A scriverlo non è il solito foglio di estremisti dell'est ma la liberale e liberista Die Welt tramite la penna del direttore Stefan Aust il quale si è preso la briga di analizzare il testo del famoso Global Compact for Migration dell'ONU ed insieme al collega, il giornalista investigativo Helmar Büchel giunge ad una conclusione drastica: dopo il voto di approvazione del Bundestag la Cancelliera farebbe meglio a dimettersi per non dover assistere agli effetti dell'accordo. Ne parla Epoch Times
I giornalisti vicini ad AfD e gli altri critici del Migration Compact delle Nazioni Unite vengono continuamente accusati dai partiti politici tradizionali di diffondere inconsistenti teorie allarmiste e complottiste.
Tuttavia anche il direttore di "Die Welt" Stefan Aust e il suo collega giornalista investigativo Helmar Büchel, dopo un'analisi approfondita del documento consigliano apertamente alla cancelliera Angela Merkel di ritirarsi dalla politica subito dopo l'entrata in vigore del controverso accordo:
"se la Cancelliera è intelligente, allora dovrebbe ritirarsi dalla politica attiva il prima possibile, così da non farsi trovare in carica quando ci sarà da gestire le conseguenze del Migration Compact".
Nonostante le rassicurazioni in merito alla natura non vincolante dell'accordo, i due professionisti dei media sostengono che dopo il
"flusso dei richiedenti asilo, arriverà presto un altro flusso, quello dei migranti per motivi economici ".
E non dovranno nemmeno aspettare troppo prima di vedere riconosciuto il loro status.
Aust e Büchel si riferiscono alle rassicurazioni fornite da Angela Merkel durante il congresso CDU di Essen nel dicembre 2016, secondo cui l'apertura delle frontiere nell'estate del 2015 in seguito ad una sua decisione unilaterale, sarebbe stata una "scelta irripetibile dettata da motivi umanitari", un'eccezione non valida per i cosiddetti migranti economici.
Il Migration Compact rende tutto cio' obsoleto, perché
"di fatto estende i diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati di guerra, a tutti coloro che, per ragioni economiche - comprensibili - lasciano i loro paesi d'origine e cercano fortuna nelle regioni ricche del mondo, specialmente in Europa"
L'Austria con le sue preoccupazioni ha ragione
Anche gli autori dell'analisi, come del resto il governo federale austriaco, che ha giustificato allo stesso modo la decisione di non firmare il patto, ritengono che il patto non crei una legge vincolante direttamente applicabile, ma la cosiddetta "legge soft" che ne emerge, tuttavia, svilupperà nel tempo la propria dinamica e i propri effetti. Le potenti ONG potrebbero utilizzarlo in futuro come metro di giudizio per valutare l’operato dei governi e gradualmente il testo potrebbe anche entrare nei corrispondenti procedimenti legali in materia di asilo e di respingimento.
Per quanto riguarda la "candida" rassicurazione fornita dal governo tedesco, secondo il quale l'accordo sarebbe "politicamente, ma non giuridicamente vincolante", Aust e Büchel hanno un messaggio chiaro: "alla fine potrebbe non esserci alcuna differenza". Alcuni membri della Fondazione Wissenschaft und Politik (SWP), il "think tank" vicino al governo federale, come ad esempio Steffen Angenendt e Nadine Biehler, avevano bollato la bozza dell'accordo nell'aprile del 2018 come "non sufficientemente ambiziosa".
A livello mondiale il numero dei rifugiati e dei migranti è in aumento, ed entrambi i gruppi finiscono sempre più per mescolarsi fra loro. Ciò rende molti governi incapaci o non disposti a rispettare i loro obblighi di protezione nei confronti dei rifugiati. "Crescono le divisioni e l'unilateralismo nazionale - con il risultato che la protezione globale dei rifugiati si sta erodendo", proseguono dalla SWP. La conseguenza in questa situazione per loro sembrerebbe essere solo una: immigrazione illimitata e diritti uguali per tutti. Di fatto "l'eccezione umanitaria" del 2015 si trasformerebbe in uno stato permanente.
Merkel, scrivono gli autori su "Die Welt", ha de facto sostituito l'articolo 16 della Costituzione tedesca, il quale intendeva limitare il diritto di asilo ai perseguitati politici – con delle restrizioni peraltro per chi entra in Germania da paesi terzi:
"sebbene anche in passato nessuno fermava i richiedenti asilo che senza autorizzazione si dirigevano verso la Germania, Merkel di fatto ha concesso a questa immigrazione illegale di massa la benedizione del governo".
Heusgen è stato premiato dall'ONU con un posto per la moglie
Il governo federale si vanta anche di aver guidato i lavori di preparazione del Migration Compact delle Nazioni Unite dal punto di vista del "contenuto politico, del personale e del finanziamento", con l’intento di sottolineare il "ruolo di regista internazionale in materia di asilo e migrazione" del governo di Berlino. Il riferimento fatto da "Die Welt" agli sforzi del rappresentante permanente della Germania presso le Nazioni Unite, Christoph Heusgen, per fornire anche a sua moglie una posizione ben pagata presso l'ONU - sforzo in cui alla fine ha avuto successo - chiarisce che l'atteggiamento moralmente buonista spesso ripaga anche sul piano personale.
Il Patto per i rifugiati (GCR) ha come obiettivo, secondo il governo federale, quello di una più equa suddivisione delle responsabilità internazionali nei grandi movimenti dei profughi, il Migration Compact (GCM), dovrebbe invece rappresentare la base giuridica per una gestione globale della migrazione, in maniera sicura e regolare. E la Germania, come viene sottolineato con un certo orgoglio, ha attivamente contribuito a modellare il progetto dei due patti con delle proposte sul contenuto di entrambi i documenti.
Anche in questo ambito ci si augura che "am deutschen wesen soll die welt genesen" (tutto il mondo dovrà imparare dai tedeschi) e alla fine anche gli altri stati potranno introdurre le stesse norme tedesche in materia di politiche migratorie - con una conseguente riduzione della pressione migratoria verso la Germania. Altri paesi, persino la Danimarca e la Svezia, che non la pensavano in questo modo, hanno rispedito una parte dei rifugiati verso la Germania.
A cio' si aggiunge il "Piano delle grandi autorità mondiali" - per molto tempo considerato una teoria complottista di destra - per così dire, "un piano dall'alto verso il basso", e cioè compensare attraverso le migrazioni il declino demografico, la contrazione della forza lavoro e l'invecchiamento generale della popolazione. Dal 1995 al 2050 solo la Germania avrebbe bisogno di un'immigrazione netta di 25,2 milioni di persone.
Il corrispondente studio è stato pubblicato nel 2000 dalla divisione delle Nazioni Unite che si occupa di popolazione, allora guidata da Antonio Guterres, oggi segretario generale dell'ONU, il quale considera il Migration Compact come una "opportunità senza precedenti per i responsabili politici," per affrontare "i miti dannosi nei confronti dei migranti e sviluppare una visione comune attraverso la quale la migrazione potrà funzionare per tutte le nostre nazioni ... "
Se tutta l'immigrazione diventa legale, non vi sarà piu’ alcuna immigrazione illegale
Il patto dovrebbe quindi servire anche ad educare la gente. La logica sottostante dell'ONU è quella secondo la quale il modo più efficace per combattere l'immigrazione clandestina è legalizzare tutti gli attraversamenti di confini.
Cosa dovremmo pensare delle rassicurazioni relative al patto per la migrazione, secondo le quali i singoli paesi anche in futuro potranno continuare a definire le loro politiche migratorie, lo chiariscono gli avvertimenti di Guterres. Egli considera infatti come "politiche controproducenti" tutte quelle politiche che intendono limitare l'immigrazione, aumentando la "vulnerabilità dei migranti".
Il patto stesso contiene anche formulazioni auliche, secondo Aust e Büchel, con molte frasi e riferimenti alti – in particolare quando il testo parla degli obiettivi su cui i membri delle Nazioni Unite si sono impegnati. Al contrario non vengono menzionati i possibili problemi e conflitti che potrebbero derivare dalla migrazione stessa: conflitti culturali e religiosi, diversità di valori, potenziali oneri a carico dei sistemi sociali o problemi di sicurezza interna.
Gli articoli del patto includono anche alcune ovvietà, come l'obbligo di salvare vite umane, la "gestione coordinata delle frontiere ", la lotta contro i trafficanti, o "il miglioramento della disponibilità e della flessibilità dei percorsi per la migrazione regolare", la "promozione del reclutamento etico e ragionevole dei lavoratori" o " il rafforzamento della certezza del diritto e della prevedibilità nelle procedure di migrazione".
Media controllati come prezzo per la governance globale
Agli stati nazione vengono inoltre date delle linee guida, come ad esempio quella di "usare la detenzione degli immigrati come extrema ratio" oppure quella di impegnarsi a "sradicare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico basato su fatti dimostrabili per modellare la percezione della migrazione ".
Questo include ovviamente il controllo sui media:
Nel pieno rispetto della libertà di stampa "i media dovranno essere gestiti con l’obiettivo di sensibilizzare sui temi della migrazione", "investendo in standard di rendicontazione etica" oppure "cessando il finanziamento pubblico o il supporto materiale ai media che incentivano l'intolleranza sistematica, la xenofobia, il razzismo e altre forme di discriminazione contro i migranti ".
Aust e Büchel si pronunciano in maniera molto chiara sugli obiettivi e gli obblighi definiti dal patto:
"I regolamenti descrivono essenzialmente un debito da parte del paese di destinazione, cioè quello di garantire ai migranti uno status che non differisce affatto da quello di un richiedente asilo riconosciuto o di un rifugiato di guerra. In molte parti del documento il testo dà l'impressione che la migrazione sia un diritto umano universale, elenca così tante regole di protezione e cosi' tanti impegni per il sostegno ai migranti regolari e illegali che gli stati di destinazione in pratica dovranno fornire, proteggere e intrattenere ogni persona che si presenta alle frontiere”.
I paesi di destinazione avranno quindi un debito: quello di rendere il più confortevole possibile l'immigrazione.
Quello che il governo federale austriaco vuole evitare e quello che, almeno secondo i sostenitori del patto, non ne è mai stato l'obiettivo esplicito, vale a dire istituire un "diritto umano alla migrazione" sarebbe, se non nell'intento, almeno il risultato dell'accordo. I diritti della popolazione del paese di arrivo non vengono presi in considerazione, i doveri degli immigrati non vengono mai menzionati. Il patto, secondo Aust e Büchel, è stato modellato sulle esigenze dei paesi di emigrazione africana.
I 2 giornalisti si aspettano pertanto che l'effetto del documento sarà almeno pari a quello della cultura del benvenuto dell'autunno 2015, compresi i selfie con la Cancelliera. Le ragioni principali delle pressioni migratorie, come i regimi corrotti, le lotte di potere, le guerre civili e i cambiamenti di regime, che raramente hanno portato a dei miglioramenti, restano ampiamente ignorati.
"Il patto si basa sull’uguaglianza e il livellamento dei costumi, delle abitudini, delle forme giuridiche, della comprensione della democrazia e delle forme di comportamento culturale e sociale fra i paesi ospitanti e quelli di origine dei migranti. Nella sua foga regolamentatrice, il documento nasconde la realtà della migrazione odierna e i suoi svantaggi "
.
il patto è
"un invito ai paesi di origine a risolvere i loro problemi interni come la disoccupazione, la carenza di alloggi, la violazione dei diritti umani, la crescita della popolazione, la corruzione, la mancanza di valuta estera e così via, esportando una parte della loro popolazione".
Nel patto, dove peraltro sfuma ogni distinzione tra rifugiati di guerra, perseguitati politici e migranti economici, la mania pianificatrice delle Nazioni Unite si unisce al pio desiderio di un mondo perfetto per i migranti. Gli interessi dei paesi di destinazione non hanno nessuna rilevanza.
"[...] non è menzionato nemmeno il numero totale di immigrati o di coloro che arrivano da determinate regioni oppure il livello di integrazione, le possibilità di formazione professionale, le opportunità di lavoro o la disponibilità di prestazioni sociali o di alloggi. È un programma di immigrazione senza precedenti e senza limiti, un invito a tutti. "
Merkel si erige un memoriale per l'eternità
Il paragrafo 1, comma 1, della legge tedesca sul diritto di soggiorno attualmente in vigore ha come obiettivo il "controllo e la limitazione dell'immigrazione di stranieri in Germania". In futuro tuttavia l’immigrazione non potrà piu' essere controllata o limitata, ma solo accettata e gestita. Ciò elimina efficacemente anche il controverso limite - già poroso - dei 200.000 richiedenti asilo all'anno concordato dalla Grande coalizione.
Nel patto, "legalmente non vincolante" ma "con una rilevanza politica", secondo le conclusioni di Aust e Büchel sarannno i paesi destinatari a farsi carico del fenomeno visto che nelle 32 pagine del Patto vi "si impegnano" per almeno 87 volte. Tutto ciò però dovrà anche essere controllato. I paesi firmatari del Patto dovranno quindi "sviluppare al più presto ambiziose strategie nazionali per l'attuazione del Migration Compact". Ogni due anni, il Segretario generale delle Nazioni Unite dovrà riferire all'Assemblea generale, ogni quattro anni dovranno tenersi delle "discussioni globali" con la partecipazione di "tutti i soggetti interessati" per analizzare il livello di attuazione del patto.
Angela Merkel non si stanca di sottolineare che il controverso accordo è soprattutto "nell'interesse nazionale" della Germania. E in considerazione del ruolo di supporto garantito alla stesura del patto, l'auto proclamato studente modello in materia di democrazia, la Germania appunto, ha voluto segnare il territorio secondo il percorso già tracciato dall'ex presidente federale Joachim Gauck il quale aveva parlato della necessità di una "maggiore assunzione di responsabilità a livello internazionale da parte della Germania".
I critici, d'altra parte, sospettano che il Patto delle Nazioni Unite potrebbe essere un indimenticabile regalo d'addio lasciato dalla "Cancelliera del mondo" ad un paese con il quale sembra avere una relazione distante e ad una nazione a lei profondamente estranea.