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giovedì 23 febbraio 2017

La lotta di classe è qui - Il successo di AfD nell'est

Ottima traduzione appena ricevuta da Claudio. Prima parte di un bellissimo reportage che Die Zeit dedica allo straordinario successo elettorale di AfD a Bitterfeld, in Sachsen-Anhalt, e in molte altre zone dell'Est. A Bitterfeld alle regionali del 2016 AfD ha superato il 31%: un risultato che non puo' essere spiegato solo con la rabbia per l'ondata di migranti. Grazie Claudio per l'articolo! Da Zeit.de


A Bitterfeld, città della working class, AfD è il primo partito. I loro elettori non hanno problemi solo con gli immigrati, bensì anche con il capitalismo.



Quando il deputato dell'Afd Daniel Roi vuole spiegare perché la gente della sua circoscrizione elettorale è così arrabbiata non va al centro dei rifugiati. Va al lago. L'acqua riluce oscura, sulla riva ci sono le panchine per il picnic e nei lotti dei camper permanenti svernano le canoe. Lì accanto campeggia la réclame del circolo nautico: “la vela non deve essere costosa”. 



Goitzsche è il nome del lago che è sito all'estremità di Bitterfeld-Wolfen, una città nella parte sud-orientale della Sassonia-Anhalt. Qui in estate le persone stendono i loro teli, fanno il bagno, vanno in canoa e praticano lo sci d'acqua. 


È un mercoledì di dicembre, il bavero del cappotto di Roi è sollevato verso l'alto e la barba è accuratamente rasata. Lui ha 29 anni ed è uno dei pochi giovani che qui non è solamente nato ma anche deciso di restarci. A dieci anni entra nel corpo dei volontari dei vigili del fuoco. A diciotto avvia la sua prima iniziativa civica. A 25 diventa membro dell'AfD. Alle elezioni regionali del marzo 2016 riceve il 31% dei voti, primo fra i candidati del suo collegio elettorale. In tutto ciò il lago ha svolto un ruolo importante.

Prima, quando Roi era un bambino e il muro non era ancora stato abbattuto, qui rimbombavano le scavatrici che lavoravano in una delle aree minerarie ricche di lignite più estese della DDR. In seguito al crollo della Germania Est la zona si deindustrializzò e dalla cava a cielo aperto fu ricavato un lago artificiale. Il suolo venne bonificato, il cratere fu riempito d'acqua e lungo i pendii vennero piantati gli alberi. In seguito furono tracciati dei percorsi pedonali e furono costruiti parcheggi. Il tutto richiese più di 200 milioni di euro tra incentivi allo sviluppo federali, regionali, europei e soldi dei contribuenti. Tre anni fa però il comune di Bitterfeld-Wolfen ha venduto larga parte del lago ad una società privata per soli 2,9 milioni di euro. Il nome della compagnia è “Blausee” (n.d.t. “lago blu”) ed è specializzata nella privatizzazione di patrimonio naturalistico, avendo già acquistato dallo Stato diversi laghi. Il proprietario è l'imprenditore farmaceutico multimiliardario Adolf Merckle.

“La collettività ha pagato affinché il lago fosse abbellito” dice Roi “e chi ne ha tratto giovamento?” Punta il dito verso un tratto recintato della riva. Là, dietro delle canne palustri alte quanto un uomo, ci sono due case galleggianti con i tetti a terrazza costruite in vetro e legno chiaro e con un accesso esclusivo al lago. In una rimessa per le barche si trova uno yacht a motore cromato sollevato con il cric. Sulla recinzione è affisso il cartello “Proprietà privata, vietato l'accesso”. Un po' più a nord, su un'incantevole penisoletta, dei cingolati spianano la riva: direttamente a ridosso dello specchio d'acqua stanno costruendo un complesso residenziale. “Miliardari” dice Roi e la parola risuona come se fosse un'ingiuria.

Alle elezioni in Sassonia-Anhalt Bitterfeld-Wolfen è il Comune dove l'AfD ha preso più voti. Nei giorni successivi al voto sono venuti giornalisti da Amburgo, da Berlino, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. Volevano sapere i motivi che avevano spinto così tanta gente a votare l'AfD. Hanno ripreso la piazza del mercato, hanno mostrato persone che indossavano pantaloni da jogging grigi, che si ingozzavano di grassi würstel e che apostrofavano come “negri” gli immigrati e come “criminali” i politici. Hanno documentato la realtà, ma hanno raccontato solo mezza verità. 

È da parecchio tempo che il successo dell'AfD non si basa più soltanto sull'odio nei confronti degli stranieri o sulla rabbia nei confronti della cancelliera Merkel; sono riusciti – più di ogni altro partito – ad approfittare dello strappo sociale che attanaglia la Germania, quello tra ricchi e poveri, tra città e campagna, tra l'élite globalizzata e il piccolo uomo di provincia. L'indignazione dei politici come Roi è generata tanto dall'accoglienza verso i rifugiati quanto dai trucchetti contabili delle grandi multinazionali, dalla privatizzazione di beni pubblici e dalle aziende che prima ricevono sovvenzioni dallo Stato per milioni di euro e poi delocalizzano all'estero. 

Il popolo umile contro il capitale globale: con questo slogan la destra sta racimolando i voti di quanti – in passato – votavano a sinistra, un fenomeno che si registra in tutta l'Europa: nelle aree deindustrializzate dell'Inghilterra settentrionale, nelle campagne della Polonia, nella Germania orientale e nel sud della Francia. Marine Le Pen, leader del Front National, si presenta come la paladina della classe lavoratrice francese, il quasi presidente austriaco Norbert Hofer dell'FPÖ viene visto come il difensore del numero crescente di lavoratori a rischio di esclusione sociale. Nella regione della Ruhr, un tempo feudo rosso, vista l'alta densità di acciaierie e miniere di carbone, l'AfD sta mettendo su un'organizzazione per i lavoratori con l'intento di strappare voti all'SPD e alla Linke. 

A Bitterfeld tutto ciò non è più necessario. Qui l'SPD durante l'ultima tornata elettorale ha ottenuto solo l'8% dei voti. La Linke è scesa al 13%, che per gli standard dell'ex Germania Est rappresenta un pessimo risultato. E, sebbene nelle recenti votazioni per il sindaco non abbia vinto l'AfD, bensì il candidato della CDU sostenuto da un'ampia coalizione, alle elezioni per il Parlamento regionale di settembre l'AfD è riuscita a superare tutti i singoli grandi partiti. 

“Che ne è di quelli che dal successo non ottengono nulla?”

Daniel Roi monta nella sua Skoda grigia. Nel portaoggetti della portiera c'è un volantino dell'AfD, un depliant per la circoscrizione elettorale: la parola “profugo” non compare nemmeno una volta, si parla però di argomenti come i pensionati in difficoltà, i tagli ai vigili del fuoco, i quartieri operai in degrado e le scuole che vengono chiuse. Roi dichiara di avere paura per il proprio Paese. Quando spiega perché non fa riferimento tanto ad una questione d'identità quanto al problema della ridistribuzione; quando cita “quelli di sopra” intende politici influenti ma anche potenti multinazionali, Merkel&Merckle insomma. “Quelli che stanno in alto” dice Roi “sono quelli che si sono presi il Goitzsche”. 

Roi preme sull'acceleratore. Si lascia il lago alle spalle e si dirige verso la zona industriale, là dove ai tempi della DDR l'impianto chimico di Bitterfeld e Wolfen avvelenava l'aria; dopo la riunificazione grandi multinazionali vi hanno costruito i propri impianti di produzione. Roi passa davanti alla fabbrica di colore bianco del colosso farmaceutico Bayer che a Bitterfeld produce le compresse dell'aspirina. Poi è la volta dell'impianto giallo-grigio dell'Heraeus che qui produce vetro al quarzo, cui fa seguito il forno di fusione della Guardian Industries, una multinazionale americana che fabbrica lastre di vetro.

Osservata da qui Bitterfeld può sembrare un piccolo miracolo economico. Dove un tempo c'erano fabbriche decrepite adesso si produce secondo standard ambientali elevati. Là dove decine di migliaia di persone persero il proprio lavoro in seguito alla dissoluzione della DDR il tasso di disoccupazione è nel frattempo nuovamente calato: da oltre il 20% nel 2003 a meno dell'8% nel 2016. Nel reparto chimico, il settore economico più importante della regione, gli stipendi continuano a salire. “L'economia mette il turbo” dice il sindaco della città, “la via del successo è spianata” fa eco il presidente dell'agenzia locale per l'incentivazione dell'economia. Il deputato Afd Daniel Roi invece si interroga: “Che ne è di coloro che dal successo non ottengono nulla?”

Lungo la strada si snoda un imponente sistema di tubazioni, un reticolato di oleodotti multicolori trasportano idrogeno e cloro gassoso da una fabbrica all'altra: attraversano la città come un sistema vascolare e riforniscono le fabbriche di prodotti chimici, mentre queste ultime dovrebbero provvedere a rifornire la città di posti di lavoro. Quantomeno questo era il piano.

Molti dipendenti lautamente retribuiti dalla Bayer o dalla Guardian non vivono però a Bitterfeld ma a Halle o a Lipsia, ed è lì che spendono i loro guadagni. Anche il tasso di disoccupazione non appare più così roseo se osservato più da vicino: molte persone infatti sono andate via o in pensione. Pertanto non è facile stabilire se sia più la città a trarre profitto dalle multinazionali o viceversa. “La Bayer realizza alti profitti ma versa pochissime tasse” rivela Kay-Uwe Ziegler, un collega di partito di Daniel Roi, anch'egli di Bitterfed. Né la Bayer né la città hanno voglia di esprimersi su questo punto: segreto fiscale. Ma un consigliere comunale della Linke afferma che la Bayer effettivamente non pagherebbe cifre esorbitanti in tasse ,un “segreto di Pulcinella” a suo giudizio. Preferisce non dire altro, non vuole inimicarsi un colosso industriale tanto potente. 

Sia ben chiaro: non è che siccome le statistiche sulla disoccupazione non sono negative tutti qui se la passino bene. Nell'autunno 2016 l'istituto demoscopico di Allensbach ha interrogato gli elettori. Il 38% dei sostenitori dell'AfD riteneva di far parte “ della schiera di coloro che in Germania sono rimasti indietro mentre agli altri va sempre meglio”, la percentuale più alta fra tutti i partiti.

In un isolato vicino alla zona industriale, in un piccolo appartamento con il pavimento in laminato, abita Diana Riemann. Sul bracciolo del sofà c'è un pupazzo di Arlecchino, nell'armadio a parete un angelo di porcellana. Sul tavolino in vetro nel salotto, tra la guida TV e un numero di Wochenspiegel, è riposta una brochure azzurra: è il programma dell'AfD. Alle politiche di settembre 2017 Riemann vuole andare a votare; per la prima volta da quasi venti anni. 

Diana Riemann in realtà si chiama in un altro modo, ma lei non vuole essere riconosciuta, teme di perdere il lavoro. Riemann non lavora alla Bayer, dove gli stipendi sono alti e c'è un autorevole consiglio di fabbrica. Lavora per la Soex, un'azienda che ricicla vestiti usati. 700 lavoratori smistano cappotti, pantaloni, t-shirt e scarpe. In tre turni, giorno e notte. Lei trascorre otto ore al giorno immersa tra gli stridii dei carrelli elevatori e il frastuono delle presse, continuamente chinata. Sul tavolo ci sono i monitor che controllano se i lavoratori svolgono correttamente le loro mansioni, a seconda del reparto si arriva fino a due tonnellate di vestiti al giorno.

Gli abiti che Riemann smista puzzano. L'aria che respira è stantia. Il lavoro che svolge è monotono. “Piglia, piglia, piglia” dice lei, aprendo e chiudendo i pugni; il suo dito medio è storto. “Dito a scatto” e lo fa balzare in avanti. Nervi infiammati e mal di schiena, questo è il prezzo da pagare per il suo posto di lavoro. Quando ha il turno mattutino si alza alle quattro meno dieci. Quando torna a casa è distrutta. Alle 18:45 guarda il telegiornale RTL. Non va a letto più tardi delle 20:30. 

Il salario della Riemann è leggermente più alto di quello minimo. Non ha diritto alle ferie pagate e alla tredicesima. Le spettano tre settimane di ferie ma non decide lei quando prenderle. Alla Soex la gran parte dei dipendenti ricevono le ferie a luglio, quando le macchine sono in manutenzione: luglio però è alta stagione e farsi una vacanza è quasi ovunque troppo costoso. 

Riemann dice che se trovasse qualcosa di meglio, magari un'occupazione in un'attività commerciale, come cassiera da KiK o da Edeka, cambierebbe subito lavoro. Che le aziende cercano manodopera, che il tasso di disoccupazione scende e che il gettito fiscale è in aumento, queste sono tutte cose che Riemann ha già sentito. Ma non ne sente gli effetti. La sua condizione nel 2016 è la stessa del 2003. 

All'epoca in Sassonia-Anhalt una persona su cinque era disoccupata e chi aveva un lavoro aveva la sensazione di essere facilmente rimpiazzabile. Era il tempo della disoccupazione di massa, dei tagli e delle riforme “Agenda 2010”. Il governo a guida socialdemocratica ridusse i sussidi per la disoccupazione, diminuì le tutele sui licenziamenti e cominciò a controllare meticolosamente i bisogni e le necessità di coloro che richiedevano aiuti sociali. Tutto ciò mirava a rinforzare l'economia e a preparare il Paese alla globalizzazione e al cambiamento demografico. Alla fine queste riforme sarebbero dovute tornare utili a tutti.

La CDU pretese tagli ancora più radicali. Nel 2003 tenne un congresso di partito non lontano da Bitterfeld. Sul palco c'era una signora in tailleur. Con voce ferma richiese “un abbassamento del costo del lavoro”. Propose un patto ai lavoratori come Diana Riemann: promise loro “benessere e sicurezza” reclamando in cambio “flessibilità e rendimento”. Questa donna di nome faceva Angela Merkel e quel congresso tenutosi a Lipsia viene oggi ricordato come la cesura neoliberista nella storia della CDU. Dimostrarsi flessibili, rafforzare il senso di autoresponsabilità, stringere la cinghia. Questo era il leitmotiv dell'anno zero, l'imperativo della recessione.

(Fine prima parte) ...Seconda parte

venerdì 20 gennaio 2017

La deriva negazionista di Alternative für Deutschland

AfD è un contenitore politico variegato, ma nell'Est del paese ci sono personaggi politici alquanto discutibili. Björn Höcke, leader di AfD in Turingia ed esponente dell'ala piu' nazionalista, durante il discorso di martedì a Dresda ha lanciato una svolta negazionista, forse solo una provocazione per dare visibilità al partito, la stampa tedesca tuttavia si interroga sulla vera natura di questo movimento. Da thueringen24.de

Bjorn Hocke

"Vorrei che foste i nuovi prussiani", ha detto martedì sera a Dresda davanti al suo pubblico il presidente regionale della AfD in Turingia Björn Höcke. Era stato invitato a parlare dalla Junge Alternative (JA), il gruppo giovanile della AfD. Nella sala da ballo del birrificio Watze, il discorso di Höcke è l'apice della serata, e il pubblico ha accolto il politico 44enne con grande calore e molti applausi. 


Ci riprenderemo la Germania pezzo per pezzo

Sono un oratore scomodo, ha detto all'inizio del discorso il politico della AfD parlando di sé. Dresda, secondo Hocke, è la capitale dei "cittadini coraggiosi", e dovrebbe diventare la capitale tedesca. Durante l'intervento il tono del discorso è andato crescendo. Il governo tedesco è un regime, secondo Höcke, "l'esercito tedesco è diventato una truppa d'intervento multiculturale al servizio degli Stati Uniti e una minaccia per il popolo tedesco". Secondo il teorico della razza Björn Höcke, la pace sociale in Germania sarebbe minacciata dall'importazione "di popolazioni straniere".


Il parlamentare regionale della AfD ha continuato con sempre maggiore intensità nella descrizione del suo scenario minaccioso. Solo la AfD puo' ancora salvare la Germania, ha spiegato Hocke al pubblico. "Ci riprenderemo la Germania pezzo per pezzo". Come questo dovrebbe accadere pero' non lo ha spiegato nei dettagli, tuttavia ha ripetuto piu' volte che il suo partito rappresenta "l'ultima possibilità di farlo in maniera pacifica".




Höcke: "il paese ha bisogno di una chiara vittoria di AfD"

Nella parte centrale del suo discorso Höcke ha delineato la sua idea di partito: AfD deve restare "un partito-movimento, fondamentalmente di opposizione, che non dovrà perdere il contatto con la società civile". Anche quando sarà rappresentata in Parlamento, AfD dovrà restare un gruppo movimentista sempre in contatto con i cittadini.

"Resisteremo fino a quando non avremo raggiunto il 51%", ha promesso Höcke. Unica alternativa: andare al potere come partner di maggioranza insieme ad un "vecchio partito", il partito alleato pero' dovrà cambiare radicalmente. "Questo paese ha bisogno di una netta vittoria di AfD", ha detto forte e chiaro Höcke davanti al suo pubblico in sala.

Il memoriale dell'olocausto per Höcke è "un monumento della vergogna"

Il suo tono è cambiato nuovamente nella terza parte del discorso. Il politico della Turingia è diventato un po' piu' tranquillo, ma si è fatto piu' tagliente. Il bombardamento di Dresda, ha continuato il 44enne, è stato un crimine di guerra, comparabile con le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Secondo Höcke gli alleati "con il bombardamento delle città tedesche volevano solo privarci della nostra identità collettiva". Facendo riferimento alla presunta denazificazione, il politico della AfD, rappresentante dell'ala nazionalista del suo partito, ha detto che "il processo di rieducazione iniziato nel 1945" è quasi riuscito.


"Fino ad oggi non abbiamo potuto commemorare le nostre vittime", ha detto Höcke. "I tedeschi sono il solo popolo al mondo ad aver messo nella propria capitale un monumento della vergogna", ha continuato il politico della AfD riferendosi al Memoriale dell'Olocausto in centro a Berlino. 

Il candidato al Bundestag della AfD parla di "culto della colpa"

Il politico della Turingia, emerge chiaramente dal suo discorso, vorrebbe una rivisitazione della storia tedesca, che secondo lui fino ad ora è stata rappresentata in maniera triste e ridicola. Se AfD dovesse salire al potere, i libri di storia dovranno essere riscritti. "Questa ridicola politica di superamento ci paralizza. Abbiamo bisogno di una svolta a 180 gradi sul tema della memoria politica" ha continuato Höcke alla fine del suo discorso. In futuro, invece degli ebrei e degli altri perseguitati dai nazisti, sarà necessario ricordare le vittime tedesche.


In maniera del tutto simile si è espresso anche Jens Maier, candidato della AfD al Bundestag per Dresda, che ha parlato prima di Höcke. Anche Maier ha detto che "è arrivato il momento di superare completamente il culto della colpa". Il riferimento era alla Shoah e ai suoi milioni di vittime.



venerdì 9 settembre 2016

AfD è il figlio tardivo dell'Agenda 2010

Christoph Butterwegge, professore all'Università di Colonia, politologo e ricercatore sul tema della povertà, politicamente vicino alla Linke, intervistato da deutschlandfunk.de prova a spiegare le ragioni della rapida ascesa di AfD. Da deutschlandfunk.de



AfD in forte ascesa, la SPD perde voti. Per il politologo Christoph Butterwegge c'è un collegamento diretto. "AfD è il figlio tardivo dell'Agenda 2010", ne parla il professore di Colonia in un'intervista a Deutschlandfunk (DLF). Il salario minimo o la pensione a 63 anni non cambieranno la situazione, queste riforme molto spesso non raggiungono le persone per le quali erano state pensate.

DLF: La SPD nei sondaggi raggiunge il minimo storico del 21 %. Questo dato esprime probabilmente gli effetti di una politica sociale sbagliata, di questo parlero' con il professor Christoph Butterwegge, politologo e ricercatore sul tema della povertà all'Università di Colonia che recentemente ha pubblicato anche un libro sul tema: "Reichtumsförderung statt Armutsbekämpfung". La SPD celebra se stessa per i suoi successi politici - è stato introdotto un salario minimo, la pensione a 63 anni e recentemente sono stati proposti miglioramenti per i contratti interinali. Anche questa è politica sociale - perché il messaggio non arriva agli elettori?

Butterwegge: Sono miglioramenti solo marginali. Il salario minimo ad esempio non cambia la situazione per la maggior parte dei percettori di un sussidio Hartz IV. Riesce forse a migliorare le condizioni in alcuni casi, nelle fasce salariali piu' basse, ma il cosiddetto settore a basso salario (Niedriglohnsektor) comprende ormai quasi un quarto dei lavoratori. E questa situazione non è cambiata con il salario minimo, per questa ragione non c'è fiducia nella SPD e nella sua capacità di fare qualcosa per i piu’ bisognosi. Anche le politiche di contenimento degli affitti (Mietpreisbremse) sono modeste, la pensione a 63 anni di cui lei parlava è un provvedimento che riguarda i lavoratori con 40 anni di contributi, vale a dire persone che sono state impiegate continuativamente per 40 anni, con tutti i contributi previdenziali pagati per decenni, e che non sono minacciate dalla povertà. Per evitare che nella nostra società aumenti il rischio povertà, soprattutto fra gli anziani, la SPD non ha fatto niente. Al contrario, con la riforma delle pensioni questa paura si è ulteriormente diffusa. Per me AfD è il figlio tardivo di questa agenda di riforme.

DLF: di questi dubbi, di queste paure, sta beneficiando AfD, almeno questo è quanto lei ci fa intendere. La SPD è quindi il principale responsabile dell'ascesa di AfD?

Butterwegge: Se non è colpevole è comunque responsabile, assistiamo a due curve che si muovono in maniera opposta, da un lato l’ascesa di AfD e dall’altro la caduta della SPD. E’ evidente che una parte degli elettori della SPD si sono spostati verso AfD: persone senza un lavoro, lavoratori non specializzati, persone che non hanno più fiducia nella SPD e nella sua capacità di garantire la giustizia sociale e di contrastare le disuguaglianze sociali. A causa della loro delusione si rivolgono ad AfD, sebbene io non credo che questa forza politica sia per una maggiore giustizia sociale.

DLF: volevo chiederle anche questo, se c’è un legame con il voto dei poveri, dei disoccupati e degli Hartz IV – si puo’ dire che votano per AfD?

Butterwegge: soprattutto se e quando vanno a votare – e questo fra gli Hartz IV e fra gli indigenti delle grandi città non accade spesso. La partecipazione al voto è scesa di molto, ma se e quando vanno a votare, sono naturalmente molto frustrati, e guardando al risultato elettorale in Sachsen-Anhalt, è facile capire che i disoccupati e i lavoratori non specializzati hanno votato anche per AfD, e che la SPD, che un tempo era il partito dei lavoratori, oggi non lo è piu’. E’ un trend naturalmente presente anche in altri paesi europei. Se penso all’Austria, anche la FPÖ a Vienna, da sempre la capitale della socialdemocrazia, prende molti voti dai lavoratori. E’ ormai evidente: dalla SPD o dalla SPO in Austria gli elettori non si aspettano molto. A causa di questa delusione ci si rivolge a una forza nuova, AfD, perché si spera che possa opporsi all’establishment. Io non credo che questi elettori possano realmente credere ad una effettiva capacità di AfD di difendere i loro interessi, perchè leggendo il programma politico, è chiaro che non c'è nulla per gli indigenti, per i disoccupati e per le persone socialmente svantaggiate.

DLF: ma leggendo il programma AfD potrebbe anche sembrare un partito per le persone svantaggiate? Per quanto riesco a capire, propongono ad esempio un salario minimo, la difesa dello stato sociale, l'ammodernamento di Hartz IV con ulteriori possibilità di guadagno - non suona poi cosi' male.

Butterwegge: se si guardano le altri parti del programma, si nota subito l'abolizione della tassa di successione. Si tratta di un punto evidentemente a favore delle persone abbienti, non certo dei nullatenenti. Soprattutto per gli imprenditori, che potranno ereditare aziende intere senza dover pagare alcuna tassa. Sono punti del programma che mi fanno pensare che AfD è il partito di chi ha paura di perdere la propria situazione privilegiata. Un partito della piccola borghesia che nella crisi teme di finire schiacciata dall'alto e dal basso. Posso fare un parallelo storico con la Repubblica di Weimar, senza voler fare un paragone con l'ascesa dei nazisti, è evidente che la piccola borghesia in Germania, quando è travolta dalla paura, si sposta politicamente a destra. Io penso che nell'Ovest, mi riferisco alle elezioni regionali del Baden-Württemberg, non sono stati i disoccupati a dare slancio elettorale alla AfD, sono stati soprattutto gli elettori della classe media, della piccola borghesia, che temono di perdere il loro benessere.

DLF: ma le paure sono veramente così grandi? Se guardiamo agli ultimi dati, l'economia tedesca e i consumi crescono, i timori non dovrebbero essere poi cosi' fondati.

Butterwegge: beh ma queste statistiche e queste indagini ci dicono che le prospettive per l'economia e per l'industria sono positive. Ma lo stato d'animo personale e la paura di una vecchiaia in povertà, dovuta all'indebolimento del sistema pensionistico, questi timori sono presenti. E' piu' probabile che le persone votino secondo il loro stato d'animo che non secondo le stime sugli utili di Siemens, di Allianz o Daimler. Probabilmente è cosi'...

DLF: e questo secondo le sue valutazioni significa che AfD ha ancora un grande potenziale ed è qui per rimanere a lungo.

Butterwegge: temo di sì, anche perché si stanno muovendo in maniera molto professionale. Basta guardare al modo in cui con la loro politica anti-euro sono riusciti a raccogliere consenso sulla paura che i paesi in crisi ci portino via i nostri risparmi e il nostro benessere, oppure la campagna anti-rifugiati e la capacità di catalizzare le paure di una invasione straniera. Oppure in primavera quando hanno avviato un nuovo corso politico anti-islam dopo aver preso atto che la politica anti-rifugiati non tirava piu' come prima, visto che ne arrivavano sempre meno. E' evidente che la politica viene fatta in maniera professionale, per questo credo che AfD non sia un partito effimero destinato a scomparire in fretta.

mercoledì 7 settembre 2016

Oskar Lafontaine sul successo elettorale di AfD

Da FB l'interessante commento di Oskar Lafontaine sul successo elettorale di AfD alle elezioni regionali nel Mecklenburg-Vorpommern




Le elezioni regionali nel Mecklenburg-Vorpommern sono state un voto di protesta nei confronti delle politiche sui rifugiati di Merkel e contro i tagli al welfare. Molti degli elettori di AfD hanno voluto esprimere il loro dissenso nei confronti delle politiche di accoglienza di Merkel e verso le politiche neo-liberiste degli ultimi anni e i conseguenti tagli allo stato sociale. Sarebbe un errore fatale considerare questo voto di protesta come un voto di destra.

I corresponsabili del successo di AfD sono invece i politici di tutti i partiti e i giornalisti che hanno definito come “vicina alla AfD” ogni forma di critica alla politica dominante. Hanno involontariamente aiutato i populisti di destra. Ogni critica alla globalizzazione, all’Euro, all’UE, all’interventismo militare degli Stati Uniti, oppure le richieste di riconciliazione con la Russia sono ogni volta etichettate come una “politica vicina alla AfD”. In questo modo consegnano ad AfD il monopolio su ogni forma di critica verso la politica dominante. Secondo questa logica gli studenti che negli anni ’60  protestavano contro la guerra in Vietnam sarebbero vicini alla AfD.  Willy Brandt e Egon Bahr, che hanno promosso un riavvicinamento alla Russia, dovrebbero difendersi dalla stessa accusa. I critici della globalizzazione dovrebbero ricevere lo stesso distintivo, sebbene fossero attivi ben prima della fondazione di AfD. Critiche all’Euro e alle istituzioni UE ce ne sono da molti anni, ma per gli involontari gregari della AfD ogni critica è diventata populismo di destra.

Grazie a questa propaganda involontaria è stata nascosta la natura neoliberista di AfD, un partito che rifiuta una giusta tassazione dei redditi, dei patrimoni e delle eredità dei milionari, che sostiene il dumping salariale e le basse pensioni, e considera una buona cosa l’interventismo militare se finalizzato alla difesa degli interessi tedeschi. Chi vuole combattere la AfD, deve prima impegnarsi a ricostruire lo stato sociale partendo dalle sue macerie e rifiutare le politiche neoliberali degli ultimi anni.

sabato 26 ottobre 2013

Intervista a Bernd Lucke di AfD

Focus.de pubblica una lunga intervista a Bernd Lucke, il leader di Alternative fuer Deutschland. I leader degli euro-contrari torna a parlare delle valute parallele e delle modalità di uscita dall'Euro dei paesi del sud. Da Focus.de
Focus: Le elezioni sono passate, AfD non è riuscita a superare la soglia del 5%. Significa che i tedeschi stanno bene con l'Euro?

Lucke: in prima luogo questo significa che i cittadini non hanno ancora riconosciuto tutti i pericoli che derivano dagli eurosalvataggi. O meglio, ci mostra che il governo è riuscito a nascondere con successo questi pericoli.

Focus: Merkel e co. si basano su studi e sostengono che la Germania beneficia enormemente dall'Euro, dicono esattamente il contrario. Che cosa la porta a fare questa valutazione?

Lucke: no, non credo l'economia tedesca stia soffrendo a causa dell'Euro. Io credo tuttavia che l'Europa e in particolare i paesi del sud stiano decisamente soffrendo a causa dell'Euro. La conseguenza è che l'unificazione europea, un successo fino al 1999, ora è a rischio. E cio' è evidente negli sviluppi economici della periferia: hanno perso la loro competitività e potranno ripristinarla solo facendo dei grandi aggiustamenti, interamente a spese dei lavoratori. Cio' significa che la Germania insieme ad altri paesi ancora solventi è finita in una rete molto confusa di garanzie, approvate senza il controllo dei parlamenti. E queste garanzie sono a carico dei cittadini. Sono una bomba a orologeria e nel medio periodo avranno degli effetti sul nostro benessere.

Focus: secondo lei, qual'è il rischio piu' grande che corre la Germania?

Lucke: il rischio piu' grande al momento è naturalmente la Grecia. Il paese ha bisogno di un taglio del debito: la sostenibilità del debito greco al massimo è di 100 miliardi di Euro - al momento il debito pubblico greco ammonta ad oltre 330 miliardi di Euro. Piu' o meno tre volte cio' che è sostenibile nel lungo periodo.

Focus: quali sono i rischi finanziari per la Repubblica federale, se oltre alla Grecia ci fossero altri paesi a finire in ginocchio?

Lucke: dipende dalla portata di cio' che accadrà. Il Ministero delle finanze parla di un rischio massimo di 310 miliardi di Euro, l'istituto IFO parla del doppio. La situazione puo' restare gestibile se c'è una svolta politica. Si potrebbe inizialmente far uscire dalla zona Euro i piccoli paesi come Cipro, la Grecia o il Portogallo e con l'esperienza maturata gestire l'uscita dei paesi piu' grandi, come Spagna e Italia. Mi preoccupa invece il fatto che il governo sul tema euro-salvataggi continui con la sua politica dell'"andiamo avanti cosi", con il rischio che un giorno all'improvviso la zona Euro crolli a causa di un evento esterno. Se fossero piu' paesi di grandi dimensioni ad uscire contemporaneamente dall'Euro, ci sarebbero degli sconvolgimenti. Per questo sarebbe necessario ridurre quanto prima il perimetro della zona Euro e consentire l'uscita degli stati che rappresentano il rischio maggiore.

Focus: quali sarebbero i costi per il contribuente tedesco in caso di un'insolvenza greca?

Lucke: la Germania garantisce il 27% dei crediti che sono stati erogati sotto i diversi pacchetti. Ma il 27% è solo il limite piu' basso, perché se ci fosse un secondo stato a dichiarare insolvenza, la Germania sarebbe costretta ad assumersi una parte dei suoi impegni. Per la Grecia nel complesso sono stati erogati 280 miliardi di crediti, in parte finanziati anche dal FMI. In caso di default completo un quarto di questi costi ricadrebbero sulla Germania, circa 70 miliardi di Euro.

Focus: ne complesso, sulla base delle garanzie assunte, quali sono i rischi finanziari per la Germania?

Lucke: l'Irlanda fino ad ora ha ricevuto circa 62 miliardi di Euro, a cui la Germania contribuisce  per circa un terzo, diciamo 20 miliardi. Il Portogallo ha ricevuto 78 miliardi, di cui circa un terzo versati dalla Germania - sono altri 26 miliardi di Euro. A Cipro dei 17 miliardi erogati, abbiamo versato circa 6 miliardi di Euro. I titoli pubblici acquistati dalla BCE si sono in parte ridotti ma sono sempre circa 130 miliardi di Euro. L'Eurozona ha dato circa 40 miliardi di Euro alle banche spagnole, e abbiamo appena saputo che in quel paese ci sono sofferenze sui crediti nell'ordine dei 115 miliardi di Euro. Il conto finale dipenderà dal livello dell'hair-cut. Per la Grecia potrebbe essere fra il 50 e il 75%. Una parte importante di cio' che oggi garantiamo per la Grecia andrebbe perduta.

Focus: quando si aspetta che arrivi il taglio del debito?

Lucke: è difficile da dire. Wolfgang Schäuble ritiene necessario un nuovo piano di aiuti per la Grecia, secondo la mia interpretazione intende posticipare ulteriormente il taglio del debito e trasferire altro denaro verso la Grecia - che in parte pagheremmo anche noi. Il taglio del debito puo' essere posticipato quanto vogliamo, basta erogare sempre nuovo capitale, nonostante i mercati non siano piu' disponibili a farlo ormai da tempo. E' difficile stimare quando nel governo prevarrà la ragione economica, e si riuscirà finalmente ad ammettere: le perdite nella ristrutturazione del debito saranno sempre piu' grandi, quanto piu' a lungo si continuerà a gettare denaro.

Focus: lei ha piu' volte parlato del rischio inflazione causato dalla politica di salvataggio dell'Euro. Oggi pero' l'Euro con un'inflazione media inferiore al 2% è ancora molto stabile.

Lucke: ho solo messo in guardia da un rischio inflazione nel lungo periodo. La BCE ha acquistato titoli e ha annunciato che forse lo farà in maniera illimitata. Adesso la BCE si assicura che la massa monetaria non aumenti, perché contemporaneamente vende altri titoli. Fino ad ora non ha causato inflazione. Con un intervento illimitato della BCE - una promessa che per sua fortuna non ha ancora messo in atto - una sterilizzazione alla lunga non sarà piu' possibile. Anche la BCE ha una quantità limitata di titoli da utilizzare ai fini della sterilizzazione. A cio' si deve aggiungere che se la crisi debitoria dovesse finire fuori controllo, l'inflazione sarebbe nell'interesse degli stati Euro. L'inflazione è la via piu' comoda per ridurre il valore nominale del debito.

Focus: l'argomento principale degli euro-sostenitori è che l'economia dell'export tedesca ha avuto grandi benefici dall'Euro...

Lucke: in primo luogo dobbiamo dire che la politica del governo federale non puo' essere guidata esclusivamente dagli interessi degli esportatori, piuttosto dagli interessi di tutto il popolo tedesco. E le conseguenze di un'uscita dei paesi del sud-Europa non sono cosi' svantaggiose come si vorrebbe far credere.

Focus: e perché?

Lucke: da un lato perché i cittadini avrebbero dei vantaggi: con la nuova moneta ci sarebbe un maggior potere di acquisto. L'apprezzamento del "nuovo Euro" dopo l'uscita dei paesi del sud aumenterebbe notevolmente il potere d'acquisto delle famiglie tedesche, perché tutti i beni importati e tutti i beni prodotti nel nostro paese, che utilizzano delle materie prime importate, sarebbero nettamente piu' economici. Un aumento del potere d'acquisto delle famiglie tedesche non solo porterebbe ad un aumento dell'import di beni dall'estero, ma anche ad un aumento degli acquisti dei beni prodotti nel nostro paese, perché ci sarebbe maggior reddito disponibile. Anche le aziende tedesche ne trarrebbero un beneficio. Le perdite che potrebbero verificarsi sui mercati esteri di esportazione, sarebbero in parte compensate da una congiuntura interna piu' favorevole. Inoltre le imprese orientate all'export sul fronte dei costi avrebbero un sollievo, in quanto i fattori produttivi importati diverrebbero piu' economici. Potrebbero contrastare un apprezzamento sui mercati esteri abbassando i prezzi e ottenendo quindi dei costi di produzione piu' bassi. In terzo luogo è necessario considerare che nei paesi del sud, dopo l'uscita, la congiuntura economica sarebbe favorevole e i redditi tornerebbero a salire. La domanda di prodotti tedeschi dipende dal reddito, e un reddito piu' elevato agisce in direzione opposta rispetto all'aumento dei prezzi. Con un miglioramento della congiuntura in sud-Europa la domanda di beni tedeschi potrebbe addirittura aumentare.

Focus: quale è stato l'andamento dell'export tedesco verso il sud-Europa negli ultimi anni?

Lucke: è diminuito del 25%. Con l'Eurocrisi abbiamo subito una forte riduzione. La situazione potrebbe migliorare se i paesi del sud riuscissero a far ripartire la loro economia.

Focus: qual'è la quota di esportazioni verso i paesi del sud sul totale delle esportazioni tedesche?

Lucke: la quota è del 12.5%. Il danno causato dall'uscita dei paesi del sud sarebbe molto limitato e facilmente sopportabile dall'economia tedesca. Soprattutto le variazioni nei tassi di cambio - svalutazione dei paesi del sud e rivalutazione dei paesi del nord - potrebbero essere guidate ed estese nel tempo dall'intervento della banca centrale.

Focus: uno studio della Fondazione Bertelsmann mostra che senza l'Euro la crescita in Germania sarebbe di uno 0.5% inferiore, e fino al 2025 equivarrebbe ad una perdita di 1.200 miliardi di Euro.

Lucke: questo studio si basa su di un modello che la fondazione Bertelmann, vicina al governo, non pubblica. Scientificamente è molto inusuale. Si sparano delle cifre senza sapere come abbiano fatto gli autori ad arrivarci. E' solo propaganda.

Focus: e il mercato del lavoro? L'Euro ha portato molti posti di lavoro alla Germania. Senza la moneta unica non sarebbero a rischio?

Lucke: l'Euro ci ha portato dei posti di lavoro? Nei primi anni dell'Euro abbiamo avuto il tasso di crescita piu' basso dell'Eurozona. Il recupero che sul mercato del lavoro abbiamo avuto a partire dal 2005 è da ricondurre principalmente alla moderazione salariale. I salari tedeschi sono cresciuti molto poco. L'Agenda 2010, grazie alla flessibilizzazione del mercato del lavoro, probabilmente ha avuto un ruolo positivo. Mentre in Germania vivevamo una fase di moderazione salariale, i salari nel sud-Europa sono cresciuti e hanno ridotto la competitività di quei paesi. La Germania ha cosi' ottenuto  un vantaggio competitivo, pagato con uno svantaggio competitivo nei paesi del sud-Europa. Potremmo anche dirci: che cosa ci importa della disoccupazione generale e della scandalosamente alta disoccupazione giovanile? Ma per i politici che ci parlano ogni giorno del bene dell'Europa, non si tratterebbe di una condotta responsabile.

Focus: la BCE continua con una politica del denaro a buon mercato e tiene i tassi bassi. Quali potrebbero essere le conseguenze sul lungo periodo?

Lucke: la BCE ha inondato il mercato con il denaro facile, e i bassi tassi hanno naturalmente delle conseguenze negative per i risparmiatori, che spesso non riescono a coprire nemmeno l'inflazione. Una parte del loro patrimonio in pratica viene espropriata. Questa repressione finanziaria tuttavia è un fenomeno che recentemente abbiamo visto all'opera in tutto l'emisfero occidentale. Nella zona Euro, in Svizzera, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Giappone - ovunque le banche centrali tengono i tassi ai minimi storici. Cio' è da ricondurre alla crisi finanziaria globale e conduce ad una forte redistribuzione a scapito dei risparmiatori e a favore dei debitori.

Focus: dovrebbe essere la Germania ad uscire o i paesi del sud?

Lucke: mi sono sempre battuto affinché siano i paesi del sud Europa ad abbandonare l'Euro. E in maniera ordinata

Focus: e come dovrebbe accadere?

Lucke: attraverso l'introduzione di una valuta nazionale che in un primo momento sia solo una valuta parallela rispetto all'Euro, in modo da far sparire l'Euro in un periodo di 3-5 anni 

Focus: una valuta parallela non sembra molto rassicurante per la gente...

Lucke: dipende da come sarà configurata. In un primo momento la nuova valuta sarebbe introdotta solo per i pagamenti senza contanti, mentre l'Euro resterebbe in circolazione come contante. Cosi' ha fatto la Bundesbank con il passaggio dal D-mark all'Euro. La cosa importante: la nuova valuta sarebbe emessa attraverso l'acquisto di Euro da parte della banca centrale, vale a dire la nuova valuta sarebbe interamente coperta da Euro. Questo significa che la banca centrale avrebbe il pieno controllo sul corso della moneta e potrebbe gestire i tempi della svalutazione o della rivalutazione evitando dei grandi disallineamenti. Si dovrebbe fissare un periodo di passaggio ben delimitato, al termine del quale si dovrà raggiungere un tasso di cambio adeguato fra l'Euro e la nuova moneta. Una volta raggiunto, si potrà completare il passaggio dall'Euro alla nuova moneta.

Focus: l'introduzione di una moneta parallela non avrebbe come conseguenza la fuga di capitali oppure una corsa agli sportelli?

Lucke: no. La questione fondamentale è se nella conversione della valuta sono coinvolti anche i depositi dei risparmiatori. Si potrebbe stabilire per legge che i vecchi depositi in Euro restino denominati in Euro. La banca centrale dovrebbe concedere alle banche commerciali un fondo per la compensazione, poiché queste obbligazioni restano denominate in Euro, mentre i crediti sarebbero contemporaneamente trasformati nella nuova moneta svalutata. Quando in seguito la nuova valuta si svaluterà, la banca centrale realizzerà dei guadagni, perché con la nuova moneta nazionale ha acquistato degli stock di Euro e queste riserve si apprezzeranno nei confronti della nuova valuta. I profitti della banca centrale in questo caso potrebbero quindi finanziare una parte del fondo di compensazione. E' molto meno complicato di quanto possa sembrare.

Focus: con le valute parallele in circolazione contemporanea, non si avrebbe un caos nei pagamenti?

Lucke: è molto piu' semplice di quanto lei non possa immaginare. Pensi solamente che anche l'Euro in Germania è stato introdotto come valuta parallela - e non c'è stato alcun caos. Nel 1999 l'Euro è stato introdotto come moneta scritturale per i pagamenti non in contante, per i pagamenti in contante fino al 2001 è rimasto in corso il D-Mark. 

Focus: quindi non rischiamo condizioni sudamericane...

Lucke: molto spesso quando si parla di valute parallele si pensa a valute non ufficiali, ad esempio quando l'Argentina ha dollarizzato l'economia la gente pagava in dollari, sebbene la sola moneta a corso legare era la valuta locale. Nel caso di una tale introduzione informale alla fine si arriva sempre alla sostituzione di una moneta con l'altra. In questo caso sarebbe diverso, perché una moneta resterebbe solo per i pagamenti in contanti, mentre l'altra sarebbe utilizzata per le transazioni non-cash.

Focus: se la Germania introducesse una valuta parallela, i risparmi in Euro detenuti dai cittadini tedeschi si svaluterebbero nei confronti della nuova valuta nazionale che invece tenderebbe ad apprezzarsi?

Lucke: non sto proponendo una valuta parallela per la Germania, perché non è la Germania a dover uscire. Ma in termini puramente astratti: la questione fondamentale è se sarà possibile convertire i depositi esistenti nella nuova valuta. In un paese che va verso una svalutazione, sarebbe consigliabile non effettuare questa conversione, vale a dire lasciare i depositi denominati in Euro. Se si riesce a comunicare questo concetto in maniera comprensibile, il rischio di un bank-run è minimo. Se invece si dovesse introdurre una nuova valuta in un paese che va verso una rivalutazione, sarebbe consigliabile convertire automaticamente questi depositi nella nuova valuta, cioè il D-Mark.

Focus: che cosa accadrebbe ai crediti delle assicurazioni sulla vita?

Lucke: tutti i rapporti di indebitamento interni verrebbero convertiti nella nuova valuta. La maggior parte delle assicurazioni, soprattutto le assicurazioni sulla vita, sarebbero coinvolte. Un problema ci sarebbe pero' per i debiti esteri: i crediti tedeschi verso l'estero, denominati in Euro e definiti secondo la legge del paese estero, resterebbero in Euro - e cio' significa che questi crediti perderebbero una parte del loro valore.

Focus: dopo l'uscita dei paesi del sud, ci sarebbe un nuovo Euro?

Lucke: se torniamo di nuovo a questo scenario si'. Contemporaneamente all'uscita dei paesi del sud, si dovrebbe trovare un accordo con in partner del nuovo Euro su due punti fondamentali: da un lato, ciascun paese dovrebbe avere la possibilità di uscire dalla zona Euro, se dovesse ritenere che l'Euro per lui ha un impatto economicamente svantaggioso. Dall'altro, dovrebbe esserci un divieto assoluto di garantire per il debito di altri stati. Se gli stati del nuovo Euro accettassero una tale modifica dei trattati, penso che sarebbe auspicabile mantenere il nuovo Euro. Ma se i francesi e i belgi ritengono che la Germania, l'Austria e l'Olanda un giorno debbano essere chiamati a garantire anche per il debito pubblico belga o francese, a mio parere sarebbe molto meglio sciogliere completamente l'Euro. Solo per una questione di pura strategia, durante i negoziati dovremmo dire chiaramente che siamo pronti a tornare al D-Mark. Se escludessimo questa eventualità sin dall'inizio, non avremmo mai la possibilità di imporre delle modifiche ai trattati europei.

Focus: sul sito web di AfD scrivete che la Bundesbank avrebbe pensato alle conseguenze di un fallimento dell'Euro. Esiste già un "piano B" ufficiale?

Lucke: a cosa la Bundesbank si sia preparata noi non lo sappiamo. Ma sappiamo che hanno simulato degli scenari alternativi. Per questo ci siamo appellati alla legge sulla libertà di informazione e vorremmo sapere se l'introduzione di una valuta parallela viene ritenuta utile o addirittura inevitabile e se gli studi fatti riguardano la dissoluzione completa dell'Euro oppure solo l'uscita di alcuni stati. Abbiamo conseguentemente scritto al governo federale e alla BaFin (Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht). 

Focus: e quale sarebbe il piano B della Bundesbank?

Lucke: la Bundesbank si è rifiutata di fornire ulteriori informazioni, poiché riguardano le attività all'interno del sistema delle banche centrali e questo sarebbe escluso dalla legge sulla libertà di informazione

Focus: avete delle ipotesi sui contenuti segreti degli scenari alternativi formulati dalla Bundesbank?

Lucke: le ipotesi non aiutano. Ma possiamo concludere che questi scenari non abbiano delle conseguenze catastrofiche, altrimenti il governo li avrebbe pubblicati immediatamente, per poter giustificare la propria politica. Ci sono delle alternative credibili ed economicamente ragionevoli rispetto alla politica del governo, e gli elettori tedeschi ne sono stati privati.

Focus: lei crede ci siano alternative piu' economiche rispetto al piano di salvataggio multimiliardario?

Lucke: ancora una volta: se gli scenari formulati dalla Bundesbank fossero stati cosi' sfavorevoli, tali da sostenere la politica del governo in maniera inequivocabile, senza dubbio sarebbero stati comunicati al pubblico. Ci sono delle alternative - in aperta contraddizione con l'affermazione della Cancelliera, secondo cui la sua politica sarebbe priva di alternative.

Focus: è una teoria complottista?

Lucke: no. La risposta della Bundesbank dimostra che questi studi esistono. Ma le autorità federali hanno impedito la diffusione di documenti scomodi fino al giorno delle elezioni, e oltre. Gli elettori sono stati privati di informazioni importanti, e i partiti di governo sono stati avvantaggiati. Abbiamo informato il Presidente della repubblica e chiesto sostegno per i diritti dei cittadini, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

Focus: i cittadini tedeschi sull'Euro hanno un'opinione molto diversa. Perché nessun partito a parte AfD si batte per la fine dell'Euro nella sua forma attuale?

Lucke: mi è difficile rispondere a questa domanda in maniera soddisfacente, anche io ne sono sorpreso. Posso anche capire che per i partiti che hanno contribuito in maniera significativa alla sua introduzione, sia difficile abbandonare il progetto ed ammetterne il fallimento. Questo potrebbe almeno spiegare il comportamento della CDU e della CSU. Ma perché ad esempio la SPD nel ruolo di partito di opposizione non ha proposto un piano alternativo per il salvataggio dell'Euro, come ci si dovrebbe aspettare da un partito di opposizione. Perché la SPD non ha sottolineato che la politica attuale avvantaggia le banche che hanno fatto speculazioni, e che i costi saranno invece sostenuti dai contribuenti, che ora dovranno assumere questi rischi. Perché la SPD non riesca ad ammettere che aver lasciato soffrire la popolazione di Grecia, Portogallo e Cipro in una dura crisi economica che dura ormai da 3 anni e mezzo, è una totale mancanza di solidarietà, mi è incomprensibile. Su questo posso solo dire che ho capito perché alle elezioni la SPD ha preso solo il 25% dei voti: sicuramente non è stata in grado di rappresentare gli interessi dei lavoratori.

Focus: arriviamo al suo partito. AfD viene accusata di populismo di destra. Perché i democratici dovrebbero darle il loro voto?

Lucke: perché siamo dei democratici. Si è antidemocratici quando si cerca di discreditare costantemente un giovane partito, invece di discutere sulle posizioni e i contenuti. Siamo cittadini rispettabili. Ci impegniamo, è un nostro diritto democratico, e fondiamo un partito. Un democratico, anche se ha un'altra opinione, dovrebbe darci il benvenuto. Poiché noi siamo in competizione, cercano di etichettarci come un partito di destra senza nessuna prova sostanziale. Che cosa c'è di veramente di destra nel nostro programma? Il fatto che critichiamo l'Euro? Che ci battiamo per avere una legge sull'immigrazione simile a quella canadese e per una gestione piu' liberale del diritto di asilo? Non vi è una sola delibera, anche nella piu' piccola sezione locale nell'est, che possa essere considerata di destra. In assenza di queste prove, ci vengono lanciate delle accuse generiche. Perché dovremmo provare che invece queste accuse sono sbagliate? Dovrebbe essere chi ci lancia queste accuse a fornire una prova.

mercoledì 25 settembre 2013

Il (presunto) successo elettorale di AfD e degli eurocritici

Holger Steltzner, condirettore di Frankfurter Allgemeine Zeitung, commenta il risultato elettorale di AfD e fa una previsione: a destra della CDU c'è un ampio spazio per un partito eurocritico, AfD entrerà stabilmente nel panorama politico tedesco. Da FAZ.net
Nessun'altro partito appena fondato, prima di AfD, aveva ottenuto alla prima prova elettorale un risultato di questo livello. E' accaduto perché la politica di Merkel non corrisponde all'eredità di Ludwig Ehrard. C'è spazio per un partito del buon senso economico.

L'euro-politica in campagna elettorale è stata poco tematizzata, ma ha giocato un ruolo importante nelle decisioni di voto. Mentre in Europa durante la crisi un capo di governo dopo l'altro perdeva le elezioni, Angela Merkel con la sua euro-politica è riuscita a mantenere un forte consenso elettorale. Il successo a sorpresa di "Alternative für Deutschland" non cambia molto, che poi resta una mezza vittoria, visto che gli euroscettici non sono entrati Bundestag.

Probabilmente la strategia del tirare a campare di Merkel ha avuto un riscontro positivo. I tedeschi hanno fiducia in lei, la grande maggioranza vuole pagare il meno possibile e in un terreno che resta sconosciuto preferiscono tenere premuto il tasto dell'avanzamento lento. La maggior parte degli elettori si sente a proprio agio con il suo mix prudente, fatto di solidarietà ed aiuti. A differenza di quanto spesso all'estero si ipotizza, sulle questioni europee la maggioranza dei tedeschi resta smarrita e non pretende un ruolo egemonico per il loro paese.

Tuttavia, dal postulato di Merkel, l'Eurozona non puo' diventare una unione del debito, ampiamente scavalcato dalla realtà di Bruxelles e Francoforte, il nuovo partito AfD ha ottenuto uno slancio elettorale mai visto fino ad ora per un partito appena fondato. Determinanti per il loro successo sono stati gli appelli unanimi e forti per una crescita alimentata dal debito, che durante la lunga maratona dei vertici anti-crisi, puntualmente si scontravano con la strategia di Merkel fondata sulla solidarietà e le riforme. La CDU ha ceduto molti voti ad AfD, senza pero' uscirne danneggiata. Molti piu' voti sono arrivati dalla FDP, che probabilmente per questa ragione è sparita dal Bundestag. All'Unione sarà sufficiente spiegare un po' meglio le politiche europee, come suggerito dal leader della CSU Horst Seehofer, per riconquistare la fiducia degli elettori delusi dalla maggioranza nero-gialla? La SPD, come del resto in precedenza la FDP, non è adatta ad una coalizione con la CDU. E cio' spingerà verso l'alto il prezzo per una coalizione con Merkel. Ma i soli partner a disposizione sono la SPD e i Verdi. Ed entrambi non vedono l'ora di spendere piu' denaro per l'Europa. In queste condizioni, come farà l'Unione ad evitare che alla sua destra si formi un nuovo partito?

La politica anit-crisi adottata non corrisponde all'eredità di Ludwig Erhard: c'è spazio per un partito del buon senso economico

AfD mette al centro il tema europeo. Se gli euroscettici saranno capaci di superare il caos della fondazione e abbandoneranno il settarismo, già fra poco piu' di 6 mesi, alle elezioni europee, potranno fare il grande salto verso il parlamento europeo. La prevedibile battaglia che ci sarà sui nuovi aiuti alla Grecia e agli altri paesi in crisi, come i miliardi destinati ai salvataggi bancari all'interno dell'unione bancaria, porteranno nuova acqua al mulino di AfD.

L'Euro sarà salvato con l'ampliamento dell'economia pianificata e l'eliminazione dei mercati, escludendo pero' un'insolvenza dei paesi indebitati. Il consenso verso la politica europea di Merkel si scontra con molte domande ancora aperte. Come possono stare assieme la sovranità nazionale e la garanzia comune sul debito? Chi autorizza la riallocazione dei rischi attraverso la banca centrale? Dove finisce la responsabilità per i debiti degli altri? Fino a quando la politica anti-crisi dell'Unione non si avvicinerà all'eredità di Ludwig Erhard e al suo concetto di economia di mercato, capace di creare benessere e prosperità per tutti rafforzando la concorrenza e la responsabilità individuale, nel campo borghese ci sarà spazio per un partito del buon senso economico.

domenica 22 settembre 2013

E se Alternative für Deutschland entrasse al Bundestag?

Cosa accadrebbe se AfD entrasse al Bundestag? Secondo FAZ.net probabilmente non molto, si renderebbe necessaria una Große Koalition e ci sarebbe comunque un'ampia maggioranza disponibile per approvare gli eurosalvataggi. Da FAZ.net

A poche ore dal voto economisti ed analisti bancari discutono le possibili conseguenze di un successo elettorale di AfD. Il presidente del DIW  (Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung)  di Berlino, Marcel Fratzscher, mette in guarda da un eventuale successo del partito.

"L'ingresso di AfD al Bundestag condurrebbe ad un nuovo ed intenso dibattito sull'uscita della Germania, o dei paesi in crisi, dall'Euro. E cio' finirebbe per distrarre dal dibattito fondamentale: come possiamo davvero risolvere la crisi europea?" dichiara Fratzscher alla Frankfurter Allgemeinen Zeitung. AfD probabilmente "non sposterebbe di molto le politiche del governo tedesco finalizzate a garantire la sostenibilità della moneta unica".

L'analista di Deutsche Bank Nicolaus Heinen ritiene invece che AfD possa superare la soglia del 5% ed entrare al Bundestag. "Credo che AfD disponga di una grande forza di mobilitazione, specialmente tra le famiglie, gli amici e il circolo dei conoscenti", dice Heinen alla FAZ. Ci tiene a sottolineare l'indipendenza politica della banca, e il fatto che non intende dare raccomandazioni di voto: "non mettiamo in guardia da nessun partito".

Se gli eurocritici dovessero entrare al Bundestag, assisteremmo a dei "grandi movimenti tettonici" nel panorama politico. Una grande coalizione sarebbe inevitabile, mentre la CDU e la FDP subirebbero la forte concorrenza del nuovo partito sul loro stesso terreno. "Se AfD avesse un significativo successo elettorale, data l'importanza delle prossime decisioni europee, gli investitori internazionali potrebbero innervosirsi: si renderebbero conto che anche nel paese centrale per le sorti dell'Euro c'è una forza politica di eurocontrari".

La FDP vivrebbe una guerra interna sull'europolitica

Non ci sarà un cambio di rotta della Cancelliera in materia di europolitica, secondo Heinen. "Al massimo è ipotizzabile che in qualche vertice europeo possa assumere una condotta piu' rigida". Nel complesso la CDU dovrà fare qualche sforzo in piu' per spiegare ai cittadini la propria politica europea. Sempre secondo le previsioni di Heinen, il piccolo gruppo della CDU che fino ad ora non ha votato gli eurosalvataggi, nel prossimo parlamento avrà 14 deputati. I critici verso gli eurosalvataggi della FDP, che nel voto fra gli iscritti al partito avevano ottenuto il 40% dei consensi,  invece avranno solamente 5 deputati.

"Dopo l'ingresso di AfD in parlamento, la FDP vivrebbe una forte spaccatura interna sulla direzione da assumere in materia di eurosalvataggi", secondo Heinen, "poiché dovranno riconoscere che la loro politica europea priva di identità, gli è costata la partecipazione al governo". Le posizioni politiche di AfD in molti campi sono ancora piuttosto vaghe, sottolinea Heinen. "Fino ad ora è stato un movimento civile, se AfD entrasse al Bundestag, dal punto di vista dei contenuti sarà molto debole, i loro membri sono ancora inesperti".

Commerzbank non si aspetta AfD in parlamento

Anche Commerzbank non esclude l'ingresso al Bundestag degli euroscettici, tuttavia non se lo aspetta. Nel caso di un superamento della soglia del 5%, il mercato delle valute saluterebbe l'ingresso degli euroscettici in parlamento con un indebolimento dell'Euro, si dice dalla banca. Il capo-economista Jörg Krämer ritiene invece: "una große Koalition in parlamento avrebbe comunque un'ampia maggioranza, avrebbero mano libera per attuare le loro euro-politiche, anche se la critica verso questo corso sarebbe forte e ben udibile; sempre che AfD, contrariamente alle aspettative, abbia una rappresentanza al Bundestag".

Se il nuovo partito entrasse al Bundestag, tutte le forze, non solo i partiti borghesi, sarebbero costretti a confrontarsi con i temi proposti da AfD, cioe' con la fine dell'unione monetaria nella sua forma attuale, sempre secondo Krämer. La linea politica dei partiti tradizionali non cambierebbe, almeno fino a quando la AfD avrà pochi elettori. Il partito fondato 6 mesi fa dal professore di economia Bernd Lucke propone infatti lo scioglimento ordinato della moneta unica e la creazione di una unione monetaria piu' piccola. L'uscita avverrebbe mediante l'introduzione delle monete parallele. Alcuni economisti credono che cio' sia fattibile, altri invece vedono delle difficoltà insormontabili.

Stefan Kooths, professore dell'Instituts für Weltwirtschaft (IfW) di Kiel, stima al 50%  le possibilità di un ingresso di AfD in parlamento. Se dovessero entrare, "il dibattito al Bundestag sul futuro della zona Euro raggiungerebbe un livello di specializzazione completamente diverso", secondo Kooths. "Soprattutto sarebbe possibile un dibattito sui salvataggi votati fino ad ora, ed approvati con il consenso della stragrande maggioranza del Bundestag". Durante la crisi il governo federale, con i diversi pacchetti di salvataggio, avrebbe solo comprato tempo. Le cause strutturali non sono state sufficientemente analizzate e affrontate.