Nel 2015 Merkel decise unilateralmente di aprire le frontiere a centinaia di migliaia di migranti e profughi. Ora invece, dopo lo scandalo Bamf e l'omicidio della bambina di Magonza, il ministro degli interni Seehofer vorrebbe farla finita con la politica delle frontiere aperte della Cancelliera. Merkel sembra aver perso il contatto con la realtà del paese, ed è sempre piu' vicina alla fine politica. Cosa accadrà nei prossimi giorni? Prova a rispondere Epoch Times analizzando la stampa tedesca.
Si potrebbe quasi dire che Berlino si trova in stato di emergenza. Da quando la Cancelliera Angela Merkel ha deciso di affrontare il suo ministro degli interni Horst Seehofer (oppure viceversa), la tensione nell'ambiente politico continua a salire. Fa davvero sul serio Horst Seehofer quando chiede controlli severi alle frontiere, oppure i suoi piani sono "solo fumogeni da campagna elettorale", come accusa Alice Weidel di AfD?
Riuscirà Seehofer con la sua forzatura a scavalcare la Cancelliera? Una cosa è certa, il ministro degli Interni, con la sua richiesta di respingere al confine tedesco i richiedenti asilo già registrati in un altro paese, negli ambienti dell'Unione trova più sostegno di Merkel, che invece non vuole affatto smuoversi e continua a puntare su una soluzione europea.
Ma anche in Europa nessuno sembra voler giocare la stessa partita della Cancelliera e la domanda si fa sempre piu' forte: che cosa la spinge ad andare avanti da sola? Ansgar Graw su Die Welt commenta il corso politico da solista di Merkel in Europa e scrive:
"Merkel, da allora, è stata e resta ancora da sola in Europa. A parte la promessa iniziale di prendersi dei piccoli contingenti (la Francia aveva accettato di accogliere 1000 rifugiati, la Danimarca 40), in seguito è venuta meno la volontà di seguire la Cancelliera nella sua politica delle frontiere aperte. Non solo la Polonia o l'Ungheria, ma anche gli austriaci, i danesi e i francesi hanno adottato una politica sempre più restrittiva. Emmanuel Macron, ad esempio, fa una chiara distinzione tra rifugiati politici e migranti economici".
Secondo Graw, era stata lei in solitario, il 4 settembre del 2015 dopo una telefonata con Vienna, ad aver "fatto aprire le frontiere per 7.000 o al massimo 9.000 rifugiati". Il giorno successivo pero' aveva poi chiesto ai costernati governi di Francia, Belgio e Danimarca se erano disposti ad accettare una parte dei 20.000 migranti effettivamente arrivati solo nel primo fine settimana.
Crisi di governo dopo 3 mesi di coalizione
L'oppositore politico di Merkel, Horst Seehofer, deve affrontare le elezioni in Baviera e quindi non ha altra "scelta". Lunedì vuole presentare un provvedimento ministeriale che prima deve essere approvato dalla segreteria della CSU.
Jörg Kürschner commenta sulla "Junge Freiheit": "Con un tale corso politico da solista, Seehofer vorrebbe scavalcare le competenze della Cancelliera previste dalla Costituzione. Se Seehofer nelle prossime settimane dovesse fare sul serio in merito al suo provvedimento ministeriale, la Cancelliera, per non perdere la faccia, dovrebbe licenziare il suo ministro degli interni. Il risultato sarebbe una crisi di governo con possibili nuove elezioni. Uno scenario realistico tre mesi dopo la formazione della coalizione fra CDU, CSU e SPD. Se si arriverà davvero a questo punto, lo si capirà nei prossimi giorni. In ogni caso la CSU è compatta dietro il suo segretario di partito".
Inoltre, Kürschner scrive anche che la Cancelliera dovrebbe riflettere sul suo futuro politico. La sua perdita di popolarità è immensa. Con la sua politica sui rifugiati ha diviso la Germania, ha diviso l'Europa, e ora è sul punto di dividere la CDU e la CSU, che a causa delle loro profonde differenze oggi hanno tenuto due riunioni separate.
Sbattere fuori Seehofer - governo alla fine?
E anche la "Bild" mette in guardia la Cancelliera chiedendole di fare una "inversione di marcia" - perché se Seehofer lunedi' dovesse imporre la sua posizione, la Cancelliera dovrà farlo fuori. Il governo sarebbe alla fine. E prosegue:
"Su questo tema Angela Merkel mette a rischio la stabilità politica del paese, del governo eletto, l'unità del suo fiero partito e rischia nuove elezioni con un'ulteriore crescita delle forze radicali. Tutto questo per una politica che la stragrande maggioranza delle persone in Germania, e il suo stesso partito, non vogliono piu"
La CSU con la propria testardaggine rischia molto, ma sul tema ha ragione, giudica la Bild. Non è piu' ragionevole "andare avanti con una politica le cui conseguenze non possono piu' essere affrontate dalle nostre autorità".
"La soluzione europea, che Merkel persegue ormai da tre anni, fino ad ora non c'è stata. E' ancora in condizione di poter tornare indietro e di salvare la faccia", cosi' secondo il giornale.
Una cosa del genere non è probabilmente mai avvenuta nella politica tedesca
La "Tagesspiegel" parla di una netta "cesura". La Cancelliera non appoggia il suo Ministro degli Interni e nel fare cio' non solo si mette contro la CSU, ma anche una gran parte della CDU. Merkel continua ad insistere sulla sua "soluzione europea".
Stephan-Andreas Casdorff commenta cosi': "La gestione del problema da parte di Merkel porta alla crisi. Merkel nei confronti della maggioranza dell'Unione si comporta come se ignorasse le obiezioni. Secondo il motto, non può essere ciò che non è permesso. Lei non spiega le sue idee, non fa campagna, non combatte, ma cerca piuttosto di far coalizzare nel corso del tempo".
"In questo modo tuttavia la Cancelliera, secondo un numero sempre crescente di critici, sta perseguendo una triplice divisione: quella dal suo stesso partito, quella fra CDU e CSU, e anche lei stessa si sta allontanando sempre piu' dalla realtà".
Se Merkel insiste con il suo atteggiamento, prosegue Casdorff, resterà isolata anche fra le sue fila. Se resta isolata, il suo potere sarà seriamente in pericolo. La CSU è "determinata al massimo", cosi' ha dichiarato il segretario generale Markus Blume. "Forse lo è anche la Cancelliera, almeno fino al punto di perdere la sua posizione", cosi' Casdff.