A metà marzo il governo tedesco ha deciso di chiudere il confine con la Francia, ufficialmente nel tentativo di arginare l'epidemia. A poco piu' di un mese da quella decisione, sul lato tedesco si registra un crescendo di toni nazionalisti, con episodi di lancio di uova contro le auto francesi e insulti razzisti contro gli alsaziani. In questo clima di rinnovato spirito nazionalista, il progetto europeo è ancora attuale? Ne scrivono l'ottimo Albrecht Müller sulle Nachdenkseiten e la Frankfurter Allgemeine Zeitung
Francis Joerger da 30 anni è il sindaco del villaggio di Scheibenhard in Alsazia, e da sempre lavora in favore della comprensione e della collaborazione tra francesi e tedeschi. Instancabilmente e con grande impegno. Nella foto qui sotto si trova sul ponte tra Scheibenhard (Alsazia) e Scheibenhardt (Palatinato meridionale) di fronte a una barriera costruita su lato tedesco del confine - apparentemente in accordo con il governo francese. Francis Joerger non può piu' visitare la comunità gemella nella parte tedesca. Anche la tradizionale festa del ponte, un simbolo di comprensione reciproca e riappacificazione, che non sempre è stata facile, quest'anno non si terrà.
Secondo l'opinione del mio amico Francis, con la recente chiusura del confine sono stati fatti dei danni enormi. Egli infatti registra con attenzione e preoccupazione un crescendo di toni nazionalisti. I vertici politici continuano a parlare di una forte amicizia, ma la situazione in basso invece è molto diversa. L'animosità tra il di qua e il di là sembra essere in crescita. Gli alsaziani che lavorano in Germania se fanno acquisti in un supermercato tedesco rischiano una multa. Come del resto risulta anche a noi, egli registra degli insulti alquanto stupidi provenienti dalla parte tedesca, ad esempio al confine tra Francia e Saar.
La chiusura delle frontiere è stata fatta senza considerare le interdipendenze che si sono create nel corso degli ultimi decenni. Lavoratori francesi, alsaziani e lorenesi che lavorano in Germania e viceversa. Ci sono tedeschi che vivono in Francia. I francesi che lavorano in Germania, invece, devono percorrere lunghe distanze a causa della chiusura dei piccoli valichi di frontiera.
Le chiusure sono assurde, sopratutto dal momento in cui sono state emanate regole di base relativamente rigide in tutti i paesi. Ad esempio, Francis Joerger, come tutti gli altri alsaziani che non vanno a lavoro, è autorizzato a lasciare casa sua solo per un breve periodo di tempo e può spostarsi solo entro 1 km. Allora perché gli viene impedito di passare il confine? È ragionevole, necessario e privo di rischio che questi possano essere riaperti il più rapidamente possibile a Scheibenhard(t), come in molti altri luoghi tra l'Alsazia e la Lorena da un lato, e il Baden, il Palatinato e la Saarland dall'altro.
Ma è improbabile che i governi centrali e regionali se ne accorgano. Alcuni di loro potrebbero persino credere che il solo attraversamento del confine fra un Land e l'altro o una visita al Mar Baltico possano diffondere il virus.
Le modalità con le quali l'Europa si sta sgretolando su larga scala, si capiscono da quanto poco e in maniera esitante i singoli stati si siano aiutati in termini di assistenza sanitaria, e anche perché le mosse dei singoli stati alla fine non siano state coordinate fra loro. Affrontare la crisi causata dal Coronavirus mette in luce gli Stati nazionali. La pacca sulla spalla nazionalista è diventata ormai di uso comune. "Oh, come siamo stati bravi. Siamo stati cosi' previdenti e non abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi”. Questa è la sottile e inconscia melodia dei tedeschi. Da Peter Altmaier fino all'emissione televisiva sulla borsa prima delle otto.
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Il ponte dell'amicizia tra Kleinblittersdorf e Grosbliederstroff, che collega la Saarland con la Lorena, presto dovrebbe tornare ad avere giustizia per il nome che porta. Il primo ministro della Saar Tobias Hans (CDU) venerdì 17 aprile, infatti, ha annunciato di voler riaprire il ponte per i pendolari transfrontalieri. "La cooperazione transfrontaliera nelle regioni di confine è particolarmente importante nonostante e anche a causa della pandemia di corona-virus", afferma Hans. Non bisogna creare ulteriori ostacoli a coloro che ogni giorno attraversano i confini per andare a lavorare.
"Questo è un segnale importante", afferma il deputato francese Christophe Arend del partito presidenziale La République en marche. "Ma il nostro obiettivo deve essere quello di riaprire tutti i valichi di frontiera", ha detto alla FAZ. Arend dirige il gruppo inter-parlamentare franco-tedesco e la nuova assemblea parlamentare franco-tedesca ed è preoccupato per la battuta d'arresto negli scambi transfrontalieri. “Il virus non conosce confini. Abbiamo urgentemente bisogno di regole comuni e non di una gara fra chi si chiude di piu'", afferma.
I dipendenti francesi devono rimanere a casa
Su sua richiesta, il valico tra Großrosseln e Petite-Rosselle è stato riaperto, ma solo durante il giorno. Non è una soluzione soddisfacente per i pendolari con un turno di mattina o di notte. "C'è voluta una quantità infinita di sforzi ed energia per riuscire a fare un passo così piccolo", afferma Arend. La chiusura unilaterale del confine imposta dalla Germania il 16 marzo ha messo alla prova l'amicizia franco-tedesca, in quanto va a colpire tutte le abitudini quotidiane.
Nel suo collegio elettorale della Lorena, i pendolari spesso gli hanno riferito di dover fare fino a 50 chilometri di deviazione per raggiungere il posto di lavoro nella Saarland. "I francesi inizialmente sono stati trattati come dei lebbrosi", afferma Arend. La situazione ora sembra essere migliorata. Ma per i 2.000 dipendenti francesi del fornitore automobilistico ZF a Saarbrücken è stato molto difficile quando senza preavviso gli hanno chiesto di restare lontani dal posto di lavoro. ZF ora ha ripreso la produzione, ma solo per i dipendenti tedeschi.
I pendolari, fra cui 150 dipendenti francesi della Clinica di Saarbrücken, devono affrontare delle lunghe deviazioni. La stampa francese ha anche riferito di reazioni ostili con cui i francesi della Saarland devono fare i conti. Qualche giorno fa, Michael Clivot, sindaco del comune di confine di Gersheim, ha suscitato scalpore perché si è rivolto alla popolazione con un videomessaggio: "Si era diffuso un certo livello di ostilità nei confronti dei nostri amici francesi". Alcuni francesi sarebbero stati insultati o fermati per strada. Clivot afferma che alcuni francesi vengono in Germania per fare acquisti senza essere autorizzati, ma anche gli abitanti della Saarland fanno lo stesso in Francia.
Il pregiudizio dello "sporco francese"
Anche il ministro degli esteri Heiko Maas, originario della Saarland, e il vice Primo Ministro della Saarland, Anke Rehlinger (entrambi SPD), si sono espressi criticando con forza tali incidenti. Arend ha affermato di essere preoccupato per la rapidità con cui sono tornati i pregiudizi sugli "sporchi francesi". Il console generale francese a Saarbrücken, Catherine Robinet, ha confermato che si tratta di "casi individuali".
Sono state lanciate uova contro le auto con targhe francesi, i clienti di lingua francese nei supermercati tedeschi sono stati insultati ed è stato chiesto loro di tornare in "Corona-Francia". Robinet ha anche riferito di dipendenti di un'impresa di pulizie tedesca della Saarland, che si dice abbia negato l'accesso ai dipendenti francesi durante la notte.
(...) Il deputato Andreas Jung (CDU) sottolinea la difficile situazione dei genitori franco-tedeschi divorziati che condividono la custodia dei figli. Ci sono stati casi simili di difficoltà anche tra le famiglie che vogliono visitare parenti anziani dall'altra parte del confine. Situazioni che non dovrebbero essere lasciate alla discrezione degli agenti di polizia, ma dovrebbe essere sempre chiaro quando è consentito oltrepassare la frontiera. Si dice che un ufficiale di polizia abbia insultato un francese al confine tra Großrosseln e Petite-Rosselle. Almeno questa è l'accusa della parte lesa. Nel frattempo, sono stati avviati procedimenti penali contro ignoti.
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