Dopo aver imposto il loro Schuldenbremse in Europa, ai primi segnali di rallentamento dell'economia i tedeschi si rendono conto che il pareggio di bilancio è un problema serio e che hanno necessariamente bisogno di qualche trucchetto per aggirarlo. Il fatto che in Germania si torni a parlare dell'assurdità del pareggio di bilancio è sicuramente un buona notizia, la politica di Berlino tuttavia non puo' perdere la faccia e avrà bisogno di qualche soluzione creativa. Ne scrive Mark Schieritz su Die Zeit
Ci sono molti modi per superare una legge che non si adatta più al clima politico del tempo. I politici possono abolirla, possono riformarla o ricorrere alla variante più popolare: interpretarla in maniera creativa. Ed è esattamente questo il destino che minaccia lo Schuldenbremse (il pareggio di bilancio), introdotto quasi dieci anni fà. Mentre nell'opinione pubblica si continua a discutere se la legge sia ancora adeguata ai tempi, a Berlino si sta già pensando al modo migliore per superarla.
Come promemoria: lo Schudenbremse limita il ricorso all'indebitamento del governo. In tempi normali, i governi regionali e statali in linea di principio devono presentare un "bilancio in pareggio". In pratica ciò significa che i Laender non saranno autorizzati a fare nuovo debito, e il governo federale potrà farlo, ma solo in misura molto modesta. La legge era stata introdotta al culmine della crisi finanziaria, quando la spesa per i programmi di stimolo pubblico e per il salvataggio delle banche avevano fatto aumentare il debito pubblico. Solo in Germania, il debito era passato dal 60 % a oltre l'80% del PIL.
Nel frattempo il rapporto debito/PIL è tornato nuovamente a scendere. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi cinque anni in Germania scenderà al 43% del PIL. Si tratterebbe del livello più basso dalla riunificazione. Alla luce di tali previsioni, anche tra gli economisti conservatori le richieste di una riforma dello Schuldenbremse stanno diventando sempre più forti. Ad esempio, Michael Hüther, direttore dell'Institut der deutschen Wirtschaf, da sempre vicino ai datori di lavoro, afferma che dal punto di vista della politica economica si tratta di una legge miope, in quanto "a causa del blocco all'indebitamento non è piu' possibile fare importanti investimenti per il futuro".
L'unica problema: la legge è ancorata nella Costituzione, e per cambiarla, è necessaria una maggioranza di due terzi sia al Bundestag che al Bundesrat. Ma di fronte a un paesaggio politico sempre più frammentato, sarà molto difficile da organizzare. Al momento nemmeno i due partiti piu' grandi messi insieme avrebbero abbastanza voti per farlo. In ogni caso, al Ministero delle Finanze federale guidato dalla SPD si è arrivati alla conclusione che lo Schuldenbremse resterà per anni, se non per decenni.
Per questo i critici si concentrano sui dettagli della legge. Il testo della legge infatti contiene delle scappatoie che in casi speciali consentono allo stato di spendere di più. In particolare, secondo quanto previsto dallo Schuldenbremse, la vendita di beni pubblici non è da considerarsi come un'entrata pubblica. Ciò era pensato per impedire allo stato di risanare il proprio bilancio privatizzando il suo patrimonio e i suoi terreni. Dall'altro lato, ciò significa che l'acquisizione di proprietà da parte dello stato non viene considerata spesa pubblica.
Quindi, se il governo federale si indebitasse per acquistare azioni di una società pubblica che fa investimenti, queste spese, a determinate condizioni, non sarebbero calcolate nel bilancio dello Stato. "Lo Schuldenbremse offre maggiori possibilità di investimento rispetto a quanto a prima vista potrebbe sembrare", afferma Jeromin Zettelmeyer, esperto di finanza pubblica presso il Peterson Institute for International Economics di Washington. Zettelmeyer sa di cosa sta parlando: è stato capo dipartimento al Ministero degli affari economici sotto Sigmar Gabriel e si è confrontato con la necessità di far aumentare gli investimenti pubblici in Germania.
All'epoca della sua introduzione, probabilmente la politica non se ne era interessata piu' di tanto, lo stato anno dopo anno incassava sempre piu' tasse, e c'erano abbastanza soldi. La situazione tuttavia per la prima volta da diversi anni a questa parte sembra essere cambiata. A maggio il Ministero federale delle finanze ha presentato una nuova stima relativa allo sviluppo delle entrate fiscali. Già oggi si può prevedere che lo Stato da ora in poi dovrà accontentarsi di entrate inferiori rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, perché l'economia negli ultimi tempi ha perso slancio. I soldi a disposizione diminuiscono, soprattutto perché la coalizione di governo ha già deciso di spendere miliardi di euro per le pensioni, che dal punto di vista politico difficilmente potranno essere recuperati.
Con ogni probabilità, tuttavia, la questione dello Schuldenbremse presto tornerà ad essere al centro del dibattito politico. Perché i grandi partiti vogliono arrivare alla prossima campagna elettorale con dei piani costosi da presentare agli elettori. La SPD per mobilitare la sua base elettorale vorrebbe utilizzare gli investimenti pubblici nell'edilizia abitativa o nella scuola. Poiché molte imprese costruttrici in Germania hanno già cosi' tanti ordini da non poterne piu' accettare di nuovi nel breve periodo, si sta già lavorando a un programma pluriennale di investimenti.
L'Unione, d'altra parte, con il taglio delle tasse vorrebbe recuperare dei punti di consenso politico nel mondo economico e fra i contribuenti. Si stima tuttavia che la completa abolizione del contributo di solidarietà, da solo avrebbe un costo di circa 11,5 miliardi di euro, anno dopo anno. Il freno all'indebitamento perciò, con grande dolore per l'Unione, rappresenta un limite alla riduzione delle imposte. Se fosse possibile spostare gli investimenti su dei bilanci secondari, allora ci sarebbero più soldi per abbassare le tasse.
La tempistica di una tale azione sarebbe favorevole: grazie ai bassi tassi di interesse il governo tedesco al momento può indebitarsi a un costo estremamente basso. Se oggi prende a prestito un euro, fra 10 anni dovrà rimborsarne alle banche meno di 90 cent, dedotta l'inflazione. I partiti perciò sono sempre piu' interessati a dei suggerimenti sul modo in cui il freno all'indebitamento può essere aggirato.
Fra gli economisti si stanno già diffondendo i corrispondenti modelli. La Bundesanstalt für Immobilienaufgaben di Bonn potrebbe essere dotata di capitale, e quindi essere utilizzata per la costruzione di alloggi sociali. In alternativa, il governo federale potrebbe concedergli il diritto di contrarre prestiti che non verrebbero calcolati nel bilancio dello Stato. Anche le ferrovie - una società per azioni di cui il governo federale detiene il 100 % delle azioni - potrebbe procurarsi del capitale aggiuntivo.
Alcuni stati federali stanno già sperimentando tali approcci alternativi. Il Senato di Berlino, ad esempio, per ristrutturare e costruire nuove scuole si sta concentrando sempre di più sui cosiddetti partenariati pubblici-pubblici. Il Land trasferisce i terreni o le scuole da ristrutturare ad una società per l'edilizia residenziale municipale. Questa si fa prestare denaro sul mercato dei capitali, costruisce o rinnova le scuole e le affitta per 25 anni ai diversi municipi della capitale. In questo modo, "nonostante lo Schuldenbremse, gli investimenti necessari per il futuro vengono realizzati su ampia scala", afferma Sebastian Dullien, il nuovo direttore dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung di Dusseldorf.
Lo svantaggio: ci sono dei costi aggiuntivi. Una società per l'edilizia abitativa, a causa del suo basso merito di credito, quando deve ottenere nuovo capitale, lo può fare solo pagando tassi di interesse più elevati rispetto allo stato. E una tale società non è nemmeno controllata direttamente dal parlamento. Ciò potrebbe rappresentare un problema se il modello venisse trasferito a livello federale, visto che il Bundestag solo con una certa riluttanza sarebbe disposto a rinunciare ai diritti di partecipazione in materia di bilancio.
Anche da un punto di vista politico, una tale elusione dello Schuldenbremse per la coalizione di governo non sarebbe di aiuto. L'Unione teme che ciò comprometta la sua reputazione di partito delle finanze pubbliche sane. Scholz, d'altra parte, è preoccupato che i tagli alle tasse indeboliscano permanentemente la base delle entrate dello stato. Ciò potrebbe essere un problema quando i tassi di interesse a un certo punto torneranno ad aumentare. Perché allora finanziare gli investimenti con dei prestiti potrebbe diventare troppo costoso. Gli aumenti delle tasse, infatti, spesso dal punto di vista politico sono difficili da far accettare, e allora lo stato dovrebbe tagliare la spesa.
Pertanto non è ancora chiaro se i vari piani di simulazione potranno essere implementati nella realtà. Ma è chiaro che più la situazione finanziaria si deteriora, maggiore sarà la pressione per farlo.
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