Mark Schieritz, popolare economista tedesco, su Die Zeit si chiede fino a che punto è possibile chiedere alla Germania di ribilanciare gli squilibri europei prima di far surriscaldare la sua economia.
C'è un consenso internazionale sul fatto che la Germania debba fare di piu' per superare la crisi della zona Euro. La domanda aggregata dovrebbe infatti essere stimolata prima di tutto nel nostro paese.
In questo modo i paesi del sud ne approfitterebbero in 2 modi: primo, con l'aumento del reddito aumentano gli introiti derivanti dalle importazioni tedesche; secondo, una maggiore utilizzazione della capacità produttiva spingerebbe verso una crescita dei prezzi e dei costi. Le aziende tedesche in rapporto ai loro concorrenti del Sud Europa diverrebbero tendenzialmente meno competitive - e i prodotti tedeschi sarebbero sostituiti da quelli italiani. Avremmo un effetto reddito ed un effetto sostituzione che vanno entrambi nella stessa direzione.
Fin qui tutto bene, di fatto non vi è alcuna possibilità di evitare che il sud diventi piu' economico, e che il nord consumi un po' di piu' di quanto ha fatto fino ad ora. Non ci sono alternative.
Ma il sud rinuncia all'adeguamento dei prezzi e continua a consumare allegramente: e allora sono necessari trasferimenti duraturi, perchè il capitale privato non è piu' disponibile a finanziare questi consumi.
Se il nord rinuncia ad un aumento della domanda aggregata, allora il prodotto interno lordo generale dovrà per forza di cose ridursi. La riduzione della domanda del sud non viene infatti compensata. La minaccia è una prolungata crisi economica.
L'Europa allora dovrebbe recuperare la domanda mancante dal resto del mondo attraverso una sostanziosa espansione dell'export. In questo modo si avrebbe un avanzo delle partite correnti con il resto del mondo. Ma è probabile che il resto del mondo non lo accetti.
Il prodotto interno lordo si costituisce notoriamente di consumi, investimenti, spesa pubblica, e dal saldo dell'export e dell'import.
Y=C+I+G+X-M
Se il sud spinge verso il basso C e I, deve allora succedere qualcosa, altrimenti crolla Y. E qui entra in gioco la domanda aggregata tedesca.
L'interrogativo è allora: di quanta domanda abbiamo bisogno? L'economia tedesca al momento va abbastanza bene. La disoccupazione è bassa, i salari salgono, le importazioni stanno crescendo. Se la BCE ha il coraggio di prendere sul serio il proprio mandato e se dinanzi alle ansie dei tedeschi non fa retromarcia, avremo una crescita dell'inflazione. Questo aggiustamento andrebbe nella giusta direzione e lo si deve lasciar correre. Ma da una prospettiva tedesca, sarebbe allora difficile giustificare ulteriori misure di stimolo dell'economia di tipo Keynesiano.
Se tutto ciò funziona, la richiesta di misure espansive aggiuntive si trasformerebbe alla fine in una stimolazione eccessiva della nostra economia. Lo si può volere o no, ma si dovrebbe almeno essere consapevoli di ciò a cui si va incontro. Un surriscaldamento dell'economia potrebbe avere effetti molto spiacevoli.
Kantoos ha un'alternativa in mente. Se la Germania non permette questo surriscaldamento dell'economia, si accresce lo spazio di azione della BCE per l'incremento della domanda aggregata nel sud - quindi la Germania avrà bisogno alla fine di una inflazione minore.
Overall AD needs to be kept constant by the ECB. If Germany does not allow more AD at home, the AD needs to be created elsewhere. (…) It is best to create some extra demand in the south, rather than overheating the German economy
Questo è vero - e una maggiore domanda aggregata nel Sud potrebbe essere ottenuta attraverso misure di risparmio minori di quelle attuali. Ma a questo punto si giunge ad un conflitto. Maggiore sarà l'affiancamento macroeconomico ai necessari aggiustamenti del sud, minori saranno le dimensioni di questi aggiustamenti. Poichè la competitività di prezzo e la domanda dipendono l'una dall'altra. Nel caso estremo di capacità produttive pienamente utilizzate i salari continuerebbero a crescere in maniera forte. E allora si potrebbe riporre le nostre speranze nel fatto che la competitività possa crescere attraverso aumenti della produttitività, ma io penso, che questo potrebbe restare a lungo una speranza.
Conclusione: non esiste una facile via di uscita.