Intervista molto interessante al Ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz della radio pubblica DLF durante la quale il vice-cancelliere socialdemocratico fa trapelare, senza tuttavia fornire dettagli, che il "recovery fund" di cui si è parlato nell'ultimo consiglio europeo sarà di natura temporanea e sottoposto a delle specifiche condizionalità. Per Scholz prima di mettere sul tavolo dei fondi si dovranno fare dei passi aggiuntivi verso un'ulteriore integrazione europea. Da Deutschlandfunk.de
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(...) Quindi la Germania quanto sarebbe disposta a trasferire in più a Bruxelles?
Scholz: si tratta di un discorso molto concreto che non dobbiamo fare in questa intervista e che ovviamente dovrà essere fatto con coloro che sono coinvolti - penso che questa non sia la sede adatta. Ma abbiamo detto che siamo pronti a pagare di più rispetto al passato, e grazie a Dio a farlo anche all'inizio di questo periodo legislativo. Avrà un senso agire nel modo in cui ci siamo preposti.
Münchenberg: I dati della Commissione europea tuttavia sono già disponibili, lì si parla almeno del 2 % del PIL anziché solo dell'1,2 %. Sarebbe un numero accettabile anche per lei?
Scholz: credo che dobbiamo essere molto chiari sul fatto che attualmente ci troviamo in una fase decisiva. Il punto non è che ora possiamo operare con grandi numeri, ma che prima bisogna definire quello che sarà effettivamente necessario. Come ho detto, non si tratta di definire ora cosa ci sarà nei prossimi sette anni, ma in particolare, come sarà effettivamente possibile raccogliere piu' denaro, almeno nella fase iniziale. Questo è un compito completamente diverso, e quindi si dovrà definire quanto effettivamente sarà necessario e in che modo ciò dovrà essere fatto. Una cosa mi è assolutamente chiara: quello che sta accadendo ora non potrà andare avanti senza una ulteriore integrazione europea. Farci carico di ulteriori compiti senza prima aver sviluppato entrate e forme di finanziamento comuni, senza affrontare il dumping fiscale nell'UE, senza fare in modo che ci siano dei compiti comuni da affrontare insieme, non potrà funzionare.
Dobbiamo spingere in avanti il processo di unificazione e integrazione europea. Solidarietà significa anche che quello che sta accadendo ora, altrimenti non funzionerà, sostanzialmente non è mai stato fatto in nessuna parte del mondo e nella storia. Chi ora non capisce che questo in pratica è il momento in cui l'integrazione europea dovrà compiere un decisivo passo in avanti non sarà in grado di risolvere nessuno dei problemi attuali.
Münchenberg: Herr Scholz, quando afferma che è necessaria una maggiore integrazione europea, significa anche un maggiore controllo, ad esempio, su quello che si dovrà fare con i soldi che l'UE metterà a disposizione nel corso della crisi?
Scholz: Sì, infatti non ha senso mettere sul tavolo grandi somme di denaro senza prima definire a cosa serviranno. Non si tratta di finanziare i bilanci, si tratta di qualcosa di simile a quello che abbiamo appena fatto, ad esempio. Abbiamo dato alla Commissione europea l'opportunità di prendere in prestito fino a 100 miliardi di euro, ad esempio per finanziare il programma di "Kurzarbeit" di breve periodo che abbiamo anche qui in Germania, e che in altri paesi attualmente non sarebbero in grado di finanziare da soli. E dobbiamo essere specifici e precisi come in quel caso, e quindi è probabile che si possano generare somme che sono molto più grandi di quanto è stato discusso in passato, ma forse non sono così alte come quelle impressionanti che ora alcuni stanno sparando un po' a caso.
Münchenberg: C'è anche un altro punto in discussione, queste somme sono sovvenzioni oppure prestiti - qual è la posizione del governo federale?
Scholz: Suppongo che sarà un mix fra le diverse opzioni, ed è chiaro che quello che stiamo facendo ora è garantire che i diversi paesi siano in grado di svolgere i loro compiti per i loro cittadini, come mantenere i posti di lavoro e finanziare le imprese. Ciò farà aumentare il debito pubblico ovunque, anche da noi. Siamo riusciti a ridurre il nostro debito al di sotto del 60 % del PIL, e quindi possiamo far fronte a un aumento al 75 % che al momento è il livello che stiamo prendendo in considerazione, anche al di sotto rispetto all'ultima crisi finanziaria, quando avevamo più dell'80% cento. Altri paesi partono dal 100 % o più di debito, e questa è sicuramete una grande sfida per quei paesi. È quindi importante affrontare il problema generale e tenerlo d'occhio.
Münchenberg: Herr Scholz, ora ci vorrà un po 'di tempo prima che questo fondo per la ricostruzione venga creato e che se ne conoscano tutti i dettagli. La politica forse non può farsi da parte perché alla fine potrà affidarsi alle banche centrali, in particolare alla Banca centrale europea, che alla fine pomperà ancora un trilione di euro nei mercati entro la fine dell'anno?
Scholz: la BCE fa parte dell'Eurosistema e svolge un ruolo essenziale, proprio come stanno facendo attualmente le banche centrali di tutti i paesi. Dovrà avere la forza necessaria. Le decisioni di cui abbiamo parlato all'inizio, messe in piedi dai ministri delle finanze, significano, ad esempio, che i paesi avranno la possibilità di mobilitare dei fondi aggiuntivi attraverso il meccanismo europeo di stabilità. Ciò significa che mentre la banca centrale sostiene il finanziamento pubblico, si aprirà una buona opportunità di combinazione in maniera ordinata con le attività della banca centrale. Credo questa volta sia stato tutto organizzato in maniera molto piu' saggia rispetto a quanto non fosse accaduto dieci anni fa, perché sia con la politica fiscale sia con le capacità della banca centrale, possiamo assicurarci di superare al meglio questo momento molto difficile.
Münchenberg: Ciononostante la BCE per un certo periodo acquisterà obbligazioni spazzatura, ovvero titoli che sono stati declassati allo status di spazzatura dalle agenzie di rating. Non si sta spingendo un po' troppo lontano?
Scholz: questo è un messaggio che non corrisponde esattamente a ciò che ha deciso la BCE. Ha fatto qualcosa che penso sia facilmente comprensibile, e cioè affermare che le obbligazioni che erano buone e che ora non possono piu' essere considerate buone perché la loro valutazione è diventata improvvisamente difficile a causa della situazione attuale, dovranno esere considerate come prima. Questo è qualcosa che la normale attività commerciale fa ovunque. Se hai un buon rapporto con i tuoi clienti, se sei ragionevole, come azienda cercherai di tenerti i tuoi clienti e di attraversare questa crisi con loro, la si può vedere anche in questo modo. (...)