venerdì 31 gennaio 2020

Prosegue la campagna anti-Draghi della Bild

Prosegue la campagna anti-Draghi in chiave nazionalista della Bild, al centro di tutto c'è il mito del risparmiatore tedesco tradito e defraudato dalla BCE a guida italiana e dal "conte Draghila". Dalla Bild


L'uomo che ha bruciato miliardi di euro viene decorato...

Oggi a mezzogiorno al Palazzo Bellevue il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha assegnato la Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Federale Tedesca a Mario Draghi, l'uomo che ha defraudato miliardi di euro ai diligenti risparmiatori tedeschi.

Steinmeier ha elogiato l'ex capo della BCE per la sua "competenza indiscussa in materia di politica monetaria" e per il "coraggio" mostrato nel suo ruolo di autorità monetaria. E inoltre ha aggiunto: “in tempi burrascosi è riuscito a tenere insieme l'euro e l'Unione Europea. In questo modo ha dato un grande contributo all'Europa. E con ciò ha fatto un ottimo servizio anche al nostro paese - lo dico con la massima consapevolezza".

Un plauso che difficilmente un risparmiatore potrebbe capire e giustificare. Perché solo nel 2020, Otto Normal (il tedesco medio) a causa dei tassi di interesse negativi di Draghi perderà più di 24,5 miliardi di euro - quasi 300 euro a testa per ogni cittadino!

Steinmeier nel suo discorso ha anche detto di considerare l'Ordine al merito federale come "un riconoscimento molto più appropriato rispetto all'elmo prussiano che le era stato dato all'inizio del mandato". Un colpo alla BILD.

Nel marzo 2012, infatti, all'inizio del suo mandato, la BILD aveva regalato a Draghi un elmo prussiano a spillo del 1871. Draghi aveva aggiunto: "L'elmo prussiano è un ottimo simbolo del mandato fondamentale della BCE: mantenere la stabilità dei prezzi e proteggere i risparmiatori". E poi: "La Germania è un modello ".

Steinmeier: “L'elmo a punta ricorda un periodo in cui l'Europa sarebbe dovuta guarire secondo la ricetta tedesca (am deutschen Wesen soll die Welt genesen). Fortunatamente oggi siamo più avanti: la Germania fa parte di questa Europa comune".

Per anni la Banca centrale europea guidata da Draghi (autunno 2011 - autunno 2019), ha garantito denaro a basso costo con dei bassi tassi di interesse - per la gioia dei mutuatari, causando tuttavia una grande sofferenza ai risparmiatori tedeschi: non ci sono più interessi sui conti deposito e sui conti correnti. Ma dato che i prezzi continuano a salire (inflazione), si riduce il potere d'acquisto del risparmio!

Negli otto anni del suo mandato i risparmiatori tedeschi hanno perso 120 miliardi di euro, come calcolato dalla Banca Comdirect in esclusiva per la BILD.

Alla fine del mandato alla BCE del presidente Draghi, la BILD Zeitung, con l'aiuto degli economisti di Allianz, ha calcolato quanto denaro i risparmiatori tedeschi hanno perso sui loro 10.000 euro depositati su di  un libretto di risparmio.

Secondo Allianz, il potere d'acquisto di 10.000 euro sul libretto di risparmio da gennaio 2009 all'inizio del 2019 è sceso a 9.676 euro: meno 324 euro - una perdita superiore al 3,2%!


Sui conti deposito non vincolati (Tagesgeldkonto) a giugno 2019 gli originali 10.000 euro erano diventati solo 9.017 euro. Vale a dire, corretto per l'inflazione, un risparmiatore con un conto deposito avrebbe perso 983 euro di potere d'acquisto - pari ad una perdita di valore superiore al 9,8%!

La BILD pertanto nell'estate 2019 ha chiesto a Draghi di restituire l'elmo prussiano! Ma Draghi ha risolto il problema. Lo ha anche detto in parte in tedesco: “C'è un vecchio detto tedesco: un regalo è un regalo. Ho intenzione di tenerlo ".

Critica al riconoscimento a Draghi

I politici della CDU, della CSU e della FDP criticano il riconoscimento conferito all'ex banchiere centrale dell'eurozona in quanto lo considerano incomprensibile. "Qual è il merito del signor Draghi nei confronti del nostro paese?", ha detto ad esempio Markus Blume, il segretario generale della CSU, alla "Bild am Sonntag". I critici da sempre si lamentano per la politica dei tassi di interesse a zero della BCE tenuta sotto Draghi, a spese dei risparmiatori tedeschi.

Il ministro degli Esteri Heiko Maas (SPD) per questa ragione aveva proposto l'ex presidente della Banca centrale europea. Secondo l'Ufficio della Presidenza, anche i precedenti capi della BCE Jean-Claude Trichet e Wim Duisenberg avevano ricevuto questo alto riconoscimento.




"Draghi ha distrutto la fiducia in una antica virtù tedesca: la parsimonia"

L'assegnazione della Croce di Merito tedesca a Mario Draghi, come era prevedibile, divide la stampa in due fazioni: da un lato i filo-europeisti lodano la scelta del presidente tedesco, dall'altro gli euro-critici e i liberal-conservatori attaccano Steinmeier accusandolo di totale mancanza di empatia nei confronti dei sentimenti del popolo tedesco, che in larga parte sarebbe vittima delle scelte della BCE a guida italiana. I sagaci commentatori della Bild-Zeitung tuttavia omettono di ricordare che grazie "all'italiano", come lo chiamano loro, dal 2011 il DAX è piu' che raddoppiato, che il valore degli immobili continua a crescere senza sosta, che il governo federale ha risparmiato oltre 400 miliardi di interessi passivi sul debito, che dal 2020 non ci sarà piu' la perequazione fiscale fra i Laender e che dal 2021 il tanto odiato "Soli" sparirà, per non parlare del lunghissimo boom economico degli ultimi 7 anni, degli aumenti salariali, e si potrebbe continuare.... Epoch Times, testata online vicina ad AfD, raccoglie alcune delle critiche comparse in questi giorni sulla stampa tedesca. 



Venerdì il Presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier presso lo Schloss Bellevue di Berlino assegnerà la Gran Croce di merito di 1a classe della Repubblica federale tedesca a Mario Draghi, presidente per molti anni della BCE, incarico conclusosi nell'ottobre 2019. Il riconoscimento è stato proposto dal Ministro degli esteri Heiko Maas. 

Una certa sorpresa in merito all'assegnazione del riconoscimento era già stata espressa in anticipo anche dal portale "Bloomberg". Nell'articolo, infatti, era scritto che l'ex presidente della BCE questa settimana riceverà il massimo riconoscimento tedesco, "ma probabilmente non avrà l'amore immortale del paese". Il portale di notizie finanziarie considera degno di nota anche il fatto che, a differenza dei suoi predecessori Jean-Claude Trichet e Wim Duisenberg, Draghi non abbia ricevuto il premio durante il suo mandato. 

"Bild Zeitung": "Croce di merito più costosa" nella storia del paese 

Il motivo ufficiale dell'onoreficienza assegnata a Draghi è che egli è riuscito a salvare l'euro. Nell'ambito della crisi greca e e della crisi causata dall'elevato onere debitorio negli altri paesi dell'Eurozona, la persistenza della moneta unica era stata piu' volte messa in discussione. Gli enormi impegni in termini di responsabilità condivisa sul debito, condivisi affinché i paesi colpiti dalla crisi non uscissero dall'euro, e garantiti dai paesi dell'eurozona con un bilancio in pareggio, in Germania in piu' occasioni erano stati oggetto di critica. La "Bild-Zeitung" già all'inizio di questa settimana aveva scritto "dell'ordine di merito più costoso che il nostro paese abbia mai assegnato". 

Ancora più controversa degli eurosalvataggi era stata la politica dei tassi di interesse a zero che Draghi aveva prescritto all'eurozona, combinata con i programmi di acquisto delle obbligazioni che aveva ordinato alla BCE e che continueranno ad essere portati avanti anche dopo aver lasciato l'incarico. Secondo Philip Fabian, il commentatore della "Bild", i tassi di interesse a zero di Draghi, ai risparmiatori tedeschi sono costati 120 miliardi di euro in termini di potere d'acquisto reale. Secondo i calcoli di Comdirekt e Barkow Consulting, riportati dalla "Westdeutsche Zeitung", dal 2011 sarebbero stati addirittura 133,3 miliardi di euro. 

I risparmiatori tedeschi, inoltre, devono fare i conti anche con gli interessi negativi sui loro risparmi. La conclusione di Fabian: “Con la sua politica monetaria, Draghi ha distrutto la fiducia in una antica virtù tedesca: la parsimonia. La Germania per questo non dovrebbe onorarlo". 

Il più stretto alleato della Merkel durante la crisi dell'euro 

Anche il deputato della CDU al Bundestag, Klaus-Peter Willsch, critica con forza il riconoscimento assegnato a Draghi. Secondo Willsch "Draghi non merita la Croce al merito federale perché ha abusato dell'indipendenza della BCE minando il divieto di finanziamento agli stati". Con la sua dottrina dei bassi tassi di interesse ha anche "danneggiato gravemente i risparmiatori tedeschi". 

La controversie che Draghi ancora suscita in Germania illustrano chiaramente le sfide che il suo successore Christine Lagarde dovrà affrontare quando si tratterà di costruire dei ponti verso l'economia più importante dell'area monetaria, continua Bloomberg. Per questo Lagarde ora sta persino cercando di imparare il tedesco e di stabilire dei contatti con i funzionari di ogni livello. 

Secondo il portale, il fatto che ora Draghi nonostante tutte le controversie emerse dovrebbe ricevere un riconoscimento di cui "difficilmente aveva più bisogno rispetto a quelli già ottenuti" è un atto di riconoscimento da parte della Cancelliera tedesca Angela Merkel - per l'impegno di Draghi nel salvataggio dell'euro. Nel 2012 aveva dichiarato di voler fare "tutto ciò che è necessario" per evitare la fine dell'eurozona. In questo modo aveva dato sostegno a Merkel che all'epoca aveva annunciato: "se l'euro fallisce, fallisce l'Europa!" 

"La spada di Damocle del fallimento incombe ancora sull'eurozona" 

In una rubrica sul blog „Tichys Einblick“, l'esperto di politiche di bilancio Oswald Metzger, che nel 2008 è passato dai Verdi alla CDU, ipotizza che da parte della leadership politica tedesca non si alzeranno delle critiche quando Draghi venerdì arriverà a Berlino. Il tenore sarà piu’ o meno questo: Draghi ha salvato la zona euro. 

Il fatto che Draghi in realtà "abbia organizzato un massiccio trasferimento di ricchezza dall'Europa settentrionale a quella meridionale per spingere verso il basso i tassi di interesse dei paesi debitori" solleva dei dubbi sull'adeguatezza del premio, come del resto la bolla che la sua politica dei tassi di interesse a zero ha creato nei mercati immobiliari e azionari. Ma Metzger teme che presto questa bolla potrebbe scoppiare, con conseguenze gravi quanto quelle viste al tempo della crisi finanziaria degli anni 2010. 

"Le aziende che oggi sopravvivono solo perché possono permettersi di rimborsare il proprio debito grazie ai bassi tassi di interesse crolleranno e porteranno con sé verso l'abisso un certo numero di banche” 

Il suo successore Lagarde farebbe bene a tirare il freno, dice Metzger. Quanto più a lungo la politica della BCE di Draghi proseguirà anche sotto Christine Lagarde, tanto minore sarà la possibilità di un aumento dei tassi graduale e sostenibile, come la fine degli acquisti di obbligazioni. 

Inoltre, sempre secondo Metzger, il giubilo per il salvataggio dell'euro potrebbe rivelarsi prematuro: "La spada di Damocle del fallimento è ancora sospesa sull’eurozona, anche se è sempre meno al centro dell'attenzione politica".
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lunedì 27 gennaio 2020

Il governo tedesco ha risparmiato oltre 400 miliardi di euro di interessi

Secondo i calcoli della Bundesbank il governo tedesco, grazie ai tanto criticati tassi a zero della BCE a guida italiana, ha risparmiamo nel corso degli anni oltre 400 miliardi di euro di interessi. Ne scrive NTV su dati Bundesbank


I risparmiatori sono infastiditi, le banche sono insoddisfatte, ma il governo federale può fare un bel sorriso: grazie ai continui ribassi dei tassi di interesse, lo stato tedesco ha risparmiato un bel po' di soldi per il servizio del debito. Dal 2008 al 2019, secondo gli ultimi calcoli, saranno più di 400 miliardi di euro.

Lo stato tedesco grazie alla lunga stagione dei bassi tassi di interesse a partire dalla crisi finanziaria ha risparmiato oltre quattrocento miliardi di euro. Tra il 2008 e la fine del 2019 i risparmi sugli interessi passivi sono stati circa 436 miliardi di euro, come dimostrano i calcoli della Bundesbank.

La banca centrale tedesca è arrivata a questi numeri confrontando le spese effettivamente sostenute per il servizio al debito, con i valori ipotetici che sarebbero risultati da un tasso di interesse medio invariato rispetto a quello del 2007. I risparmi per il solo 2019 sono stati di circa 58 miliardi di euro. Secondo i dati, nel 2007 il tasso di interesse medio era del 4,23  %. Nel 2019, invece, sul suo debito lo stato edesco ha dovuto pagare in media solo l'1,40 per cento.



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domenica 26 gennaio 2020

Perché il vero obiettivo del MES riformato è disciplinare i paesi debitori con lo spettro dell'insolvenza di stato (seconda parte)

L'ottimo Werner Polster su Makroskop ci spiega perché la riforma dell'ESM è il prodotto perfetto del radicalismo di mercato tedesco il cui vero unico grande obiettivo resta sempre lo stesso: disciplinare il settore pubblico con lo spettro dell'insolvenza di stato. Seconda parte, si arriva da qui




Educare il mercato dei capitali

Uno sguardo alla storia recente: i fanatici dell'ordoliberismo tedesco - ancora una volta - si sono fatti trovare pronti ai blocchi di partenza. Hanno fanno in modo che l'insolvenza di stato venisse proiettata sulla parete sin dalla prima fase della crisi greca. La gestione della crisi dovrà basarsi su "una partecipazione ai costi della crisi in maniera equa e sostanziale da parte del settore finanziario", recitava la dichiarazione del Consiglio europeo del 7 maggio 2010. Durante la famigerata passeggiata di Deauville (fra Merkel e Sarkozy) nell'ottobre dello stesso anno questa proposta era stata poi perfezionata: la legge sull'insolvenza degli stati dovrà confluire nel quadro normativo europeo. Ancora una volta un francese si era fatto condizionare da un tedesco. E quando, su pressione tedesca, si è messa in pratica l'insolvenza di stato ordinando alla Grecia di andare dal parrucchiere per un "hair-cut", era stato proprio un altro francese, l'allora capo della BCE Trichet, a ritenere che questa fosse una decisione catastrofica.

Ci aveva visto giusto. Pochi giorni dopo Deauville i mercati finanziari, infatti, hanno preso d'assalto l'Irlanda spingendo il paese sotto l'ombrello di protezione del fondo salva-stati, in seguito la stessa sorte è toccata al Portogallo. In seguito, nelle fasi di maggiore spavento, ci si è affrettati a sottolineare che l'hair-cut greco era stato un caso unico.

Nella letteratura giuridica, le leggi riguardanti l'insolvenza degli stati vengono trattate come un tentativo di mettere un po 'd'ordine nelle relazioni fra creditori e debitori nel caso si presentino dei problemi di pagamento o delle inadempienze, anche nel tentativo di creare una maggiore razionalità per entrambe le parti, non necessariamente a spese del debitore.

Ciò può essere vero per i paesi in via di sviluppo e per quelli emergenti, ma il dibattito europeo sul diritto fallimentare degli stati ha un contesto e un quadro completamente diverso. L'insolvenza statale in questo caso è un altro piccolo ingranaggio nella macchina complessa e allo stesso tempo fragile dell'unione monetaria, un'altra rotella che dovrebbe rallentare la tendenza dei governi a fare nuovo debito. Nel primo decennio dell'unione monetaria, questo macchinario consisteva essenzialmente in un solo ingranaggio, la cosiddetta clausola di no-bail-out nel TFUE. Questo piccolo marchingegno non ha impressionato piu' di tanto il mercato dei capitali, motivo per cui a tutte le obbligazioni europee si applicava lo stesso tasso di interesse, di fatto si praticavano gli Eurobond.

Nel frattempo i tedeschi si sono preoccupati di creare altri piccoli ingranaggi per rendere la macchina ancora più spaventosa agli occhi del mercato dei capitali: i memorandum d'intesa per i paesi sotto programma, compreso il bullismo della troika e delle istituzioni europee, il pareggio di bilancio in Costituzione, l'inasprimento del patto di stabilità, l'hair-cut greco, l'aggressione delle agenzie di rating, le società nazionalizzate ecc. Con il MES riformato e l'insolvenza statale incorporata verrà aggiunto un altro ingranaggio finalizzato alla soppressione del debito pubblico.

Gnomi da giardino nel fienile

Gli stati deboli sono occupati con le normative fallimentari e lasciano che le relative clausole siano aggiunte alle loro obbligazioni. Gli stati forti non ci pensano nemmeno lontanamente ad abbandonare una simile spazzatura di mercato così radicale. L'UE non è uno stato, quindi in qualche modo è un'istituzione ancora debole. A tale proposito, la discussione sull'insolvenza di stato contenuta nel MES è perfetta per l'UE - si potrebbe dire. Ma tutta questa spazzatura tipica del radicalismo di mercato, compresa l'implementazione dell'hair-cut greco, è stata introdotta nell'unione monetaria dagli gnomi da giardino tedeschi. Questa è una prima metà della luna.

L'altra metà della luna è dominata dalla seguente questione: di fronte a guerre commerciali, escalation di boicottaggi e a blocchi geo-economici fluidi come potrà l'euro restare una moneta riconosciuta e accettata a livello mondiale?. La semplice risposta è la seguente: funzionerà soltanto se gli gnomi da giardino tedeschi dediti alla regolamentazione si faranno da parte e lasceranno che la discussione economico-politica in Europa possa cambiare direzione: via dalla tendenza interna che spinge verso una guerra di logoramento contro il debito pubblico con l'unico obiettivo di instaurare una dittatura educativa finalizzata alla stabilità, verso invece una direzione esterna orientata ad un rafforzamento dello stato, possibile solo attraverso gli Eurobond.

I pochi studi critici sull'argomento presuppongono delle condizioni problematiche: da un lato un mercato dei capitali irrazionale ma dominante, dall'altro degli stati che vi si subordinano senza alcuna connessione.

In effetti, è vero che le regole e i regolamenti forniti dal radicalismo di mercato, come la sostenibilità del debito, le CACs e l'insolvenza statale mirano a simulare la sottomissione dello Stato nei confronti del mercato dei capitali. In effetti è cosi' - lo si è visto nella piu' recente crisi finanziaria del 2008 - ed è proprio quando si aprono delle voragini o degli abissi, che i mercati finanziari si affidano allo stato come ad un salvatore, come a una specie di prestatore di ultima istanza.

In situazioni normali i mercati dei capitali sono in parte irrazionali, ma in parte anche razionali. Nel primo decennio dell'unione monetaria, ad esempio, sul mercato dei capitali si riteneva - in maniera abbastanza razionale - che fosse impensabile per i principali attori dell'Unione monetaria esporre uno dei suoi membri a delle minacce esistenziali. Ecco perché si credeva all'ipotesi degli Eurobond. I rappresentanti degli stati, in particolare quelli tedeschi, hanno agito in maniera irrazionale intensificando la crisi greca. Le nuove obbligazioni con l'etichetta CAC e con il marchio "Attenzione al rischio!" non possono soddisfare le esigenze degli investitori sui mercati obbligazionari, i quali dovranno essere educati per riuscire ad entrare nel dettaglio delle nuove normative governative. Al contrario, sui mercati obbligazionari, oltre al rischio, sarà richiesto anche un certo livello di sicurezza. E gli asset di gran lunga più sicuri sono i titoli di stato emessi da uno stato forte e razionale. Per l'unione monetaria europea, questi sono gli Eurobond.




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sabato 25 gennaio 2020

Perché il vero obiettivo del MES riformato è disciplinare i paesi debitori con lo spettro dell'insolvenza di stato (prima parte)

L'ottimo Werner Polster su Makroskop ci spiega perché la riforma dell'ESM è il prodotto perfetto del radicalismo di mercato tedesco il cui vero unico grande obiettivo resta immutato: disciplinare il settore pubblico con lo spettro dell'insolvenza di stato. Ne scrive Werner Polster su Makroskop (prima parte)


Da molto tempo in Europa gli estremisti del mercato tedeschi si battono per avere una legge sull'insolvenza degli stati. Ora i solerti funzionari di Herr. Scholz hanno trovato il modo di introdurre l'insolvenza di stato in maniera clandestina all'interno del quadro normativo europeo.

"Vogliamo trasformare il meccanismo europeo di stabilità (MES) in un Fondo monetario europeo (FME) controllato dal parlamento, da inserire nel diritto europeo".

Questa proposta era già presente nell'accordo di coalizione fra Unione e  SPD siglato nel 2017. Anche se oggi non si parla piu' della trasformazione dell'ESM in un FME e di un suo ancoraggio nel diritto europeo. 

Il fatto che silenziosamente si sia abbandonata l'idea di ridefinire il meccanismo come un fondo monetario, potrebbe anche andare bene. Dopotutto, i fondi monetari sono responsabili della regolamentazione delle questioni monetarie internazionali e l'unione monetaria europea non è poi cosi' internazionale.

La questione del diritto UE è già più seria: se il MES dovesse essere ancorato nel diritto dell'UE, sulla scena europea si ripresenterebbero una parte delle divisioni provocate dalla Germania nel corso della cosiddetta crisi dell'euro. A Berlino i sovranisti e i liberali tedeschi si erano già opposti ad una sua introduzione nel diritto dell'Unione - a tal proposito la Commissione aveva presentato una proposta di riforma del trattato nel 2017 - e ovviamente avevano avuto successo. Del resto è scritto in maniera chiara ed esplicita sul documento di un think-tank nazional-liberale: l'elemento centrale è che nulla nel MES potrà essere deciso contro la volontà della Germania. E ciò non sarebbe più garantito se il trattato venisse inserito nel diritto dell'Unione.

Il nome del nuovo MES riformato in realtà è poco importante. Ma se l'onestà dovesse essere un criterio per la sua denominazione, allora sarebbe meglio chiamarlo "fondo per il salvataggio degli stati" o - ancora meglio - "Bail-out fund", in contrasto con l'attuale clausola di non salvataggio presente nel TFUE in vigore. Le questioni europee sono sempre così complicate.

La riforma del MES, che avrebbe dovuto essere approvata nel Consiglio europeo di dicembre 2019, è bloccata perché l'Italia (e altri paesi) vi si oppongono. Perché? Il punto è che il Consiglio europeo, nell'ambito del MES riformato, ha provvisoriamente concordato una sorta di diritto fallimentare per gli stati. Gli italiani sono stati spinti ad opporre resistenza dai sovranisti della Lega in quanto la riforma avrebbe reso piu' facile il fallimento degli stati, rendendo i titoli di stato italiani più costosi, riducendo significativamente in questo modo la sovranità del paese.

Una legge fallimentare per gli stati

La disciplina del diritto fallimentare per gli stati è in cima alla lista dei desideri politici degli estremisti di mercato. L'intervento dello stato nell'economia - diversamente dal tanto stimato stato di diritto - dovrebbe essere ulteriormente ridotto nelle sue possibilità fino a trasformare lo stato in un mero partecipante al mercato. O - ancora meglio - un non partecipante nel caso in cui non possa piu' prendere denaro in prestito, il che, come è noto, è una delle visioni del Ministero delle finanze tedesco, ora guidato da un socialdemocratico.

Sebbene nell'Europa del dopoguerra e prima della crisi europea ci fossero stati solo due casi di insolvenza, la Germania nel 1945 e la Russia nel 1997, il radicalismo di mercato ha continuato a condurre una vivace discussione sull'insolvenza degli stati. La Germania - ancora una volta - ha il merito di aver riaperto la discussione riportando dal Terzo mondo nell'Europa civilizzata del 2012 l'argomento della bancarotta di stato  e facendo della Grecia un esempio da imitare. Da allora, nel campo degli estremisti del mercato, la discussione è proseguita a un ritmo notevole.

Ma la legge sull'insolvenza degli stati è molto popolare anche nella sinistra, la quale si rallegra perché finalmente in caso di insolvenza di stato, anche le banche e gli stati imperialisti sarebbero costretti a versare un po' di sangue. Lo si può osservare in particolar modo nel dibattito sulle politiche di sviluppo, ma tali voci erano presenti anche nel dibattito sulla Grecia.

I contrabbandieri tedeschi al lavoro

Da molto tempo in Europa gli estremisti del mercato tedeschi si battono per avere una legge sull'insolvenza degli stati. Ora i solerti funzionari di Herr. Scholz hanno trovato il modo di introdurre l'insolvenza di stato in maniera clandestina all'interno del quadro normativo europeo. La cosa assurda è che la maggior parte dei paesi della zona euro si è fatta imporre questa follia.

Il trucco è il seguente: il MES deve essere riformato. Finora, il meccanismo in quanto tale era ancora relativamente libero dal radicalismo di mercato e avrebbe potuto essere utilizzato anche per una politica economica ragionevole. Ora invece nel trattato si dovrà inserire che prima di concedere un programma di assistenza finanziato dall'ESM è necessario garantire la sostenibilità del debito. E se il debito non dovesse essere sostenibile, allora ci sarà una ristrutturazione, fino a quando la sostenibilità del debito non sarà garantita. I mercati finanziari naturalmente ne saranno consapevoli e prezzeranno un livello di rischio aggiuntivo nelle loro richieste in termini di tassi di interesse. Questi sono i timori principali. E non sono del tutto infondati.

La sostenibilità del debito pubblico è un altro concetto che arriva dalla cucina velenosa degli estremisti di mercato. Si fa ricorso a criteri pseudoscientifici a piacimento, interrogando la sfera di cristallo per dare una risposta alla domanda: questo stato in futuro potrà ancora garantire il pagamento degli interessi e il rimborso delle obbligazioni?

Chi è responsabile della decisione sulla sostenibilità del debito? In realtà questo punto non viene affrontato nella bozza. Il testo si riduce a indicare che alla fine a decidere saranno il consiglio dei governatori del MES, vale a dire i ministri delle finanze della zona euro insieme alla Commissione europea, in ogni caso non sarà più lo stato interessato, fatto che rappresenta una  perdita significativa in termini di sovranità.

L'obiettivo evidente della riforma del MES è quello di agevolare l'insolvenza degli stati, secondo i gusti del radicalismo di mercato. Come dovrebbe funzionare tutto ciò? Dal 1 ° gennaio 2013, tutte le obbligazioni europee incorporano una cosiddetta „double-limb CACs“ (clausola di azione collettiva), una clausola che richiede una doppia maggioranza per la sua ristrutturazione: una maggioranza per la serie di obbligazioni e un'altra maggioranza per tutte le serie. Queste clausole tuttavia complicano la ristrutturazione. Il testo prevede pertanto che dal 1 ° gennaio 2022 a tutte le nuove obbligazioni si dovranno applicare solo delle "single-limb CACs", che varranno per la totalità delle emissioni, fatto che per i creditori renderebbe più semplice raggiungere la maggioranza e quindi il fallimento dello Stato.

Tutto ciò per creare un quadro normativo minaccioso in funzione del mercato dei capitali, un avvertimento indiretto ma esplicito, in modo che essi "finalmente" prezzino un giusto premio al rischio per le obbligazioni emesse. A proposito: uno studio empirico di Eichengreen e Mody (2004) giunge alla conclusione che l'introduzione delle CACs per i paesi deboli determina un aumento dei tassi di interesse, e una riduzione dei tassi, invece, per quelli forti.

La discussione sulla codificazione normativa dell'insolvenza degli stati originariamente proveniva dal dibattito sui paesi in via di sviluppo, in quanto i paesi emergenti in piu' occasioni sono stati interessati da una ristrutturazione del debito pubblico. Soprattutto perché avevano ceduto al "peccato originale": emettere debito in valuta estera. I paesi industrializzati sviluppati, tuttavia, per le loro emissioni hanno sempre respinto tali leggi, gli Stati Uniti lo fanno ancora oggi. In Germania, lo stato e le sue istituzioni a lungo sono stati esentati dalla legge sull'insolvenza

Una legge sull'insolvenza ordinata degli stati, internazionalizzata a livello del FMI, viene ostinatamente bloccata gli Stati Uniti. Le CAC non rappresentano una procedura di insolvenza statale complessiva, ma una forma soft in un ambito extra-giuridico. Con un po 'di fantasia, tuttavia, si puo' immaginare quali potrebbero essere i prossimi passi del radicalismo di mercato all'interno del diritto UE, se i tedeschi dovessero riuscire ad affermarsi senza incontrare alcuna resistenza: l'introduzione e la progettazione di una procedura completa per l'insolvenza degli stati da applicare a maggioranza qualificata in seno al Consiglio europeo.

Continua>>>

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giovedì 23 gennaio 2020

Sostiene Alice Weidel

Il Presidente Frank-Walter Steinmeier ha deciso di conferire a Mario Draghi la Croce al merito tedesca, vale a dire la massima onorificenza al merito della Repubblica federale. Alice Weidel non sembra essere d'accordo. Dal profilo FB di Alice Weidel


Il 31 gennaio, i già maltrattati risparmiatori tedeschi prenderanno un altro schiaffo in faccia. Il presidente federale Frank Walter Steinmeier ha deciso di conferire proprio all'ex-capo della BCE Mario Draghi la Croce al merito tedesca!

Il più alto riconoscimento della Repubblica Federale, che in realtà dovrebbe onorare i meriti inestimabili in favore del bene comune, in questo modo andrà proprio all'uomo che con la sua politica dei tassi di interesse a zero ha espropriato i risparmiatori come nessun altro aveva fatto prima, ha sperperato il denaro dei contribuenti e ha annientato centinaia di miliardi di euro di interessi, fatto che equivale a una catastrofe quando si tratta della previdenza integrativa di molti cittadini!


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mercoledì 22 gennaio 2020

Sempre piu' persone in Germania hanno bisogno di un secondo lavoro, e quasi sempre è un minijob

E' l'altra faccia del boom economico degli ultimi anni: più di 3.5 milioni di occupati hanno bisogno di un secondo lavoro, quasi sempre un minijob, per sbarcare il lunario. Segno evidente che gli working-poor stanno crescendo anche nella "ricca" Germania del boom economico. Ne scrive la Süddeutsche Zeitung.


Secondo la Bundesagentur für Arbeit in Germania ci sono circa 3,5 milioni di occupati con un secondo lavoro. Per più della metà di loro, le difficoltà finanziarie sono state la motivazione principale per iniziare un secondo lavoro.

Continua a crescere il numero di coloro che svolgono un secondo lavoro - quasi il 7 % di tutti i tedeschi fra i 18 e i 65 anni. A fine giugno 2019, erano registrati circa 3.538.000 occupati con piu' di un impiego, come si evince da una risposta della Bundesagentur für Arbeit (BA) a una interrogazione della Linke al Bundestag, come riporta la Neue Osnabrücker Zeitung. Rispetto a giugno 2018 sono circa 123.600 persone in più, con un incremento pari la 3,62 %. Un anno prima, secondo l'agenzia per l'impiego, il numero era stato di circa 3,3 milioni. Secondo i calcoli dell'Institut für Arbeitsmarkts - und Berufsforschung, il numero degli occupati con piu di un lavoro dal 2003 al 2017 è più che raddoppiato.

Secondo quanto riferito, quasi tre milioni di persone oltre a un lavoro regolare hanno anche un mini-job. Più di 345.400 persone erano invece registrate in due rapporti di lavoro soggetti a contributi previdenziali. La terza variante più comune era invece la combinazione di due o più cosiddetti minijobs. Questo è il caso per 260.700 persone.

Secondo uno studio condotto dalla Fondazione Hans Böckler nel marzo 2019, il 53 % degli intervistati affermava che a spingerli verso un secondo lavoro erano state le difficoltà finanziarie o lo stato di bisogno. Il 24 %degli intervistati con un secondo lavoro dichiarava inoltre di non riuscire a trovare un lavoro a tempo pieno e che quindi doveva ricorrere ai sussidi pubblici Hartz (Aufstocker).

Il deputato della Linke al Bundestag Sabine Zimmermann per contrastare questa tendenza chiede un aumento del salario minimo "in un primo passo ad almeno 12 euro l'ora" . 
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lunedì 20 gennaio 2020

"Il fallimento delle assicurazioni sulla vita ormai è inevitabile"

"Il 2021 sarà l'anno del fallimento delle assicurazione sulla vita tedesche", scrive Axel Kleinlein, presidente dell'associazione per la difesa dei clienti delle assicurazioni. Anni e anni di tassi a zero, indispensabili per tenere in piedi il carrozzone della moneta unica, in Germania hanno spinto un intero settore, quello dei fondi pensione e delle assicurazioni sulla vita, ad un passo dal disastro. Ne scrive Axel Kleinlein su Manager Magazin


Il 2019 ancora una volta ha dolorosamente messo il settore delle assicurazioni sulla vita di fronte alla cruda realtà. La ripresa non è in vista. Ma almeno fino a quando l'industria potrà ancora strisciare, c'è speranza. Ma il 2019 mi fa dubitare del futuro, la speranza vacilla. La capacità di adattamento del settore delle assicurazioni sulla vita è decisamente in calo.


I portavoce e i rappresentanti del settore assicurativo cullano i clienti, la politica e i media con delle notizie confortanti su dei presunti successi. Ma da queste storie di successo non dovrebbe in alcun modo scaturire una fiducia cieca e immotivata. Gli osservatori dovrebbero piuttosto preoccuparsi per la reale situazione in cui versa il settore delle assicurazioni sulla vita. Le paure qui espresse tuttavia hanno un obiettivo: nessuno, per favore, nel 2021 potrà dire che non sapeva nulla e che non ha avuto modo di prepararsi.

L'anno che si è appena concluso ci ha fornito delle prime impressioni su quello che ci aspetta. Con Generali Deutschland, quattro milioni di contratti sono stati inviati al run-off - con un futuro alquanto incerto e ceduti ad un investitore che essenzialmente con quei contratti già stipulati intende ottenere un profitto. La soddisfazione dei clienti della previdenza integrativa ormai è di importanza secondaria. Nel 2019 abbiamo anche visto il fallimento del primo fondo pensione e l'autorità di vigilanza ne sta attualmente gestendo l'attività. Tutti cattivi presagi.

Ma l'esperienza del 2019 che più mi preoccupa è che gli assicuratori sulla vita e i loro lobbisti non hanno alcuna consapevolezza della situazione.

Siamo in condizioni catastrofiche perché gli assicuratori non sono stati in grado di effettuare dei calcoli ragionevoli. Per decenni le aziende hanno fatto dei calcoli con dei tassi di interesse garantiti molto elevati, basandosi unicamente sul principio della speranza. Cosa hanno calcolato i matematici e gli attuariali quando hanno preso in considerazione il tre, il tre e mezzo o il quattro percento? "Andrà bene", "Ci saranno sempre interessi" - con frasi simili negli anni '80 e '90 gli attuariali erano soliti confortarsi a vicenda. E l'autorità di controllo ha sempre annuito.

I fondi pensione sono stati i primi ad essere colpiti

Solo con un grande sforzo e  grazie a leggi e regolamenti sempre nuovi, a partire dal 2011 è stato possibile aiutare le compagnie assicurative. Il solo cambiamento della legge sulla riserva degli interessi aggiuntivi poco più di un anno fa ha salvato dalla bancarotta almeno sei compagnie di assicurazioni sulla vita. Ma il settore non è riuscito a utilizzare il 2019 per agire e preparare i clienti ai futuri tagli delle garanzie e al fallimento delle stesse compagnie assicurative.

In ogni caso, gli assicurati da anni sono costretti a subire delle gravi perdite.

Non solo a causa degli scarsi risultati commerciali che quasi ovunque affossano i ritorni. Gli assicurati vengono privati anche ​​dei ritorni che dovrebbero essere trasferiti ai clienti nell'ambito della cosiddetta "assegnazione minima". Miliardi di euro, che in realtà dovrebbero essere una importante componente della previdenza integrativa, restano fermi nelle riserve speciali per sostituire il capitale proprio e i fondi propri. Quello che sembra complicato, tuttavia, ha una conseguenza fatale per le società per azioni: i dividendi degli azionisti sono più alti.

Molti assicuratori hanno optato per gli azionisti

Nella battaglia fra gli interessi degli azionisti e quelli degli assicurati, le compagnie assicurative hanno scelto gli azionisti. Nel 2020 probabilmente vedremo ancora una volta il pagamento di dividendi ad un livello molto elevato, mentre il ritorno dagli interessi continuerà a diminuire e verranno usati sempre più fondi per coprire le garanzie previste.

In sintesi: nel 2020 saranno ancore di piu' i fondi pensione a ritrovarsi in ginocchio, molti assicuratori sulla vita chiuderanno la loro attività ai nuovi clienti, andranno in ristrutturazione o cederanno tutti i loro clienti insieme ai contratti. L'industria non riuscirà a evitare gravi squilibri, il 2021 quindi sarà l'anno del fallimento delle assicurazioni sulla vita tedesche. E anche nel 2020 il settore assicurativo non sarà in grado di ammettere i propri errori, imparare dagli errori e ripensare la propria attività.

Il settore non sarà in grado di evitare gravi squilibri

Cosa ci si può quindi aspettare da questo anno: il settore assicurativo e i politici della GroKo probabilmente impediranno un limite massimo alle commissioni. Anche se il collasso di alcune aree del settore delle assicurazioni sulla vita è imminente, probabilmente si continueranno a pagare delle commissioni molto salate, in particolare ai distributori e alle strutture di distribuzione, fino all'ultimo minuto.

È un peccato che, ancora una volta, sia un'associazione di consumatori a dover dare delle cattive notizie. Sfortunatamente l'industria stessa non sembra essere in grado di farlo. Si tratta di una domanda cruciale per il futuro: oltre alla pensione statale, vogliamo anche dei piani pensionistici coperti dal capitale versato? Ora dovrebbe essere finalmente chiaro che se vogliamo continuare a fare affidamento su un po 'di copertura del capitale, ciò non dovrà accadere con un'assicurazione sulla vita, in nessun modo con una simile frode legalizzata.


Axel Kleinlein è a capo del Bundes der Versicherten (BdV) Deutschlands, la principale associazione per la difesa dei clienti delle assicurazioni. 


domenica 19 gennaio 2020

"La modifica del MES al Bundestag non ha la maggioranza necessaria"

"La modifica del MES al Bundestag non ha la maggioranza necessaria" afferma Frank Schäffler, deputato al Bundestag per la FDP e capogruppo in commissione finanze. Un articolo uscito qualche giorno fà su Die Welt ci spiega perché al Bundestag AfD e FDP sul MES daranno battaglia. Da Die Welt


(...) La trasformazione dell'ESM in una sorta di Fondo monetario europeo è costata diversi mesi di negoziati e molte discussioni. E ora la sua approvazione potrebbe fallire proprio al Bundestag tedesco. Il governo federale non lo esclude.

Il motivo è una coalizione composta da AfD e FDP che si sta mobilitando contro i piani del Ministero delle finanze per far approvare l'ESM al Bundestag. Gli esperti del governo hanno reagito e attualmente stanno cercando di chiarire quale sia la maggioranza necessaria per far approvare in parlamento il trattato modificato.

"La questione dei requisiti di maggioranza necessari è ancora all'esame", afferma il governo federale in risposta a una interrogazione del gruppo parlamentare della FDP al Bundestag.

Gli esperti di diritto europeo: i cambiamenti del MES richiedono una maggioranza parlamentare di 2/3

La FDP ha incaricato il giurista ed esperto di diritto europeo Frank Schorkopf dell'Università di Gottinga per chiarire la questione del voto. Schorkopf ha presentato il suo parere a inizio dicembre e ha concluso che affinché la Germania possa ratificare la rifoma dell'ESM al Bundestag il trattato dovrà essere approvato con una maggioranza di due terzi del parlamento.

Il MES non fa parte del diritto UE, ma si basa su di un trattato indipendente tra i paesi dell'euro. Come tutti i trattati internazionali, pertanto, la riforma dovrà essere ratificata dai parlamenti nazionali. A Berlino tuttavia c'è preoccupazione per la maggioranza necessaria con la quale la riforma dovrà essere approvata al Bundestag.

La domanda centrale è la seguente: le modifiche al trattato sono solo degli adeguamenti tecnici oppure, con l'approvazione dell'ESM graveranno sul bilancio pubblico dei rischi aggiuntivi con un impatto significativo sulle competenze di bilancio del Bundestag? Questo è ciò che è accaduto con il primo trattato ESM.

All'epoca, tuttavia, il governo federale in parlamento aveva la maggioranza dei due terzi. Nel frattempo però ha perso questa maggioranza. Il gruppo della FDP avverte che le maggiori competenze del fondo in materia di salvataggi bancari creeranno dei nuovi significativi rischi per il bilancio pubblico. Il gruppo parlamentare di AfD al Bundestag nel frattempo ha annunciato che se la modifica del trattato dovesse avvenire a maggioranza semplice si rivolgerà sicuramente alla Corte costituzionale federale.

"La modifica del MES al Bundestag non ha la maggioranza necessaria", afferma Frank Schäffler, deputato della FDP al Bundestag. "Ciò risulta chiaramente dal rapporto di Schorkopf e persino il governo federale non è sicuro di quale sia la maggioranza parlamentare necessaria". Schäffler e i suoi colleghi di partito, inoltre, sono alquando disturbati dal fatto che il governo federale e l'amministrazione dell'ESM stiano operando come se la riforma fosse già stata approvata.

Cosi' Berlino ha già stanziato 1,9 milioni di euro per fare in modo che l'ESM entro l'estate possa assumere 15 nuovi dipendenti aggiuntivi per i nuovi compiti. "I nuovi posti potranno essere creati solo e nella misura in cui l'accordo per la modifica del MES è stato ratificato da tutti i parlamenti nazionali", afferma un parere della FDP in commissione bilancio. (...)

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sabato 18 gennaio 2020

"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole tedesca"

"La Baviera è la più grande istituzione caritatevole tedesca" scrive Handelsblatt in riferimento al sistema di compensazione finanziaria fra i Laender tedeschi grazie al quale negli ultimi 10 anni i bavaresi hanno versato piu' di 50 miliardi di euro ai "fratelli" meno fortunati dell'est, una buona parte dei quali finiti ai berlinesi che in 10 anni hanno incassato quasi 40 miliardi. Dopo anni di proteste e un ricorso alla corte costituzionale, a partire dal 2020 il sistema della compensazione fra i Laender sarà smantellato, la domanda tuttavia è sempre la stessa: se un bavarese non vuole finanziare lo stile di vita rilassato dei berlinesi, perché dovrebbe essere disposto a pagare il sussidio per un disoccupato andaluso, greco o calabrese? Da Handelsblatt


La Baviera è la più grande istituzione caritatevole tedesca, almeno per quanto riguarda la politica finanziaria. Nell'ultimo decennio, infatti, il  Freistaat bavarese ha versato 50,7 miliardi di euro nel sistema della perequazione finanziaria statale (Länderfinanzausgleich). Gran parte del denaro proveniente da Monaco tuttavia è finito a Berlino: dal 2010 al 2019, infatti, la capitale tedesca ha ricevuto finanziamenti per 39,5 miliardi di euro provenienti dal fondo per la compensazione finanziaria ed il Land è stato il leader indiscusso fra i 16 stati federali. Lo mostrano i dati di Handelsblatt sulla base degli ultimi dati forniti dal Ministero delle finanze tedesco.

Solo nell'ultimo anno, la Baviera ha versato nel fondo per la compensazione finanziaria piu' di quanto non avesse mai fatto fino ad ora: 6,7 miliardi di euro. Il Freistaat da solo ha contribuito per più della metà dell'intero fondo. Segue a distanza considerevole il Baden-Württemberg, che ha contribuito con 2,44 miliardi di euro, circa 600 milioni in meno rispetto all'anno precedente. Al contrario è aumentata la quota degli altri due "paesi donatori": il Land Hessen ha pagato 1,91 miliardi di euro, Amburgo 120 milioni.

Markus Soeder presidente della Baviera
I restanti dodici stati federali hanno invece ricevuto denaro. Anche nel 2019 Berlino resta di gran lunga il principale Land destinatario: con 4,33 miliardi di euro ha ricevuto solo qualcosina in meno rispetto al 2018. Gli altri grandi Laender beneficiari sono stati la Sassonia con 1,18 miliardi, il NRW con 1,04 miliardi e la Bassa Sassonia, che per la prima volta in sei anni è scesa a 831 milioni di euro.

In totale nel 2019 sono stati redistribuiti circa 11,16 miliardi di euro, un po' meno rispetto all'anno record 2018, quando i miliardi distribuiti erano stati 11,45. 

Oltre alla Baviera, negli ultimi dieci anni anche il Baden-Württemberg ha versato molto denaro nel fondo per la compensazione: un totale di 24,24 miliardi di euro. L'Assia invece ha raggiunto i 18,39 miliardi di euro, Amburgo, che durante lo scorso decennio è stato sia un Land donatore che destinatario, ha versato nel fondo 440 milioni di euro.


Tra il 2010 e il 2019 i maggiori beneficiari, oltre a Berlino, sono stati la Sassonia, che ha ricevuto circa 10,5 miliardi di euro e il NRW con poco più di 8 miliardi di euro. Anche Brema in rapporto alle sue dimensioni, con circa sei miliardi di euro, ha incassato molto.

La perequazione finanziaria statale in Germania ha lo scopo di garantire condizioni di vita uniformi in tutto il paese. Viene calcolata sulla base di diversi parametri come la forze economica e fiscale di un paese. Ciò significa ad esempio che la Sassonia riceve molto denaro dal fondo, anche se non ha debiti, mentre da sola la Baviera deve farsi carico di più della metà della compensazione. Ci sono sempre stati da parte dei Laender pagatori delle forti critiche nei confronti della perequazione finanziaria fra le regioni, Baviera e Assia avevano anche minacciato un ricorso alla corte costituzionale.

Da quest'anno si applica un nuovo sistema 

Da quest'anno si applicherà un nuovo sistema, quello vecchio infatti è scaduto a fine 2019 insieme al Solidarpakt II pensato in favore dei Laender orientali. Il precedente sistema di compensazione finanziaria statale perciò non è più applicabile. I Laender federali in cambio riceveranno più di 9 miliardi di euro di stanziamenti dal governo federale e entro il 2030 l'importo aumenterà fino a 13 miliardi di euro ogni anno. In cambio il governo federale riceve maggiori diritti di intervento in aree che sono in realtà di competenza degli stati federali, come le autostrade, l'amministrazione fiscale, gli investimenti nelle scuole e la gestione delle amministrazioni online.