nelle fila di AfD - con il 52,8% dei voti. Gli altri partiti ora guardano con una certa trepidazione alle prossime elezioni regionali in Turingia, Brandeburgo e Sassonia. È molto probabile che i Völkisch diventino la forza più importante. È improbabile però che riescano a formare maggioranze di governo contro le coalizioni degli altri partiti.



Ma escludere permanentemente il gruppo più numeroso di elettori non è una soluzione, o peggio è la soluzione per soffocare la fiducia nella democrazia. I partiti dovranno trovare una soluzione: in nessun caso comunque possono continuare a ignorare con la solita arroganza la volontà di un numero crescente di persone insoddisfatte, come del resto hanno fatto finora.

Le decisioni politiche, soprattutto quelle di enorme portata, come lo sono in questo momento quelle relative al cambiamento climatico, alla guerra e allo spostamento degli equilibri di potere globali, hanno bisogno di maggioranze reali, non solo matematiche. Al momento però sembra essere fuori discussione: il governo rosso-verde-giallo  all'interno della sua coalizione semaforo continua a produrre una giustapposizione di posizioni minoritarie senza un approccio comune.

Ultimo sondaggi elettorali disponibili danno AfD intorno al 20% a livello nazionale

Il risultato elettorale di Sonneberg non può essere spiegato facendo riferimento solo alla questione sociale. Il tasso di disoccupazione nel distretto, pari al 5,1%, è inferiore a quello della Turingia (5,8) e federale (5,5). Non si tratta nemmeno di una questione di classe, quella in basso contro quella in alto. In campagna elettorale, sia la postina che l'uomo d'affari hanno augurato buona fortuna ad AfD. Ci si può avvicinare a una possibile spiegazione se si osservano gli slogan elettorali di AfD: "Carburante più caro, elettricità più cara, gas più caro, cibo più caro - solo le scuse diventano sempre più economiche", "diplomazia invece di armi", "Germania, ma pacifica", ecc.

Si tratta del panettiere che sta fallendo a causa del costo dell'energia, delle scuse per le misure anti-Corona eccessive, dell'alloggio ai rifugiati e della Russia. Sono tutti problemi reali. Lo slogan "L'Est si sta sollevando" suona come una minaccia, e infatti AfD si ostina a fare riferimento "al grande gruppo di popolazione sottorappresentato" e in questo modo  colpisce un nervo scoperto. Ed era andata allo stesso modo quando ha lanciato lo slogan "Completare la svolta" nel Brandeburgo. Invece di rimuovere le discriminazioni nei confronti dell'Est, hanno preferito persistere nel disprezzo.

Non adottare i temi dell'AfD? Sbagliato!



Da quando è nata AfD, gli altri partiti hanno continuato a ripetere che non devono rilanciare i temi cari alla destra. È un'assurdità. È vero il contrario: bisogna sottrarli ad AfD. Le preoccupazioni del popolo erano già ben presenti, e ora stanno marciando incustodite per le strade e sotto i tetti tedeschi. AfD ha capito come si fa ad intercettare gli interessi, le emozioni e le paure della gente e a girarli a destra tramite delle tesi accattivanti. "Siamo al vostro fianco", ha scandito AfD.

I "buoni", invece, prendono in giro le proteste contro il "gender gaga" perché ci sono cose più importanti. È vero: il cambiamento climatico è più importante, lo sono anche una buona scuola, gli alloggi, la salute - ma chi ha creato questo folle campo di battaglia? In ogni caso, sembra essere stato appositamente preparato per AfD. Non sono i tanti problemi che creano l'attuale situazione di grandi e multipli sconvolgimenti a essere esasperanti, ma il fatto che potrebbero diventare dei temi per AfD. 


Essere sinceri. Sul serio

La netta maggioranza degli elettori di Sonneberg ha scelto la protesta - contro il disinteresse. Un elettorato rurale, conservatore, familiare, legato alla propria terra e alle proprie tradizioni, si sente messo in difficoltà da politiche rivolte a un pubblico urbano, libertario e in parte amante del lusso. Si oppongono con i mezzi di cui dispongono come popolo: Il voto sovrano.

Si può solo consigliare ai partiti: siate sinceri. Fermate le guerre culturali. Sonneberg non offre motivi di panico, ma ragioni per una nuova serietà.


Articoli recenti sul successo elettorale di AfD:

Perché AfD vola nei sondaggi elettorali



martedì 27 giugno 2023

Perchè la crisi del mercato immobiliare tedesco fa sempre piu' paura

Situazione sempre piu' difficile sul mercato immobiliare tedesco dove l'aumento dei tassi di interesse, l'inflazione galoppante dell'ultimo biennio e l'arrivo di 1.5 milioni di immigrati nel corso del 2022 hanno creato le condizioni per una crisi sempre piu' profonda che presto si farà sentire anche nei bilanci delle grandi banche tedesche. La stampa popolare ovviamente non poteva fare a meno di addossarne la colpa al Mario Draghi e allla lunga stagione dei tassi a zero. Ne scrive Gabor Steingart su Fokus.de



Investitori e inquilini sono condannati a vivere una "crisi al rallentatore". Almeno così la pensa l'economista Thomas Mayer. Il motivo: gli alloggi stanno diventando sempre più costosi e allo stesso tempo sempre più scarsi.

Il mercato immobiliare tedesco offre uno spettacolo desolante. Narcotizzati dalla simultaneità di inflazione e aumento dei tassi d'interesse - e quindi senza possibilità di contromisure politiche - gli investitori e gli inquilini sono condannati a vivere "una crisi al rallentatore", secondo le previsioni del Prof. Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank e ora a capo del think tank di Flossbach von Storch.

Il contesto: le forze economiche sembrano essersi messe all'opera con una meccanica quasi diabolica, alla quale non può sfuggire nessun costruttore, nessun proprietario di immobili e nemmeno il consiglio di amministrazione di una grande società immobiliare.

Gli effetti di questa crisi al rallentatore sul settore bancario e sul mercato immobiliare saranno avvertiti da tutti e, in ultima analisi, avranno un impatto sensibile anche sulla sfera privata dei cittadini, ovvero sulle loro case.

Andamento prezzo degli immobili in Germania primo trimestre 2023

La parola "carenza di alloggi" sarà presto sulla bocca di tutti.

Perchè gli spazi abitativi diventeranno contemporaneamente più costosi e più scarsi in un Paese che è cresciuto di circa 1,5 milioni di immigrati nel 2022 e che continuerà a crescere in considerazione delle tensioni globali.

La parola "carenza di alloggi" sarà presto sulla bocca di tutti. Nelle città - e non solo in quelle grandi - gli alloggi a prezzi accessibili stanno diventando la nuova questione sociale. Il cancelliere tedesco, che ha promesso personalmente 400.000 nuovi appartamenti all'anno, in nessun caso potrà mantenere la promessa fatta.

La BCE è responsabile dell'aumento dei prezzi a causa del rialzo dei tassi d'interesse, mentre gli investitori sono responsabili della carenza di alloggi, in quanto non hanno altra scelta se non quella di ridurre le loro attività a causa dell'aumento dei prezzi di costruzione e dei costi di finanziamento significativamente più elevati.

Grafico Vonovia a 5 anni


Da aprile 2022, gli ordini in entrata sono scesi in doppia cifra

La contrazione del mercato può essere osservata come se fosse una radiografia:

nel mercato immobiliare commerciale tedesco, questo movimento a tenaglia di aumento dei prezzi e sarsità può essere studiato con la massima chiarezza: da gennaio a marzo di quest'anno sono affluiti nel settore immobiliare commerciale tedesco solo 7,8 miliardi di euro, il che corrisponde a un calo del 67% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questa cifra rappresenta il valore più basso degli ultimi 12 anni per quanto riguarda il 1° trimestre.

Si tratta di una crisi al rallentatore, perché i problemi di finanziamento portano inizialmente a un calo delle transazioni e a perdite in termini di valutazione a bilancio e solo con un certo ritardo - ad esempio, quando gli immobili devono essere venduti - portano a una reale riduzione dei prezzi. Solo allora il dramma si ripercuote sui prezzi di mercato.

Dall'aprile 2022, e quindi in 12 mesi esatti, i nuovi ordini nell'edilizia residenziale sono diminuiti in doppia cifra. Per il primo trimestre del 2023 si parla addirittura di un calo del 36%.

L'immobilismo della crisi ha già infiammato il mercato azionario

Il più grande gruppo immobiliare europeo, Vonovia, ha già venduto immobili per un valore di oltre 1 miliardo di euro per ripianare le perdite. L'attività di costruzione per il 2023 è stata completamente bloccata.


I prezzi per gli immobili ad uso residenziale nelle grandi città sono scesi del 25-30%. Ad esempio, il prezzo al metro quadro per un edificio residenziale a Berlino nel 2021 era ancora di 3.000 - 3.500 euro; attualmente è di 2.000 - 2.500 euro, riferisce Jürgen Michael Schick, intermediario di appartamenti ed edifici commerciali a livello nazionale nonché presidente dell'Associazione immobiliare tedesca (IVD). Si può ipotizzare che questo calo dei prezzi almeno stia attirando investitori finanziariamente forti per i quali il finanziamento non gioca un ruolo importante.

Le richieste di nuovi progetti edilizi - che comprendono sia nuove costruzioni che nuovi appartamenti in edifici esistenti - sono drasticamente diminuite: Nel 2022 in Germania sono state approvate 354.400 abitazioni, con un calo del 6,9%, vale a dire di 26.300 abitazioni in meno rispetto all'anno precedente. L'ultima volta in cui il numero di permessi di costruzioni era stato così basso è stato nel 2018.

La calma della crisi si è già trasformato in una forte crisi sul mercato azionario. Dall'inizio dell'anno, i titoli immobiliari europei hanno registrato perdite significative, fra questi Vonovia (-23%) in Germania e Aroundtown (-53%) in Lussemburgo.

Anche le banche sono colpite

Anche le banche ne risentono. Deutsche Bank prevede di ridurre le sue attività di finanziamento al settore delle costruzioni. Si prevede il taglio di diverse centinaia di posti di lavoro.

Il contesto di questa decisione è chiaro: il calo della domanda e la riduzione dei margini di profitto stanno causando problemi alle banche che operano nel settore del finanziamento delle costruzioni. Nel 2022 i margini lordi sono scesi al livello più basso degli ultimi dieci anni e per il 2023 si prevede un ulteriore calo.

A peggiorare la situazione ci sono anche le persone con un reddito elevato in quanto i ricchi esitano ad acquistare immobili e si spingono sempre più verso il mercato degli affitti. Questo sta portando a un pericoloso circolo vizioso per la politica. Gli alloggi, che già scarseggiavano, ora stanno diventando sempre più costosi a causa di nuovi potenti gruppi di inquilini. La carenza di alloggi aumenterà in modo significativo.

I piccoli pagano per la strategia dell'inondazione di denaro

Conclusione: i piccoli cittadini stanno pagando un prezzo elevato per la strategia del denaro in abbondanza e con un'inflazione elevata - che li priva del loro potere d'acquisto - e con alloggi sempre più scarsi e più costosi - che ne riducono la felicità complessiva. E la politica sta pagando il prezzo con una società sempre piu' polarizzata che non riesce più a contenere con ulteriori programmi di indebitamento.

Il "whatever it takes" di Mario Draghi non è stato un colpo di fortuna, come è stato ribadito recentemente alla celebrazione dell'anniversario della BCE, ma l'errore del secolo.



Articoli precedenti sulla crisi immobiliare:


giovedì 22 giugno 2023

Heiner Flassbeck - Mancanza di lavoratori qualificati e inflazione, le bugie e i gravi errori della BCE

"Quello che veramente ci interessa è mantenere le nostre gerarchie salariali. Dove saremmo se un operaio guadagnasse un quarto di quello che porta a casa il direttore del personale di un'azienda automobilistica? O se un capotreno guadagnasse la metà di un direttore di cassa di risparmio? O un'infermiera tre quarti dello stipendio di un insegnante? Sarebbe davvero insopportabile. Non vogliamo davvero spingere l'economia di mercato a tanto...". Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega perché il dibattito sui tassi di interesse e sulla presunta mancanza di lavoratori qualificati serve piu' che altro a nascondere gli interessi delle classi dominanti. Da Telepolis

Heiner Flassbeck


A volte un'affermazione molto semplice può dirci in che modo una società mente a se stessa per nascondere delle relazioni alquanto spiacevoli. Così accade anche per l'inflazione e così accade per la disoccupazione.

Un anno di forte aumento dei prezzi, solitamente chiamato "inflazione", ha fatto tremare la società e la politica; quarant'anni di disoccupazione, invece, vengono semplicemente messi da parte perché non rientrano nella propria visione del mondo.

In una intervista straordinaria, il membro del Comitato esecutivo della BCE Isabel Schnabel ha offerto un punto di vista approfondito della sua visione del mondo economico.

Il risultato è scioccante. La signora Schnabel non solo difende la dottrina totalmente fallimentare del cosiddetto monetarismo, ma la sua visione storica della disoccupazione è anche caratterizzata da una grande ignoranza. Entrambi i fatti sono fatali, perché le false lezioni che si traggono dalla storia spesso ci spiegano in maniera diretta gli errori che si commettono nel presente.

È più che sorprendente il modo in cui la signora Schnabel vede la situazione sul mercato del lavoro negli anni '70 rispetto a quella odierna. E dice:

"Soprattutto, abbiamo un mercato del lavoro insolitamente forte. La disoccupazione - e questa è un'enorme differenza rispetto agli anni '70 - è ai minimi storici nell'area dell'euro. Abbiamo una grande carenza di manodopera. Allo stesso tempo, naturalmente, ciò significa che in questo processo negoziale i lavoratori hanno un maggiore potere contrattuale (...)"

Isabel Schnabel, BCE

Questo è più che problematico per il suo giudizio sulla reazione dei lavoratori agli attuali aumenti temporanei dei prezzi. Se questo punto di vista (completamente errato) dovesse prevalere in tutto il Comitato esecutivo della BCE, ciò spiegherebbe anche l'errata valutazione della durata e della pericolosità degli aumenti temporanei dei prezzi.


Ora la BCE ha addirittura aumentato un'altra volta i tassi di interesse, anche se il pericolo di un'inflazione reale nel frattempo è stato ampiamente scongiurato (come mostrato qui di recente).

La denuncia di una carenza di lavoratori qualificati

La BCE non è affatto sola in questo errore di valutazione. Si sente spesso dire, soprattutto in Germania, che attualmente si registra una carenza particolarmente grave di lavoratori qualificati e che anche i posti di lavoro che richiedono solo basse qualifiche sono difficili da occupare.

Questo può essere vero agli occhi delle aziende da tempo abituate ad essere "rifornite" alla svelta delle qualifiche di cui avevano bisogno dall'ufficio di collocamento. Agli occhi di un imprenditore che ha vissuto gli anni '70, però, l'affermazione secondo la quale oggi ci sarebbe carenza di manodopera è uno scherzo di cattivo gusto.

Il mercato del lavoro: la differenza elementare rispetto agli anni '70

Prima dell'esplosione del prezzo del petrolio nel 1973, la Germania e mezzo mondo avevano attraversato 20 anni di super boom che, come l'Ufficio federale di statistica ha appena mostrato nelle statistiche storiche, la Germania aveva ripreso a crescere all'inizio degli anni Settanta.

La situazione sul mercato del lavoro era molto chiara. In Germania c'erano circa 100.000 disoccupati e circa un milione di posti vacanti, un rapporto di uno a dieci. Non c'era praticamente lavoro da cercare o trovare, perché la maggior parte delle 100.000 persone registrate come disoccupate si era appena iscritta all'ufficio di collocamento, poco prima di trovare un nuovo lavoro.



Oggi ci sono circa 2,5 milioni di disoccupati secondo le statistiche ufficiali e circa 800.000 posti di lavoro (anch'essi secondo il conteggio ufficiale) vacanti. Si tratta di un rapporto di tre a uno. Chiunque paragoni un rapporto di uno a dieci con un rapporto di tre a uno giungendo alla conclusione che nel secondo caso vi sia una carenza "storica" di manodopera e che quindi i lavoratori oggi abbiano un maggiore potere contrattuale si sta fondamentalmente sbagliando.

Il timore di una spirale salari-prezzi viene fomentato in maniera artificiale

Sulla base di questa diagnosi errata, la BCE arriva addirittura a fomentare la paura di una spirale salari-prezzi, che invece è completamente infondata. Non solo a causa del rapporto inverso tra posti di lavoro e disoccupati, ma anche a causa di molte azioni politiche deliberate durante i decenni del neoliberismo: il movimento sindacale in Germania e in tutta Europa è stato massicciamente indebolito.

Non da ultimo, all'inizio di questo secolo, sotto i rosso-verdi, con la legislazione Hartz IV, il movimento sindacale e la capacità dei sindacati di mobilitare i propri iscritti in occasione di uno sciopero, proprio nel più grande Paese dell'Unione monetaria, hanno subito un duro colpo.


Tutto questo è passato inosservato a Isabel Schnabel? Se fosse così, allora non ha nulla a che fare con il luogo in cui siede.

Ci si chiede, tuttavia, come abbia fatto l'economia all'inizio degli anni Settanta a crescere in modo così sostenuto, quando a differenza di oggi non c'era la possibilità di reclutare manodopera dall'esterno

La risposta è semplice.

Vale e dire: le aziende hanno dovuto trasformare internamente tutti i lavoratori disponibili in lavoratori qualificati con l'aiuto di una formazione intensiva.

Chi non riusciva a trovare dipendenti doveva rassegnarsi alla possibilità di espandere il business solo alle attività che potevano essere realizzate escllusivamente con la forza lavoro esistente. E c'erano tutte le ragioni per investire in attività fisse, più in quelle che aumentavano la produttività che in quelle che aumentavano la capacità.


Le lamentele dei datori di lavoro sulla carenza di competenze, che vengono lanciate nel dibattito pubblico ogni pochi mesi, sono piu' che altro l'espressione di una mentalità dell'offerta da parte dei datori di lavoro che non può essere giustificata da nulla e che ha potuto emergere nei decenni passati perché la disoccupazione è rimasta costantemente alta.

Coloro che nei loro discorsi domenicali invocano l'auto-guarigione dell'economia attraverso le sole forze di mercato diventano improvvisamente sostenitori dell'interventismo statale quando si tratta di disponibilità di manodopera. Lo Stato tuttavia non ha alcun obbligo di garantire un'offerta regolare di manodopera.

La mentalità orientata all'offerta dei datori di lavoro è particolarmente evidente quando suppongono che questa offerta di manodopera debba avvenire sempre alle stesse condizioni salariali.

Se si ha urgente bisogno di manodopera, si deve fare quello che si è sempre fatto quando non si riesce a procurarsi facilmente un bene scarso: spendere più soldi. E questo è l'unico modo per sfruttare le potenzialità del mercato del lavoro non altrimenti disponibili.

Ma quando si tratta di aumentare i salari, i datori di lavoro dimenticano volentieri che si trovano in un'economia di mercato e non in un'istituzione statale.


La colpa è solo dei politici. Quando i ministri federali viaggiano dall'altra parte del mondo per reclutare lavoratori in un Paese in via di sviluppo, devono avere l'impressione che si tratti di una questione squisitamente politica.

Risolvere la carenza di lavoratori qualificati con l'immigrazione è tuttavia di un cinismo senza pari in una società che fa di tutto per chiudere quanto piu' possibile le proprie frontiere all'immigrazione in fuga dalla povertà, anche in barba ai diritti umani.

Va da sé che ci è permesso, per "nostre ragioni economiche", sottrarre ai Paesi in via di sviluppo i lavoratori qualificati di cui hanno urgente bisogno. Allo stesso tempo, però, facciamo tutto il possibile per fermare o impedire l'immigrazione per ragioni economiche.

Difficilmente si può essere più schizofrenici di così. Gli immigrati possono anche essere istruiti, ma ovviamente costano di più che andare a caccia di lavoratori già formati nei loro Paesi a spese dei contribuenti.

La soluzione al problema è semplice: in un Paese ci sono tanti lavoratori quanti sono gli abitanti.

Da dove arriva l'arroganza di dire che dobbiamo crescere più di quanto siamo effettivamente in grado di fare e che il divario deve essere colmato dall'immigrazione di lavoratori qualificati e ben istruiti?


Se la società è in grado di aumentare la propria prosperità attraverso l'aumento della produttività, tutto bene. Se non ci riesce, deve adattarsi a ciò che ha. Dovrebbe essere un tabù assoluto, soprattutto per le nazioni "basate sui valori", quello di manomettere il potenziale lavorativo di altri Paesi.

Cosa ci interessa davvero

Quello che ci interessa veramente è mantenere le nostre gerarchie salariali. Dove saremmo se un operaio stipendiato guadagnasse un quarto di quello che porta a casa il direttore del personale di un'azienda automobilistica?

O se un capotreno guadagnasse la metà di un direttore di cassa di risparmio? O un'infermiera tre quarti dello stipendio di un insegnante? Sarebbe davvero insopportabile.

Non vogliamo davvero spingere l'economia di mercato a tanto. I lavoratori qualificati devono semplicemente essere disponibili in abbondanza e a basso costo, in modo che il quinto superiore della gerarchia dei redditi possa continuare a vivere nel lusso non solo in termini assoluti, ma anche in termini relativi.


Articoli precedenti di Heiner Flassbeck:


La fine dell'inflazione in Germania 


Le gravi responsabilità della BCE nel crollo del settore immobilare tedesco


Perché la politica monetaria della BCE è sbagliata





martedì 20 giugno 2023

Perché AfD sta volando nei sondaggi elettorali

Gli ultimi sondaggi elettorali danno Alternative fuer Deutschland ormai vicina al 20%, un dato incredibile alimentato soprattutto dall'arroganza dei partiti di governo che su temi come l'immigrazione, il clima e la guerra in Ucraina sono molto distanti dal sentire dell'uomo comune. L'ottimo Malte Heidorn su Cicero.de ci spiega perchè i veri artefici dell'ascesa elettorale di AfD devono essere cercati nelle file della maggioranza di governo, da Cicero.de

Sostenitori di Alternative fuer Deutschland

AfD sta vivendo una fase di grande popolarità. Friedrich Merz aveva promesso che l'avrebbe "dimezzataa", sembra invece che il cancelliere la consideri un "partito del malumore". La reazione del governo federale, che da tempo ha perso il sostegno della maggioranza dei cittadini, sembra essere di natura più moralista. I risultati dei sondaggi, che indicano un 19% di consenso elettorale per AfD, dovrebbero essere un segnale d'allarme per tutti i partiti rappresentati al Bundestag. Quanto dovrà rafforzarsi AfD prima che i politici si rendano conto della situazione?

Sulle questioni politiche fondamentali come il clima, la guerra e la migrazione, le posizioni della maggioranza della popolazione vengono spesso ignorate o addirittura discreditate. E questa è una spinta per AfD, che a quanto pare al momento non deve fare cosi' tanto per raccogliere consensi. Immaginate se avesse dei leader di partito carismatici e simpatici. Fortunatamente questa carenza di personalità la condivide con gli altri partiti.

Al momento però gli basta che nel Paese ci siano una serie di dibattiti che hanno poco a che fare con i reali problemi della gente comune. I cittadini sono lasciati soli e abbandonati dall'intero spettro politico dei partiti. La tendenza a votare per AfD spesso sembra un atto di autodifesa e allo stesso tempo una richiesta disperata di attenzione. Anche i media svolgono un ruolo importante in tutto ciò. Lo spettro delle opinioni in Germania sembra restringersi di crisi in crisi: rifugiati, Covid-19, Ucraina.

Diversi sondaggi danno AfD ormai vicina al 20% a livello federale


Il dibattito in merito al decreto sul riscaldamento varato da Habeck si è rivelato un regalo di primavera per AfD. Raramente le politiche governative hanno suscitato cosi' tanta paura e rifiuto in tutto il Paese. Attualmente, nessuno sa quali saranno le regole sul riscaldamento che entreranno in vigore nel 2024. Si tratta di un fallimento totale del governo, nel quale solo la FDP fino ad ora ha evitato il peggio. La svolta del governo sulla questione del riscaldamento è solo la punta dell'iceberg di una politica climatica che ha commesso numerosi errori nel corso degli anni, facendo lievitare i prezzi al massimo e che ha fatto il minimo per proteggere l'ambiente.

L'introduzione della tassa sulla CO2 nel 2021 ha già dimostrato ai cittadini quanto la protezione del clima possa essere costosa e inefficace. Questo approccio ecologista, che sembra rivolgersi esclusivamente al cittadino comune, alimenta il flusso di voti verso AfD. I cittadini desiderano proteggere la natura e l'ambiente, e la maggior parte di loro è a favore di politiche climatiche ragionevoli. Reagiscono tuttavia in modo negativo all'arroganza di coloro che vorrebbero affrontare la crisi climatica globale con l'uso delle pompe di calore, ma non riescono nemmeno a proteggere i pesci dell'Oder.

La guerra russa contro l'Ucraina si protrae da 16 mesi senza che se ne possa intravedere la fine. La Germania ha abbandonato la sua posizione inizialmente cauta e sta fornendo sempre più armi all'Ucraina. Circa la metà della popolazione tedesca, tuttavia, si oppone a questa decisione e non crede che l'invio di armi possa porre fine alla guerra. Milioni di persone temono un'ulteriore escalation e addirittura una terza guerra mondiale. Esiste una grande discrepanza tra le celebrazioni di Selenskyi nella politica e nei media, da un lato, e dall'altro il sentimento contrario alla guerra presente nella popolazione.

L'emittenza pubblica divide il Paese

Anche il presunto quarto potere dello Stato dovrebbe chiedersi quale responsabilità abbia avuto nell'ascesa di AfD. Recentemente ha colpito in modo particolare la diffamazione mediatica nei confronti di semplici cittadini scesi in piazza per la pace, la diplomazia e i negoziati, nonché il corteggiamento mediatico verso una setta climatica che disprezza i cittadini comuni e ora, dopo quasi un anno di coercizione, si lamenta quando lo Stato di diritto pone finalmente dei limiti.

Nell'attuale configurazione, l'emittenza pubblica non rappresenta una difesa contro l'estrema destra e non è un pilastro della democrazia, ma al contrario contribuisce a dividere il Paese. Il canone radiotelevisivo è eccessivamente oneroso per le persone a basso e medio reddito. La coercizione non ne aumenta certo l'accettazione. Il canone radiotelevisivo è socialmente ingiusto, in quanto tutti pagano la stessa cifra, sia che si tratti di un milionario che di un netturbino. Inoltre, gli stipendi e le pensioni dei dirigenti delle emittenti pubbliche sono scandalosamente elevati. Non è chiaro perché Tom Buhrow guadagni molto di più di Olaf Scholz. La gestione responsabile delle risorse dei contribuenti viene messa in discussione più che mai, come dimostra il caso RBB e altri casi simili.


Il programma e la missione delle emittenti pubbliche sono spesso in conflitto. Un numero crescente di cittadini nutre giustamente dubbi sull'equilibrio del giornalismo. Le posizioni da direttore non dovrebbero essere assegnate agli ex portavoce del governo. Le emittenti pubbliche stanno fallendo nel gestire le crisi del nostro tempo e di fatto stanno fornendo più argomenti contro se stesse che contro AfD. È necessaria una riforma radicale dell'emittenza pubblica, e nessun soldo in piu'! La mentalità della "protezione totale", che sembra essere un pozzo senza fondo, deve essere abbandonata.

Un altro tema che alimenta il boom di AfD è l'immigrazione. I cittadini si trovano in una situazione sostanzialmente simile a quella del 2015. Non c'è un dibattito razionale sul numero di rifugiati che il Paese può accogliere e sulla quantità di immigrazione che i cittadini sono disposti ad accettare. Nel 2022, in Germania sono arrivati circa 1,3 milioni di rifugiati, principalmente dall'Ucraina. Il Paese è sovraccarico. La disponibilità di alloggi, scuole e asili nido è insufficiente. Le strutture sul territorio sono al limite, se non addirittura oltre il limite. Il governo federale non presta attenzione al problema e i comuni devono lottare per ottenere ogni singolo euro in piu'. Un dibattito onesto dovrebbe affrontare le seguenti questioni: limitazioni e controlli sono requisiti fondamentali per garantire le condizioni inderogabili per l'umanità, rotte di transito sicure e libertà di movimento all'interno dell'UE.

I cittadini comuni devono tornare al centro dell'azione politica

È importante evitare che si ripetano gli errori del passato, come quelli di Weimar nel 1933. Coloro che difendono la democrazia e la libertà devono agire con fermezza e non restare in silenzio. Attualmente, due terzi degli elettori votano per AfD in quanto delusi dagli altri partiti, non per convinzione. Questo rapporto minaccia di invertirsi sempre più e la tendenza verso la destra è pericolosa. Il fatto che AfD attualmente raggiunge il 19% non è un segnale d'allarme isolato. In Brandeburgo, Sassonia e Turingia, AfD potrebbe diventare il partito più forte l'anno prossimo. Cosa si dovrebbe fare in tal caso?

La politica e i media non devono allontanarsi ulteriormente dalla popolazione. È necessario che le decisioni prese al Bundestag e nelle redazioni della capitale siano strettamente connesse alla vita e alle esperienze dei cittadini di tutto il Paese. È indispensabile sviluppare una strategia per raggiungere gli elettori di AfD e cercare di riconquistare quella parte di elettorato. Ciò può essere realizzato mediante una politica equilibrata e ragionevole che ponga al centro del dibattito il cittadino comune, che rappresenta la maggioranza del Paese, e che non lasci più la verità solo nelle mani della destra.

venerdì 26 maggio 2023

Lidl conviene sempre? Ma anche no

In soli 50 anni il discount Lidl è diventato leader indiscusso in Germania e il quarto gruppo a livello mondiale in termini di fatturato, come ha fatto il gruppo di Heilbronn a scavalcare il rivale Aldi e ad imporsi a livello continentale? La chiave del successo probabilmente sta nel generale processo di impoverimento che ha caratterizzato le classi lavoratrici negli ultimi 30 anni, ne scrive Ralf Wurzbacher sulle Nachdenkseiten.de


Lidl compie 50 anni. La catena di discount ha aperto la sua prima filiale Il 16 maggio 1973 a Ludwigshafen-Mundenheim. E secondo la dirigenza aziendale, questa ricorrenza deve essere festeggiata in modo adeguato. La festa, infatti, si protrarrà per ben "20 settimane" con "numerose e allettanti offerte di compleanno, sconti, concorsi, eventi e collezioni retrò". Inoltre, saranno presenti "importanti personalità", fra queste l'intrattenitrice Barbara Schöneberger e la star della commedia Max Giermann, e soprattutto la regina del pop tedesco Helene Fischer. Nel ruolo di volto radioso di una campagna pubblicitaria enorme e certamente non economica, diventerà un'ospite fissa nei nostri salotti di casa. Oh, cielo!

Ma non ce lo meritiamo? Dopo tutto, senza di noi, i clienti, Lidl non sarebbe quello che è oggi: un impero del commercio, il quarto più grande al mondo, con 13.300 filiali (compreso Kaufland), 550.000 dipendenti e un fatturato annuo di oltre 133 miliardi di euro. Una mega-corporation che di recente si è addirittura promossa come "motore di innovazione" per spingere la zoppicante digitalizzazione del Paese e sfidare i giganti tecnologici di Stati Uniti e Cina in termini di intelligenza artificiale (AI).


Spaghetti Milionario

Tutti noi abbiamo contribuito a renderlo possibile, forse è iniziato mezzo secolo fa, quando volevamo pagare un pacco di pasta solo la metà rispetto al negozio dietro l'angolo. E che oggi dovremmo essere felici di non pagare più 99 centesimi per un pacco di spaghetti a marchio Lidl, ma 79 centesimi. Merito di una "battaglia degli sconti" all'interno del settore, che da oltre un anno sta facendo cassa sui consumatori con la sua politica dei prezzi lunari, che non sembra essere dovuta solo all'inflazione. Tanto per ricordare: prima della guerra in Ucraina, da Lidl, Aldi e simili gli spaghetti si vendevano ancora a 49 centesimi. 

Soprattutto, abbiamo reso il fondatore di Lidl e patriarca dell'azienda Dieter Schwarz il tedesco più ricco, con una fortuna stimata, all'ultimo ricalcolo, di 43 miliardi di euro. Per dare un'idea delle dimensioni del suo malloppo: nove anni fa, l'allora 75enne a suo nome aveva "solo" 15 miliardi di euro. Oggi, a 83 anni, non gli resta molto tempo per spendere tutti quei soldi, si potrebbe pensare. Ma sicuramente le sue due figlie  un giorno troveranno il modo per spendere tutto questo denaro.

Ci sono persone che trovano tanta ricchezza indecente, oscena e antisociale e che sostengono che queste cose dovrebbero essere vietate, cioè politicamente proibite, non solo perché una casta numericamente minuscola si trova di fronte a un esercito globale di miliardi di persone povere e sfruttate. Troppo denaro è anche associato a troppo potere e influenza, che di solito funzionano in modo da esacerbare ulteriormente le disuguaglianze e le ingiustizie, aumentando la povertà e la sofferenza in tutto il mondo. E poi ci sono contemporanei attenti che non credono a Schwarz, ai fratelli Aldi e ai boss di Penny nella loro presunta strategia a basso costo, perché i prezzi dei discount si stanno avvicinando sempre più a quelli della concorrenza cosiddetta ad alto prezzo, e questo accade non solo dall'inizio delle grandi crisi dei nostri tempi. Tanto più che se Schwarz fosse davvero lo zio simpatico della porta accanto, come avrebbe potuto accumulare così tanti beni?


Il disincantatore di Aldi

Tali obiezioni e contestazioni tuttavia non risuonano negli omaggi dei principali media in occasione del 50° anniversario dell'azienda. Il tono dominante invece è quello dell'ammirazione, del rispetto per un uomo d'affari accorto che ha trasformato Lidl in un marchio globale con abilità, diligenza e perseveranza. Soprattutto, a Schwarz viene riconosciuto il massimo merito per come è riuscito a scavalcare Aldi, che inizialmente era il suo cane da guardia, e a farlo retrocedere al secondo posto nel cosiddetto segmento dei bassi prezzi qui in Germania, lasciandolo quattro posizioni dietro di sé nella classifica delle catene con il piu' alto volume di vendita a livello globale.

"Cosi' come Dieter Schwarz ha insegnato ad Aldi la paura", titolava l'Handelsblatt, rivelando i "sette segreti del successo dell'eccezionale imprenditore". WirtschaftsWoche ha rivelato solo "sei segreti del successo" del "re dei discount", uno dei quali è: "Proteggi la tua privacy! E questo si riferisce alla sua timidezza davanti ai riflettori, alla sua stretta solitudine, che gli permette, in quanto "tedesco più ricco, di passeggiare senza troppe preoccupazioni nella sua città natale di Heilbronn", indisturbato da "fastidiose offerte commerciali e dubbie richieste di donazioni o altre intrusioni".

"Eccessivo profitto"

È stato questo programma di impoverimento generale nel segno delle riforme Hartz applicate al mercato del lavoro, unito a una redistribuzione senza precedenti dal basso verso l'alto (parole chiave: riforma dell'imposta sulle società, deregolamentazione, privatizzazione), a preparare il terreno per la grande "storia di successo" di Dieter Schwarz. La spesa a basso costo era già di moda a quell'epoca, e Aldi e Lidl ne erano i pionieri. Dall'inizio degli anni 2000, tuttavia, lo shopping a basso costo per molti è diventato una necessità e sempre più una questione esistenziale. I discount ne hanno tratto profitto e continuano a farlo oggi, perché oltre alla clientela classica, anche la classe media, ora a rischio declassamento, affolla i loro negozi.


Il fatto che Schwarz abbia colto il cambiamento più rapidamente di quanto abbiano fatto i suoi concorrenti, ad esempio puntando prima su un assortimento integrato fatto da articoli di marca o sul commercio online, può essere attribuito al suo istinto commerciale. Tuttavia, il fatto di averne fatto un superuomo trascura le circostanze politico-economiche e il contributo dei suoi "sostenitori" politici. Soprattutto, si ignorano i numerosi sacrifici su cui si è basato il suo trionfo. Non c'è solo la folla di clienti che, in quanto impoveriti, non possono fare a meno del low cost, e che tuttavia già da diversi mesi si sono visti applicare dal loro discount preferito prezzi poco caritatevoli che, secondo gli esperti del settore, indicano "una presa di profitto eccessiva".

A ciò si aggiungono altre gravi conseguenze che colpiscono il genere umano e la natura nel suo complesso e che sono da addebitare anche e soprattutto ai discount: il consumo eccessivo di carne e verdura a basso costo, l'allevamento in fabbrica alla Tönnies con gabbie e pulcini in batteria, il turbo-allevamento, le montagne di rifiuti da imballaggio e i danni alla salute e all'ambiente che ne conseguono. Per non parlare della forte marginalizzazione delle professioni tradizionali, come i panettieri, i macellai e i fiorai, in favore di una sempre maggiore concentrazione del mercato, con una tendenza all'aumento dei prezzi e alla diminuzione della qualità. Il tutto è reso ancora più devastante dal fatto che il modello dei discount tedeschi, con tutti i suoi lati oscuri, da tempo ha varcato le frontiere all'interno e all'esterno dell'Europa, con Lidl in particolare che ha attirato l'attenzione con la sua aggressiva espansione all'estero.


Campus formativo alle porte di casa

Tutto questo fa parte del curriculum complessivo di Dieter Schwarz. Come gli attacchi alla codeterminazione all'interno delle aziende documentati dal sindacato Ver.di nel 2004 nel "Libro nero di Lidl" e i casi di spionaggio, pressione sul lavoro, straordinari non pagati e carenze nella tutela della salute. Oppure lo scandalo venuto alla luce nel 2008 sulla sorveglianza sistematica dei dipendenti attraverso telecamere e detective che spiavano addirittura le relazioni amorose all'interno della forza lavoro.

Ma Schwarz non solo è stato ampiamente risparmiato da queste critiche. Al contrario, i "media di qualità" lo hanno acclamato come un generoso mecenate e filantropo, ad esempio per il fatto che la fondazione che porta il suo nome, in collaborazione con la Technische Universität, ha fatto costruire un campus per l'istruzione informatica davanti alla sua porta di casa a Heilbronn e ha "donato" 20 cattedre alla TU in questo contesto. Si dice che un'attenzione particolare sia rivolta alle "medie imprese" e alle "aziende high-tech a conduzione familiare", mentre i critici sospettano che Schwarz qui gestisca la sua scuola professionale Lidl. Inoltre, con il sostegno dello Stato del Baden-Württemberg, sta costruendo un parco scientifico per l'intelligenza artificiale dove in futuro lavoreranno 5.000 persone per competere quanto prima con Google, Windows e Amazon. La Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) lo ha recentemente definito "un UFO di intelligenza artificiale per Heilbronn".

Tutto per una buona causa? Secondo l'auto-rappresentazione di Schwarz, la sua fondazione "senza scopo di lucro" è attiva "laddove le imprese e la società fanno richieste che gli enti governativi non possono o non riescono a soddisfare adeguatamente". Il suo "altruismo" si colloca esattamente dove la privatizzazione della politica praticata per decenni ha lasciato terribili crateri nel tessuto sociale, trasformando proprio questi vuoti - soprattutto nell'istruzione e nella scienza - in miniere d'oro da cui il Gruppo Schwarz in futuro trarrà valore.

Indubbiamente si possono immaginare imprese decisamente piu' altruiste. Che ne dite di questa? Fare la spesa gratis da Lidl per una settimana. Dieter Schwarz potrebbe farlo abbastanza facilmente. Ma non ne vale la pena.



venerdì 19 maggio 2023

I tedeschi di Rheinmetall protagonisti del riarmo ucraino

I tedeschi di Rheinmetall sono ormai pronti a portare la produzione di carri armati direttamente sul territtorio ucraino, impensabile che ciò avvenga senza la copertura del governo di Berlino. A meno di 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale i tedeschi sono pronti a raccogliere il testimone dagli americani nel contenimento della potenza russa nell'Europa dell'est. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


UkrOboronProm

Il produttore di armi Rheinmetall, con sede a Düsseldorf, non è il primo gruppo occidentale ad aver avviato una stretta collaborazione con UkrOboronProm dall'inizio della guerra. Il conglomerato ucraino, infatti, è stato fondato solo nel 2010 - come gruppo ombrello per oltre un centinaio di aziende ucraine produttrici di armi, tra cui il produttore di aerei Antonov e diversi costruttori di carri armati e missili, la maggior parte dei quali aveva ancora origine nell'Unione Sovietica. UkrOboronProm avrebbe dovuto aiutare l'industria della difesa ucraina, in difficoltà, a rimettersi in piedi promuovendono la modernizzazione. Finora non ha avuto successo: nella classifica delle più grandi aziende di armamenti al mondo, pubblicata regolarmente dall'Istituto di ricerca di Stoccolma SIPRI, l'azienda recentemente è scesa al 79° posto. A titolo di paragone, il gruppo tedesco Hensoldt si trovava al 69° posto. Quasi due anni fa, il parlamento ucraino ha deciso di convertire il conglomerato statale in una società per azioni per imprimere una svolta all'industria. Il governo ucraino ha approvato un decreto in tal senso il 21 marzo. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha spiegato che Kiev vuole creare "una delle più potenti industrie della difesa al mondo". [1] Secondo i dati ufficiali, UkrOboronProm ha circa 65.000 dipendenti.



Produzione all'estero nella NATO

La guerra ha portato per UkrOboronProm a condizioni di lavoro e di produzione disastrose. Numerosi stabilimenti sono stati gravemente danneggiati o addirittura completamente distrutti dagli attacchi russi. A marzo è stato riferito che l'azienda era riuscita a riparare circa 3.000 veicoli blindati danneggiati nei combattimenti contro la Russia. Tuttavia, fino al 95% di tutti i veicoli sono stati riparati da squadre di riparazione mobili vicino al fronte. Già nel settembre 2022, l'azienda statunitense Honeywell aveva concluso un accordo di cooperazione con UkrOboronProm. Alla fine del 2022, è stato riferito che le aziende di difesa di sei Paesi avevano firmato dei contratti di collaborazione con il conglomerato per lo sviluppo e la produzione congiunta di armi pesanti e altri equipaggiamenti di difesa. A febbraio, UkrOboronProm ha annunciato di aver iniziato a produrre munizioni insieme a un'azienda di un Paese della NATO. L'azienda non ha specificato di quale Paese si trattasse. Ad aprile è stato annunciato che l'azienda stava collaborando anche con il produttore di armi Polska Grupa Zbrojeniowa nella produzione di munizioni. Sempre secondo UkrOboronProm, per evitare che gli impianti di produzione vengano distrutti dagli attacchi russi, la produzione viene effettuata in Polonia. [3]



Carri armati Rheinmetall in Ucraina

La scorsa settimana Rheinmetall ha confermato le notizie secondo cui il produttore di armi di Düsseldorf avvierà una stretta collaborazione con UkrOboronProm. Inizialmente sarà costituita una joint venture, che dovrebbe essere operativa già a metà luglio. Rheinmetall deterrà una quota di maggioranza del 51% e sarà anche responsabile della gestione aziendale. In una prima fase, la joint venture Rheinmetall-UkrOboronProm riparerà i veicoli militari, in particolare quelli forniti dall'UE. [4] Nel lungo periodo, invece, le due aziende con la loro joint venture intendono produrre veicoli blindati Rheinmetall in Ucraina. Secondo i rapporti, si potrebbe iniziare con il carro armato su ruote Fuchs, che potrebbe essere utilizzato come carro da trasporto o come unità di commando. [5] Potrebbe essere seguito dal veicolo da combattimento per la fanteria Lynx (KF41) e dal nuovo carro armato principale Panther (KF51). In particolare, la produzione del Panther in Ucraina è vista negli ambienti industriali tedeschi come un colpo di grande importanza per Rheinmetall. L'azienda, infatti, ha sviluppato il veicolo come possibile successore del Leopard 2 ed è in competizione con l'MGCS franco-tedesco, sviluppato da Krauss-Maffei Wegmann (KMW) in collaborazione con la francese Nexter. [6] Con l'Ucraina, Rheinmetall avrebbe il suo primo grande cliente - un vantaggio competitivo non trascurabile.



Munizioni e sistemi di difesa aerea

La cooperazione tra Rheinmetall e UkrOboronProm non si limiterà alla produzione di veicoli blindati. Sono previste altre due joint venture, che saranno realizzate a breve e produrranno munizioni e sistemi di difesa aerea. Sebbene Rheinmetall sia nota soprattutto per il suo coinvolgimento nella produzione del Leopard e di altri veicoli blindati, di recente ha investito molto anche nello sviluppo dei nuovi sistemi di difesa aerea. Questi includono sistemi moderni che non solo disturbano i droni e utilizzano la mimetizzazione elettronica, ma anche altri che distruggono i proiettili in avvicinamento con il laser o con una nebbia di trucioli di tungsteno. [7] L'Ucraina non sarebbe solo un cliente riconoscente per l'implementazione di tali sistemi di difesa aerea. La loro installazione nel Paese potrebbe rivelarsi un successo di pubbliche relazioni per Rheinmetall. La Russia, infatti, ha minacciato che se l'azienda tedesca dovesse costruire una fabbrica di carri armati in Ucraina durante la guerra, questa verrebbe immediatamente distrutta. Rheinmetall controbatte e spiega che può proteggere con successo la fabbrica grazie alla propria tecnologia utilizzata anche per proteggere i campi delle forze armate regolari da potenziali attacchi. Anche se i sistemi antiaerei fossero installati dopo la fine della guerra, la misura attirerebbe probabilmente una grande attenzione internazionale.



"Difendere il Paese"

Con la nuove joint venture Rheinmetall-UkrOboronProm, sta diventando sempre piu' evidente che l'azienda tedesca potrebbe diventare uno dei più importanti fornitori delle forze armate terrestri ucraine. "Coperte dalla difesa aerea mobile e dall'artiglieria" di Rheinmetall, "unità di fanteria e carri armati", anch'esse prodotte da Rheinmetall, "potrebbero difendere il Paese dagli aggressori russi", almeno secondo un rapporto: con l'aiuto del produttore di armi con sede a Düsseldorf, infatti, l'Ucraina riceverebbe una base industriale di armamenti al livello più moderno per equipaggiare le sue forze armate in larga misura in modo indipendente e con armi ad alta tecnologia. [8] Rheinmetall aggiunge che le armi prodotte congiuntamente in Ucraina, come il carro armato principale Panther, potrebbero essere esportate con profitto in Paesi terzi. È probabile che i piani possano accelerare l'ulteriore ascesa di Rheinmetall nell'industria globale degli armamenti. Inoltre, aprono opzioni per l'eventualità, già presa in considerazione mesi fa nelle capitali occidentali, che l'avvicinarsi della campagna elettorale statunitense renda consigliabile per l'amministrazione Biden negoziare la fine della guerra e che l'adesione alla NATO per l'Ucraina non sia fattibile ([9]). Un massiccio riarmo secondo gli standard della NATO potrebbe contribuire alle garanzie di sicurezza richieste da Kiev.


[1] Illia Ponomarenko: Ukraine’s state defense conglomerate UkrOboronProm transformed into stock company. kyivindependent.com 29.03.2023.

[2] Ukroboronprom and six Nato nations to jointly produce military equipment. army-technology.com 21.11.2022.

[3] Ukraine, Poland to produce Soviet-era tank shells together. news.yahoo.com 06.04.2023.

[4] Strategische Kooperation in der Ukraine: Rheinmetall und Ukroboronprom vereinbaren Zusammenarbeit. rheinmetall.com 13.05.2023.

[5] Larissa Holzki, Martin Murphy: Rheinmetall repariert und baut Panzer in der Ukraine – Aktie legt zu. handelsblatt.com 12.05.2023.

[6] S. dazu Der Panthersprung nach Kiew und Eine neue Epoche der Konfrontation.

[7] Rüdiger Kiani-Kreß, Max Biederbeck-Ketterer: Warum Rheinmetall eine Fabrik in der Ukraine baut. wiwo.de 15.05.2023.

[8] Larissa Holzki, Martin Murphy: Rheinmetall repariert und baut Panzer in der Ukraine – Aktie legt zu. handelsblatt.com 12.05.2023.

[9] S. dazu „Untragbare Opfer“ und Nach der Offensive.



giovedì 18 maggio 2023

Heiner Flassbeck - La fine dell'inflazione in Germania

Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck sulla base dei dati appena pubblicati dall'Ufficio Federale di Statistica tedesco chiede che la BCE modifichi rapidamente la politica monetaria restrittiva in quanto l'attuale livello dei tassi sta gravemente danneggiando l'economia dell'unione monetaria. Ne scrive Heiner Flassbeck su Relevante Oekonomik 


I nuovi dati dell'Ufficio Federale di Statistica (si vedano i comunicati stampa) chiariscono la situazione anche agli ultimi dubbiosi: la breve fase di forte aumento dei prezzi appartiene al passato e la completa normalizzazione dell'andamento dei prezzi al consumo è solo questione di pochi mesi.

L'Ufficio ha rivisto al ribasso i prezzi alla produzione industriale e ha pubblicato i prezzi all'ingrosso per il mese di aprile. La scorsa settimana inoltre sono stati pubblicati i prezzi alla produzione dei prodotti agricoli per il mese di marzo. La Figura 1 mostra i tassi di crescita su base annua di questi tre indici di prezzo. Il risultato è evidente: i forti aumenti dei prezzi sono stati un evento temporaneo, i prezzi all'ingrosso stanno già scendendo e gli altri seguiranno a breve. Non sembrano esserci nuovi impulsi a nessun livello per consentire una ripresa di quello che molti hanno visto come un processo inflazionistico.

Figura 1

Se si osserva l'andamento dei prezzi alla produzione e all'ingrosso e dei prezzi al consumo sul lungo periodo (Figura 2), si può notare chiaramente come i prezzi al consumo seguano regolarmente e in maniera attenuata i prezzi alla produzione e all'ingrosso.



In particolare, le fluttuazioni nel corso della crisi finanziaria globale del 2008/2009 dimostrano che i prezzi al consumo sono in ritardo rispetto agli altri due indici con un disallineamento più o meno ampio. Nel 2011, ad esempio, i prezzi alla produzione e i prezzi all'ingrosso erano già in ritirata, ma i prezzi al consumo hanno continuato a crescere ancora per un po'. Il calo di questi prezzi prima della pandemia è arrivato con un certo ritardo anche ai prezzi al consumo.


Poiché tali sviluppi, come mostrato in questa sede, possono essere osservati anche in tutto il resto dell'unione monetaria, si può solo ribadire ancora una volta che l'affermazione della BCE secondo cui ci sarebbe una pressione inflazionistica persistente non ha alcun fondamento. Se si considera che la stessa BCE ipotizza un ritardo di 18-24 mesi negli effetti della sua politica, la questione relativa all'adeguatezza dell'attuale politica monetaria e ancor più degli annunciati ulteriori aumenti dei tassi di interesse diventa sempre più urgente.

Se i responsabili della BCE sono preoccupati per la politica salariale in alcuni piccoli Paesi membri dell'unione monetaria, dovrebbero parlare con le parti negoziali e contribuire a trovare soluzioni ai problemi sociali derivanti dall'estrema impennata dei prezzi (parola chiave: compressione della struttura salariale). Danneggiare l'unione monetaria nel suo complesso frenandone l'attività di investimento non aiuterà affatto i Paesi con politiche salariali non orientate alla stabilità. Infatti, la loro perdita di competitività internazionale sarà tanto più negativa quanto più l'economia europea sarà indebolita dalla politica monetaria. In questo contesto, le attuali previsioni della Commissione europea sono come il proverbiale fischio nella foresta.