Sebastian Müller e Heiner Flassbeck su Makroskop ripercorrono le prime dichiarazioni di Trump e le reazioni della politica tedesca. Il mercantilismo praticato dalla Germania è illegale e la posizione tedesca è sempre piu' indifendibile. Da Makroskop.de
Nel nostro paese c'è grande smarrimento dopo l'intervista di Trump alla Bild-Zeitung. Forse qualcuno ha davvero paura che il nuovo presidente americano capisca veramente cosa non funziona nel commercio internazionale?
Quando Donald Trump è stato eletto presidente, noi di Makroskop ne avevamo già parlato. E proprio all'inizio dell‘anno Trump ha minacciato la Cina di imporre tariffe doganali del 45% sulle importazioni cinesi. Era già chiaro dove il viaggio appena iniziato ci avrebbe portato. Poco dopo l'annuncio di Trump sulla Cina, il 13 gennaio Heiner Flassbeck sulle pagine di questo sito scriveva:
"La Germania dovrebbe fare molta attenzione a come Trump si comporterà nei confronti della Cina. In questa partita internazionale anche il paese tedesco – il membro del G20 con il più grande surplus commerciale (pari al 9% del PIL) – ha molto da perdere.
Gli Stati Uniti sono il partner commerciale con il deficit più grande nei confronti della Germania (60 miliardi di Euro). Presto o tardi Trump se ne accorgerà. È probabile che accada proprio quando il suo ministro delle Finanze gli presenterà il Currency Report annuale nel quale vengono elencati, dal punto di vista americano, i più grandi peccatori in materia di commercio internazionale"
Trump tuttavia se ne è accorto molto più' rapidamente di quanto da noi previsto. Dopo appena 2 giorni non solo ha preso atto del grande deficit commerciale nei confronti della Germania, ma in una importante intervista congiunta alla Bild e al Times ha annunciato anche le prime conseguenze. Il neo-presidente ha detto molto chiaramente alla Germania, come aveva già fatto con la Cina, che non è più' disposto a tollerare i grandi avanzi commerciali tedeschi nei confronti dell'America. Il commercio non può' essere una strada a senso unico, è stato il suo argomento principale. Inoltre ha minacciato di imporre dei dazi sui costruttori tedeschi, in particolare BMW, nel caso in cui intendano costruire in Messico le auto per il mercato americano:
"Possono costruire auto per gli Stati Uniti, ma per ogni auto importata negli Stati Uniti pagheranno il 35% di dazio" - Donald Trump
Il mercantilismo tedesco è illegale
Si può' forse non essere d'accordo, quando il presidente della piu' grande potenza economica mondiale ci ripete ancora una volta una verità indiscutibile, e cioè che il commercio non può' essere una strada a senso unico? Si puo' forse dare la colpa a Trump di fare sul serio quando dice di voler ridurre il deficit commerciale estero di 800 miliardi di Euro annui, deficit di cui anche gli altri presidenti americani avevano parlato, senza peraltro aver mai fatto nulla di concreto nei confronti dei paesi in surplus?
Il neo Presidente degli Stati Uniti nel caso di un ricorso al WTO potrebbe addirittura avere ragione. Perché se Trump decidesse di aumentare i dazi sui prodotti tedeschi importati, sarebbe in linea con le regole del WTO: i paesi con un elevato surplus commerciale possono essere legalmente minacciati e in caso estremo anche sanzionati. Dall’articolo XII del trattato GATT del 1947 emerge chiaramente come i grandi avanzi commerciali tedeschi siano illegali:
“…, allo scopo di difendere la loro posizione finanziaria verso il mondo e la loro bilancia dei pagamenti, le parti possono ridurre la quantità di importazioni… nell'esercizio delle loro politiche interne le parti si impegnano a garantire e salvaguardare l’equilibrio duraturo nella loro bilancia dei pagamenti e ad evitare uno spreco nell'impiego delle risorse economiche. Riconoscono che per il raggiungimento di questo obiettivo è auspicabile prendere tutte le misure necessarie per rafforzare il commercio internazionale“
In base a questo trattato, la Germania dovrebbe adottare delle misure per poter garantire un equilibrio nella bilancia commerciale. Dovrebbe in particolare promuovere l’import di merci estere, in quanto nel complesso il commercio internazionale sarebbe rafforzato. Beninteso, questo è un estratto da un trattato che la Germania ha firmato e al cui rigoroso rispetto si è impegnata, con gli altri paesi e con gli Stati Uniti.
Le reazioni del governo tedesco e di una larga parte della stampa non sono affatto giustificate. Il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, che dopo il messaggio di Trump alla Germania chiede il rispetto dei trattati internazionali, dovrebbe informarsi meglio, prima di rilasciare certe dichiarazioni arroganti:
“Ci aspettiamo che i nostri partner americani continuino a rispettare gli impegni internazionali e le norme del WTO”
Se fino ad ora la Germania è stata poco ragionevole, dipende probabilmente anche dal fatto che la politica di dumping salariale è stata protetta dal muro difensivo dell’unione monetaria ed in questo modo è riuscita ad evitare le sanzioni del WTO. Ma come spesso accade in ambito giuridico probabilmente fino ad ora è mancato solo qualcuno disposto a fare una denuncia formale.
L'articolo XII del Gatt non è stato fino ad ora preso in considerazione in quanto spesso ci sono stati altri modi piu’ eleganti per fermare l'esuberanza dei paesi con elevati avanzi commerciali. Negli anni '80 ci furono gli accordi di cambio che su pressione degli americani forzarono gli altri paesi ad accettare un deprezzamento del dollaro statunitense con il loro sostegno attivo. Nel caso dei grandi avanzi commerciali cinesi c'è stata invece una pressione verso l'apprezzamento. La Cina alla fine ha deciso di cedere alla pressione politica degli americani facendo aumentare notevolmente i salari domestici e in questo modo ha ridotto la competitività del paese.
I difensori tedeschi del libero scambio.
La critica che i media fanno al protezionismo trumpiano tuttavia si fonda su una doppia morale. Non solo perché anche il governo Obama ha applicato una politica simile nei confronti della Cina con l'introduzione nel settembre 2009 di un dazio del 35% sull'import di pneumatici cinesi. Anche la UE sta attualmente pensando di introdurre un dazio sull'acciaio cinese del 265%, invece dell'attuale 20% - come sui prodotti americani. La motivazione suona alquanto trumpiana: per salvare l'industria siderurgica europea e contro la "concorrenza sleale".
Una guerra commerciale oppure una guerra valutaria combattuta a colpi di svalutazioni competitive non potrebbe tuttavia essere attribuita agli americani. Si tratterebbe probabilmente molto piu' dell’inevitabile conseguenza di una discutibile strategia commerciale tedesca, come scritto da Heiner Flassbeck nell’articolo sopra menzionato:
"In Germania e in Cina ci si dimentica poi di un altro aspetto: chi costantemente accumula surplus danneggia di fatto i paesi in deficit, inondando il mercato con i suoi prodotti ed esportando disoccupazione. Inoltre, l’incremento del benessere nel commercio estero non viene equamente distribuito fra i paesi in disavanzo e quelli in avanzo. Il Paese in surplus vince sempre, quello in deficit non può che perdere. Ciò contraddice l’idea stessa di libero scambio e la speranza che a trarne vantaggio siano tutti in egual misura."
Proprio in questa prospettiva è necessario interpretare il messaggio di Trump quando sostiene di essere per il libero scambio, ma non ad ogni costo. Il repubblicano avverte chiaramente che il successo dell'export tedesco si fonda su condizioni inique:
"Mi piace il libero commercio, ma deve essere un commercio intelligente, affinché io possa considerarlo anche giusto"
Con una ostinata autoesaltazione e con l’abituale unità di vedute, la stampa tedesca ha reagito in difesa dell’indifendibile posizione tedesca. Jan Schmidbauer, ad esempio, sulla SZ argomenta secondo il tipico punto di vista tedesco: “se i produttori tedeschi in America hanno una presenza più’ forte rispetto a quella dei produttori americani nel nostro paese”, secondo Schmidbauer, “non dipende dalle condizioni commerciali inique, ma dall'elevata qualità delle auto”. Il Ministro dell’Economia Sigmar Gabriel, che dopo tutto è responsabile per il commercio estero, ha colpito esattamente sulla stessa linea. La sua geniale proposta per ridurre il deficit degli Stati Uniti è:
“Devono costruire auto migliori”
Il suo collega Wolfgang Schäuble non è da meno e sa che gli avanzi commerciali sono fondati sulla forza dell’economia tedesca. E aggiunge, per portare l’assurdità al livello più estremo, "questa economia forte è un importante contributo per l’Europa ed un contributo dell’Unione Europea per l’economia globale".
Ma un commercio internazionale equo non dipende solo dalla qualità delle merci, ma anche e soprattutto dal fatto che la qualità di ogni singolo prodotto si rifletta in maniera adeguata nel suo prezzo. Chi pero’ per anni ha esercitato una pressione politica sulle parti sociali spingendo verso il basso i salari, come è accaduto in Germania, e per farlo si è servito della protezione di un Euro debole (espressione usata da Schäuble), ha di fatto violato sistematicamente le regole del giusto commercio. Un commercio giusto può’ esistere solo se in ogni paese i salari crescono quanto la produttività più’ l’obiettivo di inflazione del paese, e se le differenze negli obiettivi di inflazione fra i diversi paesi sono recuperati con le rivalutazioni e le svalutazioni delle valute nazionali.
L'Europa è uno strumento della Germania
Alla fine, e questo è impressionante, Trump sembra capire (oppure indovinare) che il problema del mercantilismo tedesco non riguarda solo gli Stati Uniti. Il dumping tedesco viene fatto soprattutto a spese dei vicini europei. Che come l'Italia, ad esempio, possono sfuggirgli solo con una posizione di avanzo delle partite correnti, vale a dire con un'alta disoccupazione e molti annti di contrazione economica, e per questa ragione importano sempre meno beni. Quando Trump parla di "Europa come veicolo tedesco", centra il punto, e di fatto rende ridicola la posizione di Schäuble, in maniera incredibilmente precisa. Dopo che l'amministrazione Obama lo aveva chiesto più' volte alla Germania, ora c'è un presidente americano che si leva i guanti e lo dice con parole chiare:
"guardi la Gran Bretagna e guardi l'Unione Europea, che è la Germania. In sostanza, l'Unione Europea è un mezzo per gli obiettivi della Germania. Per questo io penso che per la Gran Bretagna l'uscita sia stata una scelta intelligente...Se me lo chiede, ci saranno altri paesi ad uscire"
La reazione della Cancelliera è arrivata ieri:
"Io credo che noi europei abbiamo il destino nelle nostri mani"
Quello che la Cancelliera non ha ancora capito e probabilmente non capirà mai: gli europei non ci sono piu'. Alcuni nelle prossime settimane, dopo le critiche di Trump, forse avranno anche il coraggio di dire delle verità abbastanza semplici sulle reali cause della crisi europea e sull'egemonia tedesca.