Secondo Der Spiegel anche Merkel avrebbe scaricato il giovane presidente francese e i suoi piani per una unione di trasferimento finanziata dai tedeschi. Con il vertice europeo di venerdì, di fatto, il progetto di una "Transferunion" finanziata dal lato nord dell'unione monetaria viene definitivamente sepolto e il finto europeismo di Macron smascherato per quello è: il tentativo di imporre gli interessi francesi a livello europeo. Anche la cosiddetta stampa di qualità tedesca, dopo l'apertura di lunedi' ai gilet jaunes e quindi ad un aumento del deficit, scarica definitivamente l'enfant prodige di Rotschild. Da Der Spiegel
(...) E' certo che il bilancio dell'eurozona troverà un posto nel futuro bilancio dell'UE. Ma è rimasto poco della grande idea di Macron, cioè quella di intervenire con diversi miliardi di euro in soccorso degli stati della zona euro in difficoltà. Certo, lo si puo' vedere come un inizio - e sia Macron che Merkel sono abbastanza intelligenti da rivendere il risultato del summit come un successo.
Macron, con alle spalle uno sfondo blu scuro e il tricolore, elogia le conclusioni del vertice sull'euro come "una svolta decisiva nei piani che la Francia ha presentato un anno fa" e loda la cooperazione con Merkel. "Svolgiamo un ruolo storico, insieme alla Germania, nell'andare avanti". Nella sala accanto Merkel fa lo stesso. Abbiamo trovato un accordo sulle proposte di Macron "in una versione alla quale tutti gli stati dell'Eurozona vi possano partecipare", afferma la Cancelliera. Sia lei che Macron sono "abbastanza soddisfatti di essere riusciti a farlo".
Ma la verità è amara: l'Europa ha lasciato Macron appeso. Da venerdì pomeriggio, la "finestra di opportunità", di cui spesso si è parlato, si è chiusa. Come previsto, al vertice UE, sono stati fatti solo dei piccoli passi in avanti in materia di riforma dell'Eurozona. Ci sarà un ulteriore scudo di emergenza per le banche in difficoltà, e il fondo di salvataggio ESM avrà dei nuovi compiti. Meglio di niente, ma non una ripartenza.
Questo vale soprattutto per il bilancio della zona euro. Nella dichiarazione finale del vertice di Bruxelles, sull'argomento c'è solo un paragrafo secco, che non contiene nemmeno la parola eurobudget. I soldi dovranno essere spesi per rendere i membri della zona euro più competitivi. Non viene affatto menzionata la funzione di stabilizzazione del bilancio, cosi' importante per Macron. L'obiettivo era, ad esempio, in caso di crisi sostenere con dei crediti le assicurazioni contro la disoccupazione degli Stati membri.
I ministri delle finanze ora dovranno presentare delle proposte per la struttura del bilancio. Alla dimensione del piatto, che in origine Macron voleva riempire con diversi punti di PIL dell'UE, i capi di stato e di governo non dedicano nemmeno una parola. Sarà deciso nel contesto dei negoziati sul prossimo bilancio pluriennale dell'UE, si dice. Che saranno completati non prima dell'autunno del 2019. Prima di ciò, entro giugno, sarà necessario trovare un "approccio generale" all'eurobudget.
Che tradotto significa: per ora non succede nulla. Le elezioni europee sono previste per maggio 2019 e poi si dovrà formare una nuova Commissione. È possibile che solo la prossima crisi costringa gli europei ad agire di nuovo.
La Germania esita, l'Austria frena
Tutto era iniziato in maniera così favorevole. Pochi giorni dopo le elezioni presidenziali, Macron nell'autunno 2017 aveva presentato la sua visione per una riforma dell'UE. Le richieste sull'euro rappresentavano solo una piccola parte di questo brainstorming pubblico, ma la più importante. Il presidente francese voleva riformare l'UE Insieme alla Cancelliera tedesca.
Ma la formazione del governo a Berlino si è trascinata a lungo. Quando l'accordo di coalizione con il suo capitolo introduttivo favorevole all'UE è stato finalmente concluso, probabilmente non valeva nemmeno la carta su cui era scritto. Anche se poi a giugno a Meseberg si è riusciti a trovare un accordo per andare avanti insieme sulle riforme. Il ministro delle Finanze federale Olaf Scholz (SPD) per molte notti si è anche sforzato insieme al suo collega francese Bruno Le Maire, di mettere nero su bianco un possibile bilancio della zona euro.
Ma alla fine tutto è rimasto molto incerto, il motore franco-tedesco non si è mai veramente messo in modo. A ciò si aggiunge anche la crescente resistenza da parte di altri stati dell'UE. Da un lato, ci sono gli stati dell'UE, come la Polonia o la Svezia, che non sono fra i 19 membri dell'Eurozona. Non è ben chiaro per quale motivo dovrebbero concordare su un budget che dovrebbe essere ritagliato dal bilancio effettivo dell'UE e dal quale non avrebbero nulla indietro.
Lo stesso Macron minaccia di diventare un peccatore finanziario
Ma ci sono anche massicce critiche dall'Eurozona, specialmente dai Paesi Bassi e dall'Austria. "Non sono un amico del bilancio della zona euro", ha detto il capo di governo di Vienna, Sebastian Kurz, a Bruxelles. L'UE ha già un budget. Un budget separato della zona euro "ai contribuenti finirebbe per costare solo molto denaro in piu'".
Per potersi ulteriormente avvicinare dal punto di vista della politica fiscale, cosi' secondo l'argomento preferito dai critici, bisogna prima ridurre i rischi nell'eurozona. Un primo esempio di ciò sarebbero i piani dei nazionalisti di destra italiani e dei populisti di sinistra per aumentare in maniera massiccia il debito pubblico. Ma proprio Macron ora rischia di atterrare nel club dei peccatori finanziari. I benefici socio-politici che ha promesso ai manifestanti dei "gilet jaunes" potrebbero indurre la Francia a oltrepassare nuovamente la soglia del deficit al 3 per cento.
I primi dubbi sull'immagine dell'europeista modello
Cosi' l'autorità di Macron a Bruxelles subisce un primo duro colpo. Una Francia riformata, che per un lungo periodo di tempo riesce a rispettare le regole del Patto di stabilità e crescita, era stata questa la promessa di Macron agli europei - e in particolare ai partner delle riforme a Berlino. Ma ora si accorgono che: se le cose per lui si mettono male, il presidente francese se ne frega delle regole finanziarie dell'UE.
È probabile che coloro che hanno sempre diffidato di Macron ora si sentano confermati. Come tutti gli altri, anche lui cerca di imporre gli interessi del suo paese, dicevano malignamente i rappresentanti di diversi paesi dell'UE, fra cui la Germania. La facciata del grande europeista è esattamente questa: una facciata.
L'euforia con cui gran parte d'Europa ha celebrato la vittoria elettorale di Macron sulla populista di destra Marine Le Pen è stata già dimenticata. Ma era solo un anno e mezzo fa - e i populisti di destra potrebbero presto contrattaccare. Prima di tutto con Matteo Salvini, il capo della Lega in Italia, un partito radicale di destra. Il quale alle elezioni europee vorrebbe inscenarsi come il grande avversario di Macron.
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Da Meseberg verso l'unione di trasferimento
Perché il bilancio dell'eurozona è un compromesso al ribasso che non serve a nessuno