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venerdì 25 maggio 2018

Jan Fleischhauer: gli scrocconi di Roma

Jan Fleischhauer su Der Spiegel torna ad occuparsi di Italia e si unisce alla "spedizione punitiva" dei cosiddetti "media di qualità" tedeschi. Per il brillante giornalista di Amburgo gli italiani sarebbero degli scrocconi desiderosi di finanziare il "dolce far niente" a spese dei laboriosi nord-europei mentre l'atteggiamento del paese sarebbe piu' o meno quello di un mendicante ingrato. Da Der Spiegel

Jan Fleischhauer der Spiegel gli scrocconi di Roma

In una recente intervista fatta dal favoloso Sven Michaelsen a Rem Koolhaas, l'architetto ha parlato della devastazione che ormai regna anche sulle montagne svizzere. Gli chalet dei ricchi designer milanesi sarebbero ormai ovunque. E' difficile vedere gente del posto. Non ci sarebbe piu' il tipico odore di sterco di vacca perché non ci sono piu' le mucche.

Quando lunedì a Roma è stato presentato il primo ministro entrante, non ho potuto fare a meno di pensare a questa frase sulla ricchezza italiana. Il nuovo governo ha promesso agli italiani il paradiso sulla terra: meno tasse, pensionamenti anticipati e un reddito di base per tutti. Secondo le prime stime, la spesa per queste opere buone dovrebbe essere fra i 100 e i 125 miliardi di euro all'anno.

Non è un paese povero

Poiché le forze della coalizione non sono riuscite a mettersi d'accordo su quali voci di spesa risparmiare, hanno deciso di inviare il conto ai vicini di casa. I partner europei dovrebbero condonare agli italiani 250 miliardi di euro di debito, cosi' almeno è scritto nel testo originale dell'accordo di coalizione negoziato fra i vertici della Lega e dei Cinque Stelle.

Nel frattempo il condono sul debito si è spostato nella parte invisibile del contratto. Il presidente della Repubblica italiana, che deve ancora approvare la faccenda, non è un amico degli affari fatti a spese degli altri, dicono. Ma l'idea non è affatto scomparsa dal tavolo. Bisogna solo aspettare che l'inchiostro sul documento di nomina sia asciutto per farlo riapparire di nuovo .

L'Italia non è un paese povero. Il nord del paese è una fra le regioni piu' ricche del mondo. Uno sguardo alla distribuzione della ricchezza mostra che gli italiani sono anche significativamente piu' ricchi dei tedeschi. Secondo la London School of Economics una famiglia italiana possiede in media 275.205 euro - 80.035 euro in piu' della controparte tedesca. Di fatto l'Italia, se il governo decidesse di coinvolgere seriamente i propri cittadini nel risanamento del bilancio dello stato, potrebbe ripagare i propri debiti da sola. Si farebbe davvero un grosso passo in avanti se gli italiani si sforzassero di abbandonare la loro etica fiscale lassista.

Almeno il mendicante ti dice grazie

Come si dovrebbe definire il comportamento di una nazione che prima tende la mano per farsi finanziare da qualcun'altro il proverbiale dolce far niente - e poi minaccia di prenderti a bastonate quando si tratta di rimborsare il debito? Accattonaggio sarebbe il termine sbagliato. Il mendicante almeno ti dice grazie se gli riempi il borsello. Scrocco aggressivo, in questo caso sarebbe una descrizione piu' adeguata.

In realtà la cosa equivale a un ricatto. O le nostre richieste vengono soddisfatte, oppure facciamo saltare per aria l'intero negozio: è la minaccia inespressa dietro la decisione di porre fine a tutte le regole sul debito per l'Italia. A confronto con l'Italia, la Grecia era una sciocchezza. L'Italia è la terza economia dell'area euro, quasi un quarto del debito complessivo dei paesi della zona euro è debito italiano. Se gli italiani decidono di non voler piu' rispettare i loro obblighi di pagamento, l'euro è finito e i tedeschi perderanno tutti i soldi spesi fino ad ora per il suo salvataggio.

L'uomo che ha messo l'arma nelle mani del fronte trasversale di Roma, arma con la quale ora sta prendendo di mira i vicini, siede a Francoforte. Quando i tedeschi si renderanno conto che con i loro titoli di debito non possono comprare nulla, dovranno ricordarsi di Mario Draghi, l'uomo che li ha ridicolizzati facendoli passare per dei fifoni, mentre egli svalutava le loro assicurazioni sulla vita e i loro risparmi.

Esperimento di politica post-nazionale

Faremo tutto il necessario per salvare l'euro, aveva promesso Draghi al culmine della crisi dell'euro: "Whatever it takes". La promessa a Roma se la sono annotata. E' di 390 miliardi infatti il valore dei titoli di stato italiani che sui tortuosi percorsi del sistema monetario hanno trovato l'ingresso delle cantine della banca centrale europea. Ora la BCE non ha altra scelta che continuare con la propria politica, perché qualsiasi aumento significativo dei tassi di interesse porterebbe il governo italiano all'insolvenza. 

Non sono contrario al fatto che le persone possano vivere al di sopra dei propri mezzi. Per quanto mi riguarda in Italia possono tranquillamente continuare a praticare lo sport piu' popolare del paese, cioè l'evasione fiscale. Trovo tuttavia indecente che il costo delle decisioni politiche venga scaricato su altri, su chi ha un'idea molto diversa della politica e quando viene chiamato a votare, vota anche corrispondentemente. E questo è difficile da conciliare con il mio concetto di democrazia.

Ma forse l'avventura italiana deve essere considerata un esperimento di politica post-nazionale. Nessun paese, che abbia anche a cuore la propria reputazione pretenderebbe di essere aiutato dagli altri se puo' farlo da solo. Chi vuole essere considerato uno scroccone? Gli italiani, a quanto pare, sono già oltre questa forma di orgoglio nazionale.

venerdì 2 marzo 2018

Con i clown al potere arrivano i debiti

A pochi giorni dalle elezioni italiane il solito Jan Fleischhauer spiega ai tedeschi che la politica italiana è guidata da clown, gli elettori sono dei bambini immaturi e alla fine dello spettacolo saranno i tedeschi a dover pagare il conto per gli eccessi italiani. Su Der Spiegel  un altro commento saccente da parte del simpatico pubblicista di Amburgo. Da Der Spiegel.


Domenica prossima gli italiani voteranno per eleggere un nuovo Parlamento. Allo stato attuale un clown, che recentemente ha fatto notizia per le sue vicende giudiziarie, e uno strillone irascibile, che ufficialmente si è guadagnato da vivere facendo il giullare, dovrebbero ottenere il maggior numero di voti. Devo stare attento a cio' che sto per scrivere. L'ultima volta che la mia rubrica si è occupata dell'Italia e degli italiani è partita una lettera diretta al capo-redazione da parte dell'ambasciatore italiano a Berlino.

Lasciatemelo dire: i politici scelti dagli elettori ci permettono di trarre alcune conclusioni sulla maturità mentale ed emotiva di quel popolo. Gli adulti votano gli adulti, i bambini scelgono dei burattini. 

Come sempre, quando un paese vicino è alla vigilia delle elezioni, da tedeschi ci mettiamo a guardare come se si trattasse dell'elezione in un Bundesland interno. Non abbiamo diritto al voto, ma gli effetti del voto riguarderanno tutti, noi in prima linea. Se non ci trovassimo insieme agli italiani in una unione monetaria, potremmo assistere allo spettacolo in maniera rilassata e dirci fra di noi: cosi' vanno le cose fra gli italiani, da loro viene data una possibilità anche al buffone. Messo accanto a Silvio Berlusconi, anche Donald Trump potrebbe sembrare uno statista serio. Sfortunatamente l'euro ha fatto in modo che la fattura per tutte queste scappatelle alla fine arriverà a noi.

L'Italia non è un paese qualsiasi, è la terza economia dell'Eurozona, anche se economia in questo caso è un termine alquanto tecnico. In realtà l'attività economica in Italia funziona secondo criteri completamente diversi rispetto a quelli validi nella gran parte del resto del mondo. Poiché il denaro per gli italiani è qualcosa la cui fonte è oscura, l'indebitamento del paese ha raggiunto il 132% del PIL. Solo la Grecia e il Giappone riescono ad andare oltre.

Purtroppo non si tratta dell'unico record negativo. Nessun paese in Europa ha una crescita inferiore. Quest'anno secondo le ultime previsioni dell'UE si fermerà all'1.5%, il prossimo anno tornerà addirittura all'1.2%, contrariamente al trend generale.

Crediamo che la crisi dell'euro sia finita pero' se domenica gli italiani decidessero di votare un'altra volta un personaggio ridicolo allora potrebbe esserci un brutto risveglio. I greci o i portoghesi non sono mai stati un problema, il vero problema è da sempre l'Italia. Se i creditori dovessero perdere la fiducia nel fatto che i soldi prestati a Roma torneranno indietro, allora non ci sarà nulla da fare. Nemmeno la potente Germania potrà fare qualcosa.

La sconfitta ha un nome, si chiama Mario Draghi. La promessa di Draghi era quella di fare in modo che i governi europei utilizzassero il periodo dei tassi a zero per ridurre il debito. Mai nella storia fino ad ora per un paese era stato cosi' facile risolvere i propri problemi di budget. Sfortunatamente, anche indebitarsi non era mai stato cosi' facile.

Il programma di acquisto delle obbligazioni da parte della BCE nei 3 anni del governo Renzi ha portato all'Italia risparmi per 45 miliardi di euro di interessi. Questa è la somma che ho trovato sulla "Süddeutsche". Ovunque questo denaro sia andato a finire, sicuramente non è stato usato per risanare lo stato. Per questo i debiti italiani nel frattempo sono diventati anche i nostri debiti. La BCE da sola fra il 2015 e il 2017 ha acquistato 300 miliardi di euro di debito pubblico italiano. La condivisione della responsabilità sul debito, raccomandata dalla SPD, già da tempo è una realtà.

La politica della banca centrale è transnazionale, e questa è la promessa su cui basa la sua autorità. Ma chi osserva il bilancio della BCE, da quando l'uomo di Roma è al vertice, vede che questa è solo una promessa vuota. In verità da 6 anni la BCE sta gestendo la politica monetaria all'italiana: tutto diventa una questione di prospettiva, anche la questione del piu' e del meno. I tedeschi hanno puntato i piedi. Per uno come Jens Weidmann però un meno resta un segno negativo. Funziona cosi' quando hai perso la sovranità sulla tua stessa valuta: sei benvenuto quando c'è da pagare la fattura, le decisioni pero' le prendono sempre gli altri. 

Oltre al danno la beffa, cosi' dice il proverbio. Quando al signor Draghi durante una conferenza stampa è stata fatta una domanda sulle conseguenze negative delle politiche della BCE, si è fatto beffa "delle paure tedesche": come se le fratture da lui causate fossero solo un'ossessione. Si può' addirittura quantificare il danno. La DZ Bank ha calcolato che il risparmiatore tedesco tra il 2010 e il 2016 ha perso 344 miliardi di euro di interessi non percepiti. Per l'anno appena terminato si aggiungono altri 90 miliardi di euro. Si tratta di una somma enorme, che non è affatto compensata dai risparmi ottenuti in termini di interessi risparmiati da parte dei mutuatari tedeschi.

I tedeschi sono un popolo davvero paziente, va proprio detto. Con coraggio stanno a guardare mentre le loro riserve per la vecchiaia si dissolvono, ciò affinché nel sud tutto possa andare avanti senza un programma di austerità. E dopo cio' si sentono dare anche del nazista. Forse è arrivato il momento di rispondere pan per focaccia e di tornare allo stesso livello. Chi permette che un buffone come Beppe Grillo sia a capo della forza politica piu' forte del paese e riporta sulla scena un artista della tintura dei capelli come Berlusconi, non merita nulla di piu' che essere preso in giro, dico io.

giovedì 18 maggio 2017

Jan Fleischhauer: fermate l'unione di trasferimento

Jan Fleischhauer è conosciuto anche in Italia per i suoi articoli pungenti. Questa volta dalla sua rubrica su Der Spiegel, con un commento dal tono ironico, se la prende con l'unione di trasferimento proposta dai francesi e con la socialdemocrazia tedesca: non possiamo e non dobbiamo finanziare i piani di Macron con il denaro dei tedeschi. Da Der Spiegel


Sono una persona gretta e di vedute molto limitate, lo ammetto. Non avrei nulla in contrario se Emmanuel Macron, il nuovo presidente francese, prima di dare avvio alla ristrutturazione della grande Europa, iniziasse rimettendo in sesto il suo paese. 

Sigmar Gabriel ha scritto che chi si oppone alla proposta di Macron di mettere in comune i debiti europei è una persona gretta e di vedute limitate. Le politiche di austerità tedesche ci portano verso il disastro, scrive il Ministro degli Esteri, per questo ha elaborato un piano per un asse del debito franco-tedesco. Il piano si chiama "Eliseo 2.0": cosi' è chiaro sin da subito dove sarà il centro di potere di questa nuova unione.

Il politico come salvatore

Mi sono sempre considerato una persona relativamente cosmopolita. Ho vissuto a Berlino, Lipsia e New York, in vacanza sono stato perfino alle Lofoten. Ma il cosmopolitismo è piu' che altro una questione dell'anima. Il vero cosmopolita non conosce né confini né nazioni.

Questa settimana, dopo la grande ondata di entusiasmo per l'elezione di Macron, l'uomo è arrivato finalmente in Germania, dove tutti quelli che stanno a sinistra del centro lo hanno ridefinito un eroe o addirittura un mago. Mi ricorda l'euforia che avvolse Obama dopo la sua elezione, anche allora nessun paragone sembrava azzardato. In Germania abbiamo una lunga tradizione secondo la quale i politici non sarebbero dei rappresentanti di interessi, ma piuttosto dei salvatori. Anche i giornalisti, che magari dopo anni passati a seguire la politica si potrebbe pensare che siano diventati freddi e cinici, si fanno incantare come dei pesci lessi.

In che modo Macron intenda riportare al suo antico splendore l'Europa, e per un presidente francese questo vuol dire prima di tutto la Francia, non è ancora chiaro, e probabilmente non è chiaro nemmeno a lui. Ma che voglia mettersi in marcia senza i soldi dei tedeschi, questo lo possiamo tranquillamente escludere. Dovrebbe essere istituito un Ministro delle Finanze europeo, questa è una delle prime proposte e un bilancio dell'Eurozona, che è un modo gentile per dire che ci saranno piu' debiti. 

I francesi non soffrono

Degli Eurobond nel team di Macron se ne parla poco, piu' che altro per non urtare la sensibilità dei tedeschi sul tema, anche se la stretta consigliera di Macron, Sylvie Goulard, nel fine settimana ha fatto trapelare le sue simpatie per questo strumento di risanamento del bilancio. "Io stessa ritengo gli Eurobond un modo per finanziare a condizioni favorevoli tutti i compiti comuni di cui in futuro si dovrà occupare l'Unione Europea", ha detto alla  "Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung".

In maniera precauzionale Madame Goulard poco dopo ha aggiunto: le obbligazioni comuni pero' "non dovrebbero servire a scaricare sulle spalle degli altri europei i debiti che i paesi hanno fatto in passato". Ma non dobbiamo prendere troppo sul serio questa assicurazione. Una volta lanciati, si troverà alla svelta il modo di utilizzarli per sanare altre calamità. Il metodo l'abbiamo già conosciuto con i programmi di aiuto della Banca centrale europea.

Saremmo meno sospettosi se in passato la Francia avesse mostrato la volontà di affrontare i problemi con le proprie forze. La verità è: i francesi non stanno soffrendo a causa delle politiche di austerità tedesche. Soffrono per l'incapacità di affermarsi in un mondo cambiato. Anche i tedeschi farebbero volentieri una settimana di 35 ore e sarebbero lieti di poter andare in pensione al piu' tardi a 62 anni. A differenza dei loro vicini francesi tuttavia hanno accettato il profondo legame che esiste fra produttività e prosperità, che nessun vino rosso del mondo, anche bevuto in grandi quantità, potrà mai mettere in discussione.

La socialdemocrazia tedesca ha sempre avuto una relazione romantica con la Francia. L'ho imparato nella mia famiglia. All'inizio andavamo tutte le estati in Scandinavia, che in ogni famiglia della SPD veniva considerata il paradiso del welfare, dopo la metà degli anni settanta pero' abbiamo iniziato ad andare sulla costa atlantica francese. La combinazione fra stile di vita, cultura, e spirito sindacale, per tutti coloro che si battevano per la cosa giusta, era irresistibile.

La Francia è rimasta fino ad oggi un paradiso sindacale - non in termini di potenza nominale dei sindacati, ma nel potere che ancora oggi riescono ad esercitare. Su Wikipedia la Francia non viene descritta come un'economia di mercato, come io stesso ho verificato, ma come un'economia mista.

Gli effetti di questa politica si possono facilmente leggere in qualsiasi statistica utile a misurare la salute economica di un paese. Il numero dei disoccupati resta ai massimi storici, il debito pubblico nel 2014 ha superato i 2000 miliardi. Dall'introduzione dell'Euro la Francia ha perso un terzo della sua quota di mercato nell'export mondiale. La quota di prodotto interno lordo generata dall'industria è passata dal 18 al 12.6%. Anche questi dati si possono trovare facilmente su Wikipedia.

Meglio di vedute limitate che euro-socialista

La SPD in qualche modo vuole opporsi ad Angela Merkel, questo lo capisco bene. Se non si riesce ad ottenere nulla con la politica interna, allora meglio provare con la politica europea. Nelle redazioni giornalistiche, ovviamente, il nuovo asse franco-tedesco riceve lodi sperticate. Wolfgang Schäuble, come un Alberich accovacciato in difesa del suo tesoro, da quelle parti non era mai stato particolarmente popolare.

Io dubito tuttavia che i piani europei per una messa in comune del debito potranno avere lo stesso successo che hanno ottenuto nelle redazioni giornalistiche, soprattutto in considerazione del principio secondo cui la ricchezza deve essere redistribuita laddove è  stata creata. Per molte persone, quando si tratta del proprio denaro, è meglio essere meschine che socialiste, e questo vale anche per i socialdemocratici. 

"Mi sembra che alcuni di coloro che in questi giorni hanno parlato, probabilmente hanno già dimenticato che Marine Le Pen poteva essere il nuovo presidente francese", ha detto la consulente di Macron Sylvie Goulard a Der Spiegel. Se la frase non è da considerare come una mera descrizione di un fatto, allora la si dovrebbe interpretare come una minaccia. Se non ci venite in contro, si dice, la prossima volta voteremo la destra radicale. La si puo' tranquillamente considerare un'offerta che non puo' essere rifiutata.

sabato 15 dicembre 2012

Non lo stimano e non lo amano


Jan Fleischhauer, su Der Spiegel, torna a parlare di Italia e italiani. Lo fa attaccando il ritorno di B. e ricordando ai tedeschi che questa volta anche loro dovranno pagare  un prezzo. 
In generale ci rallegriamo per ogni artista dell'intrattenimento politico. Ma la minaccia di un ritorno di Silvio Berlusconi in politica, per noi tedeschi potrebbe avere sviluppi abbastanza tristi: il prezzo della buffoneria questa volta non dovranno pagarlo solo gli italiani.

Alla fine, le ragioni della crisi italiana sono state chiarite: noi tedeschi siamo i responsabili. Prima di tutto le banche tedesche per ordine del governo federale si sono liberate dei loro titoli pubblici e in questo modo hanno causato un'ondata  internazionale di vendite. Poi, per mezzo di Angela Merkel e Wolfgang Schäuble, abbiamo imposto al nostro vicino una rigida austerità. E ora che la crisi si è intensificata, oltre a Grecia e Spagna, stiamo spingendo anche l'Italia in recessione, fino a quando in Europa non resterà che una sola nazione: la Germania.

Sicuramente il signor Berlusconi è originale, non si puo' dire il contrario. Di solito queste eruzioni complottiste sono tipiche di qualche despota della giungla o paranoico iraniano e non certo di un uomo di stato che per 10 anni ha guidato le sorti di un paese, fra i piu' industrializzati al mondo. Di fatto ci manca solo l'accusa di nazismo e il riferimento al Quarto Reich, ma l'anno non è ancora finito. Al momento Berlusconi si sta solo scaldando per la gara.

Ammetto di avere un debole per gli eccentrici e soprattutto per tutti i politici artisti dell'intrattenimento. Per questo mi piacciono anche Helmut Schmidt e Peter Scholl-Latour. Il nostro uomo nel centro del capitalismo finanziario inglese, il columnist domiciliato a Londra, Wolfgang Munchau, mercoledi si è addirittura congratulato con il Cavaliere per la sua candidatura: in questo modo il dibattito sul "diktat di risparmio tedesco" avrebbe ricevuto una nuova spinta. Sull'isola hanno da sempre uno senso dell'humour un po' speciale. Purtroppo non tutti vedono gli annunci del buffone italiano in maniera così rilassata. Che cosa pensano coloro che dovranno prestare il denaro al nuovo presidente del consiglio per tenere il paese in piedi, lo si capisce dai mercati finanziari: l'annuncio del ritorno è costato all'Italia presumibilmente già almeno 7 miliardi di Euro.

La Germania paga il prezzo per i visionari politici italiani

La notizia triste per noi è: non saranno solo gli italiani a dover pagare il prezzo della buffoneria. I costi per questo numero di circo riguarderanno tutti, senza pero' avere la possibilità di influenzarlo con un voto. Non è molto democratico, ma le cose nell'Europa unita di oggi vanno cosi', e non sarà un premio Nobel ad aiutarci.

Quella che normalmente i leader politici potrebbero definire politica internazionale, in un'area monetaria unica diventa invece il pretesto per un ricatto. E un uomo del calibro di Berlusconi è cosi' intelligente, che l'ha capito. Il calcolo è semplice: se l'Euro collassa, le conseguenze per gli italiani sarebbero devastanti, ma per noi tedeschi ancora peggiori. Già il presidente Mario Monti al vertice di Brussel in estate ha minacciato la catastrofe, e viene considerato un uomo ragionevole e un amico dei tedeschi. Non ci si puo' nemmeno immaginare, che cosa succederebbe, se il magnate dei media di Milano o un satrapo da lui sostenuto dovesse prendere il timone. I commentatori cercano di rassicurarci scrivendo che una nuova vittoria elettorale di Berlusconi è improbabile. Ma si diceva cosi' anche l'ultima volta, prima che  diventasse nuovamente presidente del consiglio.

Ho avuto le mie esperienze personali con il berlusconismo, forse per questo vedo le cose in maniera pessimistica. Quando all'inizio dell'anno in occasione del naufragio davanti  all'Isola del Giglio ho fatto qualche battuta a spese dei nostri vicini, ho guadagnato la prima pagina sul quotidiano "Il Giornale" posseduto dal fratello di Berlusconi. Tuttavia al capo redattore non è bastato quello che io avevo scritto, e per semplicità ha aggiunto un paio di frasi, e ha completato il tutto con il titolo: "Noi abbiamo Schettino, voi Auschwitz". A confronto la Bild sembra un giornale parrocchiale.

Piu' pericolosi dei macchiavellici, sono i politici fantasisti che credono alla rappresentazione del mondo che essi stessi hanno creato. Il vero politico di potere è realista, e cio' lo rende responsabile delle sue azioni e prevedibile. Chi al contrario dispone di troppo potere o denaro, tende a crearsi una realtà nella quale tutto funziona come lui desidera. E a cio' appartiene anche concludere che l'economia è in salute perché i ristoranti sono pieni di gente, o dire che  gli spread fra titoli tedeschi e italiani sono "un imbroglio".

Non si puo' fare affidamento sul ritiro della spazzatura.

La popolarità di Berlusconi si è sempre fondata sulla volontà di assecondare negli elettori i loro desideri infantili e le loro passioni. "Molti italiani lo adorano per la sua illimitata avidità di denaro e potere, allo stesso modo in cui ammirano gli ultimi arrivati allo sportello che se ne fregano  delle persone in fila mettendosi davanti a tutti. Un americano, a cui un commerciante non emette nessuna ricevuta, pensa immediatamente: 'se non paga le tasse, lo stato per trovare il denaro dovrà aumentarle. Si sta danneggiando da solo'. Anche un lavoratore dipendente italiano che paga fino all'ultimo centesimo le sue tasse, trova un evasore fiscale in qualche modo ammirevole". Non è il mio giudizio, piuttosto quello dello psicoanalista e scrittore Sergio Benvenuto, nel suo articolo pubblicato 2 anni fa su "Lettre International". E allora non era ancora completamente chiaro in quale direzione il berlusconismo avrebbe guidato il paese.

Non è che agli italiani manchino i mezzi per risolvere i problemi senza un aiuto esterno. Le loro attività finanziarie sono maggiori di quelle dei tedeschi. Secondo il recente "Global Wealth Reports" di Allianz, ogni italiano possiede 42.800 € di patrimonio, 4.000 € in piu' di ogni tedesco. Il problema è che la maggior parte degli italiani non ritengono necessario pensare alla riduzione del debito del loro stato. Non gli si puo' certo dare torto: se anche da noi non si potesse fare affidamento sullo smaltimento dei rifiuti, non ci sentiremmo obbligati a pagare tutte le tasse.

Ma forse è arrivato il momento di portare al governo politici che mettano in discussione lo stato attuale delle cose, invece di aggravarlo. Non da ultimo, nella scelta dei suoi rappresentanti, si mostra la maturità di una nazione. 

sabato 23 giugno 2012

Il ritorno di Jan!


Jan Fleischhauer, commentatore di Der Spiegel, torna a parlare di Italia. Lo fa con il suo humour e con una critica precisa: liberatevi dal potere di veto dei sindacati e tornerete alla crescita. L'esempio è l'Agenda 2010 realizzata dai socialdemocratici tedeschi.
Il destino dell'Euro si decide in Italia. Purtroppo molti italiani si sono convinti che la cancelliera possa da sola salvare il loro paese. Per fare questo dovrebbero finalmente rompere il potere dei sindacati, e far tornare l'economia alla crescita.

Parliamo di cambiamento, ancora una volta degli italiani. Lo so, sto camminando sul ghiaccio sottile. L'ultima volta che da queste colonne mi sono occupato dei nostri vicini del sud, è seguita una tempesta di proteste sulla rete e poi una lettera dell'ambasciatore italiano a Berlino. Ho commesso l'errore, in occasione dell'incidente della Costa Concordia davanti all'Isola del Giglio a metà gennaio, di fare un paio di riflessioni sul significato dei caratteri nazionali ai tempi dell'eurocrisi. Nessun italiano, che abbia stima di se stesso, vorrebbe essere scambiato per un tedesco. Del resto, va tutto bene quando ci si distingue dai propri vicini di casa per degli aspetti positivi, si reagisce invece duramente quando accade il contrario.

Se vogliamo capire perché con il salvataggio dell'Euro non stiamo facendo progressi, dobbiamo guardare al di là delle Alpi. Tutti parlano dei problemi finanziari della Spagna, ma è sugli italiani che si deciderà il destino dell'Euro. Il paese è troppo grande per entrare sotto la protezione dei fondi di salvataggio. Se l'Italia da sola non ce la fa con le proprie forze, allora l'unione monetaria nella forma attuale è alla fine; su questo punto sono d'accordo tutti coloro che capiscono qualcosa dell'argomento. Purtroppo sembra che alla maggioranza degli italiani questa responsabilità sia sconosciuta. 

L'Italia, come molti altri paesi del sud, soffre di una economia troppo rigida; conseguenza di una politica incapace di stimolare l'iniziativa privata, che anzi la punisce. Per anni l'apparato statale è cresciuto insieme all'economia sommersa. Data la produttività limitata, il paese ha bisogno di costanti programmi di stimolo per non scivolare in recessione. 

Questa io la chiamo matematica superiore

Su "Handelsblatt" venerdi è comparso un annuncio che invitava "la signora Merkel e tutti i cittadini tedeschi" ad una "riflessione rapida e senza indugio". L'annuncio era un appello ai tedeschi a fare un esame di coscienza e a non ferire la sensibilità dei vicini, ed era firmato da due grandi quotidiani italiani, e da un gruppo di 10.000 imprenditori, manager ed economisti sempre italiani. 

A parte il fatto che, oltre a chiedersi se l'economia vada così male da doversi affidare ai programmi di traduzione automatica di Google, ci si devono porre domande anche sulle capacità matematiche delle elite di quel paese. Gli autori dell'appello sottolineano infatti che l'indebitamento pubblico in Germania fra il 2000 e il 2007 è cresciuto di 5.2 punti percentuali, dal 59.7 al 64.9 %. In Italia invece sarebbe sceso di 5.6 punti percentuali, dal 109.2 al 103.6 %, come loro calcolano in maniera orgogliosa: al contrario della Germania, il paese "si sarebbe avvicinato al valore del 60% ad un ritmo sostenuto".

Io la chiamerei matematica superiore. Oppure come la si deve chiamare, quando si sostiene che 103.6 è piu' vicino a 60 di 64.9: algebra napoletana? Calcolo con Monti?

Ad Angela Merkel, con i suoi appelli al risparmio, da ogni parte si rimprovera di spingere i paesi del sud in una crisi sempre piu' profonda: secondo i suoi critici risparmio e crescita si escluderebbero a vicenda. Ma questa è un'equazione per stupidi. In realtà, la cancelliera richiede ai paesi ai quali dovrà fornire un aiuto finanziario, la fine della spesa pubblica facile. Esattamente ciò che li ha portati nelle condizioni in cui si trovano. Quello di cui i paesi del sud hanno bisogno è un'Agenda 2010. In queste misure c'è la chiave per il loro risanamento e per il salvataggio della moneta unica: non in nuovi programmi congiunturali, per i quali devono garantire gli altri paesi. 

Perché l'economia tedesca oggi va bene

La causa e i custodi della sclerosi italiana sono i sindacati: attenti solo a fare in modo che nessuno tocchi i loro diritti acquisiti. Il simbolo del loro potere è il famigerato articolo 18, che di fatto impedisce ad ogni imprenditore oltre i 15 dipendenti di licenziare qualcuno dopo averlo assunto. L'economia si è talmente adattata alla situazione, che in alcune zone non esistono aziende con piu' di 15 dipendenti. Che in queste condizioni nessun paese industriale possa prosperare, lo sa anche il presidente Monti. Che oltre a nuove tasse, propone anche una liberalizzazione del mercato del lavoro. Nel fare questa riforma però non ha avuto molto successo e per questo motivo, e non per la crisi economica, l'Italia incontra sempre maggiori difficoltà nel convincere gli investitori internazionali.

Un motivo per cui alla Germania le cose oggi vanno molto meglio che agli altri paesi europei, è la relativa debolezza dei sindacati tedeschi. Il merito di aver sconfitto il loro potere di veto è del precedente cancelliere Schröder. Le riforme Hartz erano una prova di forza per decidere chi nel paese ha veramente il potere: i contestatori organizzati di Ver.di e i IG Metall o il governo legittimato democraticamente. Alla fine questo scontro è stato pagato dalla SPD con la perdita del governo, perché molti membri dei sindacati sono passati alla Linke. Ma i frutti delle riforme di Schröder li stiamo raccogliendo ancora oggi.

domenica 10 giugno 2012

Fino a quando non perderemo la pazienza

Su Der Spiegel,  Jan Fleischhauer ci ricorda che dopo 60 anni di pace, fra la destra tedesca e la Francia non è ancora sbocciato il vero amore. 
L'Euro nella prospettiva francese mirava a indebolire l'egemonia economica tedesca. Con Francois Hollande i francesi riprendono il loro vecchio progetto con nuovo vigore.

Il governo francese ha appena deciso di abbassare a 60 anni l'età di pensionamento dei propri cittadini. Nessun francese dovrà lavorare per tanti anni solo perchè le finanze del paese lo impongono. In nessun modo cosi' a lungo come il povero parente tedesco, che per volere del suo governo dovrà faticare fino ai 67 anni.

Beata Francia, si può dire, dove le dure leggi dell'economia sotto il sole eterno del socialismo perdono il loro aspetto spaventoso. Anche la "Grande Nation" mette al mondo troppi pochi bambini per poter garantire il benessere dei propri cittadini fino all'età avanzata.  Altrove questo è un grave problema demografico che richiede a tutti piu' impegno e lavoro. In quel paese diventa solo una piccolo problema che può essere eliminato con un tratto di penna. Se solo il possente braccio del presidente lo vuole.

Bene, ma non sarà così facile anche per l'appena eletto nuovo Re Sole repubblicano, Francois Hollande, e per suoi colleghi. Comprendono abbastanza di economia per capire che i problemi non potranno essere risolti semplicemente posticipandoli. Ma per fortuna ci sono ancora i tedeschi, sulla cui volontà di lavorare sodo all'Eliseo si fa molto affidamento. Così si chiude il cerchio.

Nell'Euro-crisi siamo arrivati al punto in cui ognuno sta cercando di salvarsi scaricando i costi sugli altri. Quando Hollande propone che sia la collettività europea a salvare le banche spagnole, senza poi avere il diritto di immischiarsi negli affari di questi istituti, non pensa tanto al benessere della nazione spagnola, ma piuttosto al suo interesse. Se si ammette che si possano ricevere aiuti in cambio di un controllo dall'estero, i diversi paesi di fatto avranno in mano una polizza assicurativa contro i capricci dei cicli economici. Le prossime banche che potranno rifornirsi con denaro fresco da Brussels (e presumibilmente lo faranno), sono a Parigi.

Il saggio Franz Müntefering (SPD) ha già avvertito il suo partito: non cantate troppo forte la canzone di Hollande. Nel frattempo il leader SPD Sigmar Gabriel aveva definito il presidente francese  un amico. La vecchia volpe sa quando davanti a sé ha qualcuno che sta lavorando solo per i propri interessi. In realtà, la maggior parte delle proposte del nuovo capo di stato sono a carico degli altri, nonostante tutti i giuramenti di  solidarietà europea. Qualcuno dovrà garantire per programmi sociali che il governo francese propone. Perché non dovrebbe farlo la nazione che secondo la grande maggioranza è la piu' operosa e affidabile?

I finanziatori esteri, di cui Hollande ha bisogno per la sua politica generosa, la pensano in maniera diversa dagli elettori locali. Si chiedono se riusciranno mai a rivedere il loro denaro, e domandano premi di rischio adeguati. Una strada per avere credito fresco a buon mercato conduce verso i risparmi dei tedeschi. Per questo il governo francese si batte con tenacia per gli Euro-bonds e l'unione bancaria.

L'altra strada sarebbe, far lavorare un po' di piu' i francesi: ma il presidente non vuole chiederlo ai suoi cittadini.

La paura dell'egemonia tedesca

L'ansia per un'egemonia tedesca sull'Europa è da sempre una ossessione della politica estera francese - e l'Euro un mezzo per poterla prevenire. Mitterand ha notoriamente dato il suo assenso alla riunificazione tedesca solo dopo aver avuto la disponibilità di Kohl a mettere in comune la moneta.

Vista in questo modo, con la messa in comune del debito europeo, arriva a compimento un progetto che secondo la prospettiva francese era da sempre diretto a contrastare la Germania piu' che a unificare il continente. Sarkozy pensava di poter servire al meglio il vecchio obiettivo, cercando una collaborazione stretta con la cancelliera. Hollande torna al vecchio principio di indebolire i tedeschi, cercando di minarne la forza economica.

Il prossimo passo nella crisi sarà la minaccia diretta. La Spagna, con il suo rifiuto di entrare sotto la copertura del fondo di salvataggio, è a un passo da far saltare l'intero sistema. Ipotizzano apertamente che i tedeschi abbandoneranno le loro posizioni e salveranno le loro banche. Senza pretendere alcuna garanzia che le cose volgeranno al meglio in maniera duratura.

Il prezzo per l'uscita dall'Euro

I prossimi che proveranno la fermezza dei paesi europei donatori sono i greci. Sono vicino al ministro degli esteri di quel paese assolato, grande amico nostro. Se ho capito bene l'uomo è  convinto di poter negoziare dopo le elezioni  il prezzo che gli altri paesi danno all'uscita della Grecia. Loro stessi hanno poco da perdere, i vicini, prima di tutto i tedeschi, hanno invece ancora molto. Su questa discrepanza sarà calcolato il prezzo.

E' sempre stata un'aspettativa tedesca pensare che in un'Europa unita gli interessi nazionali sarebbero rimasti in secondo piano e alla fine avrebbero perso ogni importanza: in questa speranza si riconosce l'eredità di una politica romantica. Solo gli ingenui in politica possono credere che a Madrid, Roma o Parigi si pensi veramente agli interessi europei, quando si parla di piu' Europa.

Come potete vedere, questa forma di fanatismo resiste in maniera molto caparbia nel nostro paese - perfino nei vertici della SPD.

martedì 28 febbraio 2012

Noi, i nuovi cattivi del mondo


Jan Fleischhauer su Der Spiegel, con un nuovo commento affilato, lancia un avvertimento ai suoi connazionali: la simpatia degli europei verso di noi possiamo solo comprarla
Il Parlamento ha approvato un nuovo pacchetto di miliardi per la Grecia, ma invece di ringraziarci, il Sud Europa mostra la sua avversione nei nostri confronti. I tedeschi devono ora fare i conti con un nuovo ruolo: siamo gli americani d'Europa.

Un suggerimento: come nei rapporti della polizia, dove l'etnia del reo viene omessa, potremmo fare lo stesso nel racconto della crisi dell'Euro e rinunciare in futuro a descrivere l'identità del destinatario degli aiuti. Invece di parlare di greci o portoghesi dovremmo parlare degli abitanti di un paese del sud Europa, o meglio riferirci ai nostri concittadini europei a sud della Germania. 

Forse questo ci aiuterà a migliorare l'atmosfera in Europa.

Di questi tempi bisogna fare attenzione a ciò che si dice. Una frase imprudente, e si scatena una tempesta di emozioni. Io so di cosa sto parlando. Quando recentemente dopo la tragedia del Giglio ho fatto alcune osservazioni sugli italiani, la metà della popolazione si è sollevata. Perfino l'ambasciata italiana di Berlino è intervenuta per criticare il mio articolo. Posso solo essere felice che l'Italia sia nello spazio Schengen. Dopo aver letto quello cosa si è scritto su di me sulla stampa italiana, non so se alla frontiera mi avrebbero fatto passare tranquillamente.

A mia difesa posso dire che in questi tempi difficili non sono l'unico ad aver scatenato involontariamente dei difficili interventi diplomatici. Chi l'avrebbe mai detto che anche ad Atene si ascolta SWR 2. Quando il Ministro delle Finanze Schauble in un'intervista radio ha espresso dubbi sulla volontà di riforma dei greci, è stato detto che voleva prendere in giro i greci: "Chi è questo signor Schauble, che offende i greci?" ha tuonato il presidente Karolos Papoulias in direzione Berlino. Ma Schäuble aveva sottovalutato la capacità di offendersi dei sud europei.

La Cancelliera in uniforme Nazi

Il clima generale al momento non è molto buono per noi tedeschi. Non passa giorno in cui la cancelliera non venga messa in una uniforme nazista con la svastica al braccio. Non importa il fatto che abbiamo messo in fila un pacchetto di aiuti dietro l'altro. Se i calcoli degli esperti sono corretti, siamo ben oltre il punto in cui sono state offerte solo delle garanzie. 

Dei 130 miliardi di Euro di cui oggi il Parlamento decide, una buona parte non la vedremo mai piu' indietro. Ma se si interpretano correttamente i commenti nelle regioni in crisi, verso le quali il denaro è indirizzato, noi vogliamo solo completare quello che ai nostri nonni non è riuscito di fare 70 anni prima (senza però considerare che la storiografia su Hitler, al di fuori dei confini greci, è unanime sul fatto che il Nazionalsocialismo non ha iniziato il regno del terrore con un programma di aiuti).

Non manca molto al rogo delle bandiere tedesche. Ma fermi, lo hanno già fatto. Questo si era visto solamente nei paesi arabi, dove i giovani non perdono occasione per dare battaglia al satana USA. Ma funziona così quando agli occhi degli altri si ha troppo successo, troppa fiducia in sé stessi e troppa forza. Adesso siamo gli americani d'Europa. Il cambio di ruolo non sarà facile, lo possiamo dire già oggi. Siamo abituati ad essere ammirati per la nostra efficienza e il nostro duro lavoro, ma non ad essere odiati.

La sensazione insidiosa di inferiorità

Prima di lamentarci di tutta questa ingratitudine, dovremmo ricordarci che a questo gioco abbiamo giocato per anni. Fino a quando i cattivi del mondo erano gli americani, i tedeschi erano spesso con la parte che voleva sentirsi migliore a spese degli altri. Anche gli americani avevano qualche motivo, per aspettarsi un minimo di riconoscenza, alla fine erano loro gli uomini e le donne in uniforme, che dovevano occuparsi di ristabilire l'ordine, durante ogni crisi, mentre la comunità internazionale non andava oltre le strette di mano.
Tutti si sono affidati alla funzione di poliziotto del mondo degli USA, come adesso i nostri vicini si affidano al fatto che saranno i tedeschi a salvare l'Euro. Purtroppo la sensazione di inferiorità è pericolosa almeno quanto quella di superiorità.

Naturalmente puoi provare a diventare piu' piccolo di quanto tu non sia. E puoi vedere dove ti porta questa negazione di te. Se si usa l'esempio degli USA è facile indovinare: non molto lontano. Sotto Jimmy Carter gli USA non erano molto piu' amati di quanto non lo fossero sotto Ronald Reagan. L'uomo della Georgia era un uomo di buon cuore che governava con molti scrupoli morali. Anche l'elezione di Obama non ha aiutato molto l'immagine degli Stati Uniti. Alla fine la potenza egemone non può nascondere all'infinito la sua forza.

Acquistare la simpatia dei vicini

Si può anche tentare di comprare la simpatia dei vicini. In qualche modo è la politica che i tedeschi hanno esercitato per decenni in Europa. Non sono pochi i politici che consigliano di proseguire in questa direzione, che significa semplicemente l'acquisto di debito attraverso un piu' forte intervento della banca centrale o i largamente apprezzati Euro bonds. Ma per una pacificazione degli spiriti mediante bonifico le somme sono probabilmente troppo grosse. Non si tratta più di mari di pomodoro o montagne di patate riempite con denare tedesco, ma buchi di bilancio che sono così grossi da risucchiare intere economie.

Probabilmente dovremo abituarci al fatto che in alcuni paesi d'Europa non saremo piu' molto amati. Se necessario la destinazione della prossima vacanza potrebbe essere l'America. Oppure possiamo fingere di essere svizzeri, contro i quali al momento nessuno ha niente.