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venerdì 18 agosto 2023

Daniel Stelter - Dobbiamo utilizzare il saldo Target tedesco da oltre 1.000 miliardi di euro per risanare le infrastrutture

Dalla sua rubrica sulle pagine di Handelsblatt l'economista tedesco Daniel Stelter lancia una proposta interessante: utilizzare gli oltre 1000 miliardi di crediti Target-2 della Bundesbank per portare avanti il risanamento delle infrastrutture del paese, ormai logore e consumate dopo 2 decenni di austerità e mancanza di investimenti pubblici. Ne scrive Daniel Stelter su Handelsblatt.com

Nell'arco degli ultimi 20 anni, il bilancio della Bundesbank è cresciuto di un fattore dodici, passando da 240 miliardi di euro alla fine del 2002 a 2904 miliardi alla fine dell'anno scorso. Ciò corrisponde a una crescita annuale del 13 percento. ISopra la media, sono cresciuti anche i cosiddetti crediti Target-2 nell'ambito del sistema di pagamento europeo Target2. Sono cresciuti passando da cinque miliardi a 1267 miliardi di euro con un tasso di crescita del 32 percento all'anno.

Il Target 2 è una sorta di conto di compensazione gestito dalla Banca centrale europea (BCE) per le richieste delle banche centrali nazionali dell'area euro tra loro nell'ambito del commercio internazionale e finanziario. Chi guadagna denaro attraverso vendite di merci o di titoli di stato transfrontalieri riceve un accredito presso la BCE, mentre l'acquirente riceve un addebito.

Le banche centrali di Italia, Spagna, Grecia e Francia hanno alti debiti Target-2 nei confronti della BCE, mentre Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno dei crediti molto alti.

Statistik: Target2-Salden der Länder des Eurosystems im Juni 2023 (in Milliarden Euro) | Statista
Mehr Statistiken finden Sie bei Statista

Ad oggi i saldi Target della Bundesbank corrispondono quasi alla metà del patrimonio netto estero della Germania e a circa la metà dell'attivo nel bilancio della Bundesbank. Nonostante tale entità, il valore dei saldi Target-2 è oggetto di un acceso dibattito.

Mentre l'ex presidente dell'Ifo-Institut, Hans-Werner Sinn, considera i saldi in crescita come una spostamento di ricchezza dalla Germania verso altri paesi e una perdita sostanziale di ricchezza, altri economisti come Martin Hellwig considerano invece il Target 2 come una posizione contabile irrilevante.

L'attuale membro tedesco del direttorio della BCE, Isabel Schnabel, ha dichiarato nel 2019 in un'audizione al Bundestag su questo tema che il valore dei crediti è pari a zero, poiché tale saldo non conferisce alla Deutsche Bundesbank alcun diritto. Seguendo questa argomentazione, si verrebbe a creare un'enorme lacuna nel bilancio della Bundesbank.

Daniel Stelter


Il saldo Target può essere un valore patrimoniale sfruttabile

Ma anziché discutere se gli elevati saldi Target rappresentino o meno una riserva di valore e se questa sia o meno in pericolo, dovremmo piuttosto riflettere su come possiamo sfruttare i saldi Target per il nostro paese.

Che sia possibile trasformare i saldi Target-2 in un valore patrimoniale sfruttabile è stato spiegato in diverse pubblicazioni dall'investitore di Monaco Hans Albrecht. Se la Germania invia denaro all'Italia, ad esempio, il saldo Target tedesco diminuisce e aumenta quello italiano.

Se da lì viene poi trasferito su un conto al di fuori dell'area euro, ad esempio a Londra, ciò non avrà ulteriori conseguenze sul saldo Target, poiché tali trasferimenti non passano attraverso il sistema Target. Avremmo quindi dei fondi a Londra che potremmo utilizzare liberamente.

Date le considerevoli sfide che abbiamo di fronte - dalla ristrutturazione dell'infrastruttura alla trasformazione green - si tratta di una prospettiva molto attraente. Il volume mobilitabile corrisponderebbe infatti a più di due bilanci statali e supera di gran lunga tutte le somme che potrebbero essere raccolte attraverso aumenti fiscali in altre aree.

Il fascino di queste considerazioni è che potrebbero essere implementate autonomamente dalla Bundesbank, senza la necessità di laboriose trattative con i partner dell'euro e senza mettere a rischio l'integrità dell'euro.

1267 miliardi di euro sono un importo troppo grande per non renderlo utilizzabile per la Germania, soprattutto nelle attuali condizioni economiche. La svalutazione del valore dei saldi dovuta all'inflazione nel 2022 è stata di oltre 1000 euro per abitante.

Quindi, anziché pensare a tasse sempre più alte - sotto qualsiasi forma - è ora che il Ministero delle Finanze lavori con la Bundesbank per trovare una soluzione. Invece di spendere energia per negare l'argomento o dimostrare che non è possibile, dovremmo fare tutto il possibile per valorizzare questo tesoro.


Leggi  gli altri articoli sul sistema Target2 -->>

domenica 22 dicembre 2019

H. W. Sinn - Perché i saldi Target stanno scendendo

Dalle colonne della FAZ, il professore H. W. Sinn prosegue la sua battaglia sulla natura dei saldi Target e questa volta risponde a chi nei giorni scorsi, dopo una inattesa riduzione dei saldi tedeschi, aveva subito ipotizzato una normalizzazione della situazione sui mercati finanziari europei. Dalla FAZ.net, il professore Hans Werner Sinn


Dopo anni di saldi Target in crescita, nell'ottobre 2019 c'è stato un primo calo dei saldi che a molti è sembrata quasi un'inversione di tendenza. Il solo saldo Target della Bundesbank, che nel mese precedente era stato di 915 miliardi di euro, è sceso di 78 miliardi arrivando a 837 miliardi di euro. A novembre questo crollo è stato parzialmente compensato da un nuovo aumento fino a 871 miliardi di euro, ma resta comunque un calo considerevole.

Alcuni commentatori hanno individuato in questa svolta un segno della normalizzazione della situazione sui mercati finanziari. È stato "un duro colpo per tutti i critici della moneta unica e per i profeti della crisi dell'euro", si poteva leggere su Internet, e parole simili erano riportate anche nelle cronache dei giornali. Questa valutazione è errata, se non completamente sbagliata.

Lo è perché implicitamente equipara il rischio di un crash con l'esistenza stessa dei saldi Target. In realtà il sistema Target protegge l'economia da un'improvvisa fuga degli investitori privati ​​e aiuta a evitare il crollo del sistema. I crediti pubblici all'interno dell'eurosistema, misurati dai saldi target, in caso di emergenza sostituiscono i prestiti dei privati ​​ed evitano in questo modo  dei possibili fallimenti.




Il problema con i saldi target in realtà non è il rischio di un crash, ma il rischio di credito implicito per la Germania. I beni, le azioni, le società, i beni immobili e i titoli di debito che sono diventati di proprietà estera o che sono stati estinti in cambio dei crediti target della Bundesbank sono ormai andati, resta solo da vedere se il corrispettivo equivalente verrà mai rimborsato. Il rischio di credito non riguarda solo l'eventuale uscita di un paese dalla zona euro, ma ciò che  spesso viene trascurato, è che quando uno stato fallisce, fallisce anche il sistema bancario locale.

A ciò si aggiunge il fatto che i crediti target minano la democrazia, rendono la Germania ricattabile, hanno effetti redistribuivi significativi e rallentano la crescita economica. In primo luogo, senza chiedere il loro consenso e senza la partecipazione dei loro parlamenti, i cittadini vengono resi  responsabili per i rischi di credito. Se l'Eurosistema fosse stato costruito sulla base dei sistemi di pagamento privati, consentiti dal Trattato di Maastricht, i rischi sarebbero stati spostati sugli investitori privati. In secondo luogo i rischi Target rappresentano una potenziale minaccia da parte dei paesi debitori, grazie ai quali possono forzare un'unione di trasferimento e l'introduzione di una garanzia congiunta sui depositi bancari. In terzo luogo, la copertura assicurativa gratuita garantita dai contribuenti riduce il premio al rischio con il quale i paesi con un indebitamento eccessivo possono indebitarsi. Ciò provoca ulteriore debito aggiuntivo e priva i paesi esportatori di capitali di una parte dei loro proventi derivanti dagli investimenti all'estero. In quarto luogo, i saldi Target non proteggono solo le banche, le aziende e gli stati sani da una possibile irrazionalità dei mercati, ma consentono anche agli stati in difficoltà e alle aziende zombie che non possono più far fronte ai debiti di astenersi dal fare le riforme necessarie per il proprio risanamento.

È perciò errato ipotizzare che il calo dei saldi Target indichi una "normalizzazione" della situazione sui mercati finanziari. In realtà il calo è il risultato dell'introduzione degli interessi negativi sui depositi bancari introdotti da parte delle rispettive banche centrali nazionali. E ciò non deriva dalla crescente fiducia del mercato, ma da una mossa draconiana da parte del Consiglio direttivo della BCE per indirizzare i capitali privati nei paesi della zona euro colpiti dalla crisi.

Con la decisione del consiglio direttivo del settembre 2019, il tasso di interesse negativo sui depositi delle banche è stato fissato allo 0,5% e allo stesso tempo è stata introdotta una soglia molto alta al di sotto della quale non si applicano gli interessi per l'eccesso di liquidità delle banche (superiori al requisito di riserva), pari a sei volte il requisito minimo di riserva. L'importo di questa soglia corrisponde a circa la metà della liquidità in eccesso complessiva all'interno dell'Eurosistema, vale a dire circa 900 miliardi di euro.

Se la liquidità in eccesso fosse stata distribuita uniformemente in tutti i paesi, gli interessi negativi non avrebbero avuto alcun effetto sui saldi Target. Tuttavia non è stato così. Piuttosto, l'estrema disparità nella distribuzione della liquidità all'interno della zona euro, misurata e resa possibile anche dai saldi target, ha creato tra le banche europee delle transazioni di arbitraggio reciprocamente vantaggiose che hanno ridotto nuovamente questi saldi. A causa di questa disparità nella distribuzione, si sono resi disponibili nei paesi in crisi dell'area mediterranea dell'eurozona  degli importi significativi inutilizzati di liquidità in eccesso, che potevano essere riempiti con della liquidità aggiuntiva senza dover pagare interessi negativi. Contemporaneamente le banche tedesche detenevano enormi somme di liquidità in eccesso rispetto agli importi di esenzione al di sopra dei quali devono pagare degli interessi negativi. Prestando una parte di tali eccedenze all'Europa meridionale a un tasso di interesse che si trovava da qualche parte tra meno 0,5% e 0, sia le banche tedesche che le banche dell'Europa meridionale sono state in grado di realizzare un profitto: le prime perché hanno dovuto pagare meno interessi negativi, le seconde perché avevano dei prestiti di rifinanziamento che avevano ottenuto dalla loro banca centrale allo 0%, e che erano in grado di rimborsare con prestiti concessi dalle banche tedesche a tassi di interesse negativi. Il prestito di denaro all'Europa meridionale, ottenuto in modo quasi forzoso, ha ridotto i saldi Target tedeschi perché in questo modo si è ridotta la somma dei trasferimenti netti verso la Germania, misurata dal saldo target tedesco. 

Sarà necessario capire fino a che punto si spingeranno le misure finalizzate ad evitare gli interessi negativi. Sicuramente in Germania non porteranno alla completa eliminazione della liquidità in eccesso tramite la soglia priva di interessi negativi, perché in qual caso gli interessi negativi sarebbero dovuti anche al sud. Ad un certo punto l'effetto si esaurirà. Ovviamente, ciò non significa, come si potrebbe pensare, che i saldi target non possano scendere ulteriormente, dato che i profitti della Bundesbank derivanti dagli interessi negativi pagati dalle banche tedesche vengono condivisi all'interno dell'Eurosistema e accreditati alle banche centrali del sud grazie al sistema Target. I crediti Target tedeschi diminuiscono a causa del trasferimento degli interessi negativi sui depositi alle altre banche centrali dell'Eurosistema, e in questo modo scendono anche i debiti Target dei paesi in crisi. Analogamente a quanto accade nel caso di partner privati in un contratto di credito, l'accumulo dei tassi di interesse negativi porta a una riduzione sia dei crediti che delle passività.

La riduzione dei saldi target legata agli interessi negativi ovviamente è solo un effetto di lungo termine, che nel breve periodo non è molto significativo. In futuro i saldi potrebbero anche essere sommersi dall'effetto dei nuovi acquisti di titoli di stato appena decisi dalla BCE. Ma qualunque cosa accada: da un punto di vista economico è difficile interpretare un declino dei saldi, che è stato e sarà causato dai tassi di interesse negativi e dagli sconti sugli interessi negativi, come una qualche forma  di normalizzazione del mercato dei capitali o anche come una pillola calmante per gli investitori e i contribuenti tedeschi.



giovedì 13 giugno 2019

Bundesbank: "il sistema Target2 resta un elemento irrinunciabile dell'unione monetaria"

In Germania prosegue il dibattito sulla natura dei saldi Target2 e in una recente audizione presso la commissione finanze del Bundestag, la Bundesbank conferma la sua piena fiducia nel sistema Target2 e nei suoi giganteschi saldi contabili. Per le banche tedesche invece il tema resta alquanto controverso. Ne scrive Finanztreff.de


Il sistema di pagamento Target 2, secondo la Bundesbank, resta un elemento indispensabile dell'Unione monetaria europea, le cui potenzialità non dovranno essere in alcun modo limitate. Secondo quanto emerge dal testo di un'audizione pubblica della Commissione finanze del Bundestag, la Bundesbank tuttavia ritiene che la recente crescita dei saldi Target2 debba essere considerata il sintomo di una politica economica sbagliata. Le banche tedesche, come emerge dalla stessa audizione, suggeriscono invece di considerare i saldi Target2 di segno positivo, quelli della Bundesbank, come un aiuto offerto alla bilancia delle partite correnti dei paesi con un saldo negativo. 

Secondo la Bundesbank, l'unione monetaria si fonda sul principio della libera circolazione dei capitali, e il Target2 contribuisce a ciò garantendo un mercato monetario unico. "Le misure che potrebbero limitare la libera circolazione dei capitali tra i paesi europei, in linea di principio sarebbero in conflitto con i principi dell'Unione monetaria europea", si legge nella dichiarazione. Target2 resta "un elemento irrinunciabile della nostra unione monetaria". 


La Bundesbank riconduce l'aumento dei saldi Target2, avvenuto sulla scia della crisi finanziaria, alla fuga di capitali dalla periferia verso i paesi core dell'area valutaria. La crescita registrata a partire dal 2015, d'altro canto, viene spiegata come un effetto collaterale degli acquisti di obbligazioni da parte delle banche centrali dell'Eurosistema, che in larga misura sono stati effettuati tramite la Germania. Secondo la Bundesbank, tuttavia, il fatto che i capitali arrivati in Germania successivamente non siano stati redistribuiti ha delle cause politiche. 

Bundesbank: gli investitori preferiscono evitare alcuni paesi 

"Ad esempio, vi possono essere dei dubbi in merito alla sostenibilità della politica economica e delle finanze pubbliche, alla mancanza di competitività oppure al fatto che i problemi di rifinanziamento bancario possano impedire la realizzazione dei corrispondenti investimenti sul mercato dei capitali del paese in questione" si legge nella dichiarazione. 

Per ridurre i saldi Target2 secondo la Bundesbabk è di importanza decisiva il fatto che l'area dell'euro nel suo complesso e, in particolare, gli stati membri con dei saldi negativi molto elevati tornino ad essere percepiti dagli investitori internazionali come dei paesi attraenti per gli investimenti. "In questo ambito svolgeranno un ruolo decisivo una politica di bilancio orientata alla stabilità che assicuri la sostenibilità delle finanze pubbliche in linea con le regole di bilancio europee e nazionali, ed una politica economica che rafforzi la capacità di crescita economica e la resilienza delle rispettive economie e che in questo modo contribuisca a ridurre i saldi contabili accumulati", è scritto nel documento. 

Le banche tedesche propongono di trattare i saldi Target2 positivi, come quelli della Bundesbank, come un aiuto di conto corrente per i paesi con dei saldi negativi. Nella presa di posizione delle banche private si afferma infatti: "In definitiva, i saldi Target2 sono una sorta di "stabilizzatore integrato" per i problemi di bilancia dei pagamenti". 

Banche: il meccanismo Target2 è uno stabilizzatore automatico 

Secondo l’associazione bancaria tedesca BdB, questo punto dovrebbe godere di maggiore considerazione nell’ambito del dibattito attualmente in corso sull'ulteriore sviluppo dell'unione monetaria. "In primo luogo, in questo modo sarà possibile ridurre le preoccupazioni in merito al fatto che l'unione monetaria non dispone ancora di strumenti automatici di stabilizzazione, e in secondo luogo, servirà a relativizzare l'ammontare finanziario necessario per la costruzione degli ulteriori stabilizzatori automatici di cui spesso si parla”. 

Le casse di risparmio, le banche cooperative e le banche pubbliche si spingono ancora oltre: secondo il loro punto di vista, nel caso di una nuova condivisione del rischio transnazionale (Fondo monetario europeo, fondi di risoluzione, assicurazione sui depositi Edis), i saldi Target2 dovranno essere esplicitamente considerati e ricalcolati come una copertura. "Ciò spingerebbe verso un uso piu’ ragionevole dei saldi e porterebbe ad una loro potenziale riduzione evitando un doppio onere", sostengono gli istituti di credito. 

I saldi positivi esistenti potrebbero quindi essere calcolati come dei contributi già versati. E continua: "Solo i paesi in deficit sarebbero quindi obbligati attivamente a riempire i nuovi fondi di garanzia. Alla luce delle situazioni di rischio sarebbe adeguato e compatibile con gli incentivi. Perché sono questi paesi e i loro sistemi bancari a generare anche i rischi più significativi, a dare luogo a fughe di capitali oppure a creare la necessità di interventi di stabilizzazione da parte della banca centrale" .





lunedì 6 agosto 2018

H.W. Sinn: perché non possiamo banalizzare i saldi Target (parte seconda)

Sulle pagine della FAZ.net va in onda l'ennesima puntata dell'interminabile dibattito sulla natura dei saldi Target. Questa volta il prof. Sinn risponde a Martin Hellwig e a tutti gli economisti tedeschi che continuano a minimizzare l'importanza dei saldi Target, si arriva da qui. Dalla Faz.net


Le regole per il rimborso dei saldi sono state dimenticate


Nell'euro le regole per il rimborso dei saldi Target sono state "dimenticate". E' quindi perfettamente comprensibile che i vertici dei paesi attualmente in crisi abbiano trovato molto vantaggioso farsi stampare sempre piu' denaro dalla propria banca centrale, invece di farselo prestare negli altri paesi alle normali condizioni di mercato. Centinaia di miliardi di euro sono stati prestati alle banche commerciali locali mediante i crediti Ela e Anfa, con una decisione presa in proprio, e allo stesso tempo i paesi in crisi grazie ai loro voti nel consiglio BCE hanno deciso che le banche centrali nazionali per la concessione dei prestiti di rifinanziamento potevano accontentasi di garanzie sempre peggiori. Hanno potuto accettare perfino titoli spazzatura con un rating BBB. Il margine discrezionale per la definizione dei criteri è stato molto ampio.


Le banche commerciali dei paesi sovra-indebitati hanno poi trasferito all'economia privata, a condizioni estremamente favorevoli rispetto a quelle di mercato, tutta questa liquidità stampata nella tipografia nazionale. Cio' ha permesso di fare sempre piu' trasferimenti netti verso gli altri paesi senza che la liquidità nazionale si prosciugasse. Si tratta di un aspetto decisivo di cui Hellwig non si occupa. Le banche centrali del sud, con la loro enorme creazione di credito, hanno marginalizzato gli investitori internazionali i quali hanno sviluppato una sempre maggiore riluttanza a finanziare il crescente debito pubblico e privato nell'Europa meridionale.

La marginalizzazione del mercato dei capitali privato attraverso la rinuncia ad un premio di rischio adeguato per uno specifico paese rappresenta una distorsione fondamentale nella allocazione del capitale che nel lungo periodo rende l'Europa piu' debole. Non è un problema transitorio e nemmeno una questione di eredità del passato, piuttosto un problema strutturale e permanente che puo' affondare l'Europa se non viene risolto.

La creazione asimmetrica di moneta è solo una delle ragioni della crescita dei saldi Target. Dal 2015 si sono poi aggiunti gli acquisti nell'ambito del programma di QE che nel frattempo hanno raggiunto i 2.4 trilioni di euro e che per circa la metà del loro importo hanno riguardato investitori non appartenenti all'area dell'euro. Poiché gli investitori hanno trasferito i loro proventi soprattutto in alcuni paesi del nord dell'eurozona, soprattutto in Germania, per poter poi investire il loro denaro in questi paesi, le  banche centrali coinvolte si sono trovate costrette a fornire la liquidità richiesta, fatto che ha portato ad un ulteriore aumento dei saldi Target.

Scambio fra i titoli di debito pubblico cartolarizzati e debiti Target

Il procedimento tecnico di cui la BCE in questo contesto parla volentieri implica che nel portafoglio degli investitori di tutto il mondo una grande quantità di titoli di stato del sud-Europa sia stata sostituita da attività di ogni tipo provenienti dalla Germania, mentre i venditori residenti in Germania, incluse le banche, che hanno messo a disposizione dei loro clienti i conti bancari hanno ricevuto in cambio dei pagamenti in euro dalla Bundesbank, la quale a sua volta è stata compensata con dei crediti Target nei confronti dell'eurosistema. Si tratta di una enorme azione di ristrutturazione del debito a cui la Bundesbank ha dovuto partecipare forzosamente.

I paesi sovra-indebitati dell'Eurozona hanno potuto sostituire il loro debito pubblico cartolarizzato verso investitori privati, i quali a volte possono anche diventare noiosi, con dei comodi debiti Target nei confronti dell'eurosistema e quindi sostituire indirettamente i creditori privati con la Bundesbank. Allo stesso tempo gli investitori di tutto il mondo hanno avuto la possibilità di scambiare i loro titoli di stato del sud-Europa con delle azioni, delle aziende, delle partecipazioni o altre attività. Certamente fra i portafogli salvati ce n'era anche qualcuno tedesco, cosa che avrà sicuramente fatto rallegrare alcuni gestori di fondi tedeschi. Questi tuttavia avrebbero potuto essere salvati in maniera diretta risparmiando molto denaro, se solo lo si fosse voluto. Non era certo necessario salvare tutti i fondi pensione investiti nell'Europa del sud. Il giubilo che il programma di QE ha scatenato a Wall Street e a Londra dovrebbe destare qualche preoccupazione.

Draghi: l'Italia deve saldare per intero il debito Target

In particolare il pericolo si materializzerebbe se un paese o piu' paesi dovessero lasciare l'eurosistema. Se l'eurosistema nel complesso dovesse collassare, la parte tedesca dell'area valutaria si troverebbe su di un enorme montagna di moneta creata dalla banca centrale, troppo grande per un solo paese e con enormi rischi di inflazione. La Bundesbank dovrebbe quindi avviare una riforma monetaria oppure incassare il denaro per poi bruciarlo, ad esempio vendendo titoli pubblici che in precedenza aveva ricevuto in regalo dal tesoro tedesco. Questo scenario è la minaccia con l'aiuto della quale la Germania nei prossimi anni potrebbe essere costretta ad entrare in una unione di trasferimento. Le perdite in quel caso si manifesterebbero nel bilancio dello stato.

Sarebbe molto scomodo anche se un singolo paese come l'Italia dovesse minacciare l'uscita. In una lettera a 2 deputati Cinque Stelle Mario Draghi ha dichiarato che l'Italia in caso di uscita dalla moneta unica avrebbe dovuto saldare interamente il suo debito Target. Secondo Martin Hellwig, tuttavia, non vi è alcuna base giuridica per fare cio', e anche se fosse obbligata a farlo, di fatto Banca d'Italia potrebbe anche non adempiere ai suoi obblighi perché i suoi attivi sarebbero costituiti da lire svalutate e sul lato del passivo del bilancio ci sarebbero i debiti Target in euro. In un modo o nell'altro la Germania dovrebbe sopportare una perdita in proporzione pari al 31% del debito Target italiano mentre non sarebbe possibile annullare né l'acquisto dei titoli di stato fatto da Banca d'Italia né il trasferimento di merci e attività tedesche agli stranieri.

Che lo stato italiano in questo caso sia solvente o meno, contrariamente all'opinione di Hellwig, non ha alcuna importanza, perché i titoli di stato italiani che Banca d'Italia ha acquistato appartengono solo a lei, e non sono garantiti dall'eurosistema. Si tratta in primo luogo degli stessi saldi Target.

Avrei preferito che ad occuparsi dei saldi Target al posto dei tecnocrati dell'eurosistema almeno una volta nella storia dell'eurozona vi fossero stati dei rappresentanti eletti democraticamente affinché l'opinione pubblica possa finalmente capire cosa sta realmente accadendo.

sabato 4 agosto 2018

Flassbeck: qual'è la vera agenda politica di Hans Werner Sinn?

Hans Werner Sinn è solo un professore in pensione con la libertà di dire tutto quello che gli passa per la testa oppure l'ideologo di una campagna anti-euro e nazionalista che serve solo a portare acqua al mulino di AfD? Risponde il grande economista Heiner Flassbeck, il quale consiglia ai suoi colleghi di prendere le distanze da Sinn e dai suoi toni nazionalisti e razzisti. Da Makroskop.eu


Avevo già posto questa domanda nel contesto della nostra discussione sui saldi Target, e cioè: qual'è il senso dei continui avvertimenti lanciati dagli economisti allarmisti i quali tuttavia non parlano mai delle cause della miseria? Questa volta è il leader indiscusso di questa specie, il prof. Hans Werner Sinn, a prendere ancora la parola in occasione del ventennale dell'euro per affermare apparentemente senza senso che l'euro non sarebbe stata una storia di successo. Bisogna pertanto chiedersi a questo punto: qual'è l'agenda politica seguita dall'uomo che ama profilarsi come uno scienziato neutrale?

Sinn nella suo commento su Handelsblatt scrive:

"Se consideriamo come punto di inizio la fissazione dei tassi di cambio nel maggio 1998, l'euro ha 20 anni. Nel primo decennio nel sud-europa c'è stato un lungo party, nel secondo invece a dominare sono state le conseguenze della sbornia - il terzo decennio inizia invece nel segno di una crescente radicalizzazione politica".

I quattro quinti delle osservazioni dell'uomo, che ricordiamolo voleva imporre alla Germania una radicale riduzione salariale, sono rivolte al sud-Europa, che per lui è composto da Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Il sud-Europa con i suoi "party", secondo Sinn, nei primi 10 anni avrebbe gettato le basi per la crisi dell'Eurozona che poi è continuata fino ad oggi, soprattutto a causa della politica irresponsabile della BCE e a causa dei saldi Target, chiaramente a spese dei tedeschi. 

Sulla Francia non fa una parola e il disastroso ruolo tenuto dalla Germania durante tutta la crisi viene ovviamente taciuto dal "grande" economista tedesco. Solo gli altri - secondo Sinn - con una certa leggerezza avrebbero perso la loro competitività e ora non ne vogliono sapere di assumersi la responsabilità delle conseguenze.

Dove a "governare sono i socialisti radicali"

Che l'analisi economica di Sinn sia priva di senso, lo abbiamo mostrato  molte volte (qui ad es.), motivo per cui non voglio ripeterlo. L'analisi fatta dal professore emerito di macroeconomia tuttavia è alquanto grottesca. Si rammarica per la situazione economica ancora miserabile nei 4 paesi del sud-Europa riferendosi soprattutto al basso livello di produzione industriale e all'ancora elevato livello di disoccupazione giovanile. Ma poi arriva ad una valutazione politica che ci mostra una volta per tutte quale sia il suo orientamento politico. Egli scrive:

"in questi paesi governano dei socialisti radicali che non vogliono saperne della disciplina di bilancio, in Italia i vecchi partiti sono stati spazzati via. Il governo radicale composto da Lega e Cinque Stelle con la protezione degli altri paesi della zona euro vorrebbe prendere in prestito molto piu' denaro di quanto non stia già facendo e minaccia di lasciare l'euro, se l'UE dovesse negarglielo".

E' piu' che assurdo, si tratta di una perfida e senza dubbio deliberata distorsione della situazione politica. In Grecia, come sanno anche i bambini, da tempo non governano più' i socialdemocratici eletti democraticamente per la prima volta nel gennaio 2015, ma la Troika, che ha allontanato i socialisti da ogni forma di socialdemocrazia e ha imposto una rigorosa politica neoliberista. In Portogallo, il partito socialista di Antonio Costa è salito al potere nel 2015 perché il precedente governo conservatore stava spingendo il paese sempre piu' in crisi. Da allora l'economia per la prima volta ha iniziato a stabilizzarsi. Il ministro delle finanze di questo governo nel frattempo è diventato il capo dell'Eurogruppo, fatto che sicuramente non avvalora la tesi che in questo paese vi siano al potere i socialisti radicali.

Ancora piu' incredibile è l'analsi delle condizioni politiche in Spagna fatta da Sinn. Li' i socialdemocratici di Pedro Sánchez, poco meno di due mesi fa, hanno preso il potere dai conservatori (con un voto di sfiducia), i quali erano rimasti al potere dal 2011 al 2018 con Mariano Rajoy. Ma non è tutto. Anche il nuovo governo italiano viene considerato fra i socialisti perché vorrebbe aumentare l'indebitamento.

L'agenda politica è nazionalista

E' tutto cosi' assurdo che non c'è altro da dire in merito. Ma cio' mostra chiaramente quale sia l'agenda politica di chi scrive tali assurdità. Non diversamente da quanto accade con il dibattito sui saldi Target, sotto l'apparenza delle scienziato, il vero obiettivo è quello di fare campagna contro l'euro. In questo modo pero' sta facendo propaganda, sicuramente in maniera consapevole, per coloro che da una prospettiva tedesco-nazionalista chiedono la fine dell'euro e che sulle loro bandiere hanno scritto un programma economico neoliberista. L'intero vertice di AfD con Meuthen, Gauland e Weidel saluta e ringrazia.

Negando ogni colpa tedesca, alimentando il risentimento oggettivo nei confronti delle altre nazioni e dando tutte le colpe ai socialisti si prendono piu' piccioni con una fava. Se lo fai dietro dall'apparenza di uno scienziato funziona particolarmente bene, perché la grande massa della popolazione è entusiasta quando i suoi pregiudizi possono essere confermati scientificamente. 

Di quanto tempo ancora avranno bisogno gli scienziati attivi nelle università tedesche per capirlo e per prendere le distanze da uno di loro che da sempre è al limite della serietà ma che ora sembra aver palesemente superato questo limite e che si è messo alla guida di una campagna politica nazionalista?

giovedì 19 luglio 2018

H.W. Sinn sui saldi Target (parte prima)

Il prof. Hans Werner Sinn dalle pagine della Frankfurter Allgemeine Zeitung torna ad alimentare il dibattito tutto tedesco sulla natura dei saldi Target e rilancia la sua versione dei fatti: la Germania sarebbe ormai un self-service dove gli europei si riforniscono di merci senza saldare il conto mentre i sud-europei grazie alla liquidità illimitata garantita dalla banca centrale hanno potuto vivere al di sopra dei propri mezzi. A pagare il conto alla fine saranno i tedeschi, amen. Dalla FAZ.net, H.W. Sinn.



Il saldo Target tedesco è un credito di natura contabile della Bundesbank nei confronti dell'Eurosistema. Questo credito è cresciuto in quanto la Bundesbank per conto di altre banche centrali ha creato denaro e coerentemente con le richieste dei committenti stranieri lo ha messo a disposizione per l'acquisto di merci o attività, per il rimborso dei debiti oppure per la creazione e lo sviluppo di riserve di liquidità, allo stesso tempo  le altre banche centrali hanno ottenuto denaro per un importo corrispondente. Si tratta di una linea di credito pubblica fra le banche centrali che ha garantito alle altre economie della zona euro un afflusso netto di beni, servizi e asset tedeschi senza che queste dovessero ricorrere al credito privato. I crediti Target concessi dalla Bundesbank (Decisione BCE 2007 NP10) vengono remunerati delle banche centrali debitrici al tasso di rifinanziamento principale della BCE, tasso che attualmente è pari a zero.

I saldi Target nelle statistiche della bilancia dei pagamenti tedesca sono registrati come una componenti degli attivi esteri, cresciuti sulla base delle precedenti eccedenze di conto corrente. Con un valore di 1.929 miliardi di euro a fine 2017, le attività nette sull'estero tedesche sono le più grandi al mondo dopo quelle del Giappone. I Crediti Target della Bundesbank a metà 2018 rappresentavano il 51% dell'attivo estero netto.

I trasferimenti fra i paesi, come mostrato dal sistema di clearing di Londra, non devono necessariamente passare attraverso le banche centrali. Anche le banche private possono scambiarsi ordini di pagamento transfrontalieri e in questo modo stabilire rapporti di credito rendendo quindi possibile lo scambio di merci e il movimento dei capitali. In nessun paese pertanto a tale scopo viene raccolto o immesso nuovo denaro in circolazione da parte della banca centrale e anche i saldi Target non si modificano. I trasferimenti al di fuori del sistema Target implicano crediti privati fra i sistemi bancari, mentre i trasferimenti all'interno del sistema Target sono crediti di natura pubblica. Le due forme di credito sono diverse in quanto il rischio default in un caso è presso il contribuente e nell'altro resta presso gli azionisti delle banche, ma entrambi contribuiscono all'indebitamento netto o accreditamento netto di ogni paese. Insieme agli altri flussi di capitale pubblici e privati si riflettono nei saldi delle partite correnti.

Uno sguardo al sistema di Bretton Woods

Anche nel sistema di Bretton Woods, il sistema internazionale dei cambi fissi del dopoguerra, a causa dei trasferimenti che arrivavano alla Bundesbank dall'estero, esisteva già qualcosa di simile ai saldi Target. Le banche centrali americane e dei paesi europei vicini fornivano alle rispettive economie un eccesso di liquidità che permetteva ai cittadini, come accade oggi con i saldi Target, di fare acquisti in Germania. Con la moneta auto-stampata acquistavano merci, aziende, azioni e immobili e molte altre cose, alla Bundesbank spettava poi il compito cambiare la valuta estera in D-Mark. In un secondo momento tuttavia la Bundesbank poteva pretendere che la valuta non-americana venisse convertita in dollari o oro e poiché il prezzo di mercato dell'oro era inferiore rispetto alla parità fissata, riceveva in cambio per lo piu' oro. Fino al 1968 la Bundesbank aveva accumulato oltre 4.000 tonnellate di oro, che all'epoca equivalevano al 3,4% del prodotto interno lordo tedesco. Allo stesso tempo, aveva riserve in dollari pari all'1,6 % del PIL.

A confronto i crediti Target della Bundesbank a metà 2018 erano pari al 30% del PIL tedesco del 2017. Se la Bundesbank dovesse convertirle in oro, al prezzo corrente riceverebbe 28.277 tonnellate di oro.

Self-service nell'eurosistema

Nell'ambito del sistema di pagamento di Bretton Woods, la necessità di rimborsare il debito in valuta estera con degli attivi che non potevano essere creati dal nulla, manteneva i saldi entro limiti ristretti. Nell'eurosistema invece non è previsto alcun rimborso. Questo spiega l'enorme aumento dei saldi Target. In effetti la Germania è diventato un enorme negozio self-service nel quale puoi far segnare sul conto a tuo piacimento, senza che il proprietario del negozio possa chiedere il pagamento dei suoi crediti.

Ci sono essenzialmente cinque accordi istituzionali che hanno consentito la creazione asimmetrica di credito all'interno dell'eurosistema nei primi anni della crisi finanziaria, diciamo fino al 2012 circa. Il primo è il sistema Target stesso. Il Trattato di Maastricht non dice nulla a proposito. Questo sistema è stato creato dalle banche centrali stesse, senza chiedere nulla ai parlamenti. L'eurosistema avrebbe potuto essere basato anche su trasferimenti privati. La seconda regola consiste nella politica della liquidità illimitata per il rifinanziamento dei crediti. In base a questa politica le banche commerciali di qualsiasi paese possono ottenere prestiti illimitati dalla propria banca centrale e in questo modo effettuare trasferimenti illimitati verso gli altri paesi. Devono ovviamente depositare una quantità sufficiente di titoli in pegno. La qualità minima di queste garanzie, e questa è la terza regola, in seguito è stata abbassata fino al rating BBB-, vale a dire fino al livello spazzatura. Di titoli spazzatura in giro ce n'erano tuttavia a sufficienza per far funzionare la macchina stampa denaro locale.

Il quarto elemento consiste nei cosiddetti prestiti d'emergenza ELA, che consentono a ciascuna banca centrale di creare a piacimento tutto il denaro di cui ha bisogno a meno che i due terzi del consiglio BCE non voti contro. Dal momento che i paesi in crisi del sud più l'Irlanda negli anni decisivi avevano in seno al consiglio BCE un voto in piu' del terzo necessario, nessuno ha potuto impedire che questi paesi si concedessero crediti ELA per centinaia di miliardi. Il quinto punto consiste nel cosiddetto accordo segreto Anfa, alla cui pubblicazione la BCE è stata costretta da un dottorando di Berlino. Secondo l'accordo una banca centrale puo' acquistare titoli stampandosi il denaro in proprio. Cosi' Banca d'Italia neò qiadrp dell'accordo Anfa ha potuto acquistare titoli di stato per 105 miliardi di euro. Tutti questi crediti creati con la macchina stampa denaro sono andati a ruba fra le banche commerciali in quanto sono stati offerti a condizioni molto piu' economiche rispetto ai crediti disponibili sul mercato dei capitali.

L'eccessiva creazione di credito nei paesi in crisi, che ha consentito trasferimenti netti verso i paesi dell'europa settentrionale, è stata compensata da un corrispondente declino nella creazione di credito in Germania in quanto il trasferimento di denaro dalle altre banche centrali ha reso superfluo l'indebitamento nei confronti della propria banca centrale. Negli anni 2012 e 2013 in Germania non vi è stato alcun ricorso al credito della Bundesbank. In Germania circolava solo il denaro delle rimesse che le altre banche centrali avevano commissionato.

Le due ondate Target

Il saldo Target tedesco durante la crisi è aumentato in due ondate. La prima ha raggiunto il picco nell'agosto 2012 con un massimo di 751 miliardi di euro. Dopo il crollo di Lehman il mercato dei capitali si rifiutava di continuare a finanziare i disavanzi delle partite correnti dei paesi dell'Europa meridionale e dell'Irlanda. Gli investitori stranieri volevano avere indietro il prima possibile i soldi prestati e si rifiutavano di fornire prestiti aggiuntivi. Fra i residenti dei paesi in crisi, inoltre, chi aveva dei beni tentava di venderli e di portare i soldi all'estero. L'auto-aiuto con la macchina stampa soldi sopra descritto ha permesso alle diverse economie di ricorrere allo scoperto di conto corrente misurato dai saldi Target.

Negli ultimi 4 anni abbiamo invece assistito alla seconda ondata. E' stata innescata dall'aspettativa e dall'attuazione del programma di acquisto titoli della BCE con il quale fra il marzo 2015 e il giugno 2018 sono stati acquistati titoli per un valore di 2.4 trilioni di euro, di questi 2 trilioni di euro erano titoli governativi. Sebbene ciascuna banca centrale abbia riacquistato solo i titoli di stato del proprio paese, i saldi Target sono tornati a crescere. Cio' è dovuto da un lato al fatto che i venditori volevano mettere in sicurezza in Germania la liquidità ottenuta con la vendita. Si tratta di un aspetto che alla luce del grande ritorno in Italia dell'eurocrisi è diventato sempre piu' importante. La fuga di capitali dall'Italia ma anche dal sistema bancario francese è stata significativa.

Dall'altro lato è dovuto ad un aspetto tecnico: i titoli dei paesi euro del sud in precedenza erano stati venduti in tutto il mondo per finanziare gli enormi disavanzi di conto corrente, ora per riacquistare questi titoli erano comunque necessari dei trasferimenti verso l'estero. In entrambi i casi la Bundesbank è stata obbligata ad accreditare i riacquisti e quindi anche i vecchi disavanzi delle partite correnti dei paesi del sud tramite una gigantesca azione di ristrutturazione del debito retroattiva.  

(continua...parte seconda)

domenica 15 luglio 2018

Thomas Mayer: verso il Target 3

Thomas Mayer, professore di economia, ex capo-economista di Deutsche Bank nonché abituale commentatore sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, nella sua rubrica settimanale sulla FAZ getta altra benzina sul fuoco del ben noto dibattito sui saldi Target. Per Mayer la Bundesbank dovrebbe forzare un'uscita dal Target 2 e imporre un nuovo sistema Target 3 in cui i debitori del sud dovrebbero garantire con l'oro o altre riserve i trasferimenti fra le banche centrali dell'eurosistema.. Dalla FAZ.net


In quale altra banca i clienti possono ottenere un credito di qualsiasi importo senza nessuna garanzia, senza scadenza e a tasso zero? Si dovrebbe pensare, da nessuna parte. Ma invece questo è proprio quello che la BCE offre ai suoi membri. Nel sistema di pagamento interbancario Target2 i membri del sistema europeo delle banche centrali possono finanziare il loro paese per un tempo illimitato, senza alcun limite e a tasso zero. In questo sistema la Bundesbank tedesca si è involontariamente trasformata nel principale creditore: alla fine del mese scorso aveva prestato 976 miliardi di euro alla BCE. Banca d'Italia è invece il piu' grande debitore. A fine maggio aveva 465 miliardi di debito verso la BCE.

Le voci equilibrate della BCE cercano di calmare le acque. Secondo queste voci si tratterebbe solo di saldi contabili di compensazione senza alcun significato economico. Non è vero. I saldi Target riflettono i differenziali di tasso di interesse fra i paesi della zona euro, che sono molto piu' bassi rispetto alla valutazione del rischio data dagli investitori. L'Italia è il caso piu' evidente.

Poiché il livello dei rendimenti sui  titoli di stato italiani a 10 anni non compensa l'esposizione al rischio degli investitori, essi utilizzano il programma di acquisto della BCE per scambiare un rischio di credito italiano con uno tedesco. Per fare questo offrono un bond italiano alla BCE a Francoforte. Una banca tedesca accredita il denaro al cliente e in cambio del titolo ottiene il denaro della riserva della Bunesbank. La Bundesbank trasferisce quindi il titolo a Banca d'Italia. In cambio riceve un credito della BCE mentre per Banca d'Italia si crea un debito corrispondente, un debito che non fa male. L'investitore si è liberato del rischio italiano, che ora invece è in carico alla BCE. Poiché questa non ha abbastanza capitale proprio per coprire il rischio di un default italiano, il rischio resta in capo alla Bundesbank. All'interno dell'eurozona tramite il sistema Target 2 vengono quindi redistribuiti rischi per importi giganteschi a scapito della Bundesbank.

Il meccanismo di trasferimento del rischio incorporato nel sistema Target 2 è unico e probabilmente in un primo momento non è stato compreso a fondo da nessun politico tedesco. Perché altrimenti non si spiega come mai la parte tedesca abbia accettato che nel copiare il sistema di pagamento americano Fedwire sia stata omessa la parte che limita questi trasferimenti. Nel Fedwire infatti i saldi derivanti dai pagamenti fra le diverse regioni americane ogni anno devono essere saldati con trasferimenti di attività da parte delle banche centrali la cui regione ha accumulato un deficit. Questo incentiva le banche centrali regionali a fare in modo che le banche della loro area di responsabilità non prestino troppo facilmente denaro ai clienti a rischio.

La BCE non ha le risorse necessarie e non sarà in grado di incassarle dai propri debitori per poter estinguere i suoi debiti nei confronti della Bundesbank. Questa pertanto probabilmente resterà con il cerino in mano di tutti i crediti maturati in passato. Tuttavia c'è un modo per impedire alla montagna di continuare a crescere: in futuro dovrà insistere per ottenere un saldo annuale delle posizioni. A tal fine le banche centrali dei paesi della zona euro con un deficit delle partite correnti dovrebbero su base mensile impegnare presso la BCE riserve e capitale proprio per un valore equivalente al deficit. Per arrestare la fuga di capitali e per non perdere quanto versato in pegno, queste banche centrali dovrebbero fare in modo che le banche commerciali sotto il loro controllo aumentino il premio al rischio sui loro tassi di prestito e deposito. Gli investitori che oggi per i loro affari evitano alcune borse, perché li' possono scambiare solo obbligazioni rischiose in cambio di depositi bancari ancora piu' rischiosi, verrebbero attratti da un tasso di interesse piu' allettante. In altre parole sarebbe piu' lucrativo vendere titoli di stato italiani a Milano rispetto a Francoforte.

Sarebbe da ingenui aspettarsi che le altre banche centrali e i loro governi possano acconsentire volontariamente alla sostituzione del sistema Target 2 con un sistema esteso per la liquidazione dei saldi, chiamiamolo Target 3. Per poterlo imporre la Bundesbank dovrebbe dichiarare unilateralmente di voler uscire dal Target 2 e che i pagamenti futuri saranno gestiti solo attraverso il Target 3. Per fare cio' tuttavia ci sarebbe bisogno del sostegno della politica.

Nella loro "dichiarazione di Meseberg" la Cancelliera e il presidente francese hanno sproloquiato di un "meccanismo di riassicurazione", di una "garanzia congiunta sui depositi" e di un "budget per l'eurozona". Della piu' grande pentola finanziaria, Target 2 appunto, non se ne è parlato affatto. Di fatto non si puo' parlare di "condivisione del rischio" e di "solidarietà" all'interno dell'eurozona, senza prendere in considerazione questo polipo finanziario.

mercoledì 11 luglio 2018

Mark Schieritz: "nessuna paura della bomba da un trilione di euro!"

Un ottimo Mark Schieritz su Die Zeit risponde alla FAZ e prova a tranquillizzare i tedeschi in merito al famoso trilione di euro di crediti vantati dalla Bundesbank nei confronti dell'eurosistema all'interno del Target 2. Per Schieritz la politica si è ormai impossessata di un argomento tecnico sconosciuto ai piu' con il quale può attaccare il governo di Berlino, l'obiettivo sarebbe uno solo: modificare l'orientamento politico pro-europeo della Germania e scardinare l'eurozona. Ne parla Mark Schieritz su Die Zeit


Forse non l'avevate ancora notato, ma la Germania è vicina alla rovina finanziaria. Almeno questa è l'impressione che si ha seguendo il dibattito sui cosiddetti saldi Target della BCE.

In parole povere, l'argomento piu' o meno è questo: le banche centrali dei paesi in crisi dell'Europa del sud devono alla Bundesbank tedesca piu' o meno 1.000 miliardi di euro. I soldi prima o poi andranno perduti perché tanto questi paesi sono insolventi. Se dovessimo calcolare correttamente le perdite attese, la Germania non avrebbe un surplus di bilancio ma un deficit enorme. I partiti dell'establishment tuttavia preferiscono tenere la "verità" nascosta perché altrimenti i cittadini salirebbero sulle barricate, ed è proprio per questa ragione che a Berlino nessuno sta facendo nulla.

Su questo tema è quasi tutto falso.

Primo: la Bundesbank non ha prestato denaro alle banche centrali del sud. Gli importi in questione provengono dal sistema di pagamento Target 2. Questo sistema garantisce che ovunque all'interno dell'unione monetaria si possa pagare in euro. Normalmente i saldi di questo sistema sono piu' o meno in equilibrio. I risparmiatori portano i loro soldi alla banca, e questa concede dei prestiti.

Se ad un certo punto ci sono molti risparmiatori che affidano i loro risparmi ad una banca estera, sarà la BCE a dover colmare la lacuna creatasi. Dal  punto di vista tecnico il paese avrà quindi delle passività presso la BCE. Il paese nel quale il denaro è stato trasferito - e che quindi non dipende dal denaro della banca centrale - avrà invece un credito nei confronti della BCE.

Ma i crediti e le passività sono solo delle grandezze fittizie. Esistono virtualmente nei bilanci della banca centrale, ma non nel mondo reale. Il fatto che attualmente il denaro scorra dal sud verso il nord (e che questo sia compensato dalle corrispondenti registrazioni di contropartita presso la BCE) è un segnale che la crisi monetaria non è stata ancora definitivamente superata. Ma in realtà è sempre stato cosi'.

C'è solo una situazione in cui i saldi diventano rilevanti: se un paese della zona euro dovesse uscire dall'unione monetaria. Ovviamente questo potrebbe anche accadere, ma in quel caso sui mercati finanziari e nella politica europea avremmo un caos gigantesco. Fra tutti i problemi quello dei saldi Target probabilmente sarebbe il piu' piccolo.

Non è nemmeno chiaro se la Bundesbank sarebbe effettivamente insolvente, come si legge spesso. Una banca centrale alla fine non è una banca commerciale qualsiasi. Puo' stamparsi da sola i soldi e puo' semplicemente ignorare il buco nel suo bilancio. Se AfD dice, il ministro delle finanze Scholz nel bilancio pubblico dovrebbe prendere misure preventive in considerazione della possibilità di subire delle perdite, allora la domanda sorge spontanea: per farci cosa esattamente? E in quale misura?

Secondo: non c'è nessuno che sta cercando di tenere nascosti i saldi Target. I dati relativi ai saldi vengono pubblicati dalla Bundesbank su internet, e sul tema ci sono dei libri interi. Se la politica non fa nulla è perché "fare qualcosa" in questo caso significherebbe limitare la libera circolazione dei capitali all'interno dell'unione monetaria. E quasi certamente questa sarebbe la fine della stessa unione monetaria. Anche negli Stati Uniti le sedi regionali della banca centrale si aiutano a vicenda.

E allora perché la questione è diventata un tema cosi' importante? Perché non si tratta piu' di economia, ma di politica. Numeri molto grandi, una materia complessa, che quasi nessuno riesce a comprendere a fondo - sono esattamente gli elementi di cui c'è bisogno per raccogliere consenso con i racconti horror sui tedeschi e il loro presunto ruolo di mucca europea da mungere, e con la minaccia di una bancarotta imminente.

In altre parole: i saldi Target sono uno strumento per attaccare l'orientamento politico pro-europeo della Germania. Il vero pericolo arriva da questa appropriazione indebita di un discorso scientifico, non dal trilione che è da qualche parte in un bilancio.

venerdì 3 maggio 2013

Sinn: ma quanto costa salvare Cipro?


Hans Werner Sinn, dalle colonne della conservatrice WirtschaftsWoche, torna a cavalcare i saldi Target dell'Eurosistema: il costo del salvataggio cipriota sarà molto piu' alto delle cifre ufficiali. Da WirtschaftsWoche
Saldi Target ciprioti - www.querschuesse.de
Il salvataggio di Cipro sarà decisamente piu' costoso rispetto ai 10 miliardi di Euro ipotizzati dai politici. A questi dovranno essere aggiunti i 12 miliardi di Euro dei crediti Target ed ELA erogati attraverso il sistema delle banche centrali. Misurato sul PIL del paese, il pacchetto di salvataggio raggiunge dimensioni greche.

La svolta europea nel salvataggio di Cipro è rilevante. Ancora in estate la commissione EU sosteneva la tutela dei creditori delle banche in difficoltà, adesso invece per la prima volta i creditori partecipano al salvataggio. Il leader dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha definito Cipro il nuovo modello da seguire, mentre la Commissione EU sta preparando una nuova direttiva sul tema.

In questo modo si darà finalmente ascolto alla petizione degli economisti tedeschi: 480 di loro si erano pronunciati, con 2 appelli simili nei toni, contro una soluzione della crisi bancaria nel sud-europa finanziata con il denaro del contribuente del nord-Europa. Al contrario, la soluzione proposta era il cosiddetto Debt-Equity-Swaps: una ricapitalizzazione delle banche da realizzarsi con la conversione in azioni delle obbligazioni bancarie.

I contribuenti degli stati europei ancora in salute non dovrebbero pero' gioire prima del tempo. Nel caso di Cipro, nonostante la partecipazione dei creditori privati, sono coinvolti molto di piu' di quanto non si voglia ammettere. Le dichiarazioni ufficiali dei politici ci dicono che gli aiuti saranno pari a 10 miliardi di Euro, di cui 9 miliardi dal fondo ESM e un miliardo dal FMI. 

La verità è che Cipro in precedenza aveva già ricevuto 9 miliardi di Euro di crediti Target per finanziare la sua bilancia delle partite correnti. Dall'inizio della crisi del 2008 fino ad oggi, Cipro ha accumulato disavanzi di conto corrente e quindi debito estero per un importo di circa 8 miliardi di Euro. Non si tratta di debiti privati, ma di debiti Target con la BCE, che di fatto durante la crisi è stata il piu' grande finanziatore dello standard di vita dei ciprioti. E' interessante notare che il consiglio BCE dopo i recenti accordi fra la comunità internazionale e Cipro ha messo a disposizione dell'isola altri 3 miliardi di Euro attraverso la "Emergency-Liquidity-Assistance" (ELA). I prestiti ELA sono fondi di emergenza della banca centrale per gli istituti di credito illiquidi. Somma che a breve o a lungo termine potrebbe trasformarsi in crediti Target.  I prestiti esteri per il salvataggio di Cipro allo stato attuale raggiungono i 22 miliardi di Euro.

Il saldo Target negativo di Cipro significa che le banche centrali straniere oppure la BCE hanno onorato i creditori esteri oppure pagato le importazioni cipriote trasferendo denaro per conto delle banche dell'isola. Tali saldi sono stati resi possibili dalla banca centrale di Cipro che ha messo a disposizione delle sue banche private denaro fresco appena uscito dalla stampante elettronica, necessario per poter compensare la riduzione dei depositi a seguito dei trasferimenti internazionali.

Si tratta di una creazione di denaro speciale che non è servita a garantire la fornitura di liquidità sul mercato interno cipriota, piuttosto ha dato la possibilità al paese di acquistare all'estero i beni necessari al mantenimento del suo standard di vita. Se Cipro non sarà in grado di rimborsare i crediti oppure di pagare gli interessi, gli altri stati dell'Eurozona subiranno una perdita pari al valore attuale dei crediti target. Di fatto non c'è alcuna differenza con gli altri crediti.

Molti si sono chiesti perché Cipro non abbia abbandonato l'Euro. Dopo tutto il paese potrebbe tranquillamente uscire visto che il necessario controllo sui movimenti di capitale è già in essere. I crediti Target sono la spiegazione: in caso di uscita Cipro dovrebbe stampare una nuova valuta nazionale, che all'estero pero' non sarebbe scambiata con nulla che abbia un valore. Stampare nuovi Euro, con i quali è possibile pagare le importazioni e rimborsare i debiti, è la sola possibilità di salvare almeno a metà il vecchio modello di business.

Considerando i crediti Target, il salvataggio di Cipro si avvicina alle dimensioni di quello greco. I sopra menzionati 22 miliardi di Euro corrispondono al 123 % del PIL cipriota, che nel 2012 era pari a 18 miliardi di Euro. La Grecia fino ad ora ha ricevuto 320 miliardi di Euro di crediti dalla BCE e dalla comunità internazionale, altri 55 miliardi sono già stati promessi. Si tratta del 193 % del PIL greco, che nel 2012 ha raggiunto i 194 miliardi di Euro.

I salvataggi di Cipro e della Grecia non potranno ripetersi per la Spagna e per l'Italia, se questi paesi dovessero finire in difficoltà simili. Se a loro volessimo concedere gli stessi benefici in relazione al PIL, per poterli tenere in vita all'interno della zona Euro, il resto dei paesi Euro dovrebbe concedere crediti per un valore pari a quasi 5 bilioni di Euro - ai quali la Germania dovrebbe contribuire con almeno il 40 % (due bilioni di Euro). Poiché tutti sanno che questo non è possibile, l'ora delle decisioni in Europa potrebbe avvicinarsi molto piu' velocemente di quanto non si pensi.


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