lunedì 3 aprile 2023

Wolfgang Streeck - Germans to the front!

"La Germania - si ha la sensazione che già da tempo sia stata preparata dagli Stati Uniti per i "valori occidentali", vale a dire per il ruolo di comandante in capo nella parte ucraina della guerra globale. La germanizzazione del conflitto ucraino eviterebbe all'amministrazione Biden di doversi impegnare e di dover chiedere il sostegno dei cinesi per ritirarsi da una guerra che rischia di diventare impopolare a livello nazionalescrive Wolfgang Streeck. Per il grande intellettuale tedesco potrebbe essere proprio la Germania, sotto la pressione americana, a prendere la leadership nella guerra in Ucraina. Ne scrive Wolfgang Streeck su Makroskop.de


Sotto la pressione degli Stati Uniti, il coinvolgimento indiretto della Germania nella guerra in Ucraina potrebbe diventare sempre più diretto - e svilupparsi in modo simile al suo ruolo nella fornitura di armi.

La legge di Hofstadter, diretta discendente della legge di Murphy, è nota sotto questa forma: "Tutto richiede più tempo di quanto si pensasse". L'anno scorso, il signore della guerra russo, Putin, ha avuto modo di conoscerla. Se avesse seguito l'esempio di Trotsky e Mao Zedong e avesse dedicato un po' di tempo alla lettura di Clausewitz, avrebbe potuto risparmiarsi lo shock. Dopo il fallimento della presa di Kiev, che avrebbe dovuto essere completata in una o due settimane, Putin ha dovuto affrontare la spiacevole prospettiva di una guerra di durata indeterminata non solo con Kiev ma anche, in una forma o nell'altra, con gli Stati Uniti, se veramente intende porre fine una volta per tutte al fascismo endogeno e all'occidentalismo esogeno dell'Ucraina.

Pochi mesi dopo, anche l'omologo americano di Putin, Biden, si è dovuto rendere conto di una cosa simile. Non c'era alcuna vittoria ucraina in vista e l'arsenale di sanzioni economiche occidentali contro la Russia e gli amici oligarchi di Putin aveva fatto sorprendentemente pochi danni alla capacità della Russia di resistere nel Donbass e nella penisola di Crimea. Le elezioni di midterm del novembre 2022, inoltre, hanno reso inequivocabilmente chiaro che la disponibilità dell'elettorato americano a finanziare le avventure della squadra Biden-Blinken-Sullivan-Nuland è tutt'altro che illimitata e che l'incombente guerra di logoramento, di cui non si intravede la fine, potrebbe diventare un peso mortale nelle elezioni presidenziali del 2024.

Dal momento che un ritiro come quello dall'Afghanistan, rimasto indimenticabile persino per l'opinione pubblica americana, notoriamente ignara, è fuori questione, e che d'altra parte Putin non ha altra scelta che continuare o affondare, spetta ora a Biden decidere come procedere.



Alternativa 1: "congelamento"

All'inizio di marzo 2023, sembra che gli Stati Uniti si trovino a dover scegliere tra due alternative, e in fretta. La prima è la via d'uscita cinese. Dopo la visita di un giorno di Scholz a Pechino il 4 novembre, la Cina e Xi in persona hanno ripetutamente insistito sul fatto che l'uso di armi nucleari, comprese quelle di natura tattica, deve essere escluso in ogni caso. Per ragioni ben comprensibili, ciò preoccupa la Russia più degli Stati Uniti o dell'Ucraina, date le carenze ormai ampiamente visibili delle forze armate convenzionali russe. Con un bilancio militare di poco superiore a quello della Germania - e che si è presumibilmente dimostrato inadeguato nell'ambito della attuale svolta storica - la Russia, a differenza della Germania, deve mantenere un'arma nucleare con capacità strategiche intercontinentali equivalenti a quelle degli Stati Uniti. Le conseguenze sono state evidenti quando l'esercito russo si è dimostrato incapace di prendere Kiev, che dista solo 300 chilometri dal confine russo-ucraino.

Segnalando alla Russia, che dipende da lei come il suo più vicino e potente alleato, che una risposta nucleare a un'avanzata ucraina armata dagli americani non era auspicabile, la Cina ha fatto un favore importante agli Stati Uniti e alla NATO, così importante che è difficile credere che sia stato concesso senza una contropartita. Ci sono infatti indicazioni che in cambio gli Stati Uniti si siano impegnati a limitare la forza militare dell'Ucraina a un livello che non potesse mettere la Russia in una situazione tale da costringerla a ricorrere alle armi nucleari - tattiche. Il risultato di un tale tacito accordo, se esiste, come sembra probabile, sarebbe un "congelamento" della guerra: uno stallo sulle attuali posizioni territoriali dei due eserciti che potrebbe durare anni.

Se gli Stati Uniti fossero disposti a stare al gioco, questo tipo di diplomazia potrebbe continuare sotto l'egida della Cina. Non è molto lontano da una situazione di stallo o di un cessate il fuoco, e poi forse potrebbe portare a qualcosa di simile a un accordo di pace, anche se si trattasse di una pace disordinata come accadde in Bosnia e in Kosovo. Gli Stati Uniti dovrebbero costringere il governo ucraino a farne parte, cosa che non dovrebbe essere troppo difficile, visto che sono stati loro stessi a nominarlo: "Il Signore ha dato e il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore".

Dal punto di vista americano, tuttavia, un importante difetto di questo tipo di soluzione sarebbe che i cinesi potrebbero aspettarsi concessioni in Asia in cambio dei loro buoni uffici e dell'aiuto alla rielezione di Biden, il che renderebbe più difficile per Biden fare ciò che chiaramente vuole fare dopo l'Ucraina: attaccare la Cina in un modo o nell'altro per evitare quella che nel dibattito strategico statunitense odierno viene definita la "trappola di Tucidide", ossia la necessità per un egemone in carica di attaccare un rivale in ascesa abbastanza presto, quando si puo' essere relativamente ancora sicuri di vincere la guerra.



Alternativa 2: La Germanizzazione

Per quanto la prospettiva di una via d'uscita dal pantano ucraino possa essere allettante, ci sono segnali che indicano che gli Stati Uniti si stanno orientando verso un secondo approccio alternativo che potrebbe essere definito di europeizzazione, o addirittura di germanizzazione della guerra. Ricordiamo la cosiddetta vietnamizzazione della guerra in Vietnam. Alla fine forse non ha funzionato - gli Stati Uniti sono stati sconfitti, non il loro proxy regionale, che non è mai stato altro che un fantoccio americano - ma ha dato respiro agli Stati Uniti e ha permesso alla loro macchina propagandistica di vendere all'opinione pubblica americana la prospettiva di un ritiro onorevole dal campo di battaglia, in cui il massacro sarebbe stato lasciato a un alleato politicamente affidabile e militarmente capace.

Negli anni Sessanta nel Sud-Est asiatico non c'era un alleato di questo tipo, ma nell'Europa del 2020 le cose potrebbero essere diverse. A differenza dell'Afghanistan, gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi lentamente dalle attività operative della guerra, supervisionandola invece di guidarla, lasciando il supporto materiale, le decisioni tattiche e la consegna delle brutte notizie al governo ucraino ad un subcomandante locale che potrebbe fungere da capro espiatorio e fustigatore in caso di fallimento.

Chi potrebbe assumersi questo compito? È chiaro che l'Unione Europea non può farlo. E' guidata da un ex ministro della Difesa, ma la sua incompetenza è diventata evidente da quando, grazie al trasferimento a Bruxelles, per un soffio ha evitato un'inchiesta parlamentare sui suoi  fallimenti ministeriali. Ma soprattutto, l'UE non dispone di fondi veri e propri e chi a Bruxelles decide cosa fare con chi è un mistero anche per gli addetti ai lavori, il che porta regolarmente a decisioni lente, poco chiare e prive di responsabilità - non proprio ciò che serve in una guerra.

Il compito non può essere affidato al Regno Unito, che con la Brexit si è sganciato dall'apparato legislativo dell'UE. Il Regno Unito inoltre funge già da comando ausiliario globale per conto degli Stati Uniti nella costruzione di un fronte mondiale contro la Cina. Non è nemmeno in discussione il famoso "tandem" franco-tedesco, che nessuno con certezza può ammettere che sia qualcosa di più di una chimera giornalistica o diplomatica.

Resta la Germania - e in effetti, a posteriori, si ha la sensazione che già da tempo sia stata preparata dagli Stati Uniti per i "valori occidentali" - vale a dire per il ruolo di comandante in capo nella parte ucraina della guerra globale. La germanizzazione del conflitto ucraino eviterebbe all'amministrazione Biden di doversi impegnare e di dover chiedere il sostegno dei cinesi per ritirarsi da una guerra che rischia di diventare impopolare a livello nazionale. Gli sforzi americani per utilizzare la Germania come proxy europeo possono attingere all'eredità della Seconda guerra mondiale, vale a dire una forte presenza militare statunitense nel paese, ancora basata sulle rivendicazioni legali che risalgono alla resa incondizionata della Germania nel 1945.



Attualmente sono circa 35.000 i soldati americani di stanza in Germania, con 25.000 familiari e 17.000 civili, più di qualsiasi altra parte del mondo ad eccezione, presumibilmente, di Okinawa. In tutto il Paese, gli Stati Uniti mantengono 181 basi militari, le più grandi delle quali sono Ramstein in Renania-Palatinato e Grafenwoehr in Baviera. Ramstein ha avuto  il ruolo di quartier generale operativo nella cosiddetta "guerra al terrore" - tra l'altro da li' vengono coordinati i voli navetta per i prigionieri di tutto il mondo verso Guantanamo - ed è tuttora il posto di comando per tutti gli interventi americani in Medio Oriente. Infine, le basi americane in Germania ospitano un numero imprecisato di testate nucleari, alcune delle quali possono essere lanciate dall'aviazione tedesca con cacciabombardieri certificati dagli Stati Uniti (nell'ambito della cosiddetta "condivisione nucleare") verso obiettivi specificati dagli USA.

Nel dopoguerra, i governi tedeschi, infatti, hanno ripetutamente cercato di sviluppare una propria politica di sicurezza nazionale - come la politica di distensione di Willy Brandt, guardata con sospetto da Nixon e Kissinger; c'è stato poi il rifiuto di Schröder, insieme a Chirac, di unirsi alla "coalizione dei volenterosi" nella fallita ricerca di armi di distruzione di massa in Iraq; Il veto posto da Merkel nel 2008, insieme a Sarkozy, all'ammissione dell'Ucraina e della Georgia alla NATO; il tentativo di Merkel, insieme a Hollande, di mediare un qualche tipo di accordo tra Russia e Ucraina, culminato negli accordi di Minsk I e II; e l'ostinato rifiuto di Merkel di prendere sul serio l'obiettivo della NATO di un bilancio della difesa pari al due per cento del prodotto nazionale.

Nel 2022, tuttavia, il declino del Partito Socialdemocratico e l'ascesa dei Verdi hanno  definitivamente indebolito la capacità e la volontà della Germania di lottare per un minimo di autonomia strategica. Ciò si è resto evidente due giorni dopo l'inizio della guerra nel discorso di svolta di Scholz al Bundestag, di fatto una promessa fatta agli Stati Uniti che l'insubordinazione in stile Brandt, Schröder e Merkel non si sarebbe ripetuta.



Una prova dopo l'altra

Scholz forse sperava che il fondo speciale da 100 miliardi di euro, destinato a riarmare la Bundeswehr, fatto con del nuovo debito e invisibile nei normali conti di bilancio, avrebbe placato qualsiasi sospetto di disobbedienza tedesca. Invece, il primo anno di guerra in Ucraina ha visto una serie di test, concepiti e condotti dagli esperti statunitensi di governance globale per esplorare la reale profondità della conversione della Germania: dal pacifismo postbellico all'occidentalismo anglo-americano. Quando, poche settimane dopo il discorso della svolta, gli osservatori scettici hanno notato che nessuno dei 100 miliardi di euro di denaro fresco fosse stato ancora speso - una situazione che perdura tuttora - per il governo tedesco non è stato sufficiente sottolineare che le nuove attrezzature dovranno essere prima ordinate, poi pagate e che prima di essere ordinate devono anche essere selezionate. Per dimostrare la sua buona volontà, la Germania si è quindi affrettata a firmare un contratto per 35 aerei F-35 - con il governo americano e non, come ci si sarebbe potuti aspettare, con i produttori Lockheed Martin e Northrop Grumman. L'aereo, da tempo oggetto del desiderio del ministro degli Esteri verde, dovrà sostituire la flotta di Tornado, presumibilmente obsoleta che la Germania mantiene per la sua condivisione nucleare. Per una cifra stimata in otto miliardi di dollari, comprese le riparazioni e la manutenzione, gli aerei dovrebbero essere consegnati verso la fine del decennio con un contratto che sorprendentemente dà al governo americano il diritto di ritoccare unilateralmente il prezzo verso l'alto se dovesse ritenerlo opportuno.



Alla fine l'accordo sugli F-35 non ha dato ai tedeschi altro che una breve tregua. Mentre i lobbisti tedeschi e di altri Paesi e le forze armate discutevano su come spendere al meglio il resto del fondo speciale, Scholz, per placare l'impazienza americana, ha licenziato il ministro della Difesa, un politico SPD di lungo corso che era stato nominato contro la sua volontà, a quanto pare per soddisfare una presunta esigenza generale di parità di genere nel gabinetto federale. Poco prima che se ne andasse, uno dei suoi potenziali successori come garante della Bundeswehr ha chiesto un aumento del fondo speciale da 100 miliardi a 300 miliardi. Pochi giorni dopo, l'incarico è passato ad un altro uomo della SPD, all'epoca ministro degli Interni della Bassa Sassonia, che non ha alcuna esperienza militare, ma che emana qualcosa di simile a una competenza gestionale completa. Uno dei suoi primi atti in carica è stato quello di risolvere un'ambiguità fino ad allora accuratamente coltivata nel discorso della svolta, ovvero se i 100 miliardi dovevano essere utilizzati per aumentare il bilancio regolare della difesa fino alla soglia del due per cento fissato dalla NATO o se dovessero essere aggiunti a quel due per cento come una sorta di punizione per i fallimenti del passato.

Secondo il nuovo uomo, Pistorius, era quest'ultimo lo scenario da prendere in considerazione - il che per lui significava che la spesa per la difesa sarebbe dovuta aumentare di 10 miliardi di euro all'anno per diversi anni, in aggiunta e indipendentemente dalla spesa del fondo speciale. Quando l'allora Segretario Generale della NATO Stoltenberg, che sta per diventare capo della Banca Centrale Norvegese - una posizione di prestigio ma simbolica, se mai ce ne fosse stata una - ha fatto sapere che d'ora in poi il 2% deve essere considerato il minimo da superare, Pistorius è stato uno dei primi ad acconsentire pubblicamente.

Il test successivo, nel settembre 2022, è stata la distruzione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 da parte di un commando americano-norvegese, come riportato da Seymour Hersh. In questo caso, il compito del governo tedesco è stato proprio quello di fingere di non sapere chi fosse stato, di mantenere un generale silenzio sull'evento e di far sì che la stampa tedesca facesse lo stesso o dicesse al pubblico che era stato "Putin". La prova è stata superata a pieni voti. Quando, poche settimane dopo l'incidente, una deputata al Bundestag della Linke - l'unica su 736 membri - ha chiesto al governo cosa sapesse in merito, le è stato risposto che per motivi di "interesse supremo dello Stato" non era possibile rispondere a tali domande né ora né in futuro. Il giorno dopo che Hersh ha reso pubbliche le sue scoperte, la Frankfurter Allgemeine titolava: "Cremlino: gli USA hanno danneggiato gli oleodotti".

„Stand with Ukraine!“

Un'altra prova di lealtà durata a lungo, parallelamente alla battaglia sul bilancio, ha riguardato la fornitura di armi e munizioni all'esercito ucraino. Dal 2014, infatti, l'Ucraina è il Paese industrializzato con l'aumento annuale del budget per la difesa di gran lunga più elevato, spese militari pagate non dai suoi oligarchi ma dagli Stati Uniti, che di fatto puntavano alla cosiddetta "interoperabilità" tra l'esercito ucraino e la NATO (da raggiungere entro il  2020, secondo le cifre ufficiali). Mentre questo deve essere stato un motivo di preoccupazione per i generali russi - che ovviamente sapevano del declino delle loro forze convenzionali dopo la decisione di Putin di tenere il passo con la modernizzazione delle forze nucleari americane - ai Paesi della NATO è stato chiesto fin dal primo giorno dell'attacco russo di inviare armi all'Ucraina, sempre di piu' e in numero sempre maggiore.

Quando è diventato chiaro che l'Ucraina non sarebbe stata in grado di sostenersi senza un costante aiuto materiale da parte del risorgente Occidente, gli Stati Uniti hanno insistito affinché i Paesi europei si facessero carico di una quota crescente dell'onere, compresi e soprattutto quei paesi colpevoli di aver trascurato i propri eserciti, in particolare la Germania.

Ben presto, però, è apparso a tutti chiaro che gli eserciti nazionali non erano affatto entusiasti di dover consegnare all'Ucraina alcuni dei loro equipaggiamenti più preziosi, che, secondo loro, avrebbero compromesso la capacità di difendere il proprio Paese. Alla base della loro riluttanza, infatti, potrebbe esserci il timore che quanto consegnato agli ucraini sarebbe caduto nelle mani del nemico, venisse irrimediabilmente danneggiato sul campo di battaglia o fosse venduto sul mercato nero internazionale, senza poter sperare di riaverlo indietro, anche se formalmente solo in prestito. Un'altra preoccupazione riguarda le prospettive di riarmo da parte dei governi nazionali quando la guerra sarà terminata e l'Ucraina sarà stata ricostruita dall'"Europa", meglio che mai, come Ursula von der Leyen da Bruxelles non si stanca mai di ripetere.



C'erano anche timori, tipicamente espressi da alti ufficiali militari in pensione, che i Paesi europei sarebbero stati trascinati in una guerra la cui guida e gli obiettivi sarebbero stati definiti dagli ucraini, come richiesto dagli Stati Uniti e dall'opinione pubblica. Non ultimo, sembra esserci il timore che, se la guerra dovesse finire bruscamente, l'Ucraina avrebbe l'esercito di terra più grande e meglio equipaggiato d'Europa.

Ancora una volta è stata la Germania, di gran lunga il più importante Paese dell'Europa occidentale, a dover dimostrare più di ogni altro la sua volontà di stare dalla parte dell'Ucraina ("Stand with Ukraine!") sotto gli occhi attenti degli Stati Uniti e dei media internazionali. Inizialmente, l'allora Ministro della Difesa tedesco aveva offerto 5.000 elmetti e gilet antiproiettile come sostegno alle forze armate ucraine, cosa che è stata considerata come ridicola dagli alleati e sempre di più dalla loro stessa opinione pubblica. Nei mesi successivi sono state richieste e consegnate armi sempre più potenti, tra cui un missile antiaereo come l'Iris-T, che non ha nemmeno raggiunto le truppe tedesche, e il potente obice semovente 2000. Ogni volta, il governo Scholz ha inizialmente tracciato una linea rossa, per poi oltrepassarla sotto la pressione dei suoi alleati e dei due partner minori della coalizione, i Verdi e i Liberali - i Verdi controllano il ministero degli Esteri, la FDP la commissione Difesa del Bundestag, presieduta da un membro della FDP di Düsseldorf, sede della Rheinmetall, uno dei maggiori produttori di armi in Europa e non solo.

Nell'inverno del 2022, il dibattito sul riarmo dell'Ucraina invece ha iniziato a concentrarsi sui carri armati. Anche in questo caso la Germania doveva essere spinta passo dopo passo verso modelli sempre più potenti, a partire dai veicoli da combattimento per la fanteria - i veicoli corazzati per il trasporto del personale - fino al famoso carro armato tedesco Leopard 2, un successo mondiale da esportazione costruito da un consorzio guidato  appunto da Rheinmetall (circa 3.600 Leopard 2 della linea più avanzata 2A5-plus sono stati venduti in tutto il mondo, fra gli altri anche a ferventi sostenitori dei valori occidentali come l'Arabia Saudita sotto forma di ringraziamento per la sua instancabile opera di pacificazione dello Yemen).

In parte perché i carri armati tedeschi hanno un ruolo importante nella memoria storica russa, ma anche perché non c'era alcuna indicazione sul fatto che la Germania avrebbe avuto voce in capitolo sull'uso dei suoi carri armati (dal confine ucraino a Mosca non ci sono più di 500 chilometri), Scholz dapprima ha fornito, come di consueto, una serie di motivi per cui purtroppo non sarebbe stato possibile consegnare i Leopard 2. In risposta, alcuni alleati della Germania, in particolare Polonia, Paesi Bassi e Portogallo, hanno fatto sapere di essere pronti a regalare i loro Leopard anche se la Germania non lo avesse fatto. La Polonia ha persino annunciato che avrebbe inviato alcuni dei suoi Leopard all'Ucraina, se necessario, e senza il permesso tedesco, come del resto sarebbe stato legalmente richiesto dalle disposizioni tedesche in merito alla politica di esportazione di armi della Germania.

Il prosieguo di questa storia potrebbe essere stato determinante per l'ulteriore corso degli eventi. Messa alle strette dai suoi alleati europei, la Germania non si è piu' rifiutata di fornire carri armati Leopard all'Ucraina, a condizione che anche gli Stati Uniti accettassero di fornire il loro carro armato principale M1 Abrams (un altro successo di esportazione globale con una produzione totale fino ad oggi di 9.000 unità). Come "primo passo" la Germania ha promesso di trasferire 14 dei suoi 320 carri armati Leopard all'Ucraina entro tre mesi, dove secondo i calcoli tedeschi tali carri armati avrebbero formato un reggimento di carri. In seguito, la Germania avrebbe costruito due battaglioni composti ciascuno da 44 carri armati Leopard- 2 , utilizzando i propri carri armati e quelli forniti dai partner europei, in modo da poterli consegnare all'esercito ucraino pronti per il combattimento, dopo aver addestrato gli equipaggi e aver incluso i pezzi di ricambio e le munizioni necessarie. (Secondo le stime degli immancabili "esperti", l'Ucraina avrebbe bisogno di circa 100 Leopard dell'ultimo modello per migliorare significativamente la sua capacità di difesa).



Poco dopo, però, in occasione della cosiddetta Conferenza sulla sicurezza di Monaco, si sono verificati due spiacevoli sorprese. In primo luogo, si è scoperto che dopo aver superato la resistenza tedesca, gli alleati europei della Germania si sono accorti di ogni possibile ragione per cui si devono tenere i loro Leopard, con o senza licenza di esportazione, con il risultato che hanno dovuto lasciare la fornitura di carri armati da combattimento essenzialmente ai tedeschi, con loro grande rammarico. (In totale, le forze NATO dispongono di circa 2.100 Leopard, dei modelli 1 e 2). In secondo luogo, i giornalisti investigativi americani, sul Wall Street Journal e altrove, hanno rivelato che i carri armati Abrams non sarebbero apparsi sulla scena del conflitto per alcuni anni, se non addirittura per nulla, un fatto apparentemente trascurato dai negoziatori tedeschi, forse su richiesta dei loro interlocutori americani.

Alla fine, quindi, il governo Scholz è stato lasciato solo, essendo sostanzialmente l'unico fornitore di carri armati a Kiev. A rendere la situazione ancora più imbarazzante è stato il fatto che il giorno stesso in cui i tedeschi hanno accettato l'accordo sui Leopard, il governo ucraino ha dichiarato che la prossima voce nella sua lista dei desideri sarebbe stata la consegna di jet da combattimento, sottomarini e navi da guerra, senza i quali l'Ucraina non avrebbe avuto alcuna speranza di vincere la guerra come concordato con i suoi alleati. (L'ambasciatore ucraino di lunga data in Germania, tornato a Kiev come vice ministro degli Esteri, ha twittato in inglese il 24 gennaio: "Alleluia! Gesù Cristo! Ora, cari alleati, formiamo una potente coalizione di caccia per l'Ucraina, con jet F-16 e F-35, Eurofighter e Tornado, Rafale e Gripen e tutto ciò che potete fornire per salvare l'Ucraina!) Inoltre, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco la delegazione ucraina ha chiesto pubblicamente agli Stati Uniti e al Regno Unito bombe a grappolo e al fosforo, che sono fuori legge secondo il diritto internazionale ma, come gli ucraini hanno fatto sapere al mondo, sono stoccate in gran numero dai loro alleati occidentali. (La FAZ, sempre attenta a non confondere i suoi lettori, nel suo racconto ha definito le bombe a grappolo "controverse" piuttosto che illegali).


(Fine prima parte)





lunedì 21 novembre 2022

5 falsi miti sul reddito di cittadinanza tedesco (Bürgergeld) pompati ad arte dalle destre

Anche in Germania le destre e il padronato alimentano l'odio contro la riforma del reddito di cittadinanza o Bürgergeld introdotto dalla Ampel Koalition. Il copione è sempre lo stesso: si cerca di convincere chi guadagna 1500 euro netti al mese che la colpa è di chi prende 1200 al mese di sussidi pubblici. Ne scrive Der Freitag


Mito 1: Il centro per l'impiego si fa carico dei costi energetici. FALSO, l'elettricità deve essere pagata per intero facendo ricorso agli importi standard del Buergergeld. A tale scopo dal 2023 le tabelle prevedono poco meno di 40 euro al mese. Anche prima della crisi energetica, era quasi impossibile cavarsela con una tale somma. Molte persone quindi sono costrette ad accumulare debiti e devono chiedere continuamente dei prestiti al centro per l'impiego, prestiti che poi dovranno essere faticosamente ripagati con gli importi standard del sussidio. Ammesso che vengano concessi. Devono di conseguenza vivere permanentemente al di sotto del livello di sussistenza e rimanere intrappolati in una spirale di debiti. Risparmiano letteralmente soldi sul cibo. Questo spesso porta anche a delle interruzioni della corrente.

Mito 2: Il Jobcenter copre i costi per l'alloggio. FALSO, finora lo ha fatto solo se erano “adeguati”. Un prezzo al metro quadrato compreso tra quattro e nove euro è considerato ragionevole, a seconda della regione. Spesso è un'arte trovare un appartamento che soddisfi tali criteri. Il risultato è che molte persone continuano a dover pagare l'affitto ricorrendo al sussidio. Circa 400.000 alloggi non soddisfano tali criteri. A tale proposito i costi accessori effettivi non vengono coperti. La Ampel Koalition infatti vuole sospendere questo criterio per un periodo di carenza di due anni.

Mito 3: tutti le famiglie ricevono l'assegno di mantenimento per i figli. FALSO, l'ufficio per gli assegni familiari paga il Kindergeld anche alle persone che vivono o "integrano" tramite Hartz IV, ma il centro per l'impiego praticamente lo detrae dall'importo del sussidio standard. I ragazzi dai 6 ai 13 anni che percepiscono il sussidio di cittadinanza vivono con soli 348 euro al mese! Devono finanziare vestiti, cibo, elettricità, materiale scolastico e partecipazione alla vita culturale. Ci sono alcuni servizi aggiuntivi, ma molti genitori non si addentrano nella giungla amministrativa e quindi spesso non vengono utilizzati.

Mito 4: chi percepisce il sussidio può scaldare casa quanto vuole perché i costi aggiuntivi sono coperti. FALSO, finora le spese accessorie sono state coperte solo se considerate ragionevoli. I criteri variano da regione a regione e sono difficili da capire. Fino a fine 2022 si applicherà uno speciale regolamento pandemico, che rende trasferibili i costi accessori. Stiamo parlando di costi medi di riscaldamento di 66 euro per nucleo familiare nel mese invernale di gennaio 2022. Il regolamento speciale tuttavia scadrà presto e ora la Ampel Koalition prevede di ridurre i costi di riscaldamento - solo nei primi due anni di percezione del sussidio - e assumersene la piena responsabilità. Nel "compromesso" con l'Unione questa proposta tuttavia è stata ritirata.

Mito 5: un lavoro a tempo pieno al livello del salario minimo porta ad un reddito netto pari a quello del reddito di cittadinanza. FALSO, perché i redditi più bassi hanno diritto all'assegno abitativo (Wohngeld), agli assegni familiari e alle detrazioni, oltre alle prestazioni integrative che garantiscano il mantenimento di una certa distanza fra chi lavora e chi incassa il sussidio – si tratta di circa 250 euro. Per combattere efficacemente la povertà, nel complesso i salari devono essere aumentati. L'Unione tuttavia si è espressa contro il recente aumento del salario minimo.

Perché scegliere il quarto di pallet in plastica?



La prima idea che viene in mente quando si parla dei vantaggi dei pallet in plastica di dimensioni 400X600 è il risparmio di spazio. È vero che il quarto di pallet in plastica vi permette di ottimizzare lo spazio della vostra area di vendita o del vostro negozio. Tuttavia, l'utilità dell'accessorio non finisce qui. Il quarto di pallet in plastica offre molti vantaggi se si fa la scelta giusta. Ecco la luce su alcuni usi affascinanti dell'accessorio.

L'accessorio perfetto per l'esposizione dei prodotti in negozio

Il primo utilizzo dei pallet in plastica di formato 400X600 è la visibilità che danno ai vostri prodotti in negozio. Pochi modelli nidificabili di questo formato di pallet in plastica sono sufficienti per esporre un gran numero di prodotti nella vostra azienda. Investire in quarti di pallet in plastica è il modo migliore per incrementare le vendite e la notorietà del vostro marchio. È possibile, ad esempio, optare per progetti di quarti di pallet in plastica personalizzati e altamente personalizzabili. È anche un modo per aumentare il proprio profilo.

Strumento resistente e igienico

I pallet in plastica 400X600 sono durevoli grazie al loro rapporto ottimale tra peso e resistenza. Si tratta di modelli piuttosto robusti e stabili che offrono un'elevata sicurezza alle merci che supportano. La completa assenza di schegge e bordi sporgenti riduce notevolmente il rischio di deformazione e distacco. La struttura dei pallet in plastica 400X600 rimane intatta fino alla fine della loro vita utile. Anche dopo un uso prolungato e intensivo, sono quasi esenti da riparazioni. Inoltre, i quarti di pallet in plastica sono eccezionalmente igienici. Progettati secondo gli standard igienici, non richiedono alcuno sforzo particolare per la pulizia. Sono inoltre resistenti all'acqua e hanno una superficie che non attira la polvere. Non è quindi necessario preoccuparsi della contaminazione del'accessorio.

Accessorio altamente compatibile

I pallet in plastica 400X600 sono la chiave per facilitare tutte le operazioni di movimentazione. L'aspetto sorprendente di questi pallet di movimentazione è il loro grado di compatibilità. Possono essere utilizzati con tutte le attrezzature di movimentazione standard. Inoltre, possono essere impilati con estrema facilità. Se impilati, possono liberare fino al 60% dello spazio necessario per conservare i prodotti o per trasportarli. I quarti di pallet in plastica sono dotati di un sistema di ingresso a 4 vie per un'ergonomia eccezionale.

Una scelta ecologica

Per molti anni, la plastica ha sempre goduto di una cattiva stampa dal punto di vista ecologico. Ma i pallet in plastica sono riusciti a sfuggire a questa regola. Sono progettati per essere rispettosi dell'ambiente. Certificato a zero emissioni di carbonio, l'uso di pallet in plastica 400X600 è un passo avanti nella direzione della tutela dell'ambiente. Alla fine della loro vita, possono essere facilmente riciclati per la progettazione di nuove formule. Inoltre, i pallet in plastica 400X600 sono adatti alla produzione automatizzata. Grazie alle loro dimensioni fisse, presentano un rischio minore di danni. La progettazione di questi pallet in plastica è strettamente regolamentata per garantire la salute e la sicurezza delle merci e delle persone.

venerdì 4 novembre 2022

Anche in Germania i datori di lavoro contro il nuovo reddito di cittadinanza (Buergergeld)

Alcuni datori di lavoro si sono scagliati contro il nuovo reddito di cittadinanza tedesco (Buergergeld) sostenendo che è troppo alto e che non vale piu' la pena andare a lavorare. Ma discreditare una prestazione sociale riservata a chi molto spesso non è in grado di lavorare serve solo a mettere i disoccupati contro chi guadagna il salario minimo o poco piu'. I sindacati tedeschi ci spiegano perché gli argomenti del padronato sono strumentali. Dal sito della DGB

Differenze in termini di reddito netto fra percettori di Buergergeld e salario minimo


Molte persone sono in ansia. I costi per l'energia, per la mobilità e anche per il cibo sono in continuo aumento. Il governo federale ha già preso delle contromisure con diversi provvedimenti di sgravio, mentre alcune misure sono ancora in attesa di essere attuate. La situazione tuttavia resta grave. Per questa ragione non c'è mai stato un momento meno opportuno di questo per perseguire attivamente la divisione sociale mettendo gruppi di persone gli uni contro gli altri. Una parte del campo, quello dei datori di lavoro, tuttavia, non sembra preoccuparsene. Recentemente hanno anche dato vita a una discussione cinica.

I datori di lavoro si oppongono al reddito di cittadinanza (Buergergeld)

Che cosa è successo? Nel gennaio 2023, il nuovo reddito di cittadinanza dovrebbe sostituire l'attuale regime Hartz IV. Il piano prevede un aumento della tariffa standard pari a 53 euro per un totale di 502 euro (per i single), una maggiore considerazione per i risparmi, il pagamento integrale delle spese di riscaldamento e la riduzione delle sanzioni. A quanto pare, per i datori di lavoro si tratta di aspetti troppo positivi. A turno la Confederazione delle associazioni tedesche dei datori di lavoro, la Gesamtmetall e la Confederazione tedesca dell'artigianato si lamentano e parlano addirittura di un "dichiarazione di bancarotta", oppure parlano in modo irrispettoso di "assistenzialismo" e temono la "demotivazione" dei lavoratori dipendenti nei settori a basso salario. Il tono di fondo: andare a lavorare non vale piu' la pena.


Anche con il salario minimo restano più soldi

A parte il fatto che l'aumento del Reddito di Cittadinanza compensa solo in modo approssimativo l'inflazione, questi ragionamenti comunque sono grossolanamente sbagliati. I fatti invece vanno nella direzione opposta. Già i lavoratori dipendenti che percepiscono il salario minimo di 12 euro lordi l'ora hanno a disposizione a seconda della composizione del nucleo familiare e del volume di lavoro, un reddito in parte significativamente superiore rispetto a quello delle persone che percepiscono il Reddito di cittadinanza. Con ogni euro in più di salario, il divario aumenta ulteriormente. Senza considerare gli sgravi fiscali previsti per l'anno prossimo e la riforma dell'indennità di alloggio.

Allo stesso modo, la richiesta delle associazioni imprenditoriali di mantenere le possibilità di comminare sanzioni non ha avuto seguito. Il primo studio di lungo periodo su questo tema è stato appena pubblicato. In ultima analisi, le sanzioni finora non sono riuscite a raggiungere il loro obiettivo, vale a dire quello di far rientrare le persone nel mondo del lavoro. Al contrario, hanno spinto verso una cultura generale di sfiducia. Le persone colpite sono esposte a rischi finanziari significativi a causa dei tagli che invece possono favorire l'isolamento sociale e causare malattie mentali.


Una buona retribuzione assicura il personale

In effetti, il tentativo dei datori di lavoro di mettere i disoccupati contro i lavoratori a basso reddito la dice lunga sulle loro intenzioni. Se le aziende considerano il reddito di sussistenza come una minaccia, perché secondo loro farebbe sì che i lavoratori non vogliano piu' andare a lavorare, allora significa che hanno un problema serio con il loro modello di business, modello basato sul dumping salariale e sul lavoro precario. Se volete attirare il personale, dovete puntare su una buona retribuzione, preferibilmente attraverso dei salari agganciati ai contratti collettivi. Il principio resta quello della domanda e dell'offerta.

La divisione sociale è irresponsabile

Conclusione: le manovre di disturbo dei datori di lavoro contro il reddito di cittadinanza non hanno alcun fondamento. Soprattutto in un periodo di crisi, quando molte persone sono afflitte da paure esistenziali, screditare un beneficio sociale indispensabile è un atto di freddezza sociale. Le aziende che vogliono davvero garantire la loro attrattività hanno i mezzi migliori nelle loro mani, possono farlo offrendo dei salari più alti!

mercoledì 2 novembre 2022

Heiner Flassbeck - Perchè la politica monetaria della BCE è sbagliata

Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega perché il rialzo dei tassi operato dalla BCE è sbagliato e perché non servirà a combattere l'inflazione ma invece ci sta portando dritti verso la recessione. Ne scrive Heiner Flassbeck da Relevante Oekonomik

Heiner Flassbeck

La Banca Centrale Europea apparentemente ha deciso di voler seguire con convinzione il percorso restrittivo avviato in estate, anche se ogni giorno diventa sempre più chiaro che questo percorso è sbagliato. Persino le grandi istituzioni fondate sulla razionalità, come la BCE, possono portare avanti un programma di sfida così infantile quando la loro leadership è sopraffatta dal punto di vista intellettuale e dopo essersi arresa alle pressioni politiche. Christine Lagarde giustamente è diventata il simbolo di questo fallimento in quanto a causa della sua mancanza di competenza non è stata e non è in grado di contrastare in alcuno modo una comprensione collettiva dell'inflazione e della politica monetaria alquanto primitiva.

In definitiva possiamo affermare che la politica in senso lato è altrettanto impotente di fronte al secondo aumento dei prezzi derivante da una combinazione fra shock globali dell'offerta e speculazione, come del resto era accaduto per la prima volta negli anni Settanta. Certo, i politici vengono sostituiti ed eletti più che altro per caso, ma ciò che spaventa è la totale incapacità del sistema di imparare dall'esperienza.

Cosa c'è da sapere?

I pochi passaggi logici necessari per riconoscere gli errori fatali che attualmente vengono commessi dovrebbero essere facili da capire per qualsiasi studente di economia del terzo semestre. Gli shock dell'offerta nei paesi prevalentemente consumatori di beni creano un problema di redistribuzione e un problema di domanda. Complessivamente, l'economia dispone di meno reddito da consumare o investire. I sindacati non possono risolvere mediante il conflitto il problema della redistribuzione in loro favore, in quanto i datori di lavoro hanno dalla loro parte la forza della leva dei prezzi. La politica fiscale, tuttavia, può fare qualcosa per disinnescare questo conflitto redistributivo.

Anche la politica monetaria naturalmente non può risolvere il problema della redistribuzione, ma può aggravarlo drasticamente se parte dal presupposto (come sta facendo la BCE) che i sindacati saranno comunque irragionevoli e riusciranno a trasformare uno shock temporaneo dei prezzi in una inflazione permanente. Perché sta aumentando i tassi di interesse senza dare alle parti in causa (e alla politica fiscale!) la possibilità di trovare una soluzione ragionevole al problema della distribuzione. Tutto ciò è semplicemente stupido.

È particolarmente stupido se si ignora il fatto che tutti i segnali nell'UEM indicano in modo chiaro una recessione. Il modo in cui una banca centrale può frenare l'aumento dei prezzi è sempre quello di indebolire l'attività di investimento attraverso degli alti tassi di interesse i quali avranno poi un effetto recessivo rallentando la politica salariale. Di conseguenza, la banca centrale implicitamente ritiene che una recessione abbia un effetto frenante sulle richieste e sugli accordi salariali, ma allo stesso tempo finge che la recessione già in atto non abbia alcun effetto sulle trattative salariali.


La posizione della banca centrale è irresponsabile, poiché sono già presenti i primi e chiari segnali che sotto la pressione della recessionee sono possibili da parte dei partner della contrattazione collettiva delle soluzioni ragionevoli. Nell'industria chimica tedesca, ad esempio, esiste un accordo che esclude senza alcuna ombra di dubbio uno sviluppo inflazionistico nel senso di una spirale prezzi-salari (con aumenti salariali regolari di un massimo del 3,25% per ciascuno dei prossimi due anni) e allo stesso tempo prevede una certa perequazione del reddito attraverso dei pagamenti una tantum (2 volte 1500 euro per tutti i gruppi salariali). Se le previsioni di inflazione contrattata per il 2024 si rivelassero troppo alte, i lavoratori avrebbero fatto un ottimo affare.

In questo modo le parti negoziali hanno risolto il problema della distribuzione senza generare pressioni inflazionistiche. Se lo Stato si unisce a questo processo e lo fa in modo intelligente, cioè sostenendo direttamente i redditi di coloro che guadagnano poco ma non beneficiano di tali accordi collettivi, allora si potrà dire che ciò che può essere fatto in modo sensato per alleviare il conflitto distributivo è stato fatto.

Va aggiunto che ci sono chiari segnali di allentamento anche dal lato dell'offerta. I prezzi di quasi tutte le materie prime che erano al centro degli shock originari dell'offerta ora sono in netto calo. Non è nemmeno necessario fare riferimento alla spettacolare inversione di tendenza del prezzo del gas per rendersi conto che alcune bolle speculative sono scoppiate e l'offerta di molte materie prime sta tornando alla normalità. Se non ci saranno nuovi shock, possiamo aspettarci che i tassi d'inflazione l'anno prossimo scendano significativamente, anche senza l'intervento della banca centrale.


Il mandato della banca centrale

Ignorare questi elementi è un fallimento della Banca Centrale Europea che difficilmente potrà essere condannato con sufficiente severità. Un'istituzione a cui è stata concessa una così grande indipendenza deve anche avere il coraggio di opporsi al mainstream politico e mediatico sulla base di una diagnosi chiara e ben comunicata della situazione.

Dopo l'aumento dei tassi di interesse, Christine Lagarde ha dichiarato di non voler commentare i dibattiti politici per una questione di principio. Ma questo è proprio l'atteggiamento sbagliato. Chi, se non la BCE, può contrastare oggettivamente i pregiudizi troppo facili dei politici? Non commentare e cedere con troppa facilità quando la pressione politica diventa forte è un'accusa di prim'ordine.

Anche l'ingenua convinzione della signora Lagarde secondo la quale la BCE ha un mandato chiaro, ossia quello di ripristinare la stabilità dei prezzi, indipendentemente dalle cause dell'aumento dei prezzi, è sbagliata. Mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine non significa combattere ogni aumento dei prezzi. Può solo significare fermare i processi inflazionistici che hanno il potenziale di minare la fiducia della popolazione nella moneta.

Bisogna ammetterlo: la Banca Centrale Europea sta lottando per la sua credibilità e la fiducia su molti più fronti rispetto ad una normale banca centrale nazionale. Ma proprio per questo motivo è molto più importante discutere con il pubblico e con i politici dell'intera area valutaria trovando argomenti convincenti e analisi fattuali fondate. Le sentenze della Corte costituzionale federale e l'ignoranza politica derivata sono i migliori esempi della necessità di comunicare in modo molto più aggressivo.

Ed è proprio quello che la BCE sta facendo sempre di meno. Si trincera dietro il suo mandato e insiste sulla sua indipendenza formale. Ma questa è una strategia destinata a fallire, perché alla fine l'unica cosa che conta è vincere la battaglia per conquistare la mente di coloro che sono in grado di difendere la politica monetaria ai più alti livelli della politica attraverso dei buoni argomenti fattuali.


lunedì 31 ottobre 2022

Vale ancora la pena andare a lavorare?



In Germania chi guadagna di piu' fra un percettore di Buergergeld e chi prende il salario minimo di 12 euro lordi l'ora? Vale ancora la pena andare a lavorare?

Dati alla mano la differenza è sostanziale, dati forniti dalla DGB





venerdì 28 ottobre 2022

Il motore franco-tedesco si è inceppato

A Berlino nelle stanze della Cancelleria federale si dà sempre meno importanza all'alleanza strategica con i francesi. In ballo ci sono il riarmo tedesco e il protagonismo di Berlino nell'Europa dell'est. La spinta propulsiva del motore franco-tedesco sembra essersi definitivamente esaurita ora che Berlino ambisce ad un nuovo ruolo sulla scena internazionale. Ne scrive Junge Welt

Aereo da caccia franco-tedesc FCAS 2019

Quando non si sa piu' cosa fare, si istituisce un gruppo di lavoro: sembra quasi che le relazioni tra Germania e Francia, tra la potenza dominante dell'UE e il suo concorrente più forte sul continente abbiano raggiunto lo stadio dell'impotenza. Le consultazioni governative bilaterali, che ancora una volta avrebbero dovuto mostrare la presunta "amicizia" stretta tra i due Stati si sarebbero dovute svolgere mercoledì ma invece sono state cancellate con un preavviso minimo. La conferenza stampa prevista dopo l'incontro di crisi tra il Presidente Emmanuel Macron e il Cancelliere Olaf Scholz è stata cancellata. Il risultato delle tre ore di colloquio a Parigi: molte parole, niente di concreto. Il riavvicinamento invece dovrà avvenire con dei gruppi di lavoro. Il tanto citato motore dell'UE sta perdendo colpi, vacilla sempre di piu'.


Le controversie da sempre sono il modus vivendi delle relazioni tra Germania e Francia, con i loro interessi nazionali divergenti. La guerra e la crisi, tuttavia, stanno facendo emergere delle contraddizioni sempre piu' forti. Parigi in particolare non sopporta l'attivismo militare e il riarmo tedesco. Non si erano forse accordati anni fa per sviluppare congiuntamente armi e forze armate a livello europeo al fine di rendersi indipendenti dagli Stati Uniti? E ora invece i progetti franco-tedeschi sono bloccati - come il nuovo sistema di combattimento aereo FCAS - o sono addirittura falliti, come il nuovo aereo da ricognizione marittima di fabbricazione congiunta. Berlino invece preferisce fare i suoi acquisti per la difesa direttamente dagli Stati Uniti, con il vantaggio di acquistare prodotti rapidamente disponibili, ma allo stesso tempo mette in pericolo la tanto invocata "autonomia strategica" dell'UE. È stato un grave affronto alla Francia anche il fatto che la Germania sta attuando i suoi piani di difesa aerea europea principalmente con gli alleati dell'Europa settentrionale e orientale, utilizzando sistemi tedeschi, statunitensi e israeliani - ma non i sistemi esistenti di produzione franco-italiana.

Non aiuta molto anche il fatto che il governo tedesco dimostra sempre più apertamente il suo disinteresse per la Francia. Il 28 settembre, un giorno prima che Scholz annunciasse il pacchetto "Doppelwumms" da 200 miliardi di euro, il ministro della Cancelleria Wolfgang Schmidt si trovava a Parigi per dei colloqui; non ha fatto una sola parola del pacchetto, un provvedimento di vasta portata con gravi conseguenze per l'intera UE. Scholz a sua volta, ha cancellato quasi contemporaneamente una videochiamata con il Primo Ministro francese Élisabeth Borne a causa di una presunta indisposizione, ma è apparso davanti alla telecamera poche ore dopo di buon umore per annunciare il "Doppelwumms", un provvedimento alquanto problematico per Parigi. Poco prima della riunione di crisi di mercoledì, Berlino ha continuato a fare la voce grossa, annunciando dopo la riunione una conferenza stampa senza essersi coordinata con Parigi. Sarebbe difficile comunicare a un alleato in maniera ancora piu' chiara il livello di serietà con il quale viene preso in considerazione.

mercoledì 26 ottobre 2022

Die deutsch-französische „Freundschaft“

Francia e Germania fanno sempre piu' fatica a comprendersi e non riescono a trovare la quadra su di una lunta lista di dossier molto importanti: difesa, energia, aiuti di stato. Parigi e Berlino sempre piu' distanti mentre il governo Scholz sta portanto il paese verso l'isolamento. Ne scrive il sembre ben informato German Foreign Policy

Amicizia franco-tedesca


Scontro sui jet da combattimento

Uno dei conflitti ancora irrisolti tra Berlino e Parigi resta lo scontro sul progetto del Future Combat Air System (FCAS), vale a dire l'innovativo caccia di sesta generazione e i droni da combattimento che insieme agli sciami di droni lo accompagnano. Il costo del progetto sarà probabilmente di circa 100 miliardi di euro, forse anche di più, e dovrebbe essere pronto per l'impiego al più tardi nel 2040. Anche questo progetto però ora viene messo in discussione. Originariamente l'FCAS doveva essere costruito congiuntamente dalla società francese Dassault e dalla divisione militare tedesca di Airbus. Successivamente si è aggiunta anche la spagnola Indra Sistemas. L'allargamento del progetto, tuttavia, ha portato a un calo degli ordini per Dassault e per Airbus Defence and Space, causando un forte risentimento, soprattutto in Dassault. L'azienda francese, infatti, ritiene che l'industria della difesa francese sia in grado di costruire l'FCAS da sola, il fallimento dell'intero progetto tuttavia viene annunciato da mesi; i ritardi sono ormai considerevoli. [1] Simili controversie riguardano anche il Main Ground Combat System (MGCS) di nuova generazione, un altro progetto franco-tedesco, di cui non si sa se verrà effettivamente realizzato. Il fallimento di uno o di entrambi i progetti sarebbe un duro colpo per i piani di rafforzamento dell'industria della difesa dell'UE.

Disputa sulla difesa aerea

C'è anche un'altra disputa sui piani di espansione della difesa aerea e missilistica europea; il piano ha preso forma il 13 ottobre con la firma di un memorandum d'intesa per la European Sky Shield Initiative (ESSI). Nel progetto sono coinvolti quindici Stati europei, tra cui la Repubblica Federale Tedesca, che svolge un ruolo di primo piano. [2] L'intenzione è quella di acquistare congiuntamente tre sistemi. Per fornire protezione a distanza fino a 40 chilometri sarà utilizzato il sistema di difesa aerea IRIS-T SLM prodotto da Diehl Defence (Überlingen). Per le distanze maggiori è previsto l'utilizzo del sistema statunitense Patriot e, in aggiunta, del sistema israeliano Arrow 3, in grado di agganciare bersagli a circa 100 chilometri di altitudine e fino a 2.400 chilometri di distanza, considerato adatto anche per la difesa da attacchi nucleari. Il sistema di difesa italo-francese SAMP/T non sarà incluso nell'ESSI, il che significa che i produttori di armi francesi e italiani presumibilmente non parteciperanno al progetto, progetto che riceverà ingenti somme di denaro. In segno di protesta contro la decisione, sia Parigi che Roma finora non hanno preso parte all'ESSI. A Parigi, in particolare, si dice che è incomprensibile che i sistemi statunitensi e israeliani vengano acquistati per un progetto europeo, mentre quelli franco-italiani no.

Controversia sul gasdotto MidCat

Ci sono  conflitti enormi anche sulle questioni energetiche. Una riguarda le valutazioni sulla ripresa dei lavori del gasdotto MidCat (Midi-Catalonia) dalla regione spagnola della Catalogna verso la Francia meridionale. Il MidCat è destinato a trasportare il gas naturale dalla Spagna e dal Portogallo, paesi ben riforniti dai gasdotti provenienti dall'Algeria e con un totale di sette terminal per il gas naturale liquefatto, verso ovest, alleviando così la carenza di gas, soprattutto in Germania. I lavori per la realizzazione del gasdotto sono stati interrotti alcuni anni fa, per motivi di costi e perché il gasdotto avrebbe attraversato e danneggiato delle aree naturali protette e delle zone vinicole, ad esempio nei Pirenei francesi. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, Berlino però ha fatto ogni sforzo per rilanciare il piano, cercando di mettere Spagna e Portogallo contro la Francia; a Berlino, recentemente, si è parlato in maniera alquanto insolita di una "amicizia tedesco-spagnola". [3] Le manovre tattiche di Berlino hanno suscitato il risentimento di Parigi, come del resto la convinzione che la Germania stesse spingendo per la costruzione di costose infrastrutture per il gas naturale che non sarebbero state redditizie o avrebbero prolungato in modo significativo l'uso dei combustibili fossili. [4] Il presidente Emmanuel Macron non ha accettato la ripresa dei piani MidCat.

Disputa sul gas naturale

Giovedì scorso, invece, i capi di Stato e di governo di Francia, Spagna e Portogallo hanno concordato un progetto sostitutivo: un gasdotto che si snoderebbe da Barcellona attraverso il Mediterraneo fino a Marsiglia (BarMar) e che inizialmente potrebbe trasportare gas naturale, ma nel lungo termine soprattutto idrogeno verde. La costruzione del gasdotto richiederà molto più tempo di MidCat e probabilmente non sarà completato prima del 2030, se davvero si realizzerà. Molte cose non sono ancora chiare: non c'è un calendario concreto; il fondale marino tra Barcellona e Marsiglia è considerato ecologicamente molto sensibile; le modalità di produzione dell'idrogeno verde in Spagna sono lungi dall'essere chiarite in maniera definitiva. [5] Ciò che è certo, tuttavia, è che nel breve termine la Germania non può sperare di ricevere forniture di gas naturale dai terminali di GNL spagnoli.

Controversia sul "Doppelwumms"

L'annuncio del governo tedesco di uno scudo protettivo da 200 miliardi di euro contro le conseguenze del drammatico aumento dei prezzi dell'energia („Doppelwumms“) ha suscitato un forte disappunto anche in Francia. Berlino non solo si è affrettata a procedere senza alcun coordinamento con gli altri Stati dell'UE. Sta anche raccogliendo molti più fondi di quelli che la maggior parte degli altri paesi è in grado di stanziare, dando così all'economia tedesca un vantaggio rispetto ai suoi concorrenti intraeuropei [6]. Anche in Francia questa misura ha suscitato aspre critiche. "Aspettiamo di capire come saranno utilizzati i 200 miliardi di euro", afferma il ministro francese dell'Economia e delle Finanze Bruno Le Maire: "In ogni caso, questi piani devono essere conformi alle regole del mercato interno comune per evitare una concorrenza leale. " 7] Alcuni ambienti governativi parigini si sono detti "sorpresi dal metodo usato da Berlino per annunciare un piano del valore di miliardi" senza allo stesso tempo "spiegare a cosa sarebbero servite le ingenti somme"; sembra "che la Germania stia decidendo da sola e non si preoccupi nemmeno di rendere partecipi i suoi alleati più stretti dei suoi piani". 8] Il presidente Emmanuel Macron è stato addirittura citato per aver apertamente avvertito che non sarebbe "un bene né per la Germania  né per l'Europa" se Berlino si "isolasse". 9]


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[1] S. dazu Streit um das Luftkampfsystem.

[2] Raketenschirm für Europa. Frankfurter Allgemeine Zeitung 14.10.2022.

[3] Staatsbankett zu Ehren des spanischen Königspaares. bundespraesident.de 17.10.2022.

[4] Christian Geinitz, Hans-Christian Rößler, Michaela Wiegel: Pipeline in ferner Zukunft. Frankfurter Allgemeine Zeitung 22.10.2022.

[5] Davide Basso, Paul Messad: France trades MidCat pipeline for an already controversial new project. euractiv.com 21.10.2022.

[6] S. dazu „Doppelwumms” mit Folgen.

[7] Michaela Wiegel, Niklas Záboji: „Kritik an der französischen Atomkraft ist unangebracht“. Frankfurter Allgemeine Zeitung 21.10.2022.

[8], [9] Thomas Gutschker, Michaela Wiegel: Ist Scholz isoliert? Frankfurter Allgemeine Zeitung 21.10.2022.


lunedì 24 ottobre 2022

Yanis Varoufakis - Il modello economico tedesco è al capolinea

"...il modello economico tedesco sta crollando. Questo modello si basava sull'energia a basso costo proveniente dalla Russia, sulla vendita di prodotti alla Cina e sui bassi salari in Germania. Ma la situazione attuale è questa: l'inflazione ha reso impossibile comprimere i salari, il gas è diventato costoso e la Cina come mercato di sbocco per la Germania sta perdendo importanza..." cosi' risponde il grande economista e politico greco Yanis Varoufakis intervistato da N-TV.



tv.de: Come descriverebbe il ruolo della Germania all'interno dell'Unione Europea in questo momento?

Yanis Varoufakis: C'è un grande cambiamento: il modello economico tedesco sta crollando. Questo modello si basava sull'energia a basso costo proveniente dalla Russia, sulla vendita di prodotti alla Cina e sui bassi salari in Germania. Ma la situazione attuale è questa: l'inflazione ha reso impossibile comprimere i salari, il gas è diventato costoso e la Cina come mercato di sbocco per la Germania sta perdendo importanza a causa di una nuova guerra fredda tra Cina e Stati Uniti che l'amministrazione Biden sta intensificando

E che cosa è rimasto uguale in Germania?

La costante insistenza dell'attuale governo tedesco - e di quelli precedenti - nell'agire unilateralmente, sostenendo così la strategia fiscale di un surplus delle esportazioni - in sostanza il neo-mercantilismo. D'altra parte, la Germania si rifiuta di permettere al resto dell'Eurozona di agire allo stesso modo e di attuare misure equivalenti.

La Germania si comporta da bullo?


Non mi piace questa parola. Ma la Germania insiste solo sul suo potere in termini di politica fiscale, che gli altri paesi dell'UE non hanno. Per dirla in altro modo: la Germania non rispetta le condizioni di parità all'interno dell'Unione europea.

Condivide e capisce le critiche al pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro della Germania? Altri paesi dell'UE vi vedono una mancanza di solidarietà...

Posso benissimo capire le critiche, certo. Si tratta di un doppio standard. La Germania insiste sul mercato unico e su una presunta parità di condizioni, ma allo stesso tempo spinge in favore di aiuti di Stato per l'industria e i consumatori. Aiuti di Stato che il resto dell'UE non può introdurre a causa delle regole fiscali che si applicano a tutti tranne che alla Germania.

L'Unione Europea dovrebbe decidere un vero e proprio tetto al prezzo del gas a livello europeo oppure condivide l'avvertimento di Olaf Scholz su questo punto, secondo il quale ciò potrebbe portare a una minore quantità di gas venduta all'UE?

Capisco l'argomentazione di Olaf Scholz. Ma ancora una volta dimostra che Scholz non è in grado di concepire una linea politica europea comune. Altrimenti capirebbe che l'UE potrebbe procurarsi il gas in maniera comune sfruttando il suo immenso potere monopolistico sulla domanda. In questo caso non ci sarebbero problemi di approvvigionamento. Naturalmente, se si introduce un semplice tetto al prezzo del gas senza utilizzare il potere d'acquisto collettivo dell'UE, allora Scholz ha ragione. Quindi Scholz fa un'osservazione giusta, ma poi persegue una politica sbagliata.

In questi tempi di crisi l'UE è unita oppure sta fallendo?

Io la metterei in maniera un po' piu' chiara: il problema dell'Unione europea è che non esiste un'Unione europea. Di nome sì, ma non di fatto. Quando si tratta di rifugiati o migranti, ognuno fa come vuole. Anche per quanto riguarda il gas. Per quanto riguarda il passaggio alle tecnologie verdi, non abbiamo nemmeno un Unione Verde. Nel settore bancario, non abbiamo ancora una garanzia comune sui depositi e non c'è nemmeno l'Eurobond. Mancano tutti gli elementi che renderebbero reale l'Unione europea. E naturalmente questo tipo di cose si vedono ancora più chiaramente in tempi di crisi.



Crede che l'UE riuscirà a superare questa crisi energetica? Molte persone sono preoccupate in vista dell'inverno.

Il fallimento è garantito. In Europa stiamo già assistendo a una rapida deindustrializzazione. Le aziende dell'UE pagano il gas dieci volte più dei loro concorrenti negli Stati Uniti o in Cina. Si sta già verificando un'interruzione della produzione e molto presto vedremo le fabbriche cercare nuove sedi negli Stati Uniti o in altri Paesi. L'UE è in profonda crisi. Probabilmente non si vedrà quest'inverno, ma il prossimo. Gli impianti di stoccaggio del gas sono stati riempiti in estate, ma ciò potrà essere rifatto solo la prossima estate a costi molto più elevati.

Lei ha già citato la Cina. Anche in Germania è in corso un dibattito controverso: il cancelliere Scholz pare voglia consentire la vendita di una parte del porto di Amburgo ai cinesi. La Germania non ha imparato nulla dal passato e dal pericolo della dipendenza? Cosa ne pensa?

La situazione è complessa e non è semplicemente bianca o nera. Il modello commerciale tedesco si basa, almeno per un terzo, sulla vendita di prodotti alla Cina. Mi sembra tuttavia che Berlino stia ovviamente chiudendo un occhio, proprio come ha fatto con il gas russo. In questo caso, ignorano la nuova guerra fredda che si sta sviluppando tra Stati Uniti e Cina e si limitano a fare quello che facevano prima.

Per quanto riguarda Scholz e il porto: se Scholz dovesse svolgere il ruolo di mediatore tra Washington, Pechino e Berlino, e la vendita a Cosco fosse parte di questo processo di pace, allora sarei favorevole. Ma sono dell'opinione che Olaf Scholz politicamente sia un nano che non ha affatto la capacità di pensare in questo modo. Ecco perché la cessione a Cosco non sarebbe una strategia per rendere il mondo più stabile, ma in definitiva solo un altro caso di miopia.

Infine, le faccio questa domanda: come vede l'eredità di Angela Merkel oggi?

Era una negoziatrice straordinariamente abile e un gestore di crisi che pensava nel breve termine, con l'abilità unica di assicurarsi che nulla cambiasse, anche quando le cose dovevano essere cambiate. In questo senso, ha sprecato un'enorme quantità di capitale politico. Nessun altro cancelliere avrà mai più la capacità di creare un simile capitale politico per far progredire l'Europa. Per questo motivo dobbiamo criticarla per aver sprecato questo capitale.


sabato 22 ottobre 2022

Il silenzio del governo tedesco sugli attacchi ai gasdotti Nord Stream

Svezia, Danimarca e soprattutto Germania si rifiutano di cooperare nelle indagini sugli attacchi ai gasdotti Nord Stream e portano avanti delle inchieste separate nazionali. Il governo tedesco non risponde alle interrogazioni parlamentari del Bundestag e si trincera dietro il segreto di stato. Eppure ormai è di dominio pubblico che ad agosto e settembre nelle acque del Mar Baltico, non lontano dall'isola svedese di Bornholm, si sono svolte esercitazioni navali e sottomarine della Nato. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

Attentato del 29 settembre ai gasdotti Nord Stream davanti all'isola svedese di Bornholm


"Troppo delicato"

Gli sforzi per chiarire la natura degli attacchi ai due gasdotti Nord Stream suscitano un certo scalpore in seguito alla decisione della Svezia di rifiutare l'indagine congiunta inizialmente prevista insieme a Danimarca e Germania. Il governo svedese, infatti, ha respinto l'istituzione di una squadra investigativa comune (JIT): il motivo addotto è che il livello di segretezza delle conoscenze acquisite nel frattempo è diventato troppo alto per essere condiviso con altri Stati. [1] E questo è alquanto sorprendente, anche perché tutti e tre gli Stati cooperano in maniera stretta nell'UE e la Svezia si sta preparando per l'adesione alla NATO. Già il 6 ottobre, la Procura di Stoccolma si era rifiutata di rivelare alcuni dettagli della sua indagine: la Danimarca, a sua volta, ha colto al volo il rifiuto svedese di avviare un'inchiesta congiunta considerandola un'opportunità per dire addio, da parte sua, alla cooperazione sul caso con la Germania. [3] Da quel momento, infatti, tutti e tre i Paesi stanno portanto avanti in maniera separata le indagini a livello esclusivamente nazionale.

"Sabotaggio anticostituzionale"

In Germania, la Procura federale nel frattempo ha avviato le indagini. Una delle ragioni addotte è che gli attacchi rappresentano un "grave e violento attacco all'approvvigionamento energetico"; è forte il sospetto di un "sabotaggio anticostituzionale". [4] Non è del tutto chiaro, tuttavia, per quale motivo le autorità tedesche dovrebbero essere responsabili dello svolgimento delle indagini su attacchi avvenuti in acque danesi o svedesi. La scorsa settimana la Polizia Federale e la Marina Militare Tedesca hanno avviato le indagini sul luogo delle esplosioni. Secondo quanto riferito, la nave antimine "Dillingen" e la nave multiuso "Mittelgrund" sono state inviate nelle acque delle esplosioni per scattare delle foto con un drone subacqueo "Sea Cat". [5] Le foto mostrerebbero dei crateri e, almeno in un punto, una falla lunga otto metri; la forza esplosiva necessaria per causare un danno così grave viene stimata dalle autorità in 500 chilogrammi di TNT. Non si conoscono ulteriori dettagli.



"Nessuna informazione"

Nel frattempo il governo federale sul tema si rifiuta persino di fornire informazioni pubbliche, come si evince dalle risposte date dal Ministero federale dell'Economia e dal Ministero federale degli Esteri alle interrogazioni del Bundestag. Ad esempio, il Ministero dell'Economia ha affermato: "Finora non è stato possibile effettuare indagini sul campo". Il governo federale pertanto "non dispone di informazioni affidabili sulle possibili cause dell'attentato" [6]. Non è chiaro come questa affermazione si colleghi alle attività della Polizia federale e della Marina militare sulla scena del crimine. Il governo federale non ha ancora riverlato nulla sulle misure adottate per indagare sugli attacchi.

Interesse alla segretezza

Per giustificare il suo ferreo silenzio, il governo federale afferma che "dopo un'attenta considerazione è giunto alla conclusione che ulteriori informazioni non possano essere fornite per motivi di sicurezza dello Stato". [7] "Le informazioni richieste", si legge in merito alla interrogazione parlamentare della deputata Sahra Wagenknecht (Die Linke), "toccano ... interessi di riservatezza tali che ... il diritto dei deputati di porre interrogazioni deve eccezionalmente passare in secondo piano rispetto all'interesse del governo federale alla segretezza". Anche semplici informazioni in merito a "quali navi e quali unità di truppe della NATO" si trovassero nelle zone di mare vicine alla scena del crimine nei giorni immediatamente precedenti agli attacchi "comporterebbe la divulgazione di informazioni che riguardano in particolare il benessere e la sicurezza dello Stato", sostiene il Ministero dell'Economia guidato dai Verdi. Le informazioni non possono essere fornite in nessun modo, né pubblicamente né al Parlamento, "poiché anche il minimo rischio che vengano rese note è da considerarsi inaccettabile".

Esplosivi fittizi al largo di Bornholm

La risposta è ancora più irritante in quanto la presenza di diverse navi da guerra nel periodo in questione, non lontano dalla scena del crimine, è da tempo di dominio pubblico. Ad esempio, dall'inizio di agosto al 22 settembre, un'unità della flotta statunitense è stata in navigazione nel Mar Baltico - "la più grande unità da combattimento della Marina statunitense dalla fine della Guerra Fredda", come riportano i media. [8] Pochi giorni prima di lasciare il Mar Baltico, l'unità vicina alla nave da sbarco anfibio USS Kearsarge era ancora al largo di Bornholm. La USS Kearsarge aveva già preso parte alla manovra BALTOPS (Baltic Operations) nel giugno di quest'anno, operazione che ha coinvolto più di 45 navi, oltre 75 aerei e 7.000 soldati di 14 Paesi NATO e di due futuri Paesi della NATO (Finlandia e Svezia) e viene interpretata come un gesto di minaccia nei confronti della Russia. [9] Nell'ambito della BALTOPS, le unità statunitensi si sono esercitate al largo di Bornholm nello sminamento, con dei sommozzatori che hanno piazzato ordigni esplosivi fittizi che poi sono stati disinnescati. Secondo la NATO, le operazioni hanno testato gli ultimi sviluppi tecnologici nella guerra con i droni subacquei. L'obiettivo dell'esercitazione, si dice, è stato anche quello di aumentare la portata della trasmissione dei dati ai droni per ottenere una maggiore flessibilità nel loro utilizzo. [10] Gli esperti hanno ripetutamente affermato che gli ordigni esplosivi potrebbero essere stati piazzati sui gasdotti Nord Stream anche da navi civili. L'eccessiva segretezza del governo tedesco tuttavia sulla questione solleva dei dubbi sulle sue origini.





[1] Schweden lässt gemeinsame Pipeline-Ermittlungen platzen. spiegel.de 14.10.2022.

[2] Malte Kirchner: Nord Stream 1 und 2: Ermittlungen am Tatort erhärten Sabotageverdacht. heise.de 06.10.2022.

[3] Michael Götschenberg: Keine gemeinsamen Ermittlungen. tagesschau.de 14.10.2022.

[4] Bundesanwaltschaft leitet Ermittlungen ein. tagesschau.de 10.10.2022.

[5] Deutsche Marine: Boote zurück von Nord-Stream-Aufklärungsmission. handelsblatt.com 14.10.2022.

[6], [7] Christine Dankbar: Sahra Wagenknecht: Regierung verweigert Informationen zu Pipeline-Anschlägen. berliner-zeitung.de 16.10.2022.

[8] US Navy zeigt Flagge in der östlichen Ostsee. ndr.de 03.08.2022.

[9] Manöver BALTOPS 22 startet im Juni. marineforum.online 07.06.2022.

[10] BALTOPS 22: A perfect opportunity for research and testing new technology. sfn.nato.int 12.06.2022.