Dalla sua rubrica su FAZ.net, Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank lancia la sua profezia: l'Italia dovrà lasciare la moneta unica. Da FAZ.net
L'italia è in difficoltà. La volontà politica da sola non basterà per mantenere il paese nell'unione monetaria.
Villa Vigoni sul Lago di Como è una perla nel portafoglio immobiliare della Repubblica Federale Tedesca. L'ultimo proprietario l'ha donata ad una fondazione per il dialogo fra Italia e Germania sui temi della scienza e della cultura. Poiché i vertici della fondazione fortunatamente considerano l'economia una scienza rispettabile, il mese scorso ho avuto l'onore di essere invitato ad una conferenza. Il giorno della mia partenza sulla FAZ è stata pubblicata la mia rubrica dal titolo "Italia paese in crisi". Avevo sottovalutato l'intensità con cui i partecipanti leggono la FAZ. Poiché il testo era già stato pubblicato il sabato pomeriggio, durante il pranzo prima della partenza è stato oggetto di intense discussioni.
La parte italiana era d'accordo con la mia visione critica sulla situazione economica, tuttavia non credeva alla mia previsione: l'Italia prima o poi dovrà lasciare l'unione monetaria. Allora ho chiesto ai miei interlocutori italiani, perché l'Italia vuole a tutti i costi restare nella camicia di forza dell'unione monetaria, imponendo all'economia un cambio troppo forte.
Fuori dall'unione monetaria la nuova moneta italiana avrebbe sicuramente un valore esterno minore, l'economia in questo modo potrebbe tornare competitiva sui mercati internazionali. La risposta è stata che il paese è entrato nell'unione monetaria proprio per imporsi una migliore politica economica con la forza di un vincolo esterno.
Invece è accaduto il contrario. Dall'adesione all'unione monetaria la qualità della politica è diventata decisamente peggiore. La Banca Mondiale calcola per alcuni dei paesi membri un indice di qualità della gestione politica del paese. Tra il 1996 e il 2014 per l'Italia l'indice è sceso di 11 punti, la peggiore performance dell'Eurozona. Con 67 punti su 100 l'Italia nel 2014 era l'ultimo fra i paesi dell'Eurozona. Perfino la Grecia con 69 punti era davanti all'Italia. Nell'Unione Europea solo la Bulgaria e la Romania erano dietro.
I miei interlocutori italiani hanno affermato che nessun politico italiano, o di un altro paese della moneta unica, potrebbe seriamente pensare ad una uscita dell'Italia. Ma la difesa dello status quo si basa sul presunto primato della politica rispetto alle necessità economiche. E' improbabile che questa ipotesi tenga. Già nel 19° secolo l'economista e ministro delle finanze austriaco Eugen von Böhm-Bawerk, a ragione, negava che il potere politico potesse dominare sulle leggi economiche nella distribuzione del reddito fra lavoro e capitale.
E' molto probabile che la tesi di Böhm-Bawerks possa essere applicata anche al regime monetario. Vale a dire, la volontà politica da sola non sarà sufficiente per mantenere l'Italia nell'unione monetaria. Se le condizioni economiche dovessero restare insoddisfacenti come negli ultimi 18 anni, il desiderio di restare nella moneta unica si indebolirà e le forze politiche centrifughe prenderanno il sopravvento. L'ascesa del Movimento 5 Stelle va in questa direzione.
Ma allora i trasferimenti pubblici fra i paesi dell'Eurozona non potrebbero ridurre le differenze economiche ad un livello accettabile? Alla fine il nord Italia con i suoi trasferimenti stabilizza il sud Italia, e in Germania i Laender piu' ricchi sostengono quelli piu' poveri. Per la redistribuzione delle entrate fiscali fra le regioni c'è bisogno di un legittimo governo centrale democraticamente eletto, in grado di gestire l'equilibrio fra gli interessi delle regioni. La compensazione regionale potrà essere accettata da tutti solo se viene fatta secondo regole generali considerate eque dalla collettività. Da questa situazione nell'Eurozona siamo lontani anni luce.
La parte maggiore dei trasferimenti è garantita dalla politica monetaria e dai meccanismi di stabilità europei sotto forma di riduzione del costo degli interessi. Una piccola parte viene distribuita attraverso i fondi strutturali e il "piano Juncker" per la promozione degli investimenti. Poiché l'efficacia dei trasferimenti ufficiali è dubbia e i trasferimenti nascosti sono per molti cittadini illegittimi, la disponibilità dei politici nei paesi donatori è molto bassa. Un aumento dei trasferimenti rafforzerebbe le forze eurocritiche in questi paesi.
Nella cattolica Italia si crede ai miracoli, e per un lungo periodo di tempo si è creduto che Matteo Renzi potesse guarire lo stato e l'economia. Ma pare che a Renzi la guarigione miracolosa non sia riuscita. Ora si parla di forze oscure che in Germania userebbero l'Euro a scapito dell'Italia per persegure i propri interessi. La conclusione non è difficile: se le forze oscure dovessero diventare incontrollabili sarà necessario lasciare l'Euro.