domenica 7 febbraio 2021

Dalla Germania ci fanno sapere che il debito italiano acquistato dalla BCE non può essere cancellato

Pochi giorni dopo l'appello lanciato da Piketty ed altri importanti economisti europei in favore della cancellazione del debito pubblico acquistato dalla BCE e depositato presso le banche centrali dell'eurosistema, dalla Germania, economisti e politici ci fanno sapere che non si può fare. Anche il Bundestag avrebbe analizzato la situazione debitoria italiana giungendo ad una conclusione per niente inattesa: Nein! Ne scrive Handelsblatt.de


(...) Questa politica ha portato molte critiche alla BCE e le è costata una calo in termini di fiducia. Soprattutto in Germania, i critici accusano la banca centrale di essersi adoperata per finanziare in maniera diretta i governi, pratica che sarebbe proibita. La BCE tuttavia respinge l'accusa. Sostiene che con la sua politica si sarebbe limitata a garantire il funzionamento della politica monetaria.

Rapporto interno del Bundestag: la cancellazione del debito è vietata dai trattati europei

Dopo che i rappresentanti dell'UE e della BCE hanno iniziato a seguire il dibattito sulla cancellazione del debito con un certo scetticismo e distacco, il dibattito nel corso dei mesi per loro si è fatto sempre piu' spiacevole.

Il capo economista della BCE, Philip Lane, solo pochi giorni fa si è sentito in dovere di ribadire che la BCE non è autorizzata a cancellare il debito. "Non ci è permesso. I trattati non permettono la cancellazione del debito degli Stati", ha detto Lane.


Questo è anche quanto emerge da un rapporto interno del Bundestag, a disposizione di Handelsblatt, che analizza il debito pubblico italiano e il dibattito su di una cancellazione del debito del paese.

"Se la BCE prima acquista i titoli di stato allo scopo di ripristinare il funzionamento della politica monetaria dell'eurozona, e in seguito invece viene proposto un taglio del debito, tale cancellazione del debito da parte della BCE è incompatibile con il divieto di finanziamento monetario degli stati", afferma il rapporto.

Questo perché con una cancellazione volontaria del debito, la BCE contribuirebbe alla riduzione del deficit dei paesi dell'eurozona e quindi "direttamente e indipendentemente dai mercati finanziari, contribuirebbe a finanziare il deficit pubblico di uno stato membro".

La BCE inoltre con l'acquisito dei titoli di stato vanta dei crediti in termini di interessi sui titoli di Stato. Se semplicemente vi rinunciasse, "contraddirebbe la promessa della BCE di condurre delle transazioni secondo le abituali pratiche di mercato".

Segnale politico fatale

Ma al di là del divieto legale, gli esperti soprattutto mettono in guardia dalle conseguenze politiche ed economiche che un tale taglio del debito avrebbe. La riduzione del debito ridurrebbe la pressione sui governi a fare le riforme, come ad esempio quello italiano. La mossa farebbe più male che bene, dice l'economista Lars Feld.




L'economista Gabriel Felbermayr avverte anche che un taglio del debito potrebbe alimentare il rischio inflazione. Questa decisione potrebbe dare l'impressione che la BCE sta semplicemente stampando più denaro per finanziare i debiti degli stati.

Ma anche il segnale politico lanciato in Europa sarebbe fatale. Anche i politici di sinistra, infatti, temono che la cancellazione del debito pubblico alimenterebbe il solito dibattito sui trasferimenti: "i tedeschi stanno finanziando i pigri del sud-Europa".

È sicuramente vero che la banca centrale sta comprando titoli di stato di tutti i paesi dell'euro, compresa la Germania. Anche la Germania quindi beneficerebbe di un taglio del debito.

Ma la BCE proporzionalmente ha comprato più titoli di stato italiani che tedeschi, deviando quindi dalla sua regola originale. E questo potrebbe dare l'impressione che si tratta principalmente di un taglio del debito a favore dell'Europa del Sud e a scapito dell'Europa del Nord.

Non è nemmeno chiaro in che modo gli investitori finanziari internazionali potrebbero valutare un passo così radicale. Da un lato, dopo una tale cancellazione, le finanze pubbliche dei paesi dell'eurozona sarebbero di nuovo in una condizione più sana.

I titoli di stato in euro, tuttavia, non potrebbero più essere considerati come sicuri, perché gli investitori avrebbero paura di poter essere colpiti dal prossimo taglio del debito. I tassi d'interesse per i paesi dell'eurozona, come conseguenza, aumenterebbero bruscamente oppure potrebbe esserci una mancanza di acquirenti. I paesi dell'eurozona allora rischierebbero la bancarotta, e l'euro come moneta unica sarebbe probabilmente storia.

Per tutte queste ragioni, non c'è da meravigliarsi se la BCE intende bloccare sul nascere tutte le discussioni sulla cancellazione del debito. "Il dibattito", ha scritto il membro tedesco del comitato esecutivo della BCE Isabel Schnabel, "è dannoso e dovrebbe essere fermato".

venerdì 5 febbraio 2021

"In Italia non sanno nemmeno cosa fare con i nostri miliardi di euro!"

"Draghi, l'uomo che ci ha portato alla politica completamente errata della BCE, responsabile per l'eccesso di denaro incontrollato nell'Eurozona, dovrebbe essere proprio lui il grande salvatore dell'Italia? È uno scherzo, anche se molto brutto, del quale i tedeschi, che in misura considerevole saranno chiamati a pagare il conto, alla fine non potranno ridere". Jörg Hubert Meuthen di AfD commenta cosi' l'arrivo di Draghi alla presidenza del consiglio, da FB


(...) Il Ministro delle finanze tedesco nonché candidato alla Cancelleria della SPD, Olaf Scholz, vede la situazione in maniera molto diversa. All'inizio aveva lodato il piano di salvataggio anti-Corona come un "bazooka con molta forza" e ancora a gennaio sosteneva in tutta serietà: "La forte risposta fiscale, il bazooka, ha davvero funzionato".

Il bazooka, in effetti, caricato con i soldi dei contribuenti tedeschi ha mostrato tutto il suo effetto, ma non in Germania, bensì in Italia - il paese che trarrà il maggiore beneficio dai miliardi di aiuti dell'UE per il post-Corona.

Come promemoria, questi miliardi di aiuti anti-Corona dell'UE sono il risultato di un'idea di Merkel e di Macron per creare un "fondo per la ricostruzione" (la scelta delle parole è volutamente fuorviante, come a voler suggerire che mezza Europa giace a terra, distrutta dalla guerra!) per un importo di 500 miliardi di euro, a cui la signora Von der Leyen, con una certa presunzione, ha voluto aggiungere altri 250 miliardi - si badi bene, NON si tratta di denaro già disponibile, ma di denaro per la cui raccolta l'UE sta cominciando a indebitarsi in violazione dei trattati e per il quale alla fine a pagare saranno i nordeuropei. 

Nel complesso questo "favoloso" fondo porterà ad un trasferimento di ricchezza al di fuori dalla Germania per oltre 130 miliardi di euro - ne avevo parlato la scorsa estate.

Trasferimento di ricchezza fuori dalla Germania - verso l'Italia, ad esempio, dove è noto che i cittadini hanno una ricchezza mediana significativamente superiore rispetto a quella della Germania. 

Nel frattempo, ovviamente in Italia non sanno cosa fare con i miliardi e i miliardi di euro degli aiuti. Recentemente ho riportato l'assurdità secondo la quale i proprietari di casa in Italia stanno incassando un cosiddetto "super bonus" per installare un nuovo sistema di riscaldamento - un bonus che è effettivamente così super che uno non solo ottiene il sistema di riscaldamento COMPLETAMENTE pagato dallo stato italiano (cioè in ultima analisi in misura considerevole dal contribuente tedesco!), ma anche il 10% in più come REGALO. Che orgia insensata di spesa a scapito dei nordeuropei e soprattutto della Germania, ma è proprio così che va la "solidarietà europea" nel 16° anno di governo Merkel!

Ma poiché anche un tale regalo è ovviamente lontano dall'essere sufficiente per sperperare tutto il denaro (di cui gli imprenditori tedeschi avrebbero disperatamente bisogno), ora ci si affida (cioè dopo la caduta del governo italiano) al grande maestro dell'indebitamento, cioè all'ex capo della BCE Mario Draghi.

Dato che il governo precedente non è riuscito a mettersi d'accordo su come spendere tutti quei soldi europei, sarà proprio Draghi ora a formare un nuovo governo per poi far felici gli italiani con tutti quei miliardi.

Proprio l'uomo che ci ha portato alla politica completamente errata della BCE, responsabile per l'eccesso di denaro incontrollato nell'Eurozona, dovrebbe essere lui il grande salvatore dell'Italia?

È uno scherzo, anche se molto brutto, del quale i tedeschi, che in misura considerevole saranno chiamati a pagare il conto, all fine non potranno ridere. 

È ora di tornare a una politica finanziaria ed economica sana. È ora di smettere di sprecare i soldi dei contribuenti tedeschi in spese insensate in Europa. È il momento di AfD. 


giovedì 4 febbraio 2021

10 anni di attacchi a Mario Draghi dalla stampa tedesca

E' arrivato il momento del governo del Drago, e non è difficile ipotizzare quali siano i poteri e gli interessi dietro questa manovra politica. Questo blog tuttavia oggi propone una rapida carrellata su quasi 10 anni di attacchi da parte della stampa tedesca nei confronti dell'italiano Mario Draghi. Anche se la politica monetaria di Madame Lagarde è addirittura piu' espansiva di quella del predecessore, a lei la stampa che conta ha riservato un trattamento molto piu' rispettoso, segno evidente che gli attacchi a Draghi andavano ben oltre la politica monetaria e si appoggiavano invece sul solito cliché dell'italiano inaffidabile e spendaccione. C'è una parte molto ampia del paese, tuttavia, che investendo in immobili ed azioni, grazie alla liquidità illimitata della BCE e i tassi a zero, negli ultimi 10 anni è riuscita ad arricchirsi, eppure su buona parte della stampa ancora oggi prevale la narrazione dell'esproprio ai danni del laborioso risparmiatore tedesco. Dalla stampa tedesca, 16 articoli a partire dal 2012



Thomas Fricke - Perché i tedeschi dovrebbero solo ringraziare l'italiano Mario Draghi


"Il becchino del risparmiatore tedesco"

martedì 2 febbraio 2021

Quanto bisogna guadagnare in Germania per essere considerati ceto medio?

Dove inizia il ceto medio e quanto bisogna guadagnare in Germania per poterne fare parte? La distribuzione della ricchezza e dei redditi in Germania è cosi' polarizzata che quando si parla di ceto medio, in realtà ci si riferisce alla parte piu' ricca e tuttavia minoritaria del paese. Una riflessione molto interessante del grande Norbert Häring, commentatore e giornalista su Handelsblatt


Quella comunemente definita come classe media in realtà è già classe abbiente

Le persone di solito hanno un'idea completamente distorta di quanto poco guadagni e possegga il cittadino medio. Coloro che in realtà fanno parte della classe piu' abbiente, continuano invece a considerarsi parte della classe media. La politica per la cosiddetta classe media si è rapidamente trasformata in un sostengno alle élite.

A differenza degli Stati Uniti, ad esempio, essere ricchi in Germania è ancora considerato piuttosto imbarazzante e disdicevole. Tutti vorrebbero appartenere alla classe media, non solo i multimilionari come Friedrich Merz (CDU) o i redditi elevati come il ministro delle finanze Olaf Scholz (SPD).

Se si chiede ai tedeschi quale sia il confine per poter essere considerati ricchi, il limite inferiore di solito viene fissato intorno ad un reddito tra i 7.000 e i 10.000 euro netti al mese, riferisce su Handelsblatt Judith Niehues, responsabile per lo sviluppo del metodo di ricerca presso l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). Secondo l'esperta, infatti, i tedeschi suppongono che un quinto della popolazione ogni mese guadagni tale somma.

Ma la realtà è ben diversa: in Germania secondo l'IW al massimo è il 3% delle famiglie a disporre di un simile reddito netto mensile. Se si dovesse considerare ricco il 20% delle famiglie tedesche con il reddito piu' alto, allora si sarebbe già ricchi con un reddito netto di poco meno di 3.000 euro mensili.

Se dovessimo applicare lo stesso metro di giudizio, il ministro delle finanze Scholz apparterrebbe senza ombra di dubbio alla cerchia dei ricchi. Il politico della SPD, infatti, recentemente ha scatenato un acceso dibattito dopo aver risposto alla domanda se poteva essere definito "ricco", affermando che guadagnava "abbastanza bene". Ma che comunque non si considera ricco, aveva poi aggiunto il candidato alla Cancelleria della SPD.

Secondo il Ministero federale delle finanze, Scholz come ministro federale prende uno stipendio mensile di circa 15.500 euro, compresi i vari supplementi. Sua moglie, il ministro dell'istruzione del Brandeburgo, Britta Ernst, incassa circa 14.000 euro al mese. Insieme, una coppia senza figli, arrivano così a poco meno di 30.000 euro di guadagno lordo mensile.

Un limite superiore della classe media alquanto generoso

Per l'esperta dello IW Niehues, la fascia superiore della classe media inizia a una volta e mezzo il reddito mensile mediano netto, vale a dire da poco meno di 2.000 euro netti, e si estende fino a due volte e mezzo questo importo: sarebbero all'incirca poco meno di 4.900 euro netti al mese. Per loro, la ricchezza inizia sopra questa soglia. Solo il 3,3% delle famiglie in Germania avrebbe "un reddito elevato", almeno secondo questa definizione - e i coniugi Scholz sono tra questi. Al contrario, il 15% della popolazione appartiene alla classe media superiore, sempre secondo questa definizione.

Stefan Bach, esperto di fisco e di redistribuzione presso l'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), pone ancora più in alto il limite superiore per la classe media. Per lui chi guadagna 60.000 euro netti all'anno, è già un "besserverdiener", vale a dire un passo intermedio sul percorso verso la ricchezza. "Molti al di sopra di questo dato, probabilmente si sentono ancora classe media, non solo il signor Merz", giudica Bach.

Bach traccia la linea di confine della ricchezza laddove inizia il centile superiore in termini di reddito. Per appartenere a questa cerchia, infatti, bisogna guadagnare almeno 160.000 euro lordi all'anno. Sempre secondo questa definizione, Scholz sarebbe tra le persone piu' ricche del paese.

È ancora più difficile fare parte dei ricchi in termini di reddito percepito se si prende come metro di misura l'imposta sulla ricchezza, che come persona singola deve pagare un'aliquota maggiorata del 45% a partire da un reddito imponibile di 265.327 euro lordi. Questa aliquota riguarda infatti 163.000 contribuenti, vale a dire circa lo 0,2% della popolazione. (...)

Ricco con solo una macchina

La ricchezza è distribuita in maniera ancora più ineguale rispetto al reddito. A una maggioranza di non abbienti, infatti, si contrappone una minoranza di persone con delle grandi fortune. Nel mezzo si trova una classe media piuttosto piccola e ricca.

Secondo lo studio condotto in luglio dal Pannello Socio-Economico (SOEP) del DIW, in termini di patrimonio netto, dopo aver dedotto i debiti, per appartenere alla metà più ricca della popolazione è sufficiente un auto nuova di classe media: vale a dire circa 23.000 euro. La metà inferiore della popolazione ha tanti debiti quanti beni possiede, se considerata nel suo insieme.

Con un patrimonio netto di 126.000 euro, cioè circa una casa pagata a metà nella fascia di prezzo piu' bassa, si appartiene al 25 % più ricco della popolazione tedesca. Una casa pagata in questa fascia di prezzo (279.000 euro) è sufficiente per avere un posto fra il 10% più ricco. Con una casa a schiera senza ipoteca in città (438.000 euro), si appartiene già al cinque per cento più ricco. Poi c'è un salto più grande.

I ricchi hanno beni a rendimento più elevato

Gli esempi non sono stati scelti a caso. Per gli strati di reddito più bassi, il mezzo di trasporto è di solito il bene più importante. Nella fascia di reddito piu' alta, dove inizia la ricchezza, i beni consistono principalmente in immobili e nella casa in cui si vivie. Per i più abbienti, inoltre, c'è qualche proprietà data in affitto.

Coloro che invece appartengono all'1% più ricco e soprattutto allo 0,1 % più ricco, posseggono soprattutto beni di natura aziendale.  Per appartenere al primo gruppo menzionato, bisogna avere 1,3 milioni di euro netti; con circa 5,5 milioni di euro invece si appartiene già al millesimo più ricco.

In genere, i beni aziendali danno il rendimento più alto, le auto quello più basso. In uno studio del 2019, Ederer, Mayerhofer e Rehm hanno dimostrato che più alta è la ricchezza dei proprietari, più alto sarà  il rendimento medio dei loro attivi.

Chi diventerà milionario?

Il tipico milionario ha l'aspetto che molti si immaginano: un signore bianco, anziano, di origine tedesca (occidentale) o nelle parole del SOEP: "Hanno più probabilità in media di essere milionari i maschi, con un livello di istruzione superiore alla media, sono mediamente più vecchi del resto della popolazione e hanno un background migratorio inferiore alla media".

I milionari hanno anche, non a sorpresa, un reddito netto molto più alto della media (reddito familiare ponderato) di oltre 7.600 euro netti e risparmiano più della media. Questo è un altro motivo per cui possono accumulare ricchezza aggiuntiva più velocemente rispetto ai non-milionari.

Quando i milionari lavorano, di solito sono lavoratori autonomi, imprenditori, oppure sono in una posizione manageriale o esecutiva simile. Quelli che lavorano, con 47 ore alla settimana, lavorano molto più della media. Il DIW non dice qual'è la percentuale di milionari che lavora.

Se chiedete ai milionari come sono diventati ricchi, il lavoro e l'abilità imprenditoriale sono stati i fattori principali. L'eredità, i doni e la fortuna, d'altra parte, hanno giocato solo un ruolo subordinato, almeno secondo la loro auto-percezione. (...)

Implicazioni per la politica

La tendenza a includere nella classe media persone che possono spendere il triplo dei soldi rispetto alle persone della cosiddetta "classe media inferiore" e la forte distorsione della percezione di ciò che mediamente si guadagna indicano che molto di ciò che viene venduto e percepito come politica per la classe media, in realtà è una politica per una classe superiore. Al contrario, i benefici sociali e le politiche che il pubblico percepisce come benefici per una classe di persone svantaggiate, in realtà sono benefici per la classe media.


La Sonderweg di Berlino

Ancora una volta sulle regole di ingresso in Germania per i viaggiatori provenienti dall'estero, il governo di Berlino si è mosso da solo, come del resto aveva già fatto a marzo 2020 durante la prima ondata di contagi, quando aveva chiuso il confine con la Francia, oppure quando pochi giorni fa ha dichiarato unilateralmente superata la disciplina sul pareggio di bilancio, che ai tempi di Schäuble invece aveva imposto ai paesi del sud-Europa. Una storia interessante fatta di eccezioni e trattamenti speciali, ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

"Ha incontrato una certa incomprensione"

La settimana scorsa, il governo tedesco, come riportano i media, ancora una volta ha deciso di muoversi "da solo" [1] a livello nazionale per imporre delle severe restrizioni agli ingressi nel paese nel tentativo di contrastare la pandemia. I ministri degli interni dell'UE nell'ambito di una videoconferenza congiunta, infatti, non erano riusciti a concordare delle regole comuni. Alla fine della conferenza non era stato ipotizzato alcun rafforzamento dei controlli alle frontiere corrispondente con la "proposta tedesca"; durante la conferenza, infatti, le richieste del Ministro degli Interni Horst Seehofer erano state accolte con una certa "incomprensione" da parte dei suoi omologhi dell'UE. La Commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson, da Bruxelles aveva messo in guardia contro l'adozione di misure troppo drastiche, in quanto queste avrebbero indebolito l'economia e i sistemi sanitari degli stati membri. L'UE ha bisogno di un "approccio equilibrato", aveva detto la Johansson. Seehofer invece subito dopo l'incontro ha annunciato che Berlino avrebbe semplicemente implementato le misure desiderate in maniera autonoma.

"Pericolo per il mercato interno"

La questione controversa non era stata disinnescata nemmeno nell'ambito dell'ultimo vertice straordinario fra i capi di stato e di governo dell'UE del 21 gennaio, vertice indetto per cercare un approccio coordinato alla pandemia fra i paesi UE. [2] Al vertice la Cancelliera tedesca Angela Merkel aveva chiesto un approccio unificato dell'UE nei confronti della seconda ondata pandemica, approccio che dovrebbe includere non solo gli stati dell'Unione europea, ma anche i paesi vicini come la Svizzera. La Commissione UE aveva riferito che l'aumento dei controlli alle frontiere oppure la loro chiusura rappresentavano un "pericolo per il mercato interno europeo". Il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, ad esempio, si era espresso in maniera chiara contro i divieti di viaggio generalizzati. Poco dopo, invece, la Germania ha emesso norme di ingresso più severe per circa due dozzine di paesi, fra questi anche le classiche destinazioni turistiche europee come il Portogallo. [3]

Un affronto agli alleati

I divieti d'ingresso introdotti da Berlino in maniera autonoma a fine mese prevedono dei divieti per le compagnie aeree, per le compagnie ferroviarie, di autobus e di navigazione, divieti che dureranno almeno fino al 17 febbraio. Ad essere particolarmente colpiti sono stati Irlanda e Portogallo, oltre a Gran Bretagna, Sudafrica e Brasile. Inizialmente non dovevano essere previsti controlli alle frontiere, è stato riferito, anche se la Germania "potrebbe essere raggiunta in ogni caso via terra dal Portogallo", dove "è stata comunque ordinata la chiusura della frontiera con la vicina Spagna" a causa del numero particolarmente elevato di contagi. [4] L'obiettivo è quello di prevenire la diffusione nella Repubblica Federale delle recenti mutazioni del virus provenienti dalle "zone di origine della mutazione". Berlino aveva già reso più difficile l'ingresso in Germania dividendo circa 160 paesi in tre gruppi di rischio; i viaggiatori che desiderano entrare nel paese devono ora rispettare dei regolamenti di diversa severità. Al confine ceco-tedesco, ad esempio, sono state segnalate lunghe "code e ingorghi", dato che l'ingresso dalla Repubblica Ceca è possibile solo dietro la presentazione di un test Covid-19 negativo. I Verdi hanno criticato aspramente i divieti d'ingresso imposti unilateralmente dal governo tedesco: la Sonderweg tedesca è un "affronto" ai paesi partner della Repubblica Federale, ha detto Franziska Brantner, politico europeo dei Verdi, chiedendo un compromesso. La chiusura delle frontiere senza un'adeguata consultazione preventiva nella primavera del 2020 aveva portato ad un duro scontro nelle regioni di confine tra Francia e Lussemburgo da una parte e Germania dall'altra [5].

Violazioni dei trattati da parte di Berlino

La Sonderweg tedesca all'interno dell'UE tuttavia non rappresenta una eccezione. Secondo l'ultimo rapporto di fine anno, la Commissione UE nel solo settore ambientale starebbe portando avanti 14 procedure di infrazione contro la Germania. Fra queste ci sono le direttive sul particolato, sugli ossidi di azoto o sulle aree protette, che Berlino ripetutamente non avrebbe applicato "in maniera puntuale e corretta", è scritto. [6] Una procedura riguardante una direttiva UE sul Nichel, con lo scopo di proteggere le acque sotterranee dall'inquinamento agricolo è stata recentemente sospesa in quanto Berlino alla fine ha deciso di rendere un po' più severe le norme nazionali dopo una "lunga disputa e grandi pressioni da parte dell'UE". C'è un'altra causa europea a minacciare la Germania nel settore dell'energia. Secondo un rapporto, infatti, l'avvocato generale della Corte di giustizia europea presume che "la Germania non stia rispettando il diritto europeo nell'ambito del mercato dell'energia"; "dopo anni di controversie" ora ci sarà un procedimento. [7] La disputa sui regolamenti UE che dovrebbero garantire "prezzi bassi e più concorrenza" va avanti dal 2015, è scritto nel rapporto. Bruxelles spinge in favore di una maggiore indipendenza dell'Agenzia federale per la gestione delle reti e per un periodo di attesa più lungo per i dirigenti degli operatori elettrici.

81 Procedimenti UE contro Berlino

L'anno scorso ci sarebbero state in totale 81 procedure di infrazione europee pendenti contro la Repubblica federale, cinque in più rispetto al 2019. [8] I Verdi riferiscono che è "imbarazzante" il modo in cui Berlino "oggi disattenda ancora di più i requisiti fissati dall'UE all'inizio della presidenza del Consiglio, rispetto a quanto non facesse un anno fa". Con ben 19 procedure aperte, ad essere particolarmente interessata c'è l'area di responsabilità del Ministero federale dei trasporti guidato dalla CSU, sul quale la lobby dell'industria automobilistica tedesca da sempre esercitato una pressione massiccia. Oltre alla battaglia sui livelli di particolato, le contestazioni riguardano "la sicurezza ferroviaria, i regolamenti per le navi, oppure l'integrazione europea del trasporto ferroviario". Insieme a Spagna e Italia, la Germania era nel gruppo di paesi UE contro i quali Bruxelles aveva aperto il maggior numero di procedure per una attuazione impropria delle direttive UE, è scritto. Oltre ad una attuazione lassista degli standard minimi UE sulla protezione ambientale, la Commissione europea ha avuto da obiettare anche sui regolamenti tedeschi in materia di "prevenzione di gravi incidenti con sostanze pericolose", sulla "sicurezza delle forniture di gas naturale" e sulla protezione dei dati.

Due pesi e due misure

Se necessario Berlino si prende anche la libertà di mettere in discussione le regole di bilancio basilari che essa stessa aveva imposto in tutta l'UE, nonostante la forte resistenza. Questo è il caso, ad esempio, dello "Schuldenbremse" (pareggio di bilancio) che l'allora Ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble aveva imposto a tutta l'area dell'euro dopo lo scoppio della crisi della moneta unica; nel corso degli anni, infatti, ha avuto un ruolo chiave nell'esacerbare la crisi economica nei paesi periferici del sud - e nell'allargare il divario socio-economico tra il centro tedesco e i paesi in crisi dell'eurozona. All'epoca Schäuble sosteneva che tutti gli stati membri dell'eurozona avrebbero dovuto impegnarsi per introdurre lo Schuldenbremse, altrimenti l'euro non sarebbe mai stato una moneta stabile. [9] Quasi dieci anni dopo, la crisi economica attuale nella Repubblica Federale ha portato a rimettere in discussione l'allentamento di quello stesso Schuldenmbremse che Berlino aveva imposto all'eurozona, in una delle peggiori recessioni del dopoguerra. A fine gennaio, Helge Braun, capo dell'ufficio della Cancellieria, scriveva infatti che è necessario modificare la Legge Costituzionale per sospendere il "freno all'indiebitmanto", in quanto  "nei prossimi anni sarà impossibile rispettarlo, anche con una disciplina di spesa altrimenti rigorosa". [10] La "strategia di recupero dell'economia tedesca" dovrebbe essere combinata con una modifica alla Legge fondamentale. La modifica temporanea dello Schuldenmrbemse, che finora è stato disapplicato in via temporanea per il 2020 e il 2021, potrebbe essere resa permanente; e questa modifica richiederebbe una "decisione strategica sulla ripresa dell'economia". Ed è esattamente quello che il governo tedesco aveva costantemente proibito agli stati dell'Europa del sud che all'epoca si trovano in profonda crisi.


[1] Detlef Drewes: Deutschland verhängt Einreisebeschränkungen im Alleingang. augsburger-allgemeine.de 28.01.2021.

[2] Stephan Ueberbach: Die EU zwischen Hoffen und Bangen. tagesschau.de 21.01.2021.

[3], [4] Einreisesperre - auch für EU-Länder. tagesschau.de 30.01.2021.

[5] S. dazu Bleibende Schäden (I).

[6] 14 Verfahren gegen Deutschland im Umweltbereich. handelsblatt.de 31.12.2020.

[7] Verstoß gegen EU-Regeln? Deutschland droht Gerichtsprozess. spiegel.de 14.01.2021.

[8] EU-Kommission mit 81 Vertragsverletzungsverfahren gegen Deutschland. oldenburger-onlinezeitung.de 11.07.2020.

[9] Schäuble fordert europaweite Schuldenbremse. handelsblatt.de 23.11.2011.

[10] Braun will Schuldenbremse aussetzen. tagesschau.de 26.01.2021.

 



domenica 31 gennaio 2021

I minijobber come d'autunno sugli alberi le foglie

I minijobber nel settore della gastronomia e dell'ospitalità sono stati fra i primi a perdere il lavoro e soprattutto non hanno diritto né alla cassa integrazione né alla disoccuppazione, in pratica lavoro nero legalizzato, e per questo rischiano di finire subito in Hartz IV. Un articolo della DGB (confederazione sindacale tedesca) ci spiega perchè i minijob non sono la soluzione, anzi sono parte del problema.

La pandemia da Coronavirus è iniziata circa un anno fa. Fino alla sua esplosione la Bassa Sassonia per oltre un decennio aveva assistito ad una forte crescita dell'occupazione. Con il virus e con la conseguente recessione, questa fase, almeno per il momento, è terminata. Rispetto all'anno precedente, infatti, c'è stato un aumento significativo della disoccupazione. Persistono grandi incertezze.

La cassa integrazione ha salvato molti posti di lavoro

In considerazione di questa eccezionale situazione economica, tuttavia, la perdita in termini di posti di lavoro fino ad oggi è stata tutto sommato moderata. La cassa integrazione (Kurzarbeitesgeldes) ha alleggerito il peso che grava sulle aziende e ha salvato molti posti di lavoro.

I minijobber sono stati i veri perdenti sul mercato del lavoro

L'impatto del Coronavirus tuttavia varia molto a seconda della forma di occupazione. Il numero dei dipendenti soggetti ai contributi sociali nel periodo in questione è perfino aumentato, anche se in misura minima. Fra i mini-jobber invece c'è stata una riduzione molto forte. Il loro numero è diminuito di oltre il 7%. In totale, in Bassa Sassonia sono andati perduti più di 55.000 posti di lavoro. La maggior parte di questi posti di lavoro sono stati persi da dipendenti occupati esclusivamente con un contratto di mini-job. I minijobber sono stati quindi i grandi perdenti sul mercato del lavoro!

Questo risultato non è affatto sorprendente. Un promemoria: i mini-jobs, altrimenti detti impieghi marginali, con un limite di guadagno di 450 euro al mese - sono dei lavori precari. Spesso non sono neanche previsti dei contratti di lavoro, oppure sono solo temporanei. Inoltre, dato che per i mini-jobs non vengono versati i contributi per l'assicurazione contro la disoccupazione, i dipendenti con un mini-job non hanno diritto alla cassa integrazione. E a causa di questi fattori, in una tale situazione di crisi i mini-jobbers possono essere facilmente messi alla porta. E per questa stessa ragione, anche quando si tratta dell'indennità di disoccupazione, restano a mani vuote. Anche questo, infatti, è un beneficio erogato dalla Bundesagentur für Arbeit il cui accesso è precluso ai minijobber.



Ad essere colpite sono soprattutto le donne

C'è un numero particolarmente alto di persone con un'occupazione marginale nei settori attualmente ridimensionati dalla crisi del commercio al dettaglio, della ristorazione e degli eventi. In quei settori, in considerazione dell'ulteriore prolungamento delle chiusure, infatti, c'è il pericolo che la perdita dei mini-jobs continui. E questo potrebbe diventare un problema crescente soprattutto per le donne. Per loro, infatti, i mini-jobs molto spesso sono l'unica fonte di reddito. Molte di loro, infatti, rischiano di finire nella sicurezza sociale di base (Hartz IV).

L'assicurazione sociale obbligatoria deve essere applicata dal primo euro

Ecco perché questo è il momento per impare la giusta lezione. I mini-job hanno bisogno di essere riformati. Chi ha un'occupazione marginale (mini-job) non ha alcuna protezione e finisce senza alcun paracadute direttamente ai margini della società. Per essere garantiti i mini-job dovrebbero essere soggetti ai contributi sociali fin dal primo euro di retribuzione, senza eccezioni. In modo che questo rapporto di lavoro di seconda classe diventi finalmente un ricordo del passato!


venerdì 29 gennaio 2021

Perché i pezzi grossi della CDU ora vorrebbero affondare il pareggio di bilancio

Dopo anni e anni di austerità imposta agli eurodeboli del sud-Europa e dopo aver fatto introdurre il pareggio di bilancio anche nella Costituzione italiana, ora che la Germania si trova in una profonda crisi economica e sociale e a pochi mesi dalle elezioni, i pezzi grossi della CDU si rendono conto che per evitare una batosta elettorale bisogna cambiare musica e narrazione: contrordine sudditi, il pareggio di bilancio è una caxxta pazzesca!  Gabor Steingart su Focus.de commenta la proposta del braccio destro di Merkel, Helge Braun, il quale nei giorni scorsi su Handelsblatt ci aveva spiegato che è arrivato il momento di superare il pareggio di bilancio. Da Focus.de


In ogni produzione cinematografica per le scene piu' pericolose e di azione si ricorre ad una controfigura. Per Angela Merkel, questo ruolo viene svolto dal suo capo ufficio alla Cancelleria. Helge Braun è coraggioso e leale. E come nessun altro conosce a memoria il copione dettato dell'attrice protagonista. Si diverte a prendere i colpi destinati a lei e afferra le schegge che altrimenti volerebbero vicino alle orecchie della Cancelliera.

E questa volta su "Handelsblatt" si è pronunciato in favore di una nuova politica sociale finanziata a debito, il che non significa altro che un allontanamento dalla tradizionale politica fiscale tipica dei partiti borghesi.

Braun propone di finanziare lo stato sociale in maniera sistematica e fino al 2023, non solo con i contributi, ma anche con le entrate fiscali. In questo modo sarà possibile evitare l'aumento dei contributi sociali per i dipendenti e i datori di lavoro.

Questa sovvenzione permanente dello stato sociale da parte delle casse dello stato avrà delle conseguenze sulla politica fiscale, come riferito dalla nostra controfigura. L'ex medico-assistente, che ha scritto la sua tesi di dottorato sulle "palpitazioni cardiache durante un'operazione", scrive infatti su "Handelsblatt":

"Il pareggio di bilancio (Schuldenbremse) nei prossimi anni non potrà essere rispettato, anche nel caso di una disciplina di bilancio estremamente rigorosa. “

"La deviazione da questa regola sul debito non dovrebbe in nessun caso essere legittimata da decisioni individuali singole ai sensi dell'articolo 115 della Legge fondamentale“

"Pertanto in Germania avrebbe senso combinare una strategia per la ripresa economica con un emendamento alla Legge fondamentale che preveda un percorso affidabile per fare nuovo debito su base limitata, almeno nei prossimi anni“

Come promemoria, la regola attuale prevede che il governo federale possa fare nuovo debito solo in misura molto limitata, cioè fino a un massimo dello 0,35% del PIL. Questo limite all'indebitamento già nel 2009 era stato inserito nella Legge fondamentale e può essere revocato solo temporaneamente e in situazioni di emergenza - come durante una pandemia.

Helge Braun e il freno all'indebitamento: CDU e CSU indignati dalla proposta

C'è grande indignazione anche all'interno del partito in merito alla proposta di smantellamento dello Schuldenmbremse. Il nuovo leader della CDU Armin Laschet, infatti, ha espresso un chiaro rifiuto nei confronti di Braun: l'Unione è sempre stata il partito delle finanze pubbliche solide, ha detto il primo ministro del Nord Reno-Westfalia durante la riunione online del gruppo parlamentare della CDU/CSU, riferiscono i partecipanti. E rivolgendosi a Braun:

"Se i membri del governo dovessero trovare necessario cambiare la Legge fondamentale, dovrebbero prima di tutto coordinarsi con il partito e il gruppo parlamentare “

Il leader del gruppo parlamentare dell'Unione Ralph Brinkhaus ha classificato la proposta di Braun come "espressione di una opinione personale".

"Questa non è la mia posizione, non è la posizione dei nostri politici esperti di economia e di bilancio, e non è nemmeno una posizione capace di ottenere la maggioranza nel gruppo parlamentare della CDU/CSU. “

Anche la reazione dei media indica quanto con la sua proposta Braun stia scuotendo l'Unione dalle fondamenta. Una Unione che ancora nel 2019 su Twitter si faceva pubblicità con la seguente frase:



Sulla Neue Zürcher Zeitung, il corrispondente economico da Berlino René Höltschi nota:

"Da un punto di vista economico, la sua proposta è un'idea assurda“

Ulf Poschardt, caporedattore su "Die Welt", nota:

"Il fatto che il ministro alla Cancelleria senza essersi precedentemente consultato possa aver lanciato nello spazio politico questo tema è impensabile. E questo rende sempre piu' chiaro il fatto che la Cancelliera si sta spostando sempre più lontano dal centro politico e verso sinistra“

Sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" il redattore economico Manfred Schäfer scrive:

"Armin Laschet, come nuovo presidente, sta cercando di unire il partito e di contenere Merz. Il fuoco incrociato dall'ufficio della Cancelleria non è di grande aiuto. “

Su "Handelsblatt" il capo della sezione politica Thomas Sigmund commenta cosi':

"Armin Laschet è presidente della CDU solo da una settimana, la Cancelliera gli sta mostrando chi è il cuoco e chi è il cameriere. “

Il vice direttore editoriale dell'ufficio parlamentare della "SZ" Cerstin Gammelin, considera invece il cambiamento di strategia come un avvicinamento ai Verdi:

"I Verdi vogliono in ogni caso aggiungere alla regola sull'austerità già presente in Costituzione, una nuova regola sugli investimenti, per evitare di avere anche in futuro, ponti, amministrazioni e scuole distrutte a causa di un risparmio eccessivo. A ciò si aggiungono anche i vincoli della pandemia. Era abbastanza facile capire che non tutto sarebbe rimasto com'era. E chissà che il dibattito alla fine non serva a far avvicinare i Verdi all'Unione più di quanto si pensava possibile“.

In conclusione: la controfigura ha fatto un ottimo lavoro. Le schegge volano ovunque, ma la protagonista è rimasta illesa.