martedì 31 luglio 2012

2.8 trilioni e il cerino in mano


Lentamente gli scricchiolii arrivano anche al di sopra delle Alpi e ci si comincia a chiedere a chi resterà in mano il famoso cerino dei crediti verso l'estero. La somma è gigantesca, 2.8 trilioni, e anche i tedeschi cominciano a temere per il crollo del ramo. Da FAZ.net

I salvataggi Euro sono sempre piu' costosi. Ma anche la forza della Germania non è illimitata. I primi segnali sono già visibili.

La scorsa settimana è iniziata con un terremoto, innescato da Moody's. Lunedi gli analisti hanno messo in dubbio se  la Germania - che fino ad ora godeva di piena fiducia - può ancora mantenere il rating "AAA". Mercoledi successivo un altro schock: l'indicatore piu' importante sulla congiuntura economica, l'indice IFO, è sceso in maniera significativa per la terza volta di seguito. E le aziende del DAX fino ad ora nemmeno sfiorate dalla crisi? Alla fine della scorsa settimana imprese come Siemens e MAN hanno presentato i dati con un certo imbarazzo. I bilanci mostrano che le Euro-eruzioni anche per loro non sono prive di conseguenze.

Rischi per le garanzie eccessive

Tutto insieme dà un quadro chiaro: anche il pilastro piu' forte nella euro costruzione prima o poi si incrina. Gli impegni per i salvataggi si rivelano sempre piu' una minaccia reale. E allo stesso tempo ci si pone la domanda: per quanto tempo ancora la Germania potrà sostenere il peso dell'Euro? E quando tutto crollerà?

Con tutte le incertezze degli scenari di crisi, solamente uno è sicuro: in caso estremo la Germania è responsabile, con una somma che fa sembrare il bilancio federale molto gracile. In caso di collasso Euro la Germania dovrebbe sborsare 771 miliardi di Euro, secondo i calcoli dell'Istituto Ifo di Monaco. A confronto: il ministero delle finanze ha solo 306 miliardi da ripartire.

La Grecia è un'arena secondaria

E' un calcolo che fa trasalire - ed è un importo che cresce costantemente. Ad esempio in Grecia, se Atene non potrà pagare i propri debiti, il costo per ogni tedesco sarebbe di almeno 1000 €, secondo il calcolo fatto dal ricercatore IFO Kai Carstensen. "Sarebbero necessari circa 89 miliardi di Euro, nel caso in cui la Grecia andasse in bancarotta, pur rimanendo nella zona Euro", ci dice Carstensen. Se la Grecia uscisse dalla moneta unica, alla Germania costerebbe 7 miliardi di Euro in meno. La parte principale del conto sono i miliardi con i quali la Germania garantisce per il fondo EFSF, e i debiti degli ellenici verso la BCE, per i quali anche i tedeschi sono responsabili.

Un errore viene commesso da chi considera questa somma come isolata - e la ritiene pertanto gestibile. Il semplice calcolo secondo cui il rapporto debito/pil tedesco crescerebbe solamente del 3.5 %, non va bene. Questa soluzione, ora che il governo può prendere a prestito a tasso vicino allo zero, sembrerebbe molto attraente: il fallimento greco costerebbe al governo tedesco solo un miliardo di Euro all'anno, basterebbe eliminare le prestazioni assistenziali come il Betreuungsgeld, e si potrebbe avere facilmente la somma a disposizione.

Ma la Grecia è diventata il luogo secondario della crisi. Il piu' grande pericolo per le immense somme con cui la Germania si è impegnata arriva dalla Spagna. Le pessime notizie che giungono dalle regioni fanno presagire che tutto il paese avrà bisogno della copertura del fondo di salvataggio. Ma potrebbe andare anche peggio: la settimana scorsa ha suscitato molto interesse un'analisi condotta da 17 economisti riconosciuti a livello internazionale. Hanno messo in guardia da un collasso dell'Euro, a cui l'Europa come anche la Germania sembrano andare incontro. I costi? Incalcolabili.

Crediti per oltre 2.8 trilioni di Euro

"Importanti fondi sovrani si stanno ritirando dall'Europa, la fiducia fra le banche sta diminuendo", ci dice Lars Feld, membro del Comitato di saggi per la valutazione dello sviluppo economico (Sachverständigenrats zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung).  A meno di una inversione di tendenza immediata della politica, prima la Spagna e poi anche l'Italia dovranno essere salvate. "E sarà molto difficile da contrastare", dice Feld. Come prova ci mostra i dati. Da soli i due grandi paesi del sud Europa fino alla fine del 2013 dovranno reperire 750 miliardi di euro di denaro fresco. "Questo è troppo per il fondo EFSF e ESM", calcola Feld. Il limite di credito di entrambi i fondi è di circa 640 miliardi di Euro.

Se dovesse andare come il ricercatore di Freiburg teme possa andare, il conto dell'Euro per la Germania sarebbe davvero salato. In Germania, le imprese, le banche, i privati e lo stato hanno crediti per 2.8 trilioni di Euro verso i debitori della zona Euro, secondo i calcoli del consiglio dei saggi. Una somma piu' grande di quanto in un anno i tedeschi riescano a produrre. Feld :"Se l'euro dovesse dissolversi, una porzione non trascurabile di questi crediti andrebbe perduta".

Che cosa può fare la BCE

Quanto sarebbero grandi queste perdite, nessun ricercatore lo può dire. Dopo un crash dell'Euro i tassi di cambio dovrebbero essere definiti nuovamente, per molti paesi del sud questo renderebbe il rimborso del debito impossibile. Sugli accordi per il rimborso che si faranno con gli altri paesi, dipenderà molto dalle capacità negoziali della politica. Le conseguenze sarebbero drastiche, il ricercatore Feld ne è certo: "La situazione sarebbe peggiore di quella del dopo Lehman". Nel 2009 il PIL è caduto del 5.1 %. Se arrivasse il crash, le aziende di medie dimensioni vedrebbero a rischio il pagamento delle fatture e sarebbero insolventi. Le banche, che non hanno ancora recuperato dall'ultima crisi, si troverebbero in difficoltà. E sarebbe anche la fine dei tassi bassi da sogno e della forte crescita.

Quanto tempo resta alla Germania per evitare questa esplosione? "Può anche essere che si riesca a superare l'estate in una situazione di normalità, e a destreggiarsi per il mese di settembre", ci dice Feld. Ma la situazione potrebbe peggiorare anche molto rapidamente. "Fino alle prossime elezioni federali del settembre 2013 non potrà durare", teme Feld. Che la BCE contro il proprio mandato possa iniziare a finanziare in maniera duratura gli stati, Feld non la considera una buona idea. "La BCE non ha nessuna possibilità di imporre delle condizioni per il suo aiuto".

Solo allarmismo?

Il governo federale si rifugia in una politica di appeasement. Non ne vuol sapere degli allarmi dei ricercatori, si tratta di "uno dei tanti pareri degli esperti". I dati provenienti dai mercati sembrano confermare le valutazioni fatte fino ad ora. I tassi sul debito pubblico tedesco non hanno reagito agli avvertimenti di Moody's, il governo continua a credere fermamente, nonostante il cupo clima finanziario, alla previsione di crescita dello 0.7 %.

Se considerare gli avvertimenti come allarmismo, possa essere una strategia per il lungo periodo è abbastanza discutibile. " La crisi ora tocca anche l'economia reale", ci dice il capo economista della Commerzbank, Joerg Kramer. La previsione di crescita dell'1.3% per il prossimo anno sembra essere in discussione. Il motivo: il portafoglio ordini delle aziende è lontano dall'essere pieno come si sperava. Siemens nel secondo semestre, anche a causa della crisi Euro, ha dovuto registrare un arretramento degli ordini del 23%.

Christian Dreger, macroeconomista del DIW (Deutschen Institut für Wirtschaftsforschung), vede nell'industria dell'export il pericolo di una disoccupazione crescente. Diversamente da quanto accaduto nella relativamente breve crisi finanziaria, in futuro le imprese non saranno in condizione di ammortizzare una fase di crisi con il Kurzarbeit (riduzione dell'orario lavorativo). "Il periodi di recupero questa volta sarà molto lungo" avverte, "forse 10 anni".

domenica 29 luglio 2012

Meno di 8.5 € l'ora


TAZ.de ci ricorda le disuguaglianze salariali in Germania. I dati sono quelli appena pubblicati dallo Statistisches Bundesamt.

L'11% degli occupati guadagnano meno di 8.5 € l'ora. Ad essere colpite sono soprattutto le donne. Nella Germania dell'est la percentuale di lavoratori a basso salario è il doppio dell'ovest.

Circa l'11% di tutti gli occupati in Germania nel 2010 hanno guadagnato meno di 8.5 € all'ora. Nella maggior parte dei casi (46%) si tratta dei cosiddetti Minijobber o lavori a 400 €, secondo i dati forniti dallo Statistisches Bundesamt giovedì scorso. Un terzo (33%) erano occupati a tempo pieno, il 21% part time. Circa il 60% dei lavoratori a basso salario sono donne.

I dati arrivano dal rilevamento sulla struttura delle retribuzioni nelle imprese dell'industria manifatturiera e dei servizi con piu' di 10 dipendenti per l'anno 2010.

Nella Germania dell'Est oltre un quinto (22%) lavorava con un salario orario inferiore agli 8.5 €, sebbene la maggior parte siano occupati a tempo pieno. Nell'ovest il 10% dei lavoratori resta sotto questa soglia. Il gruppo piu' grande sono i Minijobber, principalmente donne e occupati senza formazione professionale.

La maggior parte degli occupati con un salario orario sotto gli 8.5 € lavorano nel settore manifatturiero (14%) e nel lavoro temporaneo (10%), oppure nella pulizia e nella cura (12%), nel commercio al dettaglio (10%) o nel settore alberghiero (9%).

sabato 28 luglio 2012

Indipendente o fuori controllo?

Anche la Süddeutsche Zeitung, quotidiano progressista di Monaco, lontano da Merkel e dalla CDU, attacca la decisione BCE: manca la legittimazione democratica. Un commento di Nico Fried, su Süddeutsche Zeitung.


La BCE si impegna a sostenere l'Euro. I mercati si aspettano che inizi a comprare titoli al piu' presto. Ma questa decisione non è legittimata democraticamente.


Guardi qui, Herr Draghi. Da due anni ormai la politica tedesca soffre sotto la crisi Euro. Il Bundestag ha deciso un primo pacchetto di salvataggio per la Grecia, un secondo salvataggio greco, un fondo EFSF, un allargamento dell'EFSF, un Fiskalpakt, un fondo di salvataggio permanente, e poi miliardi di aiuti per le banche spagnole. Tutto rapidamente, e ciò alimenta il dubbio: i deputati sanno esattamente quello che stanno facendo?  Anche la Corte costituzionale sta esaminando se i provvedimenti approvati sono compatibili con la Costituzione. La democrazia parlamentare ha raggiunto i suoi limiti.

In questa situazione entra in scena il presidente della BCE Mario Draghi. A Londra dichiara che la BCE farà, all'interno del proprio mandato, tutto il possibile per salvare l'Euro. I mercati festeggiano, e il sollievo è ben visibile nei corsi obbligazionari in crescita. Un "Draghi ex Machina" con poche parole lascia evaporare molte preoccupazioni. E la sua affermazione non dovrebbe essere una bella notizia per i tedeschi e per la politica tedesca. Niente affatto!

Situazioni speciali hanno bisogno di misure speciali. La BCE ha già acquistato oltre 200 miliardi di debito pubblico, per ridurre i rendimenti sui titoli dei paesi in difficoltà  -  e per sollevare la politica da questo compito. Le misure di salvataggio, che altrimenti sarebbero state necessarie, non potevano essere messe in piedi in tempi brevi e sarebbero state politicamente inaccettabili. Indirettamente la BCE contribuisce al finanziamento dei paesi in crisi, operazione proibita dai trattati. E' come un tacito accordo fra banca centrale e politica: voi agite in una zona grigia, e noi in questo modo guadagniamo tempo e non diciamo nulla.

Il Parlamento non è stato consultato

La BCE ha il compito di difendere il valore del denaro. Ed è indipendente. Queste erano anche le condizioni elementari, per le quali i tedeschi hanno accettato di rinunciare al D-Mark. Il trauma dell'inflazione in questo paese è molto profondo. Ma che cosa succede se Draghi interpreta i limiti del mandato BCE in maniera diversa? E dove risiede esattamente il confine fra indipendente e fuori controllo? 

La Germania garantisce per le banche spagnole, in caso estremo, con 30 miliardi di euro - soprattutto con la legittimazione democratica del Bundestag, che pochi giorni fa ha preso questa decisione non certo in maniera leggera. Per i titoli di stato in mano alla BCE, la Germania garantisce coerentemente con la sua quota: circa 40 miliardi di Euro. Per questo nessun membro del Parlamento ha dato il suo consenso. 

Il Parlamento non è stato interrogato. Per quanto auspicabile possa essere una soluzione della crisi - un salvataggio attraverso la BCE non solo è difficile da calcolare nei suoi costi. Sarebbe di fatto anche un salvataggio al di là dei diritti democratici di partecipazione, per i quali il parlamento nel nome del contribuente, negli ultimi 2 anni ha combattuto. Il primato della politica dovrebbe essere difeso contro ogni banca, anche contro la banca centrale. 

Sinn: garanzie concrete in cambio di aiuti finanziari


H.W. Sinn rilancia un suo cavallo di battaglia: aiuti finanziari solo in cambio di garanzie tangibili. L'esempio è quello finlandese. Meglio il campanile di Giotto o Piazza San Marco? Da WirtschatsWoche
Il presidente dell'Isitituto Ifo di Monaco, Hans Werner Sinn, invita il governo federale a concedere nuovi aiuti ai paesi Euro in crisi solo a fronte di garanzie.

"Moody's ha confermato il rating AAA finlandese, perchè la Finlandia ha preteso un pegno in cambio dei salvataggi. Questa è la soluzione anche per la Germania", ha dichiarato Sinn a WirstschaftsWoche. La decisione dell'agenzia di rating americana, di mettere in discussione il massimo rating tedesco, è dovuta al fatto che la Germania ha assunto responsabilità sempre maggiori nei salvataggi Euro.

Sinn ha messo in guardia da una estensione dei salvataggi anche a Spagna e Italia. "I CDS per l'assicurazione del debito tedesco durante la crisi sono aumentati 10 volte, questo mostra come i mercati stanno valutando la situazione" continua Sinn. Allo stesso tempo ha messo in guarda da ulteriori acquisti di titoli pubblici da parte della BCE. "Dal 1995 si è condotta una politica di riduzione artificiale dei tassi nel sud-Europa. Questo ha causato un eccesso di indebitamento privato e pubblico, facendo emergere una bolla inflazionaria in sud Europa: il risultato è stato una perdita di competitività", ha dichiarato Sinn.

giovedì 26 luglio 2012

La BCE è un cavallo di Troia e difende solo gli interessi del Sud.


Dopo l'annuncio di oggi, Mario Draghi torna ad essere il bersaglio della stampa euroscettica tedesca. Il tema centrale resta lo stesso: c'è bisogno di una banca centrale che sappia e possa tutelare gli interessi tedeschi. Da Welt.de, Jörg Eigendorf
La fiducia è andata e i capitali stanno fuggendo dall'Europa: la BCE rappresenta ormai un'Europa in cui il Sud ha l'ultima parola. Il risultato sarà una gigantesca redistribuzione dei costi a carico del Nord.

La BCE un tempo rappresentava una nuova Europa delle riforme, della fedeltà ai principi e della moneta stabile. La politica, si diceva, doveva seguire il suo esempio, e il processo di unificazione avrebbe avuto successo.

La BCE peggiora le cose

Oggi sappiamo che questa visione era naive. E non sarà necessario ancora molto tempo, prima che la situazione diventi chiara a tutti. Mario Draghi, il custode europeo della moneta, lo ha detto in maniera chiara, anche se ha usato termini tecnici: la BCE comprerà titoli in grande stile, se i tassi in Spagna o Italia dovessero crescere troppo. I mercati hanno reagito immediatamente nella direzione desiderata.

Ma questo non è altro che un fuoco di paglia. Gli investitori internazionali hanno già voltato le spalle alla zona Euro, e a Londra in questo momento ci si chiede quanti siano i ricchi greci che stanno comprando case di lusso. La fiducia è andata e i capitali fuggono dall'Europa.

E la BCE è già pronta a riempire i buchi nei bilanci delle banche e degli stati. Ogni volta giustifica questo comportamento sostenendo che è la sola istituzione in Europa in grado di porre fine a questa crisi di fiducia. I presunti guardiani della stabilità monetaria in questo modo però peggiorano solo le cose.

I governi possono contare sul fatto che alla fine la BCE interverrà. Ad esempio la Spagna può evitare di finire sotto la protezione del fondo di salvataggio e dover accettare condizioni  spiacevoli. La BCE risolverà il problema. Perfino la cancelliera e il ministro delle finanze lo accettano tranquillamente. Per Angela Merkel è molto piu' comodo che sia la BCE a calmare le acque: sempre meglio che presentarsi di nuovo davanti al parlamento oppure dover rinunciare a miliardi di crediti.

La BCE è un cavallo di Troia.

Questa via di uscita non solo è antidemocratica, ma viola anche i trattati di Maastricht. Quanto la situazione sia assurda lo mostra la seguente possibilità teorica: se la Troika composta da EU, BCE e FMI dovesse giungere alla conclusione che la Grecia non dovrà ricevere piu' denaro, la BCE sarebbe allora pronta a fornire crediti di emergenza. A meno che non sia una maggioranza dei due terzi a votare contro il provvedimento. Ma cosa ci si deve aspettare da un consiglio in cui i rappresentanti di Cipro, Grecia e Germania hanno un voto ciascuno, mentre la Bundesbank sostiene quasi un terzo della spesa?

La BCE assomiglia sempre di piu' ad un cavallo di Troia. Non rappresenta piu' la stabilità e la fedeltà ai principi, ma un'Europa in cui il Sud ha l'ultima parola. Il risultato sarà una gigantesca redistribuzione dei costi a carico del Nord - senza aver risolto nessuno dei problemi

giovedì 19 luglio 2012

Svendita di fine stagione?


La politica tedesca, a corto di argomenti, ci ricorda che prima di scomodare il contribuente tedesco, sarebbe auspicabile tassare i patrimoni privati e (s)vendere i beni pubblici del sud Europa: tutto in nome della moneta unica. Da Handelsblatt.de
La ricchezza dei ceti abbienti nei paesi Euro in crisi suscita interesse. I politici tedeschi vorrebbero una tassa patrimoniale. Grazie a questi introiti, il contribuente tedesco sarebbe sollevato dagli aiuti finanziari.

CDU, SPD e perfino la FDP, in via eccezionale, sono d'accordo sul tema della tassa patrimoniale per i ricchi. Tutti e 3 i partiti vorebbero far pagare i ricchi -  non in Germania, ma nei paesi Euro in crisi. Un segnale come questo, in Germania sarebbe particolarmente benvenuto: il paese infatti garantisce per la parte principale degli eurosalvataggi. Soprattutto per contrastare le critiche crescenti verso le misure di aiuto, espresse dai partiti e dai cittadini.

Il ministro delle finanze Schäuble aveva già dichiarato in passato il suo interesse per un prestito forzoso nei paesi in crisi. Anche nella SPD ci sarebbe approvazione: si spera che "le abbondanti ricchezze private" non fuggano dai paesi in crisi, ma piuttosto "possano essere impiegate per la risoluzione della crisi" ha dichiarato il vice presidente del partito Joachim Poß. I prestiti forzosi "sono decisamente ipotizzabili", tanto piu' che i ricchi dei paesi mediterranei, fino ad ora, pare non abbiano avuto l'abitudine di pagare le tasse.

Poß appoggia una proposta del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). Gli economisti chiedono che siano i detentori di patrimoni dei paesi in crisi a sostenere il risanamento delle finanze statali con un prestito forzoso o una tassa patrimoniale .

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I prestiti forzosi o i prelievi patrimoniali una tantum hanno 2 vantaggi, scrive il DIW in uno studio: non deprimono la domanda dei consumatori - diversamente dall'IVA, e sono un segnale verso i paesi donatori: anche i paesi riceventi, si stanno dando da fare.

Squilibri evidenti

In Germania è sempre piu' forte l'impressione che i poveri del Sud Europa non siano poi così poveri come sembra. E per questo potrebbero permettersi un grosso contributo al risanamento delle finanze statali. Di fatto in Italia ci sono circa 270.000 famiglie con un patrimonio superiore al milione di Euro, settima posizione mondiale secondo una lista redatta dal Boston Consulting Group.

Anche in Spagna e Portogallo gli squilibri sono evidenti: mentre regna la disoccupazione di massa e le casse statali sono vuote, nei 2 paesi gli affari per Porsche  vanno a gonfie vele. Nel 2011, il marchio di lusso ha venduto nella penisola iberica il 18% in piu' rispetto all'anno precedente. E in Italia le vendite di Cayenne sono cresciute addirittura del 66%.

Il successo di Porsche ci dice: nonostante la crisi, che mette sempre piu' stati in ginocchio, anche nei paesi superindebitati esiste ancora una considerevole ricchezza privata.

E questa ricchezza dovrà essere impiegata per disinnescare la crisi. "Prima che altre misure di aiuto vengano accordate, ci si puo' aspettare che un paese in crisi mobiliti la propria ricchezza nazionale", ci dice il vice presidente SPD Joachim Poß.

Anche il segretario generale della FDP Patrick Döring non è contrario alla proposta "Ulteriori impegni dei contribuenti in Spagna, Grecia e Italia per il risanamento - ad esempio attravero la sottoscrizione del debito pubblico o l'incremento degli investimenti nel settore industriale - sarebbero desiderabili", ha dichiarato.

La Spagna ha ancora molta argenteria

I politici non vogliono coinvolgere solamente i ricchi nella risoluzione della crisi sul debito. Prima che il contribuente tedesco garantisca con i 310 miliardi Euro, gli stati in crisi del sud dovrebbero iniziare a vendere il loro patrimonio pubblico. "E' auspicabile, laddove la situazione lo permetta, che i grossi patrimoni pubblici non restino inosservati" ha detto il segretario generale della FDP Patrick Döring.

In effetti le statistiche mostrano che la Spagna potrebbe teoricamente coprire, attraverso la vendita delle sue partecipazioni nelle aziende, la metà delle esigenze di rifinanziamanto del debito pubblico fino a fine 2013. E se in Italia si utilizzasse solo l'1% dei patrimoni privati per il risanamento delle casse statali, lo stato sarebbe piu' ricco di 37 miliardi di Euro.

I governi di Madrid e di Roma hanno ancora partecipazioni aziendali del valore di 100 miliardi di euro. A queste si aggiugnono le riserve di oro e di divise. La Germania non deve "stendere l'amaca" per la Spagna, l'Italia o la Grecia, ha dichiarato il portavoce per la politica finanziaria della CDU/CSU, Klaus-Peter Flosbach. La privatizzazione del patrimonio statale potrebbe essere "una misura appropriata per il consolidamento delle finanze pubbliche". "La solidarietà non è un binario a senso unico", ha detto anche Herbert Reul, presidente del gruppo CDU/CSU al parlamento europeo. "Prima che i paesi in crisi cerchino aiuti all'esterno, devono esplorare tutte le possibilità, per tenere i problemi sotto controllo con le proprie forze".

Da Brussel arrivano tuttavia anche voci di avvertimento: la vendita di partecipazioni statali è una misura una tantum, il cui effetto scompare alla svelta, ci dice dalla commissione EU. "Vendere i gioielli di famiglia può essere una misura di supporto. Ma non può certo sostituire le misure di risparmio strutturale".

mercoledì 18 luglio 2012

Stabilitätsunion! Was?


Angela Merkel, nell'intervista estiva alla ZDF, ribadisce che non ci sarà solidarietà senza avere in cambio riforme concrete. E intanto prende tempo sul controllo bancario europeo. Torna a farsi viva la parola magica: Stabilitätsunion. Da Deutsche Mittelstands Nachrichten
La cancelliera Angela Merkel nell'intervista estiva alla ZDF ha bocciato la proposta italiana e spagnola: un salvataggio diretto delle banche, ci sarà solamente con la creazione di un controllo bancario europeo. Per realizzarlo, sarà necessario ancora un po' di tempo.

Nell'intervista estiva alla ZDF, Angela Merkel ha affossato le speranze italiane e spagnole di un salvataggio bancario incondizionato. Il presupposto necessario per una tale misura sarà il controllo bancario a livello europeo. Fino ad allora, i singoli stati dovranno garantire per le loro banche. Alla domanda sulla Grecia, la cancelliera non si scopre troppo: dopo la determinazione mostrata nei mesi scorsi, è una nuova interessante sfumatura.

Angela Merkel gioca di nuovo con il tempo. Nell'intervista alla ZDF ha detto: "Il programma di salvataggio delle banche spagnole, che la prossima settimana approveremo al Bundestag, come concordato, sarà erogato attraverso il governo spagnolo. Queste sono le nostre condizioni. Ed ora occupiamoci di una domanda: che cosa accadrà, se avremo un controllo bancario europeo, se questa autorità europea potrà controllare l'attività bancaria, se potrà imporre una ristrutturazione delle banche, e se potrà pretendere delle condizioni; come saranno gestite le responsabilità? Su questo non ci siamo ancora espressi. Ma quando accadrà, il controllo sarà ad un livello completamente diverso. Questo è il compito del futuro. Su questo stiamo lavorando, e il Bundestag dovrà esprimersi"

Merkel nell'intervista ha insistito che non ci sarà nessuna solidarietà senza un controllo. "Da quando siamo impegnati con la crisi Euro, viene richiesta solidarietà senza nessun controllo e senza condizioni - questi tentativi, in Germania, con me non avranno alcun successo".

E' interessante il fatto che Merkel sembra aver paura di aprire un vaso di pandora con i salvataggi bancari diretti attraverso l'EFSF e l'ESM. Già nel fine settima, il presidente designato dell'ESM Regling aveva dichiarato che in caso di un salvataggio bancario mediante il fondo ESM, gli stati sarebbero stati esclusi dalla responsabilità - e che la Germania si sarebbe assunta il 27 % delle garanzie per tutti i rischi collegati ai salvataggi bancari.

La scelta delle parole: il controllo bancario è un "compito per il futuro", chiarisce che secondo Merkel ci sarà bisogno di tempo prima di averlo in funzione - se mai verrà istituito. Fino ad allora la politica di salvataggio si dovrà fare in maniera provvisoria: sarà così con il Memorandum sui salvataggi bancari e sulle condizioni che le banche dovranno soddisfare. Il Memorandum è considerato molto tecnocratico: anche se alcuni meccanismi di controllo suonano bene, probabilmente nella pratica non saranno di grande valore. La Commissione EU dovrà avere piu' poteri per controllare in ogni momento la gestione delle banche spagnole. Se la Commissione sarà in grado di capire che cosa ci sia nei libri contabili delle banche spagnole, questa è un'altra domanda. Senza una comprensione dei fatti, è possibile che i miliardi approvati questa settimana dal Bundestag - per la Germania sono circa 10 miliardi di Euro - possano irrimediabilmente disperdersi nelle nebbie dei provvedimenti di salvataggio.

La reticenza di Merkel lascia ipotizzare che la cancelliera non sia piu' così sicura che il salvataggio dell'Euro possa avere successo con le misure decise fino ad ora. I 100 miliardi  previsti dal Memorandum EU per la Spagna, saranno effettivamente pagati, solo dopo aver fatto ulteriori stress test e audit da parte delle società di revisione. Gli osservatori dubitano che le banche spagnole possano avere così tanto tempo. Soprattutto, c'è da attendersi che il deficit di bilancio spagnolo, cresciuto attraverso i salvataggi bancari, possa provocare ulteriore preoccupazione sui mercati finanziari. Ma in questo modo un salvataggio totale della Spagna potrebbe essere inevitabile - e così il fondo esistente EFSF potrebbe raggiungere i suoi limiti. Il presidente della Bundesbank Weidmann in un'intervista con il Börsen-Zeitung ha dichiarato che gli alti tassi sui titoli pubblici da soli non sono un motivo per portare l'Italia sotto la protezione del fondo di salvataggio. Piuttosto gli italiani, come gli spagnoli, dovrebbero intraprendere un forte piano di risanamento per riconquistare la fiducia dei mercati.

Anche la determinazione di Merkel per un salvataggio greco a tutti i costi sembra essersi un po' raffreddata. Alla domanda se la Grecia deve avere piu' tempo per soddisfare le condizioni richieste, Merkel ha risposto: "Penso che il carattere vincolante degli accordi sia un bene prezioso. Aspetto la relazione della troika. Solo sulla base di questa relazione, potremo dire che cosa fare.  Per questa ragione dobbiamo aspettare ancora un paio di settimane".

La fiducia in una permanenza della Grecia nell'unione monetaria non sembra essere così solida. E' molto improbabile che Merkel non abbia ricevuto relazioni intermedie dalla troika  -  le poche dichiarazioni rilasciate al pubblico dai membri della troika parlano la lingua della disillusione: la Grecia non avrebbe mantenuto quasi nessuna delle promesse fatte, e il programma di risanamento nelle ultime settimane si è di fatto arenato.

Apparentemente Merkel ha ora uno sguardo piu' realistico sulla crisi dell'Euro. Ha parlato molto spesso di "Europa" e stranamente molto poco di "Euro" come sinonimo di Europa. Nella prossima campagna elettorale "si voterà anche sulla domanda: che ruolo ha l'Europa e quali idee abbiamo per l'Europa" Per Merkel questa sarà una "Stabilitätsunion". Ma Merkel non sembra essere completamente convinta dell'Euro e della sua forma attuale. Questo scetticismo riguarda anche la frase in cui all'inizio inizia a parlare dell'Euro e poi prosegue sull'Europa: "La moneta unica ci ha portato così tanti vantaggi. Siamo il mercato piu' grande al mondo - in un mondo dove 500 milioni di  individui non sono nemmeno molti, quanti siamo nell'unione europea. Siamo in competizione con Cina e India. Senza Europa, credo, non potremo difendere i nostri valori, le nostre idee, i nostri ideali". Se Merkel fosse ancora convinta delle virtu' della moneta unica avrebbe detto: "senza l'Euro non potremo difendere i nostri valori etc". Ma sul fatto che l'Europa sia unita sulla base di determinati valori, anche il critico piu' feroce dell'unione monetara, sarebbe pronto a confermarlo senza esitazione.

lunedì 16 luglio 2012

Peter Bofinger : Scusateci...

Scusateci se l'Europa vi ha imposto la destrutturazione del mercato del lavoro, lo smantellamento dello stato sociale, il pareggio di bilancio, i decennali al 6%, etc etc. ma a volte ci possiamo sbagliare. Contrordine: il rigorismo è un'illusione e aggrava solo i problemi. Peter Bofinger, consigliere del governo di Berlino, intervistato da Der Spiegel.

Peter Bofinger
Peter Bofinger

Nonostante le riforme, in Italia la crisi economica è sempre piu' profonda. L'economista Bofinger ritiene che il paese sia vittima di un errore sistemico. La tesi del governo Merkel, secondo cui un forte risparmio avrebbe risolto i problemi, è un illusione, ci dice Bofinger in un'intervista.

L'Italia è da anni in un circolo vizioso fatto di alto indebitamento e di una economia che cresce molto lentamente. La crisi negli altri paesi Euro ha solo peggiorato i problemi italiani, e il debito è cresciuto piu' velocemente di quanto atteso. Il recente downgrade di Moody's ha fatto salire ulteriormente il nervosismo. Peter Bofinger, economista e consigliere del governo, pensa che il paese sia vittima del panico degli investitori.


Spiegel: Herr Bofinger: Moody's ha appena ridotto il rating italiano. Hanno ragione?

Bofinger: Dipende dalla prospettiva. Secondo Moody's l'Italia soffre sempre di piu' dell'effetto contagio da Grecia e Spagna. L'Italia è finita in un circolo vizioso: il governo sta risparmiando e il paese è scivolato in una recessione. Questo rende sempre piu' difficile il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Gli investitori sono nervosi e gli interessi sul debito salgono. Ma così gli investitori diventano ancora piu' nervosi, a un certo punto le agenzie di rating devono reagire al trend negativo.

Spiegel: Significa che gli alti tassi sul debito pubblico non sono giustificati?

Bofinger: Rispetto ad altri paesi sono troppo alti. Il deficit di bilancio è il secondo piu' basso dopo quello della Germania. Il deficit britannico è 4 volte quello italiano, tuttavia gli interessi sul debito pubblico sono solo al 2%, mentre l'Italia deve pagare il 6%.

Spiegel: A cosa è dovuto?

Bofinger: E' abbastanza facile da spiegare: la Gran Bretagna è indebitata in Sterline e ha una banca centrale che è disposta ad acquistare titoli di stato in maniera illimitata. L'Italia a causa della sua appartenenza all'unione monetaria non lo puo fare. E' in una situazione fondamentalmente diversa, che anche con le drastiche misure di risparmio e con le riforme strutturali del governo Monti non potrà essere cambiata. Il problema è sintomatico della crisi Euro. Il governo tedesco fino ad ora ha sostenuto che i governi dei paesi in crisi devono risparmiare in maniera ferrea: i mercati avrebbero riconosciuto lo sforzo e fatto scendere il tasso di interesse. E' una illusione. Anche se gli stati della zona Euro risparmiano, avviano le riforme strutturali e fanno quanto viene loro richiesto, restano a rischio fallimento.


Spiegel: Questo significa che l'Italia pur combattendo contro la crisi - dovrà inevitabilmente richiedere gli aiuti finanziari europei?

Bofinger: Io spero che questo sia evitato. Il fatto è: per gli stati è sempre piu' difficile, con il potere di cui dispongono, far scendere i tassi attraverso misure di risparmio e tenere sotto controllo l'indebitamento. La Crisi Euro è un problema sistemico, che può essere affrontato solo con un'azione congiunta di tutti gli stati membri. Il Sachverständigenrat (consiglieri governativi in materia economica) propone il modello del patto per il rimborso del debito (Schuldentilgungspakts), che combina una responsabilità condivisa solo su una parte del debito, con condizioni molto rigide e un calendario di rimborso obbligatorio.  

Spiegel: Il governo Monti tiene aperta l'opzione degli aiuti europei. Che cosa succederebbe, se l'Italia dovesse andare sotto la copertura del fondo salva stati?

Bofinger: Sarebbe l'ora della verità per l'unione monetaria. Fino al 2014 il paese deve chiedere in prestito ai mercati 750 miliardi di Euro - molto di piu' di quanto sia ancora disponibile nel fondo EFSF e ESM. Ci sono solo due possibilità: i fondi per il salvataggio non vengono ulteriormente estesi, e questo corrisponde alla fine dell'Euro. Oppure l'Europa si mette d'accordo su nuovi meccanismi per la condivisione delle garanzie sul debito, come ad esempio il fondo per il rimborso del debito (Schuldentilgungspakt).


Spiegel: Il governo tedesco si oppone agli Euro-bond. Teme che i paesi europei piu' deboli utilizzino le garanzie comuni per fare debito facile a basso costo.

Bofinger: Questo rischio è evitabile se la garanzia condivisa sul debito potrà coesistere con i controlli europei sulla politica di bilancio dei paesi indebitati. Se noi vogliamo stabilizzare l'Euro, non potremo evitare una piu' forte integrazione della politica fiscale in Europa. Se per fare questo si aumentassero i poteri del Parlamento europeo, sarebbe un contributo importante per una maggiore democrazia in Europa. 

Spiegel: Sarà sufficiente il tempo per attuare decisioni politiche cosi' importanti?

Bofinger: La crisi ci offre un'opportunità per realizzare riforme ambiziose in tempi brevi. Questa possibilità l'Europa la deve utilizzare, ora.

Spiegel: Con queste decisioni lampo la democrazia viene calpestata.

Bofinger: Non potrà accadere. Certe decisioni politiche così importanti non potranno essere introdotte senza il sostegno della popolazione. Avremo bisogno di un referendum popolare.

Spiegel: Sarebbe estremamente difficile. Se i cittadini della zona Euro dovessero votare contro le obbligazioni comuni, sarebbe la fine dell'unione monetaria.

Bofinger: Si tratta di una scelta fra una unione monetaria 2.0 e il ritorno al D-Mark. L'unione monetaria 2.0 assicura che i paesi si possano difendere dagli attacchi speculativi, e richiede piu' disciplina nei bilanci dei paesi in crisi attraverso maggiori poteri di intervento. Non offre naturalmente nessuna sicurezza assoluta. Chi voterà per il ritorno al D-Mark, deve essere consapevole, che il destino della nostra economia sarebbe nella mani dei nevrotici mercati valutari.

sabato 14 luglio 2012

Euroscenario o Eurodelirio?


Welt.de si diverte a terrorizzare i tedeschi descrivendo le conseguenze catastrofiche dell'ESM, corte di Karlsruhe permettendo. Articolo di Erwin Grandinger, analista politico e finanziario di EPM Group Berlin.
La corte di Karlsruhe sta ancora discutendo i ricorsi contro l'ESM. Ma che cosa succede se i giudici lasciano passare il fondo di salvataggio? I costi per i tedeschi potrebbero andare oltre quanto sia immaginabile.

Uno scenario possibile: per proteggersi tatticamente dalle critiche indesiderate, la Corte costituzionale, solo dopo una lunga analisi, a settembre deciderà di respingere i ricorsi contro il fondo ESM e il Fiskalpakt.

L'ESM entra in vigore ad ottobre. Nel frattempo i tassi di interesse sulle obbligazioni spagnole e italiane di lunga durata sono saliti oltre il 7%. Entrambi gli stati richiedono il sostegno immediato del fondo ESM.

Le garanzie della Germania salgono dal 27 al 64%

Poiché gli stati in crisi sarebbero 6, la Germania dovrebbe assumere la loro parte nell'ESM. La quota nell'ESM garantita da Berlino salirebbe, come previsto dai trattati, dal 27% a circa il 64% dei 700 Mrd. del fondo.

Molti deputati al Bundestag sono sorpresi: ora la Germania garantisce per i due terzi degli 1.14 trilioni di Euro del capitale complessivo dell'ESM/EFSF. A questi si aggiungono i pacchetti di salvataggio per la Grecia, Irlanda e Portogallo.

Parallelamente  si aggiungono i crediti della Bundesbank verso il sistema Target-2: i crediti della Bundesbank (e quindi del contribuente tedesco) verso l'Eurosistema in giugno hanno raggiunto i 728 Miliardi di Euro (699 in maggio). Solo i debiti spagnoli all'interno del sistema Target-2 in giugno sono saliti a 408 miliardi di Euro.

La BCE concede al fondo ESM una licenza bancaria

Per assicurare la liquidità ai mercati, la BCE a sorpresa concede all'ESM una licenza bancaria. In questo modo il fondo ESM potrà rifinanziarsi in maniera illimitata e monetizzare i debiti. I mercati azionari europei salgono per settimane.

Mentre l'agenzia di rating Egan-Jones all'inizio del 2012 ha già ritirato alla Germania il suo rating AAA, in dicembre seguono le altre grandi agenzie. Ora anche i costi di finanziamento della Germania salgono rapidamente, pur partendo da un livello basso.

Arriva la garanzia tedesca sui depositi bancari

In questa situazione, il vertice EU di dicembre decide di ottimizzare il Fiskalpakt e di prorogare i termini per il raggiungimento del pareggio di bilancio per tutti gli stati europei. Si definisce anche la struttura di base di una unione bancaria, all'interno della quale saranno contenuti i fondi tedeschi per l'assicurazione sui depositi. 

Queste scelte di politica finanziaria nel 2013 mostreranno i loro effetti. Alle elezioni regionali nella Bassa Sassonia, considerata la prova generale per le elezioni federali in autunno, CDU/FDP perdono la maggioranza parlamentare. Al contrario, la SPD vince la dodicesima elezione regionale consecutiva, dopo la decisione sul primo pacchetto di salvataggio per la Grecia nel maggio 2010.

Si introduce l'IVA sull'oro

La cancelliera percepisce che lo Zeitgeist si è spostato a sinistra, ed inizia a darsi da fare sul lato delle entrate. Introduce l'IVA sull'oro e prepara i controlli sui movimenti di capitale.

Inizia a rincorrere la SPD e propone una tassa patrimoniale simile al modello proposto questa settimana dalla DIW (prelievo obbligatorio su tutti i patrimoni superiori ai 250.000 €). In relazione ai dati raccolti con il censimento del 2011, tutti gli immobili possono essere registrati ad un valore vicino a quello di mercato ed essere quindi tassati.

Il governo federale giustifica queste azioni con una situazione di emergenza fiscale simile a quella della tassa sulla proprietà del 1913, della tassa sugli immobili del 1924, e del riequilibrio della tassazione del 1952.

Gli anziani emigrano in massa

A molti cittadini non è chiaro perchè i contribuenti nazionali devono pagare al posto dei contribuenti morosi degli altri paesi e garantire con una responsabilità collettiva. Inizia un'ondata migratoria, perché i pensionati non fanno le rivoluzioni.

Allo stesso tempo la BCE abbassa di nuovo i tassi di interesse. Crescono i tassi di interesse negativi, il che equivale ad un permanente e silenzioso esproprio dei risparmi. Dalle elezioni federali del 2013 arriva un risultato sorprendente.

La FDP non entra al Bundestag, al suo posto entrano i Freien Wähler (di poco) e i Pirati (con un risultato a doppia cifra). La SPD è il primo partito, e la CDU non ha abbastanza deputati per potersi coalizzare con i Freien Wähler. La CDU diventa il socio di minoranza in una Grosse Koalition con la SPD.

Il nuovo cancelliere Sigmar Gabriel fa approvare gli Euro-bond

Sigmar Gabriel diventa cancelliere federale. Pochi mesi dopo, al vertice EU di dicembre 2013, si arriva ad un accordo comune sugli Euro-bonds. Il mercato azionario esplode, gli interessi cadono, e l'oro sale rapidamente. 

La City di Londra e Wall Street sono i grandi vincitori: le loro banche sono state salvate e né la Gran Bretagna né gli Stati Uniti dovranno pagare. Il resto sarà risolto dall'inflazione.

venerdì 13 luglio 2012

Gli economisti arrabbiati con l'ESM si sbagliano


Mark Schieritz su Zeit.de commenta l'appello lanciato dagli economisti tedeschi guidati da Hans Werner Sinn: hanno torto e sono in malafede.
Evidentemente gli economisti guidati da Hans Werner Sinn e Walter Kraemer si sono resi conto che con il loro appello populista sono stati convincenti, ad ogni modo, sulla FAZ è stata pubblicata una spiegazione della loro posizione. Dove si dice:

"La politica dovrebbe sviluppare una procedura generale europea per la ricapitalizzazione delle banche attraverso i propri creditori.  Solo presso i creditori sono disponibili i capitali necessari, e alla fine sono proprio loro ad essere andati incontro al rischio di insolvenza con determinate decisioni di investimento"

E' esattamente cosi', ma cosa significa concretamente? Far fallire le banche in massa? Buon divertimento. I professori firmatari, grazie al loro impiego da dipendenti statali, non sarebbero colpiti dal terremoto finanziario che seguirebbe una decisione del genere - il resto dei tedeschi tuttavia lo sarebbe. Anche la crisi economica mondiale è nata dai fallimenti bancari.

Gli economisti non entrano nei particolari, e scrivono invece:

"Se questa interpretazione è corretta, allora non si dovrebbe approvare nessun fondo condiviso per la ristrutturazione e nessuna assicurazione sui depositi, come si propone nell'appello alternativo. Non capiamo come sia possibile evitare un abuso del fondo di ristrutturazione e del fondo per l'assicurazione dei depositi"

Questo punto è abbastanza discutibile, perchè il caso è proprio il contrario. Chi vuole risanare le banche, deve farlo con gli strumenti giusti - e ha bisogno di un fondo per stabilizzare le banche in difficoltà durante la fase di risanamento. Proprio come si è fatto con la legge tedesca sulle ristrutturazioni, che nel frattempo è diventata un esempio internazionale. Che cos'è una unione bancaria - fra l'altro - se non un processo ordinato per il risanamento delle banche in crisi?

Perchè tutto questo a livello europeo? Perché le banche da tempo agiscono in maniera continentale e perchè un intreccio stretto fra banche e stati in una unione monetaria è mortale. Se il merito di credito delle obbligazioni spagnole viene messo in dubbio, questo si riflette sul corso dei titoli e in maniera diretta sul settore bancario, che in questo modo non può piu' garantire il credito al settore privato. La crisi dello stato diventa una crisi economica generale. Se il merito di credito della Florida viene messo in discussione, le banche continuano a concedere crediti senza problemi.

Ma gli economisti sono consapevoli che i loro argomenti non sono convincenti. Per questo ne propongono uno nuovo - non di natura economica, ma di natura politico-economica.

"Non capiamo come sia possibile evitare un abuso del fondo di ristrutturazione e del fondo per l'assicurazione dei depositi (...) La maggior parte dei paesi in crisi si servirà dallo stesso fondo ESM, e in caso di mancanza di risorse inizieranno a fare pressione per il loro ripristino"

Su questo bisogno aggiungere 2 cose. Primo: la Germania nell'ESM ha una minoranza sufficiente per bloccare le decisioni. Nessuno potrà rifornirsi dal fondo contro il voto del governo federale - e se il governo darà il suo voto positivo, avrà per questo i suoi motivi. Chi non è daccordo con queste ragioni, dovrà allora votare per un altro governo federale.

Secondo: se davvero si pensa che l'Europa sia solo una questione di come fregarsi l'uno con l'altro e ogni riflessione sui contenuti non trova spazio, allora bisogna davvero lasciar stare con l'Euro. Questo va anche detto.

giovedì 12 luglio 2012

Homburg: l'Euro non ha nessuna possibilità di sopravvivere


Stefan Homburg, economista, professore universitario ed euroscettico della prima ora, intervistato da Focus.de, attacca il fondo ESM e si lancia in una  previsione: l'Euro non ha nessuna possibilità di sopravvivere.
Invito alla protesta contro la politica di salvataggio per l'Euro: l'economista Stefan Homburg lancia dure accuso contro il fondo di salvataggio ESM - e mette in guardia dai rischi illimitati per il contribuente tedesco.

Focus: Herr Homburg, l'ESM è incostituzionale?

Homburg: Credo che l'ESM sia evidentemente incostituzionale, perché svuota i poteri del parlamento in materia di bilancio e in questo modo viola i principi democratici. Storicamente la democrazia moderna si è fondata sulla legge di bilancio. Il potere del parlamento in materia di bilancio, che include un diritto a decidere e uno a controllare, deve essere pertanto considerato il cuore del principio democratico. Il trattato ESM limita i poteri decisionali del Bundestag: le azioni di salvataggio secondo la nostra esperienza sono sempre urgenti, e una partecipazione del Bundestag alle decisioni urgenti è da escludere. Inoltre, il potere di controllo del Bundestag viene completamente eliminato: non c'è alcuna possibilità di decidere sull'utilizzo del denaro dei contribuenti tedeschi, gestito attraverso il fondo ESM.

Focus: E' necessario un voto popolare sul trattato ESM?

Homburg: Se i poteri in materia di bilancio del parlamento e il principio democratico dovessero essere eliminati - come ci chiede una parte del mondo finanziario e i loro portavoce nel mondo dei media - è necessario presentare al popolo una nuova costituzione, su cui si dovrà poi votare

Focus: Almeno economicamente l'ESM ha senso?

Homburg: La stragrande maggioranza degli economisti considera i salvataggi bancari, che vengono rivenduti ai cittadini come salvataggio degli stati, sbagliati. Venti anni fa c'era accordo sul fatto che l'autonomia di bilancio nazionale e i bail-out erano incompatibili. Per questo la legge attuale impedisce azioni di salvataggio - anche se i capi di governo hanno violato in piu' occasioni questi principi. Se 2 anni fa ci si fosse attenuti al divieto di bail-out, la Grecia sarebbe diventata insolvente e come molti altri stati prima di lei avrebbe ristrutturato il proprio debito. In mancanza di nuovo credito il paese avrebbe avviato un duro programma di risparmio. Spagna e Italia avrebbero visto questo esempio come un avvertimento e sarebbero state piu' prudenti. L'ESM mette fuori gioco questa autodisciplina. Istituzionalizza la violazone della clausola di no bail-out, imposta degli incentivi sbagliati e ci porta sempre piu' a fondo nel pantano della Schuldenunion (unione del debito). Spagna e Italia negli ultimi 4 anni, nonostante tutta la propaganda, non hanno ridotto i loro tassi di consumo, li hanno invece aumentati. Ora sono sull'orlo della bancarotta.

Focus: Che cosa propone invece?

Homburg: Una politica di bilancio indipendente richiede un divieto di bail-out. Con l'ESM si va nella direzione opposta. Questa Schuldenunion (unione del debito) prima o poi fallirà.

Focus: Ma l'Euro non richiede una politica finanziaria europea comune?

Homburg: La combinazione attuale di una moneta unica, autonomia di bilancio, e unione del debito non è sostenibile: tutti la pensano in questo modo. Non si potrà rinunciare alla autonomia di bilancio, perché i tedeschi non sono pronti per trasferire a Brussel le decisioni in materia fiscale e pensionistica. Anche per i francesi e gli irlandesi non è certamente concepibile. Senza la condivisione delle entrate e delle uscite piu' importanti una unione fiscale sarebbe inefficace.

Focus: Tutto dovrebbe continuare come prima?

Homburg: No. Perchè il divieto di bail-out prima è stato ammorbidito e poi rimosso, e perchè una piena unione fiscale è irrealistica, c'è solo una logica conseguenza: l'abbandono dell'unione monetaria. 

Focus: Una rottura dell'Euro non sarebbe estremamente costosa?

Homburg: Poiché l'Euro come appena detto non ha nessuna possibilità di sopravvivere, i costi per la rottura della moneta unica ci saranno comunque, prima o poi. Questi costi non sono rilevanti per la decisione. Molto piu' importante: i costi saranno tanto piu' alti, quanto piu' a lungo aspetteremo. Nel contesto attuale nessuna impresa investe nei paesi in crisi, gli stati restano intrappolati nella recessione. In questo modo permangono i deficit, e i debiti che la Germania deve garantire crescono senza sosta.

Focus: Che cosa succede alla quota tedesca del fondo ESM se un altro paese non paga piu'?

Homburg: La quota tedesca può crescere oltre i 190 miliardi a 3 condizioni. Primo, se altri paesi lasciano la zona Euro - come Finlandia o Italia. Secondo, se gli altri paesi non contribuiscono, perchè sono in bancarotta. In questo caso la quota tedesca cresce automaticamente. Terzo,  vi è una norma nascosta nel trattato ESM, secondo cui si potrà richiedere un aumento illimitato nel caso in cui il fondo emetta obbligazioni. A tale proposito la garanzia tedesca non è limitata a 190 miliardi  né a 700 miliardi di Euro: la verità è che per la nostra garanzia non esiste nessun limite superiore.

mercoledì 11 luglio 2012

Il portamonete sul tavolo

Continua la battaglia fra Werner Sinn e Walter Kraemer: l'ESM non deve rifinanziare le banche e il risparmio tedesco è in pericolo. Da FAZ.net, un contributo dei due economisti

L'appello della professione economica ha innescato una serie di repliche. La cancelliera ha negato che al vertice EU si fosse decisa una ulteriore condivisione delle garanzie. Gli economisti rispondono alle critiche.

Merkel accusa gli oltre 200 professori che hanno sottoscritto l'appello contro la messa in comune del debito, di non aver letto correttamente le conclusioni dell'ultimo vertice EU. Non saranno accettate ulteriori garanzie verso le banche, e niente è cambiato. Una garanzia verso le banche in crisi è proibita, come del resto lo è per gli stati. E il ministro delle finanze Schäuble aggiunge: l'ESM non è diventato un fondo di salvataggio per le banche.

Respingiamo decisamente l'accusa di aver dato con il nostro appello informazioni false al pubblico. Nel testo con le conclusioni del vertice si legge letteralmente: "Non appena con il coinvolgimento della BCE sarà messo in piedi un meccanismo unitario di controllo per le banche della zona Euro, il fondo ESM avrà la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche". Questa decisione è stata accolta dai mercati in maniera euforica: in questo modo, diversamente da quanto stabilito fino ad ora dai trattati EU, si aprirà la possibilità di utilizzare direttamente i mezzi del fondo ESM per la ricapitalizzazione delle banche. Pertanto gli stati interessati saranno risparmiati dal dover garantire per il salvataggio delle proprie banche. Ma soprattutto ai creditori verrà data la possibilità di non dover rispondere delle loro decisioni di investimento sbagliate. In tutto il mondo la decisione del vertice è stata interpretata allo stesso modo. Che solo il governo federale veda i fatti in maniera diversa, lo possiamo spiegare solamente con il tentativo di non voler preoccupare troppo l'opinione pubblica tedesca.

Normalmente sono i proprietari delle banche ad essere responsabili per le perdite delle banche. Se le perdite fanno scendere il capitale proprio sotto il minimo previsto dalla legge, è necessario dichiarare l'insolvenza, oppure ristrutturare la banca. In questo caso anche i creditori sono chiamati a rispondere, e ricapitalizzano la banca attraverso una rinuncia ai loro crediti. Ciò avviene convertendo i crediti in capitale proprio e con il ritiro dei precedenti proprietari.

Secondo le decisioni del vertice, sarà il fondo ESM a dover sostenere, al posto dei creditori, la ricapitalizzazione delle banche. In questo modo i creditori saranno coperti da eventuali perdite. Il fondo ESM non solo dovrà garantire i debiti pubblici dei paesi in crisi, ma anche i debiti delle banche di questi paesi, e proteggere dalle perdite coloro che in portafoglio hanno dei crediti verso queste banche.

L'appello fa riferimento al fatto che i debiti bancari dei paesi in crisi sono 9.2 trilioni di Euro, mentre i debiti pubblici ammontano a 3.3 trilioni di Euro. Sono soprattutto queste grandi cifre che ci fanno preoccupare. Abbiamo paura che la Germania assuma una responsabilità finanziaria, da cui poi in seguito non potrà liberarsi. Proteggere i creditori degli stati dalle perdite è già un compito troppo impegnativo. La protezione dei creditori delle banche, ora richiesta, supera ampiamente le disponibilità dei paesi ancora stabili. L'esultanza dei mercati in merito alla disponibilità della Germania di coprire con il proprio denaro le perdite del sistema bancario, dovrebbe impensierire i cittadini tedeschi come anche noi.

L'appello da noi sottoscritto non fa riferimento alla regolamentazione comune delle banche europee. Su questo tema non dice nulla. Noi e probabilmente molti dei sottoscrittori siamo daccordo su questo punto con l'appello del gruppo di economisti guidato da Martin Hellwig. Una regolamentazione comune delle banche è già necessaria: la regolamentazione nazionale, infatti, sotto l'effetto della concorrenza fra sistemi tende ad essere erosa. Ogni autorità nazionale ha l'incentivo a regolamentare le proprie banche in maniera un po' meno rigida di altre autorità, per poter mantenere nel paese le attività bancarie. Sul tema rimandiamo alle nostre precedenti pubblicazioni scientifiche. Accogliamo con favore il fatto che Hellwig e altri sostengono la nostra proposta di ricapitalizzare le banche attraverso le rinunce dei creditori. La politica dovrebbe sviluppare una procedura generale europea per la ricapitalizzazione delle banche attraverso i propri creditori. Solo presso i creditori sono disponibili i capitali necessari, e alla fine sono proprio loro ad essere andati incontro al rischio di insolvenza con determinate decisioni di investimento.

Siamo perfino d'accordo sul fatto che le enormi perdite delle banche del sud Europa non dovranno essere colletivizzate. Queste perdite sono emerse con lo scoppio della bolla del credito, causata dall'Euro con la convergenza dei tassi di interesse. La loro pubblicazione nei bilanci si fa di mese in mese piu' urgente: anche l'arte di occultamento dei contabili in questo caso incontra dei limiti. Anche i colleghi non chiedono che queste perdite siano contabilizzate nei bilanci pubblici degli stati. 

Se questa interpretazione è corretta, allora non si dovrebbe approvare nessun fondo condiviso per la ristrutturazione e nessuna assicurazione sui depositi, come si si propone nell'appello alternativo. Non capiamo come sia possibile evitare un abuso del fondo di ristrutturazione e del fondo per l'assicurazione dei depositi. Questi strumenti saranno istituiti e quindi potranno essere utilizzati per coprire le perdite conseguite anche prima della regolamentazione congiunta. Da soli i depositi delle banche in crisi, che sono una parte dei debiti delle banche, ammontano a 3.6 trilioni di Euro: per questo riteniamo molto rischioso immischiarsi in questo argomento.

Il limite provvisorio al volume dell'ESM non è una difesa contro spese aggiuntive, perchè il meccanismo per l'allargamento delle garanzie è già stato inserito nel trattato ESM. La maggior parte dei paesi in crisi si servirà dallo stesso fondo ESM, e in caso di mancanza di risorse inizieranno a fare pressione per il loro ripristino. Le belle regole non vengono utilizzate. L'Euro è una storia continua di violazioni di trattati e regole autoimposte: dalla violazione della clausola di no bail-out, fino alla rinuncia della condizionalità degli aiuti del fondo ESM. La sequenza è sempre la stessa: prima siamo portati con il placebo dei limiti politici ad aprire il portafoglio, e quando il portafoglio è sul tavolo, siamo obbligati a rinunciare ai limiti politici. Il gioco si è ripetuto così tante volte, che non comprendiamo piu', da dove arriva la speranza del governo tedesco e dei nostri colleghi che questa volta le cose andranno diversamente.