Telepolis racconta la speranza delle élite tedesche di avere un Presidente francese che finalmente possa governare alla tedesca. Fra i grandi sostenitori di Macron in Germania ovviamente non poteva mancare Daniel Cohn-Bendit, ex leader della sinistra radicale, attualmente al servizio degli interessi delle élite tedesche. Da Telepolis
Formalmente il ballottaggio si tiene solo il 7 maggio. Ma per gli osservatori internazionali le elezioni ci sono già state e ora tutti si chiedono se Macron sarà in grado di applicare le assurdità richieste dalla Germania in materia di politica del lavoro.
"Cosi' bravo come presidente", era il titolo del "Journal Internationale Politik und Gesellschaft", accanto ad un ritratto di Emmanuel Macron, che non a caso sembrava una riedizione giovanile di Sarkozy.
Alla IPG (Internationale Politik und Gesellschaft) non si discute piu' se Macron vincerà o meno il secondo turno contro Le Pen, ormai ci si chiede solo se il nuovo arrivato, senza partiti alleati, nelle elezioni parlamentari riuscirà ad avere una maggioranza in Parlamento. I consiglieri politici sono preoccupati di cosa potrebbe accadere se Macron dovesse governare senza una propria maggioranza:
"Se dovesse mancargli una propria maggioranza parlamentare, ci sarebbero allora 3 opzioni. Primo, uno dei grandi partiti politici potrebbe avviare una coalizione con Macron. Sarebbe una novità per la politica francese, sin dalla fondazione della Quinta Repubblica da parte di Charles de Gaulle. In secondo luogo sarebbe possibile un sostegno alla sua politica senza un accordo di coalizione formale e terzo, come eccezione, la già sperimentata coabitazione, nella quale il Presidente governa con un Primo Ministro sostenuto dai partiti di opposizione. "
Il mito dei partiti inconciliabili in Francia
In questi giorni si è parlato molto della presunta peculiarità francese, e del fatto che non ci sarebbero accordi possibili fra i partiti francesi. Diversi commentatori elettorali non si sono fatti mancare la vuota metafora della Rivoluzione Francese, a cui Macron di fatto dovrebbe dare avvio.
Non sorprende che anche la conservatrice Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS) abbia fatto ricorso a questa formulazione. Cio' che qui viene rivenduto come Rivoluzione Francese è esattamente l'opposto: la Rivoluzione Francese è stata primo di tutto la rivolta del terzo stato, l'emergere di una classe borghese, esattamente l'opposto della piccola mentalità reazionaria prussiana, che in Germania invece si stava facendo largo.
Ogni volta che dei cittadini consapevoli scendono in strada, si torna a parlare della Rivoluzione Francese. Un concetto che dovrebbe significare non aver paura dell'autorità, né in fabbrica, né in ufficio oppure nella società in generale. Quello che invece Macron dovrebbe fare, secondo la KAS, la Bild-Zeitung e compagnia, è proprio lo smantellamento di questa immagine della Rivoluzione Francese.
Dovrebbe finalmente realizzare le riforme nell'interesse dell'economia tedesco-europea, quelle stesse riforme che Hollande e i suoi predecessori non erano riusciti a mettere in pratica. Chi preferisce sottolineare che Macron non appartiene a nessuna delle tradizionali famiglie politiche, allora molto probabilmente si auspica che per lui i tradizionali think-tank del pensiero liberale possano avere piu' rilevanza di quanto potrebbe accadere con un presidente che ha bisogno di ottenere il consenso del suo stesso partito.
Anche il fatto che i partiti in Francia avrebbero un ruolo inconciliabile con gli interessi del capitale, diversamente da quanto accade in Germania, deve essere considerato un mito. Anche in Francia, infatti, dopo le elezioni, Hollande ha continuato ad applicare la politica che fino ad allora era stata portata avanti da Sarkozy e dai conservatori. Tutte le premesse di Hollande di rendere l'UE piu' sociale, sono state disattese.
Non ha cercato di combattere l'austerità tedesca alleandosi con i paesi della periferia europea. Quello che ancora di piu' ci si aspetta da Macron è che governi in nome del liberalismo economico e soprattutto combatta, sia nelle strade che nelle aziende, anche in maniera repressiva, la resistenza opposta dai sindacati di base.
Cohn Bendit e gli interessi dell'Europa tedesca
Fra i sostenitori di Macron della prima ora c'è anche il Verde Daniel Cohn-Bendit, un politico di lungo corso che è riuscito a mantenere su di sé l'aurea della ribellione del 1968. Anche allora si trattava piu' che altro di un mito. Cohn-Bendit è passato rapidamente alla nuova sinistra, trasformando il suo radicalismo anti-stalinista di sinistra in un grande amore per l'occidente.
Ben presto l'occidente si è trasformato nell'UE. E da un paio di decenni Cohn-Bendit puo' essere considerato, nella sua splendida veste verde, come un propagandista degli interessi imperialisti tedeschi. E' accaduto anche martedì sera alla Schaubühne di Berlino dove Cohn-Bendit, insieme a numerosi giornalisti franco-tedeschi, ha discusso delle elezioni francesi e delle loro possibili conseguenze.
La discussione si è sviluppata essenzialmente intorno a Cohn-Bendit, il quale con un discorso altamente emozionale ha spiegato ai presenti perché non avrebbe mai potuto sostenere il candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon.
Dal punto di vista contenutistico tuttavia non è stato molto facile spiegarlo. Alla fine la sinistra francese aveva anche un programma ecologista e si era schierata per un'uscita dal nucleare. Ma secondo Cohn-Bendit, sui temi di politica estera, Mélenchon ha scelto la parte sbagliata: vale a dire quella che si oppone all'Europa tedesca. Anche nel conflitto fra Cina e Tibet, secondo Cohn-Bendit, Mélenchon non si sarebbe schierato dalla parte dell'opposizione tibetana, come invece aveva fatto lui da tempo.
Ma a mettere in agitazione Cohn-Bendit è stato il fatto che Mélenchon nel conflitto in Kosovo sin dall'inizio non ha considerato come illegittima la parte serba e che sempre secondo Mélenchon nel conflitto in Ucraina il cattivo non poteva essere solo Putin. Questo è bastato per far dire a Cohn-Bendit che nemmeno da morto avrebbe potuto sostenere "Melenchon il rosso".
Indipendentemente dal modo in cui si valutano i singoli conflitti, è sorprendente che Cohn-Bendit non abbia alcun problema nel trovarsi alleato con le destre dell'Ucraina o con gli islamisti siriani. Ancora piu' importante, dalla Serbia, al Tibet fino all'Ucraina, Cohn-Bendit sostiene le stesse forze che dal 1945 sono state alleate della Germania, e che ancora oggi lo sono.
Che fra i misfatti di Mélenchon, Cohn-Bendit consideri anche le richieste fatte a Merkel, cio' dovrebbe lasciare davvero senza parole: la Bild Zeitung si complimenta, riferendosi ad un uomo che da giovane era saltato sul carro della sinistra radicale ma che poi è diventato un pastore tedesco.
Un certo risentimento fra Cohn-Bendit e i suoi ascoltatori lo ha causto l'intervento del regista Thomas Ostermeier, che ha avuto il coraggio di esprimere un'opinione diversa da quella di Cohn Bendit, culminata con la domanda: perchè i precari francesi dovrebbero votare il candidato Macron, che ora vorrebbe compiacere la maggioranza dei francesi con quelle stesse imposizioni che in Germania sono note come Hartz IV?.
Cohn Bendit e gli altri giornalisti non si sono stancati di riferire della grande attenzione con cui i media conservatori hanno seguito l'implementazione di queste misure e del fatto che le élite francesi su questo tema possono apprendere molto dalla Germania. Almeno un ascoltatore ha provato a confutare la bugia secondo la quale in Germania all'epoca non ci furono proteste contro le misure Hartz IV. Le proteste di massa durarono piu' di un mese e da questi movimenti, in maniera indiretta, è nata poi la Linke tedesca. Cohn Bendit e gli ossequiosi giornalisti probabilmente non lo sanno.