I programmi elettorali dei partiti, si sa, spesso non valgono nemmeno la carta su cui sono stampati, tuttavia vale la pena dare uno sguardo a quello di AfD e analizzare le loro proposte sull'euro e l'UE per le europee di maggio. Paul Steinhardt su Makroskop lo ha fatto ed è giunto a delle conclusioni interessanti: AfD potrebbe essere una vera alternativa per l'Europa e l'euro. Ne scrive Paul Steinhardt su Makroskop
Dopo aver letto i programmi elettorali dei partiti analizzati fino ad ora in questa serie di articoli, una cosa è certa: per la Germania c'è davvero bisogno di un'alternativa politica. Già il nome del partito, il cui programma elettorale cercheremo di analizzare oggi, ci rende curiosi. Se poi nel preambolo si legge che è "arrivato il momento per riconsiderare radicalmente lo sviluppo dell'UE", allora siamo davvero curiosi di sapere cosa c'è scritto nel loro programma elettorale per le europee.
È interessante notare che AFD dedica espressamente un intero capitolo al sistema monetario dell'euro. Già nel titolo di questo capitolo viene formulata una tesi che altrove avevo formulato esattamente allo stesso modo:
Devo tuttavia confessare che la mia curiosità si mescola a qualche preoccupazione. (...)
Bisogna avere il coraggio di pensare alla DEXIT
Bisogna prima di tutto ammettere che AfD intende formulare una vera alternativa alla politica perseguita fino ad ora. Dice chiaramente che se i loro "elementi di riforma fondamentale del sistema UE esistente non dovessero essere realizzati a tempo debito", loro chiederanno "l'uscita della Germania o una dissoluzione ordinata dell'Unione europea".
Una dichiarazione coraggiosa, perché in questo modo danno agli altri partiti e alla maggior parte dei media un elemento per poter etichettare AfD come un pericolo per la pace e una forza sciovinista. Ad esempio, Dagmar Pepping di "ARD Capital Studio" ha colto al volo e con estrema gratitudine questa opportunità per attaccare il partito. Ciò che per lei resta incomprensibile è il fatto che AfD in realtà "vorrebbe restringere radicalmente i poteri della Corte di giustizia europea, tanto quanto la Commissione europea".
Per una simile restrizione dei loro poteri, tuttavia, pare ci siano davvero delle buone ragioni. Come il nostro autore Daniel Seikel ha sottolineato in un suo eccellente articolo, la Commissione e la Corte di giustizia europea (CGCE) perseguono una politica "che per sua natura è finalizzata all'ampliamento del mercato e quindi contraria alle misure di natura pubblica orientate al contenimento del mercato". La Commissione e la Corte di giustizia europea contribuiscono pertanto a scardinare le disposizioni di tutela previste dalla legge tedesca, senza che i rappresentanti eletti dal popolo tedesco possano fare nulla in merito.
Con le sue critiche AfD colpisce nel segno. Inoltre, non sembra essere affatto un colpo di fortuna, come mostra la seguente citazione:
"La crescente ingerenza dell'UE non si realizza tanto per l'influenza diretta della legislazione europea (il Trattato di Lisbona), ma piuttosto attraverso l'ingresso dalla porta di servizio della giurisprudenza della corte di giustizia le cui decisioni hanno efficacia immediata ("fanno giurisprudenza") e determinano sempre più la politica sociale".
Senza dubbio - si tratta di una critica radicale all'EUROpa. Ma è davvero riprovevole pretendere che l'organizzazione del sistema sanitario e del welfare sia un tema di cui si devono occupare i rappresentanti eletti dal popolo ai sensi dell'articolo 20 della Legge fondamentale tedesca? Non è forse la natura della democrazia quella di dover rispondere ai propri elettori per il contenuto delle leggi? Un partito che considera il Parlamento europeo una piattaforma dalla quale richiamare l'attenzione sui problemi dell'Europa è da ritenersi "schizofrenico"?
È l'opinione di Pepping, perché per lei i rappresentanti di AFD allo stesso tempo "cercano di ottenere a Bruxelles e Strasburgo un posto da parlamentare ben pagato". Ma ad essere criticati non dovrebbero essere forse quei deputati che permettono che lo stato sociale tedesco venga minato con l'aiuto dell'EUROpa, proprio per il fatto di non aver informato i propri cittadini di questa situazione patologica? E un parlamentare seriamente interessato ad avere un sistema sanitario e sociale funzionante, non dovrebbe forse essere disposto a rischiare la sua "posizione da parlamentare ben pagato", proprio perché questo obiettivo per lui è cosi' importante da non poter escludere una DEXIT?
(...) Chi supporta e chi invece sta mettendo in pericolo la democrazia? Chi vuole tenere un referendum sulla DEXIT, come fa AfD, o coloro che hanno contribuito ad eliminare i servizi pubblici senza aver mai ricevuto una legittimazione democratica per farlo?
Naturalmente anche AfD resta ossessionata dallo Zeitgeist neo-liberista. Non vi è alcuna critica al "libero commercio e ai mercati aperti": il programma afferma addirittura che "il libero scambio è la forma più efficace e meno burocratica di aiuto allo sviluppo".
Politica monetaria
Nulla mostra più chiaramente del capitolo sull'euro, che si tratta di un partito in cui l'ordoliberismo ha trovato casa e in cui anche i padri fondatori di Friburgo potrebbero sentirsi estremamente a proprio agio.
Non sorprende quindi il fatto che per sostenere la loro tesi, e cioè che l'euro è fallito, essi evitino di parlare della riduzione dello spazio a disposizione della politica fiscale avvenuto con l'entrata nell'unione monetaria europea dei diversi paesi europei. L'intera critica all'euro deve essere letta più come una spiegazione delle posizioni che su questo tema sono presenti anche nel programma elettorale della CDU/CSU.
Non manca nulla infatti di quanto è già presente anche nel programma elettorale della CDU/CSU. Viene chiaramente esplicitato quello che la CDU/CSU lascia solo ipotizzare, come mostra il seguente passaggio estratto dal programma di AfD:
"La politica di salvataggio rompe tutte le rassicurazioni fatte agli elettori a partire dagli anni '90, vale a dire di non accettare alcuna responsabilità tedesca per i debiti fatti dagli altri".
Non fanno davvero un passo falso in cui potersi insinuare. Così chiedono "di bloccare l'uso eccessivo, fino ad ora tollerato, dei saldi di compensazione TARGET2" e "di garantirli con un collaterale (oro, riserve di valuta estera o altro bene di proprietà dello stato)".
Non bisogna essere troppo severi con AfD. Dopo tutto un economista tedesco di livello mondiale ha scritto un libro intero sulla cosiddetta trappola Target e, secondo l'autore, si tratterebbe di un "pericolo per i nostri soldi e i nostri figli". Anche Silke Tober dell'IMK, istitituto di ricerca vicino ai sindacati, in passato ha sostenuto che "Fuest e Sinn con la loro analisi teorica hanno ragione":
"i saldi TARGET2 restano rischiosi, anche se un paese debitore non dovesse lasciare l'area dell'euro"
Quando leggo tali affermazioni, mi viene in mente sempre la stessa domanda: come è possibile che persone intelligenti che si occupano di questa materia possano inventarsi idee così assurde?
(...) Come ho spiegato in dettaglio altrove, i "presunti pericoli per i nostri soldi e i nostri figli" sono una pura finzione. Ma non è naturalmente un caso il fatto che AFD usi questa finzione, perché loro non sono interessati a descrivere le disfunzioni del sistema dell'euro, ma intendono presentare la Germania come una vittima di questo sistema. È nazionalista, sciovinista, persino fascista o forse semplicemente stupido?
La stupidità gioca un ruolo senza dubbio importante e ha un nome: "ordoliberalismo", di solito viene chiamata cosi'. E' una forma di stupidità che colpisce anche le persone abbastanza intelligenti. Si basa sull'incrollabile fede nella capacità di autoregolamentazione dei mercati. Quanto questa convinzione sia fortemente ancorata in AFD è particolarmente chiaro quando in totale accordo con la CDU/CSU si lamentano per il ladro di interessi Draghi:
"Una politica dei tassi di interesse artificialmente manipolati a zero o negativi porta alla distruzione del mercato delle obbligazioni e all'esproprio dei piccoli risparmiatori e delle assicurazioni sulla vita e quindi alla povertà in vecchiaia".
L'accusa mossa alla BCE di essere "colpevole per aver manipolato il libero mercato dei capitali", tuttavia, non riguarda solo la BCE di Draghi. Dovrebbe essere rivolta praticamente a tutte le banche centrali del mondo. Perché tutte le banche centrali desiderano controllare l'inflazione attraverso la "manipolazione" dei tassi di interesse.
Ora si può legittimamente dubitare del fatto che una banca centrale sia persino in grado di controllare l'inflazione con la politica monetaria. Ma come avremmo dovuto imparare dalla crisi dell'euro, chi lascia che i tassi di interesse vengano liberamente determinati dai mercati mette a repentaglio la stabilità finanziaria. Un sistema finanziario stabile ha semplicemente bisogno di un ancoraggio del tasso di interesse, che deve essere gestito dalla politica monetaria.
Per un vero ordo-liberale, si tratta di un pensiero intollerabile. Perché egli immagina il capitalismo contemporaneo come un'economia di scambio in cui i fenomeni monetari non giocano alcun ruolo. (...)
Il fatto che l'euro sia un fallimento è dimostrato, tra le altre cose, anche dal fatto che la BCE in questo senso non sta agendo saggiamente. Ammette che i tassi di interesse in Italia sono più alti di quelli in Germania, sebbene disponga dei mezzi per portare i tassi di interesse italiani al livello di quelli tedeschi.
Un'alternativa per la Germania?
Sfortunatamente non è così facile rispondere a questa domanda come si potrebbe sperare, anche solo per non destare il sospetto di avere qualche simpatia per AfD.
Una ragione di ciò paradossalmente è il fatto che sono ordo-liberali fino al midollo. Mentre i padri fondatori dell'ordoliberalismo e i loro seguaci fino agli anni '60 hanno sostenuto un sistema monetario basato sull'oro, questa posizione iniziale, grazie all'influenza esercitata da Milton Friedman, in seguito è stata notevolmente modificata. L'argomento secondo cui i tassi di cambio flessibili potevano depoliticizzare e automatizzare la politica monetaria si è incagliato. Perché l'alternativa, sosteneva l'influente ordo-liberale Friedrich Lutz, è quella dei tassi di cambio fissi, che nelle circostanze politiche prevalenti portano inevitabilmente alla "imposizione di controlli valutari, o per lo meno alla restrizione dei quantitativi all'importazione".
Dal momento che AfD segue i padri fondatori, il programma rifiuta i sistemi a tasso fisso. Riconoscono che l'euro in definitiva è un tale sistema e quindi giungono ad una conclusione che non può essere trovata nel programma di nessun'altro partito. Vale a dire che "la perdita di competitività dei paesi mediterranei [...] è un problema sistemico e quindi [...] può essere risolta solo sistemicamente" .
"La soluzione è la reintroduzione delle valute nazionali [...]"
Le cose si fanno davvero interessanti quando provano a giustificare il motivo per cui una simile mossa darebbe la speranza di riportare sotto controllo la "disoccupazione strutturalmente elevata nel sud Europa":
"per recuperare la propria competitività perduta nessun paese euro dovrà ricevere ulteriori linee guida (eccessivamente rigide) da realizzare attraverso una svalutazione reale dei redditi, delle pensioni e dei benefici sociali. I paesi della zona euro potranno quindi ripristinare la propria competitività come accadeva prima dell'introduzione dell'euro con una propria decisione sovrana sulla modifica dei tassi di cambio della valuta nazionale (ad esempio mediante svalutazione), come del resto l'economia moderna chiede da molto tempo".
La visione del mondo ordoliberale fornisce loro un'immagine realistica delle conseguenze della dissoluzione dell'unione monetaria europea. Si rendono conto che se l'unione monetaria europea si dissolvesse, senza alcun dubbio il nuovo "D-mark" si apprezzerebbe, ma questo per loro avrebbe solo effetti positivi:
"l'enorme riduzione dei costi sul lato delle importazioni, associata ad un aumento del potere d'acquisto comporterebbe un aumento dei redditi reali, che all'interno dell'economia tedesca andrebbe a vantaggio di tutti e non solo di alcune aziende attive nell'export, come accade attualmente".
L'unico problema è che la Germania è estremamente dipendente dal settore delle esportazioni. Un apprezzamento della nuova valuta, infatti, influenzerebbe pesantemente la competitività di prezzo ottenuta grazie al dumping salariale. Se la politica non dovesse essere in grado di gestire la situazione, in Germania subirà inevitabilmente una perdita di posti di lavoro, dal momento che la struttura economica estremamente orientata all'export non può essere riconvertita da un giorno all'altro. Se la perdita di reddito dei lavoratori "liberati" potrà essere compensata da importazioni a buon mercato, è più che discutibile.
In breve: tutti gli elementi lasciano ipotizzare che AFD a causa della sua fede incrollabile nel potere della mano invisibile del mercato finirà per allearsi con forze che vogliono impedire con tutti i mezzi disponibili una politica fiscale espansiva.
Profilo degli elettori AfD
AfD è raccomandabile agli elettori conservatori, per i quali la CDU/CSU ormai è socio-politicamente troppo a sinistra e la FDP è economicamente troppo statalista. È particolarmente raccomandata per coloro che ritengono che "l'avanzata aggressiva dell'Islam [...] porterà alla destabilizzazione delle nostre democrazie liberali ".
La domanda interessante è se AfD possa essere votata anche da un elettore il quale ritiene che il più grande pericolo non sia l'Islam, ma il neoliberalismo dilagante. Sebbene in termini politici, senza ombra di dubbio possa essere assegnato al campo neo-liberale, il tema è se questo partito potrà essere considerato un elemento in grado di rimettere in discussione le ricette politiche neo-liberiste. In altre parole: AfD potrà diventare l'ostetrica involontaria che aiuta la nascita di una nuova interpretazione delle funzioni dello stato per la gestione dell'economia nell'interesse comune?
Nel programma elettorale ci sono senza dubbio elementi che suggeriscono una risposta affermativa a questa domanda. Non si può tuttavia negare che il voto ad AfD potrebbe contribuire al consolidamento del nazionalismo dell'export tedesco. La visione ristretta sul benessere "tedesco", insieme ai propositi di mercato ordoliberali, fanno ipotizzare che AFD nel lungo periodo potrebbe dare vita ad una coalizione con la CDU/CSU. Un'occhiata all'Austria rivela che anche quando la musica di accompagnamento cambia, il neoliberismo con un nuovo accompagnamento di fiati è persino capace di radicalizzarsi.
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