giovedì 20 giugno 2019

Jörg Krämer: perché una procedura di infrazione contro l'Italia sarebbe controproducente

Jörg Krämer, il capo-economista di Commerzbank, su Handelsblatt ci spiega perché invece di avviare una procedura di infrazione contro l'Italia, bisognerebbe tornare alle origini dell'unione monetaria quando i singoli stati erano pienamente responsabili per il proprio debito. Per Krämer la disciplina imposta dai mercati finanziari, infatti, sarebbe piu' efficace delle procedure di infrazione della commissione. Ma cosa sarebbe accaduto a Commerzbank se il principio della responsabilità fosse stato applicato anche in passato? Ah saperlo... Da Handelsblatt


Che a prevalere nella disputa sul bilancio sia la commissione europea o il governo populista italiano, alla fine non avrà molta importanza. L'Italia continuerà a rifiutarsi di fare le riforme mettendo a repentaglio l'esistenza stessa dell'unione monetaria, almeno fino a quando non sarà essa stessa a dover sostenere direttamente il costo della sua errata politica di bilancio. Invece di imporre la sua politica di bilancio agli stati membri, l'UE dovrebbe accrescere la loro responsabilità.

E' fuori questione: il governo italiano dei populisti di sinistra e di destra persegue una politica economica irresponsabile. Sebbene il debito pubblico sia già più del doppio rispetto a quello consentito dal trattato di Maastricht, il governo intende ridurre in maniera massiccia le imposte sul reddito e annullare un aumento dell'IVA concordato con l'UE.

Minaccia inoltre di pagare le fatture ancora aperte con dei titoli di debito di piccolo taglio. Questi cosiddetti mini-bot potrebbero essere il nucleo di una valuta parallela che viola le leggi europee, dato che l'euro è l'unico mezzo di pagamento legale dell'unione monetaria.

Nel conflitto con l'UE, almeno a prima vista, i ruoli sono già chiaramente assegnati. Da buoni europei bisognerebbe schierarsi senza indugio dalla parte della Commissione europea, che nei confronti dell'Italia vuole avviare una procedura di infrazione per eccesso di deficit.

Ma la Commissione Europea, se pensa di poter forzare l'Italia ad andare contro il suo desiderio di felicità, cioè spingerla verso una politica fiscale sana, è sulla strada sbagliata. E ciò diventa ancora piu' evidente quando si osservano i due possibili risultati della disputa sul bilancio.

Lo scenario più probabile è che la Commissione europea stia facendo il viso duro, ma poi, come è già accaduto verso la fine dello scorso anno, alla fine si riesca a trovare un accordo con il governo italiano sulla base di un compromesso modesto che porta alla chiusura della procedura di infrazione. Ciò equivarrebbe ad un trionfo per il capo della Lega Matteo Salvini.

Dopo nuove possibili elezioni, la Lega potrebbe formare insieme a Forza Italia di Berlusconi e agli altri partiti minori di destra un nuovo governo senza il movimento populista di sinistra dei Cinque Stelle. La politica di bilancio irresponsabile potrebbe solo proseguire.

L'alternativa alla ritirata della Commissione europea sarebbe una  applicazione coerente della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia - non influenzata dalle possibili turbolenze del mercato. Ma anche se la Commissione Europea fosse disposta a farlo, nel migliore dei casi riporterebbe a una vittoria di Pirro.

L'UE perderebbe anche l'ultimo spiraglio di simpatia fra gli elettori italiani, i quali non vogliono che le politiche economiche del loro paese vengano messe fuorilegge in maniera non democratica. I populisti allora soffierebbero sul fuoco del risentimento nei confronti dell'UE. In un clima così avvelenato e irrazionale, l'idea di fare le riforme necessarie all'economia di mercato non troverebbe alcun spazio. 

L'Italia mette in pericolo l'unione monetaria

Se nella disputa sul bilancio a prevalere dovesse essere la Commissione europea o se alla fine la Commissione deciderà di cedere, non è poi così importante. In entrambi gli scenari, l'Italia continuerà a rifiutarsi di fare le riforme, mettendo a repentaglio l'esistenza stessa dell'unione monetaria.

Il comportamento dell'Italia è dovuto al fatto che l'unione monetaria non tiene conto del principio di responsabilità proprio dell'economia di mercato. Non è solo l'Italia ad essere responsabile delle conseguenze della sua pessima politica economica e di bilancio. Piuttosto, se lo stato italiano diventasse troppo indebitato e quindi insolvente, porterebbe  con sé verso il fondo il resto dell'unione monetaria.

Il patrimonio netto delle banche è insufficiente per far fronte al default sui titoli di stato in loro possesso. Ma se nella terza economia della zona euro le banche dovessero crollare, verrebbe messa a repentaglio la stabilità dell'intero sistema finanziario, anche nel resto dell'area dell'euro.

I politici italiani sono consapevoli di questi effetti di contagio e ipotizzano che nel caso peggiore sarebbero espulsi dalla comunità internazionale, e in particolare dalla BCE. Questo problema di incentivi errati non può essere risolto con la tutela della politica economica dell'UE, ma solo ripristinando il principio di responsabilità.

Se gli italiani dovessero sostenere da soli i costi degli errori di politica economica, non continuerebbero a dare la loro fiducia e ad affidare il governo al populismo di destra e di sinistra. Una misura radicalmente positiva per riaffermare il principio di responsabilità sarebbe una nuova regolamentazione per la gestione del fallimento degli stati, come era già stata discussa alcuni anni fà.

Nelle condizioni delle obbligazioni verrebbe irrevocabilmente indicato che i creditori potrebbero perdere una parte dei loro soldi nel caso in cui il rapporto debito/Pil dovesse superare un determinato livello. Gli investitori verrebbero così a sapere in tempo utile se la situazione dovesse farsi pericolosa.

I rendimenti obbligazionari salirebbero sin da subito, tanto da permettere allo stato di prendere delle adeguate contromisure. Se il principio dell'auto-responsabilità dovesse sostituire la garanzia illimitata dell'UE, l'unione monetaria allora potrebbe sopravvivere anche nel lungo periodo.



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domenica 16 giugno 2019

Thomas Mayer - Perché i mini-bot sarebbero legali e perché la BCE li teme

Il professore Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung ci spiega perché i mini-bot sarebbero perfettamente legali e perché la BCE con i mini-bot probabilmente sarebbe costretta ad assumere quel ruolo di prestatore di ultima istanza che ha sempre rifiutato. Dalla Faz.net


Già alcuni anni fà l'italiano Claudio Borghi aveva proposto l'emissione di obbligazioni governative di piccolo taglio senza scadenza e senza interessi sotto il nome di "mini-bot". La sua intenzione era quella di creare una nuova valuta che potesse circolare parallelamente all'euro o sostituire l'euro. Nel loro contratto di coalizione, i partiti di governo Lega e 5 Stelle si sono accordati sulla possibilità di emettere tali mini-bot per il finanziamento del debito pubblico.


A fine maggio il Parlamento italiano ha votato una mozione rivolta al ministro delle finanze in cui si chiedeva di liquidare definitivamente gli arretrati dello Stato per diversi miliardi di euro, anche emettendo dei mini-bot. Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (BCE), ha affermato che se i mini-bot venissero utilizzati come strumenti finanziari andrebbero ad aumentare il deficit di bilancio e il debito pubblico, mentre se dovessero funzionare come una moneta sarebbero invece da considerare illegali. Se il governo dovesse utilizzare i mini-bot per saldare le fatture non pagate ai suoi fornitori, di fatto non aumenterebbe il deficit di bilancio e il debito crescerebbe solo nella misura in cui i pagamenti in arretrato vengono ignorati, dato che la spesa è già stata effettuata e finanziata con dei prestiti involontari da parte dei fornitori. Con i mini-bot il credito del fornitore verrebbe solo convertito. I mini-bot, inoltre, non metterebbero in discussione l'euro come moneta a corso legale.

I mini-bot sono davvero illegali?

Di fatto nell'eurozona solo le banconote in euro hanno corso legale e possono essere utlizzate senza restrizioni. Le monete devono essere accettate solo fino ad un limite di 50 pezzi. E il denaro bancario con il quale paghiamo prevalentemente tramite bonifico bancario, non è (secondo la Bundesbank) un mezzo di pagamento legale. Se qualcuno può esigere il pagamento di un debito tramite bonifico bancario piuttosto che in contanti è ancora controverso e attualmente se ne sta occupando la Corte di giustizia europea dopo che il giornalista Norbert Häring ha insistito per poter pagare in contanti il suo canone radio-televisivo. I mini-bot quindi hanno molto più a  che fare con il denaro bancario di quanto non venga comunemente ipotizzato.

La moneta bancaria è denaro derivante dal credito privato creato tramite una licenza statale per l'esercizio del credito. I mini-bot sarebbero quindi un debito creato dallo stato (staatliches Schuldgeld). Entrambi gli strumenti sono  quindi un surrogato della moneta a corso legale in forma di banconote. Di conseguenza, la BCE non potrebbe vietare i mini-bot più di quanto non faccia con le banconote. Ci sarebbe tuttavia una differenza importante. Mentre le banche, con il supporto dei governi e della BCE, hanno accettato l'impegno di cambiare in banconote e alla parità la loro moneta per un importo fino a 100.000 euro, per i mini-bot non vi sarebbe una garanzia equivalente di cambio. Il tasso di cambio risulterebbe dall'offerta e dalla domanda. L'offerta sarebbe derivata dalle esigenze finanziarie dello stato.

La  domanda potrebbe essere stimolata, senza tuttavia imporre l'obbligo di accettazione, se lo stato fornisse uno sconto nel momento in cui il debito tributario viene saldato con dei mini-bot. Grazie ad un tasso di cambio flessibile da applicare al cambio in banconote andrebbe a modificarsi la natura dei mini-bot, i quali da semplice surrogato della moneta a corso legale si trasformerebbero in una valuta parallela. Ma se la moneta parallela non viene elevata al rango di mezzo di pagamento legale, non sarebbe affatto illegale, contrariamente a quanto affermato dal presidente della BCE Draghi.

Già il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, nel 2015 aveva provato a introdurre una moneta parallela sul modello dei mini-bot con l'intenzione di dare al suo governo un nuovo strumento per finanziare la spesa. I creditori del governo greco lo avevano impedito. Il governo italiano si trova ora in una posizione molto più forte. Inizialmente potrebbe introdurre i mini-bot come un mezzo per liquidare gli arretrati, quindi estenderne il ruolo per finanziare ulteriori spese e infine creare una valuta parallela. Con la valuta parallela potrebbe costringere la BCE a dover intervenire per sostenere il suo debito sovrano. Perché lo stato creerebbe così tanti mini-bot che questi finirebbero per svalutarsi pesantemente nei confronti dell'euro, e in assenza di entrate fiscali in euro, si troverebbe nella situazione di non poter più pagare i suoi debiti in euro. L'Italia si troverebbe ad affrontare una bancarotta statale. Poiché ciò andrebbe contro la politica di difesa dell'euro ad ogni costo, la BCE sarebbe costretta ad intervenire come prestatore di ultima istanza. Per questa ragione la BCE si è già pronunciata in maniera molto chiara sui mini-Bot.



sabato 15 giugno 2019

Heiner Flassbeck - Il paziente italiano in terapia intensiva?

"L'output gap e il prodotto potenziale...e mi dispiace, sono solo una stupidaggine, una specie di economia da scuola materna che non migliora anche se si fa accompagnare da un grande frastuono e se si dà un rivestimento scientifico con degli enormi calcoli matematici", scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck in riferimento allo scontro in corso fra governo italiano e commissione europea. Per Flassbeck i dogmi europei dell'output-gap e del prodotto potenziale sono pura ciarlataneria al servizio di un preciso obiettivo politico. Ne scrive Heiner Flassbeck su Makroskop.


L'Italia è il nemico preferito della Germania. È mera gelosia, sono solo pregiudizi oppure è semplicemente la stupidità che impedisce un'analisi ragionata della politica italiana e dei suoi problemi di integrazione in Europa?

Non vi è alcun dubbio che i media tedeschi e la politica tedesca su nessun'altro tema si siano sbagliati collettivamente cosi' tanto come è accaduto con il caso dell'Italia. Ogni volta che si riaccende la discussione sul nostro vicino del sud si alza una marea di pregiudizi che minaccia di travolgere chiunque provi ad usare la propria testa. Sì, è esattamente come avevo già sottolineato qualche mese fà in una serie di articoli (qui la prima parte) e non è esagerato dire che nei confronti  dell'Italia sembra non esservi alcuna remora, mentre contro il "nemico storico" francese nessuno osa mostrare così apertamente i propri risentimenti nazionalisti.

La situazione italiana non è molto cambiata rispetto a quella descritta la scorsa estate in dettaglio (qui). Ma la netta vittoria alle elezioni europee della Lega (dai media tedeschi regolarmente etichettata come "populista" o "nazionalista") e le rinnovate richieste di un allentamento delle regole del Patto di stabilità e crescita, in Germania hanno scatenato una nuova ondata di prese di posizione alquanto assurde o stupide (come qui e qui).

La Commissione ha completamente fallito

Ma come è possibile incolpare dei giornalisti impreparati se la Commissione europea, con le sue centinaia di "esperti", non è in grado di comprendere alcune semplici relazioni economiche? Nella sua ultima relazione sull'Italia, la Commissione dimostra ancora una volta in maniera impressionante di non aver davvero capito nulla di ciò di cui ormai si discute da anni e che invece contrasta apertamente con la sua semplice visione del mondo.

Sembra che, soprattutto nel caso dell'Italia, le forze appena un po' più razionali presenti all'interno della Commissione vengano completamente marginalizzate. Vi è un tentativo violento per impedire alla Lega (e ai "populisti") di assestare un colpo liberatorio (nel senso di una modifica fondamentale al Patto di stabilità e crescita) che potrebbe servire da modello anche per gli altri paesi. Poiché le cose stanno così, non si può certo escludere che "i paesi nordici interessati", come ad esempio la Germania e i Paesi Bassi, abbiano posto la Commissione sotto una forte pressione in modo da non farla retrocedere di un millimetro sull'argomento.

Nella sua relazione, la Commissione scrive infatti:

“Italy’s potential growth is estimated to have increased in 2018, to 0.5% (up from 0.2% in 2017), but to slow down again to 0.3% in 2019 before picking up to 0.5% in 2020. Overall, it remains very low. As a result, Italy’s negative output gap is estimated by the Commission to have closed in 2018, to -0.1% of potential GDP, from -0.5% in 2017, but to widen again to -0.3% in 2019 due to the starker deceleration in actual GDP growth, before closing again in 2020. Despite progress achieved in some reform areas (e.g. labour market and public administration, fight against tax evasion, banks‘ balance sheet repair), the legacy of the crisis and persistent structural weaknesses keep weighing on Italy’s growth potential. …Italy’s real GDP has hardly recovered to the pre-crisis level, while real GDP in the rest of the euro area is now 21% higher than in 2004. More in detail, Italy’s average annual growth rate was 0.1% over 2004-2018, compared with 1.5% in the euro area excluding Italy.”

Questo è veramente troppo anche per gli standard delle grandiose sciocchezze del mainstream economico. La Commissione calcola una "crescita potenziale" che varia di anno in anno e si adatta alla situazione economica. Nel 2019, tuttavia, vi sarà una battuta d'arresto puramente ciclica per tutta l'Europa, che interesserà quasi tutti i paesi e che in nessun paese potrà incidere sul tasso potenziale di crescita.

Non vi è alcun prodotto potenziale e nessun gap di output

Ma il concetto di un "gap di output" (un gap di produzione) sarebbe un'idea inutile anche se si riferisse a un periodo di tempo più lungo. Il concetto di output-gap implica infatti che esista un tasso di crescita potenziale determinato dalle condizioni strutturali di un'economia. La capacità risultante sarà utilizzata in maniera piu' o meno forte su "base ciclica". L'output-gap dovrebbe valutare se un'economia può ancora essere stimolata con delle misure economiche (ovvero la politica della domanda) senza tensioni reali (come il surriscaldamento dei prezzi), che potrebbero innescare l'inflazione.

Il concetto di conseguenza implica che un'economia non possa essere stimolata ad investire di più e quindi a crescere di piu' con delle misure economiche. Tutto cio, e mi dispiace, è solo una stupidaggine, una specie di economia da scuola materna che non migliora anche se accompagnata da un grande frastuono e se si dà un rivestimento scientifico con degli enormi calcoli matematici. Non vi è separazione tra andamento dell'economia e crescita. È vero esattamente il contrario, solo chi ha una congiuntura positiva potrà registrare un miglioramento della crescita e dello sviluppo economico. Una radicale ripresa dell'attività dell'economia nel suo complesso, che può essere raggiunta solo attraverso una buona congiuntura economica, accresce le opportunità di crescita e allo stesso tempo l'utilizzo della capacità dell'economia.

Dopotutto questa parte della critica è evidente anche nella discussione anglosassone (come riporta il Financial Times). È assolutamente ridicolo che la Commissione europea per Germania e Italia calcoli un output-gap quasi identico, sebbene la disoccupazione in Italia sia molto più alta. Questo, a sua volta, è assurdo anche sotto le condizioni ordinarie dettate dal mainstream, perché è necessario considerare che un possibile rischio di inflazione è legato al livello di disoccupazione. E ciò rende impossibile lo stesso rischio di inflazione per Germania e Italia, soprattutto se si crede nel mercato del lavoro neoclassico.

L'Italia nella trappola tedesca

L'Italia - come abbiamo più volte dimostrato - a causa della politica tedesca di dumping salariale all'interno dell'eurozona è stata spinta verso il  basso e di conseguenza ha perso quote di mercato. Questi effetti negativi sullo sviluppo economico non sono stati compensati dall'andamento interno, in quanto le condizioni dettate dall'Unione monetaria europea hanno imposto alla politica del paese una massiccia pressione sui salari con l'obiettivo di non perdere altro terreno nei confronti della Germania. Ciò non ha nulla a che fare con la "struttura" nel suo senso abituale, e le cui conseguenze nel breve periodo possono essere compensate solo attraverso una politica fiscale espansiva.

Se scegliamo di argomentare sulla base dei saldi finanziari possiamo risparmiarci tutti questi discutibili esercizi con i gap di produzione e il potenziale di crescita. In Italia, come evidenziato dai suoi saldi finanziari (figura 1), non vi è alcuna possibilità di stimolare l'economia dal punto di vista del mercato. Se anche in presenza di tassi di interesse estremamente bassi, le imprese continuano a risparmiare così tanto come stanno facendo in Italia, tutti gli argomenti tradizionali contro un maggior debito pubblico, usati e presupposti dalla Commissione, diventano obsoleti. In altre parole, gli argomenti lungo le tradizionali linee del Trattato di Maastricht o del Patto di stabilità e crescita sono fin dall'inizio inutili, poiché le condizioni necessarie per la validità di tali argomentiazioni semplicemente non sono date.



L'Italia semplicemente non può ampliare il suo surplus di conto corrente, perché in una unione monetaria ciò è possibile solo con dei tagli salariali nei confronti della Germania. Ma ciò significherebbe solo che - come è già accaduto in Grecia -  la domanda interna crollerebbe ulteriormente causando dei danni di gran lunga maggiori rispetto a quello che si potrebbe ottenere con i guadagni nel commercio estero. La sola possibilità di conseguenza è fare in modo che con un aumento del debito pubblico la domanda non continui a scendere a causa del risparmio delle famiglie e delle imprese. Lo Stato deve sopperire alle oscillazioni della domanda in ogni periodo, indipendentemente dal livello del proprio debito corrente. Le "misure strutturali" non cambiano questa logica, nella misura in cui non sono in grado di modificare radicalmente il comportamento delle imprese. Le misure strutturali non sono nemmeno finalizzate a ciò, motivo per cui non c'è nemmeno bisogno di parlarne.

Gli economisti hanno fallito

Sfortunatamente bisogna affermare che la maggior parte degli economisti italiani formati e cresciuti dal pensiero mainstream stanno fallendo nel tentativo di valutare e comprendere la situazione del loro paese. Un'analisi macroeconomica coerente è presente solo in alcuni piccoli circoli, per questo la politica, ogni volta che lancia una proposta nella giusta direzione, viene pesantemente criticata, anche nel proprio paese. E questo ancora una volta apre porte e portoni a coloro che non apprezzano la direzione politica complessiva del paese e che fin dall'inizio non hanno mai inteso muovere una critica all'Europa o a un paese vicino.

Dato che anche per la Francia si può fare una diagnosi simile, l'Europa è ormai paralizzata e incapace di liberarsi da questa miseria che continua a crescere. La figura 2 mostra che le aziende in Francia hanno una situazione meno problematica, ma il paese ha un deficit di conto corrente che costringe lo stato a intervenire.


Coloro che ricorrono a questo tipo di analisi non possono mai commettere l'errore di trattare un paese come se fosse un'economia perfettamente chiusa e limitare le terapie solo alle misure nazionali. Anche le aziende, che nell'analisi del mainstream tradizionale semplicemente non compaiono perché si ritiene si siano comportate nel senso tradizionale (come debitore e investitore) e quindi correttamente, non possono più essere trascurate. Chiunque - come ad esempio la Commissione o i politici responsabili dei "paesi interessati" - fa finta che tutto ciò non esista, è il vero becchino dell'Europa.

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giovedì 13 giugno 2019

Bundesbank: "il sistema Target2 resta un elemento irrinunciabile dell'unione monetaria"

In Germania prosegue il dibattito sulla natura dei saldi Target2 e in una recente audizione presso la commissione finanze del Bundestag, la Bundesbank conferma la sua piena fiducia nel sistema Target2 e nei suoi giganteschi saldi contabili. Per le banche tedesche invece il tema resta alquanto controverso. Ne scrive Finanztreff.de


Il sistema di pagamento Target 2, secondo la Bundesbank, resta un elemento indispensabile dell'Unione monetaria europea, le cui potenzialità non dovranno essere in alcun modo limitate. Secondo quanto emerge dal testo di un'audizione pubblica della Commissione finanze del Bundestag, la Bundesbank tuttavia ritiene che la recente crescita dei saldi Target2 debba essere considerata il sintomo di una politica economica sbagliata. Le banche tedesche, come emerge dalla stessa audizione, suggeriscono invece di considerare i saldi Target2 di segno positivo, quelli della Bundesbank, come un aiuto offerto alla bilancia delle partite correnti dei paesi con un saldo negativo. 

Secondo la Bundesbank, l'unione monetaria si fonda sul principio della libera circolazione dei capitali, e il Target2 contribuisce a ciò garantendo un mercato monetario unico. "Le misure che potrebbero limitare la libera circolazione dei capitali tra i paesi europei, in linea di principio sarebbero in conflitto con i principi dell'Unione monetaria europea", si legge nella dichiarazione. Target2 resta "un elemento irrinunciabile della nostra unione monetaria". 


La Bundesbank riconduce l'aumento dei saldi Target2, avvenuto sulla scia della crisi finanziaria, alla fuga di capitali dalla periferia verso i paesi core dell'area valutaria. La crescita registrata a partire dal 2015, d'altro canto, viene spiegata come un effetto collaterale degli acquisti di obbligazioni da parte delle banche centrali dell'Eurosistema, che in larga misura sono stati effettuati tramite la Germania. Secondo la Bundesbank, tuttavia, il fatto che i capitali arrivati in Germania successivamente non siano stati redistribuiti ha delle cause politiche. 

Bundesbank: gli investitori preferiscono evitare alcuni paesi 

"Ad esempio, vi possono essere dei dubbi in merito alla sostenibilità della politica economica e delle finanze pubbliche, alla mancanza di competitività oppure al fatto che i problemi di rifinanziamento bancario possano impedire la realizzazione dei corrispondenti investimenti sul mercato dei capitali del paese in questione" si legge nella dichiarazione. 

Per ridurre i saldi Target2 secondo la Bundesbabk è di importanza decisiva il fatto che l'area dell'euro nel suo complesso e, in particolare, gli stati membri con dei saldi negativi molto elevati tornino ad essere percepiti dagli investitori internazionali come dei paesi attraenti per gli investimenti. "In questo ambito svolgeranno un ruolo decisivo una politica di bilancio orientata alla stabilità che assicuri la sostenibilità delle finanze pubbliche in linea con le regole di bilancio europee e nazionali, ed una politica economica che rafforzi la capacità di crescita economica e la resilienza delle rispettive economie e che in questo modo contribuisca a ridurre i saldi contabili accumulati", è scritto nel documento. 

Le banche tedesche propongono di trattare i saldi Target2 positivi, come quelli della Bundesbank, come un aiuto di conto corrente per i paesi con dei saldi negativi. Nella presa di posizione delle banche private si afferma infatti: "In definitiva, i saldi Target2 sono una sorta di "stabilizzatore integrato" per i problemi di bilancia dei pagamenti". 

Banche: il meccanismo Target2 è uno stabilizzatore automatico 

Secondo l’associazione bancaria tedesca BdB, questo punto dovrebbe godere di maggiore considerazione nell’ambito del dibattito attualmente in corso sull'ulteriore sviluppo dell'unione monetaria. "In primo luogo, in questo modo sarà possibile ridurre le preoccupazioni in merito al fatto che l'unione monetaria non dispone ancora di strumenti automatici di stabilizzazione, e in secondo luogo, servirà a relativizzare l'ammontare finanziario necessario per la costruzione degli ulteriori stabilizzatori automatici di cui spesso si parla”. 

Le casse di risparmio, le banche cooperative e le banche pubbliche si spingono ancora oltre: secondo il loro punto di vista, nel caso di una nuova condivisione del rischio transnazionale (Fondo monetario europeo, fondi di risoluzione, assicurazione sui depositi Edis), i saldi Target2 dovranno essere esplicitamente considerati e ricalcolati come una copertura. "Ciò spingerebbe verso un uso piu’ ragionevole dei saldi e porterebbe ad una loro potenziale riduzione evitando un doppio onere", sostengono gli istituti di credito. 

I saldi positivi esistenti potrebbero quindi essere calcolati come dei contributi già versati. E continua: "Solo i paesi in deficit sarebbero quindi obbligati attivamente a riempire i nuovi fondi di garanzia. Alla luce delle situazioni di rischio sarebbe adeguato e compatibile con gli incentivi. Perché sono questi paesi e i loro sistemi bancari a generare anche i rischi più significativi, a dare luogo a fughe di capitali oppure a creare la necessità di interventi di stabilizzazione da parte della banca centrale" .





mercoledì 12 giugno 2019

Gustav Horn: "dobbiamo spiegare all'opinione pubblica tedesca che l'italiano non è di per sé pigro"

Il grande economista tedesco Gustav Horn, direttore del prestigioso IMK, vicino ai sindacati e molto ascoltato dalla SPD, intervistato dalla radio pubblica Deutschlandfunk ci spiega perché la politica economica del governo italiano tutto sommato è ragionevole e perché nei paesi del nord è necessaria un'offensiva di comunicazione per far capire ai tedeschi che l'italiano di per sé non è necessariamente pigro. Da Deutschlandfunk




DLF: Herr Horn, prima di tutto i dati: niente crescita, pochi investimenti, sovvenzioni sbagliate - e questa è solo la versione breve. Manca qualcosa? 



Horn: sì, nell'economia italiana manca la crescita economica e la crescita dell'occupazione e soprattutto il dinamismo economico. Ed è già ampiamente risaputo. La domanda è la seguente: come è possibile venire fuori da questo dilemma anche tenendo conto dell'alto debito pubblico che l'Italia si porta sulle spalle? Con questo conflitto, certamente non se ne esce. 


DLF: se lei dovesse consigliare al governo italiano di fare qualcosa per creare una crescita sostenibile, cosa dovrebbe fare l'Italia? Perché è di questo che si tratta essenzialmente. 

Horn: beh, vorrei che si desse al paese una prospettiva più lunga. Non dobbiamo illuderci che entro uno o due anni sia possibile mettere a posto quanto richiesto dall'UE, e nemmeno farlo con degli obiettivi di disavanzo annuale. L'Italia soprattutto deve fare delle riforme strutturali, prima di tutto nel sistema giuridico, in modo da creare maggiore dinamismo economico. In secondo luogo, è necessario tornare ad aumentare gli investimenti pubblici al fine di dare all'economia italiana un nuovo slancio capace di generare crescita, e in questo processo di crescita, con le entrate fiscali, naturalmente, si dovrà fare in modo che il deficit torni a scendere. 

"È positivo che l'Italia abbia introdotto una sicurezza di base" (RdC)

DLF: queste tuttavia non sono le ricette di Bruxelles, o diciamo, queste non sono le ricette del governo italiano. Lì, per quanto io possa giudicare da qui, si spendono soldi che il paese non ha, soprattutto per finanziare i consumi. È stato completamente sbagliato aver introdotto una sicurezza sociale di base che fino ad ora non esisteva (RdC), oppure la si doveva comunque introdurre, lei come la vede? 

Horn: sì, bisogna valutare in maniera diversa quello che il governo italiano intende fare. Sicuramente la spesa è stata fatta principalmente per i consumi, ma ciò non è necessariamente sbagliato. Ad esempio, aver introdotto una sicurezza di base (RdC) è stata una scelta ragionevole. Anche in Grecia c’era un problema, dato che non esisteva ancora nulla di simile e la gente si rifugiava nella pensione, e ciò ha portato ad avere oneri pensionistici significativamente più alti. Nel complesso è positivo che l'Italia abbia deciso di introdurre una sicurezza di base. Si stabilizza la situazione di molte persone, e gli si mettono in mano dei soldi da spendere, e questo, a sua volta, avvantaggia l'economia italiana nel suo complesso. Tutto il resto, i sussidi o i tagli fiscali, penso che in realtà siano sbagliati o superflui. Su questo punto credo che il governo italiano dovrà cedere e la Commissione UE dovrà armarsi di molta piu' pazienza, soprattutto per quanto riguarda il deficit.

"Politicamente questo conflitto è molto distruttivo" 

DLF: così arriviamo direttamente al punto. L'Unione Europea dice che questo debito aggiuntivo non può essere fatto, mentre il governo italiano dice: facciamo dell'Unione Europea lo spauracchio della gente. Così finiamo in questo terribile ciclo in cui i populisti alla fine possono sottrarsi alle loro responsabilità, giusto? 

Horn: sfortunatamente è vero. Politicamente questo conflitto è molto distruttivo e finirà per stendere al tappeto l'Italia, ma anche l'UE. A tale riguardo vi è un urgente bisogno di essere costruttivi e di mostrare agli italiani le modalità per uscire da questa situazione senza entrare in una recessione e senza causare altre difficoltà sociali. Questo, come ho detto, riguarda la necessità di avere un po 'più di pazienza nella riduzione del disavanzo e da parte degli italiani, a loro volta, la disponibilità a ridurre questo deficit nel lungo termine. In Italia non c'è una crisi acuta: i tassi di interesse sono ancora bassi, il debito può essere gestito, sicuramente il debito mette il bilancio italiano sotto pressione, ma può essere onorato e l'Italia ha anche un avanzo di conto corrente con l'estero, il debito estero quindi non sta aumentando. Si tratta prima di tutto di un indebitamento interno, vale a dire che la situazione è ancora sopportabile. 


"Non c'è una crisi finanziaria acuta" 

DLF: dall’altra parte, i tassi di interesse italiani, naturalmente, sono ben al di sopra del livello comune al resto d'Europa. In Germania possiamo indebitarci e per farlo arrivano addirittura a pagarci. Quindi credo che quel tre per cento di interessi richiesto dal mercato, ovviamente, sià già un indicatore molto chiaro, non è cosi'? 

Horn: è vero, devono pagare dei tassi di interesse più elevati rispetto ai nostri, ma non devono pagare dei tassi di interesse così elevati da non poter rifinanziare il debito, e questo è decisivo per capire se c'è una crisi finanziaria oppure no, e al momento non c'è una crisi finanziaria acuta in corso. Tuttavia se si spinge l'Italia in recessione con delle dure misure di austerità, e se a soffrirne fosse anche l'Unione Europea, potrebbe davvero trasformarsi rapidamente in una crisi. A tal proposito, consiglio prudenza, pazienza e persistenza. 

DLF: d'altra parte - ora devo risponderle - quello che soprattutto sta facendo Salvini, ma anche Di Maio, non è certo l'ideale per creare fiducia. Si ha come l'impressione che siano gli altri a dover pagare per le promesse fatte. Si può certamente parlare di un'escalation populista. Oppure secondo lei è un'espressione troppo forte? 

Horn: è eccessivo direi. I populisti naturalmente sfruttano a loro vantaggio e senza alcuna pietà una situazione del genere e fanno dell'UE un capro espiatorio. Certo, l'Italia dovrebbe fare autocritica e questo elevato onere debitorio sul bilancio anche per gli italiani è sicuramente negativo. Potrebbero spendere molto più denaro per cose utili, migliorare il sistema educativo, e aumentare gli investimenti pubblici, se non avessero questo vecchio debito così elevato. Deve essere chiaro anche in Italia che l'interesse primario in realtà dovrebbe essere quello di ridurre questa montagna di debito. 

"Sconsiglio vivamente una ristrutturazione del debito" 

DLF: alcuni economisti tedeschi dicono che per l'Italia dobbiamo pensare a qualcosa come a una ristrutturazione del debito. Non la vede così anche lei? 

Horn: posso solo sconsigliarlo fortemente, perché ci sarà un giorno dopo la ristrutturazione del debito. Quando ti sei sbarazzato dei tuoi debiti, poi non sei più meritevole di ricevere credito, perché naturalmente, qualsiasi investitore eviterà le obbligazioni italiane, dato che il rischio è quello di dover subire un altro taglio del debito. È molto meglio uscire lentamente da questa situazione debitoria, ma farlo con costanza. Dal punto di vista sociale è molto meno dannoso e sicuramente più sostenibile di una ristrutturazione, dopo la quale gli investitori temono che arriverà un altro taglio del debito. 

DLF: allora l'unione monetaria è a rischio? Lei è più scettico o moderato?. Questa settimana abbiamo avuto qui da noi Herr Fuest dall'Istituto IFO, il quale è molto più scettico di lei. Dal suo punto di vista cosa c'è che non va nella sua analisi? 

Horn: egli considera in maniera troppo elevata, almeno io credo, il rischio costituito dal debito, o almeno il rischio di una crisi acuta. Non vedo un grande pericolo in questo debito. Ma vedo un grande onere sull'economia italiana e sul governo italiano, e in effetti si dovrebbe fare qualcosa per ridurre questa montagna di debiti, ma non dobbiamo neanche cadere nel panico. 

La politica dell'austerità in Grecia ha fallito

DLF: naturalmente ciò significherebbe che stiamo cambiando la direzione di fondo della politica, della politica economica di base, se facciamo ciò che loro ci dicono di fare. Durante le crisi fino ad ora non si è proceduto in questo modo, secondo lei è sufficiente che Herr Schäuble non sia più al posto di comando delle finanze? Ha più fiducia in Herr Scholz? 

Horn: sicuramente ho più fiducia in Herr Scholz, ma Scholz non è l'unico ministro delle finanze dell'UE. Ce ne sono altri che continuano ad attenersi ad una politica che in Grecia è già fallita. Le esperienze fatte con la crisi greca sono evidenti e saldamente presenti nella letteratura accademica. Non è che tu puoi pensare di ridurre il deficit e il debito con un duro piano di austerità. In Grecia non ha funzionato e ha provocato gravi difficoltà sociali. Non si dovrebbe ripetere lo stesso errore con il caso italiano, perché le conseguenze per l'UE sarebbero molto più drammatiche che in Grecia. Ciò potrebbe davvero mettere a repentaglio l'intera Unione monetaria e l'UE. 

"Bisogna spiegare alla gente che l'italiano non è di per sé pigro " 

DLF: dall'altro lato si dovrebbe spiegare all'opinione pubblica tedesca che qualcosa di simile può funzionare anche in maniera diversa, altrimenti avremo il populismo qui da noi in Germania, perché naturalmente ciò significherebbe che gli italiani fanno debito, e saremo noi a dover pagare per questo. Questa è sempre la versione più semplice. 

Horn: sì, anche noi abbiamo un onere pesante che grava sulla nostra economia, vale a dire l'onere del debito, in quanto nella crisi finanziaria del 2008, 2009 ci siamo attenuti a dei concetti economici sbagliati. In effetti è importante attivarsi anche dal punto di vista della comunicazione politica e spiegare alla gente che l'italiano non è di per sé pigro e che il governo italiano non è per sua natura un amante del debito, ma che dobbiamo essere un po 'più razionali e imparziali ed evitare i pregiudizi più di quanto non sia stato fatto in passato.

martedì 11 giugno 2019

Wirtschaftswoche - Perchè la procedura d'infrazione contro l'Italia è una farsa

Su Wirtschaftswoche, il piu' importante settimanale economico tedesco, mai tenero con l'Italia, l'ottimo Ferdinand Knauß ci spiega in maniera semplice, ma non banale, perché la procedura di infrazione per eccesso di debito contro l'Italia è solo l'ennesima farsa. Da Wirtschaftswoche


La Commissione Europea la scorsa settimana ha raccomandato l'apertura di una procedura per eccesso di debito nei confronti dell'Italia. I governanti a Roma stanno già tremando al solo pensiero? Non esattamente. In Italia, a Bruxelles e in tutto il resto del mondo, è ben noto che le sanzioni previste dai trattati, vale a dire una multa dello 0,2% del prodotto interno lordo e il taglio dei fondi UE, non si trasformeranno mai in realtà.

Non solo lo si può dedurre dalla recente esperienza fatta con il deficit pubblico francese, tedesco e greco, ma anche perché l'intero costrutto della procedura per eccesso di deficit non era stato pensato con questo obiettivo. Non viene utilizzato perché fin dall'inizio era chiaro che si trattava di un'assurdità fuori dalla realtà. Tutte le parti coinvolte lo sanno: la procedura può trasformarsi solo in una farsa - specialmente se sarà portata avanti in maniera coerente.

Le sanzioni previste dalla procedura sono il vero punto debole dell'unione monetaria. Al più tardi quando saranno effettivamente applicate, la loro assurdità sarà evidente: uno stato che si indebita sempre di piu' perché spende troppi soldi sarebbe quindi condannato a dover spendere ancora di più - questa volta non a favore dei cittadini del paese e degli elettori dei governanti in carica, ma per le casse di Bruxelles.

E l'Italia dove dovrebbe andare a prendere i soldi per queste sanzioni? Dove, se non prendendo a prestito altro denaro? La multa non avrebbe altro effetto se non il rafforzamento delle conseguenze dell'infrazione. Dopo il procedimento per eccesso di debito, l'Italia si troverebbe ad avere un debito ancora più alto - e il resto dell'Eurozona un problema ancora più grande. O qualcuno può seriamente credere che un governo possa condannare i suoi cittadini a tirare la cinghia solo per fare un favore a Bruxelles? Una cosa del genere non potrebbe aspettarsela nemmeno un ipotetico cancelliere Robert Habeck (Verdi) dai suoi elettori post-materialisti ed eurofili a Berlino, Stoccarda e Hannover. Un Salvini non arriverebbe mai ad avere un'idea simile.

Nei fatti la Commissione europea non dispone di uno strumento di pressione che vada oltre la condanna morale. Questa condanna tuttavia verrà inscenata nel modo più evidente possibile. Certo a Bruxelles per molti è fin troppo facile accusare il governo italiano di essere un peccatore del debito, dato che l'Italia attualmente è governata da populisti. Soprattutto in Germania sarebbero poche le mani pronte ad agitarsi per difendere il governo Conte (che di fatto sembra sempre più un governo Salvini). A Roma alla fine governano gli alleati di AFD. Al di là di ciò per il momento non accadrà nulla - perché diversamente si tratterebbe solo di una farsa per l'intera unione (monetaria).

Le sanzioni non funzionano a meno che non vadano a colpire direttamente e personalmente gli agenti coinvolti. L'UE tuttavia non è un impero europeo e la Commissione non è un potere centrale sovrano che può entrare in azione per punire i vassalli. I fondatori dell'unione monetaria, evidentemente, si erano arresi a questa illusione. 

I governanti dipendono dal consenso dei propri elettori. Se condannare moralmente Salvini e i suoi seguaci accusandoli di essere dei delinquenti del debito possa avere un ruolo decisivo, è discutibile. Egli sa bene che a Bruxelles, Berlino e Parigi non lo amano. Per quale motivo dovrebbe essere preoccupato da una procedura di disavanzo più di quanto abbiano fatto all'epoca i governanti in Francia o in Grecia oppure in Germania ai tempi di Gerhard Schroeder?

In ogni caso Salvini, data l'esperienza fatta con la Grecia a partire dal 2010, evidentemente ritiene che nessuno possa avere la volontà e la forza politica per tenere fede ai principi, almeno fino a quando sarà possibile chiudere tutti e due gli occhi con la pia speranza di cavarsela rimandando tutto al giorno di poi nell'anno di mai. Cosa potrà diventare l'unione monetaria nel medio-lungo termine in tali circostanze? Nessuna idea.


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sabato 25 maggio 2019

Heiner Flassbeck - L'Europa che avevo in mente

"Per la Germania, l'Europa non sarà più la risposta, ma un grande punto interrogativo" scrive il grande economista Heiner Flassbeck facendo riferimento alle elezioni di domenica. Secondo Flassbeck ormai anche per i tedeschi è arrivato il momento della resa dei conti e presto Berlino si troverà ad affrontare un quadro politico decisamente piu' difficile e sfavorevole ai propri interessi. Un commento molto interessante di Heiner Flassbeck da Makroskop


L'Europa che avevo in mente...doveva essere un'Europa in cui le persone si trattano reciprocamente in maniera onesta e in modo equo. Sfortunatamente non esiste. La campagna elettorale per le europee del centro politico aveva solo un obiettivo: sopprimere brutalmente la verità.

Si dice che la prima vittima di ogni guerra sia la verità. Questo principio si applica sempre di più anche alle campagne elettorali. Da quando i partiti di governo del centro politico hanno identificato i "populisti" come i loro oppositori, in materia di verità non c'è piu' alcuna tolleranza. Se si tratta di Europa, dove i populisti per loro natura sono anche nazionalisti, si continua a mentire - per un buon motivo, naturalmente! - anche sui media pubblici e senza alcuna remora.

Ma a voler essere onesti, di cosa avremmo dovuto parlare in questa campagna elettorale del 2019? Beh, certo, si sarebbe dovuto parlare della crisi dell'euro, che non è né superata né elaborata intellettualmente o politicamente. L'espressione più evidente della crisi in atto è il chiaro rallentamento della crescita nell'Europa meridionale, compresa la Francia, e la conseguente disoccupazione ancora elevata.

La vergogna...

Il confronto fra la disoccupazione in America e nell'Eurozona ci mostra il grandioso fallimento dell'Europa negli ultimi anni.


Sotto Obama e Trump, a partire dal 2010, il tasso di disoccupazione ha continuato a scendere e nel 2018 negli Stati Uniti la disoccupazione ha raggiunto un livello che nel confronto di lungo periodo può essere considerato un livello di pieno impiego. Nell'unione monetaria, invece, la disoccupazione è ancora a un livello estremamente lontano da una situazione occupazionale che potremmo definire soddisfacente. Ciò vale in particolar modo se dai paesi dell'unione monetaria si esclude la Germania, ottenendo in questo modo un tasso del 10%. Francia e Italia sono ancora al di sopra del livello del 2009. Solo in Germania a partire dal 2009 la disoccupazione ha continuato a diminuire mostrando così una tendenza simile a quella degli Stati Uniti.

Questa drammatica discrepanza tra il più grande paese membro e altri paesi comparabili come Francia e Italia non sarebbe stata forse degna di essere  tematizzata e discussa? Non è proprio questa la causa decisiva del rafforzamento dei movimenti e dei partiti nazionalisti? Non sarebbe stato forse opportuno discutere apertamente di ciò che nella politica economica europea ha funzionato cosi' male, tanto da rendere possibile un risultato del genere.

...si continua a mettere la polvere sotto il tappeto

Ma in tutta la campagna elettorale, per quanto sia stato possibile seguirla, non se ne è parlato. Sia per i candidati europei alla guida della commissione che per i politici nazionali, l'economia e la politica economica non hanno avuto alcun spazio. Anche il sistema monetario europeo non è stato affatto tematizzato, come gli enormi avanzi delle partite correnti tedesche o la folle austerità che la Germania ha imposto agli altri paesi (e a se stessa). Ho visto diverse trasmissioni in cui i moderatori hanno dichiarato apertamente di voler parlare solo di immigrazione, di cambiamenti climatici, di problemi sociali e di nient'altro. La politica economica ovviamente era già stata messa all'indice a priori, proprio perché l'obiettivo era quello di nascondere qualsiasi spiacevole verità sullo sviluppo europeo degli ultimi anni.

Probabilmente non era stato concordato in modo esplicito, ma non vi è alcun dubbio che fra i registi della campagna elettorale esiste un tacito accordo sul fatto che non si deve dare la possibilità agli elettori di pensare all'Europa in maniera critica. A ciò si adattano perfettamente le enormi masse di programmi con le quali le emittenti del servizio pubblico hanno coperto intere serate televisive come se si trattasse di un feuilleton e "hanno mostrato" quanto sia colorata, eccitante e bella questa sconfinata Europa - se si riuscisse almeno ad ignorare tutte le aree problematiche.

Ho già scritto in una lettera aperta del 2017 che l'occultamento sistematico e deliberato dei problemi non è nient'altro che una menzogna. Se so che il mio comportamento è accolto dai miei vicini con delle critiche aspre, e io mi rifiuto anche solo di parlarne, si tratta di una bugia o di disonestà? Se io ogni volta infrango le regole comuni, ma continuo a chiedere agli altri di rispettare le regole, che cos'è: sfrontatezza o pura insolenza?

La Germania viene glorificata...

Nel 2017 avevo già inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica in quanto egli in più occasioni aveva messo in guardia dal trattare la verità con troppa leggerezza. Questo stesso Presidente della Repubblica ora scrive in merito alle elezioni europee:

"La Germania è un grande vincitore dell'unificazione europea. Basta dare uno sguardo agli uffici e ai capannoni industriali del nostro paese. La nostra economia beneficia del mercato interno. Beneficia anche della moneta unica. E beneficia anche del sostegno dell'Europa ad un commercio mondiale libero ed equo. Un'Europa forte ci garantisce una lista degli ordinativi piena; e questo genera prosperità e posti di lavoro ".

E aggiunge - apparentemente senza arrossire:

"Allo stesso tempo, l'Unione Europea è qualcosa di più di un'area economica di successo."

Bisogna immaginarselo. Il presidente di un paese che per più di un decennio si è risanato economicamente a spese dei suoi vicini (per questa politica egli ha una responsabilità personale, a tal proposito un pezzo del 2013 ) ora si crogiola sui successi del mercantilismo tedesco. Sì, la Germania beneficia della moneta unica perché, come non aveva fatto nessun altro paese prima di allora, sotto la guida di un governo rosso-verde ha spudoratamente ingannato i suoi vicini e svenduto le proprie merci. Ed egli ora afferma che il resto d'Europa è un'area economica di successo: di fronte a tanta audacia si può apertamente parlare di una palese menzogna.

... anche se per questo si deve mentire

E tutto ciò non ci deve sorprendere dato che anche i sindacalisti tedeschi hanno elevato il diniego e la rimozione dei vecchi peccati al rango di programma di vita e alle elezioni molti di loro si sono mischiati agli acclamatori dell'Europa. Che si tratti dei funzionari provenienti dalla provincia (criticati qui da Albrecht Müller) o del segretario di Ver.di (criticato ieri da Friederike Spiecker), non è più nemmeno decisivo. Tutti si uniscono alla coro della buona Europa, che non deve essere lasciata alla destra.

Ma chiunque menta apertamente, nasconda la verità o addirittura allontani deliberatamente la discussione dai veri problemi, sta facendo un cattivo servizio all'Europa. La massa della gente non può essere sempre fatta passare per stupida. Nei paesi che a causa della politica tedesca hanno sofferto direttamente, non è più così facile, come accadeva un tempo, rivendere la fiaba dei "problemi strutturali" a causa dei quali questi paesi avrebbero sofferto, diversamente da quanto è accaduto alla Germania. I "compiti a casa" devono farli gli altri paesi; ancora oggi è il motto preferito dai tedeschi quando si parla della crisi europea. Tanta arroganza tedesca come quella sperimentata nell'ultimo decennio, il mondo non la vedeva da quasi cento anni.

Questa fiaba tuttavia non poteva durare ancora a lungo perché gli economisti nella maggior parte dei paesi sono allineati al mainstream, secondo il quale ognuno è sempre artefice della propria fortuna. Gli economisti più colti avrebbero dovuto capirlo sin dall'inizio che la "Sonderweg" della politica salariale tedesca all'interno di un'unione monetaria è un errore fatale. Ma ora che anche alcune parti della Commissione e della BCE hanno capito cosa sia effettivamente successo, la Germania, con il potere del paese in surplus, impone agli altri la sua primitiva visione del mondo senza prendere in considerazione le perdite.

Ma le condizioni stanno cambiando. Da questo lato del Reno ti puoi anche rallegrare e puoi continuare a manipolare la verità quanto ti pare, ma l'ingenuità con cui Emanuel Macron ha cercato di trovare un accordo con la Germania usando la  diplomazia e lanciando delle proposte inoffensive ormai fa parte del passato. Lui e le altre "forze del centro" dopo l'elezione di domenica capiranno che devono diventare molto più radicali se vogliono salvare l'Europa e loro stessi. Per la Germania, l'Europa non sarà più "la risposta", ma un grosso punto interrogativo.


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