venerdì 13 settembre 2019

Divergenze insanabili fra BCE e governo tedesco

Negli ambienti governativi di Berlino è sempre piu' forte lo sconcerto per le politiche monetarie della BCE. Da un lato il governo tedesco è consapevole che l'euro nella sua forma attuale puo' sopravvivere solo con i tassi a zero, dall'altro fra i risparmiatori e gli elettori cresce la rabbia nei confronti di una banca centrale responsabile della distruzione dei risparmi di milioni di tedeschi, almeno secondo la narrazione che ne fa la stampa popolare. Per i populisti di AfD si aprono ampi spazi politici sui quali costruire un vasto consenso elettorale. Ne scrive Handelsblatt


(...) Questa volta la direzione presa dalla politica monetaria potrebbe avere delle conseguenze particolarmente serie, sia politiche che economiche. Ad esempio, secondo le informazioni in possesso di Handelsblatt, negli ambienti governativi di Berlino ci sarebbe una grande preoccupazione per il rischio che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump possa considerare un ulteriore allentamento della politica monetaria europea come una deliberata manipolazione del tasso di cambio - e che ciò possa riaccendere il conflitto commerciale. 

Se la BCE dovesse spingere ancora verso il basso i tassi di interesse, molti politici inizierebbero a temere una rivolta degli elettori. La maggior parte dei tedeschi (53 per cento), infatti,  ritiene che la propria pensione integrativa sia a rischio a causa della politica dei bassi tassi di interesse. Questo è il risultato di un sondaggio condotto dall'istituto di ricerca d'opinione Yougov per conto di Handelsblatt.

"La BCE non potrà essere in eterno un freno ai tassi di interesse", ha dichiarato il vice capogruppo dell'Unione, Andreas Jung (CDU). I risparmiatori e le persone che fanno previdenza integrativa per la vecchiaia dovrebbero essere aiutati, non puniti. "Il libretto del risparmio non deve essere una contravvenzione", ha detto sempre Jung. E l'esperto di politica finanziaria della CSU, Hans Michelbach, ha detto: "abbiamo bisogno di un cambio di rotta, dobbiamo andare verso una politica dei tassi di interesse in grado di riflettere i rischi e quindi guidata dal mercato".

Alla BCE, al contrario, c'è poca comprensione per le critiche tedesche espresse nei confronti della banca centrale. Soprattutto negli ambienti vicini alla banca centrale europea c'è la consapevolezza della necessità di prendere delle contromisure in quanto l'economia tedesca sta entrando in una fase di recessione, ma il governo di Berlino non la sta contrastando e preferisce invece restare ancorato allo "Schwarze Null".

Il fossato tra la BCE e la capitale tedesca non era mai stato così profondo come in questi ultimi giorni. Già nel mese di giugno Draghi aveva annunciato l'intenzione di allentare ulteriormente la politica monetaria a partire dall'autunno. Poco dopo, diversamente dalle speranze di molti in Germania, ad essere designato come il successore di Draghi alla guida della BCE, non era stato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ma il capo del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde. È molto probabile che la francese, dopo aver assunto l'incarico a novembre, continuerà ad applicare la politica del denaro a buon mercato di Draghi, senza alcuna soluzione di continuità.

Entrambi in Germania hanno riacceso il dibattito sulla politica monetaria della BCE. Così il presidente della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer a luglio aveva dichiarato che per "il futuro si dovrà verificare se è necessario chiudere la fase dei bassi tassi di interesse". Tali osservazioni politiche nei confronti di una banca centrale indipendente in precedenza sarebbero state un no-go, ora invece si possono ascoltare regolarmente e stanno diventando sempre piu' dirette.

A metà agosto, la "Bild" aveva pubblicato una lettera di protesta del presidente dell'associazione delle Casse di risparmio tedesche Helmut Schleweis. "Avete abolito i tassi di interesse. La previdenza integrativa di milioni di persone si sta sciogliendo come neve al sole", aveva scritto Schleweis. Rivolgendosi a Draghi aveva poi scritto: "in questo modo lei sta modificando l'Europa, la Germania e la vita di milioni di persone - non in meglio, ma in peggio e nel lungo periodo." La campagna sui tassi di interesse ha poi riscosso un certo successo. Il primo ministro bavarese Markus Söder (CSU), ad esempio, ha proposto di vietare i tassi di interesse negativi sui conti correnti. Il ministro delle finanze Olaf Scholz ha annunciato che avrebbe esaminato la proposta - con grande stupore dei suoi funzionari, che considerano l'iniziativa del loro ministro un'iniziativa a carattere populista.

Con le critiche alla BCE, la politica non si sta rivolgendo solo ai piccoli risparmiatori, ma anche alle sofferenti istituzioni finanziarie tedesche. Il proseguimento della stagione dei bassi tassi di interesse "nel lungo termine rischia di distruggere il sistema finanziario" ha avvertito il politico della CSU Michel Bach. La politica del denaro a basso costo aumenta i loro problemi, motivo per cui i dirigenti delle banche stanno sempre piu' prendendo di mira la BCE. "Nel lungo periodo, i bassi tassi di interesse rovinano il sistema finanziario", ha detto Christian Sewing, CEO di Deutsche Bank. Il presidente del gruppo assicurativo cooperativo R+V, Norbert Rollinger, avverte: "c'è il rischio di una distruzione del sistema bancario nella sua forma attuale". Le conseguenze per i suoi diversi settori sarebbero sempre piu' gravi, ha detto Rollinger in un'intervista ad Handelsblatt .

A Francoforte, il gran rullar di tamburi tedesco, tuttavia, genera un certo senso di impotenza e incomprensione. Draghi è stato a Berlino poco più di una settimana fa e lì ha incontrato la cancelliera Angela Merkel. Per il resto ha rinunciato ad ogni ulteriore tentativo di convincere i tedeschi in merito alla bontà della sua politica monetaria. Il fatto che il presidente della BCE ignori lo stato d'animo della più grande economia della zona euro, anche all'interno della BCE, da molti viene vissuto come un errore. Lagarde sicuramente proverà a riannodare i fili con Berlino. Ma anche la donna francese, che a differenza del silenzioso Draghi riuscirà ad impacchettare i messaggi difficili con un certo charme, rischia di andare a sbattere abbastanza alla svelta contro i suoi limiti.

Colpa reciproca

A Francoforte tuttavia prevale una visione dei fatti completamente diversa rispetto a quella predominante a Berlino. "È frustrante il fatto che la Germania sia una parte del problema e che a Berlino nessuno riesca a capirlo", si dice nel giro dei banchieri centrali. Non vi è dubbio che l'industria tedesca negli ultimi mesi si è fermata. E ciò minaccia di far scivolare l'intera area dell'euro in recessione. La Germania potrebbe contrastare la situazione aumentando la sua spesa pubblica. "Anche se si trattasse di qualche miliardo, il solo annuncio di voler rinunciare allo Schwarze Null, avrebbe un forte effetto simbolico", si dice nei circoli vicini alla banca centrale. "Ma nessuno a Berlino è pronto a farlo".

La BCE non è la sola ad aver fatto una simile richiesta. Persino l'economista statunitense Larry Summers afferma che le banche centrali con i loro mezzi ormai possono fare ben poco. Per questo c'è una richiesta molto forte di politica fiscale: "ad essere responsabile per gli effetti negativi dei bassi tassi di interesse sui risparmiatori e sulle banche non è la BCE, ma è la politica", afferma Marcel Fratzscher, a capo dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW). "La Germania, in quanto maggiore economia del continente, ha un ruolo speciale nella politica finanziaria e monetaria in Europa", afferma Sven-Christian Kindler, capogruppo per i Verdi in commissione bilancio. "Merkel e Scholz ora devono scendere dallo Schwarze Nulle ed eliminare il freno agli investimenti."

Ma anche su questo punto molti economisti della BCE non sono d'accordo: le critiche a Draghi crescono anche fra le sue fila. Ad esempio, il presidente della Bundesbank Weidmann, la direttrice della BCE Sabine Lautenschläger, come anche Klaas Knot e Robert Holzmann, i banchieri centrali dei Paesi Bassi e dell'Austria, hanno espresso scetticismo nei confronti di una politica monetaria più espansiva. Tutti la pensano piu' o meno come Summers: ulteriori allentamenti non serviranno a molto.

Molti esperti la vedono più o meno in questo modo: "Non è credibile pensare che le aziende investano di più a causa degli interessi negativi oppure che scelgano di finanziarsi in maniera diversa", afferma Hans Redeker, esperto di cambi per la banca americana Morgan Stanley. "Se non accade nulla di tutto ciò e la politica va avanti comunque, è chiaro che ci saranno degli effetti sulla valuta."

Prima che i bassi tassi di interesse abbiano effetti sugli investimenti c'è bisogno di tempo. Il tasso di cambio al contrario reagisce immediatamente. Quando nell'agosto 2014 Draghi ha annunciato che la BCE avrebbe acquistato obbligazioni, l'euro si è deprezzato di circa il 20% rispetto al dollaro prima ancora che la BCE iniziasse ad acquistare una singola obbligazione. Anche dopo l'annuncio di Draghi di giugno, l'euro ha ceduto immediatamente. E questo è positivo per gli esportatori europei perché abbassa il prezzo dei loro beni all'estero. Allo stesso tempo rende le esportazioni delle aziende statunitensi piu' costose. E a qualcuno ciò non piace: Donald Trump.

"Draghi sottovaluta completamente le conseguenze piu' importanti della sua politica", si dice negli ambiti governativi di Berlino: "Quali vantaggi possiamo trarre da una politica monetaria che semmai ci dà un po' una mano, ma poi allo stesso tempo Trump ci ricopre di dazi?" Che potrebbe essere incline a farlo, lo mostra il Tweet di Trump di mercoledì: "Gli Stati Uniti dovrebbero essere il paese con i tassi di interesse più bassi!"

Draghi presterà a questo messaggio solo un minimo di attenzione, come del resto recentemente ha fatto anche il capo della Fed Jerome Powell. Per questa ragione è stato definito da Trump uno "sciocco".

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mercoledì 11 settembre 2019

Marcel Fratzscher - Perché il risparmiatore tedesco in realtà dovrebbe solo ringraziare la BCE

Alla vigilia del probabile annuncio da parte della BCE di un nuovo QE e di una ulteriore riduzione dei tassi, vale la pena andare a rileggere quello che l'ottimo Marcel Fratzscher, economista e direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, scriveva qualche settimana fa su Die Zeit: i tedeschi dovrebbero solo ringraziare la BCE a guida italiana perché senza i tassi a zero non avrebbero mai avuto un mercato del lavoro cosi' florido e non avrebbero mai avuto la riduzione della pressione fiscale degli ultimi anni. Ne scrive Marcel Fratzscher  su  Die Zeit


Sembra che la storia del piccolo risparmiatore tedesco espropriato dei suoi risparmi a causa dei bassi tassi di interesse e dalla cattiva politica monetaria della BCE, ormai sia riuscita ad entrare nella nostra testa come se fosse una forma di antica saggezza popolare. Non incassa piu' alcun interesse per il suo denaro faticosamente risparmiato, e per questo deve risparmiare ancora di più. E nonostante ciò quando andrà in pensione non avrà un reddito pensionistico sufficiente per la vecchiaia. Questo esproprio porterà alla miseria e ad una vecchiaia in povertà e punirà duramente i tedeschi per il loro comportamento virtuoso. Peggio ancora, la politica monetaria finisce per aumentare le disuguaglianze, poiché colpisce i deboli e aiuta i ricchi, almeno secondo la percezione comune.

Ma il mito del risparmiatore quale vittima della politica monetaria e dei bassi tassi di interesse, corrisponde davvero alla realtà?

I critici della politica monetaria della BCE spesso e volentieri evitano di menzionare il fatto che il 40 % dei tedeschi adulti non dispone di alcun patrimonio. In quasi nessun'altra economia sviluppata esiste una percentuale così elevata di persone che non risparmiano e che quindi non mettono soldi da parte, nemmeno sotto forma di previdenza pensionistica integrativa. Può anche darsi che molti scelgano di risparmiare poco o nulla perché nel nostro paese abbiamo ancora uno stato sociale forte che garantisce una buona copertura dei bisogni, almeno rispetto alla maggior parte degli altri paesi occidentali.

La maggior parte, tuttavia, non riesce a risparmiare perché i salari sono bassi e le tasse e i contributi sociali alti e quindi devono utilizzare l'intero reddito disponibile per le esigenze quotidiane. A queste persone non importa molto se i tassi di interesse sono pari a zero o sono al 10%. Perché chi non ha nulla da parte, non può beneficiare dei tassi di interesse.

I prezzi sono stabili

È strano che quando si inizia a parlare di politica monetaria, i politici e i media pensino ai tedeschi soprattutto come a dei risparmiatori. I tedeschi non sono solo dei risparmiatori, ma sono molto più spesso dei lavoratori e quindi dipendono dal fatto che esista un mercato del lavoro forte e sicuro. La politica monetaria, grazie ai bassi tassi di interesse, ha decisamente aiutato le aziende ad espandersi, ad assumere personale e a farle lavorare.

Negli ultimi anni pertanto molti milioni di posti di lavoro in Europa e in Germania sono stati creati grazie alla politica monetaria espansiva della BCE. La forte crescita economica del nostro paese, dovuta anche alla politica monetaria della BCE, in Germania ha garantito aumenti salariali in quasi tutte le fasce di reddito. Molti tedeschi sono anche genitori o nonni e desiderano che anche tra dieci o venti anni i loro figli e nipoti possano trovare un posto di lavoro degno di questo nome .

Ogni tedesco è anche un consumatore e vuole essere sicuro che anche in futuro le sue esigenze di base possano essere coperte dalle entrate. La politica monetaria della BCE ha svolto un ruolo chiave nel mantenere l'euro stabile, e quindi nel mantenere i prezzi stabili per i consumatori.

Molti tedeschi sono anche dei contribuenti. Coloro che si lamentano dei bassi tassi di interesse preferiscono ignorare un fatto molto semplice: ogni anno lo stato tedesco può risparmiare 45 miliardi di euro grazie a minori spese per interessi sul debito. Ciò ha alleviato il carico per il contribuente tedesco e negli ultimi dieci anni ha permesso allo stato di aumentare significativamente la spesa sociale. L'abolizione del "Soli", che costerà quasi dieci miliardi di euro all'anno, non sarebbe mai stato possibile senza i bassi tassi di interesse.

E ogni tedesco è anche un europeo. È vero che i paesi in crisi come l'Italia o la Spagna hanno beneficiato della politica monetaria espansiva ancora di più di quanto abbia fatto la Germania. Ma è davvero un male se a beneficiarne sono anche gli altri, cioè i paesi in crisi? Non si tratta forse di solidarietà, non solo all'interno della Germania, ma all'interno dell'Europa? Soprattutto perché non sarà mai possibile sottolineare a sufficienza che la Germania è fra i paesi vincitori che beneficiano dei bassi tassi di interesse

Chi ancora non si è convinto del fatto che la politica monetaria sia nell'interesse di tutti i tedeschi, forse potrà essere convinto da questo argomento: i bassi tassi di interesse non sono esclusivamente il risultato della politica monetaria della BCE, ma la conseguenza di un eccesso di risparmio, soprattutto da parte dei tedeschi. Come per tutti i beni, il prezzo del denaro è il risultato dell'incontro fra domanda e offerta.

Spendere di più, risparmiare di meno

Diamo un'occhiata al surplus delle partite correnti tedesche: l'economia tedesca ha un risparmio netto di oltre il 7% del PIL. Sono circa 240 miliardi di euro, vale a dire in media circa 3.000 euro pro capite o 12.000 euro all'anno per una famiglia di quattro persone. Se noi cittadini e le nostre imprese non spendiamo il denaro e se l'offerta di risparmio aumenta, allora il prezzo del denaro, cioè l'interesse, deve necessariamente scendere.

La BCE con la sua politica monetaria cerca di facilitare l'incontro fra domanda e offerta e di porre rimedio a un malfunzionamento del mercato. Al contrario, ciò significa anche che i tassi di interesse in Germania riprenderanno ad aumentare solo quando le persone e le aziende investiranno di più, spenderanno piu' soldi e risparmieranno di meno.

I tedeschi non sono solo dei risparmiatori, ma anche dei padri o delle madri, dei lavoratori, dei consumatori, dei contribuenti e parte di una comunità solidale. La Germania non è fra le fila dei perdenti della politica dei bassi tassi di interesse della BCE, al contrario, il nostro paese è fra i vincitori. E non solo il nostro paese, ma ognuno di noi in un modo o nell'altro ha tratto vantaggio dalla politica monetaria e dall'euro.
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martedì 10 settembre 2019

Perché il governo, con la scusa di salvare il clima, in realtà vuole distribuire interessi al 2% annuo

Il vero obiettivo del piano da 50 miliardi di euro ideato dal governo tedesco per salvare il clima: distribuire il 2% annuo ai risparmiatori tedeschi, alquanto avvelenati dopo anni di tassi sotto zero. Ne parla Manager Magazin



Il nuovo piano per il clima della CDU/CSU contiene una grande sorpresa: i partiti dell'Unione non solo hanno lasciato poco spazio all'imposta sulla CO2 di cui si era discusso accesamente, ma si apprestano a lanciare il progetto di un "bond per l’ambiente". Il ministro per lo sviluppo economico Peter Altmaier ha presentato il suo piano in un'intervista ai giornali regionali del Gruppo Funke. Secondo l'agenzia di stampa Dpa, anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel, durante la riunione a porte chiuse del gruppo parlamentare, avrebbe mostrato una certa simpatia per l'idea. 



Da dove arriva l'idea? 



Il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt ha lanciato la nuova parola magica in un’intervista alla "Bild am Sonntag" del 25 agosto: si chiamerà "bond per il clima". Le prime reazioni sono state piu’ o meno del tenore: ancora una volta un'idea improvvisata da parte della CSU, come era già accaduto con il fallimento del pedaggio autostradale. E’ alquanto sorprendente pertanto, che la CDU, partito fratello, usi il suo peso politico per portare avanti questo progetto. 



Quali sono i vantaggi promessi? 


"Abbiamo la reale possibilità di crare un ampio movimento civico in favore del clima", ha detto Dobrindt. "Voglio vedere tassi di interesse positivi per gli investimenti climatici, e nessun tasso di interesse negativo che distrugge il risparmio". 

Si stanno mischiando diversi obiettivi politici, che inizialmente hanno poco a che fare l'uno con l'altro: investire miliardi di euro nella difesa del clima e offrire ai risparmiatori un ritorno positivo. Dobrindt si è persino impegnato ad offrire un tasso di interesse del 2% all'anno - e Altmaier ha ribadito la promessa. 

Quale dovrebbe essere la portata del programma? 

Altmaier parla di un volume fino a 50 miliardi di euro e di una durata fino al 2030. Questa somma "contribuirebbe a far risparmiare molti milioni di tonnellate di CO2". 

Può andare d’accordo con lo lo Schwarze Null? 

Per niente. Le obbligazioni sono debito. La maggior parte degli economisti tuttavia chiede di allentare l'obiettivo del pareggio di bilancio e rendere un po’ piu’ flessibile lo Schuldenbremse inserito nella Legge fondamentale, in favore di investimenti per il futuro - o addirittura per sostenere la congiuntura economica. Farlo non costerebbe nulla, visto che il governo federale può idebitarsi a tassi di interesse negativi, quindi i debitori dovrebbero rimborsare meno denaro di quello che hanno preso a prestito. 

L'Unione tuttavia non ne vuole sapere e vuole tenersi stretto lo "Schwarze Null" come marchio distintivo. Altmaier perciò vorrebbe spostare il nuovo debito per il clima su di un bilancio ombra parallelo: una fondazione privata sostenuta con circa due miliardi di euro all'anno garantiti dal governo federale, soldi necessari per pagare gli interessi positivi. 

Non ci sono già I bond verdi sul mercato? 

Certamente, I "Green Bonds" hanno già un certo peso sul mercato obbligazionario. Uno dei principali emittenti è la banca pubblica per lo sviluppo, la KfW, che ad esempio finanzia le energie rinnovabili o la ristrutturazione di edifici. Lo stesso Dobrindt aveva in mente la KfW come emittente dei nuovi titoli climatici. 

Per i green bond emessi fino ad ora, la KfW, che sul mercato dei capitali ha il rating di un debitore praticamente privo di rischio grazie alla copertura del governo federale, al momento offre dei tassi di interesse negativi, proprio come il governo federale, tranne che sui titoli emessi in valute estere, come lo yuan cinese. In quel caso gli investitori tuttavia devono sopportare il rischio di cambio. Se vuoi un avere un ritorno, del resto devi anche correre un rischio. Questo principio di mercato minerebbe alla base il modello Dobrindt-Altmaier. Per inciso, l'offerta di investimenti garantiti dal governo con un tasso di interesse positivo potrebbe anche ridurre la domanda di obbligazioni emesse dai privati. 

Quanto costerebbe? 

Lo stato rinuncerebbe volontariamente al vantaggio del tasso di interesse negativo. Invece di un corposo meno 0,5 %, come accade sul mercato aperto, pagherebbe sul nuovo debito il 2 % di interessi annui. Il differenziale di interesse di 2,5 punti percentuali ammonterebbe a un miliardo annuale. "Anche un bambino di tre anni capisce che non si tratta di un buon affare", critica il deputato della Linke Fabio De Masi. 

Alla fine, le nuove obbligazioni sarebbero soprattutto un regalo per i risparmiatori, a spese dei contribuenti.
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E' tutta colpa dell'italiano...ma anche no!

I populisti non esistono solo nell'Europa del sud, ma anche nel civilissimo nord, e a quanto pare hanno già un ruolo di primo piano nelle istituzioni finanziarie. Helmut Schleweis è il presidente delle casse di risparmio tedesche e da un po' di tempo sui giornali non perde occasione per criticare la BCE a guida italiana accusandola di aver causato gravi danni al sistema bancario tedesco. Intervistato da Handelsblatt, Schleweis ci spiega nel dettaglio quanto sia dannosa per le casse di risparmio tedesche la BCE a guida italiana, ma non riesce a pronunciare nemmeno mezza parola di critica nei confronti della politica di Berlino. Da Handelsblatt


HB: Herr Schleweis, CSU e SPD, in vista di una politica monetaria della BCE probabilmente ancora piu' espansiva, stanno pensando di vietare l'applicazione dei tassi negativi ai normali clienti privati. Una buona idea? 

Schleweis: se il divieto di applicare tassi di interesse negativi fosse esteso anche alla BCE, sarebbe un'ottima idea.

HB: ma la banca centrale è indipendente e a quanto pare Mario Draghi e i suoi colleghi aumenteranno ancora gli interessi applicati sul denaro che le banche parcheggiano temporaneamente presso la BCE. 

Schleweis: le casse di risparmio stanno dalla parte dei loro clienti. Ecco perché hanno protetto i risparmiatori dagli effetti della politica dei tassi di interesse negativi della BCE. La BCE tuttavia sta sospendendo le regole economiche ritenute valide fino ad oggi. Da tempo sottolineiamo che gli effetti un giorno avrebbero raggiunto il grande pubblico. La soluzione non può essere quella di uno stato che fissa i prezzi. Ciò non è compatibile con il nostro sistema economico e giuridico.

HB: quanto può essere seria questa discussione? Esistono già diversi pareri legali secondo i quali i tassi di interesse negativi per i clienti privati ​​sono difficili da applicare dal punto di vista giuridico, anche senza un divieto legale esplicito.

Schleweis: la politica monetaria della BCE di fatto sta abolendo tutte le norme esistenti. Un tasso di interesse negativo sui depositi e uno positivo sui prestiti fino ad ora erano inimmaginabili - e per buoni motivi. Per questa ragione il nostro  sistema legale attuale non è pronto per questa situazione. Il problema è che il mercato ora ce lo sta chiedendo. Pertanto bisogna essere molto prudenti nell'individuare ciò che è possibile e ciò che è permesso.

HB: e quale forma dovrebbe avere questa prudenza?

Schleweis: i tassi di interesse negativi sui depositi contraddicono le convinzioni fondamentali di ogni cassa di risparmio. Ma la BCE ha posto delle condizioni economiche che vanno contro i nostri consigli e le nostre critiche. Temiamo che la zona euro non uscirà da queste condizioni patologiche per molto tempo. Siamo già in grado di osservarne i risultati in Giappone, che in questo ambito ha avuto molti anni di esperienza negativa: le conseguenze sono una stagnazione economica duratura, cambiamenti strutturali nel settore finanziario e costi significativamente più elevati per i clienti delle banche. Temo che lo vedremo anche in Germania.

HB: lei ha criticato la BCE in una lettera aperta. Alla luce delle ripercussioni della politica monetaria sulla società, vorrebbe un maggiore controllo politico sulla banca centrale? 

Schleweis: una banca centrale deve essere indipendente - punto. Tuttavia, ciò riguarda solo il mandato relativo alla stabilità monetaria. Una banca centrale indipendente non deve pertanto impegnarsi in finanziamenti agli stati, intervenire in maniera significativa sul mercato dei capitali e cambiare completamente le strutture economiche. „Whatever it takes“ in questo senso è un'affermazione molto problematica. Temo che la BCE stessa con il suo interminabile flusso di denaro susciterà un dibattito sulla sua indipendenza. Perché in una democrazia il potere politico deve essere limitato e controllato.

HB: la legge sulle casse di risparmio stabilisce che il suo gruppo finanziario si impegna a tutelare il risparmio. Il tasso di interesse negativo per i clienti privati ​​di fatto non dovrebbe essere escluso? 

Schleweis: bisogna dirlo onestamente: dal punto di vista legale molte cose non sono chiare. Ma una cosa non la si puo' negare: se nel lungo periodo accettare i depositi ha un costo e se allo stesso tempo devi pagare un interesse ai mutuatari, allora qualcuno alla fine dovrà pagare il conto. In un tale quadro economico non puoi nasconderti dietro considerazioni legali. 

HB: alcune casse di risparmio chiedono già interessi sui depositi ai clienti facoltosi. Dove pensa che si possa collocare la soglia giusta per tali modelli, a un milione di euro, 500.000 euro, 100.000 euro? 

Schleweis: non posso dare alcuna raccomandazione sui prezzi delle casse di risparmio, spetta ad ogni singolo istituto deciderlo. E non vorrei motivare nessuno ad agire contro i nostri principi di fondo. Tuttavia, se le casse di risparmio alla fine saranno costrette a farlo a causa della propria responsabilità economica, dovranno fare delle considerazioni socio-politiche sulla base del loro mandato fondativo.

HB: un altro modo per compensare la politica dei tassi di interesse della BCE sarebbe la possibilità di applicare commissioni più elevate. Nel confronto europeo, i servizi bancari tedeschi sono ancora economici. Cambierà? 

Schleweis: se si analizza in modo onesto ciò che i conti correnti possono offrire oggi, si arriva effettivamente alla conclusione che in Germania i prezzi, se confrontati con il resto d'Europa, sono ancora molto moderati.

HB: questo significa che i clienti delle casse di risparmio devono adeguarsi a delle commissioni più elevate? 

Schleweis: ancora una volta, sarà ogni singola Sparkasse a dover decidere da sola, ma non si può rifuggire dal concetto di fondo: la politica della BCE sta provocando degli immensi costi economici ed aziendali. Qualcuno alla fine dovrà pagarli. Le capacità delle casse di risparmio di assorbire tali costi sono limitate.

HB: pensa che lo stato dovrà contribuire a compensare gli effetti collaterali negativi della politica monetaria nei confronti del risparmio e delle pensioni private?

Schleweis: l'attuale discussione politica, per quanto ho capito, riguarda il modo in cui si possono aiutare i redditi bassi e i piccoli patrimoni. Ne siamo convinti anche noi. Il settore pubblico finora grazie ai bassi tassi di interessi ha risparmiato circa 360 miliardi di euro. I risparmiatori privati ​​hanno perso circa 300 miliardi di euro. Sarebbe una buona idea restituire alcuni di questi fondi ai cittadini grazie a degli incentivi finanziari per la creazione del patrimonio.

HB: qual'è il vero peso dei tassi di interesse negativi sulle casse di risparmio? 

Schleweis: lo percepiamo molto chiaramente - e sempre più. Ad essere interessate sono proprio le banche che si concentrano su di un'ampia base di clienti e quindi sulle tradizionali attività di deposito e prestito. Ci è venuta a mancare una parte significativa del nostro margine di interesse e ogni anno paghiamo alla BCE una somma milionaria a tre cifre sotto forma di tasso di interesse negativo. Al momento, gli accantonamenti per le perdite sui crediti sono bassi a causa delle buone condizioni dell'economia. Ma non resterà per sempre così. Tutte le casse di risparmio devono risparmiare in maniera significativa.
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lunedì 9 settembre 2019

Anche Habeck mette in discussione il pareggio di bilancio

Un'altra voce si aggiunge al coro di critiche nei confronti del pareggio di bilancio, ed è una voce di peso, quella di Robert Habeck, l'uomo che probabilmente sfiderà la CDU di AKK alle prossime elezioni per il posto di Cancelliere. Sono stati sufficienti 3 o 4 trimestri senza crescita economica per cambiare radicalmente l'orientamento rigorista della politica tedesca. Ne scrive Die Zeit


Il segretario dei Verdi Robert Habeck, in considerazione della recessione in arrivo in Germania, chiede un allentamento della rigida disciplina di bilancio applicata dalla Große Koalition. "Vogliamo estendere i requisiti di stabilità europei alla Germania e tramite questi aggiornare lo Schuldenbremse (freno al debito). Ciò darebbe allo stato  la possibilità di avere a disposizione tra i 30 e i 35 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno", ha detto in un'intervista alla Welt am Sonntag. Lo Schuldenbremse, nella sua forma attuale, ci arriva da un periodo in cui la capacità di azione della politica era limitata dagli alti tassi di interesse.

Il denaro dovrebbe finire in un fondo per gli investimenti al di fuori del budget annuale e aperto alle necessità dei Laender e dei comuni. "Ci si potrebbero finanziare, ad esempio, le infrastrutture, la copertura della banda larga, la ristrutturazione delle scuole, i palazzetti dello sport, le piscine e l'estensione della rete ferroviaria", ha affermato Habeck. Per dare maggiori garanzie al fondo per gli investimenti, i Verdi chiedono un emendamento costituzionale.

Habeck si pronuncia anche in favore di un sostegno alla nuova coalizione di governo italiana fra Movimento Cinque Stelle e PD. "Anche la Germania trae beneficio dal fatto che l'economia italiana cresca, per questo non dovremmo insistere su una rapida riduzione del debito, ma concentrarci sulla necessità di rimettere in sesto l'economia italiana", ha detto Habeck alla Welt am Sonntag. L'Italia è un "paese chiave", sempre secondo Habeck.


domenica 8 settembre 2019

Intervista a Sahra Wagenknecht sul disastro elettorale della Linke e sulle ragioni del successo di AfD nell'est

Per Sahra Wagenknecht il grande successo di AfD nell'est nasce anche e soprattutto dal disastro elettorale del suo partito, la Linke. Ormai la Linke ha perso il contatto con i problemi del paese reale e nel vano tentativo di costruire una linea politica sulle banalità ecologiste dei ceti riflessivi urbani, ha regalato metà del suo elettorato storico ad AfD. Intervista a Sahra Wagenknecht sulla Märkischen Allgemeinen Zeitung


Frau Wagenknecht, la Linke domenica scorsa in Sassonia e Brandeburgo ha perso una marea di voti. Perché?

Wagenknecht: molti nostri ex-elettori evidentemente pensano che ci siamo allontanati dalla realtà quotidiana della loro vita, che non parliamo più la loro lingua. Ci considerano ormai come una parte dell'establishment verde e liberale. Chi nel complesso è soddisfatto può scegliere i Verdi, gli insoddisfatti cercano una voce diversa.

Si è parlato molto degli interessi della Germania orientale. Sono ancora così diversi da quelli occidentali?

Wagenknecht: i risultati non sono risultati specifici dell'est. AfD ha una percentuale di voti superiore alla media anche nelle regioni piu' in difficoltà dell'ovest. La differenza è che nell'est ci sono molte più  regioni di questo tipo, più persone che lavorano per un basso salario e che si sentono abbandonate dalla politica.

Qual è la ragione che ha spinto la Linke ad allontanarsi da loro?

Wagenknecht: in parte perché la Linke ha cercato di imitare i Verdi. La protezione del clima è importante anche per i nostri elettori, ma non come un tema di life-style da ricchi, ma come un tema relativo al nostro modo di pensare l'economia. Se il governo federale  discute una tassa sulla CO2, ma contemporaneamente è uno dei difensori più strenui dell'accordo di libero scambio con il Mercosur, che spinge i proprietari terrieri brasiliani a bruciare la foresta pluviale e ad aumentare massicciamente le emissioni globali di CO2, anche a causa dell'aumento dei volumi di trasporto, questa non è una politica climatica responsabile, ma un'ipocrisia climatica. E se ci sono anche parti della Linke che sostengono questa tassa sulla CO2, una tassa che colpirebbe duramente i pendolari e la classe media fuori dalle grandi città, non dovremmo essere affatto sorpresi che poi siano anche in molti a prendere le distanze dal nostro partito.

Qual'è stato il ruolo della Linke nel rafforzamento di AfD nell'est?

Wagenknecht: la responsabilità principale ce l'hanno i partiti di governo i quali hanno causato un profondo divario sociale e regionale all'interno del nostro paese. Nell'est non vi è mai stata un'economia sociale di mercato come quella vissuta dalla Germania occidentale fino all'inizio del millennio. La deindustrializzazione dell'Est si è orientata piuttosto al modello britannico: in brevissimo tempo centinaia di migliaia di posti di lavoro sono stati distrutti senza che nessuno si sia preoccupato della loro sostituzione. Oggi nell'est un dipendente su tre lavora nel settore a basso salario. Nelle aree rurali ancora oggi ci sono meno medici o collegamenti con i bus e persino una maggiore emigrazione rispetto a regioni comparabili dell'ovest. Questi sviluppi non sono stati causati dalla Linke, ma è vero che per molti anni siamo stati la voce del malcontento. Con l'alienazione dai nostri elettori tradizionali, abbiamo reso facile il gioco ad AfD. In questo senso, siamo corresponsabili del loro successo.

Qual'è la sua responsabilità come leader del gruppo parlamentare del Bundestag per il "disastro", secondo le parole usate dal copresidente Dietmar Bartsch per descrivere i risultati delle elezioni?

Wagenknecht: poiché i pessimi risultati elettorali della Linke fanno parte di una tendenza nazionale, tutti coloro che ricoprono posizioni di comando ne sono corresponsabili. Mi sono battuta per un altro corso politico, ma non ci sono riuscita. Devo incolpare me stessa per questo fallimento.

La discussione sull'orientamento della Linke e sul livello di apertura della società tedesca all'immigrazione è stata sospesa con una specie di tregua armata tra la leadership del partito e il vertice del gruppo politico. Sono questioni che devono essere ancora chiarite?

Wagenknecht: non si tratta solo del nostro atteggiamento nei confronti dell'immigrazione. La Linke essenzialmente deve chiarire per chi sta facendo politica: per la classe medio-alta istruita delle città o per coloro che devono lottare sempre più duramente per conquistare il loro piccolo pezzo di benessere? Se vogliamo raggiungere le persone anche al di là dell'ambiente metropolitano alla moda, dobbiamo prendere sul serio la loro visione delle cose, invece di voler insegnare loro come parlare e come pensare. Per la maggior parte delle persone, la patria è qualcosa di molto importante, danno valore ai legami sociali, alla coesione familiare e sociale. Il tema della sicurezza riguarda la sicurezza sociale, ma anche la protezione dal crimine. La crescente distanza da questo mondo si riflette anche nei nostri rapporti con gli elettori di AfD, che spesso e volentieri vengono generalmente etichettati come razzisti, anche se molti di loro prima votavano a sinistra. Se vogliamo tornare ad essere popolari, dobbiamo cambiare.

È possibile farlo con i due presidenti Kipping e Riexinger, oppure la Linke a livello federale ha bisogno di un ricambio ai vertici, oltre che di un riorientamento  strategico?

Wagenknecht: c'è una tendenza pericolosa. 5,5 % alle elezioni europee, ora la Sassonia e il Brandeburgo. Se lo relativizziamo e lo minimizziamo, invece di assumercene le responsabilità, a un certo punto potrebbe essere troppo tardi.

Ad ottobre vota la Turingia. Sarà un voto anche sull'unico primo ministro della Linke, Bodo Ramelow. Un dibattito all'interno del partito sarebbe una minaccia per la sua candidatura?

Wagenknecht: la Turingia è uno degli stati federali in cui, contrariamente alla tendenza nazionale, abbiamo ancora molto supporto e consenso. Bodo Ramelow è popolare, la gente sente che come Primo Ministro si è impegnato per i loro interessi. Se il partito federale segnalasse: abbiamo capito e cambieremo, ciò potrebbe essere di aiuto in Turingia.



Sostiene Scholz

Secondo la stampa italiana il Ministro delle Finanze tedesco sarebbe pronto ad aprire i cordoni della borsa e a fare piu' deficit pubblico. Le parole di Scholz riportate dalla stampa tedesca, tuttavia, descrivono uno scenario alquanto diverso. Da Handelsblatt


(...)"Facendo debiti, non si guadagna mai"

A chi chiede al governo federale, in considerazione dei tassi di interesse negativi e del rallentamento economico, di investire di piu' e di fare piu' debito, Scholz risponde molto tiepidamente: "facendo debiti, non si guadagna mai, anche se ci troviamo in uno scenario di tassi di interesse negativi", ha detto il Ministro delle finanze. "In ogni caso i debiti restano e aspettano che qualcuno li ripaghi."

In linea di principio vorrebbe continuare a perseguire una "solida politica di bilancio" e a guardare con attenzione a quali settori abbiano maggiormente bisogno di investimenti pubblici, ha affermato Scholz. A suo avviso sarebbe appropriato un aiuto per quei comuni fortemente indebitati. In linea di principio, il governo federale sta già investendo molto di più rispetto agli anni precedenti, ha affermato Scholz.


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Trucchi tedeschi - Una fondo pubblico fuori bilancio per fare debito e salvare il clima

Dopo aver imposto lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio) a livello federale, regionale e in mezza Europa, i politici di Berlino assistono impotenti all'avanzata di AfD e dei Verdi. Per non perdere la faccia e cercare di salvare il salvabile propongono di creare un fondo pubblico fuori dal bilancio dello stato, con il compito di salvare il clima e di distribuire un po' di interessi ai risparmiatori tedeschi ormai stremati dopo anni di tassi a zero. Ne scrive Der Spiegel



Il tema della difesa del clima nel governo tedesco ultimamente è diventato molto popolare. I politici ogni giorno lanciano dei nuovi suggerimenti per potersi profilare come i paladini del risparmio di CO2. Solo una cosa però sembra essere importante, il miracolo verde deve costare il meno possibile.



Il ministro dell'economia Peter Altmaier (CDU) recentemente avrebbe escogitato un trucco magico per proteggere il clima senza danneggiare il bilancio pubblico.

Il ministro appoggia infatti la creazione di una cosiddetta "Fondazione per il clima", la quale dovrà emettere obbligazioni per conto del governo federale - "con un tasso di interesse garantito del 2% nell'arco di dieci anni", secondo quanto sottolineato da Altmaier ai giornali del "Funke Mediengruppe". Chiunque presterà del denaro allo stato farà contemporaneamente qualcosa di buono per il clima e in considerazione dei bassi tassi di interesse, avrà un ritorno tutto sommato decente.

Con questo denaro, la fondazione dovrà quindi finanziare misure per la protezione del clima, senza pagare interessi. Se la fondazione spenderà piu' denaro di quello che entra, sarà lo stato a dover aggiungere fino a due miliardi di euro all'anno per tenerla in funzione

Il governo federale si indebita ad un tasso piu' economico

Il vantaggio, tuttavia, sarebbe evidente: il finanziamento del programma di protezione del clima - Altmaier parla di un volume totale fino a 50 miliardi di euro - sarà, almeno in parte, esternalizzato su di un bilancio secondario. Nel bilancio federale, infatti, comparirebbero solo i pagamenti per la compensazione delle risorse a favore della fondazione. Il freno al debito (Schuldenbremse) inserito nella Legge fondamentale, che stabilisce limiti molto stretti per il deficito pubblico, non ne risentirebbe.
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giovedì 20 giugno 2019

Verso la recessione?

L'ipotesi di una recessione si fa largo anche fra le parole, di solito prudenti, dei grandi centri di ricerca e della Bundesbank. Si parla con insistenza della frenata dell'economia italiana, ma anche l'economia tedesca è ferma, e il secondo trimestre molto probabilmente avrà il segno negativo. Ne scrivono le Deutsche Wirtschafts Nachrichten e la Reuters



Il PIL della Germania, secondo le previsioni della Bundesbank, nel corso del secondo trimestre diminuirà. "La produzione economica tedesca nella primavera del 2019 potrebbe registrare un lieve calo", ha anticipato la Bundesbank nel suo rapporto mensile pubblicato lunedì. "Gli effetti straordinari che hanno contribuito a un notevole aumento del PIL nel primo trimestre dell'anno in corso stanno finendo o addirittura si stanno invertendo", chiariscono gli esperti della Bundesbank. Da gennaio a marzo di quest'anno l'economia era cresciuta dello 0,4%.

Il settore delle costruzioni nel trimestre in corso dovrebbe registrare un certo "effetto rimbalzo", dopo che l'attività invernale era stata notevolmente espansa a causa del clima particolarmente mite. "Inoltre, a causa delle difficoltà di consegna dovute all'introduzione del nuovo test sulle emissioni WLTP dello scorso autunno, gli acquisti di auto che per questo motivo erano stati posticipati, nel frattempo potrebbero essere già stati realizzati", afferma la Bundesbank.

Le esportazioni tedesche nel Regno Unito - uno dei principali mercati di sbocco - rischiano di soffrire per il caos della Brexit.

Nel complesso l'andamento economico di base rimane debole. "Il fattore decisivo resta la continua flessione del settore industriale", sottolinea la Bundesbank. L'industria soffre per i conflitti commerciali, a causa di un'economia globale più debole e dei rischi come la Brexit.

"Lo slancio dell'economia interna, tuttavia, resta fondamentalmente invariato", sottolinea la Bundesbank in considerazione di un livello occupazionale record, di salari crescenti e di bassa inflazione. "In questo senso perdura un quadro congiunturale diviso a metà."

Ad inizio giugno la Bundesbank aveva ridotto le sue previsioni di crescita per l'economia tedesca. Per quest'anno ci si aspetta una crescita dello 0,6 %, che nel 2020 dovrebbe raddoppiare passando all'1,2 %. Nel dicembre 2018, la banca centrale ipotizzava una crescita dell'1,6% per entrambi gli anni.




Secondo le previsioni dell'Istituto Ifo, l'economia tedesca nel trimestre in corso rallenterà. Il prodotto interno lordo nel periodo da aprile a giugno, infatti, dovrebbe diminuire dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, come indicato martedì dal responsabile per le previsioni economiche dell'Ifo, Timo Wollmershäuser. Nell'estate del 2018, il PIL tedesco era sceso dello 0,2%. In seguito l'economia ha ristagnato, prima di registrare una ripartenza all'inizio dell'anno. Nonostante la difficile situazione in primavera, l'esperto dell'Ifo non si aspetta che ci siano due trimestri consecutivi negativi: "non abbiamo indicazioni per poter parlare di una recessione".

In considerazione dei conflitti sui dazi, del pericolo di una Brexit forse disordinata e delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Iran, le aspettative economiche degli investitori continuano a precipitare. Il barometro dello ZEW di Mannheim a giugno è sceso di 19 punti passando a - 21,1 punti. Al pessimismo generale contribuisce "anche una congiuntura economica tedesca sostanzialmente peggiore" all'inizio del secondo trimestre, ha detto il presidente dello ZEW Achim Wambach. Anche la Bundesbank recentemente si è aggiunta al coro dei pessimisti prevedendo un calo della produzione economica nel secondo trimestre. Da gennaio a marzo, il PIL è cresciuto dello 0,4 %.

Industria in recessione

Secondo l'Istituto Ifo l'economia tedesca crescerà meno della metà rispetto al 2018. Il prodotto interno lordo aumenterà solo dello 0,6%. L'istituto di ricerca RWI di Essen nelle sue previsioni ipotizza un aumento dello 0,8 %. "Segnali sempre piu' forti indicano che la crescita dell'economia tedesca sta rallentando", ha dichiarato Roland Döhrn, Chief Economist di RWI. "Ciò emerge, tra le altre cose, dall'andamento negativo degli ordini nel settore industriale e da una più debole creazione di nuovi posti nel mercato del lavoro".

Secondo l'esperto di congiuntura dell'Ifo Wollmershäuser, la produzione nel settore manifatturiero fortemente orientato all'export, dove viene generato un quarto del valore aggiunto, attualmente si trova in recessione. Allo stesso tempo i fornitori di servizi operanti sul mercato interno e il settore delle costruzioni, tuttavia, stanno registrando una crescita robusta. L'Istituto di Monaco prevede che l'economia tornerà a crescere e che la crescita dei prossimi trimestri sarà dello 0,3%. (...)

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Jörg Krämer: perché una procedura di infrazione contro l'Italia sarebbe controproducente

Jörg Krämer, il capo-economista di Commerzbank, su Handelsblatt ci spiega perché invece di avviare una procedura di infrazione contro l'Italia, bisognerebbe tornare alle origini dell'unione monetaria quando i singoli stati erano pienamente responsabili per il proprio debito. Per Krämer la disciplina imposta dai mercati finanziari, infatti, sarebbe piu' efficace delle procedure di infrazione della commissione. Ma cosa sarebbe accaduto a Commerzbank se il principio della responsabilità fosse stato applicato anche in passato? Ah saperlo... Da Handelsblatt


Che a prevalere nella disputa sul bilancio sia la commissione europea o il governo populista italiano, alla fine non avrà molta importanza. L'Italia continuerà a rifiutarsi di fare le riforme mettendo a repentaglio l'esistenza stessa dell'unione monetaria, almeno fino a quando non sarà essa stessa a dover sostenere direttamente il costo della sua errata politica di bilancio. Invece di imporre la sua politica di bilancio agli stati membri, l'UE dovrebbe accrescere la loro responsabilità.

E' fuori questione: il governo italiano dei populisti di sinistra e di destra persegue una politica economica irresponsabile. Sebbene il debito pubblico sia già più del doppio rispetto a quello consentito dal trattato di Maastricht, il governo intende ridurre in maniera massiccia le imposte sul reddito e annullare un aumento dell'IVA concordato con l'UE.

Minaccia inoltre di pagare le fatture ancora aperte con dei titoli di debito di piccolo taglio. Questi cosiddetti mini-bot potrebbero essere il nucleo di una valuta parallela che viola le leggi europee, dato che l'euro è l'unico mezzo di pagamento legale dell'unione monetaria.

Nel conflitto con l'UE, almeno a prima vista, i ruoli sono già chiaramente assegnati. Da buoni europei bisognerebbe schierarsi senza indugio dalla parte della Commissione europea, che nei confronti dell'Italia vuole avviare una procedura di infrazione per eccesso di deficit.

Ma la Commissione Europea, se pensa di poter forzare l'Italia ad andare contro il suo desiderio di felicità, cioè spingerla verso una politica fiscale sana, è sulla strada sbagliata. E ciò diventa ancora piu' evidente quando si osservano i due possibili risultati della disputa sul bilancio.

Lo scenario più probabile è che la Commissione europea stia facendo il viso duro, ma poi, come è già accaduto verso la fine dello scorso anno, alla fine si riesca a trovare un accordo con il governo italiano sulla base di un compromesso modesto che porta alla chiusura della procedura di infrazione. Ciò equivarrebbe ad un trionfo per il capo della Lega Matteo Salvini.

Dopo nuove possibili elezioni, la Lega potrebbe formare insieme a Forza Italia di Berlusconi e agli altri partiti minori di destra un nuovo governo senza il movimento populista di sinistra dei Cinque Stelle. La politica di bilancio irresponsabile potrebbe solo proseguire.

L'alternativa alla ritirata della Commissione europea sarebbe una  applicazione coerente della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia - non influenzata dalle possibili turbolenze del mercato. Ma anche se la Commissione Europea fosse disposta a farlo, nel migliore dei casi riporterebbe a una vittoria di Pirro.

L'UE perderebbe anche l'ultimo spiraglio di simpatia fra gli elettori italiani, i quali non vogliono che le politiche economiche del loro paese vengano messe fuorilegge in maniera non democratica. I populisti allora soffierebbero sul fuoco del risentimento nei confronti dell'UE. In un clima così avvelenato e irrazionale, l'idea di fare le riforme necessarie all'economia di mercato non troverebbe alcun spazio. 

L'Italia mette in pericolo l'unione monetaria

Se nella disputa sul bilancio a prevalere dovesse essere la Commissione europea o se alla fine la Commissione deciderà di cedere, non è poi così importante. In entrambi gli scenari, l'Italia continuerà a rifiutarsi di fare le riforme, mettendo a repentaglio l'esistenza stessa dell'unione monetaria.

Il comportamento dell'Italia è dovuto al fatto che l'unione monetaria non tiene conto del principio di responsabilità proprio dell'economia di mercato. Non è solo l'Italia ad essere responsabile delle conseguenze della sua pessima politica economica e di bilancio. Piuttosto, se lo stato italiano diventasse troppo indebitato e quindi insolvente, porterebbe  con sé verso il fondo il resto dell'unione monetaria.

Il patrimonio netto delle banche è insufficiente per far fronte al default sui titoli di stato in loro possesso. Ma se nella terza economia della zona euro le banche dovessero crollare, verrebbe messa a repentaglio la stabilità dell'intero sistema finanziario, anche nel resto dell'area dell'euro.

I politici italiani sono consapevoli di questi effetti di contagio e ipotizzano che nel caso peggiore sarebbero espulsi dalla comunità internazionale, e in particolare dalla BCE. Questo problema di incentivi errati non può essere risolto con la tutela della politica economica dell'UE, ma solo ripristinando il principio di responsabilità.

Se gli italiani dovessero sostenere da soli i costi degli errori di politica economica, non continuerebbero a dare la loro fiducia e ad affidare il governo al populismo di destra e di sinistra. Una misura radicalmente positiva per riaffermare il principio di responsabilità sarebbe una nuova regolamentazione per la gestione del fallimento degli stati, come era già stata discussa alcuni anni fà.

Nelle condizioni delle obbligazioni verrebbe irrevocabilmente indicato che i creditori potrebbero perdere una parte dei loro soldi nel caso in cui il rapporto debito/Pil dovesse superare un determinato livello. Gli investitori verrebbero così a sapere in tempo utile se la situazione dovesse farsi pericolosa.

I rendimenti obbligazionari salirebbero sin da subito, tanto da permettere allo stato di prendere delle adeguate contromisure. Se il principio dell'auto-responsabilità dovesse sostituire la garanzia illimitata dell'UE, l'unione monetaria allora potrebbe sopravvivere anche nel lungo periodo.



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domenica 16 giugno 2019

Thomas Mayer - Perché i mini-bot sarebbero legali e perché la BCE li teme

Il professore Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung ci spiega perché i mini-bot sarebbero perfettamente legali e perché la BCE con i mini-bot probabilmente sarebbe costretta ad assumere quel ruolo di prestatore di ultima istanza che ha sempre rifiutato. Dalla Faz.net


Già alcuni anni fà l'italiano Claudio Borghi aveva proposto l'emissione di obbligazioni governative di piccolo taglio senza scadenza e senza interessi sotto il nome di "mini-bot". La sua intenzione era quella di creare una nuova valuta che potesse circolare parallelamente all'euro o sostituire l'euro. Nel loro contratto di coalizione, i partiti di governo Lega e 5 Stelle si sono accordati sulla possibilità di emettere tali mini-bot per il finanziamento del debito pubblico.


A fine maggio il Parlamento italiano ha votato una mozione rivolta al ministro delle finanze in cui si chiedeva di liquidare definitivamente gli arretrati dello Stato per diversi miliardi di euro, anche emettendo dei mini-bot. Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (BCE), ha affermato che se i mini-bot venissero utilizzati come strumenti finanziari andrebbero ad aumentare il deficit di bilancio e il debito pubblico, mentre se dovessero funzionare come una moneta sarebbero invece da considerare illegali. Se il governo dovesse utilizzare i mini-bot per saldare le fatture non pagate ai suoi fornitori, di fatto non aumenterebbe il deficit di bilancio e il debito crescerebbe solo nella misura in cui i pagamenti in arretrato vengono ignorati, dato che la spesa è già stata effettuata e finanziata con dei prestiti involontari da parte dei fornitori. Con i mini-bot il credito del fornitore verrebbe solo convertito. I mini-bot, inoltre, non metterebbero in discussione l'euro come moneta a corso legale.

I mini-bot sono davvero illegali?

Di fatto nell'eurozona solo le banconote in euro hanno corso legale e possono essere utlizzate senza restrizioni. Le monete devono essere accettate solo fino ad un limite di 50 pezzi. E il denaro bancario con il quale paghiamo prevalentemente tramite bonifico bancario, non è (secondo la Bundesbank) un mezzo di pagamento legale. Se qualcuno può esigere il pagamento di un debito tramite bonifico bancario piuttosto che in contanti è ancora controverso e attualmente se ne sta occupando la Corte di giustizia europea dopo che il giornalista Norbert Häring ha insistito per poter pagare in contanti il suo canone radio-televisivo. I mini-bot quindi hanno molto più a  che fare con il denaro bancario di quanto non venga comunemente ipotizzato.

La moneta bancaria è denaro derivante dal credito privato creato tramite una licenza statale per l'esercizio del credito. I mini-bot sarebbero quindi un debito creato dallo stato (staatliches Schuldgeld). Entrambi gli strumenti sono  quindi un surrogato della moneta a corso legale in forma di banconote. Di conseguenza, la BCE non potrebbe vietare i mini-bot più di quanto non faccia con le banconote. Ci sarebbe tuttavia una differenza importante. Mentre le banche, con il supporto dei governi e della BCE, hanno accettato l'impegno di cambiare in banconote e alla parità la loro moneta per un importo fino a 100.000 euro, per i mini-bot non vi sarebbe una garanzia equivalente di cambio. Il tasso di cambio risulterebbe dall'offerta e dalla domanda. L'offerta sarebbe derivata dalle esigenze finanziarie dello stato.

La  domanda potrebbe essere stimolata, senza tuttavia imporre l'obbligo di accettazione, se lo stato fornisse uno sconto nel momento in cui il debito tributario viene saldato con dei mini-bot. Grazie ad un tasso di cambio flessibile da applicare al cambio in banconote andrebbe a modificarsi la natura dei mini-bot, i quali da semplice surrogato della moneta a corso legale si trasformerebbero in una valuta parallela. Ma se la moneta parallela non viene elevata al rango di mezzo di pagamento legale, non sarebbe affatto illegale, contrariamente a quanto affermato dal presidente della BCE Draghi.

Già il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, nel 2015 aveva provato a introdurre una moneta parallela sul modello dei mini-bot con l'intenzione di dare al suo governo un nuovo strumento per finanziare la spesa. I creditori del governo greco lo avevano impedito. Il governo italiano si trova ora in una posizione molto più forte. Inizialmente potrebbe introdurre i mini-bot come un mezzo per liquidare gli arretrati, quindi estenderne il ruolo per finanziare ulteriori spese e infine creare una valuta parallela. Con la valuta parallela potrebbe costringere la BCE a dover intervenire per sostenere il suo debito sovrano. Perché lo stato creerebbe così tanti mini-bot che questi finirebbero per svalutarsi pesantemente nei confronti dell'euro, e in assenza di entrate fiscali in euro, si troverebbe nella situazione di non poter più pagare i suoi debiti in euro. L'Italia si troverebbe ad affrontare una bancarotta statale. Poiché ciò andrebbe contro la politica di difesa dell'euro ad ogni costo, la BCE sarebbe costretta ad intervenire come prestatore di ultima istanza. Per questa ragione la BCE si è già pronunciata in maniera molto chiara sui mini-Bot.