Visualizzazione post con etichetta Norbert Haering. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Norbert Haering. Mostra tutti i post

giovedì 17 agosto 2023

Quando il cambiamento climatico diventa una questione di fede

Anche in Germania sui media pubblici è in corso una campagna di indottrinamento in favore delle ben note tesi sul cambiamento climatico, tesi portate avanti dai media mainstream e da ampi settori della politica e dell'economia. L'obiettivo della campagna ovviamente è mettere a tacere le voci critiche e impedire ogni forma di dibattito razionale o di dissenso, come del resto era accaduto ai tempi della pandemia. Ne scrive in un articolo molto interessante l'ottimo Norbert Haering

ard campagna cambiamento climatico

Dalla ARD arrivano racconti isterici sulla calura estiva, suggerimenti linguistici per denigrare i pensieri altrui e un'app meteo per bambini che fa bruciare la Terra con effetti speciali. Dalla ZDF arriva una guida per una cronaca meteorologica allarmistica. Dal Ministro della Salute un elogio alla compiacenza dei media pubblici nella copertura delle ondate di calore. Questo quadro complessivo compone l'immagine di una campagna che cerca di soffocare la lotta scientifica e sociale per ottenere una diagnosi e una terapia razionale in favore di un approccio dogmatico

Guida linguistica dell'ARD

Recentemente, la trasmissione Monitor di ARD ha promosso su Instagram una regola linguistica sul cambiamento climatico che ha suscitato scalpore.

campagna social della wdr
Campagna social della WDR

Un post sui social media della WDR

Si dice "riscaldamento globale": "Sembra piacevole e positivo. In realtà il pianeta si sta riscaldando. Questo minaccia milioni di persone. Termine alternativo: surriscaldamento del pianeta". Oppure:

"Cambiamento climatico: sembra un processo naturale e delicato. In realtà, i cambiamenti sono drastici, pericolosi e causati dall'uomo. Termine alternativo: crisi climatica".

Anche "scettico del clima" viene sminuito, perché "sostenitore" suggerirebbe riflessione, valutazione e giudizio autonomo: "Ma non ci sono dubbi sulla crisi climatica causata dall'uomo". Per questo Monitor propone il termine alternativo "negazionista del clima".

Il termine "negazionista del clima" non viene usato con il genere.  Quando si tratta di denigrare il pensiero altrui, è meglio rinunciare alla correttezza di genere anziché rovinare un termine da battaglia potente. Nessun genere inoltre si lamenta della propria esclusione quando si tratta di termini negativi come "terrorista" e "negazionista del clima". 

È necessaria una notevole volontà di manipolazione propagandistica per proporre esplicitamente il termine altrettanto assurdo quanto denigratorio di "negatzionista del clima" per le persone che sostengono opinioni diverse su vari aspetti climatici. Dopotutto, nessuno "nega" il clima. Il termine è quindi massimamente impreciso. Funziona solo come associazione e promuove così l'emozionalizzazione, che è l'intento dichiarato di Monitor. La ZDF ha una visione simile.

Uomo della ZDF propaga una guida per raccontare il clima

Dall'iniziativa World Weather Attribution (WWA) arriva in dodici lingue una "Guida per i media" intitolata "Raccontare eventi climatici estremi e il cambiamento climatico". L'introduzione dell'edizione tedesca è a cura di Özden Terli, il meteorologo della ZDF.

quida per i media World Weather Attribution
Guida per i media della World Weather Attribution

WWA si propone di determinare rapidamente e diffondere in modo pubblico, attraverso calcoli e modelli, se un evento meteorologico estremo che sta attualmente tenendo impegnati i media è causato dal cambiamento climatico. Poiché gli eventi meteorologici estremi sono sempre esistiti, con o senza cambiamento climatico, ciò naturalmente non può essere in alcun modo affermato con certezza. La soluzione di WWA è derivare sulla base dei modelli un'affermazione su quanto l'evento sia diventato più probabile a causa dell'aumento della CO2 nell'atmosfera e del conseguente cambiamento climatico causato da esso.

Tra i sostenitori di WWA c'è il noto Imperial College di Londra, che durante la pandemia di COVID-19 ha supportato in modo pseudo-scientifico misure radicali basate su proiezioni estreme di un presunto numero enorme di vittime.

Praticamente tutti i partecipanti all'iniziativa e i loro finanziatori provengono dal campo di coloro che da molto tempo sono convinti che il cambiamento climatico sia per lo più causato dall'uomo e che in caso di dubbio la riduzione delle emissioni di CO2 sia un obiettivo che deve avere la priorità su tutto il resto. Pertanto, da WWA non ci si può aspettare una modellazione imparziale con risultati aperti.

Norbter Haering
Norbert Haering


Norbert Häring (* 1963) è un giornalista economico tedesco. Dal 2002 è redattore di economia presso Handelsblatt. Ha pubblicato diversi libri, anche sul tema della politica monetaria.[1]





Tra le certezze di WWA dalla guida emerge che:

"Ogni ondata di calore nel mondo ora è più forte e più probabile a causa del cambiamento climatico causato dall'uomo."

Ogni ondata! Ovunque nel mondo! Nel racconto giornalistico si può quindi generalmente attribuire al cambiamento climatico causato dall'uomo ogni ondata di calore, anche se non esistono ancora studi al riguardo.

L'unico problema potrebbe essere il ruolo delle correnti d'acqua, accusate anche dell'ultima ondata di freddo qui da noi e di un'ondata di calore contemporanea nel Sud Europa. WWA minimizza le proprie affermazioni in questo senso con l'introduzione "alcuni piccoli commenti". Questo dovrebbe probabilmente suggerire ai lettori che non è così importante cosa stanno leggendo, ovvero che non si può ancora dire con certezza se e come questo fenomeno ricorrente sia influenzato dal cambiamento climatico. Tuttavia, è piuttosto importante: perché se la forza e la frequenza di tali costellazioni di correnti d'acqua sono indipendenti dal cambiamento climatico, allora ci sono sicuramente ondate di calore per le quali non si può incolpare il cambiamento climatico.

Özden Terli e la ZDF sembrano non essere disturbati dal pregiudizio degli autori della guida mediatica - anzi. Terli scrive usando proprio i termini proposti da Monitor (evidenziazione corsiva mia):

"Non possiamo andare avanti come prima. La crisi climatica sovrasta tutto e non è solo parte della redazione scientifica o un altro argomento ambientale. La catastrofe climatica imminente è un problema fondamentale che colpisce tutti gli aspetti della nostra vita ovunque nel mondo e, se non cambiamo direzione, avrà conseguenze catastrofiche.

La copertura della crisi climatica e della difesa del clima è spesso molto superficiale. Mentre dovremmo discutere delle migliori soluzioni per raggiungere la neutralità climatica, c'è consenso scientifico sulle cause. Tuttavia, le trasmissioni speciali spesso ospitano presunti falsi esperti. "Bilanciamento errato" è la parola chiave. Ciò porta a un disequilibrio nella comunicazione dei fatti scientifici. Quando il 99,9% degli scienziati attribuisce il riscaldamento del pianeta all'uomo, è disastroso mettere uno scienziato parte di una schiacciante maggioranza sullo stesso piano di un rappresentante di una minuscola minoranza. Perfino nel 2021, i negazionisti del cambiamento climatico sono stati invitati nelle discussioni televisive da parte dei media tedeschi - e sono stati definiti "critici " senza tuttavia una loro condanna"

Se Terli della ZDF si sia lasciato ispirare da Monitor dell'ARD o viceversa, o se entrambi utilizzino una stessa linea guida non nota al pubblico - la mia opinione è che sia la seconda opzione - rimane aperto.

Uno può avere opinioni diverse sul fatto che il cambiamento climatico sia interamente, principalmente o solo in piccola parte causato dall'uomo. Ma le affermazioni di Terli sono decisamente esagerate, come quella secondo la quale il 99,9% degli scienziati attribuisca (principalmente) il cambiamento climatico all'influenza umana, o che tutti gli ambiti della vita ovunque nel mondo ne siano influenzati.

Certo, se la Terra fosse in fiamme e bruciasse, come suggerisce un'app della WDR, alla quale arriveremo, a un certo punto allora potrebbe anche diventare corretto. Ma da qui ad allora, ci sono almeno diverse generazioni di regioni solitamente fredde in cui la vita diventerà più facile e ci saranno vaste parti del mondo in cui la crescita delle piante sarà addirittura stimolata. Questo non significa che il cambiamento climatico sia globalmente positivo, ma negare esplicitamente qualsiasi effetto positivo suona alquanto assurdo.

Sostenere che tutti gli scienziati (seri) siano d'accordo con lui, escludendo quelli che dissentono dalle tesi preferite, fa sembrare Terli ostile alla scienza. Naturalmente si può sostenere che (tutti) gli scienziati (seri) abbiano la stessa opinione, definendo automaticamente non scienziati coloro che dissentono, indipendentemente dal numero di premi Nobel che potrebbero avere. Questo non è un approccio serio. La disputa è una parte integrante della scienza. Dove il consenso è così ampio, nessuno sente la necessità di proclamarlo. Quando qualcuno si basa sul consenso, è ragionevole presumere che esista ancora almeno una grande minoranza che la pensa diversamente.

Una campagna coordinata

L'emittente pubblica non si considera più (o non si vede più) come un soggetto neutrale, ma come parte attiva di una campagna per salvare il mondo. Nonostante tutte le menzogne, gli scandali e le ipotesi, a fine luglio il Ministro della salute Lauterbach poteva annunciare con orgoglio che aveva intensificato la collaborazione con i media pubblici per quanto riguarda la protezione dalla calura. Questa è ora "molto più integrata nelle notizie".

Ciò era già diventato alquanto evidente quando la ARD ha fatto una copertura intensa delle ondate di calore da tutto il mondo nei suoi telegiornali prima della dichiarazione del 15 luglio come "Giornata commemorativa delle vittime della crisi climatica globale" da parte dell'UE in un evento nell'Ahrtal, e ha continuato a farlo anche quando un periodo insolito di freddo e umidità aveva già colpito la Germania intera.

martedì 2 febbraio 2021

Quanto bisogna guadagnare in Germania per essere considerati ceto medio?

Dove inizia il ceto medio e quanto bisogna guadagnare in Germania per poterne fare parte? La distribuzione della ricchezza e dei redditi in Germania è cosi' polarizzata che quando si parla di ceto medio, in realtà ci si riferisce alla parte piu' ricca e tuttavia minoritaria del paese. Una riflessione molto interessante del grande Norbert Häring, commentatore e giornalista su Handelsblatt


Quella comunemente definita come classe media in realtà è già classe abbiente

Le persone di solito hanno un'idea completamente distorta di quanto poco guadagni e possegga il cittadino medio. Coloro che in realtà fanno parte della classe piu' abbiente, continuano invece a considerarsi parte della classe media. La politica per la cosiddetta classe media si è rapidamente trasformata in un sostengno alle élite.

A differenza degli Stati Uniti, ad esempio, essere ricchi in Germania è ancora considerato piuttosto imbarazzante e disdicevole. Tutti vorrebbero appartenere alla classe media, non solo i multimilionari come Friedrich Merz (CDU) o i redditi elevati come il ministro delle finanze Olaf Scholz (SPD).

Se si chiede ai tedeschi quale sia il confine per poter essere considerati ricchi, il limite inferiore di solito viene fissato intorno ad un reddito tra i 7.000 e i 10.000 euro netti al mese, riferisce su Handelsblatt Judith Niehues, responsabile per lo sviluppo del metodo di ricerca presso l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). Secondo l'esperta, infatti, i tedeschi suppongono che un quinto della popolazione ogni mese guadagni tale somma.

Ma la realtà è ben diversa: in Germania secondo l'IW al massimo è il 3% delle famiglie a disporre di un simile reddito netto mensile. Se si dovesse considerare ricco il 20% delle famiglie tedesche con il reddito piu' alto, allora si sarebbe già ricchi con un reddito netto di poco meno di 3.000 euro mensili.

Se dovessimo applicare lo stesso metro di giudizio, il ministro delle finanze Scholz apparterrebbe senza ombra di dubbio alla cerchia dei ricchi. Il politico della SPD, infatti, recentemente ha scatenato un acceso dibattito dopo aver risposto alla domanda se poteva essere definito "ricco", affermando che guadagnava "abbastanza bene". Ma che comunque non si considera ricco, aveva poi aggiunto il candidato alla Cancelleria della SPD.

Secondo il Ministero federale delle finanze, Scholz come ministro federale prende uno stipendio mensile di circa 15.500 euro, compresi i vari supplementi. Sua moglie, il ministro dell'istruzione del Brandeburgo, Britta Ernst, incassa circa 14.000 euro al mese. Insieme, una coppia senza figli, arrivano così a poco meno di 30.000 euro di guadagno lordo mensile.

Un limite superiore della classe media alquanto generoso

Per l'esperta dello IW Niehues, la fascia superiore della classe media inizia a una volta e mezzo il reddito mensile mediano netto, vale a dire da poco meno di 2.000 euro netti, e si estende fino a due volte e mezzo questo importo: sarebbero all'incirca poco meno di 4.900 euro netti al mese. Per loro, la ricchezza inizia sopra questa soglia. Solo il 3,3% delle famiglie in Germania avrebbe "un reddito elevato", almeno secondo questa definizione - e i coniugi Scholz sono tra questi. Al contrario, il 15% della popolazione appartiene alla classe media superiore, sempre secondo questa definizione.

Stefan Bach, esperto di fisco e di redistribuzione presso l'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), pone ancora più in alto il limite superiore per la classe media. Per lui chi guadagna 60.000 euro netti all'anno, è già un "besserverdiener", vale a dire un passo intermedio sul percorso verso la ricchezza. "Molti al di sopra di questo dato, probabilmente si sentono ancora classe media, non solo il signor Merz", giudica Bach.

Bach traccia la linea di confine della ricchezza laddove inizia il centile superiore in termini di reddito. Per appartenere a questa cerchia, infatti, bisogna guadagnare almeno 160.000 euro lordi all'anno. Sempre secondo questa definizione, Scholz sarebbe tra le persone piu' ricche del paese.

È ancora più difficile fare parte dei ricchi in termini di reddito percepito se si prende come metro di misura l'imposta sulla ricchezza, che come persona singola deve pagare un'aliquota maggiorata del 45% a partire da un reddito imponibile di 265.327 euro lordi. Questa aliquota riguarda infatti 163.000 contribuenti, vale a dire circa lo 0,2% della popolazione. (...)

Ricco con solo una macchina

La ricchezza è distribuita in maniera ancora più ineguale rispetto al reddito. A una maggioranza di non abbienti, infatti, si contrappone una minoranza di persone con delle grandi fortune. Nel mezzo si trova una classe media piuttosto piccola e ricca.

Secondo lo studio condotto in luglio dal Pannello Socio-Economico (SOEP) del DIW, in termini di patrimonio netto, dopo aver dedotto i debiti, per appartenere alla metà più ricca della popolazione è sufficiente un auto nuova di classe media: vale a dire circa 23.000 euro. La metà inferiore della popolazione ha tanti debiti quanti beni possiede, se considerata nel suo insieme.

Con un patrimonio netto di 126.000 euro, cioè circa una casa pagata a metà nella fascia di prezzo piu' bassa, si appartiene al 25 % più ricco della popolazione tedesca. Una casa pagata in questa fascia di prezzo (279.000 euro) è sufficiente per avere un posto fra il 10% più ricco. Con una casa a schiera senza ipoteca in città (438.000 euro), si appartiene già al cinque per cento più ricco. Poi c'è un salto più grande.

I ricchi hanno beni a rendimento più elevato

Gli esempi non sono stati scelti a caso. Per gli strati di reddito più bassi, il mezzo di trasporto è di solito il bene più importante. Nella fascia di reddito piu' alta, dove inizia la ricchezza, i beni consistono principalmente in immobili e nella casa in cui si vivie. Per i più abbienti, inoltre, c'è qualche proprietà data in affitto.

Coloro che invece appartengono all'1% più ricco e soprattutto allo 0,1 % più ricco, posseggono soprattutto beni di natura aziendale.  Per appartenere al primo gruppo menzionato, bisogna avere 1,3 milioni di euro netti; con circa 5,5 milioni di euro invece si appartiene già al millesimo più ricco.

In genere, i beni aziendali danno il rendimento più alto, le auto quello più basso. In uno studio del 2019, Ederer, Mayerhofer e Rehm hanno dimostrato che più alta è la ricchezza dei proprietari, più alto sarà  il rendimento medio dei loro attivi.

Chi diventerà milionario?

Il tipico milionario ha l'aspetto che molti si immaginano: un signore bianco, anziano, di origine tedesca (occidentale) o nelle parole del SOEP: "Hanno più probabilità in media di essere milionari i maschi, con un livello di istruzione superiore alla media, sono mediamente più vecchi del resto della popolazione e hanno un background migratorio inferiore alla media".

I milionari hanno anche, non a sorpresa, un reddito netto molto più alto della media (reddito familiare ponderato) di oltre 7.600 euro netti e risparmiano più della media. Questo è un altro motivo per cui possono accumulare ricchezza aggiuntiva più velocemente rispetto ai non-milionari.

Quando i milionari lavorano, di solito sono lavoratori autonomi, imprenditori, oppure sono in una posizione manageriale o esecutiva simile. Quelli che lavorano, con 47 ore alla settimana, lavorano molto più della media. Il DIW non dice qual'è la percentuale di milionari che lavora.

Se chiedete ai milionari come sono diventati ricchi, il lavoro e l'abilità imprenditoriale sono stati i fattori principali. L'eredità, i doni e la fortuna, d'altra parte, hanno giocato solo un ruolo subordinato, almeno secondo la loro auto-percezione. (...)

Implicazioni per la politica

La tendenza a includere nella classe media persone che possono spendere il triplo dei soldi rispetto alle persone della cosiddetta "classe media inferiore" e la forte distorsione della percezione di ciò che mediamente si guadagna indicano che molto di ciò che viene venduto e percepito come politica per la classe media, in realtà è una politica per una classe superiore. Al contrario, i benefici sociali e le politiche che il pubblico percepisce come benefici per una classe di persone svantaggiate, in realtà sono benefici per la classe media.


martedì 14 luglio 2020

E se l'oro tedesco a Londra e New York fosse perduto?

Metà dell'oro tedesco ancora oggi è custodito a New York e Londra, e anche se la Bundesbank fra il 2013 e il 2016 ha cercato di riportare in patria quanto piu' oro possibile, britannici ed americani, dopo una breve collaborazione iniziale, dal 2016 hanno bloccato le consegne. Solo i francesi hanno acconsentito a far rimpatriare tutto l'oro tedesco custodito a Parigi. Dopo la recente sentenza dell'Alta corte britannica che impedisce la consegna dell'oro venezuelano al governo Chavista di Maduro, il giornalista di Handelsblatt Norbert Haering si chiede se dopo questo verdetto, anche le oltre 1.600 tonnellate di oro tedesco custodite fra New York e Londra non siano ormai irrecuperabili. Ne scrive l'ottimo Norbert Haering


Non dovrebbe esserci piu' alcun dubbio ormai sul fatto che la Bundesbank nel 2013 con il suo "concetto sul deposito dell'oro all'estero", di fatto ha rinunciato a metà delle riserve auree tedesche immagazzinate a New York e a Londra. E comunque ogni dubbio sull'argomento è stato messo da parte da quando un tribunale britannico ha deciso che il governo del Venezuela non potrà piu' riavere indietro l'oro immagazzinato presso la Banca d'Inghilterra - semplicemente perché così ha deciso il governo britannico.


Le riserve ufficiali d'oro tedesche ammontano a circa 3.367 tonnellate e al prezzo odierno di 1.581 euro per oncia, valgono ben 170 miliardi di euro .

Con circa 1.656 tonnellate, quasi la metà dell'oro è immagazzinata all'estero, tre quarti a New York e un quarto a Londra. L'oro all'estero vale attualmente circa 84 miliardi di dollari.

Ma per la Bundesbank qual'è il valore effettivo dell'essere titolare di questo patrimonio, se poi di fatto non ne è in possesso, non può accedervi, e non può nemmeno andare a controllare se l'oro è ancora lì? Non è poi molto di più che una bella voce sullo stato patrimoniale della banca centrale.


L'Alta Corte di Londra (più o meno l'equivalente della Corte Suprema Federale) recentemente ha stabilito che il governo venezuelano non avrà indietro il suo oro perché il governo britannico, invece del governo Maduro, riconosce il contro-governo fantoccio istituito e appoggiato dagli USA sotto l'autoproclamato "presidente ad interim" Juan Guaidó.

Il quale, per dare una minuscola parvenza di legalità all'intera operazione, ha nominato appositamente per l'Alta Corte britannica un consiglio di amministrazione della contro-banca centrale, un'azione totalmente ridicola, se non fosse così triste.

Ora si potrebbe argomentare che la Germania non è il Venezuela. I nostri amici di Londra, Washington e New York, non ci tratterebbero mai in questo modo. Ma sarebbe molto ingenuo, per almeno due motivi.




- In primo luogo, basta guardare all'uso che il governo degli Stati Uniti fa del diritto internazionale quando minaccia il sindaco di Ruegen con sanzioni economiche e l'arresto se dovesse far entrare una nave posatubi russa in un porto di cui è responsabile. Non vi è stata alcuna significativa resistenza da parte del governo tedesco. Ci sono innumerevoli esempi del modo in cui gli Stati Uniti hanno messo la propria legislazione al di sopra del diritto internazionale. È un programma che gli Stati Uniti hanno chiarito già da molto tempo.

- In secondo luogo, invece, è dal 2016 che la Bundesbank ha smesso di ritirare oro, a parte delle piccole dosi omeopatiche di oro estero che negli anni scorsi hanno potuto lasciare i depositi della Federal Reserve di New York. In tre anni e mezzo un totale di 47 tonnellate (su 7.800 tonnellate). Sospetto che questo stop alle spedizioni valga anche per Londra. In ogni caso, secondo quanto riportato dalla stampa, Guaidó non vuole avere l'oro indietro, ma intende lasciarlo alla Banca d'Inghilterra.

Probabilmente il principale delitto di Maduro in questo caso è stato quello di non aver tenuto conto dell'indicazione informale secondo la quale tutto l'oro estero custodito a New York e Londra, di fatto è come se fosse stato congelato. Nel caso di Maduro, questa ammissione può essere evitata tirando in ballo la farsa del contro-governo. Quando la Bundesbank, sotto la pressione di una perizia - forse ordinata - dalla Corte dei conti federale, ha chiesto pubblicamente di riavere indietro l'oro da New York, non ci è riuscita. Pertanto, dopo lunghe e difficili trattative, gli Stati Uniti tra il 2013 e il 2016 hanno fatto uscire dai loro depositi 300 tonnellate di oro tedesco. In cambio hanno ricevuto una promessa pubblica da parte della Bundesbank, ridefinita poi "concetto sul deposito dell'oro all'estero", di non fare più una simile richiesta così sfacciata.


Il valore dell'oro che gli Stati Uniti e il Regno Unito sottraggono al controllo dei loro proprietari è considerevole, ma in realtà non si tratta di questo, tranne in casi come quello del Venezuela, dove si possono fare dei danni enormi al governo debole di un paese povero. In altri casi, come nel caso della grande quantità di oro tedesco, si tratta di mantenere sotto il proprio controllo delle enormi riserve auree.

Non è del resto un caso il fatto che il prezzo dell'oro espresso in dollari abbia segnato dei nuovi record, perché sempre meno persone si fidano di un sistema monetario fondato sul dollaro nel quale la Federal Reserve statunitense mette in circolazione un numero quasi illimitato di dollari per acquistare titoli di stato statunitensi. Così tanti dollari che la Federal Reserve, e quindi in ultima analisi il governo degli Stati Uniti, sono diventati di gran lunga il maggiore detentore di titoli di Stato statunitensi.

Controllando grandi quantità di oro di proprietà di altre nazioni, si potrebbe impedire che questi paesi si facciano venire in mente l'idea di coprire la propria valuta con l'oro offrendola come alternativa al dollaro. Gli Stati Uniti potrebbero anche fare riferimento ad una sorta di diritto, nel caso in cui dovessero negare pubblicamente a questi paesi l'accesso al loro oro. Su richiesta degli Stati Uniti, infatti, già mezzo secolo fa tutti i Paesi membri del Fondo monetario internazionale si erano impegnati a "demonetarizzare" l'oro, cioè a rinunciare a coprire la moneta con l'oro.

E se le cose si mettessero davvero male, il dollaro o la moneta che gli dovrebbe succedere potrebbe essere garantita dall'oro di cui ci si è impossessati. Per farlo non c'è nemmeno bisogno di espropriare ufficialmente i proprietari dell'oro. È sufficiente avere un accesso informale all'oro. I proprietari hanno tutte le ragioni per tacere. Perché solo fino a quando non ammetteranno di non avere più accesso all'oro, potranno continuare ad elencarlo nei loro bilanci e nelle loro riserve monetarie.

Questo probabilmente è anche il motivo per cui la Bundesbank dal 2016 sull'argomento ha fatto buon viso a cattivo gioco.

domenica 15 gennaio 2017

Lettera da una colonia

Il Ministro delle Finanze greco Euclid Tsakolotos in una lettera a Jeroen Djesselbloem, presidente dell'Eurogruppo, riconosce ufficialmente lo status di colonia del suo paese e rassicura i creditori internazionali. Ottima traduzione di Claudio dal sito di Norbert Haering, economista e giornalista tedesco. Da norberthaering.de.

Il 23 dicembre 2016 Euclid Tsakolotos ha scritto una lettera al presidente dell'informale “Eurogruppo” Jeroen Djesselbloem, nella quale rassicura il burocrate olandese che il suo governo non prenderà mai decisioni senza il beneplacito dei rappresentanti dei creditori ad Atene. Ciò varrà per tutte le questioni che implicano uso del denaro, anche nel caso in cui gli obiettivi di budget fossero già stati raggiunti. Lo scopo è quello tipico delle colonie: drenare più denaro possibile. 

I diversi governi greci degli anni passati avevano operato a più riprese drastici tagli alle pensioni. Per quest'anno il governo aveva annunciato di voler impiegare il surplus di bilancio superiore al previsto per inserire una tantum, quantomeno nelle pensioni più basse, la “tredicesima” natalizia precedentemente cancellata. In seguito a ciò il governo tedesco aveva chiesto un parere alle varie istituzioni che dovrebbero tutelare gli interessi dei creditori per sapere se i Greci potessero permettersi una tale iniziativa. La risposta è stata: non possono. 

Successivamente il Ministro delle Finanze greco Tsakolotos ha scritto una lettera a Djesselbloem, nella quale assicura (n.d.T. segue traduzione dell'autore dall'inglese):


“Il governo greco non ha alcuna intenzione di venire meno all'impegno preso e cioè di conseguire gli obiettivi fiscali concordati, i quali prevedono avanzi primari di bilancio (ossia precedenti al pagamento degli interessi su debito) dello 0,5%, 1,75% e 3,5% rispettivamente per gli anni 2016, 2017 e 2018.”


Nel caso in cui gli obiettivi per il 2016 - contro ogni aspettativa - non venissero rispettati, garantisce che le pensioni verrebbero decurtate dell'ammanco. Inoltre:


“sulla procedura: sono consapevole che le decisioni con ripercussioni finanziarie devono essere discusse e concordate con le istituzioni, in sintonia con i nostri obblighi derivanti dal MoU (n.d.T. Memorandum di intesa). In particolare, in caso di permanente surplus fiscale rispetto agli obiettivi del programma, concorderemo con le istituzioni l'utilizzo dei margini di budget disponibili. Siamo consapevoli che tale margine possa essere utilizzato per misure tese al consolidamento della rete di protezione sociale (segnatamente il programma sociale di sussidio di solidarietà) e/o per ridurre il carico fiscale, sempre nel rispetto degli obblighi derivanti dal MoU. In caso contrario il surplus fiscale verrà impiegato come ammortizzatore finanziario o per saldare i pagamenti arretrati.”


In altre parole Tsakolotos assicura che l'autorità dei rappresentanti (informalmente costituitisi) della Banca Centrale Europea (BCE), della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e del Meccanismo Europeo di stabilità (MES) non verrà più messa in dubbio e che non verranno intraprese azioni senza un'esplicita autorizzazione. Il parlamento greco viene pertanto completamente esautorato. La Corte Costituzionale era stata già da tempo ignorata. Questa lettera era condizione necessaria affinché i creditori concedessero alla Grecia un assai contenuto alleggerimento del debito. A discapito di tutte le promesse non è invece previsto un taglio del debito che consentirebbe un giorno alla Grecia il ritorno all'autonomia. Resta implicita la minaccia che “ senza il nostro assenso vi vedrete costretti a dichiararvi insolventi e ciò comporterebbe un arresto nel meccanismo di rifinanziamento delle banche greche da parte della BCE e una conseguente espulsione dall'Euro.”

Prima del coinvolgimento del MES il gruppo informale che governa ora ad Atene veniva chiamato Troika, adesso taluni cominciano ad usare il termine Quadriga. Però, dal momento che il modo di agire di questo gruppo è particolarmente sfrontato e totalmente distante dai metodi democratici, questo nome risulta completamente screditato e nel frattempo si preferisce usare ufficialmente – aderendo ai dettami della neolingua – il termine “le Istituzioni”: coloro il cui nome non deve essere pronunciato. La Troika si insediò di nascosto nel 2010. Il presidente della Commissione Europea Juncker aveva in realtà annunciato la sua abolizione, dopo che in seno al Parlamento Europeo era nata una disputa circa l'operato antidemocratico e privo di un investitura ufficiale di questo gruppo. Tale decisione ha però incontrato la tenace opposizione di Schäuble. La BCE, che non ha la facoltà di intrattenere affari governativi nei paesi membri dell'Unione Europea, non ha mai preso la decisione di prendere parte all'ex Troika (ora Quadriga). Questo è quanto l'allora Presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, stipulò a porte chiuse con Schäuble e gli altri.

L'Eurogruppo dei Ministri delle Finanze della zona Euro, il cui presidente è Djesselbloem, non è previsto in nessun punto dei trattati europei. Pertanto non sussistono nemmeno regole a riguardo. A capo di questa sorta di reggimento, secondo quanto affermano in modo pressoché unanime vari insider, andrebbe collocato il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. L'Eurogruppo e le “Istituzioni” non hanno bisogno di una fondamento giuridico per esercitare il potere: ci pensa la BCE a fare in modo che il governo greco se ne stia buono a cuccia. Difatti, da quando l'anno scorso si è verificata la chiusura delle banche, non vi è alcun dubbio che essa sia pronta a esercitare nuovamente la propria facoltà di poter portare al fallimento da un momento all'altro il sistema bancario greco, qualora quest'ultimo non si dimostrasse più allineato.

Finora il Ministro delle Finanze Tsakolotos ha sempre manifestato un atteggiamento ossequioso nei confronti delle “Istituzioni”: amico di vecchia data del banchiere centrale Stournaras, nella primavera del 2015 il primo Ministro Tsipras affidò a lui le redini della conduzione dei negoziati, dopo aver deciso di togliere l'incarico al “ribelle” Varoufakis. In seguito alle dimissioni di quest'ultimo la carica di Ministro delle Finanze fu ricoperta proprio da Tsakolotos.

Tuttavia la lettera di sottomissione di Tsakolotos non rappresenta ancora il capitolo conclusivo di questa cupa vicenda: l'FMI continua a insistere sull'abbassamento della soglia di reddito a partire dalla quale viene esentato l'obbligo fiscale. Anche le fasce di popolazione a reddito più basso dovranno contribuire massicciamente affinché i crediti rivendicati dalle banche nei confronti della Grecia – che, con un gesto di magnanima generosità, Schäuble & Co. hanno deciso di sobbarcarsi – vengano ripagati. Con questi crediti, inizialmente, è stato finanziato l'acquisto di sottomarini e altro armamentario bellico provenienti da Francia e Germania, cui vanno aggiunte le varie mazzette imprescindibili per la conclusione di tali accordi.