Da piu' parti arriva la richiesta di una nuova Agenda 2030 in grado di rilanciare l'economia tedesca in crisi, un po' come avvenne ai tempi dei rosso-verdi con l'Agenda 2010. Ma furono proprio quelle liberalizzazioni con la lunga stagione di moderazione salariale che ne segui' a dare il via all'eurocrisi. Ne scrive Telepolis.de
La Germania ha problemi economici - e questo è noto da mesi. Nel frattempo, ci sono sempre più voci che insistono per un programma economico completo in grado rimettere in piedi l'economia in crisi.
In Germania, è stato recentemente il segretario generale della CDU Carsten Linnemann a chiedere una "Agenda 2030". Bisogna tornare a ricompensare lo sforzo, lo Stato deve essere in grado di creare condizioni quadro funzionali all'economia e principi come quello "aiutare ed esigere" devono tornare ad essere validi anche in pratica.
"Non siamo solo il malato d'Europa, ma, secondo il Fondo Monetario Internazionale, il malato del mondo", ha dichiarato Linnemann alla Deutsche Presse-Agentur (dpa). Con quest'ultima frase ha indubbiamente un po' esagerato, a meno che non si considerino i Paesi OCSE come "il mondo". Di tutti i principali Paesi industrializzati, ha proseguito Linnemann, la Germania è l'unica la cui economia quest'anno si contrarrà .
L'"Agenda 2030" dovrebbe essere un concetto generale per la Repubblica federale, basato essenzialmente su un piano in cinque punti della CDU. Lo Stato dovrebbe, ad esempio, tornare ad immettere più denaro nell'economia, abbassare i prezzi dell'energia, incoraggiare i pensionati a lavorare più a lungo e ridurre la burocrazia.
The Economist Agosto 2023 |
La Germania ha bisogno di una scossa, ha detto Linnemann, sostenuto anche dall'economista Monika Schnitzer del Consiglio dei saggi economici (Sachverständigenrat). Alla Neue Osnabrücker Zeitung (NOZ), infatti, la Schnitzer ha dichiarato: "Una nuova Agenda 2030 sarebbe davvero auspicabile per far avanzare la trasformazione e per affrontare con coraggio temi politicamente piuttosto difficili come la riforma amministrativa e la riduzione della burocrazia".
Anche Schnitzer ha invocato una "coraggiosa riforma delle pensioni", ma non ha specificato come dovrebbe essere. L'idea di Linnemann è quella di consentire ai pensionati di guadagnare circa 2.000 euro esentasse. La speranza è che centinaia di migliaia di persone rimangano al lavoro, in modo che la carenza di lavoratori qualificati non diventi eccessiva.
Anche l'istruzione dovrebbe svolgere un ruolo cruciale per aumentare il potenziale nazionale nel mercato del lavoro. "Dobbiamo preoccuparci del fatto che 600.000 persone tra i 18 e i 24 anni non hanno una formazione professionale né vanno a lavorare". A tale proposito, Schnitzer ha sottolineato che l'istruzione è la porta d'accesso all'integrazione e all'avanzamento sociale, soprattutto per i migranti.
C'è tuttavia un punto che nessuno dei due ha toccato: ed è il fatto che le vecchie ricette economiche seguite per molti anni hanno portato la Repubblica Federale fino al punto in cui si trova ora: sulla strada della sconfitta. La stampa estera se ne fa già beffe. L'Economist titola: "La Germania sta diventando un'esperta nello sconfiggere se stessa".
Il governo tedesco, ad esempio, ha difeso il pareggio di bilancio per anni, anche quando i tassi di interesse erano prossimi allo zero. Secondo l'articolo, il governo ha perso un'ottima occasione per contrarre prestiti e investire. Il risultato di questa inazione è che le strade ora sono stracolme, ma le ferrovie sono poco sviluppate e poco puntuali. La Germania ha la più bassa penetrazione di Internet a banda larga dell'Unione Europea.
L'attuale governo federale, tuttavia, continua a rispettare il pareggio di bilancio. E Linnemann e i cristiano-democratici, ovviamente, nascondono questo problema nel loro piano in cinque punti - e il fatto che la CDU ha giocato un ruolo decisivo nel rallentare lo sviluppo economico della Germania.
Quando si parla di burocrazia, Linnemann e l'Economist sono sulla stessa lunghezza d'onda, anche se il politico della CDU non dice perché il suo partito non ha fatto nulla su questo tema quando era ancora al potere.
Nell'articolo, la burocrazia in Germania viene paragonata al personaggio dei cartoni animati Asterix, che cerca di ottenere il "Passierschein A38". La burocrazia tedesca può anche non far impazzire immediatamente le persone, ma è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi politici desiderati. L'Economist riporta anche un esempio del modo in cui la Energiewende viene rallentata.
"Una particolare seccatura è rappresentata dagli oltre 150 permessi richiesti da Autobahn GmbH, una società statale che gestisce le famose autostrade tedesche, per trasportare componenti di turbine eoliche fuori sagoma come le pale. Un arretrato di circa 20.000 richieste si è accumulato a causa di regolamenti opachi sulle dimensioni del carico, software difettosi, continui lavori stradali e mancanza di personale per gestire i reclami."
In ogni Paese ci sono funzionari pasticcioni, continua l'articolo, ma la Germania ha la tendenza a sabotarsi da sola. Dopo tutto, quando il governo tedesco ha deciso di tagliare i legami energetici con la Russia, la crescita molto lenta del settore dell'energia rinnovabile è diventato un problema.
Un altro punto sollevato dall'Economist fa parte di un quadro piu' completo: quando i tedeschi hanno corretto gli errori, lo hanno sempre fatto in modo particolarmente accurato. L'arretrato di riforme accumulato per anni durante l'era Merkel ora è in fase di elaborazione da parte del governo Scholz. Resta da vedere, tuttavia, se la Germania sarà in grado di mantenere la sua prosperità.
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