domenica 29 settembre 2024

La Roulette Russa dell'Escalation con la Russia: Le Linee Rosse di Putin e il Futuro del Conflitto con l'Occidente

Il grande politologo russo Dmitri Trenin intervistato da Éva Péli sulle Nachdenkseiten ci spiega perché la Russia si trova in un conflitto esistenziale contro l’Occidente, che tuttavia intende affrontare in modo più strategico rispetto al passato sovietico. La possibile installazione di missili statunitensi in Germania rappresenta una provocazione senza precedenti per la Russia, che potrebbe reagire in modo inaspettato. Trenin nell’intervista sottolinea che la mancanza di disponibilità della Germania a negoziare un accordo per ridurre le tensioni potrebbe portare a conseguenze negative per tutti. Dalle Nachdenkseiten una bellissima intervista al grande politoloto russo Dmitri Trenin

Dimitri Trenin
Dimitri Trenin

Éva Péli: Come valuta la situazione attuale in Ucraina, circa due anni e mezzo dopo l’invasione delle truppe russe?

Dmitri Trenin: È in corso una guerra di logoramento. Le truppe russe stanno “schiacciando” l’esercito ucraino e avanzano lentamente ma costantemente nel Donbass; le forze aerospaziali russe stanno “disattivando” le strutture industriali-militari e gli impianti energetici dell’Ucraina. Le forze ucraine oppongono una resistenza ostinata e colpiscono punti vulnerabili delle posizioni russe – ad esempio nella regione di Kursk. I droni ucraini danneggiano le strutture energetiche e infrastrutturali russe. Gli ucraini attaccano anche obiettivi civili e organizzano atti di sabotaggio per minare il morale russo. Nonostante il massiccio e continuo supporto occidentale a Kiev, la Russia mantiene un vantaggio ed ha in gran parte l’iniziativa sul campo di battaglia. Non si tratta di uno “stallo”: l’intensità delle attività militari è elevata e gli sforzi dell’Occidente per evitare una sconfitta dell’Ucraina stanno logicamente portando a un’escalation delle ostilità. In generale, è chiaro che l’Ucraina perderebbe senza un supporto sempre più esteso dell’Occidente, ma questa crescente ingerenza occidentale nella guerra comporta il rischio di uno scontro militare diretto tra l’Occidente e la Russia, ossia di una guerra mondiale con l’uso quasi inevitabile di armi nucleari.

dimitri trenin sulla guerra in ucraina

Quindi crede che la deterrenza nucleare non reggerà?

L’escalation fino al livello nucleare è molto reale. Pensare che sia possibile infliggere una sconfitta strategica a una superpotenza nucleare è follia. La vecchia strategia della deterrenza nucleare si è rivelata difettosa in un contesto in cui il nemico (gli Stati Uniti) ha superato la sua paura ed è convinto della propria indulgenza. In passato era quasi impensabile che si potessero bombardare centrali nucleari, come l’Ucraina fa costantemente, senza che l’Occidente non solo non condanni tali azioni, ma nemmeno avverta sui pericoli. Ho anche l’impressione crescente che gli Stati Uniti considerino l’opzione di una guerra nucleare limitata in Europa come accettabile, a patto che questa guerra non coinvolga direttamente gli Stati Uniti.

Come finirà, a suo avviso, questa guerra? Quali sono le possibilità di negoziati oggi? L’ex generale della Bundeswehr Harald Kujat ha recentemente detto in un’intervista che una soluzione potrebbe consistere nel far tornare le parti in conflitto al tavolo dei negoziati senza precondizioni e riprendere dai risultati dei colloqui di Istanbul della primavera 2022. Cosa ne pensa?

Ci sono diversi scenari:

  1. La guerra in Ucraina potrebbe trasformarsi in una guerra mondiale, con l’uso di armi nucleari e una distruzione su scala globale. Questo scenario deve essere evitato a tutti i costi.
  2. La guerra potrebbe terminare nel momento in cui una delle parti (diciamo la Russia) lanci un attacco nucleare (o una serie di tali attacchi) contro un paese NATO (o più paesi) in risposta al coinvolgimento diretto di questi nel conflitto contro la Russia. A mio avviso, ci stiamo avvicinando a questo scenario.
  3. Se l’istinto di autoconservazione nei paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, prevale e il loro sostegno all’Ucraina viene limitato, la guerra finirà con una vittoria della Russia. La vittoria della Russia significherà il raggiungimento degli obiettivi dell’operazione militare speciale: eliminazione del regime di Bandera a Kiev – denazificazione; smilitarizzazione e neutralizzazione dell’Ucraina sotto il controllo affidabile della Federazione Russa; cambiamenti territoriali, in seguito ai quali il Donbass, la Novorossija e probabilmente altre regioni diventeranno parte della Russia. (Nota dell’editore: In Russia, con il termine “Novorossija” si fa riferimento ai territori ucraini occupati dalle forze russe, un arco a forma di mezzaluna tra le città portuali di Odessa e Mariupol e le regioni nord-orientali di Doneck e Lugansk.)
  4. Una fine della guerra sul modello coreano del 1953 è teoricamente possibile, ma sarebbe solo una pausa con la prospettiva di una ripresa del conflitto in forma ancora più decisa. Da quello che so, la leadership russa è determinata a risolvere la questione ucraina e non a congelarla.

Per quanto riguarda Istanbul: allora un accordo tra Mosca e Kiev era una possibilità reale, ma è stato sabotato dagli Stati Uniti attraverso il Regno Unito. L’accordo di Istanbul rimane rilevante per quanto riguarda i principi della stretta smilitarizzazione dell’Ucraina e il suo non ingresso nella NATO. Tuttavia, da allora quattro regioni sono state incorporate nella Federazione Russa. Questo non è più oggetto di negoziato.

rheinmetall panzer

L’Occidente continua a esacerbare la situazione e vuole consentire l’uso di armi in grado di colpire in profondità la Russia. Come risponderà e come potrebbe rispondere la Russia a ciò? Dove si trova effettivamente la “linea rossa”?

Spero che gli Stati Uniti si rendano conto che un’escalation è come una roulette russa. Un colpo viene sicuramente sparato, ma non si sa quante volte verrà premuto il grilletto. Per quanto riguarda le “linee rosse”, l’Occidente e l’Ucraina insieme hanno superato più volte delle linee che molti in passato avrebbero definito rosse. Tecnicamente, la Russia ha già avuto diversi motivi per usare armi nucleari, anche secondo i documenti esistenti – che a mio avviso sono ormai obsoleti. Un attacco con droni contro una stazione di allarme antimissile o un attacco a una base aerea strategica rientrano tra questi motivi. Putin è chiaramente consapevole della sua immensa responsabilità, non solo per la Russia, ma per l’intera umanità, e sta dimostrando quindi una pazienza senza precedenti e incredibile. Gli avversari della Russia sbagliano a interpretare questa pazienza come debolezza. La “pallottola nucleare” è già caricata nel cannone, quindi con ogni nuovo giro di escalation, una rappresaglia russa diventa più probabile. Consiglierei a tutti di ricordare le parole di Putin in un’intervista con giornalisti americani: “A che serve il mondo, se non ci sarà la Russia?”. Ma solo Putin sa dove si trova l’ultima e vera “linea rossa”. Dio ci scampi dal raggiungere quella linea, figuriamoci dal superarla.

Secondo gli osservatori, la leadership russa sta reagendo in modo relativamente calmo all’incursione ucraina nella regione di Kursk. Altri dicono che sta reagendo troppo poco. Qual è la sua valutazione?

La Russia, ovviamente, non ha “attirato” le truppe ucraine nella regione di Kursk. Molto probabilmente, la Russia pensava che un attacco in questa area fosse inutile e quindi impossibile. Tuttavia, il nemico ha agito, in primo luogo, contro la logica della strategia militare e, in secondo luogo, per disperazione. Zelensky ha puntato, come è chiaro ora, sul successo mediatico, sul minare la fiducia russa in Putin e sul trasferimento delle forze russe dal Donbass alla regione di Kursk, per fermare l’offensiva russa nel Donbass. Di questi tre obiettivi, solo il primo è stato raggiunto, ma il suo effetto è di breve durata. La leadership russa ha inviato riserve sufficienti nella regione di Kursk per fermare l’invasione ucraina, ma non abbastanza per espellere rapidamente il nemico dal territorio russo. Di conseguenza, l’Ucraina sta subendo pesanti perdite senza raggiungere un obiettivo strategico o politico significativo, mentre le forze russe avanzano nel Donbass. Sarebbe ovviamente auspicabile espellere rapidamente le truppe ucraine oltre il confine e creare una zona cuscinetto (cordone sanitaire) dall’altra parte della frontiera, ma Mosca non dispone ancora di tali forze: Putin non vuole dichiarare la mobilitazione. La guerra rimane, come la politica a cui appartiene, l’arte del possibile.

Sergej Karaganov ha recentemente dichiarato in un’intervista: “L’obiettivo principale della dottrina (nucleare) dovrebbe essere che tutti gli attuali e futuri nemici siano certi che la Russia è pronta a usare armi nucleari in caso di un attacco contro il nostro territorio e i nostri cittadini”. E ancora: “Possedere armi nucleari senza essere in grado di convincere il nemico a usarle è un suicidio”. Come valuta le attuali affermazioni del suo collega?

Sono d’accordo con le tesi di Sergej Karaganov che avete citato. Penso che una correzione del concetto e del sistema di deterrenza strategica della Russia sia ormai necessaria da tempo. Il punto centrale della correzione potrebbe essere abbassare la soglia per l’uso delle armi nucleari. La deterrenza nucleare deve diventare deterrenza nucleare nel vero senso della parola. Se ciò non accadrà e alle parole non seguiranno i fatti, la probabilità di una guerra nucleare totale aumenterà drasticamente. La politica degli Stati Uniti e degli Stati membri della NATO, che continuano a far salire la tensione nel conflitto, sta portando il mondo verso questo scenario. L’Europa viene vista come un vassallo degli Stati Uniti, pronto a sacrificare i propri interessi nazionali in nome degli “interessi comuni dell’Occidente”, che vengono definiti negli Stati Uniti. La Germania è l’esempio più ovvio e clamoroso in questo senso. Per quanto riguarda i suicidi geopolitici, l’Unione Sovietica ha già commesso un errore del genere. Credo che la Russia non ripeterà lo stesso errore una seconda volta.

Cosa fa pensare che il calcolo della deterrenza funzioni e che il cambiamento della dottrina nucleare russa impedisca all’Occidente di continuare a far crescere la tensione? Nessuno avrebbe pensato, prima del febbraio 2022, che l’Occidente, in primis l’Europa, sarebbe andato così lontano nel “sostenere” l’Ucraina e sarebbe stato disposto a rovinare almeno la propria economia per questo.

Finora, l’Occidente ha dimostrato di non fermarsi davanti a nulla, nemmeno di fronte all’uso di armi nucleari. Purtroppo, l’Occidente politico si è abituato all’idea, a causa della risposta lenta di Mosca a molte provocazioni – come l’interruzione del gasdotto Nord Stream, la trasmissione di informazioni segrete sulle truppe e le installazioni russe a Kiev, l’attacco a obiettivi strategici sul territorio russo su ordine dell’Occidente, l’incursione nella regione di Kursk su ordine della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, tra gli altri – che può condurre una guerra contro la Russia senza temere rappresaglie.

La Russia sta seguendo molto attentamente le discussioni in Occidente – a mio parere, anche troppo attentamente. Tuttavia, viene preso in considerazione ciò che può realmente influenzare la situazione. Si tratta innanzitutto delle opinioni e delle aspirazioni dell’élite politica, militare e dei servizi segreti degli Stati Uniti.

La Russia, come si suol dire, “ha bisogno di molto tempo per prepararsi”, ma una volta attaccati i cavalli, può partire rapidamente. Ho la sensazione che ci stiamo avvicinando a una confrontazione diretta. Se ciò avverrà, sarà nucleare. Se la Russia vincerà senza ricorrere all’uso delle armi nucleari, come Putin si aspetta, ne uscirà da questa guerra, nonostante i sacrifici e le perdite subite, in una forma diversa, significativamente superiore a quella della Federazione Russa del 2021.

Quale influenza hanno dichiarazioni come quelle di Karaganov, considerato un consigliere del governo russo, sul governo russo? In cosa vede l’importanza del cambiamento di dottrina? Gli esperti militari affermano che la Russia non ha ancora utilizzato molte delle sue moderne armi convenzionali.

Hai ragione: la Russia sta ancora conducendo la guerra con molta cautela. Molti obiettivi evidenti in Ucraina non vengono attaccati. Nonostante la schiacciante superiorità demografica della Russia rispetto all’Ucraina, l’esercito russo è numericamente inferiore a quello ucraino sul campo di battaglia. Putin è determinato a mantenere l’ordine pacifico della Russia il più possibile. La sua priorità è lo sviluppo del paese, non la guerra. Pertanto, prima di utilizzare armi nucleari, ci sono molte fasi di escalation che la Russia deve attraversare per vincere la guerra contro l’Occidente collettivo. Ma in ogni caso: la lezione dell’Ucraina ci insegna che la deterrenza nucleare passiva deve essere sostituita da una deterrenza nucleare attiva contro il nemico.

Come viene valutata in Russia la politica dell’Ungheria, che si schiera per una soluzione pacifica?

Esiste una nuova parola nel gergo giovanile russo: “rispetto”. L’Ungheria è rispettata per aver trovato il coraggio e la forza di difendere i propri interessi nazionali contro la pressione dei globalisti di Washington e Bruxelles. Il primo ministro Viktor Orbán è un simbolo sia di resilienza che di ambiguità politica. Nessuno lo considera un politico filorusso, ma tutti lo rispettano come promotore e difensore degli interessi e dei valori del suo paese.

Quali delle proposte internazionali per una pace negoziata ritiene realistiche?

Seriamente: le proposte avanzate dal presidente Putin il 14 giugno al Ministero degli Affari Esteri.

Cosa si prevede in Russia riguardo alle elezioni americane e a una possibile vittoria elettorale di Donald Trump?

La Russia non ha preferenze in questo caso. A differenza del 2016, nessuno spera che Donald Trump, se dovesse diventare presidente, normalizzerà i rapporti con la Russia. Se vincerà Kamala Harris, la politica americana sarà più o meno come adesso, il che significa più o meno prevedibile per Mosca. Se Trump diventa presidente, ci saranno sorprese, non necessariamente piacevoli. Secondo Mosca, la politica americana è fatta dal “Deep State” e non dal presidente. Con i democratici, rimarrà molto negativa e pericolosa; con Trump, dovremo aspettarci scosse imprevedibili. In generale, la Federazione Russa si orienta sempre meno verso la politica degli Stati Uniti: gli USA rappresentano solo una minaccia per la Russia, non ci sono partner lì, e non ce ne saranno nel prossimo futuro, né prevedibile né imprevedibile.

Uno dei critici più profondi della politica occidentale è l’ex generale della NATO Harald Kujat. In una recente conversazione, ha parlato di una possibile pace negoziata e delle sue implicazioni per la sicurezza europea in caso di vittoria di Trump: con ciò, “potrebbe essere sviluppato un ordine di pace e sicurezza per l’Europa, con Russia e Ucraina incluse…”. Come vede le possibilità di ciò?

Non voglio sembrare scettico, ma vedo le possibilità di questo come minime. Coloro che governano davvero gli Stati Uniti bloccheranno e saboteranno ogni tentativo di Trump di ridurre le tensioni con la Russia. Le possibilità sono enormi; lo sappiamo già dalla precedente presidenza di Trump. Se Trump minaccia seriamente gli interessi di queste forze—per cui la Russia è un nemico eterno da distruggere—verrà ucciso, come John F. Kennedy (e per lo stesso motivo). Tuttavia, Trump stesso potrebbe cambiare radicalmente la sua posizione sulla Russia se le sue proposte a Mosca (che, per quanto posso giudicare, sono inaccettabili) venissero respinte dal Cremlino.

intervista a dimitri trenin

Quale architettura di sicurezza in Europa insieme alla Russia è possibile dopo la guerra? Il politologo britannico Anatol Lieven ha recentemente dichiarato in una conversazione: “Di questo potremo parlare tra 100 anni.” Qual è la sua risposta?

In linea di principio, sono d’accordo qui con il mio amico Anatol Lieven. Che siano cento, cinquanta, o (per essere ottimisti) “solo” trenta anni, non è fondamentale. Questo conflitto tra l’Occidente e la Russia è molto più profondo e acuto della Guerra Fredda. Chi vince sopravvivrà, chi perde si disintegrerà. Ecco perché non mi preoccupo molto dell’architettura. Non c’è ancora un terreno su cui poter costruire un edificio.

L’Occidente si sta riarmando e giustifica questo, nonostante tutti i fatti, con un possibile attacco russo alla NATO. Come valuta questa situazione? E cosa pensa della tesi di Emmanuel Todd secondo cui l’Occidente è più propenso ad autodistruggersi piuttosto che essere attaccato dalla Russia?

Gli strateghi occidentali sanno che la Russia non ha intenzione di attaccare l’Europa, ma lo spauracchio di una Russia aggressiva “alle porte dell’Europa” è molto importante per costruire una nuova realtà in Occidente, simile alle fantasie o profezie di George Orwell. Tutti pensavano che descrivesse l’Unione Sovietica di Stalin, ma in realtà guardava cento anni avanti, verso il futuro dell’Occidente.

Todd scrive anche nel suo ultimo libro sul “declino dell’Occidente” che la Russia non è entrata in Ucraina a causa del Donbass, ma perché “non voleva essere colta di sorpresa come nel 1941, avendo aspettato troppo a lungo l’attacco inevitabile”. Questo è ciò che Putin avrebbe detto nel suo discorso del 24 febbraio 2022, in riferimento all’integrazione crescente dell’Ucraina nella NATO. Cosa ne pensa?

A mio avviso, nel 2022 Putin si trovava davanti a una scelta: arrendersi e permettere agli Stati Uniti di fare ciò che vogliono in Ucraina, aumentando la pressione su una Russia che stava semplicemente a guardare, o risolvere il problema ucraino con la forza. In altre parole, poteva scegliere tra la vergogna e la guerra—o gettarsi nella lotta. Per otto anni, Putin ha sperato di poter risolvere la questione del Donbass e, con essa, la questione ucraina, in collaborazione con l’Europa (Germania e Francia). Poi si è scoperto che l’allora cancelliera Angela Merkel e il presidente francese François Hollande volevano solo guadagnare tempo. Nel 2022, il presidente della Russia ha deciso di non lasciare il problema ai suoi successori, ma di provare a risolverlo personalmente. Sta ancora combattendo, insieme alla Russia.

Oltre alla guerra per procura sul territorio ucraino, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti sta conducendo una guerra economica contro il suo paese. Quali effetti ha, in particolare, sulla posizione della Russia nel contesto economico globale? Quanto durerà, e potrebbe finire se la guerra militare cessasse?

La pressione delle sanzioni sulla Federazione Russa è molto seria, ma è stata una medicina amara per l’economia russa. Inizialmente è riuscita a rimanere in piedi e ad adattarsi alle nuove condizioni. Ora si trova di fronte a compiti più difficili: raggiungere la sovranità tecnologica, aumentare la produttività del lavoro e imparare di nuovo a produrre ciò che l’Unione Sovietica era in grado di produrre, ma che la Russia post-sovietica ha disimparato a fare. Allo stesso tempo, la Russia si sta impegnando, insieme ai paesi che non hanno aderito alle sanzioni (li chiamiamo la maggioranza mondiale), a creare elementi di un nuovo ordine mondiale. Questo include, ad esempio, finanza, logistica, standard e regole eque. La Russia non tornerà nel mondo dal quale è stata espulsa a partire dal 2014 e soprattutto dal 2022, indipendentemente da quando e come finirà la guerra in Ucraina. Tuttavia, anche questo precedente ordine mondiale globale cambierà radicalmente e probabilmente sarà completamente sostituito.

sabato 28 settembre 2024

La scalata a Commerzbank da Parte di Unicredit: Cosa Significa per il Futuro della Germania?

Il recente tentativo di acquisizione della Commerzbank da parte di Unicredit ha suscitato un notevole scalpore nel panorama finanziario. Veit Etzold, speaker di professione, ci guida attraverso i retroscena di questa operazione e le sue possibili implicazioni future. Ne scrive Veit Etzold su Focus.de

La Storia dell’Acquisizione

L’italiana Unicredit, sotto la guida del CEO Andrea Orcel, ha acquistato l’11,5% delle azioni di Commerzbank dal governo federale tedesco, con l’intenzione di aumentare la sua partecipazione al 21%. Così, Unicredit, già proprietaria della HypoVereinsbank bavarese, diventa il maggiore azionista di Commerzbank, superando lo Stato tedesco.

Ricordiamo che nel 2008, dopo il fallimento dell’acquisizione della Dresdner Bank, Commerzbank fu “salvata” e parzialmente nazionalizzata dal governo tedesco. Questo avvenne sotto il motto: “Nel socialismo le banche vengono nazionalizzate e poi falliscono; nel capitalismo è l’opposto.”

A differenza di quanto accaduto con la Lufthansa, dove lo Stato ha potuto rapidamente monetizzare la sua partecipazione post-COVID, il governo tedesco è ancora in attesa di un acquirente per le azioni di Commerzbank. Questo acquirente è finalmente arrivato, ma il governo tedesco non sembra essere soddisfatto. Lavare la pelliccia, sì, ma senza bagnarsi: perché?

La Storia della Repubblica Federale come Maggiore Azionista

La Repubblica Federale, rappresentata dal cancelliere Olaf Scholz, ha reagito con un certo risentimento. Per placare i sindacati, preoccupati per la possibile perdita di posti di lavoro, Scholz ha immediatamente respinto l’acquisizione, definendola una “scalata ostile”.

Qui emerge la contraddizione nella narrativa del cancelliere e della sua SPD: promuovere una maggiore integrazione economica nell’UE e una possibile unione bancaria, ma ritirarsi non appena la situazione diventa concreta.

La reazione di Scholz rispecchia il suo stile di comunicazione, spesso vago e reattivo. Quando si tratta di storytelling, qualsiasi sforzo con Scholz sembra vano: non sembra volere o essere in grado di apprendere.

Ma non è solo una questione di Scholz; anche il Ministero delle Finanze non ha brillato. Avremmo potuto aspettarci di più da Christian Lindner, che avrebbe dovuto comprendere che un investitore strategico come Unicredit avrebbe dovuto pagare un sovrapprezzo per le azioni.

La Storia di Andrea Orcel, CEO di Unicredit

Andrea Orcel, a capo di Unicredit, ha una carriera da investment banker e nel 2007 orchestrò una delle più grandi fusioni bancarie in Europa, l’acquisizione di ABN Amro da parte della Royal Bank of Scotland. Tuttavia, la crisi finanziaria costrinse l’uso di ingenti somme di denaro pubblico per salvare l’operazione, che si rivelò meno brillante del previsto.

Cosa significa tutto ciò per Orcel? Potrebbe desiderare di realizzare una fusione di successo questa volta, non come consulente, ma come CEO di una grande banca. In finanza, un’operazione di riscatto, o “redemption trade”, è quando si cerca di recuperare un precedente investimento perduto. Forse è proprio questo il desiderio di Orcel.

Quale Storia per Bettina Orlopp, Nuova CEO di Commerzbank?

Commerzbank deve decidere quale strada intraprendere: diventare un partner junior di Unicredit o restare una banca autonoma con una partecipazione statale. Bettina Orlopp ha l’opportunità di dare una nuova narrativa alla banca, conoscendola bene e arrivando al momento giusto.

Potrebbe raccontare una storia di Davide contro Golia, oppure posizionarsi come la salvatrice del Mittelstand tedesco, mostrando che si prende cura delle aziende tedesche meglio di una banca italiana.

È cruciale che Commerzbank prenda il controllo della propria narrazione. Altrimenti, saranno altri a raccontarla.


La fusione tra Commerzbank e Unicredit rappresenta un momento cruciale nel settore bancario europeo, e le storie dei protagonisti in gioco possono influenzare significativamente il futuro di queste istituzioni. Come si svilupperanno gli eventi? Solo il tempo lo dirà.

BASF fra Tagli al personale e Dividendi Ridotti: La Nuova Strategia che Preoccupa Investitori e Lavoratori

La più grande azienda chimica d’Europa, BASF, ha annunciato significative modifiche che impatteranno sia i suoi azionisti che i dipendenti. A partire dal 2025, l’azienda prevede di ridurre i dividendi annuali, preparandosi a ulteriori tagli operativi in Germania. Questo è solo l’ultimo passo in una serie di trasformazioni che hanno scosso il colosso chimico tedesco negli ultimi anni. Ne scrive Der Spiegel

Dividendi in calo: Cosa cambia per gli investitori

In occasione del Capital Markets Day, tenutosi giovedì scorso, BASF ha comunicato che i dividendi per azione saranno ridotti a 2,25 euro all’anno per il periodo 2025-2028. Si tratta di un notevole calo rispetto ai 3,40 euro per azione distribuiti nel 2023. Questo taglio rappresenta una brusca inversione di tendenza per l’azienda, che fino ad ora aveva promesso di mantenere i dividendi almeno stabili.

Per gli investitori, questa notizia segna un duro colpo, soprattutto considerando che BASF è una delle aziende di punta del DAX, l’indice delle principali società quotate in borsa in Germania. Il taglio dei dividendi riflette le difficoltà operative e finanziarie che l’azienda sta affrontando a causa dei costi energetici crescenti.

Un gigante del gas al centro delle polemiche

BASF è la società del DAX con il più alto consumo di gas, una risorsa diventata sempre più scarsa e costosa dopo che la Russia ha interrotto le forniture di gas tramite gasdotto verso la Germania. Di conseguenza, l’azienda si è trovata al centro delle discussioni politiche ed economiche legate all’aumento dei prezzi dell’energia e ai timori di una possibile deindustrializzazione del Paese.

Già nel 2022, BASF aveva annunciato piani per ridurre le operazioni nel suo storico sito di Ludwigshafen, dove prevede di chiudere il 10% degli impianti, con una perdita stimata di circa 2500 posti di lavoro.

Competitività e chiusure: Il futuro di Ludwigshafen

Secondo Katja Scharpwinkel, direttrice dello stabilimento di Ludwigshafen, la maggior parte degli impianti è ancora competitiva nei mercati di riferimento. Tuttavia, ci sono alcune linee di produzione che non generano più profitti sufficienti a causa di problemi di competitività o di sottoutilizzo strutturale.

Queste difficoltà hanno portato BASF ad annunciare, lo scorso agosto, la chiusura di ulteriori impianti a Ludwigshafen. Ulteriori misure di razionalizzazione sono attualmente allo studio.

Ristrutturazioni in vista: Il piano di Markus Kamieth

Sotto la guida del nuovo CEO Markus Kamieth, BASF si sta preparando a una più ampia ristrutturazione del gruppo. Il piano prevede la creazione di quattro core business e di quattro divisioni autonome. Le attività principali si concentreranno su prodotti chimici di base e plastiche, settori in cui BASF punta a crescere e fare acquisizioni.

Per quanto riguarda altre aree, come rivestimenti, agrochimica, materiali per batterie e catalizzatori, Kamieth ha dichiarato che BASF perseguirà opzioni di portafoglio attive solo se queste creeranno valore aggiunto per gli azionisti. Questo potrebbe tradursi in cessioni parziali, offerte pubbliche o fusioni.

Nonostante questi piani di trasformazione, l’annuncio non è stato accolto con entusiasmo dai mercati: nella mattinata di giovedì, le azioni di BASF hanno perso circa il 2% del loro valore.

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La reazione dei sindacati: “Strategia troppo unilaterale”

Non mancano le critiche da parte del sindacato IGBCE e del consiglio di fabbrica di BASF, che considerano la nuova strategia aziendale “troppo unilaterale”. Risparmiare sui costi, sostengono, non è sufficiente per garantire un futuro solido all’azienda.

Il presidente del consiglio di fabbrica, Sinischa Horvat, ha espresso preoccupazione per l’impatto dei continui tagli sui lavoratori, affermando che «i numerosi programmi di risparmio fanno sentire i dipendenti di BASF impotenti» e che per loro «è un periodo di grande incertezza».

Al momento, un accordo in vigore fino al 2025 esclude licenziamenti per motivi aziendali nella sede di Ludwigshafen. Tuttavia, il consiglio di fabbrica ha già chiesto un’estensione dell’accordo fino al 2030, e le negoziazioni con il management sono in corso.


Conclusioni

Con i costi energetici in aumento e un contesto economico sfidante, BASF si trova di fronte a un periodo di grandi cambiamenti. Le ristrutturazioni in atto e i tagli previsti segneranno un nuovo capitolo per il gigante chimico tedesco, che dovrà affrontare sfide significative per mantenere la sua posizione di leadership. Tuttavia, queste decisioni stanno creando un clima di incertezza sia per gli azionisti che per i dipendenti, che guardano con preoccupazione al futuro.

Perché Tutti in Germania pagano per la Chiesa (Anche se Non sono Membri)

Molti pensano che solo i membri della Chiesa paghino per il suo mantenimento attraverso la tassa ecclesiastica. Ma in realtà, in 14 Stati federali tedeschi, anche chi non è membro contribuisce al finanziamento delle Chiese cattolica ed evangelica. Questo avviene tramite le cosiddette “prestazioni statali”, una forma di pagamento che risale a quasi 200 anni fa. Ecco perché, anche se non sei iscritto a nessuna Chiesa, il tuo denaro finisce comunque nelle casse religiose. Ne scrive Mdr.de

finanziamento pubblico per la chiesa in germania

2024: Più di 600 Milioni di Euro in Pagamenti Statali

Per l’anno 2024, il totale delle prestazioni statali alle Chiese ammonta a oltre 600 milioni di euro. Secondo i calcoli dell’Unione Umanista, basati sui piani di bilancio degli Stati federali, la cifra precisa è di 618.361.500 euro. Questo significa che, anche con il crescente numero di uscite dalla Chiesa, questi pagamenti continuano a essere effettuati.

Il Contesto Storico: Le Guerre Napoleoniche

Le radici di queste prestazioni risalgono agli inizi del XIX secolo, quando, in seguito alle guerre napoleoniche, le Chiese furono espropriate di molte delle loro proprietà. Queste espropriazioni erano destinate a compensare i principi che avevano perso territori, ma causarono anche significative perdite finanziarie per le Chiese. Per questo, venne introdotto il sistema di prestazioni statali per compensare tali perdite. Claus Dieter Classen, professore di diritto pubblico, spiega che:

“Lo Stato ha assunto la responsabilità di finanziare i pastori e altri servizi, ed è questa la ragione principale per cui oggi esistono queste prestazioni statali.”

I Pagamenti non Dipendono dal Numero di Membri

Le prestazioni statali non sono legate al numero di membri che la Chiesa ha in un determinato Stato federale. Come spiegato dalla Chiesa Evangelica in Germania (EKD), la ragione di questi pagamenti è puramente storica: “Non è il numero di membri a determinare le prestazioni, ma il fatto che lo Stato ha sottratto alla Chiesa molte delle sue proprietà nel corso dello sviluppo storico.”

Chi Paga e Chi No?

Non tutti gli Stati federali sono coinvolti in questi pagamenti. Amburgo e Brema, ad esempio, non pagano nulla, perché non ci furono espropriazioni significative nei loro territori. Tuttavia, altri Stati come la Renania-Palatinato, la Baviera e la Sassonia-Anhalt sono tra i più colpiti, a causa delle numerose espropriazioni avvenute in queste regioni. Ad esempio, la Renania-Palatinato pagherà nel 2024 oltre 67 milioni di euro alle Chiese evangeliche e cattoliche. In Sassonia-Anhalt, il totale è di 43.906.900 euro.

finanziamento pubblico per la chiesa in germania

Abolire le Prestazioni Statali: Una Missione Difficile

La Costituzione tedesca, all’articolo 140, prevede effettivamente la cessazione delle prestazioni statali alle Chiese. Tuttavia, l’implementazione di questa misura è complessa. Nonostante i tentativi del governo federale di introdurre un nuovo disegno di legge per abolire gradualmente i pagamenti, gli Stati federali sono restii. La ragione? Dovrebbero pagare ingenti compensazioni alle Chiese per compensare la perdita di questi fondi. Viktor Heeke, portavoce della Cancelleria di Stato della Turingia, spiega che “Tutti i modelli proposti comportano enormi costi aggiuntivi per gli Stati federali.”

Quanto Costerebbe la Fine di Questi Pagamenti?

Secondo l’Unione Umanista, dal 1949 le Chiese hanno ricevuto circa 21,3 miliardi di euro dagli Stati federali. Per interrompere i pagamenti, sarebbe necessaria una compensazione. Sebbene le cifre precise non siano ancora chiare, si parla di una somma di 10 miliardi di euro o più, il che equivarrebbe a circa 18,6 volte le attuali prestazioni annuali.

Come Vengono Utilizzati i Soldi delle Prestazioni Statali?

Le Chiese utilizzano questi fondi per una vasta gamma di attività. Non solo per funzioni religiose come battesimi, matrimoni o funerali, ma anche per finanziare servizi sociali, sanitari, educativi e culturali destinati a tutti i cittadini, indipendentemente dall’appartenenza religiosa. Secondo una portavoce della Chiesa Evangelica:
“Le prestazioni statali finanziano anche servizi aperti a tutta la società, come attività nel campo sociale, della sanità, del lavoro giovanile e della cultura.”

Conclusione

Anche se non sei membro di una Chiesa, è probabile che una parte delle tue tasse venga comunque utilizzata per sostenere le Chiese cattolica ed evangelica in Germania. Sebbene la Costituzione preveda la fine di questi pagamenti, la loro abolizione è un processo lento e complesso, che richiede soluzioni condivise tra le Chiese e gli Stati federali.

giovedì 26 settembre 2024

Patto Digitale Globale: Il Governo tedesco nella rete dei digitalizzatori della salute

Il 22 settembre, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato un Patto Digitale Globale, un accordo pensato per promuovere il potere delle grandi aziende tecnologiche, imponendo una rete digitale globale. Questo patto, inserito nel contesto del Patto per il Futuro, ha suscitato molte preoccupazioni riguardo al ruolo dei governi, inclusa la Germania, nel facilitare questo processo. Dall’analisi delle risposte evasive del governo federale tedesco, emergono legami con una fitta rete di influenzatori che stanno spingendo per la digitalizzazione del settore sanitario, coinvolgendo sia l’attuale che il precedente governo. Ne scrive il grande giornalista e saggista tedesco Norbert Haering

controllo digitale

Un Patto per il Controllo Globale

Il Global Digital Compact, redatto apparentemente sotto la guida delle grandi aziende tecnologiche, sembra servire più i loro interessi che quelli dei cittadini. La Germania, che ha co-organizzato questo vertice insieme alla Namibia, si è spesa attivamente per la sua adozione, ma molte delle consultazioni sono avvenute senza un adeguato coinvolgimento dei parlamenti.

Secondo un rapporto governativo per gli anni 2022 e 2023, la Germania ha sostenuto finanziariamente il processo di creazione del patto e ne ha supervisionato i lavori, coinvolgendo attori economici, scientifici e della società civile. Tuttavia, su richiesta di dettagli precisi da parte di Eugen Schmidt, deputato dell’AfD, il Ministero degli Esteri ha evitato di fornire risposte concrete sui principali promotori del patto, sollevando ulteriori sospetti sul coinvolgimento di potenti lobby.

La Rete Globale della Salute Digitale

Una delle figure centrali in questo processo è Amandeep Singh Gill, inviato speciale per la tecnologia del Segretario Generale dell’ONU, precedentemente fondatore e direttore di I-DAIR (International Digital Health and AI Research Collaborative). I-DAIR, oggi noto come Health AI, è strettamente legato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed è finanziato da potenti enti come il Wellcome Trust e la Fondazione Botnar.

Il coinvolgimento di Gill e della sua organizzazione ha radici in raccomandazioni del Gruppo di alto livello per la cooperazione digitale dell’ONU, copresieduto da Melinda Gates e Jack Ma, che hanno promosso modelli di cooperazione per sfruttare i dati digitali per il bene comune e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Non sorprende che I-DAIR collabori strettamente con organizzazioni come la London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM), anch’essa supportata da Wellcome Trust e dalla Bill & Melinda Gates Foundation.

fascicolo sanitario elettronico

La Salute come Campo di Battaglia Digitale

Il coinvolgimento delle istituzioni accademiche e di ricerca con organizzazioni come I-DAIR è particolarmente rilevante. La LSHTM è diretta da figure come Peter Piot, noto per il suo ruolo di consulente COVID-19 della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la cui gestione dei contratti vaccinali con Pfizer ha suscitato molte controversie.

La digitalizzazione della salute sembra quindi essere un campo di battaglia tra interessi pubblici e privati, dove i giganti della tecnologia e le grandi aziende farmaceutiche, come Moderna e GlaxoSmithKline, giocano un ruolo di primo piano. Non è un caso che Heidi Larson, moglie di Piot e direttrice del Vaccine Confidence Project, abbia stretto legami con molte di queste organizzazioni e sia direttamente coinvolta nel progetto Global Listening finanziato dalle stesse fondazioni e aziende.

controllo digitale

Il Ruolo del Governo Federale Tedesco

Il Global Health Hub Germany, fondato dal Ministero della Salute federale nel 2019, rappresenta un ulteriore tassello in questa rete di influenza. Nonostante l’apparente indipendenza di questo hub, la sua stretta collaborazione con enti come I-DAIR e la sua adesione alla retorica del World Economic Forum sulla “Quarta Rivoluzione Industriale” suggeriscono un orientamento chiaramente favorevole alla digitalizzazione forzata del settore sanitario.

È interessante notare che molte delle figure chiave legate a questo processo, come l’attuale ministro della salute Karl Lauterbach e l’ex ministro Jens Spahn, appartengono a partiti politici differenti, ma hanno entrambi spinto con forza per la digitalizzazione del sistema sanitario. Questo fa emergere una realtà in cui l’appartenenza politica sembra irrilevante di fronte a interessi globali che mirano a integrare il settore sanitario in una rete digitale controllata da grandi corporazioni.

controllo digitale nella sanità

Riepilogo

Il Patto Digitale Globale, sostenuto dal governo tedesco, non è solo un’iniziativa per migliorare l’accesso alla tecnologia, ma sembra piuttosto un progetto coordinato da potenti gruppi privati che cercano di plasmare il futuro della sanità globale attraverso la digitalizzazione. La stretta collaborazione tra organizzazioni come I-DAIR, LSHTM e il World Economic Forum, insieme ai finanziamenti provenienti da enti come la Gates Foundation e Wellcome Trust, solleva legittime preoccupazioni riguardo al reale scopo di questa digitalizzazione forzata.

Conclusione

Seguendo questa complessa rete di influenze e interessi, diventa chiaro perché il governo federale tedesco stia spingendo così tanto per la digitalizzazione del settore sanitario, nonostante le resistenze di medici, farmacisti e pazienti. Gli interessi globali delle grandi aziende tecnologiche e farmaceutiche sembrano avere la priorità rispetto alle preoccupazioni locali e nazionali. Con l’influenza dominante degli Stati Uniti e delle loro aziende, e con la crescente competizione con la Cina nel settore digitale, la Germania si trova a giocare un ruolo chiave in un processo che potrebbe trasformare profondamente il modo in cui la sanità viene gestita a livello mondiale.


I Confini della Povertà in Germania: da questo stipendio netto in Germania si viene considerati poveri

In Germania, chi guadagna meno del 60% del reddito medio netto è considerato “povero”. Questa definizione, che può sorprendere molti, riguarda un numero crescente di persone, tra cui studenti e pensionati. Scopriamo insieme come si determina la soglia di povertà e perché riguarda così tante persone nel Paese. Ne scrive ruhr24.de

Reddito Netto e Povertà: Dove si Colloca il Confine?

Secondo l’Ufficio Statistico Federale, in Germania una persona è considerata a rischio di povertà se il suo reddito netto è inferiore al 60% del reddito mediano della popolazione. Secondo la definizione dell’Unione Europea, questo significa che nel 2021, per una persona che vive da sola, il reddito annuale netto doveva essere inferiore a 15.000 euro, ovvero circa 1.250 euro al mese.

cuoco in germania

La Povertà Relativa: Non Solo Una Questione di Sopravvivenza

La povertà in Germania non si misura solo in termini di necessità di base, come può accadere in molti Paesi in via di sviluppo. Qui si parla di “povertà relativa”, che si riferisce al reddito di una persona rispetto alla media nazionale. Questo tipo di povertà non comporta necessariamente l’impossibilità di coprire i bisogni fondamentali, ma piuttosto di mantenere uno standard di vita accettabile e partecipare pienamente alla società.

Studenti e Pensionati: Le Fasce Più Colpite

La soglia di povertà relativa coinvolge circa il 14,7% della popolazione in Germania. Tuttavia, gli anziani e i pensionati sono particolarmente colpiti. Il tasso di rischio di povertà per le persone dai 65 anni in su è del 18,3%, mentre per chi ha superato i 75 anni questa percentuale arriva al 17,9%.

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Uno dei principali motivi dietro l’aumento della povertà tra gli anziani è la bassa pensione che molti ricevono. Spesso, un reddito inferiore a 1.250 euro al mese non basta per mantenere lo stesso standard di vita di un tempo, soprattutto in un contesto di costo della vita crescente.

Le Donne Sono Più a Rischio di Povertà

Le donne, in Germania, sono più esposte al rischio di povertà rispetto agli uomini. Il tasso di povertà per le donne è del 15,4%, rispetto al 13,9% per gli uomini. Questa differenza si accentua con l’età: per le donne oltre i 65 anni, il rischio di povertà sale al 20,3%, mentre per gli uomini si ferma al 15,9%. Tra le donne che hanno superato i 75 anni, la percentuale di quelle a rischio povertà è del 20,6%.

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Perché Le Donne Sono Più Vulnerabili?

Questa disparità di genere è spesso legata a fattori legati al mondo del lavoro. Le donne, specialmente a partire dai 30 anni, tendono a lavorare meno o a guadagnare meno rispetto agli uomini. Ciò si riflette direttamente nei loro diritti pensionistici, contribuendo a rendere più grave il problema della povertà tra le donne in età avanzata.

Povertà Relativa: Non Una Questione da Sottovalutare

Nonostante non si tratti di “povertà assoluta” come nei Paesi in via di sviluppo, la povertà relativa in Germania ha comunque effetti significativi. Chi vive con meno di 1.250 euro al mese spesso fatica a partecipare alla vita sociale o a gestire spese impreviste. Questo fenomeno colpisce una fetta crescente della popolazione, in particolare le persone anziane.

In futuro, si stima che circa nove milioni di lavoratori a tempo pieno in Germania potrebbero affrontare difficoltà economiche una volta andati in pensione, delineando uno scenario preoccupante per le prossime generazioni.

Conclusione: Un Problema Silenzioso in Crescita

La povertà relativa in Germania è una realtà che colpisce in particolare i più vulnerabili: studenti, pensionati e soprattutto donne. Anche se non si tratta di una povertà di sussistenza, le difficoltà economiche che ne derivano influenzano il tenore di vita e la partecipazione alla società, creando disuguaglianze che non possono essere ignorate.

I cambiamenti demografici e le tendenze economiche indicano che questo problema potrebbe aggravarsi in futuro, mettendo ulteriormente a rischio il benessere di milioni di persone.

Trasferirsi in Germania: Opportunità e Sfide

La decisione di trasferirsi in un altro paese è sempre un passo significativo, e per molti, la Germania rappresenta una meta ambita per le sue opportunità lavorative e il suo elevato standard di vita. Tuttavia, è essenziale comprendere che questo cambiamento comporta sia vantaggi che sfide. In questo articolo, esploreremo i principali aspetti da considerare prima di fare il grande passo, affinché tu possa essere preparato e informato.

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È la Scelta Giusta per Te?

La prima domanda da porsi è: “Trasferirsi in Germania è la scelta giusta per me?” Mentre la Germania offre una vasta gamma di opportunità, è importante considerare anche i costi, non solo economici ma anche emotivi. Spesso, ci si concentra sulle possibilità di carriera e sui compensi, trascurando l’impatto psicologico e l’adattamento che un trasferimento comporta.

Riconoscere i Costi Emotivi

Molti tendono a sottovalutare la nostalgia e la difficoltà di lasciare le proprie abitudini quotidiane, come passare del tempo con amici e familiari. È fondamentale riconoscere che l’abbandono di routine familiari può portare a sentimenti di isolamento e disorientamento. Prima di trasferirti, rifletti su quali aspetti della tua vita in Italia potrebbero mancarti e preparati mentalmente a questa transizione.

Preparazione: Documenti Necessari

Un elemento cruciale per un trasferimento di successo è la preparazione. Prima di partire, è essenziale raccogliere e organizzare tutta la documentazione necessaria. Ecco un elenco di documenti che dovresti considerare di portare con te:

  1. Carta d’Identità: Fino a quando non ti iscrivi all’AIRE, sarà necessario tornare in Italia per rinnovarla.
  2. Tessera Sanitaria: Ti garantirà assistenza sanitaria per i primi tre mesi in Germania.
  3. Certificato di Matrimonio Internazionale e Stato di Famiglia: Utili per la registrazione della famiglia in Germania.
  4. Attestato di Rischio Internazionale: Necessario per le assicurazioni auto in Germania.
  5. Titoli di Studio e Certificati Professionali: Raccogli tutti i documenti che attestano le tue competenze, utili per la ricerca di lavoro.
  6. Documentazione Sanitaria: Riporta eventuali patologie e farmaci che stai assumendo.

Evitare Errori Comuni

Un errore comune è non essere sufficientemente preparati, come non portare documenti fondamentali. Ciò può comportare perdite di tempo e costi aggiuntivi. Assicurati di avere un elenco di tutto ciò di cui hai bisogno e di organizzare i documenti in una cartella accessibile.

Importanza della Lingua

La lingua è un aspetto chiave per l’integrazione. Solo il 13,7% della popolazione italiana parla un inglese sufficiente e una percentuale ancora più bassa conosce il tedesco. Investire tempo nell’apprendimento del tedesco prima di partire ti darà un vantaggio notevole. Esplora corsi online, applicazioni come Babbel o corsi privati per acquisire le basi prima di arrivare.

Rete di Supporto

Non dimenticare l’importanza di avere una rete di supporto, sia in Italia che in Germania. Avere amici o familiari che possono offrire consigli e assistenza durante il processo di adattamento può fare la differenza. Se hai già conoscenti in Germania, contattali prima di partire per avere informazioni utili su come integrarti.

Opportunità di Lavoro e Scelte Consapevoli

Quando si cerca lavoro, è consigliabile essere cauti riguardo alle offerte che includono vitto e alloggio. Sebbene queste possano sembrare allettanti, possono anche limitarti nella ricerca di un lavoro migliore e più gratificante. Considera l’idea di cercare una stanza in un appartamento condiviso per avere maggiore libertà nella tua ricerca professionale.

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Conclusione: Preparati e Sii Realistico

In conclusione, trasferirsi in Germania può rappresentare un’opportunità incredibile, ma richiede una preparazione adeguata e una valutazione realistica delle proprie capacità e delle sfide che si possono presentare. Fai una lista dei documenti necessari, investi nell’apprendimento della lingua e, soprattutto, sii consapevole dei costi emotivi del trasferimento.

Se hai trovato utile questo articolo, ti invitiamo a condividerlo con amici o familiari che stanno considerando un simile passo. E se hai esperienze o suggerimenti personali, non esitare a condividerli nei commenti. Preparati al meglio e buona fortuna nel tuo viaggio verso la Germania!