giovedì 8 agosto 2024

Rivelazioni dal Robert Koch Institute: La Verità Dietro le Decisioni Pandemiche

Nelle ultime settimane, una serie di documenti interni del Robert Koch Institute (RKI) è stata resa pubblica, generando un intenso dibattito sul ruolo delle istituzioni sanitarie e delle decisioni politiche durante la pandemia di COVID-19. La pubblicazione di questi documenti, resa possibile grazie al lavoro instancabile di giornalisti investigativi, ha sollevato il velo su decisioni che, fino a questo momento, erano rimaste avvolte nel mistero. In questo post, esploreremo i dettagli più interessanti emersi da questi documenti e le implicazioni che potrebbero avere sul dibattito pubblico. La giornalista d’inchiesta Aya Velázquez in una recente intervista ci spiega i segreti e i retroscena emersi dai verbali RKI

1. Il Ruolo del Ministero della Salute: Direttive Politiche travestite da Scienza

Uno degli aspetti più rilevanti che emerge dai documenti è la chiara subordinazione del RKI alle direttive del Ministero della Salute (BMG). Diverse decisioni, che hanno avuto un impatto significativo sulla vita delle persone, erano in realtà imposte dal Ministero e non frutto di analisi scientifiche indipendenti. Un esempio lampante è la riduzione della durata dello status di “guarito” da COVID-19 a soli tre mesi, una mossa che ha creato confusione e scontento sia tra la popolazione che all’interno dello stesso RKI.

2. Critiche Interne: La Scienza Messa in Ombra dalla Politica

I documenti rivelano anche un clima di tensione all’interno del RKI, dove molti impiegati hanno espresso critiche rispetto a decisioni politiche prese senza un solido supporto scientifico. In particolare, la composizione del comitato di esperti consultato dal governo è stata oggetto di discussioni interne, con alcuni membri del RKI che mettevano in dubbio la competenza scientifica dei partecipanti scelti per motivi politici piuttosto che per le loro qualifiche.

3. Strategia di Pubblicazione: La Tattica del Salame

Un altro aspetto interessante è la strategia adottata dai giornalisti per la pubblicazione dei documenti. La cosiddetta “tattica del salame” ha visto una diffusione graduale delle informazioni, mirata a mantenere alta l’attenzione del pubblico e dei media. Questa strategia si è rivelata efficace nel generare un continuo interesse e ha permesso di approfondire diversi aspetti delle rivelazioni senza che il dibattito si esaurisse rapidamente.

censura in germania

4. Attacchi Informatici: La Guerra Digitale per il Controllo dell’Informazione

La pubblicazione di questi documenti non è stata priva di rischi. Il sito web che li ospitava è stato oggetto di numerosi attacchi informatici, evidentemente mirati a compromettere la sua sicurezza o a oscurare le informazioni divulgate. Fortunatamente, grazie alle misure di protezione adottate, questi attacchi non sono riusciti a fermare la diffusione delle informazioni, ma hanno certamente aggiunto un livello di drammaticità alla vicenda.

5. Un Approccio Metodico alla Lettura dei Documenti

La vastità del materiale trapelato può risultare scoraggiante per chiunque voglia approfondire la questione. Tuttavia, è possibile approcciare questi documenti in modo sistematico, ad esempio utilizzando specifiche parole chiave per navigare tra le informazioni più rilevanti. Inoltre, le note marginali lasciate dagli impiegati del RKI spesso contengono dettagli cruciali o manifestano dissenso rispetto alle direttive politiche, offrendo uno sguardo diretto sulle dinamiche interne all’istituto.

6. Implicazioni Personali: I Rischi del Giornalismo Investigativo

Oltre alle implicazioni sociali e politiche, questi documenti hanno avuto un impatto significativo anche su coloro che li hanno resi pubblici. La giornalista che ha guidato questa indagine ha subito attacchi personali, con i media che hanno utilizzato il suo nome reale in quello che sembra un tentativo di intimidirla e mettere sotto pressione la sua famiglia. Questo episodio sottolinea i rischi personali connessi al giornalismo investigativo e l’importanza di proteggere chi lavora per garantire la trasparenza e la verità.

Conclusioni: Verso una Maggiore Trasparenza?

Le rivelazioni del RKI non solo ci offrono uno spaccato su come sono state prese alcune delle decisioni più controverse durante la pandemia, ma sollevano anche domande importanti sul rapporto tra politica e scienza. Mentre il vero lavoro di analisi e comprensione di questi documenti è appena iniziato, è chiaro che la trasparenza offerta da queste rivelazioni potrebbe avere un effetto duraturo sul modo in cui le decisioni sanitarie vengono comunicate e implementate in futuro.

In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è cruciale, la divulgazione di informazioni di questo tipo è un passo fondamentale per ristabilire un dialogo aperto e onesto tra governi, esperti e cittadini. Continueremo a seguire gli sviluppi di questa storia, nella speranza che possa portare a una gestione più trasparente e responsabile delle future crisi sanitarie.


Questo blog post mira a fornire una panoramica completa delle rivelazioni emerse dai documenti del RKI, offrendo una riflessione sui vari aspetti della vicenda e sulle sue implicazioni a lungo termine.

mercoledì 7 agosto 2024

La Lezione delle Stazioni di Ricarica ovvero il fallimento del neoliberismo

Washington ha recentemente speso ben 7,5 miliardi di dollari per costruire stazioni di ricarica per veicoli elettrici. E il risultato? Solo sette stazioni sono state effettivamente costruite. Questo fallimento è solo un esempio di cosa significa operare sotto un sistema economico neoliberista. Ne scrive Makroskop.eu

La Differenza con la Cina

Quando la Cina decide di sussidiare le stazioni di ricarica per veicoli elettrici, queste vengono effettivamente costruite. Anche se trovare dati precisi può essere difficile, si stima che la Cina abbia investito circa 10 miliardi di dollari in questo settore. E il risultato è sorprendente: oltre sette milioni di stazioni di ricarica, di cui 2,2 milioni sono pubbliche. In confronto, negli Stati Uniti ci sono solo 186.200 stazioni.

Ma la Cina non si ferma qui. I veicoli elettrici cinesi, venduti a prezzi tra undicimila e dodicimiladollari, sono molto più economici rispetto ai loro equivalenti occidentali, dove i prezzi possono essere molto più elevati. Se desiderate acquistare un veicolo elettrico economico, dovrete scoprire come importarlo dalla Cina, un’impresa difficile nella maggior parte dei paesi occidentali.

tassazione redditi da capitale germania

Il Contrasto con l’Occidente

È quasi paradossale che gli Stati Uniti stiano progettando di imporre dazi del 100% sui veicoli elettrici cinesi. Anche con tali dazi, questi veicoli sarebbero ancora più economici rispetto ai modelli venduti negli Stati Uniti e i produttori cinesi ci guadagnerebbero comunque. Tuttavia, ottenere veicoli cinesi in America rimane una sfida complessa.

Recentemente, un giornalista occidentale specializzato in auto elettriche ha viaggiato in Cina per testare i modelli cinesi. La sua conclusione? Le auto elettriche cinesi sono, contro ogni aspettativa, migliori e più economiche rispetto a quelle occidentali.

Il Neoliberismo e la Politica Industriale

Questo esempio delle stazioni di ricarica illustra un problema più ampio: il neoliberismo non consente una politica industriale efficace, né una guerra economica sostenibile. La Russia, ad esempio, ha aumentato significativamente la produzione di armi e munizioni durante il conflitto in Ucraina, mentre l’Occidente non è riuscito a fare altrettanto.

La spesa di Washington di 7,5 miliardi di dollari per sole sette stazioni di ricarica non è solo incompetente; è corruzione. Anche se in Cina e in Russia la corruzione è elevata, non si avvicina nemmeno alla corruzione che pervade gli Stati Uniti e l’Europa. In Cina, la corruzione è spesso “onesta” – significa che, se viene promessa una certa quantità di beni, questi vengono prodotti effettivamente.

La Corruzione Neoliberista

La corruzione che si manifesta nelle stazioni di ricarica americane è una diretta conseguenza del neoliberismo, che favorisce i guadagni immeritati. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei mercati azionari e immobiliari. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i mercati azionari erano relativamente stabili, ma con l’avvento del neoliberismo negli anni ’80, hanno visto una crescita inarrestabile, nonostante il PIL non fosse aumentato proporzionalmente. La crescita dei mercati azionari è stata principalmente il risultato delle politiche della Federal Reserve, non di una migliore performance economica.

L’Illusione dei Profitti Senza Prestazioni

Nel neoliberismo, i profitti senza prestazioni si estendono oltre i mercati immobiliari e azionari, influenzando quasi tutto. I margini di profitto sono esplosi e le aziende competono per creare oligopoli o monopoli anziché concentrarsi su prezzo o qualità. Questo comportamento è stato esemplificato dall’aumento dei prezzi durante la pandemia, che ha superato l’aumento dei costi.

La Crisi del Neoliberismo

Il neoliberismo si basa sul guadagno immeritato: guadagni di capitale, trading ad alta frequenza con l’IA e la creazione di monopoli. Questo approccio porta a un sistema in cui il capitale viene accumulato senza una reale produzione di beni. È un sistema che premia la speculazione piuttosto che la produzione di beni reali e utili.

La Strada da Percorrere

Le economie occidentali devono reinventarsi per essere competitive. L’introduzione di dazi, sebbene non sia una cattiva idea, non è sufficiente. Se non cambiando la nostra politica economica e ideologica – che deve puntare sulla produzione di beni di alta qualità a basso costo per migliorare la vita della maggioranza – non saremo mai in grado di competere con la Cina.

La Cina, pur con i suoi difetti, dimostra che è possibile applicare una politica vantaggiosa per la maggioranza, anche a costo di danneggiare i ricchi. In Occidente, la situazione è diversa, e finché non cambiamo il nostro approccio, resteremo indietro.

In sintesi, il neoliberismo ha creato un sistema in cui la corruzione e i profitti immeritati prevalgono su una politica industriale efficace e una produzione realistica di beni. Per competere con successo, dobbiamo ripensare completamente il nostro modello economico e ideologico.

martedì 6 agosto 2024

Come Imparare il Tedesco: Consigli e suggerimenti di un noto Youtuber italiano in Germania

Imparare il tedesco può sembrare una sfida, ma con il giusto approccio e mentalità, può diventare un viaggio arricchente nel mondo di una lingua e una cultura affascinante. Che tu sia già in Germania o stia progettando di visitarla, padroneggiare il tedesco va oltre la semplice sopravvivenza; si tratta di comprendere e apprezzare davvero la lingua. Qui, Fabiano Cota, noto youtuber e appassionato di lingue, condivide alcuni preziosi consigli basati sulle sue esperienze personali.

1. Abbraccia la Lingua

La prima regola per padroneggiare il tedesco è amare la lingua. Molti italiani arrivano con pregiudizi sul tedesco, considerandolo aspro o difficile, ma abbracciare la sua unicità è fondamentale. Invece di confrontarlo sfavorevolmente con l’italiano, apprezzane le peculiarità e le sfide. Per Fabiano, trovare umorismo nelle complessità grammaticali ha reso l’apprendimento più piacevole.

2. L’Età Conta

Anche se non è una barriera rigida, iniziare da giovani o almeno prima della mezza età può facilitare l’acquisizione della lingua. Le menti giovani tendono ad assorbire le lingue con maggiore facilità. Questo non significa scoraggiare gli studenti più maturi, ma sottolinea il vantaggio di iniziare presto, se possibile.

3. Competenza Linguistica in Italiano

Sorprendentemente, una buona padronanza dell’italiano può sia aiutare che ostacolare l’apprendimento del tedesco. Chi è meno fluente in italiano o più abituato ai dialetti potrebbe affrontare difficoltà iniziali. Migliorare le competenze in italiano prima di passare al tedesco può facilitare la transizione.

4. Pratica Scrittura, Lettura e Parlato

Sviluppare competenza in una lingua richiede pratica costante nella scrittura, lettura e parlato. Queste abilità sono interdipendenti e si rinforzano a vicenda. Che sia in italiano o in tedesco, perfezionare queste competenze migliora complessivamente la propria abilità linguistica.

5. Evita l’Apprendimento per Osmosi

A differenza dell’inglese o delle lingue romanze, il tedesco non penetra passivamente attraverso l’esposizione quotidiana. È essenziale un coinvolgimento attivo: studiare, praticare e cercare correzioni è fondamentale.

6. L’Immersione è Fondamentale

Immergiti completamente nella lingua. Ascolta la radio tedesca durante i tragitti, guarda video su YouTube in tedesco durante le pause, e anche etichetta gli oggetti in casa con parole tedesche. Ogni piccolo passo conta.

7. Supera la Timidezza

Non avere paura di fare errori. I tedeschi apprezzano lo sforzo e correggono educatamente. Fare errori quotidiani ti aiuterà a memorizzare correttamente l’uso delle parole molto più rapidamente rispetto a evitare la conversazione.

8. Trova il Tuo Metodo di Apprendimento

Sperimenta vari metodi di apprendimento finché non trovi quello che funziona meglio per te. Personalmente, Fabiano ha trovato utile tradurre i testi delle canzoni tedesche e guardare film con sottotitoli in tedesco. Il tuo metodo potrebbe includere corsi strutturati o gruppi di conversazione.

9. Integrazione Culturale

Infine, l’immersione culturale integra l’apprendimento della lingua. Che sia attraverso il lavoro o relazioni personali, interagire strettamente con i madrelingua accelera la fluidità.


In conclusione, imparare il tedesco non riguarda solo la padronanza di vocaboli e grammatica; si tratta di abbracciare un nuovo modo di esprimersi e connettersi con una ricca eredità culturale. Adottando questi consigli e rimanendo motivati, ti ritroverai a navigare con sicurezza e gioia le complessità del tedesco. Seguendo Fabiano Cota e i suoi suggerimenti, puoi rendere il tuo viaggio nell’apprendimento del tedesco un’esperienza gratificante e di successo.

DEBACLE DELLA DEUTSCHE BAHN: TROPPI TRENI BLOCCATI AL CONFINE SVIZZERO!

Se i treni della Deutsche Bahn diretti in Svizzera hanno troppo ritardo, la ferrovia svizzera non permette loro di proseguire. Nel primo trimestre del 2024, più di un treno su dieci proveniente dalla Germania è stato fermato al confine! Questa clamorosa informazione emerge dai dati del Ministero dei Trasporti tedesco, richiesti dal deputato dei Verdi Matthias Gastel. I ritardi sono stati causati principalmente da problemi infrastrutturali e dagli scioperi del sindacato dei macchinisti GDL Ne scrive Der Spiegel

ritardi deutsche bahn

Tratta Monaco-Zurigo: Ritardi in Crescita

Sulla tratta da Monaco a Zurigo, nel primo trimestre del 2024, 60 delle 545 corse, ovvero l’11%, sono state interrotte prematuramente. Nel 2022, solo l’1,2% delle corse era stato interrotto, mentre nel 2023 il tasso era salito al 2,1%. Se negli anni precedenti le cause principali erano eventi esterni come maltempo e incidenti, nel primo trimestre del 2024 il 75% dei ritardi era dovuto a problemi infrastrutturali, secondo quanto riportato dal Ministero dei Trasporti.

Tratta Friburgo-Basilea: Una Situazione Ancora Peggiore

Sulla tratta da Friburgo a Basilea, la percentuale di treni fermati dalla ferrovia svizzera già alla stazione di frontiera di Badischer Bahnhof a Basilea era già piuttosto alta nel 2022 e 2023, con oltre il 9% ciascuno. Nel primo trimestre del 2024, questa percentuale è ulteriormente aumentata al 12,4%. Su 2028 treni, 252 non hanno raggiunto la loro destinazione finale, la stazione centrale di Basilea SBB. Questo incremento è stato attribuito principalmente agli scioperi della GDL.

Puntualità Svizzera vs Ritardi Tedeschi

A differenza della Deutsche Bahn, i treni della ferrovia svizzera vantano un tasso di puntualità molto elevato. Per evitare che i ritardi dei treni tedeschi influenzino la rete svizzera, i treni significativamente in ritardo vengono fermati al confine e devono tornare indietro. “Altri paesi temono quasi il rischio di importare ritardi dalla Germania”, ha spiegato il politico dei Verdi Matthias Gastel.

Conclusioni

La situazione dei ritardi dei treni della Deutsche Bahn diretti in Svizzera evidenzia un problema infrastrutturale e gestionale che necessita di interventi urgenti. La puntualità e l’affidabilità del servizio ferroviario svizzero sono un esempio da seguire, ma l’attuale incapacità della Deutsche Bahn di garantire un servizio puntuale rischia di compromettere le connessioni internazionali e la fiducia dei passeggeri.

Norbert Haering - Tutti gli Scandali nei Verbali RKI non Censurati

La giornalista scientifica Christina Berndt della Süddeutsche Zeitung si è chiesta “E dov’è lo scandalo adesso?” nei protocolli RKI trapelati, ma il titolo è stato rapidamente cambiato quando sui social media sono esplosi i commenti: Aya Velázquez ha infatti pubblicato un’analisi incendiaria con 28 scoperte scandalose, supportate dai documenti dell’RKI, che vanno dalle discrepanze nei dati comunicati al pubblico alle decisioni senza basi scientifiche solide, gettando un’ombra inquietante sulla gestione della pandemia e dimostrando che lo scandalo non solo esiste, ma è più vivo che mai. Ne scrive Norbert Haering

Poiché i media mainstream si sforzano di nascondere e minimizzare lo scandalo, voglio riportare qui le tesi. Per le prove, leggete l’analisi di Velázquez intitolata “Cosa apprendiamo dai file RKI? – Parte 1″.

pandemia germania

Generale

TESI 1: Le richieste per fare il richiamo del vaccino sono arrivate prima da Pfizer e dalla politica” – e non dalla scienza.

TESI 2: Il RKI ha supportato sia l’obbligo vaccinale per le strutture sanitarie che l’obbligo vaccinale generale.

TESI 3: Il RKI sapeva esattamente quanto la popolazione soffrisse a causa delle misure – ma le ha comunque intensificate.

TESI 4: Il RKI sapeva che la politica raccontava sciocchezze riguardo le misure 2G quando si faceva riferimento alla “protezione degli altri” – internamente si parlava solo di “autoprotezione”. Tuttavia, il RKI non ha contraddetto la politica.

TESI 5: Le esenzioni da mascherine e test per i vaccinati in condizioni 2G servivano a creare pressione vaccinale sui non vaccinati.

TESI 6: Il RKI aveva già indicazioni che la vaccinazione non proteggeva dall’infezione e poteva avere effetti collaterali pericolosi fino alla morte, ma attribuiva sempre tali effetti a cause diverse dalla vaccinazione stessa.

TESI 7: Ma invece di concludere che forse il vaccino non funzionava così bene come inizialmente pensato, si è pensato a come aumentare ulteriormente la disponibilità alla vaccinazione – per esempio con incentivi finanziari, paura della variante Delta o ulteriori misure di pressione.

TESI 8: Il RKI ha respinto il termine “pandemia dei non vaccinati” diffuso nei media, poiché sapevano bene che i vaccini non proteggevano dalla trasmissione.

TESI 9: Il RKI sapeva che le “vaccinazioni miste” – uno schema di vaccinazione eterologo – portavano a reazioni più forti, ma comunque le raccomandava, poiché una maggiore reattogenicità “forse” significava una migliore protezione immunitaria.

TESI 10: Il RKI non voleva riconoscere lo status di guarito in termini di raccomandazioni vaccinali – perché questo era “troppo complicato” – ed era felice che la STIKO fosse stata convinta.

TESI 11: Il RKI era consapevole che molte decisioni erano di natura puramente politica e non basate su evidenze, ma non vi si è opposto.

TESI 12: “Shifting Baselines”: La fine delle misure anti-Covid era legata dal RKI a un tasso di vaccinazione del 60%. Ma quando questo tasso è stato raggiunto, il RKI non ha comunque revocato la valutazione del rischio elevato e la raccomandazione delle misure.

La (IN)Giustizia sociale dell'Istruzione in Germania: Un'Analisi Critica

TESI 13: Quando è stata introdotta l’obbligatorietà delle mascherine FFP2 nei trasporti pubblici e negli spazi pubblici durante l’inverno 2021/22, il RKI non si è opposto, sebbene non fosse convinto dell’efficacia delle mascherine FFP2.

TESI 14: Il RKI ha riscontrato che le misure portavano addirittura a un aumento dei patogeni stagionali.

TESI 15: Il RKI sospettava che gli abitanti della Germania orientale non seguissero le tracce dei contatti e quindi avessero numeri così bassi.

TESI 16: Il RKI era consapevole di essere politicamente vincolato e ne era ben cosciente.

TESI 17: Il RKI ha supportato anche paesi del Sud globale, come nell’Africa sub-sahariana, nel superare lo “scetticismo vaccinale”.

TESI 18: Il RKI aveva sempre paura di essere ritenuto politicamente responsabile per decisioni sbagliate.

Bambini

TESI 1: Il RKI sapeva degli effetti collaterali gravi della vaccinazione, soprattutto per i giovani, come la miocardite nei giovani uomini o le trombosi dei seni venosi, ma non vedeva necessità di avvertimenti o azioni, minimizzando i danni.

TESI 2: Il RKI sapeva che le misure anti-Covid avrebbero portato a una diminuzione dell’immunità di base contro altre malattie, soprattutto nei bambini.

TESI 3: La necessità della vaccinazione per i bambini è stata legittimata con ragioni non epidemiologiche, come “conseguenze psicologiche” o il fatto che i bambini senza passaporto vaccinale non avrebbero più potuto viaggiare.

TESI 4: Il RKI sapeva che non c’erano abbastanza dati sulla vaccinazione per i bambini, ma è rimasto in silenzio quando Jens Spahn ha pianificato un programma di vaccinazione per bambini solo due settimane dopo, ancor prima dell’approvazione dell’EMA e molto prima della raccomandazione della STIKO.

TESI 5: Bambini e mascherine: riguardo all’obbligo di mascherina nelle scuole, il RKI ha cambiato completamente posizione in sole 2 settimane.

TESI 6: L’obbligo di mascherina “indipendente dall’incidenza” nelle scuole è stato deciso, sebbene il RKI fosse consapevole che le misure nelle scuole non prevenivano le malattie da raffreddamento.

TESI 7: Il RKI ha infine supportato la vaccinazione per bambini e giovani, sebbene fosse consapevole che bambini, adolescenti e giovani adulti fossero poco colpiti dal Covid.

TESI 8: Il RKI era consapevole che la raccomandazione della STIKO per la vaccinazione di bambini e adolescenti tra 12 e 17 anni era stata presa sotto grande pressione pubblica, e ha indagato. Ma sappiamo tutti come è andata a finire: sotto grande pressione pubblica.

TESI 9: La vaccinazione dei bambini più piccoli è stata presentata dal RKI come una “promessa” per una fine anticipata delle misure.

TESI 10: La task force comune del BMG e del BMI voleva regole ancora più rigide sulle mascherine per i bambini, ispirandosi alle linee guida americane che prevedevano l’uso della mascherina per bambini a partire dai 2 anni (!). Il RKI doveva “rafforzare” la sua formulazione a riguardo.

Dalla conclusione di Velázquez

Il RKI, a mio avviso, non può liberarsi della sua colpa storica durante il periodo Covid con il pretesto della dipendenza politica. Ha volutamente esacerbato la situazione – a un certo punto ha voluto le misure. Non voleva rinunciare facilmente alla posizione di potere acquisita durante il periodo Covid. Il RKI – sebbene ci fossero voci critiche all’interno dell’istituto – ha fallito come istituzione in un momento storico cruciale. Ora deve assumersi la responsabilità per questa colpa storica.


lunedì 5 agosto 2024

In Germania I Concessionari Non Accettano piu' le Auto Elettriche Come Permuta

Molti concessionari si trovano davanti a un dilemma. La domanda di auto elettriche è crollata con la fine degli incentivi, lasciando molte vetture elettriche invendute nei saloni. Di conseguenza, molti concessionari stanno tirando il freno di emergenza e non vogliono più accettare modelli usati come permuta. I produttori, dal canto loro, reagiscono in modi molto diversi. Ne scrive Elektroauto-news.de

Il Mercato delle Auto Elettriche in Germania

Non è più un segreto che le vendite di auto elettriche stiano rallentando, almeno in Germania, mentre nel resto d’Europa le vendite continuano a crescere. Quando le auto elettriche vengono vendute, spesso è a prezzi fortemente scontati. Un sondaggio condotto dalla rivista specializzata Kfz-Betrieb e Vogel Research ha rivelato che il 68,7% dei concessionari non accetta auto elettriche usate come permuta. Inoltre, il 51,1% degli intervistati ritiene che le auto elettriche usate siano attualmente “quasi invendibili”. Una vera e propria allerta rossa per chi vuole fare affari con le auto.

Conseguenze per i Concessionari

Secondo la Deutsche Automobil Treuhand (DAT), per vendere queste auto i concessionari sono costretti a offrire sconti considerevoli, mediamente del 27% sul prezzo di vendita originario. Questo modello di business non è sostenibile a lungo termine. Nel giugno 2024, l’80,2% dei concessionari ha riportato perdite nella vendita di auto elettriche usate. Il 61,1% ha dichiarato di subire “gravi perdite” e il 19,1% “lievi perdite”.

Dal punto di vista del commercio, le auto elettriche usate non sono una merce attraente. Le buone auto sono tali solo se si vendono bene. Tuttavia, non tutte le auto elettriche possono essere generalizzate. Mentre l’interesse sta crescendo per le auto elettriche più recenti, quelle con meno di un anno di vita, questa è una cattiva notizia per i proprietari di auto a noleggio restituite, che spesso hanno due o tre anni.

Prezzi Elevati e Timori dei Consumatori

Il rapporto DAT di giugno indica che i prezzi ancora alti e la “paura” di acquisire una tecnologia obsoleta stanno facendo esitare i consumatori. Quando si parla di auto usate nel settore automobilistico, c’è sempre più attenzione sulle auto elettriche. Tuttavia, queste sono ancora meno attraenti per i consumatori, come evidenziato dai bassi numeri della KBA [Autorità Federale dei Trasporti Motorizzati].

Vittime dello Sviluppo Tecnologico Rapido

Philipp Seidel, esperto automobilistico presso la società di consulenza Arthur D. Little, non trova questo fenomeno sorprendente. Secondo lui, i veicoli elettrici usati delle prime generazioni sono vittime dello sviluppo tecnologico rapido. Non molto tempo fa, le Tesla usate erano costose quanto le nuove a causa dei lunghi tempi di consegna. Ora, con un’eccessiva offerta, i valori delle auto usate stanno diminuendo. È un ciclo normale del mercato.

A lungo termine, Seidel crede nella tendenza positiva che i componenti principali di un’auto elettrica, come le batterie, stiano diventando sempre più economici.

La Reazione dei Produttori

I produttori di auto stanno adottando diverse strategie per affrontare questa situazione. BMW, ad esempio, ha avviato un’iniziativa di formazione per i concessionari, con un focus sulle auto elettriche, per gestire l’aumento delle restituzioni e la loro rivendita. Anche Audi sta spingendo per misure di formazione. Tuttavia, questi sforzi non cambiano fondamentalmente la situazione difficile per i concessionari. Se i produttori di auto lasciano i concessionari in balia delle difficoltà, il mercato delle auto elettriche usate potrebbe presto collassare.

Garanzie e Iniziative di Leasing

Mercedes è fiduciosa nella qualità dei suoi prodotti e offre quindi una garanzia di cinque anni su modelli selezionati. Porsche, d’altra parte, continua a fare affidamento sugli strumenti di vendita consolidati come la “Approved Warranty”. Volkswagen ha riconosciuto i segnali del tempo e sta cercando di contrastare. Attraverso il Vehicle Lifetime Model, Volkswagen Financial Services manterrà i veicoli elettrici nel proprio portafoglio il più a lungo possibile per offrire opzioni di leasing di auto usate attraenti ai clienti.

Conclusione

Philipp Seidel non ha dubbi: “Le auto elettriche usate non diventeranno rifiuti elettronici. Le auto elettriche di prima generazione avranno un ciclo di vita più breve rispetto alle auto a benzina consolidate, ma questo non è un problema della mobilità elettrica in sé, bensì è intrinseco all’introduzione di qualsiasi nuova tecnologia.” Se i concessionari e i concessionari ufficiali delle grandi marche resisteranno alla mobilità elettrica, avranno difficoltà a sopravvivere nel mercato futuro.

Cosi' le Sovvenzioni Statali aumentano i Profitti e i dividendi delle Aziende del DAX

Svelato il trucco! Negli ultimi anni, i profitti stratosferici delle grandi aziende sono stati garantiti da sostanziose sovvenzioni statali. Questo è il risultato, del tutto involontario, di uno studio pubblicato lunedì dal Flossbach von Storch Research Institute (FSRI), collegato al colosso della gestione patrimoniale di Colonia. Restate con noi per tutti i dettagli. Ne scrive Junge Welt

44 Miliardi di Euro in Sovvenzioni

L’analisi dei rapporti annuali delle 40 principali aziende del DAX rivela che queste hanno ricevuto complessivamente 35 miliardi di euro in pagamenti statali. Tuttavia, includendo i dati del database di trasparenza dell’UE, l’importo totale delle sovvenzioni sale a ben 44 miliardi di euro.

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Beneficiari Principali

Secondo il rapporto, oltre la metà delle sovvenzioni statali (18,1 miliardi di euro) è andata a tre grandi gruppi: Eon, Volkswagen e BMW. Eon, in particolare, ha beneficiato notevolmente, ottenendo 9,3 miliardi di euro grazie alle “frenate sui prezzi dell’energia”, una cifra che rappresenta più di un quarto delle sovvenzioni totali. Volkswagen ha ricevuto 6,4 miliardi di euro tra sgravi fiscali e incentivi alla ricerca, mentre BMW ha ottenuto 2,3 miliardi di euro in sussidi per la costruzione. Questi fondi provenivano principalmente dal Fondo per il clima e la trasformazione e dal Fondo di stabilizzazione economica.

Caso RWE

Un altro importante destinatario di sovvenzioni è stato il fornitore di energia di Essen, RWE. Lo studio rivela che RWE non avrebbe potuto accumulare riserve di utili dal 2016 senza questi pagamenti. Secondo i dati del database di trasparenza dell’UE, “l’ammontare delle sovvenzioni ricevute corrispondeva all’utile ante imposte degli ultimi otto anni”. Come Eon, anche RWE non ha contribuito significativamente alle casse pubbliche, poiché le tasse pagate erano inferiori alle sovvenzioni ricevute.

Conseguenze e Riflessioni

Lo studio conclude che “la volontà politica ha portato a un volume crescente di sovvenzioni per le aziende DAX, che nello stesso periodo hanno registrato significativi profitti”. Tuttavia, questi pagamenti statali hanno spesso sostituito gli investimenti privati, portando a “inefficienze e distorsioni della concorrenza”. La pressione per l’innovazione, secondo lo studio, potrebbe essere meglio affrontata riducendo la burocrazia e la regolamentazione sia in Germania che nell’UE. Philipp Immenkötter, autore dello studio, avverte che le sovvenzioni potrebbero non raggiungere l’obiettivo sociale o politico originale. Chi glielo dice?