Continua la battaglia fra Werner Sinn e Walter Kraemer: l'ESM non deve rifinanziare le banche e il risparmio tedesco è in pericolo. Da FAZ.net, un contributo dei due economisti
L'appello della professione economica ha innescato una serie di repliche. La cancelliera ha negato che al vertice EU si fosse decisa una ulteriore condivisione delle garanzie. Gli economisti rispondono alle critiche.
Merkel accusa gli oltre 200 professori che hanno sottoscritto l'appello contro la messa in comune del debito, di non aver letto correttamente le conclusioni dell'ultimo vertice EU. Non saranno accettate ulteriori garanzie verso le banche, e niente è cambiato. Una garanzia verso le banche in crisi è proibita, come del resto lo è per gli stati. E il ministro delle finanze Schäuble aggiunge: l'ESM non è diventato un fondo di salvataggio per le banche.
Respingiamo decisamente l'accusa di aver dato con il nostro appello informazioni false al pubblico. Nel testo con le conclusioni del vertice si legge letteralmente: "Non appena con il coinvolgimento della BCE sarà messo in piedi un meccanismo unitario di controllo per le banche della zona Euro, il fondo ESM avrà la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche". Questa decisione è stata accolta dai mercati in maniera euforica: in questo modo, diversamente da quanto stabilito fino ad ora dai trattati EU, si aprirà la possibilità di utilizzare direttamente i mezzi del fondo ESM per la ricapitalizzazione delle banche. Pertanto gli stati interessati saranno risparmiati dal dover garantire per il salvataggio delle proprie banche. Ma soprattutto ai creditori verrà data la possibilità di non dover rispondere delle loro decisioni di investimento sbagliate. In tutto il mondo la decisione del vertice è stata interpretata allo stesso modo. Che solo il governo federale veda i fatti in maniera diversa, lo possiamo spiegare solamente con il tentativo di non voler preoccupare troppo l'opinione pubblica tedesca.
Normalmente sono i proprietari delle banche ad essere responsabili per le perdite delle banche. Se le perdite fanno scendere il capitale proprio sotto il minimo previsto dalla legge, è necessario dichiarare l'insolvenza, oppure ristrutturare la banca. In questo caso anche i creditori sono chiamati a rispondere, e ricapitalizzano la banca attraverso una rinuncia ai loro crediti. Ciò avviene convertendo i crediti in capitale proprio e con il ritiro dei precedenti proprietari.
Secondo le decisioni del vertice, sarà il fondo ESM a dover sostenere, al posto dei creditori, la ricapitalizzazione delle banche. In questo modo i creditori saranno coperti da eventuali perdite. Il fondo ESM non solo dovrà garantire i debiti pubblici dei paesi in crisi, ma anche i debiti delle banche di questi paesi, e proteggere dalle perdite coloro che in portafoglio hanno dei crediti verso queste banche.
L'appello fa riferimento al fatto che i debiti bancari dei paesi in crisi sono 9.2 trilioni di Euro, mentre i debiti pubblici ammontano a 3.3 trilioni di Euro. Sono soprattutto queste grandi cifre che ci fanno preoccupare. Abbiamo paura che la Germania assuma una responsabilità finanziaria, da cui poi in seguito non potrà liberarsi. Proteggere i creditori degli stati dalle perdite è già un compito troppo impegnativo. La protezione dei creditori delle banche, ora richiesta, supera ampiamente le disponibilità dei paesi ancora stabili. L'esultanza dei mercati in merito alla disponibilità della Germania di coprire con il proprio denaro le perdite del sistema bancario, dovrebbe impensierire i cittadini tedeschi come anche noi.
L'appello da noi sottoscritto non fa riferimento alla regolamentazione comune delle banche europee. Su questo tema non dice nulla. Noi e probabilmente molti dei sottoscrittori siamo daccordo su questo punto con l'appello del gruppo di economisti guidato da Martin Hellwig. Una regolamentazione comune delle banche è già necessaria: la regolamentazione nazionale, infatti, sotto l'effetto della concorrenza fra sistemi tende ad essere erosa. Ogni autorità nazionale ha l'incentivo a regolamentare le proprie banche in maniera un po' meno rigida di altre autorità, per poter mantenere nel paese le attività bancarie. Sul tema rimandiamo alle nostre precedenti pubblicazioni scientifiche. Accogliamo con favore il fatto che Hellwig e altri sostengono la nostra proposta di ricapitalizzare le banche attraverso le rinunce dei creditori. La politica dovrebbe sviluppare una procedura generale europea per la ricapitalizzazione delle banche attraverso i propri creditori. Solo presso i creditori sono disponibili i capitali necessari, e alla fine sono proprio loro ad essere andati incontro al rischio di insolvenza con determinate decisioni di investimento.
Siamo perfino d'accordo sul fatto che le enormi perdite delle banche del sud Europa non dovranno essere colletivizzate. Queste perdite sono emerse con lo scoppio della bolla del credito, causata dall'Euro con la convergenza dei tassi di interesse. La loro pubblicazione nei bilanci si fa di mese in mese piu' urgente: anche l'arte di occultamento dei contabili in questo caso incontra dei limiti. Anche i colleghi non chiedono che queste perdite siano contabilizzate nei bilanci pubblici degli stati.
Se questa interpretazione è corretta, allora non si dovrebbe approvare nessun fondo condiviso per la ristrutturazione e nessuna assicurazione sui depositi, come si si propone nell'appello alternativo. Non capiamo come sia possibile evitare un abuso del fondo di ristrutturazione e del fondo per l'assicurazione dei depositi. Questi strumenti saranno istituiti e quindi potranno essere utilizzati per coprire le perdite conseguite anche prima della regolamentazione congiunta. Da soli i depositi delle banche in crisi, che sono una parte dei debiti delle banche, ammontano a 3.6 trilioni di Euro: per questo riteniamo molto rischioso immischiarsi in questo argomento.
Il limite provvisorio al volume dell'ESM non è una difesa contro spese aggiuntive, perchè il meccanismo per l'allargamento delle garanzie è già stato inserito nel trattato ESM. La maggior parte dei paesi in crisi si servirà dallo stesso fondo ESM, e in caso di mancanza di risorse inizieranno a fare pressione per il loro ripristino. Le belle regole non vengono utilizzate. L'Euro è una storia continua di violazioni di trattati e regole autoimposte: dalla violazione della clausola di no bail-out, fino alla rinuncia della condizionalità degli aiuti del fondo ESM. La sequenza è sempre la stessa: prima siamo portati con il placebo dei limiti politici ad aprire il portafoglio, e quando il portafoglio è sul tavolo, siamo obbligati a rinunciare ai limiti politici. Il gioco si è ripetuto così tante volte, che non comprendiamo piu', da dove arriva la speranza del governo tedesco e dei nostri colleghi che questa volta le cose andranno diversamente.