venerdì 19 aprile 2013

Povera Germania!

E se la Germania fosse il paese con le diseguaglianze piu' grandi di tutta l'Europa occidentale? Dopo la pubblicazione dei dati BCE sui patrimoni privati europei, continua il dibattito sulla ricchezza e la povertà in Germania. Dal blog jjahnke.net con dati BCE, OCSE, Destatis.de, Ministero Federale del Lavoro
Patrimoni medi privati nell'Eurozona in migliaia di Euro (Fonte BCE)
I dati pubblicati dalla BCE sui redditi e i patrimoni nell'Eurozona documentano chiaramente il fallimento della politica sociale tedesca e una diseguaglianza sociale molto piu' pronunciata rispetto a tutti gli altri paesi dell'Eurozona.

Il quintile piu' povero in Germania ha un patrimonio netto negativo medio (cioe' debiti) di 4.600 € e si trova nella parte piu' bassa della classifica. 

Patrimonio medio del quintile piu' basso in migliaia di Euro (Fonte BCE)

Il rapporto fra il patrimonio medio del 10% delle famiglie con il reddito piu' alto e il patrimonio del quintile piu' basso in nessun'altro paese è cosi' sbilanciato come in Germania, il doppio della media dell'Eurozona.

Rapporto fra il patrimonio medio del 10% delle famiglie con il reddito piu' alto e il patrimonio del quintile piu' basso, misurato come multiplo (Fonte BCE)

Detto diversamente: al decile piu' alto appartiene oltre il 59% di tutti i patrimoni, al contrario, al 60 % piu' basso solo il 6.6 %. La media europea senza la Germania avrebbe un rapporto di 49.1% a 14.9%.


Suddivisione dei patrimoni fra le famiglie. Rosso, 10 % piu' alto; giallo, 30 % medio; blu, 60 % piu' basso (Fonte BCE)

Insieme all'Austria, la distribuzione della ricchezza misurata dal rapporto fra il 10% piu' ricco e il 60% piu' povero in nessun'altro paese è cosi' iniqua come in Germania.

Rapporto fra il patrimonio netto del 10 % delle famiglie piu' ricche e il 60 % piu' basso (Fonte BCE).

La Germania ha anche la percentuale piu' bassa di famiglie che possono permettersi una propria abitazione.

Percentuale di famiglie con un'abitazione di proprietà (Fonte BCE)

Con lo stupidissimo slogan politico "E' sociale solo cio' che crea lavoro" in Germania è cresciuto un ampio settore lavorativo a basso salario, in cui molte persone non possono vivere del loro lavoro e che per tirare avanti hanno invece bisogno di un sostegno da parte del governo. Il livello delle pensioni misurato in rapporto all'ultimo reddito da lavoro percepito, in nessun'altro paese Euro è cosi' basso come in Germania. 


Livello delle pensioni in rapporto all'ultimo reddito percepito  (Fonte OCSE)

Con la riduzione dell'indennità di disoccupazione ai soli 12 mesi previsti dalle leggi Hartz, i disoccupati tedeschi nel confronto internazionale sono messi relativamente male.


Durata massima dell'indennità di disoccupazione in mesi (Fonte, Ministero del Lavoro federale)

Nella classifica delle persone a rischio di povertà in Europa occidentale, la Germania si colloca nella parte bassa della classifica. In 11 paesi il rischio povertà è piu' basso, solo nei 5 paesi in crisi e in Gran Bretagna è piu' alto.


% della popolazione a rischio povertà (Fonte, Statistisches Bundesamt)
E' proprio il caso di dire: povera Germania!



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giovedì 18 aprile 2013

L'importanza di essere francese

Secondo Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) la BCE avrebbe concesso alle banche francesi una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata. L'obiettivo: il salvataggio del sistema bancario francese al riparo dai controlli tedeschi. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
Volume in miliardi di Euro dei titoli negoziati sul mercato STEP
La Francia avrebbe ottenuto dalla BCE il permesso di stampare una quantità di denaro illimitata grazie ad uno speciale programma obbligazionario. Le operazioni si muovono su di un sistema bancario ombra e costituiscono una bolla miliardaria. La BCE vuole impedire che la Germania interferisca con il salvataggio della Francia.

Dopo che la BCE ha deciso di esautorare la Banca Nazionale, a Cipro regna una certa preoccupazione. In Francia, invece, al riparo dall'attenzione del grande pubblico, le cose vanno in maniera completamente diversa: la BCE avrebbe concesso alla Francia una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata.

L'azione avrebbe anche lo scopo di evitare il collasso di una banca francese. E cio' sarebbe già stato impedito almeno una volta e all'ultimo momento. 

Alla fine del 2011 c'è stata un'azione concertata fra le banche centrali piu' importanti del mondo, fra queste FED,  BOE (Bank of England) e BCE. Con un volume di liquidità senza precedenti, la BCE ha avviato il Longer-term Refinancing Operations (LTRO) mettendo a disposizione del sistema bancario dell'Eurozona oltre 500 miliardi di Euro. Pochi mesi dopo le banche hanno avuto accesso ad una nuova somma di denaro per un importo simile. 

Sullo sfondo infatti c'era la preoccupazione che le banche nell'Eurozona, in possesso di una significativa quota di titoli di stato, in caso di fallimento di un paese restassero senza risorse a disposizione e facessero affondare l'intera unione monetaria. Fra queste c'era anche una banca francese, molto vicina al collasso. Non si è mai saputo quale fosse la banca in questione.

Nel frattempo si è saputo che accanto a questo flusso di liquidità a 3 anni garantito dal LTRO, le banche francesi hanno a disposizione una fonte di finanziamento praticamente inesauribile, il cosiddetto mercato STEP.

Si tratta di un mercato non regolamentato, sul quale sono negoziate obbligazioni bancarie e corporate. Il valore dei titoli di debito negoziati è pari a circa 440 miliardi di Euro. Vale a dire: il settore bancario francese si è ulteriormente sviluppato in maniera creativa e sul mercato STEP (Short Term European Papers) si concede il lusso di ricorrere ad un nuovo programma per la concessione di credito, se non addirittura una vera licenza per stampare denaro.

I punti piu' importanti in questo sistema piramidale sono:

1) Il mercato STEP si trova fuori dalle borse. Non esiste alcuna regolamentazione

2) Il mercato STEP serve quasi esclusivamente il settore bancario francese

3) Le banche francesi presentano obbligazioni STEP come garanzia presso la Banque de France

4) La cosiddetta banca Euroclear (un'interfaccia  fra Banque de France e le banche francesi) deposita obbligazioni STEP come garanzia presso la BCE.

5) Banque de France a sua volta presenta le obbligazioni STEP depositate come garanzia presso la BCE 

Fra queste obbligazioni ci sono ovviamente anche titoli di dubbia qualità. Fino a quando la Banca Nazionale francese continuerà a svolgere un ruolo di tutela, tali manovre manterranno un ruolo secondario. Ovviamente vengono accettate anche obbligazioni con rating BBB, che poi saranno depositate presso la BCE.

La BCE a sua volta non puo' richiedere dati sul mercato STEP ma puo' ottenere le informazioni solo in maniera indiretta attraverso la Banca nazionale francese (Banque de France). E quest'ultima dipende a sua volta da fonti terze che sono esse stesse degli attori sul mercato.

Cio' significa: viene stampata moneta per le banche francesi sotto la copertura della Banque de France e senza il controllo della BCE. 

Con un somma stimata intorno ai 445 miliardi di Euro, le banche francesi attraverso il mercato STEP controllano una parte considerevole del mercato ombra degli strumenti finanziari delle banche centrali.

Le attività di rifinanziamento a breve termine non sono limitate solamente alle banche francesi. Anche le banche della zona Euro si scambiano fra di loro le obbligazioni STEP e possono depositarle presso la BCE per ottenere liquidità. Oltre ad essere un mercato non regolamentato, di fatto lo STEP rappresenta un'opportunità per ottenere prestiti a basso costo da parte della BCE.

Interessante in questo contesto: i molto dibattuti acquisti di titoli di stato da parte della BCE pari a circa 200 miliardi di Euro - per i quali la BCE si è guadagnata il titolo di "bad-bank" - si aggiungono ai debiti delle banche europee verso la BCE pari a circa 1300 miliardi di Euro.

Mario Draghi in passato si era già pronunciato a favore di una maggiore trasparenza sostenendo che "l'argomento (STEP market) deve essere preso sul serio". Tuttavia non ha fatto nulla. Per una buona ragione

La BCE ha dato alla Francia con il programma STEP la possibilità di stabilizzare le proprie banche senza che la Germania possa fare qualcosa al riguardo.

Il programma dovrebbe pertanto avere lo scopo di dare tempo ai francesi fino a quando non sarà operativa l'unione bancaria. Questa era stata originariamente prevista per il 2018, adesso l'EU vuole anticiparne l'introduzione al 2015. Dopo di cio' i salvataggi bancari in Europa dovranno essere sostenuti dai risparmiatori e dagli azionisti.

Fino a quando questo non accadrà, in Francia continuerà a gonfiarsi fuori da ogni controllo una nuova gigantesca bolla finanziaria. La Germania dovrà assistere impotente. 

Gli sviluppi ci mostrano che il gruppo del sud all'interno della BCE ha già il pieno controllo sul processo di sviluppo della costruzione europea.



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mercoledì 17 aprile 2013

Non è solo un partito eurocritico


Alternative für Deutschland non vuole essere un partito monotematico e dopo il congresso fondativo propone la sua piattaforma programmatica. Da FAZ.net
L'obiettivo principale di „Alternative für Deutschland“ (AfD) resta la dissoluzione dell'area Euro. Oltre a cio' il nuovo partito propone una riforma dell'UE, la semplificazione del sistema fiscale e la regolamentazione dell'immigrazione. Uno sguardo al programma.

L'eco della fondazione del partito eurocritico ha fatto crescere le aspettative verso la nuova formazione. Appena un mese dopo aver esordito sulla scena pubblica, „Alternative für Deutschland“ (AfD) è diventato un soggetto politico in grado di innervosire i partiti tradizionali.

Anche se la dissoluzione dell'Euro resta il tema e l'obiettivo principale del partito, il programma approvato nel fine settimana al congresso fondativo copre anche altri ambiti politici - AfD non vuole essere percepito con un partito monotematico e non intende farsi accusare di questo dagli altri partiti. Uno sguardo al programma:

L'Euro è stato un errore storico

Al primo posto c'è il tema dell'Eurocritica, con il compito di portare la spinta necessaria alla campagna elettorale. L'introduzione dell'Euro sarebbe stato un errore storico che deve essere corretto, secondo il fondatore Bernd Lucke. "Chiediamo uno scioglimento ordinato della zona Euro. La Germania non ha bisogno dell'Euro. Altri paesi sono stati invece danneggiati dalla moneta unica", si dice nel programma elettorale. AfD chiede "la reintroduzione delle monete nazionali, oppure la creazione di unioni monetarie piu' piccole e piu' stabili". La reintroduzione del D-Mark non dovrebbe essere considerata un tabu'.

Come dovrebbe realizzarsi la dissoluzione dell'Eurozona non è pero' scritto nel programma. Lucke  tuttavia ha spiegato in alcune interviste e negli articoli specialistici che pensa all'introduzione di alcune valute parallele. Nei paesi in crisi i governi ormai di fatto insolventi potrebbero introdurre una nuova valuta accanto all'Euro, ad esempio una nuova Drachma. La nuova moneta si svaluterebbe, semplificando l'adeguamento dei prezzi.  I vecchi contratti, i beni e le proprietà resterebbero denominati in Euro, in modo da evitare un bank-run e le conseguenti turbolenze, chiarisce Lucke. Dopo una prima fase di passaggio, i paesi avrebbero la possibilità di uscire definitivamente dall'Euro. Questo permetterebbe loro di ripartire, secondo Lucke, dopo essere rimasti intrappolati in una spirale di recessione e tagli.

I costi delle politiche di salvataggio non devono essere sopportati dal contribuente

Nel programma della AfD si chiede anche una modifica dei trattati europei: "ogni stato dovrà avere la possibilità di uscire dalla moneta unica". La frase centrale del programma elettorale è: "ogni paese potrà decidere democraticamente sulla propria valuta". AfD vuole introdurre un veto contro la concessione di ulteriori aiuti miliardari. "Chiediamo che la Germania ottenga questo diritto di uscita dall'Euro, affinché possa bloccare con il suo veto ulteriori aiuti dal fondo ESM".

AfD critica il fatto che le politiche attuali di salvataggio non stanno salvando i paesi in crisi ma i creditori di questi paesi. Lucke in un'intervista alla FAZ aveva già definito questo aspetto un totale fallimento. Adesso nel programma elettorale si dice: "Chiediamo che il costo dei salvataggi non sia sostenuto dai contribuenti. Banche, hedge funds, e grandi creditori privati sono i veri beneficiari di questa politica. Ed è necessario che siano loro a risponderne". Per i paesi iperindebitati sarà necessario un taglio del debito. Le banche dovranno sostenere le perdite autonomamente, "oppure essere stabilizzate a spese dei loro creditori privati". Infine AfD chiede "una immediata interruzione degli acquisti di obbligazioni spazzatura da parte della BCE".

Un Europa di stati sovrani

AfD si difende dall'accusa di essere anti-europeo: "Sosteniamo un'Europa fatta di stati sovrani con un mercato interno. Vogliamo vivere in amicizia e in buon vicinato", scrivono nel loro programma. Tuttavia il partito si batte contro il crescente centralismo europeo. E' "necessario difendere la sovranità fiscale illimitata dei Parlamenti nazionali". "Respingiamo con decisione una Transferunion e uno stato centrale europeo". E piu' avanti si dice: "Faremo in modo che le competenze legislative possano tornare ai Parlamenti nazionali".

Oltre a cio' intendono riformare l'UE al fine di ridurre la burocrazia di Bruessel e promuovere una maggiore trasparenza. Come intendano realizzarla, non è scritto nel programma. Non hanno tuttavia fiducia nel Parlamento EU. "Il Parlamento europeo non è riuscito ad esercitare una funzione di controllo su Brüssel".

Rafforzare la democrazia diretta

Un capitolo a parte del programma è dedicato alla politica dei governi nazionali. AfD chiede di "rispettare pienamente lo stato di diritto". Senza menzionarlo direttamente, si rivolgono in particolar modo alla violazione avvenuta con gli eurosalvataggi - come ad esempio il mancato rispetto della clausola del cosiddetto "no bail-out". 

AfD chiede di "rafforzare la democrazia in Germania". Cio' dovrà essere fatto con piu' iniziative referendarie sul modello svizzero. Inoltre, AfD critica il fatto che i partiti tradizionali siano diventati troppo potenti. "Dovranno essere i cittadini a dare la linea  ai partiti, non il contrario", è scritto sempre nel programma elettorale.

Al congresso fondativo si è discusso anche se i parlamentari al Bundestag potranno avere un reddito aggiuntivo. Alcuni hanno inizialmente proposto un divieto, ma il leader del partito Lucke ha sostenuto che sarebbe stato impossibile escludere un'attività parallela per i i professionisti, gli imprenditori e i lavoratori autonomi. Il punto è stato attenuato. Nel programma elettorale si dice che i parlamentari dovranno "dedicare tutta la loro capacità lavorativa al Parlamento. Il mandato non potrà risentire di altre attività parallele" - e questa posizione puo' essere letta come una frecciata al candidato SPD Peer Steinbrück che a causa delle numerose conferenze ben retribuite in aula è si è visto molto poco.

Semplificazione fiscale

Un punto molto importante per il nuovo partito sono le finanze pubbliche - anche se le spiegazioni sull'argomento sono brevi e senza dettagli. L'Euro tra le altre cose è fallito anche perché nei paesi del sud sono stati fatti troppi debiti e i paesi del nord sono stati chiamati a garantire. Ma anche la Germania ha fatto molti debiti. "Chiediamo di rispettare i limiti all'indebitamento e di ridurre il totale dei debiti", si dice nel programma di AfD. Anche la Germania avrebbe fatto molti piu' debiti di quanto consentito.

I rischi assunti dalla Germania a causa delle politiche di salvataggio dovranno essere presi in considerazione nelle fasi di pianificazione finanziaria, chiede AfD. "Al momento si sta solo gettando polvere negli occhi dei cittadini" - questa frase è diretta a Wolfgang Schäuble, che da sempre sottolinea il fatto che la Germania nei programmi di salvataggio ha dato solamente delle garanzie e che non è stato effettuato alcun trasferimento. Altri politici addirittura sostengono che la Germania stia guadagnando dalle politiche di salvataggio, poiché per i prestiti effettuati il governo incassa degli interessi. Tuttavia i rischi assunti sono cosi' alti che il mercato dei capitali non sarebbe mai stato disposto a concedere tali crediti a quel tasso di interesse.

Al terzo punto AfD propone "una drastica semplificazione del diritto tributario in linea con il modello progressivo di Kirchhof". L'esperto costituzionale Paul Kirchhof, nella campagna elettorale del 2005 in qualità di candidato al Ministero delle finanze della CDU, aveva chiesto una drastica riduzione delle eccezioni fiscali, delle sovvenzioni e delle scappatoie e al loro posto una riduzione delle aliquote  ad un numero minimo di scaglioni. La SPD aveva attaccato questo modello definendolo iniquo. Dove la AfD intenda risparmiare per ridurre i debiti, nel programma elettorale non viene detto.

La famiglia è il nucleo della società

Sulle questioni sociali la AfD propone un programma alquanto conservatore. Chiede una maggiore protezione della famiglia in quanto "nucleo della società". Inoltre promette alle famiglie con molti bambini un maggiore sostegno: "la Germania deve diventare amica dei bambini e delle famiglie". Da dove il denaro dovrebbe arrivare, non lo dice.

No all'immigrazione senza regole

Anche sulla spinosa questione dell'immigrazione AfD ha una sua posizione: nel programma il partito scrive che la Germania "ha bisogno di una immigrazione qualificata e disposta ad integrarsi". Chiede una legge sull'immigrazione secondo il modello canadese. "E' necessario impedire un'immigrazione senza regole all'interno del nostro sistema sociale", si dice piu' avanti.

Questa frase è stata considerata dai media e dai politici rosso-verdi come la prova che AfD è un partito populista di destra. Tuttavia il partito propone un allentamento delle leggi e un miglioramento delle condizioni per la concessione del diritto di asilo: i richiedenti asilo dovrebbero avere la possibilità di lavorare, e cio' dovrebbe appartenere ad un trattamento dignitoso minimo.

Contro la "polizia della lingua"

AfD critica anche le regole della „Political Correctness“. In una prima bozza del manifesto si dice: "respingiamo un imbavagliamento dell'opinione pubblica sotto il pretesto del cosiddetto politicamente corretto". Nel programma finale questa frase è scomparsa. Il leader Lucke tuttavia è convinto che in Germania non esista alcuna limitazione formale della libertà di espressione. Il suo vice, il giornalista Konrad Adam, aveva in precedenza attaccato senza mezzi termini la cosiddetta "polizia linguistica" accusandola di voler mettere a tacere le opinioni impopolari. 


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sabato 13 aprile 2013

Flassbeck: Berlino fa finta di non capire

Adesso è ufficiale, Berlino fa finta di non capire le logiche della crisi Euro e si rifiuta di cooperare alla sua soluzione. Le prove: la risposta del governo federale ad un'interrogazione parlamentare dei Verdi. Da Flassbeck Economics.
Il 20-03-2013 il governo federale ha risposto ad una interrogazione del gruppo parlamentare dei Verdi (BÜNDNIS 90/DIE GRÜNEN) sul "Coordinamento delle politiche salariali e la riduzione degli squilibri delle partite correnti" (Lohnpolitische Koordinierung und Abbau von Leistungsbilanzungleichgewichten). La risposta, grazie a una domanda molto precisa, è sia un interessante documento sulle posizioni del governo federale, che una testimonianza delle barriere intellettuali che impediscono una soluzione pacifica dell'Eurocrisi. Il riassunto del documento è: il governo federale non è disponibile a riconoscere la logica delle relazioni macroeconomiche generali. Se questo rifiuto sia basato su tattiche elettorali e riflessioni strategiche sull'Europa oppure sia una convinzione profonda, non è dato capirlo.

Per i nostri lettori riassumiamo le 13 pagine di questo documento e le commentiamo affinché possa emergere il nostro crescente scetticismo sulla possibilità di un salvataggio della moneta unica nella sua forma attuale. L'unico raggio di luce che abbiamo potuto scorgere nella dichiarazione del governo è l'ammissione che i temi al centro dell'Eurocrisi sono gli squilibri delle partite correnti e le politiche salariali. Chi ha avviato l'interrogazione almeno avrà questo merito.

Il tema centrale della tesi governativa, con cui si puo' già mostrare la parte principale dell'inconsistenza logica, l'abbiamo menzionata nel titolo di questo contributo. E sarebbe: "Alti e persistenti deficit delle partite correnti sono piu' critici rispetto ad elevati e duraturi avanzi correnti". Da un punto di vista microeconomico l'affermazione puo' essere spiegata solo se si considerano i paesi come singole persone all'interno di un mondo piu' grande fatto anche di altri individui. Sempre da un punto di vista microeconomico è chiaro che un risparmiatore non avrà mai un problema sul mercato dei capitali in quanto sarà considerato solvibile. Non avendo vissuto al di sopra dei propri mezzi, il risparmiatore non potrà essere accusato di aver causato una crisi di debito. Soprattutto egli è in condizione di generare un reddito cosi' alto, da poterne mettere da parte una parte per i periodi piu' difficili. Si suppone che economicamente non gli sia andata male.

Al contrario, da un punto di vista microeconomico, un debitore puo' finire in difficoltà per i suoi debiti quando la solvibilità viene meno oppure quando nessuno crede piu' alla sua capacità di ripagare i debiti, fatto che puo' avere a che fare con il livello di indebitamento raggiunto. Fare debiti significa vivere al di sopra dei propri mezzi, spendere piu' di quanto si incassi, oppure consumare piu' di quanto il proprio reddito possa permettere. Da un punto di vista microeconomico, vivere al di sopra dei propri mezzi in maniera duratura porta alla creazione di debito. E dal suo comportamento dipende anche il fatto che un giorno i suoi debiti saranno cosi' alti che nessuno vorrà piu' prestargli denaro. Il debitore non avrà avuto un successo economico tale da potersi garantire lo standard di vita che si era scelto.

Per il governo federale, senza alcun dubbio, i "buoni risparmiatori" sono i paesi con un avanzo delle partite correnti mentre i "cattivi debitori" i paesi con un disavanzo delle partite correnti. Da un punto di vista puramente contabile è infatti vero che un saldo positivo delle partite correnti aumenta la posizione attiva verso l'estero, mentre un disavanzo corrisponde ad un aumento dei debiti. Se consideriamo i singoli paesi come se fossero dei risparmiatori, sia che si tratti di fare avanzi o disavanzi delle partite correnti, secondo questa logica microeconomica sarà subito chiaro di chi è la colpa quando ci saranno problemi di bilancia dei pagamenti e conseguenti problemi di stabilità: il debitore, vale a dire il paese con il persistente disavanzo delle partite correnti. Per questa ragione, alti e persistenti deficit delle partite correnti devono essere valutati in maniera piu' critica rispetto ai corrispondenti avanzi delle partite correnti. E per questa ragione nel “Six-Pack" del 2011, a entrambe le forme di squilibrio sono state assegnate diverse soglie di allarme: sulla media degli ultimi 3 anni i deficit delle partite correnti sono considerati un pericolo se superano il 4 % del PIL, gli avanzi solo se superiori al 6 % del PIL.

La risposta del governo alla domanda sulla responsabilità tedesca negli squilibri delle partite correnti degli stati EMU è la seguente: "gli avanzi delle partite correnti devono essere considerati non problematici, quando - come nel caso della Germania - sono il risultato di un elevato livello di competitività delle imprese in mercati mondiali altamente concorrenziali". Di conseguenza il governo considera un obiettivo chiave del processo di aggiustamento concordato dalla Troika con i paesi membri "il miglioramento della competitività e della performance economica, in particolar modo dell'export". Tradotto nella logica microeconomica, questo significa che tutti dovranno diventare risparmiatori.

Come cio' debba essere raggiunto ce lo spiega sempre il governo federale: poichè "il problema centrale per la competitività dei paesi in crisi...è stata una dinamica salariale non sufficientemente orientata allo sviluppo della produttività", "le riforme del mercato del lavoro concordate con i paesi in crisi...fra l'altro hanno l'obiettivo della flessibilizzazione del salario, che in futuro dovrà essere orientato allo sviluppo della produttività. Questo è un requisito fondamentale per garantire l'occupazione e aumentarla".

Potrebbe sembrare in qualche modo coerente, ma non lo è. Il modo piu' semplice per capirlo, è considerare la specularità degli avanzi e dei deficit delle partite correnti. La loro somma (in tutto il mondo) deve essere sempre pari a zero. Nella trattazione microeconomica non sembra cosi' chiaro poiché si pensa sempre ad un singolo risparmiatore e ad un singolo debitore. Non si riflette abbastanza sul fatto che se il mondo fosse composto da un solo risparmiatore e da un solo debitore, uno non potrebbe risparmiare, se l'altro non si indebitasse. Se qualcuno vuole vivere al di sotto dei propri mezzi, ha bisogno di qualcuno che voglia vivere al di sopra dei propri mezzi. Se il risparmiatore non trova qualcuno cosi', allora o non potrà risparmiare (dovrà consumare tutto il reddito da sé) oppure dovrà necessariamente cambiare il proprio comportamento.

E poiché questa logica macroeconomica, a dispetto di tutte le categorie morali usate come "debitore" e "vivere al di sopra dei propri mezzi", non potrà essere abrogata allo stesso modo in cui non puo' esserlo la forza di gravità su questa terra, la trattazione microeconomica, secondo la prospettiva della "casalinga sveva" è necessariamente fuorviante, se si ha l'intenzione di risolvere la crisi Euro.

Una difesa degli avanzi commerciali, definiti come "non problematici" poiché basati sulla competitività, è semplicmente assurda, in quanto tautologica. Su cos'altro dovrebbero basarsi gli avanzi commerciali? L'accresciuta competitività di un paese nei confronti dei suoi vicini puo' essere dovuta a piu' fattori, ad esempio un aumento della produttività che non si è trasferito in maniera completa sui salari reali, oppure al dumping salariale, al ricatto dei fornitori, alla corruzione, all'evasione fiscale oppure ad altri fattori che tengono i prezzi piu' bassi rispetto ai paesi concorrenti.

Oppure si verifica perché un paese si è attenuto all'obiettivo standard di inflazione dell'unione monetaria, ma un altro membro non lo ha fatto. Allora, e solo allora, questa competitività relativa e i conseguenti avanzi commerciali potranno essere in qualche modo giustificati. E quel membro dell'unione monetaria potrà argomentare: sono stati gli altri membri che avrebbero dovuto con la loro politica salariale attenersi all'obiettivo di inflazione concordato.

Il mantenimento di un obiettivo di inflazione in sé non ci dice se il livello di competitività verso l'estero è giusto oppure no. Non ci dice nulla sui mezzi con cui l'inflazione obiettivo è stata raggiunta, se questi sono corretti o meno. Se ad esempio in un paese si applica il dumping salariale, oppure se le imprese private devono pagare tangenti per tenere le fabbriche aperte e nonostante cio' i prezzi dei prodotti salgono coerentemente con l'obiettivo di inflazione e il paese resta competitivo. La società di questo paese ha tuttavia un problema di redistribuzione e di giustizia sociale al proprio interno.

Una divergenza fra la competitività di alcuni paesi che rispettano gli obiettivi e altri che non lo fanno, non puo' essere "Non problematica". Poiché inevitabilmente il problema del debito prima o poi emergerà. Ma cio' puo' accadere solo quando la banca centrale dell'unione monetaria dorme. Poiché non appena si percepisce che ci sono due tipi di paesi, quelli che mantengono i loro obiettivi di inflazione, e altri che restano al di sopra, sarà chiaro che il tasso di inflazione fissato collettivamente non viene rispettato. E allora si dovrebbe intervenire con una politica dei tassi orientata alla stabilità, in modo da evitare tali divergenze permanenti.

Ma il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) tedesco è di circa il 20% inferiore rispetto agli obiettivi della BCE e inferiore rispetto al CLUP dei paesi in crisi, che in parte sono già impegnati in un processo deflattivo con tutti gli effetti catastrofici sulla rispettiva domanda interna. Se i paesi in crisi vogliono uscire dalla loro posizione di indebitamento per poter tornare un giorno sul mercato dei capitali, dovranno smetterla di accumulare ulteriori disavanzi delle partite correnti, riportandole in territorio positivo. Vale a dire ripagare i loro debiti esteri. Questo richiede pero' necessariamente che gli altri paesi, preferibilmente quelli che fino ad ora sono stati in avanzo, facciano dei deficit.

In questo scenario è privo di ogni logica economica il fatto che la Germania difenda i suoi avanzi commerciali e si opponga alle sanzioni, come accaduto nel trattamento asimmetrico dei deficit e dei disavanzi nel "Six-pack". Quanto alla fine sia contradditoria la posizione del governo lo si puo' vedere anche nel documento ufficiale in questione, laddove si cita un'analisi della Commissione Europea e un rapporto mensile della Deut­sche Bun­des­bank: da una parte si dice che un aumento dei salari tedeschi non causerebbe necessariamente un peggioramento delle partite correnti tedesche, o addirittura un loro miglioramento, dall'altro si dice che nei paesi in crisi lo sviluppo dei salari nominali non collegato alla produttività è stata la causa principale per la loro bassa campetitività.

Se tutta l'Europa dovesse copiare la strategia tedesca, come del resto il governo federale spera apertamente, la mancanza di una logica prima o poi verrà fuori. Non tutti i paesi potranno migliorare la loro competitività. La competitività - non lo si ripete mai abbastanza - è un concetto relativo. Fare finta di credere che tutti possano emulare la Germania è irresponsabile perchè cio' porterà a dei duri conflitti con i paesi che già ora stanno facendo degli sforzi, e che presto capiranno che questi sforzi non hanno portato a nulla.

La Cancelliera nel suo discorso a Davos del 24 gennaio ha sostenuto che l'Europa nel suo complesso dovrà diventare piu' competitiva, e cio' significa che l'Europa e l'unione monetaria nel lungo periodo dovranno accumulare degli avanzi commerciali con il resto del mondo. Ma tutto cio' è falso, e lo abbiamo detto piu' volte: il resto del mondo avrà sempre la possibiltà di svalutare la propria moneta nei confronti dell'Euro. E di questa possibilità farà sicuramente uso se dovesse trovarsi a rischio di una crisi di debito come accaduto ai pesi del sud Europa. Anche questo tema monetario, non è difficile prevederlo, ci terrà occupati ancora per molto tempo. 


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venerdì 12 aprile 2013

Agenda 2010 per tutta l'Europa?


Non è un segreto: i merkeliani vogliono estendere l'Agenda 2010 a tutta l'Europa. Sulla Süddeutsche Zeitung, il professore di scienze politiche Christoph Butterwegge, ex SPD, oggi vicino alla Linke, propone un'analisi delle riforme lanciate da Schröder, a 10 anni dalla loro introduzione. Da Süddeutsche Zeitung


Hartz IV ha portato la povertà al centro della società e ha approfondito il divario fra ricchi e poveri. L'Agenda 2010 ha mostrato quanto sia facile e rapido per le persone scendere verso il basso - anche se il decimo anniversario delle riforme è stato festeggiato per giorni.


Chi festeggia gli anniversari di solito non sempre ama dire tutta la verità. Dopo tutto si tratta di riempire il festeggiato di complimenti e celebrarlo in considerazione di quanto ha fatto. E' andata cosi' anche qualche settimana fa, quando Gerhard Schröder ha celebrato i 10 anni dall'introduzione dell'Agenda 2010.

Date le numerose felicitazioni arrivate da tutto il mondo economico, la narrazione delle riforme di Schröder è già un luogo comune: sono la madre di tutti i  successi raccolti dalla Repubblica Federale sui mercati mondiali negli ultimi anni. Mentre Schröder pronunciava il suo discorso di presentazione dell'Agenda 2010, la Germania sottraeva agli USA il ruolo di primo esportatore mondiale. Nel 2009 tornava al secondo posto dietro la Cina. "Il malato d'Europa", come spesso si diceva allora, l'economia della Repubblica Federale non lo era mai stato. In realtà restava l'economia piu' grande e piu' forte di tutto il continente.

Sicuramente dopo l'entrata in vigore delle riforme il numero degli occupati è cresciuto mentre quello dei disoccupati ufficiali è sceso. Ma cio' è probabilmente dovuto anche all'andamento della congiuntura internazionale. Inoltre, molti impieghi spesso sono stati solo smontati senza aumentare il volume del lavoro, mentre molte donne sono tornate a lavorare ma solo con impieghi a tempo determinato.

Ma se anche la presunta maggiore resistenza alla crisi  rispetto ai vicini europei mostrata dall'economia tedesca fosse da ricondurre all'Agenda 2010, il prezzo pagato sarebbe comunque troppo alto: soprattutto per i cittadini non privilegiati. Per tutti coloro che già avevano un basso reddito, il salario reale è diminuito. A causa della precarizzazione del lavoro, la qualità dei rapporti di lavoro per molti è peggiorata: sono milioni i tedeschi che oggi non hanno alcuna assicurazione sociale che possa proteggerli dai rischi elementari della vita. E se un lavoro c'è, molto spesso si tratta di un lavoro interinale o di un part-time forzato.

Strumento di intimidazione e minaccia

Accanto all'Agenda 2010, Hartz IV è l'altra parola per comprendere la  piu' importante rottura nel modello sociale tedesco dopo il 1945. Che il numero dei destinatari di aiuti negli ultimi tempi sia addirittura sceso insieme al livello medio dei contributi, non è dovuto ad una riduzione della povertà, ma solo ai  controlli piu' rigidi e agli strumenti di repressione di cui i Jobcenter e gli uffici di sicurezza sociale dispongono dopo le riforme. Sia l'Agenda 2010 che Hartz IV hanno funzionato come uno strumento di disciplina e di minaccia.

Si nascondono soprattutto le conseguenze psico-sociali, sanitarie e socio-culturali dell'Agenda. Viene violato il senso di giustizia della maggioranza: lavoratori con decenni di lavoro alle spalle, dopo un breve periodo di disoccupazione vengono riportati agli stessi livelli di reddito di coloro che non hanno mai lavorato in vita loro. 

La fusione fra indennità di disoccupazione e aiuti sociali (al livello di questi ultimi) secondo Schröder avrebbe dovuto separare coloro che hanno ancora voglia di lavorare da coloro che invece non ne hanno. L'ipotesi era che il sussidio sarebbe stato percepito come una presa in giro. Con l'abolizione dei sussidi per la disoccupazione (dopo 12 mesi di disoccupazione), di fatto si ignora un principio molto importante: è compito dello stato sociale assicurare uno standard di vita minimo.

L'arbeistlosengeld II (Hartz IV), introdotto come sostituto, non è legato all'ultimo stipendio netto percepito dal disoccupato di lunga durata. L'effetto è stato quello di portare al livello degli aiuti sociali chi fino a poco prima apparteneva al ceto medio, come ad esempio i lavoratori specializzati o gli ingegneri 

Il nuovo e piu' duro regime del lavoro ha aumentato la pressione esercitata sui sindacati e sui consigli di fabbrica per far accettare condizioni di lavoro peggiorative e salari piu' bassi. E' stato il punto di partenza verso l'impoverimento dei lavoratori e dei pensionati. Nella Repubblica Federale la povertà per un lungo periodo era rimasta un fenomeno per gruppi marginali, ma grazie ad Hartz IV è tornata a minacciare il centro della società.

Non c'è stato l'effetto ascensore sociale: tutti salgono insieme verso l'alto. Piuttosto c'è stato l'effetto paternoster: mentre pochi salivano verso l'altro, tutti gli altri stavano andando verso il basso. Le riforme hanno approfondito la divisione sociale fra ricchi e poveri. I bassi salari hanno reso possibile grandi guadagni. La riforma fiscale, che dell'Agenda 2010 era parte integrante e il cui effetto in termini di redistribuzione viene sottovalutato, ha ridotto il carico fiscale sui redditi da capitale e sui redditi piu' alti.

La competitività al centro

Accanto ai tagli materiali per milioni di persone, l'Agenda 2010 ha portato con sé importanti processi mentali di cambiamento. Ha peggiorato il clima sociale e danneggiato la cultura politica della Repubblica federale. I disoccupati, i poveri e le minoranze etniche hanno incontrato sempre maggiori difficoltà, mentre il mercato e la concorrenza sono diventati il punto centrale dello sviluppo sociale.

Oggi la massima "Se ognuno si prende cura si sé, andrà bene per tutti" è molto piu' popolare rispetto a quando la SPD rappresentava ancora gli interessi delle persone meno abbienti. Di fatto la distanza fra governanti e governati è cresciuta, perché chi è stato colpito dalla riforme, non a torto, ritiene di non essere piu' rappresentato in parlamento. E se cio' non viene affrontato democraticamente potrà portare ad una crisi della democrazia.

L'obiettivo dell'Agenda 2010, garantire l'egemonia economica della Germania in Europa, è stato raggiunto. Per il governo federale percio' dovrebbe essere ancora piu' facile fare piu' di quanto è stato fatto fin ad ora per i perdenti di queste politiche di riforma. Invece di lanciare un appello per una Riforma 2020, come fanno molti celebratori, bisognerebbe riportare l'uguaglianza e la coesione sociale  al centro dell'azione politica.

giovedì 11 aprile 2013

Münchau: Soros ha ragione, fuori la Germania dall'Euro


Wolfgang Münchau nel suo settimanale commento su Der Spiegel è d'accordo con Soros: o si fanno gli euro-bond oppure la Germania se ne deve andare. Da Spiegel.de
La Germania fuori dall'Euro per salvare il resto dell'unione monetaria: lo speculatore Soros ha perfettamente ragione. Nella situazione attuale la Germania costringe gli altri paesi ad adottare il suo modello economico. Nel lungo periodo non puo' funzionare.

Nel suo ultimo anno da primo ministro, Margaret Thatcher era giunta alla conclusione che per la Gran Bretagna una relazione troppo stretta con la Germania appena riunificata era fuori discussione. L'allora ministro dell'industria Nicholas Ridley nel 1990, in un'intervista imprudente allo "Spectator", aveva dichiarato quello che la Thatcher pensava - ma non aveva mai detto. L'unione monetaria è un progetto tedesco che ha come obiettivo l'egemonia in Europa. Ridley a causa di cio' dovette andarsene. Thatcher lo segui' poco dopo.

All'epoca ero giornalista al "Times" di Londra e ricordo la mia indignazione per il commento anti-tedesco di Ridley. Col senno di poi devo ammettere: e' andata proprio come Ridley aveva previsto. La Germania nel frattempo è diventata la potenza centrale in Europa. Thatcher e Ridley da una prospettiva puramente di potere potere politico arrivarono alla conclusione: non saremo mai felici nel ruolo dei junior-partner all'interno di una unione monetaria. E oggi la pensano allo stesso modo anche italiani, spagnoli e francesi. E' necessario rinunciare alla sovranità e di fatto è possibile sopravvivere solo se si diventa come la Germania. Per gli inglesi era un'idea insopportabile.

Il finanziere americano George Soros con un attacco speculativo dalle dimensioni mai viste fino ad allora, nel 1992 fece affondare l'aggancio della sterlina al Marco tedesco. E ora vede un nuovo pericolo di frammentazione in Europa. Martedi in un'intervista allo Spiegel Online ha detto: o la Germania accetta gli Euro-bond oppure deve uscire dall'Euro.

Soros basa la sua analisi su di una semplice intuizione: l'Euro rischia la disintegrazione a causa dell'indebitamento privato, che ora nei paesi del sud sta transitando sui bilanci pubblici. Per Soros la crisi non potrà essere risolta senza l'unione bancaria e senza gli Euro-bond.

Cio' che non è sostenibile prima o poi dovrà finire

Tuttavia Soros sa che la messa in comune del debito, sia in Germania che nel resto della parte Nord dell'Eurozona non puo' essere accettata. E cosi' la disintegrazione della zona Euro è solo una questione di tempo. Ma sono i legami e le decisioni politiche che potrebbero far durare ancora a lungo questa situazione. Ma cio' che non è sostenibile, prima o poi finirà. Questa regola naturale è valida anche in Europa.

Soros propone una sua riflessione: sarebbe molto meglio se fosse la Germania a lasciare l'Euro, invece della Spagna o dell'Italia. Perché se fossero gli stati del sud a uscire dalla moneta unica ci troveremmo in una situazione caotica. Il debito sarebbe ripagato in Euro o in moneta nazionale? Ci sarebbe un assalto alle banche? Ci sarebbero disordini politici?

Se fosse la Germania ad andarsene tutti questi problemi non si porrebbero. Naturalmente il nuovo D-Mark si apprezzerebbe con forza. Ma ad una rivalutazione effettiva si sarebbe comunque arrivati in un modo o nell'altro.

E anche i patrimoni tornerebbe a rivalutarsi. Secondo uno studio sui patrimoni netti delle famiglie europee pubblicato questa settimana dalla BCE, i tedeschi sono fra i piu' poveri in Europa. Apparentemente cio' è dovuto al basso tasso di case di proprietà in Germania, il piu' basso nella zona Euro. La casa di proprietà molto spesso è la voce piu' significativa del patrimonio familiare. Ma questo non spiega tutto. Anche gli squilibri hanno un ruolo importante. La Spagna  nella zona Euro ha vissuto una forte inflazione. In Germania l'Euro è rimasto sostanzialmente stabile.

La Germania sembra piu' povera di quanto non sia in realtà 

Chi come il sottoscritto negli ultimi anni ha viaggiato molto fra la Germania, la Francia, l'Italia e il Belgio puo' solo confermare che l'Euro in Germania ha un potere d'acquisto molto piu' elevato che in Spagna. Entrambi i paesi hanno la stessa moneta nominale, ma non reale. La Germania non è affatto povera. Ma l'Euro crea cosi' tante distorsioni che la Germania sembra piu' povera di quanto non sia in realtà. 

Si puo' fare il necessario aggiustamento all'interno dell'unione monetaria, ma questo richiede una centralizzazione totale dell'intera politica economica. Gli Euro-bond sarebbero solo l'inizio. Per fare questo non vedo alcuna realistica opportunità politica. Se rifiutiamo questa strada, allora dovremmo essere onesti e dire: basta con l'unione monetaria.

Accolgo con favore la fondazione del nuovo partito anti-Euro "Alternative fuer Deutschland". Non ne condivido le posizioni. Ma almeno sono coerenti. Mentre quelle della CDU e della FDP - pro euro, ma contro gli Euro-bond - sono intrinsecamente contraddittorie. Sull'Euro ci sono due posizioni logicamente coerenti. L'AfD ne rappresenta una. Dell'altra la maggior parte dei partiti hanno una grande paura.

Margaret Thatcher sull'Europa almeno era coerente. Ha avuto fiuto sia sugli sviluppi economici che su quelli del potere politico all'interno della zona Euro. Per questa ragione merita il mio rispetto. 
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martedì 9 aprile 2013

L'Eurogulden e i sogni tedeschi


Hans-Olaf Henkel, euroscettico della prima ora, tra i fondatori della nuova formazione eurocritica "Alternative fuer Deutschland", ex presidente degli industriali tedeschi, su Handelsblatt descrive in chiave ironica il suo sogno di un Euro-nord esteso alle zone di tradizionale influenza germanica. Da Handelsblatt.de
Il nostro columnist sogna una nuova moneta, che su proposta degli olandesi sarà rinominata "Eurogulden". Molti paesi non-Euro si agganceranno - con l'intenzione di rispettare le regole del trattato di Maastricht.

Nel fine settimana mi sono addormentato sull'ICE Berlino-Amburgo. Ed ho sognato il Presidente francese che esponeva alla Cancelliera il desiderio, espresso dalla Francia e da altri paesi del sud Europa, di una uscita della Germania dalla zona Euro. Non si puo' piu' pretendere che il sud-Europa resti prigioniero del feticismo della stabilità tedesco. Anche a Parigi si è giunti alla conclusione che l'Euro per la maggioranza delle imprese del sud Europa è diventato troppo forte, mentre per le imprese del nord troppo leggero.

Mentre la Germania esporta sempre di piu', nel sud cresce il numero di insolvenze, si riduce la base imponibile e aumenta la disoccupazione. In particolare, la disoccupazione giovanile in tutto il sud diventa un esplosivo sociale ingovernabile. A cio' si aggiunge che non solo i paesi del sud, ma anche la Francia, non potranno raggiuntere né quest'anno né il prossimo gli obiettivi di stabilità fissati.

Con l'uscita della Germania dall'Euro unitario Hollande si aspetta una svalutazione del nuovo Euro mediterraneo e in questo modo un forte impulso al recupero di competitività nei paesi del sud Europa. "Madame", nel sogno Hollande diceva cosi': "Anche lei non crede certo che i tedeschi si lascerebbero tagliare i salari e le pensioni del 30%!"

Subito dopo Merkel inizia a discutere con alcuni imprenditori e ricordo bene che nel sogno ho assistito a litigi rumorosi; non solo fra i rappresentanti delle imprese familiari e delle casse di risparmio da un lato e dall'altro i dipendenti e i manager delle grandi banche, ma anche fra i membri della coalizione di governo. Il candidato della FDP Bruederle ha detto chiaramente a Schäuble che continuare con il "business as usual!" equivale a portare avanti una grottesca politica di sovvenzione, da cui "l'industria dell'export tedesca sicuramente trae profitto nel breve periodo, ma le cui conseguenze finanziarie nel sud-Europa dovranno essere pagate a lungo dal contribuente tedesco e dai suoi figli".

In una trasmissione speciale della ARD, gli ex Cancellieri Schmidt e Kohl e l'ex ministro degli esteri Genscher esprimevano le loro preoccupazioni in merito ad una possibile terza guerra mondiale. Il moderatore, il capo di WDR Schönenborn, ha detto immediatamente "di dover condividere con milioni di spettatrici e spettatori questa preoccupazone" e ha posto la seguente domanda: perché non si fanno ulteriori concessioni ai francesi al fine di mantenerli nella moneta unica?

Subito dopo il leader della SPD Gabriel e il leader della confederazione sindacale Sommer hanno chiesto un aumento immediato degli stipendi e delle pensioni tedesche pari al 20%, "per dare un contributo al livellamento dei differenziali di produttività che minacciano la sopravvivenza della moneta unica". Il leader dei Verdi Trittin ha consigliato di raggiungere questo obiettivo anche attraverso la strada della "svolta energetica" (uscita dall'energia atomica) e il conseguente aumento dei costi energetici. Il leader degli industriali Grillo (BDI) ha messo in guardia dalle conseguenze di una rivalutazione, perché "il 60 % dell'export tedesco è diretto verso l'Europa!" Il rappresentante della Bundesbank, Dombret, ha sottolineato invece che "oltre il 60% dell'export tedesco non va verso l'Eurozona", cosa ancora piu' rilevante, "oltre il 40% delle nostre esportazioni è stato precedentemente importato e in caso di rivalutazione diventerebbe piu' economico".

Dopo l'accettazione della proposta francese da parte di Finlandia, Olanda e Austria, cosi' continuava il mio sogno, anche il governo federale tedesco si è visto costretto ad accettare il piano. Si annuncia che la nuova valuta - su proposta degli olandesi, sarà rinominata "Eurogulden" - i paesi non-Euro Danimarca, Svezia, Polonia e Repubblica Ceca intendono entrare a farne parte. Tutti i partecipanti alla nuova eurovaluta si impegnano a rispettare l'originale trattato di Maastricht, compresa la "clausola di No-bail-out", che vieta qualsiasi messa in comune del debito sovrano.

Il mio sogno continuava con un discorso della Cancelliera "alle cittadine e ai cittadini tedeschi". Si rallegrava perché ora in Europa "abbiamo perfino meno valute di quante ne avevamo prima" e l'abbiamo sempre saputo che "è meglio una valuta che si adatta alla realtà economica,  piuttosto che il contrario". "L'obiettivo strategico del presidente Hollande, e anche il mio, è ricongiungere prima o poi le due monete, ma solo quando si saranno create le condizioni economiche. Potranno essere necessari decenni".

Il mio sogno proseguiva, e Cameron si felicitava per la "nuova politica eurorealista", era cosi' felice che aveva deciso di cancellare l'annunciato referendum sulla permanenza nell'UE. Solo quando il presidente della repubblica Joachim Gauck assegnava ai professori Hankel, Renate Ohr, Schachtschneider, Starbatty e Spethmann (euroscettici della prima ora) l'Ordine di Merito per il "loro coraggio civile mostrato nonostante i lunghi anni di emarginazione", mi sono finalmente svegliato ad Altona (stazione di Amburgo). Ero andato troppo in là con il treno, ma quello era il problema minore.
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