mercoledì 2 agosto 2023

"Heil Selenskij" - Come un video satirico ha fatto impazzire la stampa mainstream tedesca

IL VIDEO SATIRICO HEIL SELENSKY HA COLPITO NEL SEGNO: I MEDIA MAINSTREAM TEDESCHI HANNO FATTO A GARA PER DELEGITTIMARLO ETICHETTANDOLO COME UN PRODOTTO DELLA PROPAGANDA RUSSA IN OCCIDENTE. MA IL MESTIERE DELLA SATIRA E' ANCHE QUESTO: FAR RIFLETTERE E ANCHE FAR MALE. PER CHI SE LO FOSSE PERSO LO TROVATE QUI SOTTO. NE SCRIVE DAGMAR HENN SU RT DEUTSCH




Cari colleghi dei media mainstream tedeschi, pare che abbiate dimenticato il corso base sulla satira. Quello che avete fatto ieri è stato un completo fallimento. Accettate semplicemente quando qualcuno vi prende in giro, che a volte conviene evitare di commentare.

È doloroso leggere come la ZDF e diversi altri mezzi di comunicazione abbiano utilizzato il video della Bundeswehr che sgombera la casa di una famiglia per l'Ucraina, come se fosse una fonte di notizie. Coloro che hanno sostenuto che gli attori erano russi, basandosi su Radio Liberty, l'emittente della CIA, sembrano essere troppo giovani per ricordare quando la satira riusciva ancora a sfidare il potere statale nella Repubblica Federale.

Viene in mente un episodio del 1986 del classico programma Scheibenwischer con Dieter Hildebrandt, che fu interrotto in Baviera dopo il disastro di Chernobyl. Mentre i ministri bavaresi bevevano latte davanti alle telecamere per dimostrare che lo iodio radioattivo contenuto non aveva alcuna importanza, Scheibenwischer ironizzava su questa situazione e la Bayerischer Rundfunk gli spegneva la trasmissione. Alla fine, il potere statale ne è uscito ridicolizzato.

Ora, la ZDF cerca di minimizzare la cifra di 22 miliardi di aiuti all'Ucraina mostrata nel video, alla fine bisogna considerare che 14 miliardi sono rimasti in Germania, destinati ai comuni e ai rifugiati ucraini. 

Si può anche discutere sul valore dei carri armati tedeschi Leopard consegnati all'Ucraina, sul loro valore di rottamazione, sul valore di mercato attuale (prima o dopo essere andati in in fiamme a causa del loro abbattimento?) o sul prezzo di acquisto. Infine, ci sono tutti gli aiuti finanziari che passano attraverso l'UE. E poi ci sono le perdite di ricchezza e benessere dei tedeschi a causa delle sanzioni...

Ma il punto chiave è un altro. Colleghi, non avete afferrato il principio. Ci sarebbe solo una contro-argomentazione, ovvero: nessun flusso di denaro dalla Germania all'Ucraina. Perché non si può iniziare un dibattito sui dettagli quando c'è la satira di mezzo. O colpisce o non colpisce. L'affermazione secondo la quale in Germania non viene tolto o tagliato nulla perché dobbiamo sostenere "l'Ucraina" (in realtà stiamo contribuendo a distruggerla), o perché ora molti più soldi devono essere destinati agli armamenti a causa dell'Ucraina, non è semplicemente sostenibile.

L'"Heil Selenskij" nel video è certamente un riassunto potente e diretto sul tema del nazismo ucraino. Ma dobbiamo anche ammettere che molti politici tedeschi concludono i loro discorsi con "Heil Ukraine" senza battere ciglio. Questo dimostra quanto sia delicata la questione.

Gli attori del video, tedeschi, russi o paraguaiani che siano, hanno fatto un ottimo lavoro. La recitazione dell'attrice dell'ufficiale della Bundeswehr, dal tedesco privo di accento, è notevole e sfida la narrativa della Russia. Comunque sia, non è importante chi abbia prodotto questo video. Ciò che conta è che sia un'opera che fa riflettere e ciò che rappresenta fa male.

Siamo di fronte a una situazione complessa e delicata riguardante l'Ucraina. La satira può essere un potente strumento per esprimere il dissenso, ma certi argomenti richiedono una discussione seria e ponderata. Dobbiamo cercare di andare oltre la superficialità e affrontare i problemi in modo approfondito e rispettoso. Solo così possiamo sperare di comprendere appieno la realtà e contribuire a un dibattito informato e costruttivo.

Tra l'altro, anche il governo statale bavarese tentò di reprimere la trovata dello Scheibenwischer all'epoca, sostenendo che ciò che raccontavano fosse antistatale. Tuttavia, fu tutto inutile. È inoltre degno di nota il vostro errore nel citare prima come testimone il "giornalista investigativo Lars Wienand", un uomo il cui vero cliente, come per Bellingcat, è qualche servizio segreto di qualche paese e la cui attività principale è la denuncia, e poi nel chiamare in causa l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione a causa di un video satirico.

L'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV) ha riconosciuto il video come parte degli sforzi di disinformazione in corso da parte di attori filorussi, volto a fomentare sentimenti contro il governo federale e il sostegno all'Ucraina nella sua difesa contro l'aggressore russo, come riportato in risposta a una domanda di ZDF heute.

Quale sarà la prossima tappa di questa storia? Saranno pubblicate liste di barzellette proibite? O si arriverà persino a vietare la risata stessa, temendo di offendere qualcuno? Potrebbe coinvolgere persone come Baerbock o Joe Biden?

Se andiamo negli archivi e scopriamo cosa è accaduto dopo lo "Scheibenwischer", scopriremo che innumerevoli persone in Baviera hanno lottato per ottenere il video del passaggio in cui lo schermo diventa nero. La satira è stata spesso usata per criticare comportamenti ridicoli, ma a quanto pare oggi si è perso il senso di cosa sia davvero la satira, soprattutto da quando anche personaggi come Böhmermann e Bosetti sono stati etichettati come satiristi.

Per ricordare una citazione di Tucholsky, una volta rispose alla domanda su cosa fosse permesso fare con la satira: "Tutto".

Per quanto riguarda il video di origine russa, questa ipotesi rischia di rovinare una delle mie barzellette preferite: "Due soldati dell'Armata Rossa si incontrano davanti al Reichstag nell'estate del 1945. Uno di loro guarda a terra. L'altro gli dice: 'Compagno, perché sei così triste?' Lui risponde: 'Penso che sia così brutto che abbiamo perso la guerra dell'informazione contro Goebbels...'"












Perchè la Germania è in crisi economica e perchè il massimalismo green sta portando il paese verso la deindustrializzazione

IL MINISTRO DELL'ECONOMIA ROBERT HABECK È UN PERSONAGGIO BIPARTISAN, NEL SENSO CHE non è particolarmente amato nè A DESTRA nè A SINISTRA PER LA SUA POLITICA ECONOMICA E PER IL SUO MASSIMALISMO GREEN. SU JACOBIN L'OTTIMO CHRISTIAN LEYE CI SPIEGA PERCHÉ LA Germania è in crisi economica e perche' l'ideologia massimalista green STA PORTANDO IL PAESE VERSO LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE. DA JACOBIN.DE


Il ministro Robert Habeck
Il ministro Robert Habeck

L'economia tedesca è in crisi. Non si può più sorvolare su questo aspetto. Dopo la contrazione dei due trimestri precedenti - vale a dire una recessione "tecnica" - negli ultimi tre mesi l'economia ha ristagnato, secondo i dati preliminari dell'Ufficio federale di statistica. Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente pubblicato le sue ultime previsioni economiche: per il 2023, attesta che la Germania è l'unico Paese del G20 a registrare una contrazione dell'economia. Il FMI del resto non è il solo a formulare questa previsione. Nelle ultime settimane, diversi istituti di ricerca economica hanno rivisto significativamente al ribasso le loro previsioni di primavera, ancora piuttosto ottimistiche. Per l'anno 2023 ora si ipotizza una flessione dell'economia. L'attuale intervallo di previsione è compreso tra -0,5 e -0,2%.

L'elenco delle ragioni è lungo: si parte dalla pandemia e dalle catene di approvvigionamento interrotte. A ciò si aggiunge lo scoppio della guerra in Ucraina nella primavera del 2022, che ha portato ad una speculazione sui prezzi dei mercati energetici. In risposta all'invasione, l'Occidente ha lanciato una guerra economica contro la Russia - un termine comune per indicare le controversie tra Stati che vengono condotte con l'aiuto di sanzioni economiche, utilizzato in questo contesto anche da economisti come Adam Tooze o dal ministro dell'Economia Robert Habeck. Secondo il Ministro degli Esteri Annalena Baerbock, le misure erano destinate a "rovinare la Russia".


Ma le sanzioni occidentali non hanno danneggiato solo la Russia, la cui economia si sta dimostrando estremamente solida. Esse colpiscono soprattutto l'Europa, e in particolare la Germania. Le sanzioni hanno infatti provocato delle contromisure: la Russia ha ridotto in modo massiccio la fornitura di gas da cui la Repubblica Federale Tedesca dipendeva più di ogni altro Paese in quel momento. I prezzi dell'energia sono esplosi, alimentati anche dal fatto che nel 2022 il governo tedesco ha acquistato gas liquefatto a prezzi lunari in tutto il mondo. Sebbene ciò abbia impedito una carenza di gas in Germania, grazie all'acquisto spietato delle quantità di GNL disponibili, questa carenza in un certo senso è stata esportata nel Sud globale, ad esempio in Pakistan e Bangladesh.

Nel frattempo, l'inflazione in Germania è schizzata alle stelle
, arrivando a volte a superare il 10%. Il risultato: nel 2022 le famiglie hanno subito una perdita storica in termini di potere d'acquisto del salario reale del 4,7%. Le persone sono state costrette a raggranellare i loro risparmi. Naturalmente, questo ha avuto un impatto anche sulla domanda privata, la cui notevole riduzione - insieme ai rialzi (insensati) dei tassi d'interesse da parte della Banca Centrale Europea e all'indebolimento dell'economia globale - è oggi considerata una delle ragioni principali della mancata ripresa economica.

Quando gli economisti si lamentano che lo "stato d'animo dei consumatori" e delle famiglie è peggiorato, in realtà significa che le persone consumano meno perché sono diventate sensibilmente più povere. A maggio 2023, più di una persona su cinque in Germania viene considerata a rischio di povertà o esclusione sociale, vale a dire ben 17,3 milioni di persone. L'anno scorso, il numero di persone che si sono rivolte ai banchi alimentari in Germania è stato una volta e mezza superiore a quello dell'anno precedente. Molte persone, anche nella classe media, non hanno riserve finanziarie o quasi su cui poter contare in caso di emergenza.

Anche se l'inflazione ora sembra essere in lento calo, la popolazione ha perso una parte della sua ricchezza. A questo si aggiunge il fatto che il mercato del lavoro è rimasto relativamente incolume per molto tempo: ma ora la recessione si sta facendo sentire anche lì. A causa del crescente numero dei fallimenti aziendali, nel giugno 2023 il tasso di disoccupazione ha iniziato a crescere. La tendenza è quella di una ulteriore crescita


Un'industria raramente si muove da sola

Come se non bastasse, questa situazione sociale disastrosa rischia di essere ulteriormente aggravata da un'incombente deindustrializzazione. Certo, i sondaggi e le analisi condotte da attori vicini ai datori di lavoro e dalle associazioni imprenditoriali in particolare dovrebbero essere accolti con un sano grado di scetticismo - essi strumentalizzano la situazione per fare campagna in favore dell'abbassamento delle tasse sulle imprese e della riduzione della regolamentazione statale. Tuttavia, segnali evidenti indicano che il rischio di deindustrializzazione è reale.

Robert Habeck



A causa dei prezzi estremamente elevati di gas ed elettricità, la produzione delle industrie ad alta intensità energetica è crollata di quasi il 20% nel 2022. Nel frattempo si registrano i primi segnali di stabilizzazione, ma il valore aggiunto delle industrie ad alta intensità energetica continua a diminuire. Nel frattempo, i prezzi elevati dell'energia, uniti a un'infrastruttura trascurata e fatiscente, rendono poco attraenti gli investimenti in nuovi impianti e mettono in pericolo la Germania come sede di insediamenti industriale. L'amministratore delegato dell'Associazione tedesca dell'industria chimica (VCI) lamenta che le aziende continuano a investire nella manutenzione degli impianti esistenti, ma i nuovi investimenti sono ormai rari.

Nel frattempo, gli Stati Uniti attirano con l'Inflation Reduction Act (IRA), un enorme programma di sovvenzioni per l'industria che promette rapidi e succosi aiuti per gli investitori. Questa offerta è accompagnata da prezzi dell'energia molto più bassi che in Germania. In questo clima, le aziende stanno prendendo le loro decisioni di investimento e queste sembrano sempre più orientate contro la Germania. In un sondaggio della Federazione delle Industrie Tedesche (BDI) pubblicato ad aprile, il 16% dichiarava di aver già trasferito all'estero parte della produzione, compresi i posti di lavoro. Secondo il sondaggio, un altro 30% ci sta pensando seriamente.

Ci sono già i primi esempi: Il produttore di moduli solari Meyer Burger ha appena annunciato di voler espandere la propria produzione negli Stati Uniti, attirato dai crediti fiscali per diversi miliardi. Il piano originale prevedeva l'espansione della produzione nella Germania orientale. Sedotte dall'IRA, anche note aziende come Siemens, VW, Linde, Audi, BMW, Evonik e Aurubis stanno già valutando o annunciando piani di espansione dei loro investimenti negli USA, in alcuni casi anche con impianti di produzione completamente nuovi.

Sebbene anche nell'UE ci siano fondi per il sostegno e sussidi su cui poter contare, ma oltre all'alto prezzo dell'energia c'è un altro svantaggio cruciale: le lunghe procedure. I mulini di Bruxelles per l'erogazione dei sussidi macinano lentamente. Poiché l'UE ha un mercato interno liberale e rigido, sancito dai trattati, i sussidi devono sempre essere approvati dalla Commissione europea. E questo è alquanto sfavorevole per una politica economica e industriale che vuole essere attiva e ragionevole, che deve agire rapidamente in caso di crisi. Inoltre, il Piano industriale verde dell'UE, inteso come risposta all'IRA, non riesce a tenere il passo.

La deindustrializzazione non avviene da un giorno all'altro. Ma sono le decisioni di investimento di oggi a determinare l'aspetto della struttura industriale locale di domani. C'è la minaccia di un brusco risveglio nel giro di pochi anni, forse addirittura mesi, se non si prendono subito delle contromisure urgenti.


Nel mio collegio elettorale di Duisburg, i numerosi lavoratori dell'industria siderurgica e le loro famiglie temono proprio questo. È vero che l'azienda siderurgica Thyssenkrupp vuole convertire uno dei quattro altiforni in una tecnologia più rispettosa del clima e che ha un futuro. Tuttavia, gli altri tre altiforni per il momento non saranno modificati a causa dell'alto prezzo dell'energia. Che ne sarà di loro?

Il cherry-picking dei Verdi

Nei circoli degli esperti e in politica - soprattutto tra i Verdi - si discute sempre più spesso se non sia più sensato lasciare che l'industria di base ad alta intensità energetica, come ad esempio la produzione di acciaio, migrino verso luoghi in cui l'energia è più verde e meno costosa, per poi potersi concentrare sulle ulteriori lavorazioni qui in Germania. Dietro a ciò c'è anche l'idea di sbarazzarsi dei settori industriali particolarmente "sporchi" e di promuovere in Germania le industrie che sono più gradite ai Verdi. Come ad esempio l'industria solare. Ma questo suona molto come una politica di cherry-picking, secondo il motto: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Riportare in Germania e promuovere l'industria solare è senza dubbio una buona idea, ma il resto dell'approccio dei Verdi è, a ben vedere, un rischioso e del tutto ingenuo giocare con il fuoco. Chi si limita ad accettare la perdita di industrie ad alta intensità energetica non si rende conto che queste industrie non solo sono altamente innovative e ad alta intensità di ricerca, ma generano anche oltre il 20% del valore aggiunto industriale. Con esse andrebbero perdute anche le competenze di base costruite nel corso di decenni.


Inoltre, i prodotti di queste industrie sono essenziali per quasi tutte le catene del valore e sono necessari soprattutto nella trasformazione verso un'economia sostenibile. Nessuna turbina eolica, nessun treno, nessuna ferrovia può farne a meno. Se gli ultimi anni ci hanno mostrato una cosa, è che è necessario mantenere la propria autonomia in alcuni settori. Soprattutto nell'intensificarsi del conflitto tra Stati Uniti e Cina, la Germania fa bene a preservare e trasformare industrie di base strategicamente importanti, invece di creare nuove dipendenze.

La politica industriale ed energetica dei Verdi mostra una certa ingenuità. Da un lato, si concentra sullo sviluppo di industrie più pulite, come l'energia solare ed eolica, dall'altro vorrebbe invece adottare una linea dura contro paesi come la Russia e la Cina. Questo crea un problema, poiché molte delle materie prime necessarie per la transizione energetica, come le terre rare, provengono da questi due Paesi o sono controllate dalla Cina a livello globale.

Inoltre, non possiamo sottovalutare l'impatto su tutta la catena del valore, se le industrie ad alta intensità energetica decidessero di spostarsi altrove. Date le interconnessioni delle reti di produzione, è probabile che altre industrie seguirebbero questa scelta nel lungo periodo, generando un effetto domino e provocando un forte scossone nell'ecosistema industriale tedesco. Una volta iniziato questo processo, sarebbe estremamente difficile invertirlo, e ciò comporterebbe gravi conseguenze per le regioni coinvolte.

Il ministro verde dell'Economia, Robert Habeck, propone di preservare l'industria ad alta intensità energetica (materiali di base) tramite un prezzo dell'elettricità industriale, con una sovvenzione di circa 30 miliardi di euro per le grandi imprese. Questa misura tuttavia lascerebbe comunque tagliate fuori altre industrie, soprattutto le piccole e medie imprese.


Invece di concentrarsi solo sui prezzi elevati dell'energia, sarebbe più sensato affrontare le cause alla radice, come il modo in cui vengono creati i prezzi dell'elettricità, e rivedere anche le fonti di approvvigionamento energetico. Recentemente Habeck ha ammesso la speranza che il gas russo continui a fluire attraverso il gasdotto che attraversa l'Ucraina verso l'Europa orientale per molti anni a venire. In caso contrario, la Germania dovrebbe cedere il gas ai suoi vicini dell'UE, il che potrebbe comportare la chiusura di diverse industrie nel Paese.

Un esempio di tale assurdità è dato dalle sanzioni energetiche contro la Russia. Molti dei nostri vicini dell'Europa orientale prevedono di continuare ad acquistare gas russo per gli anni a venire, quindi perché non dovremmo farlo anche noi? Dopo tutto, il gas russo è sempre stato più rispettoso del clima e, soprattutto, più economico del gas liquefatto statunitense, prodotto principalmente con il dannoso metodo del fracking. Ancora più assurdo è il fatto che l'Ucraina acquisti grandi quantità di combustibile prodotto dal petrolio russo in Bulgaria, Ungheria e Turchia, e che alcuni Paesi europei ora importino quantità ancora maggiori di gas liquefatto dalla Russia rispetto al periodo precedente all'invasione.

Per il 2023, le entrate russe saranno inferiori, ma non è probabile che questo causi gravi problemi finanziari al Paese. La diversificazione dell'approvvigionamento energetico della Germania è auspicabile, ma le sanzioni energetiche danneggiano soprattutto l'Europa (i cittadini e l'economia) e favoriscono l'industria del fracking statunitense.

Sicuramente, dobbiamo fare tutto il possibile per espandere rapidamente le energie rinnovabili e ridurre la dipendenza dal gas a lungo termine. Tuttavia, l'attuale politica di austerità del governo federale non supporta una vera offensiva in termini di investimenti necessaria per raggiungere questi obiettivi.

Una strategia più efficace sarebbe una politica industriale di pianificazione per il clima e l'occupazione, con uno Stato più attivo nel processo. Ma questo richiede un approccio olistico e una considerazione dei fattori legati all'occupazione e al benessere delle persone comuni.

Infine, proteggere i posti di lavoro e affrontare le sfide con una visione lungimirante è essenziale per prevenire i costi sociali ed economici della deindustrializzazione. La politica dovrebbe affrontare la transizione verso fonti di energia più pulite con saggezza e responsabilità. Non possiamo permetterci di dimenticare cosa significano le nostre scelte per la gente comune. La protezione del Paese e dei suoi cittadini è una responsabilità fondamentale dei politici.






martedì 1 agosto 2023

Peter Bofinger - "C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella politica del governo federale"

Anche se gli ultimi dati sull'economia tedesca sono alquanto preoccupanti, il governo federale intende restare fedele alla disciplina dello Schuldenbremse prevista dalla Costituzione e ridurre in maniera rapida il deficit di bilancio. Anche il grande economista tedesco Peter Bofinger è convinto che Christian Lindner non sia in grado di comprendere appieno le gravi implicazioni della sua politica di bilancio in un paese già in recessione. Un'intervista molto interessante del Tagesspiegel al grande economista tedesco Peter Bofinger 


Herr Bofinger, alla luce delle recenti previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale, lei ha recentemente posto una domanda al ministro delle Finanze tedesco via Twitter riguardo alla direzione presa dalla Germania, considerando la contemporanea prospettiva di crescita più bassa e il deficit di bilancio più basso. Ha ricevuto una risposta da Christian Lindner?

No, non ho ricevuto alcuna risposta da parte di Christian Lindner.

A differenza di lui, lei però sembra essere dell'opinione che il governo di coalizione stia seguendo la strada sbagliata in termini di politica economica e finanziaria.

In Germania ci troviamo di fronte a numerose sfide, come quelle nel campo della politica climatica, energetica e industriale, nonché nell'edilizia residenziale, solo per citarne alcune. Il nostro problema principale è che, in questa situazione, stiamo dando la priorità ai problemi minori invece di affrontare le sfide più grandi.

Cosa intende dire con ciò?

Intendo dire che la determinazione politica ad evitare l'indebitamento sta condizionando tutte le altre decisioni, eppure non è del tutto comprensibile, visto che la Germania ha il più basso rapporto di indebitamento rispetto agli altri grandi Paesi industrializzati. Questo limita inutilmente il nostro margine di manovra nel superare le sfide che ci troviamo di fronte. Abbiamo le stesse opportunità della Cina, degli Stati Uniti, della Francia o dell'Italia, ma non le stiamo sfruttando appieno perché la FDP ha impostato altre priorità nel governo di coalizione. Quindi, sì, penso che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel governo federale.

Conosce certamente uno dei contro-argomenti della FDP, ossia il rispetto della Costituzione. A differenza di situazioni come la crisi pandemica o il conflitto in Ucraina, non si tratta più di crisi imprevedibili che giustifichino un ulteriore allentamento del freno al debito.

Non vedo questa situazione come del tutto normale. Almeno il Partito Socialdemocratico (SPD) e i Verdi dovrebbero discutere se la nostra interpretazione restrittiva della legge sia ancora giustificata. E secondo questa interpretazione rigida, il freno al debito è un vincolo che ci priva di prospettive di politica economica.

Quale sarebbe il suo consiglio?

La SPD potrebbe proporre di creare un fondo speciale da 50 miliardi di euro per l'edilizia sociale. Questa non sarebbe stata una buona idea due o tre anni fa quando il mercato immobiliare era già surriscaldato, ma in una fase in cui il settore edilizio sta soffrendo e c'è un enorme problema abitativo nelle città, questa sarebbe un'opportunità brillante.

La FDP dovrebbe spiegare perché è contraria a questa idea. Purtroppo, la SPD e i Verdi hanno già la convinzione che un tale accordo con loro sarebbe problematico, secondo il motto: "Comunque non funzionerà". Per questo motivo, trovo positivo che la leader dei Verdi, Ricarda Lang, stia già parlando di un "programma di investimenti".

lunedì 31 luglio 2023

Perchè le famiglie tedesche spendono cosi' tanto di affitto?

Dati alla mano, la sola Vonovia che in Germania gestisce circa mezzo milione di appartamenti, nel triennio 2020-21-22 ha distribuito ai propri azionisti oltre 2.900 milioni di euro di dividendi, una cifra enorme proveniente dagli esosi canoni di affitto pagati dalle famiglie tedesche al grande gruppo immobiliare quotato in borsa. L'ottimo Christian Kreiss sulle Nachdenkseiten ci spiega in maniera dettagliata perché e in quale misura 20 milioni di famiglie tedesche in affitto, generalmente la parte meno abbiente del paese, finanzia una enorme rendita in favore degli azionisti di questi grandi gruppi immobiliari e cosa bisognerebbe fare per dare un po' di ossigeno agli affittuari sempre piu' oberati. Dalle Nachdenkseiten

Gruppo Vonovia
Gurppo Vonovia


Il 25 luglio 2023, la società statunitense specializzata in immobili JLL ha pubblicato i dati aggiornati sull'andamento degli affitti nelle otto metropoli tedesche.[1] I dati sono stati ripresi praticamente da tutti i principali media tedeschi: ZDF ne ha parlato con il titolo "Studio: gli affitti nelle grandi città sono aumentati fortemente"[2], Zeit Online: "Gli affitti richiesti sono aumentati di nuovo nella prima metà dell'anno"[3] ProSieben ha titolato: "Gli affitti nelle grandi città tedesche esplodono: Non c'è una fine in vista"[4].

Forte aumento degli affitti

Secondo lo studio, gli affitti a Berlino, Düsseldorf, Francoforte, Amburgo, Colonia, Lipsia, Monaco e Stoccarda sono aumentati in media del 6,7% nella prima metà del 2023 rispetto alla prima metà del 2022. Nella prima metà del 2022, l'aumento dei prezzi era stato solo del 3,7%, quindi l'aumento degli affitti ha subito un'accelerazione significativa. L'aumento degli affitti è stato maggiore a Berlino con il 16,7%, seguita da Lipsia con l'11,1%, mentre gli affitti a Stoccarda sono diminuiti dell'1,3%.



Rispetto al 2018, gli affitti sono quindi aumentati del 50% a Berlino, del 29% a Lipsia, del 28% a Colonia, del 21% ad Amburgo, del 17% a Düsseldorf, del 16% a Monaco, dell'11% a Francoforte e del 7% a Stoccarda. Nello stesso periodo, dal primo trimestre del 2018 al primo trimestre del 2023, il PIL nominale in Germania è aumentato del 21,7%[5], i salari nominali sono aumentati del 14% [6] e i salari reali sono diminuiti del 4,8%. [7] Per la maggior parte dei cittadini tedeschi nelle regioni metropolitane, negli ultimi cinque anni le abitazioni in affitto sono quindi diventate significativamente più costose.

Cause dell'accelerazione degli affitti

Come ragione principale dell'accelerazione dell'inflazione degli affitti, JLL cita una "enorme carenza di offerta" nelle grandi città, " esacerbata dal rallentamento dell'edilizia abitativa", poiché l'obiettivo del governo federale di completare 400.000 appartamenti all'anno è "irrealizzabile". Al contrario, il "numero di licenze edilizie in netto calo" indica che questo obiettivo non sarà raggiunto "nel lungo periodo". "La fine dell'aumento degli affitti non è quindi in vista", ha dichiarato JLL. [8]

Andamento affitti nelle città
Sviluppo degli affitti nelle principali città

Da dove deriva l'elevato onere per gli affitti delle famiglie?

Ciò che il grande gruppo statunitense quotato in borsa ovviamente non sottolinea è il motivo per cui gli affitti sono a un livello così alto, indipendentemente dagli attuali aumenti.

Secondo l'Ufficio Federale di Statistica, nel 2022 i circa 20 milioni di famiglie in affitto in Germania hanno speso in media il 27,8% del loro reddito netto familiare per il solo affitto senza le bollette [9]. Poi ci sono le spese per il riscaldamento, l'acqua calda e l'elettricità. Circa 1,5 milioni di famiglie hanno un onere per l'affitto superiore al 50%, mentre altri 1,6 milioni hanno un onere per l'affitto compreso tra il 40 e il 50%. Circa una famiglia di inquilini su sei aveva un onere per il pagamento degli affitti superiore al 40%. Nelle grandi città con più di 100.000 abitanti, l'onere per il pagamento degli affitti era più alto rispetto alle città medie o piccole, con un 28,9%.


Perché la quota degli affitti nella spesa delle famiglie è così alta? Perché 20 milioni di famiglie di inquilini, cioè quasi la metà di tutti i 40,9 milioni di famiglie in Germania [10], pagano più di un quarto del loro reddito mensile disponibile solo per l'affitto? La risposta a questa domanda può essere facilmente calcolata utilizzando come esempio Vonovia.

Andamento prezzo immobili
Andamento dei prezzi degli immobili


L'esempio Vonovia

Vonovia è la più grande società immobiliare tedesca nel settore degli appartamenti in affitto. Attualmente gestisce 488.000 appartamenti in Germania con poco meno di 16.000 dipendenti. [11] L'affitto medio mensile nel 2022 è stato di 7,49 euro al metro quadro, con un aumento del 3,3% rispetto al 2021. I ricavi da locazione sono stati pari a 3,07 miliardi di euro nel 2020 [12], 3,465 miliardi di euro nel 2021 e 4,725 miliardi di euro nel 2022. I ricavi da locazione rappresentano la maggior parte delle entrate regolari del Gruppo che incidono sulla liquidità [13]. In definitiva, nel lungo periodo, la maggior parte di tutte le vendite e dei profitti di Vonovia che incidono sulla liquidità provengono dal pagamento dei canoni di locazione.

Sono stati pagati dividendi per 954 milioni di euro per il 2020, 1.289 milioni di euro per il 2021 e 676 milioni di euro per il 2022. Mettendo in relazione i dividendi con i redditi da locazione, risulta che essi sono stati pari al 31% dei redditi da locazione nel 2020, al 37,2% nel 2021 e al 14,3% nel 2022. Quindi nel 2020 è stato distribuito agli azionisti il 31% del reddito da locazione, nel 2021 il 37,2% e nel 2022 il 14,3%. Gli azionisti, molti dei quali internazionali, di solito non sanno dove si trovano gli appartamenti da cui ricevono il dividendo.


Supponendo che Vonovia non sia una società per azioni quotata in borsa, ma una cooperativa edilizia senza scopo di lucro e senza dividendi da distribuire, gli affitti delle famiglie in affitto di Vonovia avrebbero potuto essere inferiori del 31% nel 2020, del 37% nel 2021 e del 13% nel 2022.

Nei tre anni considerati, se fosse cessata la distribuzione dei dividendi, gli affitti avrebbero potuto essere ridotti in media di oltre un quarto (27,5%) . Gli affitti avrebbero potuto essere di 5,44 euro al metro quadro invece di 7,50 euro. In altre parole: in media, in questi tre anni, gli affittuari hanno trasferito più di un quarto (27,5%) dei loro pagamenti relativi agli affitti direttamente agli azionisti, per i quali si tratta di un reddito passivo, e che inoltre non sanno nemmeno dove si trovino esattamente gli appartamenti, né chi ci abita, perché i pagamenti dei dividendi vengono trasferiti automaticamente senza che ci siano prestazioni e conoscenze. Così, ad esempio, invece di pagare un affitto mensile di 650 euro, gli inquilini pagano 900 euro affinché gli azionisti possano ottenere la loro quota.

Queste cifre non tengono conto delle imposte. Se si tiene conto di un'aliquota d'imposta sugli utili del 30%, significa che gli affittuari devono pagare un affitto molto più alto per rendere possibile il dividendo: per consentire un euro di dividendo al netto delle imposte, devono essere generati 1,4 euro di profitti al lordo delle imposte. [14] Ciò significa che in realtà gli affittuari hanno dovuto pagare un premio ancora più alto per consentire il pagamento dei dividendi agli azionisti. Di conseguenza, se gli appartamenti di Vonovia fossero nelle mani di una cooperativa no-profit, gli affitti potrebbero essere immediatamente ridotti di circa il 40%.

In breve: gli inquilini pagano un premio considerevole solo per rendere possibili i dividendi. Invece di un affitto mensile di 900 euro, sarebbe probabilmente possibile un affitto ben al di sotto dei 600 euro al mese se il trasferimento dagli inquilini agli azionisti dovesse finire. [15]

A questo punto ci si potrebbe chiedere: perché gli inquilini devono pagare un premio così alto ai grandi azionisti? I residenti degli appartamenti Vonovia sono in media persone con un piccolo patrimonio e un reddito relativamente basso, mentre gli azionisti di Vonovia sono normalmente molto ricchi e hanno redditi molto alti. Perché in questa situazione avviene ogni giorno un trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi per uno dei bisogni fondamentale della vita, vale a dire la casa? Perché ogni giorno viene pagato un tributo, un'imposta, dagli inquilini a basso reddito ai proprietari-azionisti ad alto reddito?


Se si riflette fino in fondo su questa domanda, il risultato sarà che in Germania (e nella maggior parte degli altri Paesi) non abbiamo un problema di affitti, ma un problema di proprietà sui terreni e immobiliare. Il fatto che la terra e i beni immobili siano distribuiti in maniera molto diseguale è all'origine del premio per l'affitto di oltre il 40% calcolato qui sopra. Ciò è dovuto al fatto che questo sistema di remunerazione non si applica solo a Vonovia. Si applica in linea di principio a tutti i contratti di locazione. Tuttavia, non tutti i proprietari sono avidi di guadagni come le società quotate in borsa. Vonovia deve ottenere "quello che può" dai suoi affittuari, altrimenti il prezzo delle sue azioni crollerebbe. Il consiglio di amministrazione verebbe sostituito dai principali azionisti con qualcuno che possa ottenere di più dagli inquilini. Queste sono le leggi della borsa.

La questione cruciale: le rendite immobiliari e fondiarie

Queste domande ci portano a un problema fondamentale del mercato immobiliare tedesco (e internazionale). Gran parte degli affitti rappresentano una cosiddetta rendita: "Le rendite fondiarie sono redditi senza una prestazione derivanti dalle caratteristiche del luogo in termini di ubicazione, intensità d'uso e qualità" [16], come scrivono gli specialisti fondiari Dirk Löhr et al. 2021. Nel caso di Vonovia, ciò significa concretamente: dopo che tutti i lavori, tutti i servizi sono stati resi, le riparazioni, la manutenzione, ecc. e tutti gli interessi sui prestiti sono stati pagati, ciò che rimane è un profitto netto che non ha più nulla a che fare con la prestazione o il lavoro, ma che viene generato senza una prestazione dal fatto di essere iscritti al catasto, tale da costringere gli altri a pagare, in quanto gli altri hanno semplicemente bisogno della terra per poter vivere.


In Germania, nel 2017 i redditi fondiari ammontavano a circa 400 miliardi di euro [17], la maggior parte dei quali sono costituiti da rendite immobiliari. Non si tratta quindi di "noccioline", ma di potenti trasferimenti di denaro fatti da moltissime persone più povere a pochissime persone molto ricche, che vengono pagati per il fatto che qualcuno è iscritto al catasto oppure detiene azioni di società immobiliari - senza lavorare o contribuire in alcun modo.

In definitiva, avviene un perfetto e silenzioso trasferimento "dal lavoro ai ricchi", da molti a pochissimi. Infatti, sia la proprietà delle azioni che la proprietà della terra sono distribuite in modo estremamente disomogeneo e fortemente concentrate tra un gruppo piuttosto ristretto di persone molto ricche. [19]

Il monopolio nella vita quotidiana

Poiché la terra è necessaria per qualsiasi cosa, per vivere, lavorare, svagarsi, spostarsi, mangiare, fare acquisti, eccetera, la rendita fondiaria è garantita. Rappresenta di fatto una rendita di scarsità per la quale non bisogna fare nulla, se non essere iscritti al catasto. È come giocare a Monopoli: quasi a prescindere dalla casella in cui ci si trova, si deve pagare. Se non hai strade o case, come la maggior parte delle persone in Germania, paghi tutto agli altri. Se si ha un po' di terra, ottieni anche un piccolo reddito. Se hai molte strade e molte case o alberghi posizionati su di esse, allora guadagni molto. E chi ha molti immobili ottiene sempre di più grazie a quanto pagato dagli altri. Ed è così nella vita reale, come dimostrano, ad esempio, i dati degli Stati Uniti, dove negli ultimi 10 anni la proprietà terriera si è sempre più concentrata tra i 100 maggiori proprietari fondiari. [20]

In definitiva, la ragione dell'aumento permanente dei prezzi degli immobili e quindi anche degli affitti in costante aumento è che la terra è un "bene superiore" non replicabile (un bene che le persone richiedono sempre di più con l'aumento del loro reddito). Con la crescita economica ufficiale, il prezzo dei terrenti aumenta da sé e automaticamente più del tasso di crescita del prodotto nazionale nominale - senza che si debba fare nulla.

Il pagamento delle rendite fondiarie non avviene solo attraverso gli affittuari, ma anche attraverso l'acquisto di ogni prodotto e servizio. Ad esempio, ogni prodotto che acquistiamo include le rendite fondiarie come parte del prezzo di acquisto. Con ogni prodotto che acquistiamo, che lo sappiamo o no e che lo vogliamo o no, paghiamo per l'uso del suolo necessario a crearlo. [21] Quindi anche le famiglie che vivono in una casa di proprietà e non pagano l'affitto pagano ogni giorno una rendita fondiaria ai proprietari terrieri.

John Maynard Keynes sugli "investitori senza funzione".

Il famoso economista John Maynard Keynes aveva già criticato aspramente le rendite passive nella sua rivoluzionaria "Teoria generale" del 1936. Egli non vede alcun senso nel capitalismo dei rentier e definisce gli investitori che ricevono delle rendite come "investitori senza funzione", ossia investitori che non danno alcun contributo al benessere dell'economia. Si riferisce esplicitamente ai proprietari che ricevono rendite fondiarie (sotto forma di affitti o locazioni). Secondo Keynes, tali investitori senza funzione dovrebbero scomparire perché non hanno alcuno scopo economico e non dovrebbero più ricevere alcun bonus.[22] Tuttavia, questo è esattamente ciò che stanno facendo i grandi azionisti di Vonovia e di tutte le altre società azionarie quotate in borsa, nonché i grandi proprietari di immobili. Ricevono delle rendite passive permanenti a spese degli inquilini, persino dei loro pronipoti. È questo che vogliamo? È giusto?


Il presidente dell'Associazione tedesca degli inquilini, Lukas Siebenkotten, ha dichiarato nel maggio 2022: "Alla fine gli inquilini pagano tutto, questo è il modello di business di Vonovia e Co, [...] il modello di business delle società immobiliari quotate in borsa è antisociale e speculativo".[23] E questo centra il punto. Questo "modello di business" è antisociale e immorale. Si tratta di un sistema vessatorio che assicura che la metà più povera della popolazione sia costantemente costretta a versare delle rendite passive al 10% più ricco, in particolare all'1%. In definitiva, c'è una prevaricazione strutturale dei meno abbienti a favore di una piccola classe superiore molto ricca, che sa come stabilizzare questo sistema dal punto di vista politico attraverso un'abile e ben pagata attività di lobbying e anche dal punto di vista mediatico attraverso una forte influenza del capitale sui grandi centri del potere mediatico.

Una soluzione possibile

Se vogliamo risolvere il problema degli affitti, dobbiamo quindi affrontare la questione della distribuzione della proprietà. Ad esempio, si potrebbe semplicemente introdurre un'imposta fondiaria progressiva: fino a 3 milioni di euro di valore di mercato di terreni e proprietà per persona fisica nessuna imposta. Fino a 10 milioni di euro 1% di prelievo all'anno. Fino a 30 milioni 2% di prelievo all'anno. Fino a 50 milioni 3%. A partire da 50 milioni 4% p.a. Un'imposta progressiva simile potrebbe essere introdotta per le società che affittano beni immobili non essenziali. Le entrate potrebbero essere utilizzate per i trasferimenti agli inquilini e per la costruzione di nuovi alloggi. Questo ridurrebbe gli affitti in modo significativo e permanente.



[«1] jll.de/de/presse/Angebotsmieten-fuer-Berliner-und-Leipziger-Wohnungen-legen-zweistellig-zu
[«2] zdf.de/nachrichten/wirtschaft/studie-mietmarkt-mieten-metropolen-100.html
[«3] zeit.de/wirtschaft/2023-07/angebotsmieten-erstes-halbjahr-2023?utm_referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2F
[«4] prosieben.de/serien/newstime/news/mietpreise-in-deutschen-grossstaedten-explodieren-kein-ende-in-sicht-311419
[«5] destatis.de/DE/Themen/Wirtschaft/Volkswirtschaftliche-Gesamtrechnungen-Inlandsprodukt/Tabellen/bruttoinlandsprodukt-viertel-jahr-bip.html, eigene Berechnung
[«6] destatis.de/DE/Themen/Arbeit/Verdienste/Realloehne-Nettoverdienste/_inhalt.html#_xbht4jb9j, eigene Berechnung
[«7] destatis.de/DE/Themen/Arbeit/Verdienste/Realloehne-Nettoverdienste/Tabellen/liste-reallohnindex.html#134644, eigene Berechnung
[«8] jll.de/de/presse/Angebotsmieten-fuer-Berliner-und-Leipziger-Wohnungen-legen-zweistellig-zu
[«9] destatis.de/DE/Presse/Pressemitteilungen/2023/03/PD23_129_12_63.html#:~:text=WIESBADEN%20%E2%80%93%20Im%20Jahr%202022%20haben,verbrauchsunabh%C3%A4ngiger%20Betriebskosten)%20am%20Haushaltsnettoeinkommen%20an
[«10] destatis.de/DE/Themen/Gesellschaft-Umwelt/Bevoelkerung/Haushalte-Familien/_inhalt.html
[«11] Geschäftsbericht 2022 Vonovia SE
[«12] Geschäftsbericht 2021 Vonovia SE
[«13] Geschäftsbericht 2020 Vonovia SE
[«14] 1,4 Euro Gewinn minus 30% Steuer (0,42 Euro) = 0.98 Euro Netto-Gewinn nach Steuern.
[«15] 900 Euro Miete minus 40% = 540 Euro
[«16] link.springer.com/content/pdf/10.1007/s10273-021-2877-6.pdf
[«17] link.springer.com/content/pdf/10.1007/s10273-021-2877-6.pdf
[«18] bundesfinanzministerium.de/Monatsberichte/2017/02/Inhalte/Kapitel-3-Analysen/3-5-Ausgaben-Einnahmen-Bundeshaushalt-2017.html
[«19] Vgl. Kreiß, Mephisto-Prinzip, S. 42ff. Zur Verteilung von Grund und Boden in Deutschland gibt es m.W. keine belastbaren Zahlen. Die Bodenverteilung ist laut dem Spezialisten Dirk Löhr „eines der bestgehüteten Geheimnisse Deutschlands“. In Österreich besitzen die 100 reichsten Familien 10 Prozent des Grund und Bodens (www.trend.at 5.7.2019), in den USA besitzen die 100 größten Bodeneigentümer 40 Millionen acres Land, das entspricht etwa der Größe Floridas. 10 Jahre zuvor waren es noch 30 Millionen acres gewesen (www.inequality.org 23.Sep.2019), der Multimilliardär Bill Gates ist laut „Forbes“ vom 14.1.2021 der größte Eigentümer von Agrarland in den USA
[«20] www.inequality.org 23. Sep. 2019
[«21] Vgl. Kreiß, Mephisto S.42ff.
[«22] Keynes, John Maynard (1964, (Erstveröffentlichung 1936)): The General Theory of Employment, Interest and Money, New York, S.376: “I see, therefore, the rentier aspect of capitalism as a transitional phase […] that the euthanasia of the rentier, of the functionless investor, will be nothing sudden […] so that the functionless investor will no longer receive a bonus”.
[«23] tagesschau.de/wirtschaft/verbraucher/steigende-mieten-vonovia-inflation-101.html, Mai 2022






domenica 30 luglio 2023

Crisi abitativa senza fine in Germania

Se il prezzo degli immobili è in caduta libera, il costo degli affitti nelle principali città tedesche invece continua a salire a ritmi insostenibili: solo nella prima metà del 2023 gli affitti sono cresciuti in media del 6.7%, mentre l'obiettivo della Ampelkoalition di costruire 400.000 nuove abitazioni all'anno è destinato a restare solo un bel proposito sul programma elettorale. Ne scrive Junge Welt



Al momento, non ci si deve aspettare un allentamento sul fronte del mercato immobiliare, bensì il contrario. Secondo uno studio appena pubblicato dalla società di consulenza statunitense Jones Lang LaSalle (JLL), gli affitti sono aumentati bruscamente, soprattutto nelle principali città tedesche. Come riportato dalla dpa martedì, gli affitti richiesti a Berlino, Amburgo, Monaco, Colonia, Francoforte sul Meno, Düsseldorf, Stoccarda e Lipsia sono cresciuti in media del 6,7% nella prima metà dell'anno in corso, rispetto all'aumento del 3,7% registrato nello stesso periodo dell'anno precedente. Nei distretti rurali, gli affitti richiesti sono aumentati del 4,9% in dodici mesi, mentre nei distretti urbani l'aumento è stato del 2,9%.

A proposito, secondo l'Ufficio federale di statistica, nel primo trimestre del 2023 i salari reali dei lavoratori dipendenti in Germania sono diminuiti del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Nelle principali città prese in esame, gli inquilini hanno dovuto pagare in media 15,38 euro al metro quadro per gli appartamenti messi in affitto. Ciò rappresenta una cifra superiore di circa il 50% rispetto alla media di dieci euro al metro quadro rilevata nei distretti urbani. Rispetto alla media di 8,61 euro al metro quadro nei distretti rurali, la differenza arriva addirittura al 79%.

La crisi abitativa si è aggravata nell'ultimo anno, come dichiarato da Lukas Siebenkotten, presidente dell'Associazione tedesca degli inquilini, in un'intervista alla radio SWR. "Il numero di appartamenti a prezzi accessibili portati a termine, ha continuato a diminuire in modo significativo", afferma Siebenkotten. Purtroppo, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Secondo uno studio dell'Istituto per la Macroeconomia e la Ricerca sul Ciclo Economico (IMK) della Fondazione Hans Böckler, vicina ai sindacati, nell'anno in corso, nello scenario negativo, potrebbero essere completati solo 223.000 appartamenti, rispetto ai 295.000 del 2022. Nel prossimo anno, l'IMK prevede che ci saranno ancora meno appartamenti completati, a causa degli alti costi per gli interessi e i materiali, che potrebbero far scendere il numero di unità abitative completate in case plurifamiliari e unifamiliari a 177.000.

Questo riporterebbe la costruzione di abitazioni nel 2024 ai minimi del 2009, mettendo a rischio il raggiungimento dell'obiettivo dichiarato di 400.000 nuove abitazioni all'anno. Anche le associazioni del settore edilizio e abitativo prevedono solo circa 245.000 appartamenti completati nell'anno in corso, come riportato dalla dpa.

Siebenkotten sottolinea che "i più colpiti da questo sviluppo sono chiaramente coloro che hanno il portafogli piu' piccolo e dipendono dalla necessità di trovare alloggi a prezzi accessibili". Ha inoltre criticato, in un'intervista su SWR, il fatto che i prossimi lavori di ristrutturazione per il risparmio energetico verrebbero scaricati sugli inquilini. Per gli alloggi a prezzi accessibili, Siebenkotten ritiene necessario un fondo speciale di "circa 50 miliardi di euro", "simile a quello creato per la Bundeswehr".

Volkswagen svende il suo stabilimento in Russia e registra perdite per 400 milioni di euro

VW costretta a svendere ai russi lo stabilimento di Kaluga in Russia e le altre strutture per l'importazione di auto nel paese. Il gruppo automobilistico per la prima volta fornisce cifre precise sulle dimensioni delle loss registrata in Russia, ne scrive la Berliner Zeitung

volkswagen kaluga

Finora non si sapeva quanto fosse costato al nuovo proprietario russo lo stabilimento di Kaluga e le altre strutture del Gruppo VW. Ora il Gruppo VW lo conferma nel suo nuovo rapporto annuale: il prezzo di vendita è stato di 125 milioni di euro.

Cifra che corrisponde alla precedente richiesta del governo russo. Secondo il governo, infatti, l'acquisto non doveva superare i 125 milioni di euro (circa 11,3 miliardi di rubli il giorno dell'approvazione, il 17 aprile). Il gruppo ha inoltre comunicato che la transazione comprende gli impianti di produzione di Kaluga, la struttura per l'importazione dei marchi del gruppo Volkswagen Passenger Cars, Volkswagen Commercial Vehicles, Audi, Skoda, Bentley, Lamborghini e Ducati per eventuali attività di post-vendita e le attività di magazzino, nonché le attività di servizi finanziari di Scania con tutti i relativi dipendenti.

Venduti impianti e strutture in Russia: Volkswagen registra perdite per oltre 400 milioni di euro

La transazione è stata conclusa il 18 maggio. Il nuovo proprietario è Art-Finance, fondata solo nel febbraio 2023 e sostenuta dal concessionario russo Avilon, sempre secondo quanto dichiarato da VW. In precedenza Avilon per anni era stato il concessionario ufficiale del gruppo VW in Russia.

Secondo il rapporto di VW, il deconsolidamento delle società interessate comporterà una perdita di 400 milioni di euro nell'esercizio 2023. Il gruppo spiega la perdita principalmente con la realizzazione di "effetti di conversione valutaria" per 300 milioni di euro. Oltre alla liquidazione di Volkswagen Group Rus e delle sue filiali in Russia, il gruppo afferma di non aver registrato ulteriori spese significative in relazione al "conflitto Russia-Ucraina" nella prima metà dell'anno.

Volkswagen in Russia: il valore effettivo sembra essere quattro volte più alto

La Berliner Zeitung aveva precedentemente riportato che la vendita delle strutture VW era stata preceduta da una causa intentata all'inizio di marzo dal Gruppo GAZ di Oleg Deripaska, l'oligarca russo e confidente di Putin sanzionato da USA e UE. Il Gruppo GAZ voleva un risarcimento da parte di VW per aver rescisso il contratto per l'assemblaggio di auto Skoda e VW a Nizhny Novgorod, dove il Gruppo GAZ, in quanto gruppo automobilistico e di armamenti, ha i suoi impianti di produzione.

Il tribunale aveva poi sequestrato quasi tutte le proprietà dell'azienda tedesca in Russia. In aprile, il tribunale ha poi revocato il sequestro dei beni di VW. Un rappresentante di VW ha stimato il prezzo totale dei beni in tribunale a 47,5 miliardi di rubli, pari a circa 525 milioni di euro secondo il tasso di cambio dell'epoca: vale a dire il quadruplo del prezzo al quale sono stati effettivamente venduti, secondo la decisione del governo russo.

Nel complesso, il gruppo VW è soddisfatto per un "solido risultato nella prima metà dell'anno". Il gruppo è particolarmente soddisfatto del "significativo aumento delle vendite in Europa e in Nord America".


Leggi anche l'articolo sull'effetto delle sanzioni sul settore automobilistico tedesco: 

I cinesi sono i veri vincitori: il loro export di auto verso la Russia è aumenato del 543% in un anno

sabato 29 luglio 2023

I cinesi sono i veri vincitori: il loro export di auto verso la Russia è aumentato del 543% in un anno

I cinesi hanno rapidamente preso il posto dei tedeschi sul mercato automobilistico russo e ormai le importazioni di auto dalla cina rappresentano il 70% sul totale delle auto importate. Il settore di punta dell'export tedesco, quello automobilistico, si configura come il vero loser delle sanzioni economiche occidentali nei confronti della Russia, ne scrive la Berliner Zeitung

settore automobilistico cinese
Produttori di auto cinesi prendono il posto dei tedeschi in Russia

Le aziende automobilistiche occidentali e giapponesi hanno smesso di fornire auto alla Russia in risposta all'invasione dell'Ucraina e alle sanzioni, interrompendo anche la produzione nel Paese. Volkswagen ha già venduto lo stabilimento di Kaluga a un investitore locale.

Ora è diventato evidente in che misura i produttori cinesi ne stanno beneficiando. Secondo le ultime statistiche delle autorità doganali cinesi, le esportazioni di autovetture cinesi dalla Cina alla Russia sono salite fino a 4,6 miliardi di dollari nella prima metà del 2023. Ciò rappresenta un aumento del 543% rispetto alla prima metà del 2022, quando la Cina aveva esportato automobili in Russia per un valore di 715 milioni di dollari. Solo nel mese di giugno 2023, le consegne di auto cinesi in Russia hanno raggiunto 1,03 miliardi di dollari USA, il valore più alto fin dall'inizio dell'anno.


Con il ritiro delle società occidentali, la Russia è diventato il principale mercato di esportazione per le auto cinesi. Secondo le autorità doganali, nei primi mesi dell'anno la Cina ha esportato in Russia un totale di circa 325.800 autovetture, cinque volte in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'Associazione cinese dei produttori di automobili (CAAM) aveva già annunciato in passato che la Russia era diventata il più grande mercato di esportazione per le auto cinesi, seguita dal Messico. Il portale economico russo RBC, tra gli altri, aveva riportato questa notizia. I marchi automobilistici cinesi più popolari in Russia sono Chery Tiggo, Haval e Geely. Le auto più vendute sono a combustione e a idrogeno, ma anche le auto elettriche cinesi si stanno facendo conoscere in Russia.

Secondo i dati cinesi, le esportazioni di autovetture cinesi in Russia avevano totalizzato 1,5 miliardi di dollari nel 2021, rappresentando appena il 10% del mercato complessivo. Prima della guerra, il Giappone, con importazioni totali per 2,86 miliardi di dollari, la Corea del Sud, con 2,55 miliardi di dollari, e la Germania, con 2,19 miliardi di dollari, erano i maggiori fornitori di autovetture per il mercato russo.

Ora, i produttori cinesi rappresentano da soli oltre il 70% del mercato delle auto in Russia, come riferisce la Banca centrale russa in un rapporto di luglio sull'economia regionale. La produzione di autovetture in Russia nel 2022 è diminuita del 67% a causa delle sanzioni, che le autorità russe attribuiscono alla ritirata delle aziende straniere.

I produttori americani non possono esportare automobili in Russia già da molti anni a causa delle sanzioni; ai produttori europei era stato inizialmente vietato di esportare in Russia solo beni di lusso o automobili di lusso. L'undicesimo pacchetto di sanzioni dell'UE a giugno, tuttavia, ha ampliato significativamente questo divieto. Anche i produttori europei hanno aderito da tempo alle sanzioni per motivi morali e commerciali. Se le VW, le BMW, le Audi o le auto della Mercedes arrivano ancora in Russia, è attraverso quelle che l'Occidente considera importazioni grigie illegali, che ora per la Russia stanno diventando sempre più difficili.

Questo, a sua volta, favorisce gli importatori ufficiali cinesi. Secondo una precedente valutazione della società di consulenza Alix Partners, quest'anno i produttori di auto cinesi diventeranno per la prima volta i campioni mondiali dell'export. Nel primo trimestre di quest'anno, infatti, la Cina ha già superato il Giappone con 954.000 auto esportate (1,07 milioni), seguita dalla Germania (840.000), dalla Corea del Sud (750.000) e dal Messico (741.000).