Ancora una volta lo spettro della temuta unione di trasferimento terrorizza i tedeschi. La Germania è solo il maggiore contribuente netto, oppure è diventata una "mucca da latte"? Da FAZ.net
Dalla riunificazione ad oggi la Germania ha contribuito al bilancio EU con oltre 200 miliardi di pagamenti netti. Vale a dire il 45 % degli importi complessivi versati da tutti gli altri contribuenti netti - cifra piu' che proporzionale rispetto alle dimensioni dell'economia tedesca.
I capi di stato e di governo si sono battuti a lungo, e dopo un primo tentativo fallito hanno finalmente raggiunto un accordo sul quadro finanziario dell'Unione Europea dal 2014 al 2020. Dopo il compromesso di venerdi' a Bruessel, la dotazione finanziaria sarà limitata a 960 miliardi di Euro. Considerando anche i "bilanci ombra", il limite massimo di spesa arriverà a un trilione di Euro. Il Presidente del Parlamento EU Schulz ha inveito: "l'accordo è una manovra ingannevole", i limiti di spesa non saranno pienamente sfruttati e di fatto la spesa sarà inferiore. Se i parlamentari europei dovessero mettere il veto, il vecchio quadro finanziario verrebbe prolungato e aumentato automaticamente del 2% di anno in anno.
Colpisce il fatto che a Bruessel si mercanteggi sui pagamenti, come si potrebbe fare in un bazar. Della provenienza di questo denaro pero' si parla molto poco. Il sistema dei contributi non è stato intaccato, ci sono stati solo ritocchi marginali agli sconti per i grandi pagatori netti come la Germania, l'Olanda, l'Austria, la Svezia e ora anche la Danimarca. Lo sconto di gran lunga piu' grande lo hanno avuto i britannici - da quando Margaeret Thatcher ("I want my money back") ha sbattuto la borsa sul tavolo. La riduzione è pari al 66% dei contributi netti, 3.5 miliardi di Euro nel 2011. Gli inglesi in questo modo sono diventati i campioni dello sconto.
Monti: l'Italia è il piu' grande contribuente netto
Ma chi puo' adornarsi del discutibile titolo di "ufficiale pagatore"? La politica non ha il coraggio di creare un bilancio di lungo periodo che comprenda tutti i pagamenti nazionali, gli sconti e il denaro restituito. La Germania senza dubbio è uno dei piu' grandi pagatori, ma è veramente il piu' grande? Recentemente il primo ministro italiano Mario Monti ha reclamato il titolo: il suo paese l'anno precedente ha sostenuto i pagamenti netti piu' alti - 0.38 % del PIL. Gli olandesi e i belgi per diversi anni hanno trasferito a Bruessel una quota simile del loro PIL.
Ma allora non è la Germania ad essere l'ufficiale pagatore? Da un calcolo empirico fatto dal professore emerito di economia di Heidelberg Franz-Ulrich Willeke, nel periodo fra il 1991 e il 2011, la Germania sia in termini assoluti che relativi è stata di gran lunga il maggiore contribuente netto. In questi 21 anni i contributi nazionali aggiustati (dopo gli sconti) sono stati di 383.6 miliardi di Euro. Da Bruessel sono fluiti di nuovo verso la Germania, attraverso le diverse sovvenzioni e i fondi regionali e strutturali, circa 213 miliardi di Euro. I maggiori beneficiari del denaro EU sono stati i paesi periferici e i paesi oggi in crisi; in questo momento è la Polonia, con il suo ampio settore agricolo, il beneficiario principale del denaro EU.
I pagamenti netti tedeschi dall'inizio degli anni '90 ammontano a 170.6 miliardi di Euro - circa il 45% del totale dei contributi netti di tutti i 10 paesi pagatori netti. Questa percentuale è chiaramente sovraproporzionata rispetto alle dimensioni dell'economia tedesca, che nel periodo preso in considerazione è passata da un quarto a un quinto del PIL aggregato dell'intera EU. Se si considerano gli altri pagamenti aggiuntivi, come le entrate doganali e le altre imposte che vengono trasferite a Bruessel, gli oneri netti sostenuti dalla Germania sono ancora piu' alti: oltre 200 miliardi di Euro. Per conoscere quale sarebbe il valore attuale di questa somma, Willeke ha aggiornato gli importi con l'inflazione. Al valore attuale i contributi netti tedeschi dal 1991 in poi ammontano a quasi 250 miliardi di Euro.
Già da molto tempo, secondo Willeke, l'EU è diventata una importante unione di trasferimento e di redistribuzione, e non soltanto in seguito agli Eurosalvataggi miliardari verso la periferia. Nei prossimi anni il contributo netto tedesco al bilancio EU aumenterà: le sovvenzioni per molte regioni nella Germania dell'est saranno ridotte, mentre aumenteranno i flussi verso l'Europa dell'est e quella del sud.
Sicuramente la Germania trae grandi benefici dall'esistenza di un mercato interno comune. Per le economie orientate all'export il mercato comune è un grande vantaggio, come per i consumatori. Sul fatto che ci siano trasferimenti fra le regioni piu' forti e quelle piu' deboli come espressione della solidarietà europea e come forma di aiuto allo sviluppo, Willeke non ha alcuna obiezione. Solo che il carico per i pagatori netti dovrebbe essere proporzionalmente uguale, secondo Willeke. Una tale parità di trattamento dei contribuenti netti in relazione alla loro economia sarebbe giusta e solidale.
Se tutti i contribuenti netti avessero contribuito con la stessa percentuale in rapporto al PIL al finanziamento del bilancio europeo, vale a dire lo 0.2 % del Pil annuale, la Germania a partire dagli anni '90 avrebbe pagato 60 miliardi di Euro in meno. Questa sarebbe la differenza fra quanto effettivamente pagato e quanto sarebbe stato corretto trasferire, secondo i calcoli di Willeke. Di fronte a certe somme, secondo il professore la Germania non è piu' solo l'ufficiale pagatore, piuttosto si è trasformata nella "mucca da latte" dell'EU.