sabato 24 ottobre 2020

Der Münchner Konsens e la Kerneuropa in grado di agire

Dai grandi e potenti Think Tank tedeschi arrivano nuove idee sul futuro della geopolitica tedesca ed europea, con implicazioni importanti anche per l'Italia. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy



Der "Münchner Konsens"

La crescente inquietudine presente fra gli strateghi politici tedeschi deriva dal fatto che a loro avviso, gli sforzi fatti finora per rafforzare la politica estera e militare, non sarebbero stati sufficienti per realizzare fino in fondo l'ambizione di trasformare la Germania in una potenza di respiro mondiale. Si fa spesso riferimento alla campagna di politica globale avviata da Berlino nel 2014, partita proprio con tre discorsi tenuti durante l'annuale Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera ad inizio 2014; all'epoca il presidente tedesco Joachim Gauck, il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier e il ministro della difesa Ursula von der Leyen, nel quadro di un'azione politica concertata e con una notevole copertura mediatica, si erano pronunciati in favore di una politica globale più aggressiva [1]. Da allora infatti gli esperti parlano del cosiddetto "consenso di Monaco". Dal 2014 in effetti il governo tedesco ha compiuto più' di un passo verso una politica globale di più ampia portata; non da ultimo, come ha osservato la scorsa settimana Wolfgang Ischinger, il capo della Conferenza sulla sicurezza, la Germania finora ha aumentato il suo budget militare di circa il 40%, e in futuro intende aumentarlo ulteriormente. Sono infatti in arrivo progetti di riarmo per diversi miliardi di euro [2].


"Il destino dell'Europa"

Ma ciò non è stato sufficiente, almeno secondo un recente documento strategico redatto dalla Conferenza di Monaco di Baviera sulla sicurezza. Nel frattempo attorno agli organizzatori della conferenza si è formato un apparato, che si comporta sempre di piu' come un think tank di politica estera e militare. Di fronte all'escalation dei conflitti fra le potenze globali, la Germania si trova "di fronte a una decisione di portata storica", scrivono gli autori del documento: se semplicemente continua la sua politica estera e militare, si trasformerà insieme all'UE "in una 'appendice eurasiatica, dominata da altre potenze". (3) L'attuale "passaggio epocale nella politica mondiale" - l'ascesa della Cina e il conseguente declino degli Stati Uniti, nonché l'aspra lotta di potere tra di loro - richiede che "l'Europa prenda il proprio destino nelle sue mani" e rafforzi con energia la sua politica mondiale. Berlino e l'UE, inoltre, hanno in gran parte fallito nei loro piani per ottenere il controllo della cintura di Stati intorno all'UE - dal Nord Africa al Medio Oriente e all'Ucraina. "Il nostro vicinato, dalla Libia alla Bielorussia" nel corso degli ultimi anni è stato "travolto dalle fiamme", ha dichiarato recentemente il Commissario UE per gli Affari Esteri Josep Borrell [4], il quale chiede anche un'intensificazione degli sforzi politici su scala globale dell'UE.

La leadership tedesca

La Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera propone pertanto un approccio pianificato e sistematico. La Germania, ad esempio, "per rendere l'Europa capace di agire", "deve prima definire i propri interessi strategici a livello nazionale". Poi dovrebbe consolidare il suo "ruolo di leadership" all'interno dell'UE: "solo se la Germania si farà carico del ruolo di leader, che dovrebbe rivestire in quanto maggiore Stato membro dell'Unione, l'Europa sarà in grado di agire in modo sovrano" [5]. "Il ruolo di leadership della Germania" sarà il "presupposto per un'Europa capace di agire in tutti i settori della politica estera e della sicurezza". Ciò servirà "sia per affrontare le minacce globali come il riscaldamento del pianeta, le migrazioni e le pandemie", ma anche "per competere nel campo dell'intelligenza artificiale e di altre tecnologie strategiche".

"Una Kerneuropa capace di agire"

Viene inoltre formulata la richiesta di un rafforzamento delle strutture decisionali dell'UE - ancor più che in passato, dopo che Cipro per diverse settimane ha ritardato l'applicazione delle sanzioni UE contro la Bielorussia, per forzare - in maniera peraltro invana - la presa in considerazione dei propri interessi nella controversia con la Turchia. Alla fine della scorsa settimana Florian Hahn, il portavoce per la politica europea del gruppo parlamentare della CDU/CSU al Bundestag, ha chiesto che in materia di "politica estera e di sicurezza", l'UE passi ad un sistema di voto a maggioranza: "il principio dell'unanimità sta raggiungendo i suoi limiti e mostra tutte le debolezze dell'Unione europea quando si tratta di imporsi come attore serio nella politica e sulle questioni geo-strategiche globali" (6) Il governo tedesco sostiene da tempo la stessa linea [7]. Nel caso in cui la transizione al voto a maggioranza in materia di politica estera e militare non possa essere portato avanti, a Bruxelles le richieste di soluzioni alternative si fanno sempre più forti. Ad esempio, il presidente della Bundesakademie für Sicherheitspolitik (BAKS), Ekkehard Brose, ha rilanciato la sua richiesta di una "coalizione dei volenterosi" che all'interno dell'UE possa spingere "caso per caso" su questioni di politica estera - "una Kerneuropa in grado di agire". (8] Lo chiede anche Theo Sommer, ex capo-staff della pianificazione al Ministero della Difesa e da tempo capo-redattore ed editore del settimanale "Die Zeit": "Se necessario, sarà una Kerneuropa ad andare avanti, come nel caso della creazione dell'Eurozona e dell'area di Schengen"[9].


Tutto con un solo obiettivo

Vengono avanzate altre due richieste. Da un lato, si chiede che il governo federale si mostri più' convincente di quanto non lo sia stato fino ad ora. Ci sono "troppi attriti tra i ministeri", giudica il presidente della BAKS Brose: "i ministeri degli Esteri, della Difesa e dello Sviluppo" in futuro dovrebbero "mirare tutti insieme ad un unico obiettivo" [10]. Il capo della Conferenza sulla sicurezza Ischinger è a favore di un aggiornamento del Consiglio federale per la sicurezza, secondo le proposte del ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer. [11] L'anno scorso, infatti, Kramp-Karrenbauer aveva chiesto che l'organo attualmente responsabile, tra l'altro, della concessione delle licenze per l'esportazione di armi fosse trasformato in un "Consiglio di sicurezza nazionale" e che gli fosse affidato il compito di "sviluppare le linee guida strategiche" [12].

Oltre il tradizionale raggio d'azione

L'attuale documento strategico della Conferenza di Monaco sulla sicurezza afferma, inoltre, che la "capacità politica di agire" in politica estera e militare è sempre "strettamente legata all'approvazione politica all'interno del paese": dopo tutto, l'efficacia delle misure militari è discutibile nel caso in cui "un potenziale avversario dovesse ipotizzare che la Germania in caso di dubbio escluda in ogni caso una reazione militare" [13]. "La politica estera democratica ha bisogno del sostegno della popolazione", scrivono gli autori del documento: "La politica e la società non possono evitare di discutere di politica estera e di sicurezza in modo più regolare, intenso e onesto. Questo è particolarmente vero laddove "i diversi orientamenti di base della politica estera dei tedeschi ... cozzano l'uno con l'altro" - come "il multilateralismo e l'antimilitarismo". La maggior parte dei tedeschi preferisce gli strumenti civili", prosegue: "tuttavia, con buoni argomenti dovrebbe essere possibile convincere la popolazione su decisioni che vanno al di là del tradizionale campo d'azione della Germania".

lunedì 19 ottobre 2020

Wolfgang Streeck - Interessi tedeschi e soluzioni europee che non arriveranno mai

"Fino a quando ''l'Europa'' tiene i migranti lontani dai confini tedeschi, la Germania potrà mantenere la purezza morale delle sue leggi sull'immigrazione: nessun limite massimo, nessuna quota, praticamente nessuna espulsione", scrive il grande intellettuale tedesco Wolfgang Streeck. "Dato che è politicamente troppo delicato per il governo tedesco proporre agli elettori una revisione della legge sull'immigrazione, Berlino allora cerca il supporto "dell'Europa'' e della "Turchia" per riuscire a tenere i migranti lontani dalla Germania, essenzialmente rinchiudendoli a Moira e in molti altri luoghi simili". Wolfgang Streeck ci spiega l'ipocrisia e il moralismo della politica berlinese sul tema dei migranti, da Makroskop.de


La situazione creatasi sull'isola greca di Lesbo dopo l'incendio nel campo di Moria viene considerata da molti uno scandalo europeo. Ma chi è veramente ''l'Europa''? Se i migranti, dopo aver attraversato il Mediterraneo, si aspettano di essere accolti in Germania, probabilmente è solo una conseguenza di quella politica di apertura unilaterale dei confini operata da parte del governo Merkel nel 2015, senza peraltro aver prima consultato i partner europei. (E questa decisione probabilmente qualche mese dopo ha contribuito in maniera decisiva al voto in favore della Brexit).

Quasi tutti i migranti, quelli già in Grecia e quelli che si aspettano di poterci arrivare, vorrebbero potersi spostare in Germania, non in Ungheria o in Francia o in Danimarca, dove sanno di non essere i benvenuti. E se nell'ambito di un regime di immigrazione europeo fossero stati inviati in Lettonia o in Bulgaria (un regime che peraltro nessuno dei due paesi accetterà mai), sarebbero comunque rientrati di nuovo in Germania nel giro di poche settimane.


E perché no? Ampi settori della società tedesca, tra i quali la comunità degli industriali tedeschi, ma anche i sindacati, sono felici di accoglierli. Il mercato del lavoro tedesco sembra avere una capacità illimitata di assorbire immigrati qualificati e non qualificati; le chiese, politicamente potenti e finanziariamente ben dotate, vogliono dimostrare la loro disponibilità ad aiutare; e i comuni vogliono riempire gli alloggi costruiti per i richiedenti asilo nel 2015 e incassare in questo modo l'indennità giornaliera pagata dal governo tedesco per ogni nuovo arrivato - per non parlare poi dei centri di formazione linguistica e delle altre istituzioni simili a cui ora mancano clienti e fonti di reddito. Nella piena consapevolezza del profondo senso di colpa degli elettori di centro-sinistra, dovuto alla prosperità tedesca e in considerazione del loro desiderio di trasformare la Germania in un modello di virtù per tutta l'Europa, i politici tedeschi nelle scorse settimane hanno chiesto che migliaia, se non tutti, i migranti di Moria fossero trasferiti immediatamente in Germania.


Perché Merkel non ha riaperto i confini?

Allora perché il governo federale sotto la guida della stessa Merkel non riapre un'altra volta le frontiere? Ed è qui che entra in gioco “l’Europa" - più precisamente, la "soluzione europea", la stessa che nel 2015 era stata ritenuta inutile. Mentre tutti sanno che non ci sarà mai una ''soluzione europea'', il messaggio ora è che una soluzione nazionale è fuori discussione. Perché?

I confini aperti tendono a polarizzare l'opinione pubblica. I politici tedeschi ricordano molto bene come Merkel nel 2015 abbia salvato AfD dal declino elettorale che l'affliggeva in quel momento, aiutandola ad affermarsi qualche anno piu' tardi come il più grande partito di opposizione. C'è un limite al numero di immigrati che un paese può accettare, oltre il quale la xenofobia si trasforma in risentimento contro gli stranieri - come si può vedere dall'esempio della Danimarca, della Svezia, dell'Italia e delle stesse isole greche: Lesbo un tempo non veniva forse celebrata in tutto il mondo per aver accolto i primi rifugiati arrivati via mare? Non è un caso che già nel novembre 2015 Merkel abbia tenuto colloqui segreti con Erdogan per un accordo in base al quale la Turchia avrebbe impedito ai rifugiati siriani di entrare in Europa, e ''l'Europa'' gli avrebbe pagato diversi miliardi di euro di costi sostenuti per controllare i confini dell'Europa - o più precisamente i confini esterni della Germania.

Ma se i rifugiati sono benvenuti, a condizione che il loro numero sia limitato, perché allora non dovremmo riceverne tanti quanti gli abitanti sono disposti ad accettarne? La legge tedesca sull'immigrazione, nata in un'altra epoca, per ragioni pratiche rende di fatto impossibile respingere qualcuno che è entrato legalmente o illegalmente, nel caso in cui egli richieda asilo. Se l'asilo viene respinto, inoltre, e dopo anni di procedimenti legali, quasi tutti riescono a trovare un modo per evitare l'espulsione. Dato che è politicamente troppo delicato per il governo tedesco proporre agli elettori una revisione della legge sull'immigrazione, Berlino allora cerca il supporto "dell'Europa'' e della "Turchia" per riuscire a tenere i migranti lontani dalla Germania, essenzialmente rinchiudendoli a Moira e in molti altri luoghi simili.

L'immigrazione non può essere regolata senza un limite massimo

Qual'è la logica bizzarra dietro di ciò? Il diritto tedesco e l'umanitarismo secondo lo stile tedesco, dei Verdi in particolare, chiedono che non vi sia alcun limite massimo all'immigrazione, né in Germania né in Europa. Ma senza un limite massimo, l'immigrazione non può essere in alcun modo regolata: in altre parole, non si possono fissare quote, priorità, etc. Dato che prima o poi ciò condurrà ad un contraccolpo politico, l'immigrazione non regolamentata resta fuori dalla discussione.

Per questo motivo ''l'Europa'' deve impedirlo per noi, soprattutto paesi come Grecia e Italia, insieme all'Austria, all'Ungheria e ad altri che stanno sigillando le loro frontiere per rinchiudere i migranti nei campi greci e italiani. In questo modo fanno un favore alla Germania, bloccano una ''soluzione europea'' compatibile con il diritto tedesco, ma non con la situazione politica tedesca. Finché ''l'Europa'' tiene i migranti lontani dal confine tedesco, la Germania potrà mantenere le sue leggi sull'asilo senza doverle mai applicare, rimproverando pubblicamente l'Ungheria, l'Austria, la Polonia e altri paesi, ma lodandoli privatamente per aver rifiutato quote nazionali fisse per la distribuzione di un numero illimitato di migranti.

Questo certo non esclude ''gesti umanitari'' - o, nel linguaggio di Merkel, ''mostrare un volto amichevole''. Subito dopo l'incendio di Moria, infatti, il governo tedesco ha annunciato che avrebbe accolto 150 (!) minori non accompagnati dal campo greco. Pochi giorni dopo, sono arrivati in aggiunta esattamente 1.553 migranti, appartenenti a 408 famiglie, né più né meno. Come si è poi scoperto, nessuno di loro arrivava da Moria, e tutti avevano già ottenuto dalle autorità greche lo status legale di rifugiato, dopo essere stati portati nella Grecia continentale. Si è anche scoperto poi che il governo greco aveva insistito sulla necessità di evitare di dare l'impressione che dando fuoco a un campo profughi greco, si possa poi arrivare in Germania oppure, una volta arrivati in Grecia, ci si possa poi aspettare di essere portati in Germania, invece di far esaminare la propria domanda d'asilo alle autorità greche, per poi aspettare in Grecia una ''soluzione europea'', praticamente senza speranza.

Se è la Grecia a fare la selezione e a trattenere poi le persone non selezionate, la Germania potrà continuare a mantenere la purezza morale della sua legge sull'immigrazione: nessun tetto, nessuna quota, praticamente nessuna espulsione. Il giorno dopo l'invito ufficiale dei 1.533 rifugiati, l'opinione pubblica tedesca aveva già dimenticato i 12.000 detenuti dell'ex campo di Moria, per non parlare poi dei tanti altri abitanti nelle numerose altre Moria in Grecia e in Italia, attirati in Europa dal volto amichevole della Germania e da frontiere così aperte, almeno sulla carta.




martedì 6 ottobre 2020

Nemmeno la pandemia riesce a fermare il boom immobilare tedesco

Se molti economisti tedeschi si lamentano a causa dei tassi a zero della BCE e per l'esplosione dei saldi Target della Bundesbank, nel paese reale, invece, grazie alla politica monetaria ultra-espansiva della banca centrale prosegue senza sosta l'interminabile boom immobilare iniziato nel lontano 2010, un boom che apparentemente nemmeno il Covid è riuscito a fermare. Al di là dei soliti attacchi alla BCE lanciati dalla solita stampa conservatrice e popolare, la verità è che proprio grazie ai tassi a zero e ad un enorme afflusso di capitali in fuga dal sud-Europa, di cui i saldi Target sono un sintomo, questo lunghissimo boom immobiliare ha creato una nuova classe di rentier urbani che si arricchisce acquistando appartamenti a debito da affittare poi a quegli stessi lavoratori in fuga dalla crisi. Gli ultimi dati ci dicono che nemmeno la pandemia sembra aver fermato la corsa del mattone tedesco. Gli immobiliaristi tedeschi e i nuovi rentier urbani diventati ricchi in questi anni di boom, probabilmente non votano per Alternative fuer Deutschland. Ne scrivono la FAZ.net e N-TV


Gli "Immobilienweise" di Berlino
lunedì scorso hanno cassato lo scetticismo delle loro precedenti previsioni sull'andamento dei prezzi delle case e degli appartamenti. Da tre anni, infatti, gli esperti indipendenti del Comitato Centrale Immobiliare (ZIA) si aspettano che i prezzi delle abitazioni in Germania inizino a scendere.

Già in primavera avevano previsto che la crisi causata dal Coronavirus avrebbe messo fine al boom immobiliare, almeno nelle grandi città più costose. Ora la loro conclusione invece, alquanto sobria, è che si erano sbagliati.

"I prezzi continuano a salire", scrive l'esperto immobiliare Harald Simons, membro del consiglio di amministrazione della società di analisi Empirica. "Il mercato immobiliare non mostra alcun effetto corona, da nessuna parte, niente di niente". Dai dati, infatti, emerge che i prezzi sono semplicemente proseguiti sulla stessa linea di tendenza.

Prezzi dell'offerta in forte aumento

Nei primi sei mesi dell'anno in Germania i prezzi per l'acquisto di appartamenti sono aumentati in media del 6,2%. Nelle grandi città piu' richieste, l'aumento è stato tra il 2,9% a Berlino e il 9,1% a Francoforte. Berlino in realtà è stata l'eccezione. In un confronto annuale tra il secondo trimestre del 2020 e lo stesso trimestre dell'anno precedente, l'aumento medio dei prezzi in Germania è stato del 12% - nelle grandi città piu' ambite tra il 7 e il 10%.



Sempre secondo gli esperti del settore immobiliare, non ci sarebbero stati molti ritardi nel pagamento degli affitti, il Kurzarbeitergeld (cassa integrazione), tra l'altro, ha contribuito a stabilizzare i redditi degli affittuari. Il lungo periodo di chiusura dei locali, inoltre, ha eliminato molti dei costi per gli inquilini, come ad esempio le vacanze di Pasqua, i pranzi al ristorante o lo shopping, migliorando quindi la situazione finanziaria delle famiglie.


In ogni caso, c'è stato un ricorso molto limitato alla possibilità di differire l'affitto e non si è osservato alcun aumento delle vendite all'asta. Allo stesso tempo, si è potuto osservare che, a causa dei bassi tassi d'interesse ottenibili su altre tipologie di investimento, nel mercato immobiliare ha continuato ad affluire molto denaro e i prezzi hanno continuato a crescere.

Anche lo sviluppo del costo degli affitti è simile a quello che ha preceduto la crisi. In media, a livello nazionale, gli affitti nel secondo trimestre sono rimasti stagnanti, ma anche nello stesso trimestre dell'anno precedente erano rimasti ad un livello simile. Per contro, gli affitti nelle grandi città piu' ricercate sono aumentati del 3% nel primo semestre dell'anno, contro il 2,6% nello stesso periodo dell'anno scorso.

Unica eccezione è stata Berlino, dove gli affitti continuano a scendere da quattro trimestri, indipendentemente dal coronavirus e dal limite agli affitti (Mietendeckel) introdotto lo scorso anno. In media, i proprietari di immobili ora pagano il 5,7 % in meno rispetto a un anno fa. Nel frattempo, il numero di appartamenti messi in affitto è diminuito.

A differenza di quanto avviene per il settore residenziale, gli esperti si aspettano per gli immobili commerciali delle gravi conseguenze dovute alla pandemia. Il presidente dello ZIA Andreas Mattner parla dello "strappo più grave nella storia" per il settore immobiliare commerciale. Sono soprattutto il commercio al dettaglio, gli alberghi e la gastronomia ad essere stati colpiti duramente. Nelle zone pedonali della Germania si sono create delle profonde fratture. A differenza del passato, non sarà il settore della gastronomia a poter occupare gli spazi che si renderanno disponibili.

Il risultato sarà che probabilmente si tornerà ad abitare nelle zone pedonali, soprattutto ai piani superiori. Anche le stanze ai piani più' bassi, tuttavia, dovranno essere riutilizzate in qualche modo. Potrebbe essere un nuovo "compito per la società nel suo complesso" quello di evitare che il centro delle città diventi desolato, sostiene l'esperto di immobili Michael Gerling dell'istituto EHI. "Per i grandi magazzini, i negozi di abbigliamento e le calzature, la situazione è drammatica".

Il coronavirus del resto ha accelerato una tendenza già in corso che vedeva un passaggio degli affari verso la rete. Per la prima volta, infatti, le singole filiali del commercio al dettaglio quest'anno faranno probabilmente più affari online che nei locali fisici, ha detto Gerling. "La rete sta conquistando quote di mercato".

Nel caso degli hotel, invece, le cose sembrano andare diversamente. Nel complesso, sono previste molte insolvenze e mancati introiti per affitti. Ci sono tuttavia anche hotel in località di vacanza attraenti che attualmente stanno approfittando della crisi. (...)







Gli esperti ritengono che il boom immobiliare in Germania, nonostante tutto, resisterà alla crisi causata dal coronavirus. La gran parte dei fattori di crescita resterà invariata nonostante la pandemia, secondo la previsione realizzata dall'Istituto Gewos di Amburgo (Gewos Instituts für Stadt-, Regional- und Wohnforschung ). "Fra questi vi sono l'elevata domanda di abitazioni spinta dalla demografia, la mancanza di terreni e proprietà edificabili, il basso livello dei tassi di interesse e la mancanza di alternative di investimento in tempi incerti".

Secondo l'esperto immobiliare di Gewos, Sebastian Wunsch, le previsioni in parte apocalittiche fatte durante il lockdown, in seguito poi non si sono avverate. In particolare, l'istituto prevede per quest'anno un leggero aumento del fatturato complessivo sul mercato immobiliare, che nel 2020 dovrebbe raggiungere i 290 miliardi di euro. Si tratta di un aumento dello 0,5 per cento. Con questo risultato ancora una volta verrebbe superato il precedente record del 2019. La causa principale dell'aumento sarà il fatturato derivante dagli immobili residenziali, che dovrebbe salire del 5,2% e quindi superare i 215,5 miliardi di euro.

La domanda resta alta

Secondo lo studio, tuttavia, il numero delle transazioni di case, appartamenti, condomini e terreni edificabili potrebbe subire una leggera diminuzione. "L'edilizia abitativa risponde ad un'esigenza di base e soprattutto la domanda di prime case resta alta", ha spiegato Wunsch. Lo dimostrano i dati sull'andamento dei prezzi d'acquisto provenienti dal lato dell'offerta e quelli raccolti dai comitati di esperti. Dopo una lieve flessione in primavera, in seguito ci sono stati segnali di un recupero delle transazioni.

La crisi causata dal coronavirus fino ad ora non è riuscita a fermare il boom dei prezzi degli appartamenti e delle case - nonostante il crollo dell'economia, l'aumento della disoccupazione e il lavoro a tempo ridotto ormai a livelli record. Secondo i calcoli dell'Ufficio federale di statistica, nel secondo trimestre del 2020 i prezzi degli immobili residenziali sono aumentati in media dell'1,4% rispetto al primo trimestre dell'anno. Sempre secondo la stima preliminare, ciò rappresenterebbe un aumento del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Secondo gli statistici, gli aumenti dei prezzi sarebbero in linea con quelli dei trimestri precedenti.

Già all'inizio dell'anno i prezzi erano saliti notevolmente. La pandemia, tuttavia, potrebbe manifestarsi con un impatto ritardato sul mercato immobiliare, che di solito segue l'andamento dell'economia. "Se a causa della crisi in Germania dovesse esserci una domanda di manodopera permanentemente più bassa, ciò finirebbe per avere un impatto sull'andamento dei salari e quindi anche sulla domanda di alloggi nel medio periodo", afferma lo studio di Gewos. È anche da chiarire, se in seguito alla pandemia e al lockdown, non si siano modificati in maniera permanente le necessità e i desideri degli acquirenti - ad esempio, maggiori metrature, più interesse per le prime case e per le aree verdi, o una maggiore priorità per i balconi e i giardini.







domenica 4 ottobre 2020

Daniel Stelter - La situazione di Berlino è un avvertimento per chi in Europa sogna una unione di trasferimento con i soldi tedeschi

"Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell'Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all'anno verso il paradiso socialista di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri stati dell'eurozona supera di gran lunga le nostre capacità", scrive il grande economista tedesco Daniel Stelter. Se i tedeschi del sud e dell'ovest non ne vogliono sapere di pagare per i loro fratelli brandeburghesi che reputano fannulloni e spreconi, perché dovrebbero avere cosi' tanta voglia di finanziare i disoccupati francesi, italiani o spagnoli? Ne scrive Daniel Stelter su Focus.de



Quello che già si sospettava da tempo ora è ufficiale: il presunto trasferimento una-tantum di 750 miliardi di euro nell'ambito del "Recovery fund" europeo e l'emissione di debito comune a livello dell'UE non saranno una tantum, ma sono destinati a diventare strumenti permanenti. Almeno questo è ciò che il ministro delle Finanze Olaf Scholz vorrebbe fare, anche se per mestiere si suppone che prima dovrebbe occuparsi dei contribuenti tedeschi.

Ma non sembra essere ancora abbastanza. Non solo i miliardi di euro di trasferimenti dovranno diventare uno strumento permanente, ma anche l'autonomia degli Stati in termini di utilizzo dei fondi non potrà venire meno. La ragione, ripetuta piu' volte anche nel nostro paese, è la seguente: la Baviera (6,7 miliardi), il Baden-Württemberg (2,4 miliardi) e l'Assia (1,9 miliardi) in qualità di contributori netti al programma di perequazione fiscale statale non avrebbero voce in capitolo su come Berlino - di gran lunga il maggiore beneficiario - gestisce i circa 4,3 miliardi di euro che riceve dagli altri Laender. E quindi non dovrebbe farlo nemmeno la Germania quando si tratta dell'Italia. 


Il caso di Berlino ci mostra quotidianamente quanto sia sbagliato il sistema di perequazione fiscale fra i Länder - anche dopo la sua riorganizzazione entrata in vigore quest'anno - e quanto sarebbe fatale ripetere lo stesso errore a livello europeo.


La perequazione fiscale fra i Länder è un avvertimento

L'osservatore ingenuo potrebbe supporre che nel corso degli anni i trasferimenti siano serviti a compensare e superare le differenze economiche, cioè a promuovere lo sviluppo nelle regioni più povere, in modo tale che queste in futuro non abbiano più bisogno di ricevere denaro dalle altre regioni.

In realtà accade tutt'altro. Un esempio da Berlino:

- la nascita di un centro per l'innovazione di Google a Berlino è stata impedita dalle proteste dei cittadini, che temevano i nuovi posti di lavoro ben remunerati e quindi un aumento degli affitti. Non hanno voluto nemmeno Amazon. Anche se alcuni posti di lavoro sono rimasti in città, la vera vincitrice alla fine è stata Monaco di Baviera. In questo modo a Berlino si sono almeno assicurati i futuri trasferimenti di denaro da parte della Baviera.

- per anni sono stati spesi milioni di euro per acquistare appartamenti già costruiti. Il politico dei Verdi Florian Schmidt è stato particolarmente attivo in questo settore, avvalendosi anche del suo diritto di prelazione, senza peraltro potersi sempre assicurare un finanziamento. La procura sta indagando sullo spreco di denaro pubblico. Il fatto che questa procedura non abbia creato ulteriore spazio abitativo, ma sia stato il più costoso sussidio mai concepito per l'edilizia abitativa, è irrilevante. Il punto è stato quello di garantire degli affitti sempre piu' bassi a chi ha già un appartamento - vale a dire la propria clientela elettorale.

- la costruzione di nuovi appartamenti, invece, viene bloccata ogni volta che ciò è possibile. Anche se la città ha molti spazi liberi, i problemi e le lungaggini per ottenere i permessi di costruzione sono leggendari. Sulla scia della crisi causata dalla pandemia, la situazione è peggiorata ulteriormente. A Berlino Mitte, ad esempio, solo un terzo delle nuove richieste di costruzione sono state elaborate.

- come sempre, quando la domanda sale più velocemente dell'offerta, aumentano anche i prezzi, in questo caso gli affitti. Per evitare che ciò accada, il Senato di Berlino ha indicato un tetto massimo per gli affitti che non solo impedisce ogni aumento, ma obbliga anche i proprietari a ridurre gli affitti. Anche se non è certo che questa legge sarà presentata alla Corte costituzionale federale, sta già avendo l'effetto sperato: si è ridotta l'offerta di appartamenti in affitto, mentre le nuove costruzioni e le modernizzazioni sono crollate.

- anche se i politici da anni postulano una "svolta verde del traffico", la nuova costruzione di piste ciclabili procede con estrema lentezza. Ecco perché poi si è ripiegato sull'idea di installare le cosiddette "piste ciclabili a scomparsa", lontano da qualsiasi procedura di omologazione, principalmente attraverso delle strisce colorate sulla strada. L'idea di dichiarare semplicemente queste piste come "permanenti" è stata poi ripresa dai tribunali.

- anche l'istruzione a Berlino è molto importante - almeno ogni cinque anni sui manifesti elettorali. Non solo Berlino ha preso il posto di Brema, che per anni è stata in fondo alla classifica sulla qualità dell'istruzione scolastica, ma nella capitale manca anche l'attrezzatura tecnica. Non solo piove in molte scuole, ma anche il collegamento a banda larga delle 700 scuole pubbliche di istruzione generale non è stato ancora messo in funzione. In base alla velocità con la quale fino ad ora le scuole della città sono state collegate alla banda larga, si può supporre che l'ultima scuola di Berlino sarà collegata nel 2040.

- e i cittadini non possono neanche aspettarsi di avere dei servizi pubblici all'altezza: nella capitale tedesca ci vogliono settimane o mesi per immatricolare un'auto o richiedere una nuova carta d'identità. All'inizio della crisi pandemica, circa il 15 % dei posti di lavoro della pubblica amministrazione erano stati digitalizzati, e ora dovrebbero crescere ancora. Sarebbe anche possibile aumentare il personale, ma i 200 nuovi posti di lavoro saranno creati per monitorare il tetto massimo agli affitti (Mietendeckel).

- sarà inoltre realizzata una "Guida alla diversità" di 44 pagine, e se i dipendenti del servizio pubblico dovessero trovare un po' di tempo per i cittadini, questa farà in modo che possano rivolgersi a loro in una maniera appropriata al genere.

L'elenco potrebbe continuare: dalle zone della città fuori dal controllo della legge - Rigaer Strasse, Görlitzer Park - agli alberghi per i senza tetto i cui residenti guidano auto costose e ottengono benefici sociali truffando lo stato, fino alla debacle dell'aeroporto BER. È confortante sapere che il sindaco Müller, ancora in carica, arrivi ad immaginare per il 2036 una Olimpiade in città.

Nulla fa pensare che i politici di Berlino intendano promuovere economicamente la città. Il fatto che il PIL pro-capite della capitale per la prima volta nel 2019 sia stato al di sopra della media nazionale non è stato grazie al Senato di Berlino, ma nonostante il Senato - il turismo e le start-up hanno aiutato.

I politici di Berlino contano sul fatto che il capitalismo e l'economia al di fuori della città continuino a funzionare, in modo da poter finanziare ancora a lungo termine il paradiso socialista di Berlino. Liberamente basato sul famoso motto di Margaret Thatcher, secondo cui il socialismo funziona finché non si esaurisce il denaro degli altri.

E se i soldi finiscono?

Fino a quando la Baviera non minaccierà seriamente di lasciare la Repubblica Federale, si può ipotizzare che la redistribuzione all'interno della Germania continuerà a finanziare i sogni di rifornimento a ciclo continuo dei rosso-verdi e i programmi politici fortemente ideologizzati della capitale. Ad esempio, il senatore agli Interni di Berlino Geisel - noto in tutta la Germania per la sua interessante interpretazione della libertà di manifestare - recentemente si è recato in Grecia per negoziare la ricollocazione dei rifugiati di Moria. Alla domanda postagli dalla radio pubblica Deutschlandfunk se ciò non rappresenti un peso eccessivo per una città a corto di denaro, egli ha risposto fiducioso che la città negli ultimi anni ha già "integrato con successo" oltre 100.000 persone. Un'affermazione che, data l'oggettiva mancanza di alloggi, il degrado delle scuole e i problemi di sicurezza interna, può essere descritta solo come propaganda.

Ma la questione clou è davvero un'altra: i costi per l'accoglienza dei rifugiati sono in gran parte a carico del governo federale e non dei Länder. Si tratta di un gesto umanitario pagato dagli altri. La crescita della popolazione, inoltre, per Berlino è una leva importante che permetterà alla città di ottenere più soldi dai fondi federali. Più saranno le persone accolte da Berlino, maggiori saranno i pagamenti che ci si potranno aspettare. Si ricordano ancora i tempi in cui il Senato di Berlino pagava agli studenti un premio finanziario per trasferire la loro residenza principale a Berlino.

Un comportamento razionale, perché alla fine porta maggiori entrate per le casse comunali. Ci si dovrebbe tuttavia augurare che la città cerchi di ottenere un maggiore successo economico.

...

L'Italia non è come Berlino

Torniamo alla zona euro. Nessuno Stato membro è governato male come Berlino. Anche l'Italia, se paragonata a Berlino, è una comunità ben funzionante con una economia forte. La Lombardia è da molti anni una delle regioni economiche più forti d'Europa. Tuttavia, l'Italia, la Spagna e la Francia si trovano in una spirale discendente fatta di aumento del debito e di diminuzione della competitività. Alla luce dei risultati ottenuti con il programma tedesco per la perequazione fiscale, sembrerebbe più che ridicolo cercare di risolvere i problemi aumentando i trasferimenti dalla Germania.

Se questi fondi venissero utilizzati per aumentare la forza economica e riformare il mercato del lavoro, ciò sarebbe perfettamente giustificabile. Ma non sarà questo il caso. Se Berlino utilizza i soldi della perequazione fiscale per l'acquisto di alloggi già esistenti, il governo di Roma, invece, sta già pianificando maggiori benefici sociali. Entrambi i provvedimenti potranno essere molto popolari tra gli elettori, ma funzionano solo finché si trova qualcuno disposto a pagare.

I piani per l'eurozona vanno contro ogni logica

Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell'Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all'anno verso il paradiso socialista di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri stati dell'eurozona supera di gran lunga le nostre capacità. Soprattutto in considerazione del disastro che stiamo causando con una politica climatica sbagliata. Per dirla senza mezzi termini: dobbiamo agire contro il cambiamento climatico, ma non con obiettivi da economia pianificata, e ricorrendo ad un prezzo per la CO2 che garantisce l'applicazione dei principi di efficienza ed efficacia anche ad un tema così importante.

Cercare di affermare a livello di eurozona un costrutto molto più grande, già ampiamente fallito N volte, contraddice qualsiasi logica. I trasferimenti in teoria dovrebbero servire a ridurre le differenze tra i vari paesi. Nella pratica portano all'opposto: l'illusione dei paesi beneficiari di non dipendere da uno sviluppo autonomo delle risorse necessarie.