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sabato 19 maggio 2012

Europeista a chi?

Su Handelsblatt.de leggiamo che il paese un tempo campione di europeismo si scopre sempre piu' euroscettico. I tentennamenti della cancelliera sembrano piu' chiari alla luce di questi dati.
L'introduzione dell'Euro è stato un errore, pensa circa la metà dei tedeschi. Lo dice un sondaggio recente. Cosi' il 49% dei tedeschi ritiene un errore aver abbandonato il marco.

Circa la metà dei tedeschi, in considerazione dell'attuale crisi del debito, considera un errore aver introdotto l'Euro. L'altra metà della popolazione continua a ritenere l'unione monetaria una buona idea, secondo un sondaggio del Meinungsforschungsinstituts Infratest commissionato dalla rete televisiva ARD.

Il 49 % considera l'abbandono del marco tedesco un errore. Il 47% considera invece l'introduzione dell'Euro una scelta positiva. Sono stati intervistati 1000 aventi diritto al voto in Germania.

Una maggioranza chiara si esprime inoltre per un'uscita della Grecia dalla zona Euro. Due terzi degli intervistati è dell'opinione che il paese debba lasciare volontariamente la moneta unica. Un ulteriore supporto economico alla Grecia viene considerano giusto solamente dal 23% degli intervistati. 

sabato 12 maggio 2012

L'unione monetaria non è il paradiso terrestre

Cari latini, vi avevamo dato la straordinaria possibilità di diventare tedeschi, ma l'avete sprecata. Adesso vi aspettano le sofferenze e la crisi, ma avete ancora un'ultima possibilità: riducete prezzi e salari e tornerete alla crescita, amen. Holger Stelztner, uno dei direttori di Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Alcuni paesi europei pensavano che l'unione europea fosse un paradiso di benessere senza alcuno sforzo. Ma senza finanze statali solide e senza riforme strutturali non può funzionare. La BCE non può risolvere tutti i problemi. Deve soprattutto fare attenzione a non preparare il terreno della prossima crisi.

La crescita a debito riporta l'Europa all'inizio della crisi, ha detto giovedi scorso Merkel in un discorso al Bundestag. Questo è vero, abbiamo già visto tutto. Con l'introduzione dell'Euro ci sono già stati in pratica 10 anni di Eurobond. Per gli investitori le obbligazioni statali erano identiche, i rendimenti dei titoli di stato dalla Grecia fino alla Finlandia erano tutti sullo stesso livello. Purtroppo i paesi debitori non hanno utilizzato gli insoliti bassi tassi di interesse per la riduzione del debito, ma hanno colto l'occasione per prendere piu' capitale a prestito: hanno consumato sempre di piu' o hanno finanziato dubbiose opere infrastrutturali. I paesi debitori hanno sprecato il regalo dell'unione monetaria (interessi bassi come in Germania) lasciando crescere troppo in fretta i salari e i prezzi.

La storia economica conosce molti esempi di recessioni difficili dopo gli eccessi del debito. Ogni volta c'è voluto molto tempo prima che gli stati, le aziende, o i privati cittadini potessero ripagare i debiti; per anni si è investito e consumato poco. Le banche devono concedere poco credito, per poter rimettere a posto i loro bilanci: anche l'eurocrisi porterà una crescita molto bassa in questi paesi. Al contrario delle fluttuazioni congiunturali di breve periodo, al crollo economico non segue un rapido recupero, perchè le strutture economiche gonfiate devono essere corrette (ad esempio la bolla finanziaria irlandese, le costruzioni spagnole, o il settore pubblico greco). Non a caso il premio Nobel James Tobin ha definito un alto indebitamento come "il tallone di Achille del capitalismo".

La Germania è l'esempio - ma in Europa ha poco sostegno.

Poiché nel nostro paese non c'è stata nessuna bolla immobiliare e la struttura economica era pronta per la competizione mondiale, la Germania è uscita con slancio dalla crisi; per questo è ammirata e invidiata. Se il governo federale di Berlino suggerisse ai partner europei le stesse ricette - adeguamento delle tassazione e del sistema sociale, freno ai debiti, pensione ritardata, piu' lavoro allo stesso salario - il governo otterebbe un certo successo nei sondaggi in Germania, ma avrebbe poca considerazione in Europa.

Questo è dovuto agli elevati costi sociali, che adesso dovranno sostenere quei paesi che hanno scambiato l'Eurozona per il paradiso del benessere senza sforzo. La valvola usata in precedenza per recuperare la competitività perduta a causa dei prezzi e dei salari troppo alti, vale a dire la svalutazione, non esiste piu'.

Le strutture economiche devono allora essere riformate, i posti di lavoro devono essere ridotti - e di conseguenza i consumi e la performance dell'economia soffrono. I costi del risparmio si percepiscono immediatamente, a differenza degli effetti di lungo perido delle riforme strutturali. Di cui c'è grande bisogno, per far crescere l'economia in maniera duratura. Il mezzo migliore per ottenere  una crescita duratura è una politica dell'offerta con un mercato del lavoro e delle merci flessibile che permetta di allocare efficientemente il lavoro, il capitale e le idee. I programmi congiunturali di stato sono solo un fuoco di paglia, come si vede in America e in Giappone. E queste politiche anticongiunturali i paesi europei sovraindebitati non potrebbero permettersele.

Anche la banca centrale non può risolvere l'Eurocrisi, la sua potenza di fuoco non è illimitata. Con una politica monetaria espansiva e molti aiuti nei casi di emergenza, la BCE sta acquistando tempo per i pesi indebitati e per le banche in difficoltà, mettendo a rischio la propria credibilità e il proprio mandato: la stabilità dei prezzi. Con i bassi tassi di interesse non solo cerca di ridurre le sofferenze dovute agli sforzi di risanamento nei paesi in crisi, ma spiazza il normale funzionamento dei mercati e mantiene in vita banche zombie senza un modello di business credibile. La BCE deve fare attenzione con le proprie misure straordinare a non preparare il terreno per la prossima crisi.

"La politica monetaria è al 50% psicologia" diceva Ludwig Erhard, il padre del miracolo economico tedesco. "L'altro 50% lo fanno una politca orientata al mercato e alla competizione" Della seconda parte della frase di Erhards a Brussel non se ne vuol sapere, lì si scrive molto piu' volentieri il prossimo piano decennale, soprattutto quando l'ultimo è stato di così grande successo.

Alla base della crisi Euro c'è una perdita di fiducia nella volontà e capacità dei paesi Euro di soddisfare le richieste per un'unione monetaria.  All'inizio dell'unione monetaria c'erano già gli Eurobonds, e con i fondi EU, avevamo un inizio di unione di trasferimento fatta con i miliardi di sovvenzioni per i  paesi del sud. Come è possibile riconquistare la fiducia con l'istituzionalizzazione di questo esperimento? Per il proprio finanziamento l'unione monetaria ha bisogno del mercato, che garantisce finanze dello stato solide e riforme strutturali. Se Eurolandia non è pronta a questo, l'Euro sarà una moneta debole e non potrà sopravvivere. 

domenica 29 aprile 2012

Gli avversari dell'Euro fanno squadra


FAZ.net dà ancora spazio alle posizioni euroscettiche e ci racconta un appello congiunto dei liberali tedeschi insieme ai protezionisti francesi per un'uscita dall'Euro. 
L'Euro deve scomparire: a questo obiettivo lavorano un gruppo di liberali tedeschi insieme ai protezionisti francesi. La moneta unica "è stata un disastro per l'Europa e il mondo intero".

Gli euro contrari tedeschi cercano l'appoggio dei loro colleghi francesi. Venerdi scorso, sette tedeschi e sette francesi, fra di loro principalmente professori universitari ed ex manager, hanno presentato un appello congiunto per la dissoluzione della moneta unica. "L'Euro è un disastro per l'Europa intera", ha dichiarato Wilhelm Noelling, che insieme a Joachim Starbatty, Dieter Spethmann, Wolf Schäfer, Karl Albrecht Schachtschneider, Rolf Hasse e Bruno Bandulet appartiene ai firmatari tedeschi. La moneta unica ci sta portando verso una recessione "in quasi tutti i paesi dell'Eurozona", verso "un aumento sconsiderato del debito pubblico" e ad una "crescente ostilità fra i paesi creditori e quelli debitori", si dice nell'appello.

Dalla parte francese, i firmatari dell'appello sono sostenitori del protezionismo. Jean-Luc Gréau, Philippe Murer und Gérard Lafay già in marzo hanno invitato a rivedere i trattati europei per poter imporre alle frontiere dei dazi all'importazione. In Europa, i lavoratori, "non devono piu' essere sottoposti alla concorrenza dei paesi con basso costo del lavoro", hanno dichiarato i 3 firmatari. In Francia ci sono tuttavia pochi economisti di fama che si pronunciano contro l'Euro.

I consulenti economici di destra del Fronte Nazionale, che sostengono un'uscita della Francia dalla moneta unica, negli ambienti economici non godono di grande considerazione. Alcuni dei firmatari francesi sono vicini al candidato alle presidenziali Nicolas Dupont-Aignan, che al primo turno delle elezioni presidenziali lo scorso fine settimana ha ottenuto l'1.79% dei voti. Il gruppo di "esperti economici francesi e tedeschi" ci dice che sulle questioni legate al commercio mondiale non tutti i membri hanno la stessa opinione. Nel loro appello hanno richiesto soprattutto uno "sviluppo equilibrato del mercato interno europeo".

sabato 4 febbraio 2012

I tedeschi non capiscono la crisi

I tedeschi non capiscono la crisi, dichiarano gli economisti e i politici anglosassoni. Come arrivano a queste conclusioni? Da Zeit.de
Lo scorso lunedi l'Europa è diventata un po' piu' tedesca, almeno sulla carta. Ad eccezione della Repubblica Ceca e della Gran Bretagna, tutti gli stati d'Europa hanno accettato di  sottoscrivere il patto fiscale ideato dal governo tedesco. Con un trattato internazionale si impegnano ad inserire dei limiti all'indebitamento secondo l'esempio del governo di Berlino.

Una vittoria per la Cancelliera ed un passo in avanti nella lotta contro i debiti pubblici. Così la si vede da Berlino, dove l'accordo di Brussels viene definito un capolavoro. L'Europa rimane una preoccupazione, dichiara invece la Casa Bianca da Washington, poche ore dopo la fine del vertice. E il primo ministro britannico David Cameron invita la cancelliera ad essere finalmente "audace e coraggiosa".

Il motivo di questo dissenso: la visione dei critici della Merkel - che non sono solo nei governi centrali ma anche nelle università - è che la crisi dei debiti sovrani non è una crisi di debito pubblico.

Allora che cos'è?

Paul de Grauwe dice di saperlo. E' un economista molto conosciuto e stimato. Il suo governo voleva nominarlo fra gli esperti per un posto nel direttorio della BCE. Ma Berlino era contraria e il governo Belga non è riuscito ad imporlo.  
In un pomeriggio nell'autunno 2009 ha tenuto una conferenza a Francoforte.  Gli oratori precedenti avevano parlato dell'eccesso di debito pubblico e sulla necessità di ridurre i deficit di bilancio pubblico. Dopo il pranzo è il turno di De Grauwe e già alla seconda frase è chiaro ciò che lui pensa: si tratta di un clamoroso errore. Molti degli scettici della sig.ra Merkel si rifanno alle analisi del Proff. De Grauwe di allora.

Al fine di comprendere le loro obiezioni, si deve andare indietro ai tempi prima dell'Euro. I cambi delle monete del Sud Europa si indebolivano costantemente, perché le loro banche centrali stampavano troppa moneta. Per questa ragione gli interessi nell'Europa del sud erano molto alti. Gli investitori prestavano il loro denaro, solo se ricevevano un compenso adeguato per il rischio. Per il finanziamento di un immobile in Spagna, la banche chiedevano piu' del 10% di interessi annui. Le persone prendevano poco a prestito, si costruiva e si consumava poco. 

Quando circa dieci anni fa è stata introdotta la moneta unica, questa situazione è cambiata radicalmente: i tassi di interesse sono scesi velocemente. Ancora negli anni '90 gli italiani dovevano pagare per un credito a 10 anni il 10%, mentre ora sono poco sopra il 5%. Simile era la situazione in Spagna, Irlanda e Portogallo. Il motivo per il crollo dei tassi di interesse:  non c'è piu una moneta nazionale in Europa e l'offerta di moneta è controllata dalla BCE che è modellata sui principi di stabilità della Bundesbank. Chi investe i suoi risparmi in Spagna o Italia, non si deve piu' preoccupare del rischio di perderli per il rischio cambio o per l'inflazione. 
Molti hanno sfruttato questa situazione. Le banche e le assicurazioni in Germania e Francia hanno mosso sempre piu' soldi verso sud. La gioia per l'arrivo dei capitali era molto grande:  le istituzioni  finanziarie hanno concesso crediti con facilità e il prezzo degli immobili è schizzato in alto. Il boom è stato finanziato con il capitale proveniente dal nord Europa. Nel 2009 gli spagnoli avevano debiti esteri pari al 97 % del PIL.

Le cifre di Paul de Grauwe parlano chiaramente: la maggior parte del nuovo debito non lo ha fatto lo Stato, ma i soggetti nell'economia privata. Mentre i deficit nel settore pubblico sono caduti negli anni precedenti la crisi, il debito delle famiglie è cresciuto rapidamente. Spagna e Irlanda avevano dei debiti piu' bassi di quelli della Germania. "Ad eccezione della Grecia, la radice del problema è nell'eccessivo indebitamento del settore privato, e non nell'indebitamento pubblico" sostiene il premio Nobel per l'economia Paul Krugman, uno dei critici piu' accesi di Angela Merkel. 
Al contrario, gli accordi politici negli scorsi anni hanno peggiorato la situazione, secondo l'interpretazioen di Krugman. Normalmente le banche centrali nei periodi di boom aumentano gli interessi e frenano l'indebitamento. Questo pero non è successo. E la BCE ha lasciato i tassi relativamente bassi. Secondo il suo mandato doveva occuparsi di tutta l'Eurozona e non solamente del Sud Europa.

Soprattutto in Germania la congiuntura non era buona. Era il momento in cui la Germania veniva considerata il malato d'Europa. Piu' di 5 milioni di disoccupati e il Presidente parlava di una crisi dello Stato. Il presidente di allora della Banca Centrale, J.C. Trichet si mise a ricercare una via di mezzo - con il risultato che i tassi nel sud europa rimasero troppo bassi alimentando ulteriormente il boom, mentre nel nord rimasero troppo alti approfondendo la crisi. 

Ma anche i governi hanno fallito. Hanno permesso che i salari andassero fuori controllo. Nel sud sono aumentati bruscamente in modo da far spendere alla gente ancora piu' soldi. E poiché a causa dell'aumento dei salari anche i costi delle imprese sono saliti, le merci spagnole e italiane sono diventate piu' care in rapporto ai prodotti di altri paesi. Per questo motivo gli italiani e gli spagnoli hanno acquistato molto dall'estero e i debiti esteri sono cresciuti. 

Il contrario è successo in Germania: le aziende hanno mantenuto i salari bassi, cosa che è riuscita molto facile grazie alle riforme del mercato del lavoro della cosiddetta Agenda 2010. Come risultato, i prodotti tedeschi sono sono diventati internazionalmente piu' economici e all'estero hanno avuto un grande successo. I tedeschi stessi acquistano troppo poco dall'estero. Producono piu' di quanto consumano, e sono diventati uno dei piu' grandi creditori del mondo. I crediti verso l'estero crescono costantemente e si avvicinano al trilione di Euro.
Si può anche dire questo: una parte significativa della ricchezza tedesca è investita all'estero dove viene utlizzata di nuovo per l'acquisto di prodotti tedeschi. Gli alti risparmi nel nord e il boom nel sud Europa sono da questo punto di vista 2 facce della stessa medaglia. 

Ma i vincitori non amano riconoscere questo ciclo bizzarro. Presto ci si accorge che la crescita non è sostenibile. Quando la bolla scoppia, gli Stati del sud Europa devono accorrere per sostenere le banche e i cittadini troppo indebitati. Così aumentano i debiti degli stati, e sono necessari i fondi per il salvataggio. Gli stati del nord al contrario sono preoccupati per i loro piu' importanti clienti, e per i loro soldi investiti all'estero che con un fallimento sarebbero a rischio. 

Paul Krugman vede nei flussi di capitale dal nord al sud la causa principale della crisi dell'Euro. L'agenzia di rating Standard & Poor ha recentemente dichiarato che i problemi finanziari dell'Unione monetaria sono "una conseguenza dei crescenti squilibri esterni tra il nucleo dell''Unione monetaria e la cosiddetta periferia".

Se questo sia vero ne discutono gli esperti, ma è cruciale: chi condivide la diagnosi di Krugman, ritiene che gli appelli di Angela Merkel vadano nella direzione sbagliata, se l'obiettivo è prevenire crisi future. Invece di porre limiti al debito pubblico, dovrebbero essere inseriti dei limti all'indebitamento privato e agli avanzi commerciali con l'estero. 

Gli esperti consigliano di coordinare i salari europei, in modo che le importazioni e le esportazioni fra i paesi non divergano troppo e non si creino risparmi in eccesso. Altri suggeriscono il controllo del credito bancario. In questo modo le autorità dei paesi in boom economico sarebbero in grado di imprimere una stretta creditizia - incentivando invece gli istituti dei paesi in crisi ad un'estensione del credito. In questo modo sarebbe possibile controllare gli eccessi economici che ci hanno portato nella situazione attuale. 

Se la crisi è il risultato di un eccesso di debito privato, generato dagli squilibri commerciali fra i paesi europei, e se questa è veramente la causa, per gli europei non è una buona notizia. Una crisi del debito privato è notoriamente piu' difficile da risolvere di una di debito pubblico. I debiti pubblici possono essere abbattuti attraverso un taglio della spesa pubblica oppure attraverso un innalzamento delle tasse. Non è cosi' facile da realizzare politicamente, ma in principio fattibile: il denaro è già nel paese, in teoria solo distribuito in maniera sbagliata. I debiti privati possono essere abbattuti, solo se un paese per un lungo periodo di tempo vende all'estero piu' merci di quante non ne importi. Questo significa: i nord europei dovrebbero spendere di piu', e le imprese del sud ridurre i salari e portare sul mercato dei prodotti innovativi. E' un processo difficile da avviare. In ogni caso dura molto. 5 anni dicono alcuni economisti, 20 anni dicono altri. 

Secondo i critici, invece, c'è solo un'altra alternativa: i paesi in crisi escono dall'Eurozona e reintroducono la loro propria moneta. Potrebbero svalutare la loro valuta e recuperare la competitività abbastanza rapidamente. Per i tedeschi sarebbe molto piu difficile esportare, e allo stesso tempo avremmo un periodo di caos finanziario.

E questo è quello che gli economisti anglosassoni profetizzano per l'Europa. Secondo il loro punto di vista è semplicemente logico.