Prosegue lo sforzo delle élite politiche e militari di Berlino per la costituzione di un esercito europeo dietro il quale poter nascondere le ambizioni della potenza europea dominante. La nuova forza europea dovrà essere controllata direttamente da Bruxelles, non richiederà l'unanimità dei paesi membri e soprattutto avrà bisogno di una nuova narrativa militarista europea. Ne parla il sempre ben informato German Foreign Policy
Unione militare in divenire
Il ministro della difesa tedesco Ursula Von der Leyen ieri (mercoledì 28-11) in occasione della chiusura della Conferenza sulla sicurezza di Berlino ha promesso nuovi passi verso la costruzione di un "esercito degli europei". Come spiegato dalla Von der Leyen, "l'autonomia strategica" dell'UE, da raggiungere con le proprie forze armate, "non è una piu' una questione del se, ma solo del come": "l'Unione europea della difesa è un processo in divenire"[1]. Nel prossimo futuro, tuttavia, sul tema bisognerà affrontare delle questioni alquanto delicate. Così ad esempio per le future missioni dell'UE sarà necessario creare una "propria capacità di leadership", oltre a quelle della NATO. Inoltre, le strutture decisionali dovranno essere semplificate. Le riserve a disposizione del parlamento tedesco non dovranno essere completamente messe da parte, ma ridisegnate: a Bruxelles dovrà si dovrà creare un "comitato di politici esperti di sicurezza, espressione dei parlamenti nazionali", che in tempi rapidi dovranno essere in grado di preparare e prendere decisioni - relativamente alla guerra o alla pace. Inoltre nella politica estera dell'Unione Europea sarà necessario abolire l'obbligo dell'unanimità: "in materia di politica estera dovrà essere possibile prendere decisioni europee supportate da un'ampia maggioranza". In questo modo i singoli stati membri in futuro potranno essere costretti a sostenere una politica estera apertamente contraria ai loro interessi.
Autonomia strategica
Lo sviluppo futuro "dell'esercito degli europei" è già stato delineato all'interno del dibattito dell'establishment della politica estera tedesca. Per ottenere una maggiore "autonomia strategica", "l'Europa dovrà occuparsi della sicurezza strategica molto più di quanto non abbia fatto fino ad ora, forse addirittura in maniera completa" chiedeva ad esempio a gennaio Jan Techau, capo del programma europeo del German Marshall Fund of the United States. [2] Cio' dovrebbe riguardare non solo le armi convenzionali, ma anche "l'organizzazione della deterrenza nucleare in Europa". [3] A sua volta dovrà essere "accompagnato da una maggiore attività e competenza in termini di intelligence da parte dell'UE". Con lo "spostamento degli atti offensivi verso il settore delle tecnologie dell'informazione, della guerra ibrida, dei media e nella formazione delle opinioni" sarà quindi necessario "estendere la garanzia della sicurezza europea ad aree in cui attualmente l'Europa non viene considerata una delle principali potenze al mondo" commenta Techau. In questi ambiti "gli europei in futuro, e in primo luogo la Germania, dovranno offrire qualcosa che vada ampiamente oltre ciò che l'America ha fatto finora." La "portata del compito", impone che in futuro "nelle università tedesche venga insegnata la strategia...e che vi sia un corso di formazione obbligatorio sulla strategia per tutti i funzionari pubblici di livello superiore al B6". Non da ultimo, in futuro ci dovrà essere "un comitato di sicurezza federale a mettere insieme i diversi settori dell'azione ministeriale sulle questioni chiave" in modo da "offrire alla Cancelleria di Berlino una consulenza strategica approfondita".
Il boom dei budget militare occidentali
Gli esperti della Conferenza sulla sicurezza di Berlino hanno anche espresso preoccupazioni in merito alla possibilità che il "vantaggio in materia di difesa" dell'Occidente nei confronti della Russia e della Cina possa "erodersi" [4]. Entrambi i paesi "si sono rafforzati" in termini di armamenti, secondo Jürgen Beyerer, presidente del gruppo Fraunhofer per la difesa e la sicurezza presso il Fraunhofer IOSB (istituto di ricerca). Le precondizioni sarebbero state create dall'aumento delle spese militari. In realtà Cina e Russia per i loro eserciti spendono molto meno rispetto a quanto non facciano le potenze occidentali. Questo è dimostrato dai dati dell'International Institute for Strategic Studies. Secondo questi dati il budget militare statunitense nel 2017 ammontava a 602,8 miliardi di dollari, quello della Cina era di solo 150,5 miliardi e la Russia spendeva solo 61,2 miliardi di dollari - un decimo del bilancio militare statunitense. La Russia spenderebbe per la difesa meno dell'Arabia Saudita, che destina all'esercito 76,7 miliardi di dollari. Da soli, i quattro paesi dell'UE con i più grandi budget militari, solo nel 2017 per le loro forze armate hanno speso 163,9 miliardi di dollari, più della Cina e quasi tre volte la Russia. La Germania sta aumentando in maniera massiccia il suo budget militare, ampliandolo dai 34 miliardi di euro del 2015 ai 38,9 miliardi quest'anno, mentre il prossimo anno destinerà alla Bundeswehr 43,2 miliardi di euro. Inoltre Berlino per il futuro ha già messo a bilancio altri miliardi di euro a favore dei costosi progetti di riarmo. Il nuovo "profilo di capacità" della Bundeswehr mostra, infatti, che il budget tedesco per la difesa è destinato a salire fino a circa 60 miliardi di euro entro il 2023 [6]. La Germania in questo modo spenderà per le sue forze armate piu' di quanto non faccia la Russia oggi. (...)
Una "narrativa europea"
Infine, ma non meno importante, gli esperti stanno riflettendo sul modo in cui si potranno comunicare alla popolazione le future guerre europee. Ad esempio, Géza Andreas von Geyr, capo del Dipartimento di politica del ministero federale della difesa, durante la tavola rotonda alla Conferenza sulla sicurezza di Berlino ha affermato: "abbiamo bisogno di una comune narrativa europea" con la quale "il concetto di una Unione europea della difesa possa essere trasferito in maniera approfondita alla società civile dei cittadini europei". Bisognerà tenere in considerazione il fatto che potremmo trovarci di fronte ad un "uso anche massiccio dell'esercito degli europei" [10]. In questo caso, la "narrativa" dovrebbe contribuire, se possibile, anche a contrastare ogni potenziale opposizione alle future guerre dell'UE.
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[2] Jan Techau: Strategiefähigkeit und Weltschmerz. Die deutsche Außenpolitik bis 2030. deutschland-und-die-welt-2030.de.
[3] S. dazu Die deutsche Bombe und Die nukleare Frage.
[4] Adrian Bednarski: Erosion des westlichen Verteidigungsvorsprungs? behoerden-spiegel.de 28.11.2018.
[5] Warum die Welt wieder mehr Geld für Militär ausgibt. orange.handelsblatt.com 19.02.2018.
[6] S. dazu Die Kosten der Weltpolitik (II).
[7] Katarina Heidrich: "Partner sein über den Ozean hinaus". behoerden-spiegel.de 28.11.2018.
[8] Adrian Bednarski: Verteidigung zwischen 5G und KI. behoerden-spiegel.de 27.11.2018.
[9] Ayad Al-Ani, Jörg Stenzel: Verteidigungsplattformen als Streitkräfte der Zukunft. deutschland-und-die-welt-2030.de.
[10] Übergreifende politische Kultur notwendig. bmvg.de 27.11.2018.