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sabato 16 settembre 2023

Marcel Fratzscher - La Germania può farcela

"l nostro Paese non è il malato d'Europa, e non lo sarà, a condizione che mobilitiamo tutte le nostre risorse" scrive il grande economista tedesco  Marcel Fratzscher. Secondo il direttore del DIW, la Germania ha ancora dei punti di forza inattaccabili che garantiranno al paese la forza necessaria per superare anche questa ennesima crisi economica. Marcel Fratzscher su Die Zeit


crisi economica germania


"Cosa sta andando storto nel nostro Paese? In parole semplici: stiamo perdendo dinamismo economico, la società si sta irrigidendo, e c'è una crescente malinconia diffusa - questi sono i punti cruciali della crisi."

Ciò che sembra una descrizione della situazione attuale in Germania è, in realtà, una citazione del 1997, dal famoso discorso "Ruck" del Presidente federale Roman Herzog. All'epoca, ci vollero altri cinque anni per avviare riforme coraggiose da parte del governo federale e altri tre per vedere la Germania toccare il fondo, sia dal punto di vista economico che sociale, con oltre cinque milioni di disoccupati, prima che le cose iniziassero a migliorare. La storia spesso tende a ripetersi, ma non deve succedere, se l'economia e la società - invece di cadere in una profonda malinconia - si concentrano sui propri punti di forza e, soprattutto, creano le basi per la fiducia nel futuro e la sicurezza.

Questo non significa minimizzare i problemi attuali. La perdita di dinamismo economico è lampante. La Germania attualmente ha uno dei tassi di crescita economica più bassi in Europa. Le esportazioni sono in picchiata, gli investimenti deludono, e i consumi privati subiscono una battuta d'arresto a causa dell'inflazione e delle preoccupazioni per il futuro. L'industria tedesca è rimasta indietro rispetto alla concorrenza globale, soprattutto nelle tecnologie chiave del futuro come le piattaforme digitali, l'intelligenza artificiale e le tecnologie verdi. Obiettivi importanti come la protezione del clima, l'espansione dell'infrastruttura digitale e la riforma del sistema educativo sono stati trascurati, con pochi sforzi per correggere il tiro. La mancanza di lavoratori qualificati, già significativa, è destinata ad aumentare, mettendo a rischio molte piccole e medie imprese. La burocrazia e l'incertezza normativa, insieme alla scarsità delle infrastrutture, costituiscono ostacoli significativi per i piani futuri delle aziende.

Marcel Fratzscher


Ora ci troviamo di fronte alla battaglia redistributiva

Non sorprende, quindi, che molte persone in questo Paese siano pessimiste sul futuro. La società sembra paralizzata dalla paura, come aveva già notato Roman Herzog 25 anni fa. Allo stesso tempo, c'è una profonda polarizzazione nella società, con i conflitti sociali più intensi degli ultimi 75 anni. A soffrire maggiormente sono i gruppi più vulnerabili. Bambini, adolescenti e giovani adulti continuano a subire pesantemente le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Un giovane su tre ha bisogno di assistenza psicologica e sanitaria, ma solo uno su dieci riesce a ottenerla. Nel frattempo, il governo federale litiga su questioni come la lotta alla povertà infantile e la spesa per il clima, mentre la disuguaglianza in termini di opportunità educative in Germania è tra le più alte tra i paesi industrializzati, e questa disuguaglianza continua ad aumentare a causa della pandemia e dell'inflazione. L'accesso all'edilizia residenziale sta diventando sempre più difficile, specialmente per le giovani famiglie nelle città, portando a una società sempre più gentrificata. Le prestazioni sociali vengono tagliate, e l'opposizione della FDP a un aumento del salario minimo, a un assegno di base per i figli o a un reddito di cittadinanza sta crescendo.

Il risultato è una battaglia redistributiva in cui le persone sono sempre più concentrate su se stesse. Molte stanno cercando capri espiatori tra i migranti e i rifugiati. La dichiarazione del ministro federale delle Finanze sulla fine delle riforme sociali e i tagli alle prestazioni sociali è più controproducente che mai.

In questa situazione, non è difficile comprendere perché sia persone che aziende sono state travolte da una profonda sfiducia e guardino al futuro con pessimismo.

La Germania ha il potenziale per un cambiamento significativo.

"I tedeschi hanno la forza e la volontà di superare questa crisi con le proprie risorse - a condizione che abbiano il coraggio di farlo." Queste parole risuonano ancora oggi, pronunciate dal Presidente Herzog nel suo discorso a Berlino nel 1997. Sottolineano un punto cruciale per un cambiamento di successo: la fiducia nelle proprie capacità.

copertina economist germania sick man of europe


La Germania ha dimostrato di poter affrontare sfide eccezionali in passato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha dovuto rinnovarsi economicamente e socialmente, affrontando sfide come l'integrazione di milioni di rifugiati, la ricostruzione dell'infrastruttura e dell'economia, la Guerra Fredda in un Paese diviso, e poi la riunificazione, con grandi turbolenze sociali, crisi finanziarie ed economiche, e infine una pandemia e una crisi energetica. Tuttavia, queste sfide non sono state in grado di scalfire il fatto che oggi la Germania sia una delle nazioni più ricche al mondo, con prosperità e stabilità invidiabili. Questo successo è stato possibile grazie a tre punti di forza fondamentali.

Innanzitutto, le istituzioni statali sono eccellenti, con un forte Stato di diritto, competenze elevate e grande indipendenza. La rigidità delle riforme e la burocrazia eccessiva non derivano dalle istituzioni stesse, ma piuttosto dalla mancanza di volontà politica, dagli interessi delle lobby e da potenti gruppi di interesse.

Il secondo grande punto di forza della Germania è la sua struttura economica, caratterizzata da un solido tessuto di piccole e medie imprese a conduzione familiare. Queste imprese guardano al lungo termine, assumendosi responsabilità verso i propri dipendenti. Questa caratteristica conferisce loro resilienza e flessibilità, consentendo loro di affrontare con successo le sfide e le crisi. Pochi paesi al mondo possono vantare tanti campioni nascosti, aziende altamente innovative che hanno un ruolo chiave nell'economia globale.

Il terzo punto di forza, forse il più importante, è la solidarietà, che è al centro dell'idea di economia sociale di mercato. Come sosteneva il filosofo e naturalista russo Pyotr Kropotkin più di 100 anni fa, e come hanno confermato numerosi studi scientifici, le società solidali hanno maggiori probabilità di superare le grandi crisi e sfide rispetto a quelle individualistiche. La solidarietà crea sicurezza e fiducia, unisce le forze e costruisce ponti, sia dal punto di vista economico che sociale.

Per contrastare il pessimismo, la fiducia è essenziale, come sottolineato dal Presidente Herzog. Questo non significa ignorare i problemi e le sfide citate. Attualmente, la Germania rischia che le paure e le preoccupazioni alimentino un circolo vizioso, peggiorando ulteriormente la situazione economica e sociale. L'economia è in gran parte una questione di percezione. Le aziende non investiranno se non hanno fiducia nella Germania come luogo in cui produrre, e le persone si ritireranno dal mercato del lavoro e investiranno di meno su se stesse se perdono la fiducia.

"Una scossa profonda deve attraversare la Germania. Dobbiamo essere pronti a rinunciare ai nostri beni piu' cari." Questo richiamo del Presidente Herzog non è meno urgente oggi di quanto lo fosse un quarto di secolo fa. Attualmente, la Germania gode di una solida posizione economica e finanziaria. Il nostro Paese non è il malato d'Europa, e non lo sarà, a condizione che mobilitiamo tutte le nostre risorse.

Il governo federale sta già compiendo molte azioni positive, spesso sottovalutate. Tuttavia, manca una bussola chiara e la determinazione necessaria per investire nel futuro e raggiungere una maggiore uguaglianza sociale. Le imprese condividono la responsabilità dei problemi tanto quanto i politici. Dovrebbero essere oneste nel riconoscere i propri errori e investire nella trasformazione ecologica e digitale, invece di puntare il dito contro i politici e chiedere a gran voce maggiori aiuti finanziari. Questo rappresenta l'unico modo per costruire fiducia e interrompere il circolo vizioso in cui la Germania sembra essere intrappolata, caratterizzato da stagnazione economica, declino della prosperità e crescente polarizzazione sociale.


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lunedì 11 settembre 2023

Heiner Flassbeck - La recessione tedesca è sempre più profonda

"Fino a quando la situazione dei tassi di interesse elevati e la deflazione dei prezzi a livello dei produttori interni resterà invariata, non ci sarà alcun segnale di ripresa" scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, e prosegue: "a meno che i responsabili della BCE non comprendano rapidamente che la loro visione delle cose è inadeguata, non possiamo escludere una crisi economica prolungata". Un articolo molto interessante di Heiner Flassbeck da Relevante Oekonomik



Prosegue il rallentamento dell'economia tedesa. Anche nel primo mese del terzo trimestre, la produzione e gli ordini dell'industria tedesca stanno attraversando una fase recessiva. Gli indicatori di sentimento più recenti, come l'indice ifo e il PMI markit, rilevati ad agosto, sono chiaramente in diminuzione. Non è quindi più possibile escludere che la recessione assuma dimensioni più ampie.

Il Ministro federale dell'Economia definisce la situazione "sfidante", ma non rende giustizia alla realtà quando si limita a parlare di una fase attuale di debolezza economica e ammonisce contro le critiche rivolte alla Germania in quanto luogo di produzione. Sia il governo che l'opposizione continuano a credere che possano affrontare questa enorme sfida, originata dalla politica errata della BCE in materia di tassi di interesse (come recentemente spiegato qui), con una miscela eterogenea di misure (di recente denominate "Patto per la Germania" dal Cancelliere). E questo è un errore fondamentale.

Ulteriore calo nei nuovi ordini e nella produzione

I nuovi ordinativi nell'industria tedesca sono noti per la loro elevata volatilità (Figura 1) a causa dell'incidenza periodica di grandi ordini, presumibilmente legati a contratti governativi nel settore della difesa, che spesso distorcono la tendenza ciclica di base verso il basso.

nuovi ordini andamento germania
Andamento nuovi ordini Germania 

Senza l'influenza dei grandi ordini, è possibile osservare una tendenza più chiara, soprattutto tra le piccole imprese e le PMI (Piccola e Media Impresa) (Figura 2). Attualmente, questo indicatore è inferiore di quasi il 15% rispetto ai picchi registrati nel 2017 e nel 2021. Dal 2022, si osserva una costante tendenza al ribasso. Questo ribasso riguarda sia l'indicatore generale, che riflette l'industria manifatturiera nel suo complesso, che il sottoindicatore dell'industria produttrice di beni strumentali.

Ordinativi senza grandi ordini

Nel caso degli ordini di beni strumentali, escludendo i grandi ordini dal mercato interno (le due curve più scure nella Figura 3), è evidente l'assenza di una tendenza alla stabilizzazione. Considerando che questo indice aveva una base di 100 nel 2015, un valore attuale inferiore al 90 riflette quanto sia in difficoltà l'attività di investimento in Germania, nonostante tutti i programmi istituzionali a livello nazionale e comunitario per promuovere la transizione ecologica dell'economia.

Investimenti nei beni strumentali

La diminuzione della domanda sta iniziando a influire sulla produzione: la stagnazione degli ordini nell'industria e nell'edilizia sta diventando evidente, e a causa della mancanza di nuovi ordini, la produzione sta gradualmente diminuendo. Questa tendenza si riflette chiaramente anche nel settore dei beni strumentali. Tuttavia, poiché questo indicatore non distingue tra grandi ordini e andamento delle vendite, è probabile che l'andamento sia ancora più negativo di quanto sembri, il che è significativo per le prospettive di cambiamento strutturale e di crescita della produttività.

Andamento produzione nell'industria tedesca

Questo scenario deve essere considerato alla luce del fatto che le imprese industriali in Germania e nell'intera area dell'euro si trovano a fronteggiare prezzi che sono pressoché stagnanti o addirittura in calo, mentre i tassi di interesse rimangono relativamente alti. Le differenze nei tassi di crescita dei prezzi alla produzione tra i quattro principali paesi dell'UE sono essenzialmente attribuibili al settore dell'energia, come evidenziato nel confronto tra le figure 5 e 6. Escludendo l'energia, i tassi di crescita dei prezzi alla produzione in Germania, Francia, Italia e Spagna seguono un andamento praticamente parallelo (Figura 6). Le differenze nei dati complessivi (Figura 5) sono principalmente dovute alla variazione dei prezzi nel settore energetico. Inoltre, in questo confronto tra paesi, la Germania non registra l'aumento più significativo dei prezzi durante la crisi energetica.

Figura- Prezzi alla produzione nei principali paesi UE

Prezzi alla produzione senza energia

Il tasso di crescita dei prezzi alla produzione nell'intera area dell'euro (Figura 7) è ora inferiore al due percento, se si esclude il settore energetico, mentre includendo l'energia, la cifra arriva al -7,6 percento. Tuttavia, ciò che è veramente rilevante per le imprese è la variazione dei prezzi da un mese all'altro (Figura 8).

Figura 7

Figura 8

In questo caso, i tassi senza l'energia sono già negativi, e lo sono comunque quando si considera l'energia. Nonostante i responsabili della BCE abbiano sottolineato l'importanza delle aspettative di inflazione dei cittadini per il comportamento futuro, sembrano ignorare la probabilità che attualmente le aspettative di prezzo delle imprese siano negative. In questo contesto, i tassi di interesse appaiono chiaramente troppo elevati per sostenere qualsiasi forma di sentiment positivo per gli investimenti senza un massiccio sostegno pubblico.

Heiner Flassbeck


A meno che i responsabili della BCE non comprendano rapidamente che la loro visione delle cose è inadeguata, non possiamo escludere una crisi economica prolungata. Come mostra il grafico 9, un'analisi basata sul trend mensile non suggerisce alcuna minaccia inflazionistica nell'area dell'euro.

Figura 9

Infine, vale la pena notare che le previsioni per il 2024 dovrebbero essere affrontate con grande cautela. È prassi comune per molti analisti economici presentare cifre positive alla fine del loro orizzonte di previsione, anche se le condizioni iniziali erano sfavorevoli. E questo crea una sorta di effetto "luce alla fine del tunnel". Tuttavia, è importante sottolineare che la direzione attuale dell'economia è chiaramente in discesa. Un'inversione di tendenza richiede impulsi, dato che un'economia di mercato non può stabilizzarsi autonomamente solo grazie all'azione parallela dei singoli attori economici privati. Questo è stato dimostrato dalla "recessione invernale leggera" che si è verificata a partire dal quarto trimestre del 2022, la quale ha mostrato che non esiste un meccanismo automatico che riporti l'economia sulla via della crescita. Rimanere inattivi nella speranza che tutto si risolva da solo, seguendo l'idea che "ciò che scende, prima o poi risale" o che "alti e bassi sono parte integrante del ciclo economico", rappresenta una strategia economica errata basata su una comprensione distorta dei processi economici globali e delle relative dinamiche.

Le recenti previsioni di vari istituti (IfW a Kiel, IWH a Halle e ifo a Monaco) condividono tutte una prospettiva di ripresa rapida delle esportazioni tedesche, con un aumento del surplus della bilancia commerciale al di sopra del 6% per l'anno in corso, dopo il 4,2% del 2022, e una previsione di superare addirittura il 7% nel 2024 (IfW e ifo). Tutti e tre gli istituti prevedono che l'attività di investimento privato in attrezzature non sarà frenata nell'anno in corso, nonostante l'alto livello dei tassi di interesse e la contrazione dell'attività economica. Tuttavia, come dimostrano gli indicatori precedentemente menzionati nel settore dei beni strumentali in Germania, questa prospettiva sembra basarsi su un'ottimismo infondato. È ancora incerto se l'estero, in particolare l'Europa, soggetta alla stessa politica dei tassi di interesse della Germania, sarà in grado di generare una domanda sufficientemente robusta da consentire ai produttori tedeschi di esportare nei volumi previsti.

Fino a quando la situazione di tassi di interesse elevati e la deflazione dei prezzi a livello di produttori interni rimarrà invariata, non ci sarà alcun segnale di una ripresa. Gli uomini politici saggi farebbero bene a coordinarsi con i loro colleghi europei e ad interrogare la BCE all'interno dell'Eurogruppo.


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mercoledì 23 agosto 2023

Flassbeck - La BCE deve agire prima che tutta Europa finisca in recessione

"Alla luce della recessione in Germania e dell'incombente recessione in tutta Europa, è imperativo che i leader della politica tedesca ed europea si siedano immediatamente al tavolo con il presidente della BCE per affrontare i pericoli deflazionistici e per sollecitare una rapida inversione di rotta nella politica monetaria" scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck.

Heiner Flassbeck crisi economica germania

Anche in Germania i prezzi alla produzione sono ormai in caduta libera. Dopo che nei mesi precedenti erano stati registrati elevati tassi di crescita negativi sia in Spagna che in Italia, le statistiche di luglio mostrano un meno sei per cento anche per la Germania. E questo è solo l'inizio. Anche se questo indicatore non dovesse continuare a scendere mese dopo mese fino a settembre (cosa che ha fatto regolarmente negli ultimi mesi), il dato per agosto e settembre si aggirerà intorno al meno 15 per cento. 

E questo è quasi esattamente lo scenario che Friederike Spiecker e io abbiamo descritto nel marzo di quest'anno. Il che non significa altro che già in primavera era facile capire che in Germania e in Europa non c'era una vera inflazione, ma solo aumenti temporanei dei prezzi il cui chiaro livellamento era già da tempo evidente a qualsiasi osservatore obiettivo.

Ora, al più tardi, è chiaro che la BCE e tutti gli allarmisti dell'inflazione avevano fondamentalmente torto quando sostenevano che dall'estate scorsa fosse in atto un pericoloso processo di inflazione che poteva essere fermato solo da un rallentamento dell'economia orchestrato dalla BCE. I successivi aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE hanno già causato danni enormi. 

Alla luce della recessione in Germania e dell'incombente recessione in tutta Europa, è imperativo che i leader della politica tedesca ed europea si siedano immediatamente al tavolo con il presidente della BCE per affrontare i pericoli deflazionistici e per sollecitare una rapida inversione di rotta nella politica monetaria. 

Se la BCE aspetta fino a settembre e poi eventualmente non prende ancora una decisione in direzione di un taglio significativo dei tassi d'interesse, il resto della politica non potrà più evitare che l'economia venga gravemente colpita non solo quest'anno, ma anche l'anno prossimo. Chi tace ora è direttamente responsabile degli enormi danni causati da questa politica sbagliata.


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giovedì 20 giugno 2019

Verso la recessione?

L'ipotesi di una recessione si fa largo anche fra le parole, di solito prudenti, dei grandi centri di ricerca e della Bundesbank. Si parla con insistenza della frenata dell'economia italiana, ma anche l'economia tedesca è ferma, e il secondo trimestre molto probabilmente avrà il segno negativo. Ne scrivono le Deutsche Wirtschafts Nachrichten e la Reuters



Il PIL della Germania, secondo le previsioni della Bundesbank, nel corso del secondo trimestre diminuirà. "La produzione economica tedesca nella primavera del 2019 potrebbe registrare un lieve calo", ha anticipato la Bundesbank nel suo rapporto mensile pubblicato lunedì. "Gli effetti straordinari che hanno contribuito a un notevole aumento del PIL nel primo trimestre dell'anno in corso stanno finendo o addirittura si stanno invertendo", chiariscono gli esperti della Bundesbank. Da gennaio a marzo di quest'anno l'economia era cresciuta dello 0,4%.

Il settore delle costruzioni nel trimestre in corso dovrebbe registrare un certo "effetto rimbalzo", dopo che l'attività invernale era stata notevolmente espansa a causa del clima particolarmente mite. "Inoltre, a causa delle difficoltà di consegna dovute all'introduzione del nuovo test sulle emissioni WLTP dello scorso autunno, gli acquisti di auto che per questo motivo erano stati posticipati, nel frattempo potrebbero essere già stati realizzati", afferma la Bundesbank.

Le esportazioni tedesche nel Regno Unito - uno dei principali mercati di sbocco - rischiano di soffrire per il caos della Brexit.

Nel complesso l'andamento economico di base rimane debole. "Il fattore decisivo resta la continua flessione del settore industriale", sottolinea la Bundesbank. L'industria soffre per i conflitti commerciali, a causa di un'economia globale più debole e dei rischi come la Brexit.

"Lo slancio dell'economia interna, tuttavia, resta fondamentalmente invariato", sottolinea la Bundesbank in considerazione di un livello occupazionale record, di salari crescenti e di bassa inflazione. "In questo senso perdura un quadro congiunturale diviso a metà."

Ad inizio giugno la Bundesbank aveva ridotto le sue previsioni di crescita per l'economia tedesca. Per quest'anno ci si aspetta una crescita dello 0,6 %, che nel 2020 dovrebbe raddoppiare passando all'1,2 %. Nel dicembre 2018, la banca centrale ipotizzava una crescita dell'1,6% per entrambi gli anni.




Secondo le previsioni dell'Istituto Ifo, l'economia tedesca nel trimestre in corso rallenterà. Il prodotto interno lordo nel periodo da aprile a giugno, infatti, dovrebbe diminuire dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, come indicato martedì dal responsabile per le previsioni economiche dell'Ifo, Timo Wollmershäuser. Nell'estate del 2018, il PIL tedesco era sceso dello 0,2%. In seguito l'economia ha ristagnato, prima di registrare una ripartenza all'inizio dell'anno. Nonostante la difficile situazione in primavera, l'esperto dell'Ifo non si aspetta che ci siano due trimestri consecutivi negativi: "non abbiamo indicazioni per poter parlare di una recessione".

In considerazione dei conflitti sui dazi, del pericolo di una Brexit forse disordinata e delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Iran, le aspettative economiche degli investitori continuano a precipitare. Il barometro dello ZEW di Mannheim a giugno è sceso di 19 punti passando a - 21,1 punti. Al pessimismo generale contribuisce "anche una congiuntura economica tedesca sostanzialmente peggiore" all'inizio del secondo trimestre, ha detto il presidente dello ZEW Achim Wambach. Anche la Bundesbank recentemente si è aggiunta al coro dei pessimisti prevedendo un calo della produzione economica nel secondo trimestre. Da gennaio a marzo, il PIL è cresciuto dello 0,4 %.

Industria in recessione

Secondo l'Istituto Ifo l'economia tedesca crescerà meno della metà rispetto al 2018. Il prodotto interno lordo aumenterà solo dello 0,6%. L'istituto di ricerca RWI di Essen nelle sue previsioni ipotizza un aumento dello 0,8 %. "Segnali sempre piu' forti indicano che la crescita dell'economia tedesca sta rallentando", ha dichiarato Roland Döhrn, Chief Economist di RWI. "Ciò emerge, tra le altre cose, dall'andamento negativo degli ordini nel settore industriale e da una più debole creazione di nuovi posti nel mercato del lavoro".

Secondo l'esperto di congiuntura dell'Ifo Wollmershäuser, la produzione nel settore manifatturiero fortemente orientato all'export, dove viene generato un quarto del valore aggiunto, attualmente si trova in recessione. Allo stesso tempo i fornitori di servizi operanti sul mercato interno e il settore delle costruzioni, tuttavia, stanno registrando una crescita robusta. L'Istituto di Monaco prevede che l'economia tornerà a crescere e che la crescita dei prossimi trimestri sarà dello 0,3%. (...)

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