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venerdì 4 agosto 2023

Quanto guadagna un infermiere o un operatore sanitario in Germania nel 2023?

QUANTO GUADAGNA UN INFERMIERE O UN OPERATORE SANITARIO IN GERMANIA NEL 2023? QUAL E' LO STIPENDIO DI UN INFERMIERE IN GERMANIA NEL 2023? A QUESTE E ALTRE DOMANDE RISPONDE HANDELSBLATT CON UN ARTICOLO DETTAGLIATO BASATO SU DATI REALI E AGGIORNATI. DA HANDELSBLATT.DE


infermieri in germania


A causa dell'alto tasso di carenza di personale specializzato nell'ambito dell'assistenza infermieristica in Germania, una formazione come operatore sanitario oggi praticamente garantisce un impiego sicuro. Se si guarda all'andamento demografico, infatti, il settore dell'assistenza agli anziani può essere considerato un settore particolarmente stabile.

La professione dell'infermiere, in Germania, era conosciuta fino a qualche tempo fa come "Krankenschwester" oppure "Krankenpfleger", almeno fino al 2004. A seconda dell'ambito di impiego, venivano utilizzati termini come Gesundheits- e Krankenpflegern, Gesundheits- e Kinderkrankenpflegerinnen o Altenpfleger. Tuttavia, dal 2020, gli operatori in questa professione semplicemente sono stati ridefiniti come operatori sanitari, vale a dire Pflegekraft, Pflegefachfrau oppure Pflegefachmann. 

Lo stipendio di un infermiere in Germania varia a seconda del datore di lavoro e dell'area di impiego, ma anche tra le diverse regioni della Germania. Le differenze in base all'area di impiego sono considerate ragionevoli a causa dei diversi livelli di carico di lavoro. Le differenze tra le regioni Est e Ovest, invece, sono destinate ad essere bilanciare dalle future revisioni tariffarie.

Quanto guadagna un infermiere in Germania? Qual è lo stipendio di un infermiere in Germania?

Secondo la piattaforma di lavoro Stepstone, un'infermiera o un infermiere in Germania può aspettarsi uno stipendio medio lordo annuale di 38.500 euro. Questo significa che il salario annuale di un'infermiera in Germania è inferiore al reddito medio lordo tedesco di 43.842 euro lordi del 2023. Secondo Stepstone, l'intervallo salariale per gli operatori sanitari o gli infermieri in Germania varia da 33.200 euro a 46.100 euro lordi all'anno.

Il salario medio di un infermiere in Germania, secondo Stepstone, è di 37.100 euro lordi all'anno, con un intervallo salariale tra i 32.900 euro e i 43.500 euro. I dati indicano che il reddito è leggermente inferiore rispetto alle "Krankenschwester". Una delle ragioni è che la ridenominazione della professione in operatore sanitario è relativamente recente, quindi i calcoli di Stepstone si basano maggiormente sui salari iniziali.


Qual è lo stipendio iniziale di un operatore sanitario?

Lo stipendio iniziale di un infermiere in Germania può variare a seconda del datore di lavoro, e in parte dipende anche dalla regione, poiché sono state concordate diverse regolamentazioni retributive per diverse aree tariffarie, ad esempio per gli impiegati della Caritas, come riportato dalle direttive tariffarie dell'associazione. I neolaureati impiegati nel servizio pubblico guadagnano stipendi diversi a seconda del contratto collettivo. I dipendenti delle cliniche universitarie, pagati secondo il contratto TV-L, guadagnano uno stipendio iniziale mensile di circa 3000 euro lordi (dati di dicembre 2022). Chi lavora nelle cliniche comunali nel servizio pubblico inizia con circa 2.932 euro lordi (dati di aprile 2022).

Questi importi corrispondono approssimativamente agli stipendi stabiliti dal Deutscher Caritasverband nelle sue linee guida di aprile 2022 per il Nord Reno-Westfalia, Baden-Württemberg e Baviera. Nell'ex Germania dell'Est, secondo la Caritas, gli operatori sanitari da gennaio 2023 guadagnano leggermente di più, con un salario lordo mensile di 2.976 euro. Ad Amburgo, i neolaureati possono aspettarsi addirittura 3.005 euro lordi. Secondo il contratto collettivo della Deutsches Rotes Kreuz, gli operatori sanitari iniziano con uno stipendio di circa 2.923 euro lordi al mese.

infermieri terapia intensiva
Gli infermieri in terapia intensiva guadagnano di piu'

Ma quanto guadagna un operatore sanitario al mese?

Lo stipendio mensile lordo di un'infermiera o di un infermiere nel servizio pubblico varia a seconda dell'esperienza lavorativa e va da circa 3.183 euro a 3.751 euro (dati di dicembre 2022). Chi è retribuito secondo il contratto collettivo del servizio pubblico riceve tra i 3.108 euro e i 3.654 euro.

Per alcune aree tariffarie, nelle strutture della Caritas valgono gli stessi valori. Ad Amburgo e nell'ex Germania dell'Est, lo stipendio per la fascia retributiva 6 con oltre otto anni di esperienza lavorativa supera i 3.700 euro lordi al mese. Secondo il contratto collettivo, i dipendenti del Deutsches Rotes Kreuz guadagnano dai circa 3.098 euro lordi (livello 3) a circa 3653 euro (livello 6) lordi al mese.



Dove si guadagna di più nell'ambito dell'assistenza infermieristica?

Gli operatori sanitari ricevono mensilmente delle indennità se lavorano nei settori dell'assistenza infermieristica particolarmente impegnativi o con gruppi di malati a rischio. Ad esempio, gli operatori sanitari in terapia intensiva ricevono un supplemento mensile di circa 100 euro. Chi lavora con gruppi a rischio, come i pazienti immunodepressi, riceve un contributo mensile compreso tra i 46 euro e 60 euro, a seconda del contratto collettivo.


Inoltre, a seconda del contratto collettivo, vengono pagate indennità per il lavoro a turni, il cambio dei turni e i turni notturni. I servizi di pronto intervento e di disponibilità invece pagano uno stipendio più alto alla fine del mese.

Come posso aumentare il mio stipendio come infermiera?

Chi è retribuito secondo un contratto collettivo riceve un salario più alto accumulando maggiore esperienza professionale. Piu' anni di esperienza portano a una promozione all'interno della fascia di stipendio, con un graduale aumento del salario. A seconda del contratto collettivo, il livello più alto all'interno di una fascia salariale viene raggiunto dopo otto o 15 anni di lavoro.

Inoltre, la possibilità di continuare la formazione o di ottenere una posizione di leadership può portare a una promozione nella fascia salariale e, di conseguenza, a uno stipendio più elevato. Ad esempio, le infermiere specializzate in igiene, che svolgono attività corrispondenti, vengono inserite nella fascia P 9 del TVöD e guadagnano circa 3.734 euro al mese al livello più basso. Al livello più alto, lo stipendio aumenta di circa 240 euro lordi al mese (circa 3.974 euro).

Nel settore dell'assistenza infermieristica, uno stipendio significativamente più elevato può essere ottenuto quando un operatore sanitario assume responsabilità gestionali. I dipendenti del servizio pubblico che lavorano come responsabili di gruppo o di team, con fino a nove dipendenti a loro subordinati, vengono inseriti nelle fasce P 9 fino a P 11. In queste fasce salariali, lo stipendio mensile lordo va da circa 3.734 euro a 3.757 euro. Con l'esperienza crescente, la retribuzione può arrivare fino a 3.974 euro nella fascia P 9 o addirittura a 4.485 euro nella P 11. Per coloro che ricoprono il ruolo di capo reparto, la classificazione avviene nelle fasce P 12 o P 13, con uno stipendio iniziale compreso tra circa 3.969 euro e circa 4.182 euro. Con un'adeguata esperienza lavorativa, secondo il contratto collettivo, il reddito nella fascia P 13 può raggiungere quasi i 5000 euro lordi al mese.

Anche alla Caritas e alla Croce Rossa Tedesca, gli operatori sanitari possono incrementare il proprio stipendio assumendo posizioni di leadership. I responsabili di reparto presso la Croce Rossa Tedesca, in base al contratto collettivo, possono guadagnare fino a circa 4.973 euro lordi al mese nella fascia P 13. Per i responsabili di reparto presso la Caritas, lo stipendio può raggiungere fino a circa 5.097 euro, a seconda dell'area tariffaria e dell'esperienza professionale.

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Se vuoi sapere perchè gli infermieri brasiliani non vogliono lavorare in Germania leggi qui -->>




giovedì 1 aprile 2021

Perchè il ricorso costituzionale contro il Recovery fund in Germania non fa paura

Se questa settimana l'indice Dax di Francoforte ha segnato l'ennesimo record storico è evidente che in Germania il mondo degli affari e della finanza non sta prendendo troppo sul serio il ricorso costituzionale del fondatore di AfD Bernd Lucke contro il Recovery fund. Per Handelsblatt, il quotidiano dell'economia e della finanza, Bernd Lucke sarebbe addirittura un piantagrane in cerca di vendetta e visibilità che in Germania rappresenterebbe al massimo se stesso e il suo piccolo gruppo del "Bündnis Bürgerwille". Ne scrive Handelsblatt.de

Sul tema non è stato deciso ancora nulla. Ma il modo in cui la Corte costituzionale federale venerdì ha messo un freno temporaneo al Fondo per la ricostruzione dell'UE lascia una certa sensazione di disagio. "La motivazione vera sarà presentata in seguito", scrivono i giudici, come se le argomentazioni in una questione così delicata fossero facoltative. 

La Corte costituzionale con la sua ordinanza priva di commenti ha reagito all'adozione della cosiddetta risoluzione sulle risorse proprie da parte del Bundestag e del Bundesrat. Per la prima volta nella sua storia, la risoluzione permetterà all'UE di prendere molto denaro in prestito..

Questi mezzi finanziari a loro volta, serviranno per alimentare il fondo di ricostruzione da 750 miliardi di euro, il quale dovrà curare le cicatrici economiche lasciate dalla pandemia e fornire un importante finanziamento di partenza per la modernizzazione digitale ed ecologica dell'Europa.

Accordandosi sul fondo per la ricostruzione, i capi di stato e di governo dell'UE l'anno scorso hanno voluto inviare un segnale importante: l'Europa, nell'affrontare la peggiore crisi del dopoguerra, è unita. Da allora, il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz parla di "momento Hamilton": come nell'America di 230 anni fa, infatti, l'Europa si sta trasformando in uno stato federale. 

Questa retorica ora però potrebbe tornare a vendicarsi. La base giuridica per un salvataggio una tantum in tempi di emergenza è molto più solida delle basi europee e costituzionali di un'unione fiscale. Per quanto quest'ultima sia auspicabile, non è saggio confondere il dibattito con il Fondo per la ricostruzione. 


Karlsruhe non vuole farsi dettare la linea da Bruxelles

Ma il tempo stringe. Solo se tutti gli stati membri entro maggio avranno ratificato le decisioni sull'allocazione delle risorse proprie, allora l'UE entro luglio potrà iniziare a pagare gli aiuti.

Questo calendario però ora è in pericolo. I giudici di Karlsruhe hanno temporaneamente vietato al presidente federale Frank-Walter Steinmeier di firmare la legge costituzionale. La Corte costituzionale, che tiene molto alla sua indipendenza, non è incline a lasciarsi dettare le decisioni da Bruxelles.

Il gruppo dei querelanti riunito intorno al fondatore di AfD Bernd Lucke si sentirà confermato e vendicato, ma stanno giocando un gioco pericoloso. Se l'Europa economicamente non vuole restare ancora più indietro rispetto a Stati Uniti e Cina ha bisogno di un impegno in termini di solidarietà molto più ampio dei 750 miliardi di euro concordati. 

Insieme al suo "Bündnis Bürgerwille" Lucke vuole presentarsi come il campione di una maggioranza silenziosa ancora presente in Germania. Per fortuna la volontà dei cittadini che Lucke crede di incarnare è un fenomeno minoritario. 

La Corte costituzionale dovrebbe esaminare la decisione sulle risorse proprie con la massima attenzione, ma in fretta. Non deve lasciarsi strumentalizzare da un piantagrane.



domenica 21 febbraio 2021

Quanto ha risparmiato il governo tedesco grazie ai tassi di interesse a zero?

Se sulla stampa popolare Mario Draghi diventa Draghila, la verità è che dati alla mano, grazie alla liquidità illimitata della banca centrale e allo status di titolo "risk-free" di cui godono i bund tedeschi, il governo federale nell'ultimo decennio ha risparmiato oltre 200 miliardi di euro in termini di interessi passivi sui titoli di stato. Risparmi che molto probabilmente si sono tradotti in minori tasse e in un generoso aumento delle retribuzioni per i dipendenti pubblici. Ne scrive Handelsblatt.de



È sempre lo stesso rituale: ogni anno, quando l'uomo di Olaf Scholz (SPD) al bilancio pubblico, il segretario di Stato Werner Gatzer (SPD), presenta il prossimo bilancio federale, ogni volta gli chieodono quanto potrebbe ancora risparmiare sulla spesa per interessi. E ogni volta, Gatzer afferma che siamo già al "capolinea". Non c'è davvero più nulla da risparmiare. E ogni volta che si parla di bilancio pubblico i politici si sentono presi in giro.

E il 2020 è un esempio perfetto di come funziona. Nel 2016, infatti, il governo federale nella sua pianificazione finanziaria per il 2020 ipotizzava una spesa per interessi pari a 21,9 miliardi di euro. Alla fine, invece, sono stati spesi appena 6,5 miliardi di euro, quindi molto meno di quanto era stato pianificato. E così va avanti da anni. Dallo scoppio della crisi finanziaria, infatti, i tassi d'interesse sono scesi ai minimi e poi lì sono rimasti. Molti risparmiatori sono sull'orlo della disperazione perché sui loro risparmi non incassono più interessi. Ma c'è anche un grande vincitore: lo Stato.


Dalla crisi finanziaria del 2008, infatti, grazie ai bassi tassi d'interesse, il governo federale in totale ha risparmiato 210,8 miliardi di euro in termini di interessi  passivi non sborsati rispetto a quanto era stato originariamente preventivato. Questo è il risultato di una risposta del Ministero delle Finanze a una interrogazione parlamentare dei Verdi a disposizione di Handelsblatt.

Nella sua pianificazione finanziaria per gli anni dal 2008 al 2020, infatti, il governo federale originariamente aveva previsto di dover spendere un totale di 533,9 miliardi di euro per il pagamento degli interessi sul debito. "La somma degli importi riportati al termine degli esercizi di bilancio negli anni dal 2008 al 2020" alla fine è ammontata invece a soli 323,1 miliardi di euro, secondo la risposta all'interrogazione del Ministero federale delle Finanze. Una differenza di quasi 211 miliardi euro.

Con i titoli di stato di nuova emissione, il governo federale lo scorso anno ha addirittura guadagnato 6,9 miliardi euro. Invece di pretendere interessi, infatti, quando lo stato si è indebitato con loro, gli investitori hanno dovuto pagare al governo tedesco del denaro aggiuntivo.


La Germania come porto sicuro

La ragione di questa assurdità è dovuta al fatto che gli investitori di tutto il mondo sono in cerca di investimenti sicuri. I requisiti normativi stanno costringendo le assicurazioni, ad esempio, a investire i loro soldi in titoli considerati sicuri. E I titoli di debito tedeschi vengono considerati particolarmente sicuri. Il fatto che il governo non debba quasi più pagare alcun interesse sul debito, e in alcuni casi quando deve emettere nuovo debito ci possa anche guadagnare, sta giocando un ruolo decisivo nel dibattito tedesco sull'indebitamento.



Per molto tempo, infatti, lo "Schwarze Null", cioè il bilancio federale in pareggio, è stato considerato accettabile da una ampia maggioranza politica. E il pareggio di bilancio ancorato nella Legge Fondamentale era ritenuto sacrosanto. A causa del Coronavirus, però, lo "Schwarze Null" ormai fa parte del passato, ma anche il pareggio di bilancio in Costituzione è sempre più sotto tiro, recentemente è stato addirittura il capo ufficio alla Cancelleria Helge Braun (CDU) a suggerirne l'allentamento.

La SPD, i Verdi e la Linke, ma anche molti economisti, chiedono di sfruttare la fase dei bassi tassi d'interesse per fare più debito e di usare 500 miliardi di euro per programmare un piano di investimenti.

Secondo Sven-Christian Kindler, dei Verdi, dagli anni '80 i tassi d'interesse reali nei principali paesi industrializzati, compresa la Germania, sono in costante calo. "L'allarmismo dell'Unione sul pericolo di un aumento dei tassi d'interesse serve solo a giustificare la loro posizione ideologica contro l'indebitamento, e non ha nulla a che fare con la realtà economica. Chi in una situazione simile intende rinunciare a prendere denaro in prestito per finanziare il costo della crisi e gli investimenti sta agendo contro ogni razionalità economica".

L'argomento è il seguente: quando i tassi di interesse sono bassi e il debito non costa nulla, sarebbe da stupidi non approfittarne. La Germania ha bisogno di fare degli importanti investimenti pubblici, investimenti nella protezione del clima, nella digitalizzazione, nell'educazione e nella costruzione di alloggi a prezzi accessibili. "Ecco perché ora è arrivato il momento giusto per lanciare un grande fondo di investimento da 500 miliardi di euro da spendere in dieci anni", ha detto Kindler. Per questo, il pareggio di bilancio dovrebbe essere riformato.

L'Unione tuttavia non vuole allontanarsi dal pareggio di bilancio. Ci sono anche economisti che mettono in guardia dall'accettare i bassi tassi d'interesse come se fossero un dono di Dio. Se i tassi d'interesse dovessero aumentare di nuovo, la spesa per interessi della Germania tornerebbe rapidamente a crescere, sostengono. Nel 2008, ad esempio, il governo federale spendeva 40 miliardi euro solo per pagare gli interessi - e all'epoca il livello di indebitamento era più basso di quello attuale.

Questo è il motivo per cui la CDU/CSU non vogliono allontanarsi troppo dal pareggio di bilancio. La politica finanziaria potrebbe diventare quindi un punto centrale della contesa durante la prossima campagna elettorale.

domenica 7 febbraio 2021

Dalla Germania ci fanno sapere che il debito italiano acquistato dalla BCE non può essere cancellato

Pochi giorni dopo l'appello lanciato da Piketty ed altri importanti economisti europei in favore della cancellazione del debito pubblico acquistato dalla BCE e depositato presso le banche centrali dell'eurosistema, dalla Germania, economisti e politici ci fanno sapere che non si può fare. Anche il Bundestag avrebbe analizzato la situazione debitoria italiana giungendo ad una conclusione per niente inattesa: Nein! Ne scrive Handelsblatt.de


(...) Questa politica ha portato molte critiche alla BCE e le è costata una calo in termini di fiducia. Soprattutto in Germania, i critici accusano la banca centrale di essersi adoperata per finanziare in maniera diretta i governi, pratica che sarebbe proibita. La BCE tuttavia respinge l'accusa. Sostiene che con la sua politica si sarebbe limitata a garantire il funzionamento della politica monetaria.

Rapporto interno del Bundestag: la cancellazione del debito è vietata dai trattati europei

Dopo che i rappresentanti dell'UE e della BCE hanno iniziato a seguire il dibattito sulla cancellazione del debito con un certo scetticismo e distacco, il dibattito nel corso dei mesi per loro si è fatto sempre piu' spiacevole.

Il capo economista della BCE, Philip Lane, solo pochi giorni fa si è sentito in dovere di ribadire che la BCE non è autorizzata a cancellare il debito. "Non ci è permesso. I trattati non permettono la cancellazione del debito degli Stati", ha detto Lane.


Questo è anche quanto emerge da un rapporto interno del Bundestag, a disposizione di Handelsblatt, che analizza il debito pubblico italiano e il dibattito su di una cancellazione del debito del paese.

"Se la BCE prima acquista i titoli di stato allo scopo di ripristinare il funzionamento della politica monetaria dell'eurozona, e in seguito invece viene proposto un taglio del debito, tale cancellazione del debito da parte della BCE è incompatibile con il divieto di finanziamento monetario degli stati", afferma il rapporto.

Questo perché con una cancellazione volontaria del debito, la BCE contribuirebbe alla riduzione del deficit dei paesi dell'eurozona e quindi "direttamente e indipendentemente dai mercati finanziari, contribuirebbe a finanziare il deficit pubblico di uno stato membro".

La BCE inoltre con l'acquisito dei titoli di stato vanta dei crediti in termini di interessi sui titoli di Stato. Se semplicemente vi rinunciasse, "contraddirebbe la promessa della BCE di condurre delle transazioni secondo le abituali pratiche di mercato".

Segnale politico fatale

Ma al di là del divieto legale, gli esperti soprattutto mettono in guardia dalle conseguenze politiche ed economiche che un tale taglio del debito avrebbe. La riduzione del debito ridurrebbe la pressione sui governi a fare le riforme, come ad esempio quello italiano. La mossa farebbe più male che bene, dice l'economista Lars Feld.




L'economista Gabriel Felbermayr avverte anche che un taglio del debito potrebbe alimentare il rischio inflazione. Questa decisione potrebbe dare l'impressione che la BCE sta semplicemente stampando più denaro per finanziare i debiti degli stati.

Ma anche il segnale politico lanciato in Europa sarebbe fatale. Anche i politici di sinistra, infatti, temono che la cancellazione del debito pubblico alimenterebbe il solito dibattito sui trasferimenti: "i tedeschi stanno finanziando i pigri del sud-Europa".

È sicuramente vero che la banca centrale sta comprando titoli di stato di tutti i paesi dell'euro, compresa la Germania. Anche la Germania quindi beneficerebbe di un taglio del debito.

Ma la BCE proporzionalmente ha comprato più titoli di stato italiani che tedeschi, deviando quindi dalla sua regola originale. E questo potrebbe dare l'impressione che si tratta principalmente di un taglio del debito a favore dell'Europa del Sud e a scapito dell'Europa del Nord.

Non è nemmeno chiaro in che modo gli investitori finanziari internazionali potrebbero valutare un passo così radicale. Da un lato, dopo una tale cancellazione, le finanze pubbliche dei paesi dell'eurozona sarebbero di nuovo in una condizione più sana.

I titoli di stato in euro, tuttavia, non potrebbero più essere considerati come sicuri, perché gli investitori avrebbero paura di poter essere colpiti dal prossimo taglio del debito. I tassi d'interesse per i paesi dell'eurozona, come conseguenza, aumenterebbero bruscamente oppure potrebbe esserci una mancanza di acquirenti. I paesi dell'eurozona allora rischierebbero la bancarotta, e l'euro come moneta unica sarebbe probabilmente storia.

Per tutte queste ragioni, non c'è da meravigliarsi se la BCE intende bloccare sul nascere tutte le discussioni sulla cancellazione del debito. "Il dibattito", ha scritto il membro tedesco del comitato esecutivo della BCE Isabel Schnabel, "è dannoso e dovrebbe essere fermato".

martedì 2 febbraio 2021

Quanto bisogna guadagnare in Germania per essere considerati ceto medio?

Dove inizia il ceto medio e quanto bisogna guadagnare in Germania per poterne fare parte? La distribuzione della ricchezza e dei redditi in Germania è cosi' polarizzata che quando si parla di ceto medio, in realtà ci si riferisce alla parte piu' ricca e tuttavia minoritaria del paese. Una riflessione molto interessante del grande Norbert Häring, commentatore e giornalista su Handelsblatt


Quella comunemente definita come classe media in realtà è già classe abbiente

Le persone di solito hanno un'idea completamente distorta di quanto poco guadagni e possegga il cittadino medio. Coloro che in realtà fanno parte della classe piu' abbiente, continuano invece a considerarsi parte della classe media. La politica per la cosiddetta classe media si è rapidamente trasformata in un sostengno alle élite.

A differenza degli Stati Uniti, ad esempio, essere ricchi in Germania è ancora considerato piuttosto imbarazzante e disdicevole. Tutti vorrebbero appartenere alla classe media, non solo i multimilionari come Friedrich Merz (CDU) o i redditi elevati come il ministro delle finanze Olaf Scholz (SPD).

Se si chiede ai tedeschi quale sia il confine per poter essere considerati ricchi, il limite inferiore di solito viene fissato intorno ad un reddito tra i 7.000 e i 10.000 euro netti al mese, riferisce su Handelsblatt Judith Niehues, responsabile per lo sviluppo del metodo di ricerca presso l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). Secondo l'esperta, infatti, i tedeschi suppongono che un quinto della popolazione ogni mese guadagni tale somma.

Ma la realtà è ben diversa: in Germania secondo l'IW al massimo è il 3% delle famiglie a disporre di un simile reddito netto mensile. Se si dovesse considerare ricco il 20% delle famiglie tedesche con il reddito piu' alto, allora si sarebbe già ricchi con un reddito netto di poco meno di 3.000 euro mensili.

Se dovessimo applicare lo stesso metro di giudizio, il ministro delle finanze Scholz apparterrebbe senza ombra di dubbio alla cerchia dei ricchi. Il politico della SPD, infatti, recentemente ha scatenato un acceso dibattito dopo aver risposto alla domanda se poteva essere definito "ricco", affermando che guadagnava "abbastanza bene". Ma che comunque non si considera ricco, aveva poi aggiunto il candidato alla Cancelleria della SPD.

Secondo il Ministero federale delle finanze, Scholz come ministro federale prende uno stipendio mensile di circa 15.500 euro, compresi i vari supplementi. Sua moglie, il ministro dell'istruzione del Brandeburgo, Britta Ernst, incassa circa 14.000 euro al mese. Insieme, una coppia senza figli, arrivano così a poco meno di 30.000 euro di guadagno lordo mensile.

Un limite superiore della classe media alquanto generoso

Per l'esperta dello IW Niehues, la fascia superiore della classe media inizia a una volta e mezzo il reddito mensile mediano netto, vale a dire da poco meno di 2.000 euro netti, e si estende fino a due volte e mezzo questo importo: sarebbero all'incirca poco meno di 4.900 euro netti al mese. Per loro, la ricchezza inizia sopra questa soglia. Solo il 3,3% delle famiglie in Germania avrebbe "un reddito elevato", almeno secondo questa definizione - e i coniugi Scholz sono tra questi. Al contrario, il 15% della popolazione appartiene alla classe media superiore, sempre secondo questa definizione.

Stefan Bach, esperto di fisco e di redistribuzione presso l'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), pone ancora più in alto il limite superiore per la classe media. Per lui chi guadagna 60.000 euro netti all'anno, è già un "besserverdiener", vale a dire un passo intermedio sul percorso verso la ricchezza. "Molti al di sopra di questo dato, probabilmente si sentono ancora classe media, non solo il signor Merz", giudica Bach.

Bach traccia la linea di confine della ricchezza laddove inizia il centile superiore in termini di reddito. Per appartenere a questa cerchia, infatti, bisogna guadagnare almeno 160.000 euro lordi all'anno. Sempre secondo questa definizione, Scholz sarebbe tra le persone piu' ricche del paese.

È ancora più difficile fare parte dei ricchi in termini di reddito percepito se si prende come metro di misura l'imposta sulla ricchezza, che come persona singola deve pagare un'aliquota maggiorata del 45% a partire da un reddito imponibile di 265.327 euro lordi. Questa aliquota riguarda infatti 163.000 contribuenti, vale a dire circa lo 0,2% della popolazione. (...)

Ricco con solo una macchina

La ricchezza è distribuita in maniera ancora più ineguale rispetto al reddito. A una maggioranza di non abbienti, infatti, si contrappone una minoranza di persone con delle grandi fortune. Nel mezzo si trova una classe media piuttosto piccola e ricca.

Secondo lo studio condotto in luglio dal Pannello Socio-Economico (SOEP) del DIW, in termini di patrimonio netto, dopo aver dedotto i debiti, per appartenere alla metà più ricca della popolazione è sufficiente un auto nuova di classe media: vale a dire circa 23.000 euro. La metà inferiore della popolazione ha tanti debiti quanti beni possiede, se considerata nel suo insieme.

Con un patrimonio netto di 126.000 euro, cioè circa una casa pagata a metà nella fascia di prezzo piu' bassa, si appartiene al 25 % più ricco della popolazione tedesca. Una casa pagata in questa fascia di prezzo (279.000 euro) è sufficiente per avere un posto fra il 10% più ricco. Con una casa a schiera senza ipoteca in città (438.000 euro), si appartiene già al cinque per cento più ricco. Poi c'è un salto più grande.

I ricchi hanno beni a rendimento più elevato

Gli esempi non sono stati scelti a caso. Per gli strati di reddito più bassi, il mezzo di trasporto è di solito il bene più importante. Nella fascia di reddito piu' alta, dove inizia la ricchezza, i beni consistono principalmente in immobili e nella casa in cui si vivie. Per i più abbienti, inoltre, c'è qualche proprietà data in affitto.

Coloro che invece appartengono all'1% più ricco e soprattutto allo 0,1 % più ricco, posseggono soprattutto beni di natura aziendale.  Per appartenere al primo gruppo menzionato, bisogna avere 1,3 milioni di euro netti; con circa 5,5 milioni di euro invece si appartiene già al millesimo più ricco.

In genere, i beni aziendali danno il rendimento più alto, le auto quello più basso. In uno studio del 2019, Ederer, Mayerhofer e Rehm hanno dimostrato che più alta è la ricchezza dei proprietari, più alto sarà  il rendimento medio dei loro attivi.

Chi diventerà milionario?

Il tipico milionario ha l'aspetto che molti si immaginano: un signore bianco, anziano, di origine tedesca (occidentale) o nelle parole del SOEP: "Hanno più probabilità in media di essere milionari i maschi, con un livello di istruzione superiore alla media, sono mediamente più vecchi del resto della popolazione e hanno un background migratorio inferiore alla media".

I milionari hanno anche, non a sorpresa, un reddito netto molto più alto della media (reddito familiare ponderato) di oltre 7.600 euro netti e risparmiano più della media. Questo è un altro motivo per cui possono accumulare ricchezza aggiuntiva più velocemente rispetto ai non-milionari.

Quando i milionari lavorano, di solito sono lavoratori autonomi, imprenditori, oppure sono in una posizione manageriale o esecutiva simile. Quelli che lavorano, con 47 ore alla settimana, lavorano molto più della media. Il DIW non dice qual'è la percentuale di milionari che lavora.

Se chiedete ai milionari come sono diventati ricchi, il lavoro e l'abilità imprenditoriale sono stati i fattori principali. L'eredità, i doni e la fortuna, d'altra parte, hanno giocato solo un ruolo subordinato, almeno secondo la loro auto-percezione. (...)

Implicazioni per la politica

La tendenza a includere nella classe media persone che possono spendere il triplo dei soldi rispetto alle persone della cosiddetta "classe media inferiore" e la forte distorsione della percezione di ciò che mediamente si guadagna indicano che molto di ciò che viene venduto e percepito come politica per la classe media, in realtà è una politica per una classe superiore. Al contrario, i benefici sociali e le politiche che il pubblico percepisce come benefici per una classe di persone svantaggiate, in realtà sono benefici per la classe media.


mercoledì 15 luglio 2020

Per lo ZEW il Recovery fund non aiuterà i paesi colpiti dal coronavirus

Lo scrive lo ZEW di Mannheim, un importante centro di ricerca tedesco, che a pochi giorni dall'ennesimo vertice europeo sul Recovery fund, fa uscire uno studio, commissionato dalle associazioni dei datori di lavoro e rilanciato da Handelsblatt, nel quale esprime sostegno per la posizione dei 4 paesi frugalisti. Per i ricercatori dello ZEW, e per chi ha commissionato lo studio, il Recovery fund non incentiverebbe i paesi a fare le riforme e non sarebbe poi cosi' vantaggioso per Italia, Francia e Spagna. Ne scrive Ruth Berschens su Handelsblatt



Nella disputa sul piano di ricostruzione post-Corona, i Paesi Bassi ricevono un assist dalla Germania: il Leibniz-Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung (ZEW) dopo aver esaminato il piano giunge a un verdetto molto severo: diversamente da quanto sostenuto dalla Commissione Europea, i 750 miliardi di euro del fondo non andranno a vantaggio dei Paesi particolarmente colpiti dalla pandemia.


Lo studio dello ZEW, a disposizione di Handelsblatt, inoltre afferma che il fondo non costituisce un incentivo efficace a fare le riforme nei confronti dei Paesi UE a bassa crescita come è il caso dell'Italia. La ricerca è stata commissionata dall'Iniziativa  della Nuova Economia Sociale di Mercato (Neue Soziale Marktwirtschaft), e finanziata dall'associazione Gesamtmetall e da altre associazioni datoriali di lavoro.

"L'analisi mostra che il Next Generation Fund nella sua funzione di stabilizzatore economico è stato mal costruito", scrive l'esperto dello ZEW Friedrich Heinemann. "Progettato in questo modo, i 750 miliardi di euro di finanziamenti non fornirebbero né un sostegno mirato agli Stati membri particolarmente colpiti dal coronavirus, né sarebbero un impulso significativo per superare il ritardo in termini di riforme dei Paesi a basso potenziale di crescita".

I risultati dei ricercatori dello ZEW sono in linea con le critiche espresse dal gruppo dei 4 paesi frugalisti in merito al pacchetto di aiuti: Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca temono infatti che i miliardi del piano di ricostruzione post-Corona piu' che altro vengano utilizzati per colmare i buchi di bilancio senza risolvere i problemi strutturali dei paesi a bassa crescita.

Il primo ministro olandese Mark Rutte e i suoi omologhi in vista del vertice UE di venerdì prossimo, infatti, stanno spingendo in favore di un inasprimento dei requisiti di riforma da applicare ai paesi beneficiari. Chiedono inoltre anche una riduzione delle dimensioni complessive del fondo.

La Commissione aveva proposto, con il sostegno di Francia e Germania, di versare 500 miliardi di euro in sovvenzioni a fondo perduto e 250 miliardi di euro sotto forma di prestiti ai paesi particolarmente colpiti dalla crisi causata dal Coronavirus. I "Quattro paesi frugalisti" non sono d'accordo. Chiedono infatti che ci siano meno sovvenzioni e più prestiti.




I paesi non colpiti saranno quelli a trarne i maggiori benefici

I ricercatori dello ZEW non mettono in discussione il volume del Fondo per la ricostruzione, ma ne mettono in discussione il progetto. Secondo la bozza della Commissione UE, infatti, 310 miliardi di euro verrebbero pagati sotto forma di contributo diretto agli Stati membri.

Per la distribuzione di tale importo, la Commissione utilizza esclusivamente degli indicatori economici risalenti al periodo precedente alla crisi: il reddito pro-capite del paese rispetto alla media UE nel 2019, nonché l'andamento della disoccupazione negli anni dal 2015 al 2019 rispetto alla media UE. "L'effettiva gravità della recessione causata dal coronavirus non avrebbe quindi "alcun ruolo nel vantaggio relativo di un Paese", lamenta Heinemann.

Di conseguenza, i Paesi che non sono stati colpiti dalla crisi, come la Polonia, beneficeranno molto meno del fondo per la ricostruzione. Spagna, Italia e Francia, invece, ne usciranno relativamente svantaggiate, anche se le loro economie, secondo le previsioni dell'UE, dovrebbero crollare di oltre il 10%.

La Commissione UE giustifica la sua azione con il fatto che quando inizierà il programma, ad inizio 2021, non saranno disponibili dati affidabili sul crollo economico causato dal coronavirus. Questo argomento non convince nemmeno il governo tedesco, che infatti ne ha chiesto una correzione e ha trovato ascolto da parte del Presidente del Consiglio dell'UE Charles Michel

Venerdì scorso il belga ha presentato una proposta di compromesso. Secondo tale proposta, i criteri di ripartizione proposti dalla Commissione UE dovrebbero applicarsi solo al 70 % dei pagamenti. Il restante 30% dovrebbe andare ai paesi in cui l'economia subirà la maggiore contrazione nel corso del 2021 e del 2022.

La ZEW si lamenta anche del fatto che una parte del programma di ricostruzione debba andare in favore di voci di bilancio dell'UE che non hanno nulla a che fare con la crisi post-Corona, come i sussidi agricoli per lo sviluppo rurale o il "Just Transition Fund" per ammortizzare i costi del cambiamento climatico. Nel complesso, scrivono, "il modello di sostegno è in gran parte separato dall'impatto economico effettivo causato dalla pandemia".

C'è inoltre un'altra carenza di fondo: si stima che il 75 % del denaro non arriverà prima del 2023 o anche più tardi. La fase di crisi economica acuta, si spera, sarà allora finita da tempo. Anche Michel ha già riconosciuto il problema. Il Presidente del Consiglio UE chiede infatti che la maggior parte dei fondi sia versata nel 2021 e nel 2022. Anche la Germania è favorevole.

La condizionalità degli aiuti è un altro punto delicato del piano di ricostruzione - sia per i "4 frugalisti" che per i ricercatori della ZEW. Secondo lo studio ZEW, infatti, il piano di ricostruzione potrà aumentare il potenziale di crescita dei Paesi beneficiari solo se combinato con "incentivi efficaci a fare delle riforme strutturali".



Raccomandazioni di riforma troppo vaghe

Ma su questo punto ci sono dei forti dubbi. La Commissione vuole subordinare gli aiuti alla condizione che i rispettivi governi tengano conto delle raccomandazioni di riforma di Bruxelles e lo stabiliscano nei piani nazionali di riforma. Ma le raccomandazioni di riforma specifiche dell'UE per i singoli paesi sarebbero formulate in modo troppo vago e quindi non possono "sviluppare una reale pressione in favore del cambiamento".

L'atteggiamento di fondo della Commissione inoltre è che "gli Stati membri non abbiano alcuna responsabilità individuale per la loro situazione economica e sociale" post-Coronavirus. I ricercatori dello ZEW la vedono diversamente: gli Stati che avevano fatto le riforme nei periodi di congiuntura favorevole e attuato delle difficili riforme strutturali si sono trovati meglio attrezzati per affrontare i periodi di crisi.

Pertanto, il modo in cui un Paese riesce ad affrontare una grave crisi economica dipende molto anche dal lavoro fatto in precedenza. Lo ZEW non è d'accordo anche sul fatto che la Commissione voglia dare un sostegno finanziario supplementare ai paesi con un'elevata disoccupazione strutturale. Verrebbero puniti i governi che hanno intrapreso le riforme del mercato del lavoro e ridotto la disoccupazione.

Secondo Heinemann, il programma di ricostruzione potrà raggiungere effettivamente il suo vero obiettivo - una stabilizzazione dei Paesi gravemente colpiti dalla pandemia - solo se i capi di governo "nei prossimi negoziati riusciranno ad eliminare i gravi difetti di progettazione". Nel concreto chiede una revisione dei criteri di distribuzione.

I "criteri ovvii" sono il calo del PIL innescato dalla crisi e l'aumento della disoccupazione in uno Stato membro rispetto alla media UE. Si potrebbe "lavorare inizialmente con le previsioni e gli acconti, i quali saranno poi continuamente adeguati ai dati reali".

Le risorse del fondo per la ricostruzione, inoltre, non dovranno essere utilizzate per la politica agricola o per il fondo per la riconversione climatica. Il denaro necessario per queste voci dovrebbe essere raccolto attraverso tagli ad altre voci di bilancio dell'UE. Saranno inoltre necessari dei "requisiti di riforma più vincolanti".

Anche il primo ministro olandese è d'accordo. Mark Rutte, infatti, chiede che le richieste di aiuto per il Recovery Fund siano strettamente controllate dai ministri delle finanze dell'UE e vengano approvate all'unanimità. Ciò significherebbe che ogni singolo paese potrebbe utilizzare il proprio veto per bloccare il pagamento degli aiuti. Non c'è da aspettarsi che Rutte alla fine prevalga con questa richiesta massimalista: gli europei del Sud non la accetteranno in nessun caso.


domenica 24 maggio 2020

Marcel Fratzscher - Perché la sentenza della Corte di Karlsruhe è sbagliata

Il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung di Berlino, su Handelsblatt risponde a H. W. Sinn e ci spiega perché c'è bisogno di un chiarimento profondo e definitivo fra la Corte di Karlsruhe e la BCE e perché a questo punto l'unico modo per uscire dallo scontro istituzionale è una modifica dei trattati europei. Auguri! Marcel Fratzscher risponde a Sinn su Handelsblatt

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Dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca sull'operato della BCE, la Commissione europea sta esaminando la possibilità di aprire una procedura di infrazione contro la Germania. Ciò dimostra ancora una volta quanto sia stata esplosiva questa sentenza. Oltre a tre gravi errori economici, la sentenza contiene anche dei punti critici legittimi che devono essere affrontati quanto prima per poter disinnescare questo conflitto strisciante che rischia di esplodere da un momento all'altro, senza tuttavia indebolire ulteriormente l'euro.

Il punto critico di fondo sollevato dalla Corte costituzionale federale è che il programma per l'acquisto di obbligazioni PSPP della BCE non soddisfa il requisito della proporzionalità. La Corte lamenta il fatto che il programma della BCE comporterebbe dei costi sproporzionati per i risparmiatori, per alcune aziende e per altri gruppi e aiuterebbe in maniera eccessiva i governi nel rifinanziamento del loro debito pubblico.

Questa accusa mostra una comprensione dell'economia decisamente insufficiente. Una banca centrale può adempiere al proprio mandato di perseguire la stabilità dei prezzi in maniera sostenibile solo se l'occupazione è elevata, la crescita è solida e il sistema finanziario è stabile. In altre parole, una banca centrale non sarà mai in grado di adempiere al proprio mandato se dovessero prosperare le aziende zombie, i risparmiatori vengono espropriati e il sistema bancario crolla.

L'accusa quindi è una contraddizione in termini. In breve: per la Bundesbank o la BCE sarà abbastanza facile dimostrare la proporzionalità della politica monetaria, come del resto già fanno nelle loro previsioni trimestrali.

Il secondo punto debole nel verdetto della Corte di Karlsruhe è la richiesta fatta alla BCE di non perseguire ad ogni costo l'obiettivo della stabilità dei prezzi previsto dai trattati UE, ma di considerare se in ogni singolo caso vale davvero la pena tentare di raggiungere questo obiettivo. Si tratta alla fine di un invito a violare il mandato della banca centrale. Dopotutto, secondo i trattati europei, la stabilità dei prezzi è l'unico mandato primario della BCE.

Ci sono anche altre banche centrali, come ad esempio la banca centrale americana, che oltre alla stabilità dei prezzi, hanno l'obiettivo di perseguire la piena occupazione. La revisione della sua strategia, prevista per quest'anno, offrirà sicuramente alla BCE la possibilità di affrontare alcune delle critiche formulate da Karlsruhe. Ma un cambiamento fondamentale del suo mandato richiederebbe un adeguamento dei trattati europei.

Il terzo punto debole è la richiesta che la BCE giudichi gli effetti redistribuivi della sua politica monetaria, non solo all'interno dei singoli paesi, ma anche fra i paesi dell'eurozona. Questa sentenza non è la prima sentenza con la quale la Corte costituzionale federale si lamenta del fatto che la BCE sta assumendo dei rischi quasi fiscali e che implicitamente sta mettendo in carico alla Germania dei rischi relativi ad altri paesi. Una tale condivisione del rischio è un elemento necessario in qualsiasi unione economica e monetaria, dalla quale alla fine traggono vantaggio tutti i partecipanti, poiché ciò riduce i rischi per tutti i membri.

La Corte costituzionale federale ha ragione quando dice che attraverso la sua politica monetaria la BCE si sta facendo carico di molti di questi rischi, acquistando titoli di Stato e offrendo molta liquidità alle banche, in particolare dei paesi più deboli. In effetti, se l'area dell'euro avesse un'unione fiscale adeguata e un mercato dei capitali unico, la BCE dovrebbe assumersi minori rischi.

La più grande contraddizione dei molti critici della BCE tedeschi è che vorrebbero ridurre la capacità di agire della BCE, ma allo stesso tempo rifiutano le misure necessarie per creare una unione fiscale e un mercato dei capitali. Molti dei critici della BCE, sono anche fra coloro che ora stanno attaccando il programma di ricostruzione europeo proposto dalla cancelliera Merkel e dal presidente francese Macron per alleviare il peso che grava sulla BCE.

L'UE e il governo federale devono affrontare con urgenza questo conflitto con la Corte costituzionale federale. Questo conflitto strisciante ha causato enormi danni alla BCE. Perché in Germania la critica della Corte costituzionale viene condivisa da una larga parte dell'opinione pubblica, dei media e anche da alcuni economisti.

Il risultato è che in Germania a soffrirne enormemente è la fiducia nella BCE e in definitiva ne soffre anche la sua capacità di perseguire con successo una politica monetaria di lungo periodo. Gran parte delle critiche alla BCE possono essere considerate fondamentalmente sbagliate - e anche io la penso così - ma il conflitto alla fine dovrà essere chiarito per non causare ulteriori danni alla BCE e all'euro.

La giusta conclusione dopo la sentenza di Karlsruhe non dovrebbe essere l'abbandono da parte della BCE della sua posizione in materia di politica monetaria. Sarà invece necessario modificare i trattati europei che definiscono esplicitamente il mandato, gli strumenti politici consentiti e il quadro delle azioni della BCE.

Altrettanto importante è una riforma dell'unione economica e monetaria, attraverso strumenti fiscali comuni a livello europeo e il completamento del mercato interno. Entrambi i passaggi sono estremamente difficili da implementare. Il fallimento sarebbe catastrofico e potrebbe mettere in pericolo l'euro stesso.

martedì 5 maggio 2020

Preoccupazione a Berlino per la sentenza della corte di Karlsruhe

Nei palazzi del potere politico di Berlino c'è una certa preoccupazione per gli effetti che la sentenza della Corte Costituzionale federale di Karlsruhe potrebbe avere sulla stabilità finanziaria dell'eurozona. Anche se in molti sono convinti che alla fine a prevalere sarà la ragione di stato e la corte non farà un assist ad AfD. Ne scrivono Welt, Handelsblatt e la Süddeutsche Zeitung.


Da Die Welt:

Alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale tedesca sui controversi acquisti di titoli di Stato della Banca centrale europea (BCE), il promotore del ricorso costituzionale Peter Gauweiler si auspica un rafforzamento del ruolo del Bundestag

"I programmi di acquisto da trilioni di euro che gravano sul bilancio dello stato tedesco tramite la BCE non sono mai stati discussi nemmeno per un'ora dal parlamento tedesco", ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur di Karlsruhe l'ex vicepresidente della CSU e membro di lunga data del Bundestag. Gli organi della BCE si sono sottratti a qualsiasi controllo democratico. E questo non sarebbe giusto. "Le decisioni che definiscono le linee di politica economica dovrebbero essere prese da persone elette che possono anche essere sfiduciate". (...)

Il verdetto sarà annunciato questo martedì (5 maggio). L'accusa in discussione: la BCE tramite gli acquisti di titoli di stato sta praticando il finanziamento agli stati e in questo modo implementa misure di politica economica. I ricorsi costituzionali di Gauweiler e di altri attori (Az. 2 BvR 859/15 e altri) sono diretti contro l'ampio programma PSPP per l'acquisto di titoli del settore pubblico.

(...) Nel peggiore dei casi, la corte costituzionale potrebbe vietare alla  Bundesbank di partecipare agli acquisti di obbligazioni. Ciò avrebbe un impatto notevole perché la Bundesbank è il maggiore azionista della BCE - e se dovesse venire meno, in un colpo solo verrebbe a mancare circa un quarto del volume degli acquisti. Lo scenario più realistico potrebbe essere quello nel quale i giudici formulano delle condizioni che in futuro dovranno essere soddisfatte per la partecipazione tedesca agli acquisti.

Per Gauweiler questa non sarebbe neanche della preoccupazione principale. "Da 20 anni mi preoccupo per la facilità con cui si può scavalcare un parlamento", ha detto. «Nessuno ha scelto la signora Lagarde, nessuno ha scelto il signor Draghi. Tuttavia, si sono assegnati un mandato che determina la direzione politica» La francese Christine Lagarde da novembre dirige la BCE .

Fra i ricorrenti di Karlsruhe ci sono anche gli ex politici di Afd Bernd Lucke e Hans-Olaf Henkel. Il professore di finanza di Berlino Markus Kerber, in rappresentanza di un altro gruppo di querelanti, ha criticato il fatto che la controversia legale ormai è in corso da più di cinque anni e che la BCE in questo periodo ha continuato a comprare obbligazioni senza freni. Ciò significa che un terzo del debito sovrano dell'area dell'euro ormai è nei bilanci delle banche centrali, ha sottolineato in una nota.

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Cosa ne pensa il governo federale della decisione della Corte costituzionale federale?

Al Ministero delle finanze sono alquanto preoccupati per la sentenza in arrivo. "Nonostante il Coronavirus, da giorni il verdetto della corta è uno dei problemi principali", dice un funzionario. Se la Corte costituzionale federale dovesse stabilire dei limiti restrittivi per la BCE, potrebbero esserci delle gravi conseguenze, questa almeno sembra essere la  preoccupazione principale al ministero

Da diversi giorni i funzionari del ministero, infatti, stanno preparando tutte le possibili interpretazioni per i vari scenari del giudizio. Non è un compito facile. Dopotutto la politica deve esprimere una propria opinione su di una "doppia indipendenza politica": la Corte costituzionale federale indipendente giudica una Banca centrale europea anch'essa indipendente. In caso di un giudizio severo, tuttavia, la banca centrale si aspetta un sostegno da parte della politica. C'è troppa preoccupazione per il fatto che la sentenza della corte costituzionale possa provocare nuovi disordini sui mercati finanziari.

Quali sarebbero le conseguenze?

Se i giudici della corte di Karlsruhe dovessero stabilire dei limiti per la partecipazione della Bundesbank ai programmi di acquisto, ciò avrebbe delle gravi conseguenze economiche, politiche e legali. Dal punto di vista giuridico ci sarebbe un conflitto tra Germania ed Europa. Dopo che la Corte di giustizia europea si era già espressa sul programma di acquisto valutandolo come legale, ora ci sarebbe la Corte suprema del più grande stato membro dell'UE  che si pronuncia con una sentenza diversa.

Dal punto di vista economico ciò probabilmente causerebbe una grande incertezza sui mercati. In termini pratici, per la BCE o altre banche centrali nazionali sarebbe possibile compensare gli acquisti della Bundesbank, ad esempio la banca centrale italiana potrebbe acquistare una quantità maggiore dei propri titoli di Stato.

Tuttavia, gli investitori potrebbero considerare una tale sentenza della Corte costituzionale tedesca come un segnale che il campo d'azione della BCE è limitato. Finora, la capacità di intervento della BCE nella crisi ha fatto affidamento sul fatto che potenzialmente può agire in maniera illimitata.

Se la sentenza dovesse suscitare dei dubbi, molti economisti temono delle forti distorsioni sui mercati. In un tal caso, sarebbe necessario un intervento della politica per impedire il collasso dell'unione monetaria.

Cosa si aspettano a Berlino?

A Berlino, nessuno crede davvero che la Corte costituzionale semplicemente intenda strizzare l'occhio al programma di acquisto della BCE. Ci saranno delle condizioni, si dice. L'unica domanda è quali. Per Berlino e per la Bundesbank sarebbe auspicabile il seguente scenario: la Corte costituzionale alza il dito indice, chiede che sia indicato un buon motivo per gli acquisti, ma si astiene dal dettare alla Bundesbank delle rigide condizioni per tali acquisti. La corte invierebbe il segnale di voler monitorare attentamente che la banca centrale non sta violando il suo mandato. Tuttavia, la sentenza non avrebbe degli effetti concreti sulla politica monetaria della BCE.

A Berlino una delle preoccupazioni principali è la seguente: in passato la Corte costituzionale federale nelle decisioni in materia di politica monetaria della BCE aveva sempre posto una particolare enfasi sulla Capital-key. In modo da evitare un trasferimento del rischio tra i paesi. Nel nuovo programma anti-crisi che la BCE ha lanciato per fronteggiare gli effetti del corona-virus, intende utilizzare questa regola "in maniera flessibile", se necessario.

Ciò potrebbe essere interpretata come una provocazione da parte dei giudici costituzionali, quiesta è la paura a Berlino. Dopotutto, finora per loro la conformità era sempre stata importante. Se i giudici di Karlsruhe dovessero sottolineare che la capital-key deve essere rispettata in ogni caso, vi sarebbe un certo nervosismo. In definitiva, ciò metterebbe in discussione il programma di acquisti di emergenza (PEPP), che attualmente sta calmando i mercati.


Lunedì a Berlino si percepiva un certo nervosismo. Il governo federale è abbottonato, non vuole "anticipare il verdetto", dice un portavoce del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz (SPD). L'esperto di politica europea dei Verdi, Franziska Brantner, ha criticato il fatto che il governo federale ha messo l'Europa in una situazione pericolosa attraverso una politica della lingua biforcuta. "Gli occhi spaventati rivolti a Karlsruhe mostrano quanto sia pericoloso aver esternalizzato la gestione della crisi alla BCE". Dato che Berlino ha paura di imporre un'equa ripartizione degli oneri in Europa, "coloro che hanno sempre messo in guardia da un ruolo troppo forte della BCE, ora stanno mettendo sotto pressione la banca centrale".

In particolare CDU e CSU da anni chiedono di fermare la politica monetaria espansiva della BCE in modo che i tassi di interesse tornino a  crescere. Ora, tuttavia, sono in molti proprio nell'Unione a sperare che la BCE possa continuare ad acquistare obbligazioni senza limiti in modo da poter evitare gli Eurobond, ovvero le obbligazioni comuni con responsabilità condivisa. Ed è proprio la FDP che lunedì cercava di calmare le acque. La Corte costituzionale federale "non è esattamente conosciuta per fare delle rivoluzioni", afferma Otto Fricke, egli stesso avvocato e responsabile della politica di bilancio del partito. "La Corte costituzionale federale non si è mai prestata a delle sentenze che portano a una rapida inversione di marcia". (...)

In ogni caso, la politica di Berlino si è preparata anche per l'evento piu' improbabile. Il piano di emergenza prevede che venga immediatamente inviato un segnale congiunto subito dopo la sentenza di Karlsruhe in modo da garantire la stabilità dell'euro. Anche a Francoforte, ci hanno lavorato per tutto il fine settimana. E oltre al piano europeo, la sentenza ha anche un significato politico interno: AfD è stata fondata per aiutare a buttare giù l'euro.
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